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Varie : percorrere il sentiero del servizio
Percorrere assieme
la via del servizio
Istituto Ruhi
Settimo libro
Libri della serie:
Primo libro: Riflessioni sulla vita dello spirito
capitoli: «Comprendere gli Scritti bahá’í»
«La preghiera»
«La vita e la morte»
Secondo libro: Levarsi a servire
capitoli: «La gioia dell’insegnamento»
«Temi di approfondimento»
«Introduzione ai principi bahá’í»
Terzo libro: Insegnare nelle classi per bambini
capitoli: «Principi di educazione bahá’í»
«Lezioni per le classi per bambini»
«Insegnare in una classe per bambini»
Quarto libro: Le Manifestazioni gemelle
capitoli: «La grandezza di questo Giorno»
«La vita del Báb»
«La vita di Bahá’u’lláh»
Sesto libro: Insegnare la Causa

capitoli «La natura spirituale dell’insegnamento»

«Qualità e atteggiamenti dell’insegnante»
«L’atto dell’insegnamento»

Settimo libro: Percorrere assieme la via del servizio

capitoli «La via spirituale»
«Diventare facilitatore dei libri 1 – 6»
«Promuovere le arti a livello di base»
Copyright @ 2001 Ruhi Foundation Colombia
Pubblicato nel maggio 2001

Titolo orginale: Walking Together on a Path of Service

1a edizione italiana 2004
Indice

Ai collaboratori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1

La via spirituale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3

Diventare facilitatore dei libri 1 – 6 . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39

Promuovere le arti a livello di base. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 110

Ai collaboratori

Il sistema di diffusione dei corsi in una comunità nazionale che abbia scelto di usare il materiale dell’Istituto Ruhi parte, di solito, da un gruppo relativamente piccolo di bahá’í già approfonditi nella Fede. Essendo a conoscenza dei contenuti del primo libro, questi amici sono in grado di presentarlo in condizioni diverse, sotto la guida dell’istituto nazionale o regionale. Quando il sistema incomincia ad affermarsi, l’Istituto cerca di aumentare il numero dei credenti che hanno completato i primi due o tre libri della sequenza e, per questo, organizza regolari corsi di formazione per chi è capace o desideroso di svolgere il servizio del facilitatore dei circoli di studio. A poco a poco la riserva dei facilitatori di cui l’istituto può disporre cresce e il sistema si consolida. Questo è, per così dire, il primo stadio dello sviluppo del processo dell’istituto in quel paese.

L’Istituto Ruhi si è subito reso conto che, se si voleva che i corsi coinvolgessero molti credenti, la capacità di aumentare il numero dei circoli di studio avrebbe dovuto far parte del sistema stesso. La sequenza principale dei corsi avrebbe, a un certo punto, dovuto impartire ai partecipanti le conoscenze, le qualità e le competenze necessarie perché potessero fare i facilitatori. L’Istituto è stato concepito in modo tale da avviare all’interno di una popolazione un processo dinamico di insegnamento e apprendimento. Nel corso di questo processo i credenti entrano nella strada del servizio quando studiano i primi capitoli con l’aiuto di un facilitatore. Se frequentano regolarmente i corsi, la loro conoscenza della Fede cresce, la loro capacità di servire aumenta, e a un certo punto possono anche imparare ad aiutare altre persone a iniziare lo stesso percorso di sviluppo spirituale. Chiunque partecipi ai corsi dell’Istituto Ruhi ha quindi la possibilità di essere sia studente, sia facilitatore.

Molti anni di azione e di riflessione, durante i quali il materiale è stato scritto e riscritto alla luce dell’esperienza, hanno portato l’Istituto alla conclusione che il momento adatto per introdurre un corso per la preparazione dei facilitatori era dopo il sesto libro. Il settimo libro sarebbe servito a far conoscere ai partecipanti alcuni concetti e ad esporre qualche idea sugli attributi di un buon facilitatore. Si è però capito che un corso che si limitasse a insegnare i capitoli di questo libro non sarebbe bastato a formare i facilitatori. Occorreva dare alle persone che si dedicavano a questo atto di servizio la possibilità di incontrarsi periodicamente per migliorare le competenze e ampliare la comprensione. Pertanto, gli incontri dei facilitatori sono divenuti un elemento essenziale del sistema.

Lo scopo del primo capitolo del settimo libro, «La via spirituale», è l’acquisizione di una maggiore consapevolezza delle dinamiche spirituali del progresso sulla via del servizio alla Causa e di una maggiore comprensione delle forze che lo muovono. Il secondo capitolo, «Diventare facilitatore dei libri 1 – 6», esamina concetti, atteggiamenti, competenze e capacità che accrescono la capacità di aiutare un gruppo di credenti a studiare i primi sei corsi. Il terzo capitolo, «promuovere le arti a livello base», ha lo scopo di far comprendere l’importanza del ruolo delle espressioni artistiche nelle attività dei circoli di studio.

La sequenza principale dei corsi dell’Istituto Ruhi è stata concepita in termini di tre cicli, ognuno dei quali si occupa dello sviluppo spirituale e morale dei credenti da un dato punto di vista. Il settimo libro completa il primo ciclo e si occupa dell’esercizio della libertà dell’individuo di impegnarsi in atti di servizio alla luce degli insegnamenti della Fede e sotto la guida delle istituzioni. Chi ha finito di studiare il libro è invitato a formare nuovi circoli di studio nei quali farà il facilitatore e a procedere con lo studio dell’ottavo libro, «Il Patto», che dà inizio a un ciclo di corsi dedicato all’individuo e alla comunità. Questo sarà seguito da un terzo ciclo che si occupa dell’individuo e della società.

La via spirituale
Scopo

Acquisire una maggiore consapevolezza delle dinamiche spirituali del

progresso sulla via del servizio alla Causa e una maggiore

comprensione delle forze che lo muovono
Sezione 1

Come la maggior parte di coloro che si accingono allo studio del settimo libro, è probabile che abbiate già avuto modo di studiare alcuni, o forse tutti i sei precedenti libri dell’Istituto Ruhi. In questi e in altri studi che avete fatto, avete cercato di approfondire la vostra conoscenza della Fede, di acquisire una visione spirituale e di sviluppare competenze e capacità di servizio. Come si è già detto, il vostro rapporto con l’Istituto può essere descritto come il percorso di una via spirituale. Mentre procedete su questa via, crescete spiritualmente e potenziate la vostra capacità di contribuire al progresso della Causa, partecipando a una gamma di attività sempre più complesse. Dopo aver così già reso un valido servizio, volete ora aiutare gli altri a incominciare a seguire un percorso analogo. Per incominciare, vi sarà utile riflettere sulla natura della crescita spirituale, che è il tema di questo capitolo.

Sezione 2

Sul piano terreno dell’esistenza noi cerchiamo di sviluppare le nostre qualità spirituali potenziali. Il modo in cui disponiamo delle qualità spirituali è molto diverso dal modo in cui disponiamo dei beni materiali. Quando uno specchio riflette il sole, in un certo senso, dispone dell’immagine del sole. Ma in effetti, il sole non si trova nello specchio. Le qualità spirituali sono un dono di Dio che si riceve quando si rivolge verso di Lui lo specchio del proprio cuore. In un cuore coperto e offuscato dalla polvere e dalle scorie del mondo, gli attributi divini si riflettono in modo alquanto attenuato. È giusto quindi che il primo passo da studiare in questo corso sulla via spirituale spieghi quanto sia importante detergere lo specchio del cuore. ‘Abdu’l-Bahá dice:

«La cosa più importante è detergere lo specchio del cuore affinché diventi illuminato e recettivo alla luce divina. Un cuore può avere la capacità dello specchio deterso, un altro essere coperto e offuscato dalla polvere e dalle scorie del mondo. Sebbene su entrambi risplenda il medesimo Sole, nello specchio deterso, puro e santificato si vede il Sole rivelare la sua maestà e il suo fulgore in tutta la sua gloria e il suo potere, ma nello specchio arrugginito e offuscato non c’è capacità di riflessione, sebbene per quanto lo riguarda il Sole risplenda su di esso e non ne sia né sminuito né privato. Perciò, il nostro dovere consiste nel detergere lo specchio del nostro cuore per divenire riflettori di quella luce e ricettacoli delle munificenze divine sì che esse ne siano pienamente rivelate».1

1. Completate le seguenti frasi:

a. Dobbiamo ______________ lo specchio del cuore affinché diventi ______________ e ______________ alla luce ____________.

b. Un cuore può ______________ la capacità dello specchio ______________., un altro essere ____________________ dalla ________________ e dalle ____________ del mondo.

c. Il medesimo Sole ____________ sia sullo specchio deterso , sia su quello coperto e offuscato dalla polvere e dalle scorie del mondo.

d. Nello specchio deterso, ________ e ______________ si vede il Sole rivelare la sua __________ e ______________ in tutta la sua __________ e il suo ____________ .

e. Nello specchio _____________________ e _________________ non c’è ______________ di ____________________ .

f. Il nostro dovere consiste nel detergere lo specchio del cuore per divenire ______________ di quella luce e ________________ delle ________________________ sì che esse ne siano pienamente _____________________ .

2. Decidete se le seguenti affermazioni sono vere o false:

a. Uno specchio deterso riflette la luce del sole fisico.

b. Uno specchio non deterso non riflette la luce del sole fisico.

c. Il Sole della Verità risplende sui cuori puri.

d. Il Sole della Verità risplende sui cuori offuscati dalla polvere e dalle scorie di questo mondo.

e. I cuori puri riflettono la luce del Sole della Verità.

f. I cuori offuscati dalla polvere e dalle scorie del mondo riflettono la luce del Sole della Verità.

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3. Decidete quali delle seguenti cose sono «polvere e… scorie del mondo»:

_____ Attaccamento ai beni terreni _____ Amore per se stessi

_____ Amore per l’umanità _____ Sapere

_____ Avidità _____ Amore del lusso e degli agi

_____ Invidia _____ Arroganza

4. Decidete quali delle seguenti cose ci aiutano a «detergere lo specchio del cuore»:

_____ Gioia _____ Anteporre gli altri a se stessi

_____ Fede _____ Amore per l’umanità
_____ Gentilezza _____ Amore di Dio
_____ Sapere _____ Preghiera
_____ Competere con gli altri _____ Buone azioni

_____ Pensare ai difetti altrui _____ Studiare la Parola creativa

5. Per impedire alla polvere e alle scorie del mondo di cadere sullo specchio del cuore dobbiamo compiere uno sforzo costante. Decidete se le seguenti affermazioni sono vere o false:

a. Per detergere lo specchio del cuore, basta la preghiera.

b. Per detergere lo specchio del cuore, bastano le buone azioni.

c. Le preghiere e le buone azioni detergono lo specchio del cuore perché attraggono i doni di Dio.

d. Possiamo detergere lo specchio del cuore solo mediante la grazia di Dio.

e. È possibile perdere la purezza del cuore.

f. A un certo punto della nostra vita il compito di detergere lo specchio del cuore finisce.

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6. Rispondete alle seguenti domande:

a. Qual è lo scopo di un cuore puro? __________________________

______________________________________________________

b. Che cosa può ottenere un cuore che non sia puro? ______________

______________________________________________________

c. Che cosa accade allo specchio di un cuore che non sia rivolto verso il Sole della Verità? _____________________________________

______________________________________________________

7. Discutete in gruppo la seguente domanda:

Come, facciamo noi insegnanti, genitori, fratelli e sorelle, famiglia allargata, amici, a proteggere i bambini dalla polvere e dalle scorie del mondo?

Sezione 3

La ricchezza di uno specchio è la luce che riflette. Senza luce lo specchio vale ben poco. Le qualità spirituali, il sapere, il servizio all’umanità costituiscono la nostra vera ricchezza. I beni materiali sono necessari e accettabili, ma solo se sono usati per promuovere la virtù e la felicità dell’uomo. Bahá’u’lláh dice:

«Il merito dell’uomo è nel servizio e nelle virtù e non nello sfarzo dell’opulenza e della dovizia. Badate che le vostre parole siano forbite da oziose fantasie e desideri mondani e che le vostre opere siano purificate dall’astuzia e dal sospetto. Non sperperate i tesori delle vostre vite preziose ad incalzar affetti turpi e corrotti e non sprecate energie nel curare i vostri interessi personali».2

‘Abdu’l-Bahá dice:

«…la felicità, la grandezza, il rango e lo stadio, la soddisfazione e la pace di una persona non sono mai dipese dalle ricchezze personali, ma dall'eccellenza del carattere, dalla nobiltà delle decisioni, dalla profondità della cultura e dalla capacità di risolvere difficili problemi».3

1. Completate le seguenti frasi:

a. Il merito dell’uomo è nel ________________ e ______________ .

b. Il merito dell’uomo non è nello sfarzo dell’ ________________ e della ________________ .

c. Dobbiamo aver cura che le nostre parole siano forbite da ________________ e __________________ .

d. Dobbiamo aver cura che le nostre ______________ siano ______________ da oziose fantasie e desideri mondani.

e. Dobbiamo aver cura che le nostre opere siano purificate dall’ ______________ e dal ______________ .

f. Dobbiamo aver cura che le nostre ______________.siano ____________________ dall’astuzia e dal sospetto.

g. Non dobbiamo sperperare i tesori delle nostre vite preziose ad incalzare ____________________ e ______________ .

h. Non dobbiamo sperperare i ______________ delle nostre ________________ ad incalzare affetti turpi e corrotti.

i. Le nostre energie non devono essere sprecate nel curare i nostri __________________ .

l. La ______________ e __________ , il ____________ e lo __________ , la ____________ e la__________ di una persona non sono mai dipese dalle ricchezza personali, ma dall’ _________ ______________ , dalla ________ _______ , dalla profondità della ______________ e dalla__________ di risolvere problemi difficili.

2. Che cosa di quanto segue rappresenta la vera ricchezza:

_____ Fidatezza _____ Fama
_____ Famiglia _____ Umiltà
_____ Amicizie _____ Sapere
_____ Denaro _____ Vanità
_____ Nobiltà _____ Fede
_____ Integrità _____ Dignità
_____ Giustizia _____ Amore

3. Nel seguente elenco scrivete una A accanto alle cose che ci aiutano ad acquisire la vera ricchezza e una P accanto a quelle che ce ne privano

_____ Astuzia e diffidenza _____ Esercizio di una professione

_____ Educazione _____ Apatia
_____ Servizio della Fede _____ Egocentrismo
_____ Vane immaginazioni _____ Pettegolezzo
_____ Ricerca di piaceri sbagliati _____ Unità
_____ Generosità _____ Odio
_____ Materialismo _____ Rettitudine

_____ Fiducia in Dio _____ Promozione dei propri

_____ Disonestà interessi personali

4. Decidete se le seguenti affermazioni sono vere o false:

a. La vera ricchezza si misura dai beni materiali.

b. Più soldi si hanno più si è felici.

c. Chi cede tutti i beni materiali aumenta la propria ricchezza spirituale.

d. Chi è sempre onesto ha minori possibilità di diventare ricco.

e. È accettabile avere ricchezze materiali, se le spendiamo al servizio dell’umanità.

f. Chi è povero non perverrà mai alla ricchezza spirituale.

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g. La pace e la tranquillità di una nazione aumentano in proporzione alla sua ricchezza materiale.

h. Servire la famiglia accresce la ricchezza spirituale.

i. Servire gli amici accresce la ricchezza spirituale.

j. Servire la comunità accresce la ricchezza spirituale.

k. È possibile essere felici senza ricchezze materiali.

l. Chi è disonesto e ha molto denaro, ma spende ciò che ha al servizio dell’umanità, possiede la vera ricchezza.

m. Il segreto per diventare ricchi è promuovere e proteggere i propri interessi.

n. Per essere veramente felici bisogna essere poveri materialmente.

o. Con il denaro si compra tutto, anche la salvezza.

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5. Discutete con il vostro gruppo le seguenti domande:

a. Quali sono, per l’individuo e per la società, le conseguenze di una ricchezza acquisita in modo moralmente scorretto?

b. A quali condizioni è accettabile la ricchezza materiale?

c. Come può il servizio alla Causa incrementare la nostra ricchezza e quella degli altri?

6. Imparate a memoria la seguente citazione:

«O Miei servi! Se poteste scoprire gli oceani celati e sconfinati della mia incorruttibile ricchezza, certamente considerereste il mondo, anzi l’intera creazione, un nulla».4

Sezione 4

Abbiamo detto che le qualità spirituali sono preziosi doni elargiti da Dio. Dobbiamo anche ricordare che Egli ci ha conferito tutte le facoltà che ci occorrono per ricevere e custodire questi doni e sviluppare le nostre qualità. Ogni essere umano è stato dotato della capacità di conoscere e amare Dio e di osservare i Suoi comandamenti. Siamo anche stati dotati di innumerevoli altre potenzialità. Ma la misura della capacità non è la stessa per tutti e Dio non ci chiede cose superiori alle nostre capacità. Ci chiede soltanto di sviluppare tutto ciò che possediamo allo stato potenziale.

Per sviluppare le nostre qualità spirituali dobbiamo essere consapevoli dell’alto stadio spirituale che Dio ha destinato a ciascuno di noi e tendere costantemente verso di esso. Non dobbiamo accontentarci della mediocrità, ma fissare gli occhi sull’eccellenza. Chi vive secondo i criteri della società contemporanea è portato a indulgere alla mediocrità. Molti credono che per ottenere l’eccellenza si debba competere con gli altri, mentre la competizione ci lega ancor più agli orpelli della società. La forza che ci spinge verso l’eccellenza deve essere l’ardente desiderio di conseguire ciò che Dio ha generosamente ordinato per noi. Lottare per l’eccellenza significa lottare per sviluppare tutto ciò di cui siamo stati dotati. Shoghi Effendi dice:

«Gli eletti da Dio… non dovrebbero guardare alla depravazione della società in cui vivono, né ai segni della degradazione morale né al comportamento frivolo di coloro che stanno loro intorno. Non dovrebbero semplicemente contentarsi di distinguersi e di eccellere in parte, ma piuttosto fissare lo sguardo ad altezze più nobili assegnandosi, quale mèta suprema, i consigli e le esortazioni della Penna della Gloria. Allora si renderanno conto facilmente di quanto siano numerosi gli stadî che rimangono ancora da attraversare e quanto distante sia la mèta desiderata, mèta che non è altro che il divenire esempio di princípi orali e di virtù divine».5

1. Riflettiamo ora sul concetto di «capacità». Decidete se le seguenti affermazioni sono vere o false:

a. Tutti hanno la capacità di conoscere e amare Dio.

b. Tutti hanno la capacità di riflettere i nomi e gli attributi di Dio.

c. Tutti hanno la capacità di riflettere i nomi e gli attributi di Dio allo stesso modo.

d. Il motivo per cui alcuni rifiutano la Manifestazione di Dio è che non hanno la capacità di conoscere e amare Dio.

e. Chi è scortese non ha la capacità di essere gentile.

f. Chi è stato educato a essere disonesto non ha la capacità di essere onesto.

g. É possibile conoscere la capacità degli altri.
h. Ciascuno di noi conosce la propria capacità.
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i. Solo Dio sa quanta capacità abbia ciascuno di noi.

j. I genitori sono responsabili dello sviluppo delle potenzialità dei figli.

k. Gli insegnanti sono responsabili dello sviluppo delle potenzialità dei loro alunni.

l. Le comunità sono responsabili dello sviluppo delle potenzialità dei loro membri.

m. L’individuo è responsabile dello sviluppo delle proprie potenzialità.

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2. Ora che abbiamo riflettuto sul concetto di «capacità», ritorniamo alla citazione.

a. Gli eletti di Dio non devono guardare a:

1. ________________________________________________

2. ________________________________________________

3. ________________________________________________

b. Non devono contentarsi di:

1. ____________ in parte 2. _____________ in parte

c. Invece di accontentarsi di eccellere in parte, devono __________

____________________________________________________

d. Devono fissare lo sguardo ad altezze più nobili assegnandosi ___

____________________________________________________

e. Quando si saranno assegnati i consigli di Dio come meta suprema, si renderanno conto ________________________________

____________________________________________________

3. se vogliamo sollevarci al di sopra della depravazione e della degradazione morale della società, dobbiamo sviluppare le nostre qualità spirituali. Nella prima colonna sono elencate alcune depravazioni della società e nella seconda alcune qualità necessarie per combatterle. Abbinate a ogni condizione la qualità che vi sembra combatterla più direttamente.

_____________ Oppressione Castità
_____________ Materialismo Obbedienza
_____________ Sregolatezza Amore universale
_____________ Lassismo morale Onestà
_____________ Corruzione Distacco
_____________ Fanatismo Coraggio
_____________ Arroganza Coscienza tranquilla
_____________ Violenza Giustizia

_____________ Ricerca di piaceri sbagliati Umiltà

4. Fra gli atteggiamenti e le qualità che ci proteggono da una condotta frivola vi sono il rispetto, la reverenza e la cortesia. Sapete menzionarne altri tre?

a. ______________________________________________________

b. ______________________________________________________

c. ______________________________________________________

5. La prima colonna dà alcuni esempi di eccellenza relativa e la seconda esempi di vera eccellenza. Abbinate gli esempi di eccellenza relativa con quelli di vera eccellenza.

_____ Studiare molto per essere promossi.

_____ Dare al Fondo una parte del denaro avanzato dopo aver pagato le spese mensili e averne messo da parte un po’ per i divertimenti.

_____ Evitare di fare cose sbagliate solo quando si teme di essere colti in flagrante.

_____ Trattare le persone di razza e classe sociale diversa con tolleranza.

_____ Non far male a nessuno.
a. Obbedire sempre alle leggi.

b. Cercare di capire bene le materie che si studiano in classe.

c. Amare e rispettare tutta l’umanità.
d. Promuovere il benessere del prossimo.
e. Dare generosamente e con sacrificio al Fondo.
6. Discutete in gruppo le seguenti domande:

a. Perché non dobbiamo accontentarci di «distinguerci ed eccellere in parte»?

b. Quale dev’essere il livello della nostra eccellenza?

c. Alcuni pensano che la competizione sia l’unico modo per ottenere l’eccellenza. Nelle Parole Celate Bahá’u’lláh dice: «Di tutti gli uomini il più negligente è colui che disputa vanamente e cerca d’avvantaggiarsi a scapito del fratello»6 Come pensate che si possa ottenere l’eccellenza, se non la si ottiene con la competizione?

d. Abbiamo detto che mirare all’eccellenza significa lottare per sviluppare tutte le proprie capacità. La misura delle nostre capacità è fissa o cambia man mano che cresciamo spiritualmente? Può una persona cambiare il proprio carattere?

Sezione 5

Il cuore umano è stato creato per amare ed è nella sua natura legarsi a qualcosa. Se non vuole attaccarsi alle cose terrene e vuole essere capace di riflettere la luce di Dio, deve essere unito a Dio. L’amore si può esprimere in molti modi. Amiamo la nostra famiglia, i nostri amici, la nostra comunità e il nostro paese. Ma tutte queste forme di amore sono limitate. Il solo amore illimitato è l’amore di Dio. Il Suo amore comprende tutto. Quando il cuore è puro e riflette il Suo amore, si esprime un amore illimitato e altruista per tutto il genere umano. Se non è illuminato dall’illimitato amore di Dio, l’amore per gli altri può assumere caratteristiche sgradevoli, come la gelosia, il pregiudizio o la possessività.

C’è un’importantissima caratteristica dell’amore che dobbiamo capire. L’amore è sempre accompagnato dalla paura. Ciò non significa che si teme coloro che si amano. Ciò che si teme è di perdere coloro che si amano o di perdere il loro amore. Perciò, oltre all’amore di Dio, bisogna avere nel cuore anche il timor di Dio, il timore che le nostre azioni, i nostri errori impediscano all’amore di Dio di giungere fino a noi. Questo non significa che le nostre azioni possono far sì che Dio smetta di amarci, perché il Suo amore è infinito e non cessa mai di riversarsi sull’umanità. Ma ciò che facciamo può diventare un ostacolo che non permette al Suo amore di raggiungerci.

Lo sviluppo delle qualità spirituali dipende dall’amore di Dio e dal timore di Dio. Molti passi dagli Scritti ci fanno comprendere meglio queste due importantissime forze della vita spirituale. ‘Abdu’l-Bahá dice:

«…perché l’amor di Dio e l’attrazione spirituale detergono e purificano il cuore dell’uomo e lo ammantano e lo adornano nell’immacolata veste della santità; e quando il cuore sia interamente attaccato al Signore e legato alla Perfezione Benedetta, allora la grazia di Dio si rivela.

«Questo amore non è del corpo ma completamente dell’anima. E quelle anime il cui intimo essere sia acceso dall’amore di Dio sono quali dardeggianti raggi di luce e rifulgono come stelle di santità in un terso cielo cristallino, perché il vero amore, l’amore reale, è l’amore per Dio e questo è santificato di là da nozioni e immaginazioni umane».7

Bahá’u’lláh dice:

«Colui che cerca di essere di aiuto a Dio in questo Giorno chiuda gli occhi a tutto ciò che possiede e li apra alle cose di Dio. Cessi di occuparsi di ciò che lo avvantaggia e si occupi di ciò che esalti l’irresistibile nome dell’Onnipotente. Liberi il proprio cuore da ogni bassa passione e piacere corrotto, poiché il timor di Dio è l’arma che può farlo trionfare, il migliore strumento per riuscire nel suo intento. Il timor di Dio è l’armatura che protegge la Sua Causa, lo scudo che permette alle Sue genti di conseguire la vittoria. È uno stendardo che nessun uomo può abbattere, una forza che nessun potere può eguagliare. Col Suo aiuto e col permesso di Colui Che è il Signore degli Eserciti, coloro che si sono avvicinati a Dio hanno potuto sottomettere e conquistare le cittadelle dei cuori umani».8

Completate le frasi seguenti:

a. L’amore di Dio e l’attrazione spirituale _____________________ e ________________ il cuore dell’uomo.

b. Quando il cuore umano sia interamente ____________ al Signore e ____________ alla Perfezione Benedetta, allora la ____________ di Dio si rivela.

c. Questo amore non è del _________ , ma dell’ ____________ .

d. Quelle anime, il cui intimo essere è __________ dall’amor di Dio sono come raggi dardeggianti ________ .

e. Quelle anime, il cui intimo essere è acceso dall’amore di Dio __________ come ______ di _____________ in un cielo terso e cristallino.

f. Perché il _____ amore, l’amore ______ è l’amore per _____ e questo è santificato al di là da ____________ e ____________ umane.

2. Rispondete alle seguenti domande:

a. Che cosa purifica il cuore umano? __________________________

______________________________________________________

b. Che cosa capite dall’espressione «la grazia di Dio si rivela»? _____

______________________________________________________

c. Come dev’essere il cuore per attrarre la grazia di Dio? __________

______________________________________________________

______________________________________________________

d. L’amore di Dio è una condizione fisica o spirituale? ____________

e. Che cosa diventiamo quando la nostra anima è accesa dall’amore di Dio? _________________________________________________

f. Che cos’è il vero amore? _________________________________

g. Come influenza gli altri la persona il cui intimo essere è illuminato dall’amore di Dio? ______________________________________

______________________________________________________

3. Usando le seguenti parole, scrivete qualche frase sulle varie forme di amore. Vi sono dati alcuni esempi per aiutarvi.

Gioia L’amore di Dio porta gioia al cuore.___________________

Libertà La fonte della vera libertà è l’amore di Dio e l’essere legati a Lui.___________________________________________

Avidità L’amore per le cose terrene può generare avidità._________

Gelosia Se il nostro amore per gli amici non è illuminato dall’amore di Dio, può generare gelosia._________________________

Luce ________________________________________________

Dolore ________________________________________________

Delusione ________________________________________________

Vita ________________________________________________

Passione ________________________________________________

Desiderio ________________________________________________

Grazia ________________________________________________

Asservimento ________________________________________________

Possessività ________________________________________________

Timore ________________________________________________

Misericordia ________________________________________________

Compassione ________________________________________________

Santità ________________________________________________

Universale ________________________________________________

Giustizia ________________________________________________

Conoscenza ________________________________________________

Coraggio ________________________________________________

4. Completate le frasi seguenti:

a. Il timor di Dio è l’ __________ che può farci trionfare quando decidiamo di essere aiutanti di Dio in questo Giorno

b. Il timor di Dio è il __________________ per riuscire nel nostro intento.

c. Il timor di Dio è l’ _____________ che protegge la Sua Causa.

d. Il timor di Dio è lo ________________ che permette alle Sue genti di conseguire la vittoria.

e. Il timor di Dio è uno ______________ che nessun uomo può abbattere.

f. Il timor di Dio è una _________ che nessun potere può eguagliare.

g. Il timor di Dio aiuta coloro che si sono avvicinati a Lui a _____________ e ___________ le ____________ dei cuori umani.

5. Discutete le seguenti domande insieme al vostro gruppo:

a. Come dimostriamo il nostro amore per Dio?
b. Come dimostriamo il nostro timor di Dio?

c. Perché l’amore di Dio è importante per lo sviluppo delle qualità spirituali?

d. Perché il timor di Dio è importante per lo sviluppo delle qualità spirituali?

e. Come ci sentiamo quando siamo alla presenza di una cosa molto più grande di noi? Proviamo soggezione? Proviamo soggezione quando vediamo la Possanza e la Magnificenza di Dio? Qual è il rapporto fra questo sentimento di soggezione è il timor di Dio?

Sezione 6

Sappiamo che stiamo tutti percorrendo una via verso Dio, l’ultimo oggetto del nostro amore e della nostra devozione. Ogni passo che facciamo su questa via accresce il nostro amore per Lui. E ad ogni passo lo specchio del nostro cuore diventa più terso e sviluppiamo maggiormente le nostre qualità spirituali. Ciò che illumina questa via è la legge di Dio. Se non obbediamo alle Sue leggi, ci ritroviamo nell’oscurità e perdiamo la strada. Nel Kitáb-i-Aqdas, Bahá’u’lláh parla delle leggi di Dio così:

«Il primo dovere prescritto da Dio ai Suoi servi è il riconoscimento di Colui Che è l’alba della Sua Rivelazione e la Fonte delle Sue Leggi, Che rappresenta la Divinità tanto nel Regno della Sua Causa quanto nel mondo della creazione. Chiunque adempie questo dovere raggiunge ogni bene e chiunque ne è privo è perduto, anche se abbia compiuto degne azioni. È dovere di ognuno che giunga a questo sublime stadio, a questa vetta di gloria trascendente, di osservare ogni comandamento di Colui Che è il Desio del mondo. Questi doveri gemelli sono inseparabili; l’uno non è accetto senza l’altro. Così è stato decretato da Colui Che è la Sorgente dell’ispirazione divina».9

«O popoli del mondo! Sappiate per certo che i Miei comandamenti sono le lampade della Mia amorevole provvidenza fra i miei servi e le chiavi della Mia misericordia per le Mie creature».10

In una delle Sue Tavole, Egli dice:

«In verità, le leggi di Dio sono come l’oceano e i figli degli uomini come i pesci, se solo lo sapessero».11

E nelle Sette Valli, Egli dice:

«In tutte queste peregrinazioni il viandante non devierà neanche per lo spessore d’un capello dalla “Legge”, perché questa è, invero, il segreto della “Via” e il frutto dell’albero della “Realtà”, e in tutti questi stadi deve aggrapparsi alla veste dell’obbedienza ai comandamenti e tenersi tenacemente alla corda dello schivare tutte le cose proibite, affinché possa essere nutrito dalla coppa della Legge ed edotto dei misteri della Realtà».12

Questa citazione implica che:

a. Il nostro primo dovere è riconoscere la Manifestazione di Dio.

b. Dopo averLo riconosciuto, il nostro secondo dovere è obbedirLo.

c. Riconoscere la Manifestazione di Dio è più importante che obbedire alle Sue leggi.

d. Obbedire alle leggi è più importante che riconoscere la Manifestazione.

e. Con la frase «inseparabili doveri gemelli», dobbiamo capire che il riconoscimento della Manifestazione di Dio non è accettabile senza l’obbedienza alle Sue leggi.

f. La frase «doveri gemelli inseparabili» indica che l’obbedienza alle leggi di Dio non è accettabile senza il riconoscimento della Sua Manifestazione.

g. Dio ci ha dato le leggi perché ci ama.
h. Dio ci ha dato le leggi per incuterci timore.

i. Dobbiamo obbedire alle leggi di Dio per paura di essere puniti.

j. Dobbiamo obbedire alle leggi di Dio perché Lo amiamo.

k. Dobbiamo obbedire alle leggi di Dio per ottenere la Sua clemenza.

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l. Dio ama solo chi Lo obbedisce.

m. Chi obbedisce a Dio apre il proprio cuore al Suo amore.

n. Dio è misericordioso solo con i Suoi servi obbedienti.

o. Non si può vivere fuori dall’oceano delle leggi di Dio.

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2. Completate la seguente frase:

In tutte queste peregrinazioni il viandante non _______ neanche per lo spessore d’un _____ dalla «Legge», perché questa è, invero, il segreto della «Via» e il _______ dell’albero della «Realtà», e in tutti questi stadi deve aggrapparsi alla veste dell’_________ ai _____________ e tenersi tenacemente alla corda dello schivare tutte le cose _______ , affinché possa __________ dalla coppa della ______ ed edotto dei misteri della _______.

3. Quali delle seguenti sono leggi?
_____ Dio è uno.
_____ Ogni bahá’í deve pregare tutti i giorni.
_____ Ogni bahá’í è un seguace di Bahá’u’lláh.

_____ Ogni bahá’í deve contribuire al Fondo bahá’í.

_____ Dio ha dato a tutti la capacità di riconoscere la Sua Manifestazione.

_____ Ogni bahá’í deve obbedire alla Casa Universale di Giustizia.

_____ Uomini e donne sono uguali.
_____ I bahá’í devono educare i bambini.

4. Che cosa significa essere un obbediente servo di Dio?

_____ Discutere continuamente la saggezza di ciò che Dio ha ordinato

_____ Protestare sempre contro le decisioni delle istituzioni bahá’í o non tenerne conto

_____ Seguire ciecamente coloro che consideriamo obbedienti servi di Dio

_____ Cercare la verità con l’intenzione di accettarla e di applicarla nella vita

_____ Camminare sulla Sua via osservando i Suoi decreti

5. Come impariamo le leggi di Dio?
_____ Seguendo gli altri
_____ Andando agli incontri
_____ Leggendo gli Scritti mattina e sera
_____ Pregando

_____ Approfondendo la nostra conoscenza della Fede

6. Le leggi di Dio possono essere descritte come:

_____ Il segreto della via in tutti i percorsi del viandante

_____ Il frutto dell’Albero della Verità

_____ Le lampade dell’amorevole provvidenza di Dio

_____ Le chiavi della misericordia di Dio

_____ L’oceano nel quale tutti gli esseri umani sono immersi

7. Discutete le seguenti domande nel vostro gruppo:

a. Qual è lo scopo delle leggi di Dio?
b. Perché dobbiamo obbedire alle leggi di Dio?

c. Alcune leggi sono più importanti di altre e, quindi, devono ricevere una maggiore attenzione?

d. Chi è più accettabile davanti a Dio: un bahá’í che non segue le leggi di Bahá’u’lláh oppure una persona che vive secondo le leggi della propria religione ma si rifiuta di accettare Bahá’u’lláh?

Sezione 7

Non si può percorrere alla cieca la via che porta alla presenza di Dio. Riconoscere la Manifestazione di Dio è come aprire gli occhi. In questo modo impariamo a riconoscere ciò che ci eleva e ciò che ci degrada. Studiando la Rivelazione della Manifestazione, impariamo a conoscere lo scopo di Dio per l’umanità e vediamo in tutte le cose un segno della Sua Potenza e della Sua imperscrutabile Saggezza. Il sapere acquisito attraverso la Manifestazione di Dio e l’amore che proviamo per Lui ci conferiscono la certezza e i nostri cuori non vacillano e non tremano più.

Percorrendo umilmente questa via, sviluppiamo la fede e la certezza. Quando la fede aumenta, aumenta anche la capacità di ricevere i doni di Dio e di sviluppare le proprie qualità spirituali. La fede, però, non è semplice «conoscenza». Se siamo veramente sicuri della verità degli insegnamenti della Manifestazione, dobbiamo metterli in pratica. Se, conoscendo la verità, non la mettiamo in pratica o esitiamo a mettere in pratica ciò che abbiamo appreso, dimostriamo la debolezza della nostra fede. Ecco perché la fede è conoscenza consapevole espressa nell’azione. ‘Abdu’l-Bahá dice:

«Sebbene una persona che compia buone azioni sia ben accetta alla Soglia dell’Altissimo, prima viene “la conoscenza” e poi “l’azione”. Un cieco che produca una meravigliosa opera d’arte non è in grado di vederla. Considerate come molti animali lavorino per l’uomo, trasportino carichi e facilitino i viaggi, eppure, essendo ignoranti, non ricevono alcuna ricompensa per il loro faticoso lavoro. Dalla nuvola scende la pioggia, le rose e i giacinti crescono, la pianura e il prato, i giardini e gli alberi germogliano e fioriscono, ma non si rendono conto degli effetti e dei risultati di tutto questo. La lampada si accende, ma, non avendo una conoscenza consapevole di se stessa, nessuno se ne rallegra. Inoltre, non v’è dubbio che qualunque anima compia azioni eccellenti e abbia un buon carattere progredisce, da qualsiasi orizzonte veda irradiare la luce. Qui sta la differenza: per fede s’intende, in primo luogo, conoscenza consapevole e, poi, la pratica delle buone azioni».13

1. Completate le seguenti frasi:

a. Un cieco che produca una meravigliosa opera d’arte non ________

______________________________________________________

b. Gli animali lavorano per gli uomini, trasportano carichi e facilitano i viaggi, eppure ________________________________________ .

c. Dalla nuvola scende la pioggia, le rose e i giacinti crescono, la pianura e il prato, i giardini e gli alberi germogliano e fioriscono, ma _

______________________________________________________

d. La lampada si accende, ma ________________________________ ______________________________________________________

e. Un essere umano compie azioni eccellenti, ma prima____________

______________________________________________________

2. Per ognuna delle seguenti parole, scrivete una frase che includa la parola «fede». Ecco un esempio per aiutarvi.

Irremovibile La sua fede era come una montagna, irremovibile.__

Che non fa domande __________________________________________

Vitalità __________________________________________

Risoluta __________________________________________

Accrescimento __________________________________________

Ridestata __________________________________________

Vera __________________________________________

Costante __________________________________________

Che non dubita __________________________________________

Genuina __________________________________________

Incrollabile __________________________________________

2. Decidete se le seguenti affermazioni sono vere o false:

a. La fonte della fede è la conoscenza di Dio e il riconoscimento della Sua Manifestazione.

b. La fede in Bahá’u’lláh implica l’obbedienza ai Suoi Comandamenti.

c. Chi ha fede nella Manifestazione di Dio obbedisce sempre ai Suoi Comandamenti.

d. Avere fede significa non fare mai domande.

e. La fede cresce quando aumenta la conoscenza di Dio.

f. La fede cresce quando si agisce secondo gli Insegnamenti della Manifestazione di Dio.

g. Il dubbio è l’opposto della certezza.
h. Fede e certezza sono la stessa cosa.

i. Per ottenere la certezza si deve prima dubitare.

j. Aver fede ciecamente è segno di certezza.

k. Avere una fede irremovibile significa essere fanatici.

l. La fede non si perde.
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3. Scrivete qualcosa di cui siete certi. Ecco due esempi per aiutarvi.

a. Sono certo che l’Ordine Mondiale di Bahá’u’lláh verrà stabilito.__

b. Sono certo che, nonostante tutta l’opposizione, la Fede trionferà.__

c. ______________________________________________________

______________________________________________________

d. ______________________________________________________

______________________________________________________

e. ______________________________________________________

______________________________________________________

f. ______________________________________________________

______________________________________________________

5. Discutete col vostro gruppo le seguenti domande:

a. Se credete negli Insegnamenti di Bahá’u’lláh, ma trovandovi in difficoltà, in un momento di grande pressione decidete che non vi conviene agire secondo il principio dell’onestà, di che cosa state dubitando?

b. Che cosa si fa quando si dubita? Come si arriva dal dubbio alla certezza? Che cosa c’entrano la conoscenza e l’azione? Quale ruolo ha la preghiera? Qual è l’effetto della grazia di Dio?

c. La fede è un dono di Dio.
Sezione 8

La fede è la base granitica sulla quale costruiamo la nostra esistenza spirituale. Conosciamo la verità della Rivelazione di Dio e non esitiamo ad agire di conseguenza. Conosciamo il nostro amore per Dio e la Sua Manifestazione e siamo saldi in esso. Siamo certi che il Volere di Dio si compirà e sottomettiamo il nostro volere al Suo. Ma la nostra conoscenza della creazione materiale e spirituale di Dio è limitata e non sappiamo mai che cosa accadrà l’indomani. Così, con il cuore colmo di speranza, ci aspettiamo sempre che Dio riversi su di noi i Suoi doni. Confidiamo nella misericordia di Dio e speriamo sempre di ricevere le Sue benedizioni. ‘Abdu’l-Bahá dice:

«Non perdere mai la fiducia in Dio; abbi sempre speranza, perché i doni di Dio non cessano mai di riversarsi sull’uomo. Da un lato può sembrare che scemino, ma dall’altro sono pieni e completi. L’uomo è comunque immerso in un mare di grazia di Dio. Perciò non disperare mai, sii invece sempre incrollabile nella tua speranza».14

«Se il cuore si chiude alle benedizioni che Dio offre, come può sperare di ottenere la felicità? Se il cuore non pone la sua speranza e la sua fede nella misericordia di Dio, dove può trovare riposo? Abbiate Fede in Dio! La Sua munificenza è eterna e la Sua grazia è infinita. Abbiate fede nell’Onnipotente! Egli non manca mai, e la Sua bontà è sempiterna; il Suo Sole dà continuamente Luce e le Nuvole della Sua Misericordia sono sature delle Acque della Compassione con le quali Egli irrora i cuori di tutti coloro che hanno fede in Lui. L’Aura Sua vivificante porta sempre sulle sue ali la guarigione alle anime inaridite degli uomini».15

1. Completate le seguenti frasi:

a. Dobbiamo avere sempre speranza, perché i __________ di Dio non _______________ di riversarsi sull’uomo.

b. Non dobbiamo disperare mai, ma essere _____________________ nella nostra _____________ .

c. Non dobbiamo mai _______________ , ma essere incrollabili nella nostra speranza.

d. Le nuvole della ________________ di Dio sono sature delle Acque della _________________ .

e. Con le Acque della _________________ , Dio irrora i __________ di tutti coloro che _________________ in Lui.

2. Decidete se le seguenti affermazioni sono vere o false:

a. Credere in Dio è fonte di speranza.

b. La vera fonte della speranza è la fiducia nelle proprie capacità.

c. La speranza dipende dalla fiducia nella misericordia di Dio che tutto pervade.

d. La fede nella verità degli Insegnamenti della Manifestazione di Dio è fonte di speranza.

e. Le più grandi fonti di speranza sono i beni materiali e i legami con persone di potere.

f. Solo gli ingenui hanno speranza. Chi è realistico ha ragione di dubitare di tutto.

d. La speranza si trova soltanto nel cuore degli stolti.

e. Chi è contento del Volere di Dio non ha bisogno di speranza.

f. Possiamo essere contenti del Volere di Dio e, allo stesso tempo, avere il cuore pieno di speranza, desiderare di ricevere sempre maggiori prove dei Suoi doni.

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3. Sperare significa che quando ci proponiamo di sviluppare certe qualità spirituali:

a. Siamo certi di riuscirci.

b. Dobbiamo ricordare sempre che potremmo anche non riuscirci.

c. Non ci dobbiamo impegnare.

d. Dobbiamo contare solo sulle nostre capacità, perché sono l’elemento più importante dal quale dipende il nostro successo.

e. Dobbiamo impegnarci per conseguire lo scopo, ma ci riusciremo solo grazie ai doni di Dio.

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4. Quali delle seguenti frasi descrive una persona piena di speranza?

a. Sono certo che gli esseri umani sono creati nobili, ma non vivrò abbastanza per vedere il giorno in cui si agirà nobilmente.

b. La nostra comunità sta attraversando grandi difficoltà, ma sono sicuro che, se apriremo il cuore ai doni di Dio, presto raggiungeremo l’unità e ricominceremo a crescere.

c. Siamo così pochi, che per malgrado gli sforzi non riusciremo a produrre alcun cambiamento nel mondo e nella sua condizione.

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d. Non vado dal medico perché, comunque, la mia salute non migliorerà.

e. Non valgo niente e non vale la pena che io cerchi di cambiare.

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f Conosco le mie limitazioni, ma cerco sempre di fare del mio meglio.

g. Nei periodi più difficili della vita ho invocato l’aiuto di Dio e l’ho sempre ottenuto.

h. Alcuni dei bambini della mia classe si comportano male, ma so che se li aiuto con pazienza miglioreranno.

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Imparate a memoria la seguente preghiera:

«Egli è il Compassionevole, il Munifico! O Dio, mio Dio! Tu mi vedi, Tu mi conosci, Tu sei il mio Porto e il mio Rifugio. Nessuno ho cercato e nessuno cercherò all’infuori di Te; nessun sentiero ho percorso né percorrerò tranne quello del Tuo amore. Nella tenebrosa notte della disperazione, i miei occhi si volgono fiduciosi e pieni di speranza verso il mattino dei Tuoi infiniti favori e al levar del sole la mia anima languente si rinfresca e si rafforza al ricordo della Tua beltà e della Tua perfezione. Colui che è aiutato dalla grazia della Tua misericordia, benché semplice goccia, diverrà un oceano sconfinato, e un mero atomo, assistito dall’effusione della Tua munificenza, risplenderà radioso come stella.

«Tieni al riparo della Tua protezione, o Tu Spirito di purezza, Tu Munifico Provveditore, questo devoto e ardente Tuo servo. Aiutalo in questo mondo dell’essere a rimanere saldo e fermo nel Tuo amore e concedi che quest’uccello dall’ala spezzata ottenga rifugio e protezione nel Tuo nido divino, posto sull’albero celestiale».16

Sezione 9

L’anelito è un amico intimo della speranza. Il cuore che non anela ai doni di Dio è privo di vita. L’anima che non brucia dal desiderio di giungere alla presenza di Dio non può che vagare nel deserto del traviamento. Anelito e desiderio sono proprietà del cuore umano. Ma oggetto del desiderio devono essere le qualità celestiali, la gioia spirituale, l’accettazione alla soglia divina e l’umile servizio alla Sua Causa, perché se i dettami dell’io e della passione orientano il desiderio verso il mondo e verso le sue vanità, la forza che stimola il progresso dell’anima si estingue. ‘Abdu’l-Bahá dice:

«La fonte della generosità divina zampilla, ma dobbiamo avere sete delle acque della vita. Se non si ha sete, l’acqua salutare non dà beneficio. Se l’anima non ha fame, gli squisiti cibi della mensa divina non danno nutrimento. Se non è aperto, l’occhio della percezione non vede le luci del sole. Se non sono libere, le narici non percepiscono la fragranza del roseto divino. Se il cuore non anela, i favori del Signore non si evidenziano… Se davanti a un ondeggiante oceano d’acqua pura non abbiamo sete, quale beneficio ne ricaviamo? Se c’è una candela accesa e non abbiamo occhi, quale gioia ne traiamo? Se inni melodiosi si innalzano al cielo ma siamo privi di udito, che piacere ne potremo ricavare?»17

In una lettera scritta a nome di Shoghi Effendi, leggiamo:

«Smetta, perciò, di pensare alle sue debolezze; abbia una perfetta fiducia in Dio; il suo cuore arda dal desiderio di servire la Sua missione e di proclamare il Suo appello e vedrà che l’eloquenza e la capacità di trasformare i cuori umani diverranno un fatto automatico».18

1. Completate le seguenti frasi:

a. La fonte della generosità divina _________________ , ma dobbiamo aver __________ delle acque della vita.

b. La fonte della _____________________ zampilla, ma dobbiamo aver sete delle ___________________________ .

c. Gli squisiti cibi della mensa divina non danno nutrimento se l’anima non _______________ .

d. Gli ______________ della mensa divina non danno nutrimento se l’anima non ha fame.

e. I favori del Signore si evidenziano se il cuore ______________ .

f. I ________ del Signore si ____________ se il cuore anela.

g. Dobbiamo smettere di pensare alle nostre _________________ .

h. Il nostro cuore deve ___________ dal __________ di servire la Sua missione e di proclamare il Suo appello.

i. Il nostro cuore deve ardere dal desiderio di ___________________ la ____________ e di _________________ il ________________ .

j. L’eloquenza e la capacità di trasformare i cuori umani diverranno un fatto automatico se smetteremo di ____________________ _______________________________ e avremo ______________ _______________________ .

2. Basandovi sulla prima citazione, scrivete cinque frasi che incomincino con le parole «se non».

a. Se non ________________________________________________ ______________________________________________________

b. Se non ________________________________________________ ______________________________________________________

c. Se non ________________________________________________ ______________________________________________________

d. Se non ________________________________________________ ______________________________________________________

e. Se non ________________________________________________ ______________________________________________________

3. Stabilite se le seguenti affermazioni sono vere o false:

a. Ogni desiderio è lodevole.

b. Solo il desiderio per le perfezioni celestiali è lodevole.

c. Se non desideriamo le perfezioni celestiali, non le otteniamo.

d. Basta insegnare la Causa di Dio per un senso di dovere.

e. Quando insegniamo la Causa di Dio, il nostro cuore deve anelare di insegnare.

f. Se vogliamo riuscire in qualcosa, il nostro cuore lo deve anelare.

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g. L’anelito è un requisito necessario per ricevere i favori di Dio.

h. Il desiderio delle cose materiali è accettabile se viene dopo il desiderio dei doni dello Spirito Santo.

i. Saremmo molto più felici se non avessimo alcun desiderio.

j. Non dobbiamo permettere che i desideri mondani regolino la nostra vita.

k. Il massimo desiderio è quello di pervenire alla presenza di Dio.

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4. Quali dei seguenti desideri sono mondani e quali sono celestiali? Se sono desideri mondani, sono accettabili o no?

Avere un lavoro decoroso _______________________________________

Essere felici _________________________________________________

Conseguire l’eccellenza ________________________________________

Vedere la pace sulla terra _______________________________________

Avere molti figli ______________________________________________

Insegnare la Causa ____________________________________________

Avere una famiglia felice _______________________________________

Conseguire la certezza _________________________________________

Servire la comunità bahá’í ______________________________________

Essere noto per il servizio alla comunità bahá’í ______________________

Essere un buon bahá’í _________________________________________

Essere noto come un buon bahá’í _________________________________

Sviluppare la qualità della gentilezza ______________________________

Lavorare per la felicità degli altri _________________________________

Servire gli amati di Dio ________________________________________

Essere eletto nell’Assemblea ____________________________________

Assistere al trionfo della Causa __________________________________

Godere di prestigio personale nella comunità bahá’í __________________

Aver fede ___________________________________________________

5. Discutete nel vostro gruppo le seguenti frasi:

a. Meditare sulla vita dopo la morte aiuta ad acquisire la sete di spiritualità.

b. Il massimo desiderio è quello di sacrificare tutto sulla di Dio e di pervenire alla Sua presenza.

Sezione 10

Conoscenza, fede, speranza e anelito ardente sono indispensabili a chi percorre la via della perfezione, ma non bastano. Per riuscire a fare una cosa dobbiamo volerla fare, perciò dobbiamo compiere costantemente uno sforzo. Bahá’ú’lláh dice:

«A ciascuno di loro è stata prescritta una capacità preordinata secondo le potenti Tavole custodite di Dio. Tutto ciò che possedete potenzialmente, però, può manifestarsi soltanto per opera della vostra volontà. Le vostre stesse azioni attestano questa verità».19

‘Abdu’l-Bahá dice:

«Non concedete riposo ai vostri corpi, ma lavorate con tutta l’anima, e con tutto il cuore supplicate e implorate Dio di concedervi grazia e soccorso. Così possiate fare di questo mondo il Paradiso di Abhá e di questo globo terreno la piazza d’arme del regno superno. Se solo farete lo sforzo, è certo che questi splendori rifulgeranno, queste nuvole di misericordia verseranno la pioggia, questi venti vivificatori si alzeranno e soffieranno, questo muschio dal soave aroma si spargerà per ogni dove».20

1. Quale delle seguenti frasi è implicita nella prima citazione?

a. Dato che le nostre capacità sono preordinate da Dio, non dobbiamo fare nessuno sforzo per svilupparle.

b. Dato che le nostre capacità sono preordinate da Dio, esse si sviluppano indipendentemente dai nostri sforzi.

c. Dio ha dato a ciascuno di noi alcune capacità, ma esse si sviluppano solo per opera della nostra volontà.

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d. Chi si sforza può portare al massimo grado di perfezione tutte le proprie capacità.

e. Chi si sforza può portare al massimo grado di perfezione tutto ciò che possiede potenzialmente.

f. Tutti abbiamo qualche capacità, ma le capacità non si sviluppano se non ci sforziamo.

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V ? F ?
2. Completate le seguenti frasi:

a. Tutto ciò che possediamo __________ può ___________ solo per opera della _______________ .

b. Tutto ciò che possediamo potenzialmente ___________________ solo per opera della _______________ .

c. Non dobbiamo _________________ al nostro corpo, ma dobbiamo ___________ con tutta ____________ e con tutto il cuore __________ e _________ Dio di concederci _________ e ___________ . Così possiate fare di questo mondo il ______________ di ________ .

d. Se solo faremo lo sforzo, è certo che ________________________

______________________________________________________

e. Se solo faremo lo sforzo, è certo che ________________________

______________________________________________________

f. Se solo faremo lo sforzo, è certo che ________________________

______________________________________________________

g. Se solo faremo lo sforzo, è certo che ________________________

______________________________________________________

3. Rispondete alle seguenti domande:

a. Se sapete di aver la capacità di servire la Causa, riuscirete a sviluppare la vostra capacità per il solo fatto di saperlo? Che cos’altro occorre? ______________________________________________

______________________________________________________

__________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

b. Se sapete di aver la capacità di servire la Causa e avete l’ardente desiderio di farlo, riuscirete a sviluppare le vostre capacità? Che cos’altro occorre? _______________________________________

________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

c. Se sapete di avere la capacità di servire la Causa, avete l’ardente desiderio di farlo e avete la volontà di servire, riuscirete a sviluppare le vostre capacità? Che cos’altro occorre? __________________

____________________________________________________________________________________________________________

d. Se sapete di aver la capacità di servire la Causa, avete l’ardente desiderio e la volontà di farlo e vi sforzate costantemente di servire, riuscirete a sviluppare le vostre capacità? Che cos’altro occorre?

______________________________________________________

4. Rispondete alle seguenti domande e spiegate la ragione di ogni risposta:

a. Il fatto che Dio conosce la nostra capacità di acquisire perfezioni divine significa che la loro acquisizione non è nelle nostre mani ma nelle Sue? _____________________________________________

__________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

b. Abbiamo la libertà di sviluppare o di non sviluppare le nostre capacità spirituali? _______________________________________

____________________________________________________________________________________________________________

c. Il fatto di avere un libero arbitrio significa che siamo responsabili davanti a Dio delle scelte che facciamo nella vita? _____________

____________________________________________________________________________________________________________

d. Supponete che uno studente non si prepari per gli esami e non li superi. Si può dire che è stato il destino a farlo andar male? ______

__________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

e. Supponete che uno studente sia stato molto coscienzioso e determinato nello studio e ottenga voti eccellenti. Si può dire che il suo successo è dovuto alla «fortuna»? __________________________

____________________________________________________________________________________________________________

f. Lo sforzo che si compie per ottenere uno scopo conta più del suo conseguimento? ________________________________________

____________________________________________________________________________________________________________

g. Se incontrate delle difficoltà nel cercare di ottenere uno scopo, significa che non era lo scopo giusto e che dovete rinunciare? Se continuate a sforzarvi senza aver successo, significa che dovete lasciar perdere? Come capite quando è meglio rinunciare a ottenere uno scopo? ____________________________________________

__________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

h. Il fatto che occorra compiere uno sforzo per sviluppare le capacità spirituali significa che possiamo riuscirci senza supplicare Dio perché ci assista? __________________________________________

__________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

i. Perché la preghiera è così essenziale per lo sviluppo delle qualità spirituali? _____________________________________________

__________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

5. Discutete la seguente affermazione nel contesto della volontà e dello sforzo:

La nave è in mare, la destinazione è stabilita, il vento soffia. Il comandante deve spiegare le vele per approfittare del vento e manovrare il timone per guidare la nave e non andare fuori rotta e poter così raggiungere la destinazione. Il vento è ora lieve, ora impetuoso. Ma poi si scatena una tempesta così violenta che, nonostante tutti gli sforzi, il capitano non riesce a controllare la nave e la nave affonda.

Sezione 11

Le qualità divine non si acquisiscono senza sacrificio. Il mistero del sacrificio consiste nel rinunciare a ciò che appartiene a noi per ottenere ciò che appartiene a Dio. ‘Abdu’l-Bahá ci spiega il mistero del sacrificio con l’esempio del ferro messo nel fuoco. Il ferro è grigio, freddo e solido e deve rinunciare a queste caratteristiche per acquisire quelle del fuoco, diventare rosso, caldo e fluido. Sacrificarsi significa distaccarsi dalle cose alle quali teniamo e quindi significa soffrire. Ma per il cuore consapevole, questa sofferenza è dolce perché foriera di vera gioia. ‘Abdu’l-Bahá ci dice:

«…guardate me, seguite me, siate come me. Non pensate a voi stessi o alla vostra vita, se mangiate o dormite, se state comodi, se state bene o male, se siete fra amici o fra nemici, se ricevete lodi oppure biasimo. Di tutto questo non deve importarvi nulla. Guardate me e siate come me. Dovete morire a voi stessi e al mondo e così rinascerete ed entrerete nel regno dei cieli. Guardate la candela, come fa luce. Consuma la propria vita goccia a goccia per offrire la sua vampa di luce».21

«…la vicinanza a Dio esige il sacrificio di se stessi, il distacco e la rinuncia a tutto per Lui. Vicinanza è somiglianza».22

1. Completate le seguenti frasi:

Se vogliamo seguire ‘Abdu’l-Bahá non dobbiamo pensare a _____________ o alla nostra ______ , se ________ o________ , se stiamo _________ , se stiamo ________ o _____________ , se siamo fra ________ o fra __________ , se riceviamo __________ oppure __________ . Non deve importarci nulla di tutto questo. Dobbiamo _________ a _________ e al _____________ e così ____________ ed ____________ nel regno dei cieli.

2. Rispondete alle seguenti domande:

a. Che cosa succede a una candela accesa? _____________________

b. È possibile che una candela faccia luce senza consumarsi? _______

c. A che serve una candela che non sia mai accesa? ______________

d. Può un seme svilupparsi mantenendo la forma di un seme? ______

e. Che cosa sacrifica il seme per diventare albero? _______________

f. A che cosa dobbiamo rinunciare per sviluppare le qualità spirituali? ________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

g. Possiamo avvicinarci a Dio senza sacrificio? __________________

h. Possiamo sviluppare le qualità spirituali senza sacrificio? ________

i. Che cosa vale chi non sviluppa le qualità spirituali? ____________

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Lo scopo del sacrificio è:
______ Ottenere la vita eterna
______ Avvicinarsi a Dio
______ Liberarsi delle ricchezze materiali
______ Liberarsi dei desideri egoistici
______ Metterci alla prova
______ Acquisire qualità spirituali
______ Soffrire
______ Seguire l’esempio di ‘Abdu’l-Bahá
______ Portare la luce della guida ai cuori umani

4. Lo stadio del sacrificio è veramente grande e dobbiamo stare attenti a non sminuirlo con la continua pretesa che ogni piccola cosa che facciamo sia un grande atto di sacrificio. Pensiamo a qualche frase nella quale la parola «sacrificio» è usata a sproposito. Per esempio: «Ho sacrificato il mio programma televisivo preferito per andare alla Festa del diciannovesimo giorno». È giustificato usare qui la parola «sacrificio»? È vero che abbiamo rinunciato a qualcosa, ma definendo sacrificio una cosa del genere, non sminuiamo lo stadio del sacrificio? Facciamo un altro esempio: «Ho sacrificato il fine settimana per un breve viaggio di insegnamento». Che cosa implica questa frase? Che ci piace veramente insegnare la Causa? A che cosa abbiamo rinunciato? Quale sofferenza ci ha comportato? Scrivete qualche frase nella quale l’uso della parola «sacrifico» è ingiustificata.

a. ______________________________________________________

b. ______________________________________________________

c. ______________________________________________________

d. ______________________________________________________

e. ______________________________________________________

f. ______________________________________________________

g. ______________________________________________________

h. ______________________________________________________

i. ______________________________________________________

j. ______________________________________________________

5. Discutete col vostro gruppo le seguenti affermazioni:

Il massimo sacrificio è il martirio. Alla maggior parte di noi non è richiesto di diventare un martire, ma di vivere una vita di servizio per la Fede e il sacrificio è la caratteristica di una vita di servizio.

6. Discutete il rapporto fra sacrificio, dolore e gioia.

7. Imparate a memoria la seguente citazione:

«Così io esorto tutti voi… a sacrificare tutti i vostri pensieri, le vostre parole ed azioni per portare la conoscenza dell’amore di Dio in ogni cuore».23

Sezione 12

In questo corso abbiamo esaminato la via della crescita spirituale personale. Abbiamo esplorato le condizioni del cuore che riflette gli attributi di Dio. Abbiamo meditato sull’amore di Dio e sul timore di Dio e sull’assoluta necessità di obbedire ai Suoi comandamenti. Abbiamo considerato le dinamiche della fede, della speranza e dell’anelito. Abbiamo visto che, per accrescere la spiritualità, occorrono volontà, determinazione e sforzi e ci vuole sacrificio. Ma dobbiamo anche ricordare che, nonostante le difficoltà e i momenti di crisi, percorriamo la via della crescita spirituale con gioia. La gioia non è un’emozione che dipende da influenze esterne, ma una qualità dell’anima umana. Naturalmente talvolta siamo tristi e altre volte siamo felici. Ma la condizione fondamentale del nostro cuore è quella della gioia, la gioia di conoscere Dio, la gioia di riconoscere la Sua Manifestazione, la gioia di essere immersi nell’oceano della Sua misericordia.

‘Abdu’l-Bahá era l’essenza della gioia. Per tutta la vita leggerete regolarmente la parole di ‘Abdu’l-Bahá, le imparerete a memoria e rifletterete sul loro significato ricordando gli esempi della Sua vita. Studierete le Sue parole e le Sue affermazioni con tale intensità da farle diventare una parte integrante dei vostri pensieri. In ogni momento di felicità o di tristezza, di difficoltà o di tranquillità, di lavoro o di riposo, dovete essere in grado di richiamare alla mente le Sue parole, di ricordarvi di Lui e di lasciarvi riempire dalla gioia. Per incominciare, potreste imparare a memoria le seguenti citazioni tratte dagli Scritti di ‘Abdu’l-Bahá:

«Ma per questo – cioè servire il genere umano – dovete immolare la vita e, nell’offrire voi stessi, gioire».24

«Se tu sapessi quale alto stadio sia destinato alle anime distaccate dal mondo, possentemente attratte verso la Fede, che insegnano sotto l’ombra protettrice di Bahá’u’lláh! Ti rallegreresti e, con esultanza ed estasi, spiegheresti le ali spiccando il volo verso il cielo – perché sei seguace di questa via e viandante verso quel Regno».25

«Tenetevi stretti all’orlo della veste di Dio, volgete tutti i vostri sforzi alla promozione del Suo Patto e adoperatevi di ardere sempre più luminosi del fuoco del Suo amore, sì che i vostri cuori possano balzare per la gioia nelle brezze dell’asservimento che prorompono dal petto di ‘Abdu’l-Bahá».26

«Accantoniamo ogni pensiero dell’io;chiudiamo gli occhi a ogni cosa sulla terra,non facciamo conoscere le nostre sofferenze e non lamentiamoci dei torti subiti. Dimentichiamo invece l’io e, bevendo il vino della grazia celeste, gridiamo la nostra gioia e perdiamoci nella beltà del Gloriosissimo».27

«Sarete angeli, se avrete piede che non vacilla, spirito gioioso, pensieri segreti puri, occhi consolati, orecchie aperte, petto dilatato dalla gioia e l’anima rallegrata e se vorrete assistere il Patto, opporvi al dissenso ed essere attratti verso il Fulgore!».28

«Parlo sempre di voi e vi ricordo. Prego il Signore e con le lagrime agli occhi Lo imploro di conferirvi questi doni, e di rallegrare i vostri cuori, e di allietare le vostre anime, e di concedervi sovrabbondante gioia e delizie celestiali…».29

«La mia unica gioia, in questo effimero mondo, era quella di calcare il roccioso sentiero di Dio e di sopportare duri cimenti e tutti i dolori materiali, perché altrimenti, questa vita terrena si rivelerebbe vuota e vana e meglio sarebbe la morte. L’albero dell’essere non produrrebbe frutti; il campo seminato dell’esistenza non darebbe raccolto. Così, è mia speranza che ancora una volta vi sia qualche evento a far traboccare la mia coppa di ambascia e che l’avvenente Amore, quell’Immolatore di anime, abbagli ancora colui che lo miri. Allora sarà beato questo cuore, benedetta questa anima».30

«Poi si levò il Sole della Verità e gli splendori del Regno furono riversati su oriente e occidente. Coloro che avevano occhi a vedere, rallegrandosi della lieta novella, esclamarono: “Benedetti, benedetti noi siamo!”, e videro l’intima realtà di tutte le cose, e scoprirono i misteri del Regno. Poi, liberati da fantasie e da dubbi, mirarono la luce della verità e tanto s’inebriarono nel bere dal calice dell’amor di Dio, che obliarono del tutto il mondo e il loro proprio essere. Danzando di gioia corsero al sito del martirio e là, ove si muore per amore, gettarono via testa e cuore».31

Riferimenti

1. ‘Abdu’l-Bahá, The Promulgation of Universal Peace. Talks delivered by ‘Abdu’l-Bahá during His visit to the United States and Canada in 1912. Comp. Howard MacNutt. 2a ed. (Bahá’í Publishing Trust, Wilmette, Illinois, 1982), pp. 14-15.

2. Bahá’u’lláh, Tavole di Bahá’u’lláh rivelate dopo il Kitáb-i-Aqdas (Casa Editrice Bahá’í, Roma, 1981), p. 126.

3. ‘Abdu’l-Bahá, Il Segreto della Civiltà Divina (Casa Editrice Bahá’í, Roma, 1988), p. 18.

4. Bahá’u’lláh, Spigolature dagli Scritti di Bahá’u’lláh, 2a ed. riv. (Casa Editrice Bahá’í, Roma, 2002), CLIII, 2, p. 315.

5. Shoghi Effendi, 30 ottobre1924, all’Assemblea Spirituale Locale di Teheran, in Vivere la vita. Compilazione (Casa Editrice Bahá’í, Roma, 1976), p. 74-5.

6. Bahá’u’lláh, Le Parole Celate, 9a ed. rist. (Casa Editrice Bahá’í, Roma, 1999), dal persiano n. 5.

7. ‘Abdu’l-Bahá, Antologia (Casa Editrice Bahá’í, Roma, 1987), n. 174, p. 193.

8. Bahá’u’lláh, Spigolature, CXXVI, 4, p. 265-5.

9. Bahá’u’lláh, Kitáb-i-Aqdas: Il Libro Più Santo (Casa Editrice Bahá’í, Roma, 1995), p. 21.

10. Bahá’u’lláh, Kitáb-i-Aqdas, p. 22.
11. Bahá’u’lláh, Kitáb-i-Aqdas, p. 6.

12. Bahá’u’-lláh , Le Sette Valli e le Quattro Valli. 3a ed. riv. (Casa Editrice Bahá’í, Roma, 2001), p. 53-4.

13. ‘Abdu’l-Bahá, Tablets of `Abdu'l-Bahá Abbas, vol. 3 (Bahá'í Publishing Society, New York, 1930), p.459.

14. ‘Abdu’l-Bahá, Antologia, n. 178, p. 196.

15. ‘Abdu’l-Bahá, La Saggezza di ‘Abdu’l-Bahá. Raccolta dei discorsi tenuti da ‘Abdu’l-Bahá a Parigi nel 1911 e a Londra nel 1912-1913, 3 a ed. (Comitato bahá’í di traduzione e pubblicazione, Roma, 1969), p. 130-1.

16. ‘Abdu’l-Bahá, Preghiere Bahá’í: Selezione di preghiere rivelate da Bahá’u’lláh, il Báb, ‘Abdu’l-Bahá, ed. riv. (Casa Editrice Bahá’í, Roma, 1998), p. 147-8.

17. ‘Abdu’l-Bahá, Promulgation, p. 195-6.

18. Shoghi Effendi, La Potenza dell’Aiuto Divino. Eccellenza in Ogni Cosa. Vita Familiare. Compilazioni della Casa Universale di Giustizia (Casa Editrice Bahá’í, Roma, 1983), par. 66, p. 33.

19. Bahá’u’lláh, Spigolature, LXXVII, 1, p. 145.
20. ‘Abdu’l-Bahá, Antologia, n. 200, p. 232.

21. ‘Abdu’l-Bahá, Bahá'í Scriptures: Selections from the utterances of Bahá’u’-lláh and ‘Abdu’l-Bahá (Bahá'í Publishing Society, New York, 1928), n. 969, p.503.

22. ‘Abdu’l-Bahá, Promulgation, p.148.
23. ‘Abdu’l-Bahá, Saggezza, p. 99.
24. ‘Abdu’l-Bahá, Antologia, n. 35, p. 76.
25. ‘Abdu’l-Bahá, Antologia, n. 64, p. 101.
26. ‘Abdu’l-Bahá, Antologia, n. 42, p. 87.
27. ‘Abdu’l-Bahá, Antologia, n. 95, p. 224.

28. ‘Abdu’l-Bahá, Tablets of `Abdu'l-Bahá Abbas, vol. 1 (Bahá'í Publishing Society, New York, 1930), p.145.

29. ‘Abdu’l-Bahá, Antologia, n. 17, p. 43.
30. ‘Abdu’l-Bahá, Antologia, n. 190, p. 213.
31. ‘Abdu’l-Bahá, Antologia, n. 16, p. 39.
Diventare facilitatore
dei libri 1-6
Scopo
Approfondire concetti e acquisire atteggiamenti e
competenze che migliorano la capacità di aiutare
un gruppo di amici a studiare i libri 1-6
Pratica
Formare un circolo di studio e accompagnarlo
nello studio di almeno uno dei libri
Sezione 1

Lo scopo di questo capitolo è di aiutarvi nel compito di contribuire allo sviluppo delle risorse umane della vostra comunità. Il tema specifico della discussione sarà il vostro ruolo di facilitatore per i libri da 1 a 6. Chiunque frequenti l’Istituto Ruhi può partecipare ai suoi programmi in almeno due modi: primo, come partecipante del crescente numero di corsi che si rendono disponibili e, secondo, come facilitatore di corsi che ha già completato. Il secondo modo è un atto di servizio che si svolge, abitualmente, in un circolo di studio composto da un gruppetto di amici interessati e, talvolta, da un gruppo molto più numeroso in una località centrale. Per diventare un bravo facilitatore occorre una formazione iniziale seguita dalla partecipazione a periodici incontri di consultazione, organizzati dall’Istituto, durante i quali si analizzano le esperienze e si migliorano ulteriormente le competenze e le capacità.

Quando partecipiamo a una di queste attività, dobbiamo ricordare che l’Istituto non usa certe parole come titoli. Le parole «facilitatore», «formatore», «coordinatore» servono solo a indicare le funzioni che si svolgono in un dato periodo e non ruoli che si rivestono nella comunità. Non ha perciò alcun senso dire sono un «facilitatore Ruhi» oppure sono un «formatore Ruhi». Ciò non significa che svolgere il servizio del facilitatore, aiutando un gruppo di amici a studiare la sequenza dei libri, sia un lavoro di poco conto. Si può, sicuramente, cercare di diventare un bravo facilitatore e poi tentare di diventare un ottimo facilitatore. Per imparare a guidare bene un circolo di studio, bisogna sviluppare qualità, atteggiamenti, tecniche e competenze, capire alcuni concetti essenziali ed esplorare alcuni aspetti del sapere.

Sappiamo bene che le qualità spirituali sono la base delle capacità e, in ultima analisi, determinano la misura del successo. Questa è la ragione per cui il primo capitolo di questo libro ha spiegato la natura della via spirituale che tutti percorriamo. In questo secondo capitolo ci concentreremo soprattutto su concetti, atteggiamenti e competenze che contribuiscono alla formazione di un buon facilitatore.

Sezione 2

Incominciamo il nostro discorso esaminando il concetto di motivazione. Senza motivazione i partecipanti al circolo di studio impareranno ben poco e il loro numero andrà diminuendo. Una domanda che vi porrete ripetutamente è come tenere alto l’entusiasmo di un gruppo. Affronterete la sfida di motivare i vostri amici quando li inviterete a iscriversi ai corsi dell’Istituto e, poi, in ogni incontro del gruppo. Perché questi amici dovrebbero decidere di seguire i corsi dell’Istituto Ruhi?

Per incominciare ad approfondirci su questo tema, suddividiamo i fattori che motivano le persone in due categorie: transitori e permanenti. Della prima categoria fanno parte i fattori che stimolano le persone momentaneamente e di solito li spingono all’azione per un breve periodo di tempo. Alla seconda categoria appartengono quelli che generano motivazioni profondamente radicate nel cuore delle persone. Considerate, per esempio, il seguente invito che potreste rivolgere a un amico:

Mi farebbe piacere invitarti a partecipare a un circolo di studio che abbiamo recentemente organizzato nella nostra comunità. Siamo già in dodici e sono sicuro che ti saranno tutti simpatici. Insieme ci divertiamo molto. Studiamo due volte la settimana per un paio d’ore, ma facciamo anche altre attività. Sabato prossimo, per esempio, ci sarà un picnic, al quale sei cordialmente invitato, e alcuni di noi stanno anche pensando di formare una squadra di calcio.

In quale categoria mettereste il tipo di motivazione sollecitato da questo invito? Certamente nell’invito formulato nella maniera descritta non c’è nulla di sbagliato. Le attività fuori programma di cui si parla sono adatte a un gruppo di studio, specialmente se è un gruppo di giovani, e si può capire che tali attività possano convincere qualcuno a iscriversi. Ma si vuole qui sottolineare che questo tipo di motivazione è generalmente transitorio. Funziona per qualche tempo ma, alla fine, perde efficacia. Se dipenderete solo dall’entusiasmo generato in questo modo, vi metterete in difficoltà, perché dovrete costantemente inventare «cose divertenti da fare» fino a esaurire tutte le vostre risorse. Il fatto che l’apprendimento debba essere divertente non significa che istruzione significhi intrattenimento.

Per ottenere lo scopo di un circolo di studio, cioè l’educazione spirituale e intellettuale dei partecipanti, il loro consolidamento spirituale e morale, dovrete cercare fonti di motivazione più permanenti. Conoscete già bene molte di queste fonti e ve le ricorderete facilmente riflettendo sui motivi per il quale avete partecipato al processo dell’istituto. Che cosa vi ha spinto a studiare i vari corsi e che cosa genera in voi, ora, il desiderio di migliorare la vostra capacità di svolgere il servizio di facilitatore di questi stessi corsi?

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Sezione 3

Avete certamente sentito dire che l’entusiasmo è contagioso. L’impegno e l’energia con cui affrontate i vostri compiti, perciò, contribuiscono a motivare gli amici del circolo di studio. L’entusiasmo non deve essere inteso come semplice eccitazione o emozione momentanea e superficiale, ma come la naturale espressione di una gioia interiore, una gioia che non è il risultato di circostanze transitorie, ma un attributo dell’anima. Nei vari capitoli che studierete con gli amici, si fa spesso riferimento a questa gioia, per esempio, nel primo capitolo del secondo libro, il cui tema è la gioia di insegnare. Anche la dodicesima sezione della «Via spirituale» si occupa della gioia. Rileggetela. In che modo i commenti di quella sezione riguardano voi e il vostro desiderio di svolgere il servizio del facilitatore? Discutete con il gruppo col quale oggi studiate questo capitolo come meditare sulla vita di ‘Abdu’l-Bahá, leggere e imparare a memoria le Sue parole e ricordare il Suo inesauribile amore sarà per voi fonte di gioia duratura.

Chiaramente, la gioia dalla quale nasce l’impegno di svolgere il servizio del facilitatore e che, di conseguenza, suscita l’entusiasmo dei partecipanti di un circolo di studio, è fra le qualità di un cuore puro. La purezza del cuore è stata argomento di studio in varie occasioni. Precisamente, in uno dei capitoli del sesto libro abbiamo studiato la purezza del cuore e la purezza delle intenzioni e abbiamo esaminato tre impurità che influiscono sugli sforzi di insegnamento: il desiderio di riconoscimento, il sentimento di superiorità e l’ambizione. Soffermiamoci a pensare in che modo esse diminuiscono l’efficacia del facilitatore:

1. Pensate che i partecipanti possano percepire la purezza delle intenzioni del facilitatore? __________________________________________________

2. Che effetto potrebbe avere sulla loro motivazione se percepissero che il facilitatore si sente superiore a loro? ______________________________

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3. Che effetto avrebbe sulla loro motivazione se pensassero che il loro facilitatore ha formato un circolo di studio per sentirsi importante nella comunità? ___________________________________________________________

Per aiutarvi a riflettere più profondamente sull’argomento della purezza, abbiamo elencato alcune ragioni che una persona potrebbe avere per svolgere il servizio del facilitatore. Alcune sono assolutamente inaccettabili e sono incluse solo per creare un contrasto. Le altre, pur corrette, riflettono diversi gradi di distacco dal mondo. Prima eliminate quelle che sono sicuramente inaccettabili e poi mettete le altre in ordine secondo il grado del distacco.

Un facilitatore potrebbe iniziare un circolo di studio perché:

_______ È felice di vedere le persone progredire.
_______ Vuole crescere spiritualmente.

_______ Spera di diventare, eventualmente, coordinatore regionale e di ricevere un piccolo stipendio.

_______ Vuole fare bella figura con un membro del Consiglio ausiliare.

_______ Pensa di fare il maestro di scuola, ma prima vuole provare a svolgere il servizio del facilitatore.

_______ Desidera piacere agli altri.
_______ Vuole che gli altri lo rispettino.

_______ Vuole vedere avanzare il processo dell’entrata in truppe.

_______ Gli piace fare e ottenere risultati.

_______ Vuole essere considerato un leader della comunità.

_______ È pieno d’amore per il Benamato.
_______ È estasiato dagli appelli di Dio.

_______ Vuole dare un contributo ai piani globali assegnati al mondo bahá’í dalla Casa Universale di Giustizia.

_______ Ha aspirato il profumo del servizio disinteressato alla Causa.

_______ Vuole attrarre le benedizioni di Dio sulla sua comunità.

_______ Non ha altro desiderio che di piacere a Dio.

Sezione 4

Mentre cercate di aiutare gli altri a studiare i libri 1 – 6, vi convincerete che la comprensione è in se stessa la più grande di tutte le motivazioni. In ogni cuore umano c’è un profondo desiderio di capire, una naturale aspirazione a conoscere le realtà interiori ed esteriori della creazione. L’educazione deve occuparsi di questa aspirazione e, quando lo fa, riesce a toccare le radici della motivazione. Vi suggeriamo di meditare sulle seguenti parole di ‘Abdu’l-Bahá citate in una Tavola nella quale Egli loda gli sforzi che un eminente bahá’i ha compiuto per formare insegnanti della Causa per mezzo di quello che Egli chiama un «incontro di insegnamento»:

«O Coorte di Dio! A ciascuna creatura l’Antica Sovranità ha assegnato una propria perfezione, una particolare virtù e uno speciale pregio, in modo tale che ciascuno possa, secondo il proprio grado, divenire un simbolo indicante la sublimità del vero Educatore del genere umano, e, come uno specchio di cristallo,palesare la grazia e lo splendore del Sole della Verità.

«E fra tutte le creature Egli ha prescelto l’uomo, per concedergli il Suo dono più meraviglioso e l’ha fatto pervenire alle munificenze della Coorte Celeste. Quel preziosissimo dono è il conseguimento della Sua infallibile guida, sì che l’intima realtà dell’uomo divenga come una nicchia contenente questa lampada; e quando i raggi risplendenti di questa luce battono contro il terso cristallo del cuore, la purezza del cuore li fa sfavillare più lucenti di prima e li fa brillare gloriosi sulle menti e sulle anime umane.

«Il conseguimento della guida suprema dipende dal sapere e dalla saggezza e dalla conoscenza dei Misteri delle Sante Parole. Pertanto gli amati di Dio, giovani o vecchi, uomini o donne, ciascuno secondo le proprie possibilità, devono cercare di apprendere i vari rami del sapere e di approfondire la propria comprensione dei misteri dei Libri Sacri e di accrescere la propria abilità nell’esporre le prove e i segni divini.

«L’eminente ?adru’?-?udúr, che ha in verità raggiunto un rango molto elevato nei Recessi della Beatitudine, inaugurò le riunioni di insegnamento. Egli è la prima anima benedetta che gettò le fondamenta di questa importante istituzione. Sia lodato Iddio, durante la sua vita egli educò persone che oggi sono forti ed eloquenti avvocati del Signor Iddio, discepoli che sono in verità discendenti puri e spirituali di colui che tanto era vicino alla Santa Soglia. Dopo il suo trapasso, certe persone benedette presero provvedimenti per perpetuare la sua opera d’insegnamento e, quando lo seppe, questo Prigioniero Se ne rallegrò in cuor Suo».1

Queste parole di ‘Abdu’l-Bahá ci offrono un prezioso esempio delle dinamiche corrette di un circolo di studio. Secondo questo brano, il più grande dono conferitoci da Dio è quello di ottenere la Sua guida. Per conseguire questa massima guida, abbiamo bisogno di conoscenza e di saggezza e dobbiamo conoscere i misteri racchiusi nelle sante Parole. È naturale, perciò, che ricevere il dono della Sua guida e cercare di scoprire i misteri delle sante Parole sono di per sé un’importante fonte di motivazione. La vostra sfida è fare in modo che i partecipanti al circolo di studio si impegnino in questa entusiasmante ricerca e ricevano questo grande dono.

Per capire meglio questo punto, ripassate i libri dell’Istituto Ruhi che avete già studiato e identificate almeno cinque sezioni, ognuna delle quali abbia ampliato di molto la vostra comprensione di un tema spirituale. Indicate qualche idea che vi siete fatto studiando le varie sezioni.

1. ____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

2. ____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

3. ____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

4. ____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

5. ____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Nella stessa Tavola, ‘Abdu’l-Bahá rivela una bellissima preghiera. Potreste impararla a memoria e ricordarla quando farete il facilitatore di un circolo di studio.

«O Dio, o Tu Che hai effuso il Tuo splendore sulle luminose realtà degli uomini, irradiando su loro le fulgide luci del sapere e della guida, e li hai prescelti fra tutte le creature per questa suprema grazia, e ha permesso loro di comprendere tutto il creato e di capirne l’intima essenza e di schiuderne gli arcani, traendoli fuor dalla tenebre verso il mondo visibile! “Egli in verità mostra la Sua speciale misericordia a chi vuole”.

«O Signore, aiuta i Tuoi amati ad apprendere il sapere e le scienze e le arti e a svelare i misteri custoditi nell’intima realtà di tutte le creature. Fa loro capire le recondite verità scritte e racchiuse nel cuore di tutto ciò che è. Fa di loro insegne di guida fra tutte le creature, e raggi dardeggianti della mente irradianti luce in questa “prima vita”. Fa di loro condottieri verso di Te, guide sul Tuo sentiero, messi che sospingono gli uomini verso il Tuo Regno.

«In verità , Tu sei il Potente, il Protettore, il Forte, il Difensore, il Possente, il Più Generoso».2

Sezione 5

Quando svolgerete il servizio di facilitatore di un circolo di studio, dovrete valutare se i partecipanti hanno capito sufficientemente il materiale. Nel descrivere i corsi dell’Istituto Ruhi, ci riferiamo spesso a tre livelli di comprensione, argomento del quale ci occuperemo in una sezione successiva. Naturalmente, con questa affermazione non intendiamo dire che esistano veramente tre livelli di comprensione. È semplicemente il nostro modo di far presente ai collaboratori dell’Istituto Ruhi che i partecipanti dei corsi devono conseguire una comprensione del significato immediato dei brani che studiano, devono applicarli nella vita pratica e devono riflettere su alcune delle loro implicazioni. In questo contesto vi renderete conto che, in linea di massima, la comprensione non è una cosa che si consegue una volta per tutte. È vero che ci sono idee che si comprendono una volta per tutte, ma per la maggior parte degli argomenti la comprensione profonda si acquisisce in un lungo periodo di tempo. Allora, la domanda che dovrete sempre porvi, quando accompagnate un gruppo nello studio dei corsi, non è se i partecipanti «hanno capito», ma se «hanno approfondito» la loro comprensione di un dato argomento.

Per acquisire la capacità di favorire e di valutare la comprensione, dovrete costantemente sviluppare qualità come la sensibilità, il distacco e la generosità e affidarvi al potere della percezione e dell’intuizione. Dovrete ascoltare attentamente tutti. Spesso le persone non trovano le parole adatte per esprimere i propri pensieri, ma comprendono benissimo il tema in discussione. Non dovrete prestare attenzione alle parole soltanto, ma dovrete andare al di là delle parole e cercare ciò che si intende dire. Per fare questo, dovrete aver fiducia negli amici ed essere convinti che tutti hanno da dire cose ricche di significati.

Rispondere alle domande e partecipare alle discussioni non sono gli unici segni della comprensione. Un altro segno è il comportamento dei partecipanti, il livello di concentrazione, l’espressione del volto e l’interazione con gli altri componenti del gruppo. Anche quando recitano un brano a memoria, ascoltando il modo in cui pronunciano le parole, potreste già essere in grado di capire il livello della loro comprensione.

Naturalmente, gli esercizi inclusi nel materiale costituiscono un importante strumento per favorire la comprensione. Mentre la discussione degli esercizi dovrebbe in genere procedere senza il vostro intervento, talvolta dovrete proporre qualche commento che aiuti i partecipanti ad afferrare una certa idea. Potete scegliere una o più sezioni dei tre capitoli del primo libro, esaminare gli esercizi e decidere quali di esse richiede un vostro intervento.

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Gli esercizi che seguono vi aiuteranno a riflettere sulla vostra capacità di favorire la comprensione e di valutarla. Leggete tutte le frasi e spuntate quelle con le quali siete d’accordo:

_____ Quando studio un brano dagli Scritti con qualcun altro, ho il dovere di assicurarmi che tutti lo capiscano come lo capisco io.

_____ Quando studio un brano dagli Scritti con qualcun altro, devo rispettare la comprensione degli altri, ma mantenere le mie idee perché sono giuste. In fondo io sono il facilitatore e ho una comprensione più chiara degli altri.

_____ Quando studio un brano dagli Scritti con qualcun altro, imparo molto dalle discussioni indipendentemente da quanto già so.

_____ Quando studio un brano dagli Scritti con qualcun altro, devo offrire le mie idee con umiltà senza imporre i miei punti di vista.

_____ Quando svolgo il servizio del facilitatore, pur non imponendo ai membri del circolo di studio la mia comprensione personale del materiale, devo assicurarmi che non arrivino a conclusioni contrarie al significato esplicito di un brano degli Scritti.

_____ Uno dei partecipanti suggerisce che il principio della moderazione significa che è consentito bere bevande alcoliche purché non ci ubriachiamo. Facendo notare che ciò non è vero, imporrei le mie idee al gruppo.

_____ Quando svolgo la funzione di facilitatore di un circolo di studio, non devo mai esprimere i miei punti di vista.

_____ Lo scopo della discussione nel nostro circolo di studio è che io insegni il corretto significato del materiale di studio.

_____ Lo scopo della discussione nel nostro circolo di studio è che ognuno esprima qualunque cosa gli venga in mente, perché esprimersi è il bene più grande che abbiamo.

_____ Lo scopo della discussione nel circolo di studio è che i partecipanti si aiutino fra loro a conseguire una più profonda comprensione di ciò che si sta studiando.

_____ Distacco dalle mie opinioni significa che devo lasciar continuare la discussione del circolo di studio anche se non arriva a una conclusione.

_____ Per distaccarsi dalle proprie opinioni, i partecipanti di un circolo di studio devono accettare tutto ciò che gli altri dicono.

_____ Il distacco dalle mie idee personali mi permette di ascoltare gli altri con maggiore attenzione.

Sezione 6

C’è una potente forza spirituale intimamente connessa alla sete di conoscenza e di comprensione: l’attrazione verso la bellezza. Considerate, per esempio, il seguente brano dagli Scritti di Bahá’u’lláh:

«Strappate in Mio Nome i veli che vi hanno tristemente accecata la vista e, col potere generato dalla vostra fede nell’unicità di Dio, disperdete gli idoli della vana imitazione. Indi, entrate nel santo paradiso del beneplacito del Misericordiosissimo. Purificate le vostre anime da qualunque cosa non venga da Dio e gustate la dolcezza del riposo nell’orbita della Sua vasta e potente Rivelazione, all’ombra della Sua suprema e infallibile autorità. Non lasciatevi avvolgere dai densi veli dei desideri egoistici, perché ho perfezionato in ognuno di voi la Mia creazione in modo che l’eccellenza della Mia opera si riveli appieno agli uomini. Di conseguenza, ogni uomo è stato e continuerà a esser capace di apprezzare, da se stesso, la Beltà di Dio, il Glorificato».3

E in un altro brano Egli lancia questo appello:

«AscoltateMi, o uccelli mortali! Nel Roseto dell’immutabile splendore ha incominciato a sbocciare un Fiore in confronto al quale ogni altro fiore non è che un rovo e innanzi allo splendore della Cui gloria l’essenza della beltà è costretta a impallidire e appassire. Sorgete, dunque, e con tutto l’entusiasmo del vostro cuore, con tutta la passione della vostra anima, col pieno fervore della vostra volontà e con gli sforzi tesi di tutto il vostro essere, procurate di accedere al paradiso della Sua presenza, cercate di aspirare la fragranza del Fiore incorruttibile, di inalare i dolci aromi della santità e di ottenere una parte di questo profumo di gloria celeste. Chiunque seguirà questo consiglio spezzerà le catene, gusterà il rapimento dell’estasi d’amore, conseguirà il voto del suo cuore e affiderà l’anima alle mani del Benamato. Infranta la gabbia, spiccherà il volo come l’uccello dello spirito verso il suo santo, eterno nido…

«La Candela sempiterna risplende nella sua nuda gloria. Mirate come abbia consumato ogni velo mortale. O voi che come falene amate la Sua luce! Sfidate ogni pericolo e consacrate l’anima alla Sua fiamma divoratrice. O voi che siete sitibondi di Lui! Spogliatevi di ogni affetto terreno e correte ad abbracciare il vostro Benamato. Con ineguagliabile brama affrettatevi a raggiungerLo. Il Fiore, finora nascosto a sguardi umani, si mostra senza veli ai vostri occhi. Sta davanti a voi nel pieno fulgore della gloria. La Sua voce invita tutti gli esseri santi e purificati a unirsi a Lui. Felice chi si volge a Lui, beato chi ha raggiunto e mirato la luce di un sì mirabile sembiante».4

Dovete avere nel cuore la certezza che i partecipanti del circolo di studio sentano una naturale attrazione verso la bellezza. Se, mentre studiano i corsi dell’Istituto, sono aiutati a scorgere la sublimità della Rivelazione di Dio e ad apprezzare la bellezza della Parola rivelata, la gioia che sentiranno in ogni sessione sarà una potentissima fonte di motivazione. Nel riflettere su questo punto, considererete utile ripassare i libri che avete già studiato e scegliere quattro o cinque sezioni che vi hanno palesato un barlume della Bellezza dell’Amato. Per ogni sezione, scrivete qualche parola su ciò che vi ha tanto attratto.

1. ____________________________________________________________

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2. ____________________________________________________________

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3. ____________________________________________________________

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4. ____________________________________________________________

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5. ____________________________________________________________

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Sezione 7

Il profondo significato e la grande bellezza della Parola rivelata, contenuta nei numerosi brani citati nel materiale, sarà la più forte fonte di attrazione per i partecipanti, ma anche l’ambiente che create nel vostro circolo di studio è importante. Quando un gruppo di persone lavorano assieme in un’atmosfera amorevole si crea fra loro una forza di attrazione. Dovrete, pertanto, stare costantemente attenti all’atmosfera del circolo di studio e assicurarvi che questa contribuisca all’elevazione spirituale dei partecipanti.

Un fattore importante è l’ambiente fisico dove il gruppo si incontra. Purtroppo, nel mondo d’oggi, la bellezza fisica è spesso associata alla ricchezza. Ma non occorre che l’ambiente sia lussuoso. C’è bellezza nella natura, nell’ordine, nella pulizia. Dovrete assicurarvi che l’ambiente di studio del gruppo soddisfi l’anelito di bellezza e di perfezione di ogni persona, si riunisca il gruppo all’ombra di un albero o in una sala lussuosamente arredata, in un’umile capanna o in una struttura di istituzionale.

Il comportamento personale è un altro fattore che contribuisce a creare l’atmosfera del circolo di studio. Il modo di comportarsi può essere gradevole e quindi avere il potere di attrarre. La bellezza è fatta di gentilezza, delicatezza, rispetto degli altri. Per esaminare meglio questo punto, pensate a varie occasioni nelle quali il vostro senso della bellezza è stato offeso. Purtroppo, ciò capita fin troppo spesso nei posti di lavoro, nei luoghi di svago, nelle riunioni di amici, nei raduni familiari e perfino negli istituti di educazione. Esempi di questo tipo di comportamento includono:

Persone che urlano l’una contro l’altra
Persone che usano un linguaggio offensivo

Persone che mettono pubblicamente gli altri in imbarazzo

Persone che guardano e trattano gli altri come oggetti sessuali

Persone che agiscono sotto l’influenza dell’alcool

Potete fare qualche altro esempio?

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Ora ritornate alla discussione sul circolo di studio. È difficile immaginare che comportamenti scorretti come quelli descritti si possano presentare in un tale ambiente, ma dovete stare attenti a forme di condotta più sottili che possono compromettere l’atmosfera di amorevole gentilezza. Ecco, per esempio, alcune situazioni difficili. Per ognuna vi si offre una reazione inopportuna che dovrete correggere.

1. Uno dei partecipanti si è distratto e scarabocchia sulle pagine del suo materiale. Una reazione sbagliata potrebbe essere «Non stai facendo attenzione». Voi direste: ______________________________________________

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2. Uno dei partecipanti parla a voce così bassa che gli altri non riescono a sentirlo. Una reazione scorretta potrebbe essere: «Non puoi parlare a voce più alta?» Voi direste: _________________________________________

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3. Uno dei partecipanti del circolo di studio dà una risposta palesemente sbagliata a una domanda. Una reazione fuori di luogo potrebbe essere: «Qualcuno sa la risposta esatta?». Voi direste: ___________________________

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4. Due partecipanti si parlano all’orecchio e ridacchiano. Una reazione inopportuna potrebbe essere: «Volete raccontare anche a noi ciò che vi fa ridere?» Voi direste: ______________________________________________

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5. Un partecipante fa una domanda fuori tema. Una reazione scorretta potrebbe essere:«Questo non c’entra niente con quello di cui stiamo parlando». Voi direste: _____________________________________________

____________________________________________________________

6. Due partecipanti incominciano a discutere su un esercizio, insistendo che la propria opinione è corretta. Una reazione errata potrebbe essere: «Smettetela. Sbagliate entrambi». Voi direste: ___________________________

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7. Un partecipante dà una risposta che non concorda con la citazione che si sta studiando. Una reazione scorretta potrebbe essere: «Non hai capito la citazione che hai appena letto?» Voi direste: ________________________

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8. Un partecipante sta andando fuori tema. Una risposta errata potrebbe essere: «Per favore attieniti all’argomento». Voi direste: __________________

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Potreste concludere lo studio di questo capitolo imparando a memoria la seguente citazione estratta da un brano molto più lungo di Dio passa nel mondo, nel quale Shoghi Effendi descrive le caratteristiche principali del Kitáb-i-Aqdas:

«Oltre a queste disposizioni, Bahá’u’lláh esorta i Suoi seguaci ad associarsi, con amicizia e concordia e senza discriminazioni, con i seguaci di tutte le religioni, li ammonisce a guardarsi dal fanatismo, dalla sedizione, dall’orgoglio, da dispute e conflitti, inculca in loro immacolata pulizia, assoluta veridicità, castità incontaminata, fidatezza, ospitalità, fedeltà, cortesia, indulgenza, giustizia ed equità, consiglia loro di essere “come le dita di una mano e le membra di un corpo”, li esorta a levarsi a servire la Sua Causa e li assicura del Suo indubbio aiuto».5

Sezione 8

Nelle prime sette sezioni di questo capitolo abbiamo esaminato il tema della motivazione. In una discussione così breve, non abbiamo certamente potuto sviscerare questo tema così importante. Ci siamo limitati a identificare alcune fonti di motivazione nella speranza che, con l’esperienza, pian piano scopriate il segreto per mantenere l’entusiasmo degli studenti del circolo di studio. L’argomento successivo di cui vogliamo parlare è la partecipazione, cosa che segue naturalmente il tema precedente, in quanto solo partecipando attivamente all’apprendimento gli studenti possono mantenere un alto livello di motivazione.

Si dice spesso che i corsi dell’Istituto Ruhi sono partecipativi. In questo contesto avrete certamente sentito frasi come: «metodo partecipativo» e «impostazione partecipativa». «Metodo», «impostazione», «tecnica» sono parole di uso comune nel campo dell’educazione ed è importante riflettere sul loro significato. Anche se, generalmente, preferiamo che impariate a valutare il significato delle parole attraverso il loro uso, in questo caso, le definizioni sul dizionario potrebbero esservi di aiuto. Metodo è generalmente definito come «mezzo o modo di procedere, specialmente un modo regolare e sistematico di portare a termine qualcosa», o come «disposizione ordinata di sezioni o stadi per raggiungere un fine». La definizione della parola impostazione, nel contesto in cui la usiamo, potrebbe essere «modo o mezzo per conseguire qualcosa», oppure «il metodo usato per fare o conseguire». E la parola tecnica può essere definita come «procedura sistematica con la quale si realizza un compito complesso o scientifico». Come vedete, queste definizioni sono molto simili fra loro. Ne comprenderete le differenze di significato nel corso delle lezioni.

Incominciamo la nostra discussione su questo argomento affermando che l’interesse sostanziale dell’Istituto Ruhi per la partecipazione non riguarda il metodo o la tecnica. Ciò che chiediamo è che il partecipante si faccia carico del proprio apprendimento e questo può accadere anche quando il metodo di insegnamento non è partecipativo. Chiariamo questo punto con un esempio:

Supponete che un bahá’i molto competente arrivi nella vostra regione e voi andiate alla sua conferenza su un aspetto della Fede. L’oratore fa un lungo discorso e, dato il gran numero di partecipanti, alla fine è impossibile procedere a un dibattito. Il metodo usato in questa occasione non è certamente partecipativo. Eppure, dato il vostro interesse per l’argomento, siete completamente impegnati nell’apprendimento durante tutto il tempo della conferenza. Ascoltate, riflettete su ogni parola pronunciata dall’oratore, vi organizzate nella mente una serie di domande e, successivamente, cercate di trovare le risposte su diversi libri.

Immaginate ora migliaia e migliaia di studenti in tutto il mondo seduti in una classe che annoiati, ascoltano, sbadigliando, l’insegnante che spiega una lezione. Questo non succede in tutte le scuole, ma ci sono molte classi di questo genere e sicuramente ne avrete vista qualcuna. Qual’è la differenza fra le due situazioni in cui si è usato lo stesso metodo di insegnamento?

La differenza, naturalmente, sta nel grado di partecipazione dello studente all’evento insegnamento-apprendimento. Nel primo caso voi siete gli elementi attivi dell’apprendimento. L’oratore fa un discorso e voi ci curate della vostra educazione. Vi siete assunti la responsabilità di imparare e, in questo senso, partecipate totalmente all’attività educativa. Nella seconda situazione succede l’opposto. Gli studenti sono passivi. L’insegnante fa tutto il lavoro e porta tutto il peso dell’esperienza insegnamento-apprendimento.

Questo semplice confronto fra due situazioni educative illustra ciò che intendiamo quando diciamo che l’impostazione dell’Istituto è partecipativa. Ci auguriamo che, nei circoli di studio nei quali svolgerete il servizio di facilitatore, i partecipanti siano gli elementi attivi dell’apprendimento. Voi dovrete assicurarvi che essi si facciano carico della propria formazione. Durante le ore in cui studierete insieme, la loro mente dovrà essere completamente impegnata e l’accento insegnamento-apprendimento dovrà essere posto sull’apprendimento, del quale i partecipanti si sentono responsabili.

A differenza dall’esempio della partecipazione a una conferenza, è assai improbabile che otteniate il livello di partecipazione necessario se vi limiterete a far lezione ai partecipanti ed è in questo senso che avete bisogno di metodi e di un insieme di tecniche. I libri dell’Istituto Ruhi vi forniscono strumenti che vi permettono di adottare la sua impostazione partecipativa. Lo scopo principale di questo capitolo è di accrescere la vostra capacità di usare questi libri.

Prima di accingerci a questo lavoro, vi chiediamo di pensare ad alcune immagini e di immaginarle nel contesto di un circolo di studio. Benché nessuna delle immagini che seguono descriva completamente il vostro ruolo di facilitatore, alcune di esse vi aiuteranno a comprendere la dinamica insegnamento-apprendimento che qui si richiede. Alcune di queste immagini sono assolutamente fuori luogo. Cancellate prima queste e, per le rimanenti, spiegate in che senso sono valide.

1. Alimentare un fuoco: __________________________________________ ___________________________________________________________

2. Riempire bicchieri vuoti: _______________________________________ ____________________________________________________________

3. Versare denaro su un libretto di risparmio __________________________ ____________________________________________________________

4 . Accendere delle candele: _______________________________________ ___________________________________________________________

5 . Prendersi cura degli amici: ______________________________________ ___________________________________________________________

6. Costruire una cosa con un gruppo: ________________________________ ____________________________________________________________

7. Costruire le fondamenta di un grande edificio: ______________________ ____________________________________________________________

8. Entrare in una miniera piena di gemme: ___________________________ ____________________________________________________________

9. Arbitrare una partita di calcio: ___________________________________ ____________________________________________________________

10. Giudicare una gara: ___________________________________________ ____________________________________________________________

11. Pilotare una nave: _____________________________________________ ____________________________________________________________

12. Annaffiare le piante: ___________________________________________ ____________________________________________________________

Ciò che abbiamo detto sulla partecipazione significa che ogni partecipante deve assumere un ruolo attivo nel proprio apprendimento. Alcune azioni sono generalmente associate a un ruolo attivo in una situazione di apprendimento e altre indicano passività.

ascoltare attentamente, ascoltare distrattamente, sbadigliare, sognare a occhi aperti, sonnecchiare, fare domande, pensare, scrivere, leggere, discutere, imparare a memoria, spiegare, analizzare, concentrarsi, ridacchiare, scarabocchiare.

ATTIVE PASSIVE
Sezione 9

Ecco una conversazione immaginaria, avvenuta durante una pausa, tra il facilitatore che vi sta aiutando nello studio del settimo libro e uno dei partecipanti. Ciò potrà aiutare a chiarire gli argomenti in discussione.

* Incomincio ad avere un’idea diversa del concetto di partecipazione. Prima pensavo che l’Istituto Ruhi consistesse semplicemente nel leggere passi dagli Scritti, nel rispondere ad alcune domande e infine nel condividere in gruppo le opinioni.

* Anch’io, in passato, ho sentito questo tipo di descrizione semplificata. Purtroppo, essa dà l’impressione che la partecipazione sia una specie di formula.

* Ma dopo aver studiato i primi libri, si comprende che c’è molto di più di quanto inizialmente si immagina.

* È vero, naturalmente, che il materiale da studiare è basato sui testi bahá’í e dà molto rilievo alla lettura e alla comprensione dei passi tratti dagli Scritti. Ma è anche vero che le domande e gli esercizi richiedono che i partecipanti discutano fra di loro.

* Qualcuno però dice che non si devono incoraggiare le discussioni, ma che ci si deve limitare a fare in modo che i membri del circolo di studio rispondano alle domande per andare avanti il più velocemente possibile.

* Ogni tanto si sente dire anche qualcos’altro. È naturale che si debba consentire alle persone di esprimersi. Ma la consultazione deve essere disciplinata. Lo scopo della discussione è capire meglio. La pura e semplice espressione di pensieri casuali non aiuta a ottenere lo scopo. Comunque, quando si fa il facilitatore, non si deve essere troppo rigidi. È giusto che le persone dicano quel che vogliono, anche se talvolta il loro contributo non è rilevante ai fini della consultazione. Comunque, se si vede che il gruppo va fuori tema per troppo tempo, allora si deve aiutare gli amici a ritornare allo studio del materiale. Non è poi così difficile, dato che la relazione tra il facilitatore e il gruppo è basata sulla cortesia e sulla gentilezza.

* Ma non è sempre facile. Nei circoli di studio ai quali ho partecipato, alcuni non smettevano mai di parlare e altri non dicevano mai nulla.

* Ti assicuro che con l’esperienza imparerai ad affrontare questi casi. Devi però ricordarti di non mettere mai nessuno in imbarazzo, né chi parla molto né chi sta sempre zitto. Devi prima esser sicuro di non sentirti frustrato e irritato da chi abusa del tempo che appartiene a tutto il gruppo. Cerca nel tuo cuore l’amore necessario e lascia che questo li avvolga. Quando sarai riuscito a stabilire questo legame, riuscirai anche a far capire, con piccoli gesti o con una parola gentile, la necessità di essere più sintetici per dare anche agli altri la possibilità di partecipare.

* E chi sta sempre zitto?

* Questo è uno degli argomenti più interessanti. Vedi, talvolta tendiamo a dare troppa importanza alle parole. Se una persona tace, ci innervosiamo. A volte arriviamo perfino a pensare che le persone silenziose e timide non siano intelligenti. La cosa peggiore che si possa fare è mettere qualcuno alle strette chiedendogli di dire qualcosa quando non ne ha voglia. Parlare non è necessariamente un indice di partecipazione. Se si osserva il gruppo, che dopo tutto è piccolo, si riesce a vedere chi si impegna per imparare, chi ascolta, chi pensa e chi fa gli esercizi con diligenza. Col tempo anche i componenti più timidi del gruppo prendono confidenza e partecipano alle discussioni, ma la cosa deve succedere spontaneamente.

Moderare una consultazione non è una cosa facile, ma con la pratica imparerete a farlo. Seguono alcune situazioni. Le due risposte suggerite in ciascuno dei casi sono entrambe valide, ma in circostanze diverse. Descrivete le circostanze nelle quali una delle due risposte potrebbe essere la più efficace.

1. A un partecipante è stata posta una domanda, ma tarda a rispondere.

a. Aspettate pazientemente fino a quando risponde. ______________ ____________________________________________________________________________________________________________

b. Rivolgete gentilmente la domanda a un altro partecipante, chiedendo se può essere di aiuto. ______________________________ ____________________________________________________________________________________________________________

2. Uno dei partecipanti risponde sempre per primo alle domande, rendendo difficile agli altri di parlare.

a. Rivolgete qualche domande ai singoli ai membri del gruppo, chiamandoli per nome. ___________________________________ ____________________________________________________________________________________________________________

b. A un certo punto, fuori dal gruppo, parlando amichevole con lui, gli fate notare che il suo pensiero è veloce, splendida caratteristica, ma che a volte è necessario aspettare per far partecipare anche gli altri. _______________________________________________________ ____________________________________________________________________________________________________________

3. Da un po’ di tempo uno dei partecipanti non prende parte alla discussione.

a. Ogni tanto, quando siete certi che ha qualcosa da dire, gli rivolgete la domanda direttamente. _________________________________ ____________________________________________________________________________________________________________

b. Lo lasciate perdere, permettendogli di rimanere in silenzio per tutto il tempo che vuole. ______________________________________ ____________________________________________________________________________________________________________

4. Notate che i partecipanti esitano a iniziare una discussione sulle domande che sono state loro rivolte.

a. Spiegate l’argomento in discussione con parole più accessibili a tutti usando, se necessario, degli esempi. _____________________ ____________________________________________________________________________________________________________

b. Scegliete il partecipante che mostra più sicurezza e, per aprire la consultazione, gli rivolgete una domanda diretta. ______________ ____________________________________________________________________________________________________________

Sezione 10

Occupiamoci ora della questione del metodo. A questo riguardo facciamo presente che l’Istituto Ruhi ha molti programmi, compresi alcuni per lo sviluppo sociale ed economico. Ciò di cui abbiamo discusso finora, e ciò che continuerà a essere oggetto della nostra attenzione, sono i vari aspetti del programma relativo all’espansione e al consolidamento della Fede. Elenchiamo alcune delle caratteristiche della metodologia usata dall’Istituto Ruhi per conseguire lo scopo di questo programma, e cioè aumentare le capacità dei credenti di servire la Causa.

I corsi dell’Istituto si svolgono a livello locale in piccoli gruppi, assistiti da una persona più esperta che fa il facilitatore. Anche quando un corso è tenuto in una struttura dell’istituto per un gruppo di persone relativamente più grande e per un periodo di tempo più lungo, i partecipanti sono divisi in piccoli gruppi con uno o più facilitatori che si alternano per aiutarli.

Il programma in esame è organizzato secondo una sequenza di corsi. La sequenza è definita come se si trattasse di una via di servizio. Quando i partecipanti studiano una sequenza di libri, acquisiscono conoscenze, conseguono intuizione spirituale e sviluppano competenze per svolgere azioni specifiche di servizio nel campo dell’espansione e del consolidamento della Fede su larga scala. Da questa sequenza principale si diramano altre serie di corsi che si occupano della conoscenza e delle competenze necessarie in particolari campi di azione, per esempio, nelle classi di insegnamento per bambini.

Uno degli obiettivi dell’Istituto è di aiutare ogni partecipante a decidere con quale ritmo intende procedere nello studio delle sezioni, dei capitoli e dei libri. Pertanto, non si stabilisce una data entro la quale finire il capitolo. Di solito accade che un gruppetto di persone che tentano a procedere allo stesso ritmo finiscono per studiare insieme. Leggono e discutono le varie sezioni e poi svolgono gli esercizi che le accompagnano, da sole o in gruppo. In questo processo, il facilitatore evidenzia i punti più significativi e, se necessario, risponde alle domande.

I capitoli della sequenza principale, nonché il materiale degli altri corsi che ne derivano, attribuiscono molta importanza allo studio dei testi bahá’í. Uno degli scopi fondamentali dell’Istituto Ruhi è quello di sviluppare nei partecipanti la comprensione degli Scritti. La stessa importanza è data all’applicazione degli Insegnamenti nella propria vita, nella vita della comunità e nel processo della crescita sostenibile. Si ritiene inoltre che sia importante imparare a memoria alcuni passi dagli Scritti, anche se si evita di insistere con ha difficoltà in questo compito.

Benché l’esecuzione dei progetti di espansione e di consolidamento non sia compito dell’istituto di formazione, alcuni capitoli richiedono la realizzazione di specifici atti di servizio. L’Istituto Ruhi, quindi, in collaborazione con altre istituzioni, accompagna i partecipanti dei suoi corsi mentre mettono in pratica ciò che hanno imparato, almeno nelle prime fasi dei loro servizi. In un campo di servizio, ossia l’educazione dei bambini e dei giovanissimi, il coinvolgimento dell’Istituto va al di là della pratica. In questo caso l’Istituto segue nella pratica coloro che forma e si fa carico dell’amministrazione delle classi per i bambini e per i giovanissimi a livello regionale.

Tutte le riunioni di formazione gestite dall’Istituto Ruhi sono animate da uno spirito di amicizia e di gioia. Il processo educativo si tipicamente sulla semplicità. Non ci sono né rituali né procedure precise. I partecipanti sono per lo più molto disciplinati nello studio, che affrontano con grande serietà. La disciplina non nasce dall’imposizione di regole arbitrarie, ma dalla motivazione all’apprendimento e al servizio.

Molte sezioni di questo capitolo sono dedicate a un ulteriore approfondimento di alcuni elementi della metodologia che abbiamo descritto. A questo punto, potrebbe esservi utile discutere con il gruppo le idee riportate qui sotto e scrivere qualcosa su ciascuna di esse. Col tempo vedrete che la vostra comprensione di queste idee si svilupperà.

1. Svolgere il servizio del facilitatore: _______________________________ ____________________________________________________________

2. Seguire una sequenza di corsi: ________________________________ ____________________________________________________________

3. Partecipare a un circolo di studio: ________________________________ ____________________________________________________________

4. Approfondire la propria comprensione degli Scritti: __________________ ____________________________________________________________

5. Svolgere gli esercizi inclusi nel materiale: __________________________ ____________________________________________________________

6. Mettere in pratica ciò che si impara: ______________________________ ____________________________________________________________

7. Studiare all’interno di un sistema che permetta la flessibilità: ___________ ____________________________________________________________

Sezione 11

Se c’è un concetto che noi vorremmo caratterizzasse l’impostazione dell’Istituto Ruhi, questo è la flessibilità. Ma non è facile proteggere dalla rigidità un sistema, specialmente quando esso è utilizzato su larga scala in diverse situazioni in tutto il mondo. Quando si svolge un lavoro, si tende a introdurre norme e regole inutili. Nella maggior parte dei casi lo si fa in buona fede e, in effetti, raramente ci rendiamo conto di cedere a una tendenza del tutto naturale. La seguente conversazione immaginaria fra una persona che svolge il servizio di facilitatore del settimo libro e un gruppo di partecipanti che hanno appena studiato la sezione precedente potrà aiutarvi a identificare possibili rigidità e quindi a evitarle.

* Primo partecipante: Quello che abbiamo studiato nella decima sezione mi ha un po’ confuso. Quando ho incominciato a studiare i corsi, mi hanno detto che il «metodo Ruhi» consiste in una serie di attività: si legge un passo dagli Scritti, ognuno fa una domanda su ciò che si è letto, qualcuno risponde alla domanda, attenendosi il più strettamente possibile al brano, e infine si impara il brano a memoria. Mi pare che mi abbiano menzionato anche qualche altro elemento, ma in questo momento non lo ricordo.

* Secondo partecipante: Ho studiato il primo libro in un corso di tre giorni nel quale era tutto prestabilito. C’erano molte regole su ciò che si poteva e ciò che non si poteva fare. In effetti mi è piaciuto perché c’era un’atmosfera molto spirituale. Ricordo, però, che qualcuno ne fu contrariato e abbandonò il corso dopo la prima sessione della mattina. Ciò che ho trovato interessante è che, quanto ho partecipato a un circolo di studio sul secondo libro seguendo il nostro ritmo di studio, il mio spirito è stato ugualmente innalzato, ma senza tutta quella pressione.

* Terzo partecipante: Mi ha sorpreso notare che questo capitolo usa raramente il termine «facilitatore» per riferirsi a qualcuno. E invece ricorrono spesso frasi come «svolgere la funzione del facilitatore» e «svolgere il servizio del facilitatore». Ho studiato il primo libro con una persona abbastanza umile ma che voleva essere chiamato «insegnante Ruhi» e ho capito che era stato formato da una persona definita «coordinatore Ruhi».

* Quarto partecipante: Ho partecipato a un corso molto stimolante per la formazione dei facilitatori per il primo libro. Nelle prime ore abbiamo fatto giochi per conoscerci e prendere confidenza. Poi qualcuno ha suggerito di «svuotarci» e così abbiamo passato un pomeriggio parlando di tutto quello che ci veniva in mente. Ho pensato che facesse parte del «metodo Ruhi» e ho cercato di fare la stessa cosa quando ho incominciato a frequentare un circolo di studio e, devo ammetterlo, molti partecipanti non hanno gardito.

* Facilitatore: credo che, in linea di principio, nessuna delle idee espresse sia errata o brutta. Il problema è che se diciamo che fanno parte del «metodo Ruhi», introduciamo una certa rigidità in un processo che invece è semplice, gioioso e attento alla diversità dei bisogni. Per esempio, ricordate tutti che all’inizio del primo libro si utilizza una tecnica per cui i partecipanti si rivolgono a vicenda semplici domande. L’uso di questa tecnica ha uno scopo ben preciso, cioè aiutare i partecipanti a concentrarsi sui testi bahá’í. Ma una volta creato il giusto atteggiamento, perché si dovrebbe continuare a impiegare una tecnica che può facilmente divenire meccanica? Naturalmente, di quando in quando in altri capitoli potrebbero presentarsi delle occasioni in cui quella tecnica potrebbe essere utile, ma non dobbiamo certamente chiamarla «metodo Ruhi». Inoltre non è necessario chiedere a ciascuno dei partecipanti di ripetere la stessa domanda l’uno dopo l’altro, cosa che naturalmente potrebbe annoiarli. Di solito, dopo una o due ripetizioni, l’esercizio ha raggiunto lo scopo.

* Anche l’aspetto dei giochi deve essere affrontato con tatto. So di sicuro che molti circoli di studio non fanno i giochi di cui hai parlato, ma ho sentito che altri hanno voluto includerli nelle proprie attività di gruppo. Quanto alla questione di «svuotarsi», in alcuni gruppi i partecipanti possono aver sentito la necessità di parlare un po’ dei propri pensieri e dei propri sentimenti per conoscersi meglio. Ma questo non è certamente un requisito dei circoli di studio. Allo stesso modo, ho sentito di circoli di studio che hanno voluto attribuirsi un nome per rafforzare l’identità del gruppo. Anche in questo caso non c’è niente di male, ma non è un requisito. Dovreste, naturalmente, sapere che l’Istituto Ruhi non può impartire una serie di prescrizioni, perché ciò comporterebbe una certa rigidità. Molto, quindi, è lasciato al giudizio del facilitatore, che deve decidere quali attività, oltre al materiale fondamentale di studio, sia opportuno inserire per migliorare l’apprendimento.

Sezione 12

Incominciamo ad analizzare gli aspetti salienti della metodologia dell’Istituto Ruhi esaminando nei dettagli la sequenza principale dei corsi. Abbiamo già detto che la sequenza è come il tronco di un albero che in certi punti si ramifica in altre serie di corsi, ciascuno dei quali è accompagnato da atti di servizio che spesso si riferiscono alle specifiche condizioni culturali e sociali.

Avete già avuto in questo libro occasione di riflettere sulla natura della via spirituale che, ciascuno a proprio modo, percorre. Uno degli aspetti principali sul quale l’Istituto Ruhi ha cercato di concentrarsi nel corso degli anni è come aiutare i partecipanti a percorrere questa via. Sapete certamente che il problema non è come spingere o portare gli studenti su questa via, ma come accompagnarli nei loro sforzi per avanzare sistematicamente nel proprio percorso. Subito dopo la sua fondazione, l’Istituto arrivò alla conclusione che, per affrontare il problema, ci si sarebbe dovuti occupare di sviluppare nei partecipanti le capacità di svolgere attività specifiche di servizio. Da allora, si chiamò questa via «la via del servizio».

Consideriamo, quindi, la frase, «percorro la via del servizio». In questa frase qual’è la vera identità del soggetto? Qual’è la natura della via e che cosa significa percorrerla?

Il primo libro tratta il primo tema. Esamina tre aspetti dell’identità bahá’í: «La realtà della mia esistenza è la mia anima che attraversa questo mondo per acquisire le qualità di cui ha bisogno per un eterno, glorioso viaggio verso Dio. I miei momenti più preziosi sono quelle spesi in comunione con Dio, perché la preghiera è il nutrimento quotidiano che la mia anima deve ricevere per raggiungere il suo alto scopo. La mia occupazione principale è lo studio della Rivelazione di Bahá’u’lláh, l’approfondimento della mia comprensione dei Suoi Insegnamenti e la loro applicazione nella vita quotidiana personale e in quella della comunità». Lo scopo del libro Riflessioni sulla vita dello spirito è suscitare la consapevolezza che questi sono, in effetti, gli elementi fondamentali dell’identità bahá’í.

La vostra capacità di svolgere il servizio del facilitatore aumenterà se ora esaminerete i tre capitoli del primo libro tenendo presenti questi concetti. Vi siete certamente accorti che le tre idee or ora citate sono trattate nel libro in ordine inverso. L’Istituto Ruhi ha notato che ciò sviluppa una visione della vita incentrata su Dio e sulla Sua Rivelazione, piuttosto che su se stessi. I commenti e gli esercizi che seguono vi aiuteranno nelle discussioni di gruppo sull’argomento.

Il primo capitolo del primo libro, «Comprendere gli Scritti bahá’í», si occupa di affermazioni degli Scritti formate da una sola frase. L’accento è posto sul significato immediato di ogni affermazione e sulla sua diretta applicazione nella propria vita. Inoltre, si cerca di mantenere la discussione a un certo livello di «semplicità». Semplicità, tuttavia, non significa mancanza di profondità, né deve essere confusa con eccessiva semplificazione. Per rendervene conto, provate a descrivere le seguenti quattro categorie di materiale educativo e alcuni loro effetti sugli studenti:

a. Semplice e superficiale c. Complicato e superficiale

b. Semplice e profondo d. Complesso e profondo

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È chiaro che i nuovi credenti che hanno avuto pochi contatti con gli Scritti, specialmente quelli che non sono abituati a leggere, trovano utile incominciare lo studio della Rivelazione da frasi semplici. Ma è interessante che il primo capitolo del primo libro suscita anche l’interesse di molti credenti di vecchia data che conoscono bene gli Scritti. Perché un’impostazione così semplice nello studio degli Scritti è così efficace? Una risposta potrebbe essere che ambedue le categorie di credenti diventano più consapevoli della propria identità bahá’í. Incominciano a vedere chiaramente che l’abitudine della lettura quotidiana degli Scritti fa sì che i loro pensieri e le loro azioni siano influenzati dagli Insegnamenti e non dalle influenze conflittuali della società attraverso le canzoni che ascoltano, le riviste che leggono, la televisione che guardano – in breve, la costante propaganda alla quale sono esposti.

L’abitudine di studiare gli Scritti e di riflettere sul loro significato e sulle loro implicazioni produce profondi effetti sulle altre abitudini mentali che abbiamo acquisito. Presentiamo ora due gruppi di affermazioni. Quelle nella prima colonna descrivono le condizioni estreme, mentre quelle nella seconda colonna sono ambite mete da raggiungere. Noi bahá’í abbiamo abbandonato le condizioni estreme e procediamo verso le mete desiderate. Lo stesso avviene per le nostre comunità bahá’í. Tracciate una freccia che vada da ciascuna delle frasi della colonna destra verso la frase della colonna sinistra che indica questo movimento.

Le idee del mondo sono formate da mere opinioni transitorie.

Per una comunità raggiungere un accordo anche sulla questione più piccola è una lotta.

È difficile fare distinzioni fra bene e male, giusto e sbagliato: ogni cosa è relativa.

Le decisioni si prendono basandosi interamente sulle emozioni del momento.

Le decisioni si prendono alla luce degli Insegnamenti della Fede.

Per misurare il valore delle parole e delle azioni si ricorre sempre allo standard della Fede.

Nella comunità, è facile ottenere unità di pensiero e di azione e progredire

Si forma una chiara cornice dall’interno della quale si osserva il mondo.

Uno degli obiettivi del capitolo successivo del primo libro è di favorire una certa comprensione di che cosa significa vivere in uno stato di preghiera. Vivere in uno stato di preghiera non significa recitare preghiere tutto il giorno. Piuttosto, suggerisce un atteggiamento di costante supplica a Dio, invocando la Sua misericordia e il Suo perdono e implorando il Suo aiuto. Potrete considerare utile ripassare il capitolo «La preghiera» e identificare quei passi e quegli esercizi che secondo voi favoriscono maggiormente gli sforzi dei partecipanti per raggiungere questa condizione.

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Il terzo capitolo, «La vita e la morte», tratta la natura della nostra esistenza. Decidete quali esercizi del capitolo aiutano maggiormente i partecipanti a definire la propria identità bahá’í.

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Sezione 13

Abbiamo già visto che il primo libro ci invita a riflettere sul significato del soggetto nella frase: «percorro la via del servizio». Il secondo libro «Levarsi a servire» incomincia a esplorare questa via e il modo in cui si potrebbe percorrerla.

Nell’elaborazione dei corsi che avrebbero assistito ogni partecipante a tracciare e seguire la propria via del servizio, l’Istituto Ruhi aveva diverse possibilità. Per esempio, avrebbe potuto adottare il solito sistema dei corsi di approfondimento bahá’í nei quali si presenta allo studente un adeguato panorama della Fede – i principi, gli insegnamenti spirituali e sociali, le leggi, la storia e l’amministrazione. Ci si sarebbe, poi, aspettati che la conoscenza di questi dati avrebbe motivato ogni individuo a dedicarsi al servizio della Causa. Sarebbe stato necessario solamente aggiungere qualche corso di formazione su qualche competenza specifica, rafforzando i corsi con un continuo incoraggiamento.

Dopo aver esaminato alcune di queste alternative, l’Istituto ha deciso di adottare una pedagogia che mirasse contemporaneamente alla conoscenza, alle competenze e alle qualità che coloro che volevano dedicarsi alla Causa avrebbero dovuto progressivamente acquisire. L’Istituto ha ritenuto che, unendo questi requisiti, avrebbe, per così dire, aiutato i partecipanti a scoprire la via mentre la percorrevano, svolgendo specifici atti di servizio.

Il problema successivo era quello di definire la prima attività di servizio, qualcosa che si fondasse sui concetti esposti nel primo libro. Ovviamente, si sperava che il primo libro, pur trattando soprattutto il tema dell’identità, avrebbe comunque stimolato tra i partecipanti alcune attività, per esempio lo studio di preghiere assieme ad altri credenti oppure l’organizzazione di riunioni devozionali. A questo punto la domanda era: quale avrebbe dovuto essere la prima attività di servizio da studiare formalmente nel secondo libro?

Le possibilità erano molte. Il funzionamento delle Assemblee Spirituali Locali, l’educazione dei bambini, la celebrazione della Festa del diciannovesimo giorno, la realizzazione di campagne di insegnamento. Ognuna di queste attività richiedeva corsi particolari con materiali e metodi specifici. L’Istituto era impegnato in progetti di espansione su larga scala. Anni di esperienza avevano dimostrato che l’espansione non si sarebbe verificata se non si fossero organizzati alcuni programmi per l’approfondimento sistematico dei credenti, man mano che il loro numero aumentava. Uno dei programmi più efficaci consisteva in una serie di visite ai nuovi dichiarati per parlare con loro ci alcuni temi essenziali per la loro comprensione della Causa e per la loro confermazione nella Fede. Migliaia di credenti ricevettero queste visite nelle aree servite dall’Istituto e fu evidente che il programma avrebbe potuto essere ampliato solamente se fosse stato possibile formare molti credenti perché svolgessero bene questo compito. Parlare dei temi di approfondimento con i nuovi dichiarati fu così la prima attività di servizio di cui si occupò l’Istituto.

Per aiutare a sviluppare questa capacità, il secondo capitolo del secondo libro, «Temi di approfondimento», presenta una storia che conduce lo studente attraverso una serie di visite a una coppia dichiaratasi da poco, durante le quali si parla di alcuni argomenti. Nelle aree in cui si verifica l’espansione su larga scala, questo servizio è indispensabile. Il secondo capitolo è utile anche nelle zone in cui l’espansione accelerata non si è ancora verificata, perché offre a chi lo studia una visione di che cosa significhino l’espansione su larga scala e il consolidamento. E, ancora più importante, esso contribuisce allo sviluppo di due capacità che tutti dobbiamo acquisire, la capacità di parlare di temi spirituali e di prenderci cura degli altri. È molto facile cadere nell’abitudine di insegnare la Fede e di abbandonare a se stesse le persone dopo che hanno accettato Bahá’u’lláh.

Qui sotto sono elencate qualità, atteggiamenti e capacità che contribuiscono alla capacità di prendersi cura degli altri. Potreste ripassare il secondo capitolo e identificare brani della storia che riflettono queste qualità, atteggiamenti e capacità:

1. Generosità: __________________________________________________

2. Umiltà: _____________________________________________________ ____________________________________________________________

3. Sincerità e purezza d’intenti: ____________________________________ ____________________________________________________________

4. Fidatezza: ___________________________________________________ ____________________________________________________________

5. Pazienza: ____________________________________________________ ____________________________________________________________

6. Gentilezza: __________________________________________________ ____________________________________________________________

7. Ottimismo e speranza: _________________________________________ ____________________________________________________________

8. Fede nelle capacità delle persone: ________________________________ ____________________________________________________________

9. Apprezzamento della diversità: __________________________________ ____________________________________________________________

10. Mancanza di pregiudizi: ________________________________________ ____________________________________________________________

11. Disponibilità ad accettare imperfezioni ed errori: ____________________ ____________________________________________________________

12. Capacità di incoraggiare gli altri: _________________________________ ____________________________________________________________

13. Capacità di ascoltare gli altri: ____________________________________ ____________________________________________________________

14. Capacità di vedere quali sono le capacità delle persone: _______________ ____________________________________________________________

15. Capacità di trasmettere amore: ___________________________________ ____________________________________________________________

16. Capacità di infondere certezza: __________________________________ ____________________________________________________________

Il terzo capitolo del secondo libro, «Introduzione ai principi bahá’í», non si riferisce a uno specifico atto di servizio, ma ad alcune competenze e abitudini essenziali per insegnare la Causa. Il suo scopo è di aiutare i partecipanti ad acquisire la capacità di introdurre idee bahá’í nelle conversazioni. Tutti dobbiamo sviluppare l’abitudine di parlare dei vari aspetti della Fede con naturalezza. Così facendo, abbandoneremo un modo di pensare frammentario e agiremo sempre più coerentemente. Vi suggeriamo di presentare al gruppo con il quale state studiando questo capitolo alcuni esempi di come siete riusciti a includere nella vostra conversazione qualche idea bahá’í, dopo aver studiato il terzo capitolo del secondo libro.

Quando incominciò a offrire il contenuto di quello che ora è il secondo capitolo, l’Istituto Ruhi notò che alcuni amici che visitavano le case dei nuovi dichiarati erano costanti nei loro sforzi, mentre altri smettevano presto. La differenza consisteva nel fatto che chi perseverava provava gioia nell’atto dell’insegnamento, indipendentemente dal risultato immediato. Il primo capitolo del secondo libro, «La gioia dell’insegnamento», è stata elaborata per questo scopo. Come si afferma nella sezione introduttiva «Ai collaboratori», questo capitolo elabora la sequenza delle idee elencate qui sotto. Leggetele e pensateci in relazione al vostro desiderio di svolgere il servizio del facilitatore di un circolo di studio. Scrivete un breve paragrafo in cui spiegate come questo atto di servizio sarà per voi una costante fonte di gioia.

1. Quando si insegna la Fede si riceve una speciale benedizione, quella di condividere con gli altri la Parola di Dio rivelata da Bahá’u’lláh. Questa benedizione ci riempie di una profonda gioia spirituale.

2. La Rivelazione di Bahá’u’lláh può essere paragonata a un oceano nelle cui profondità si trovano perle di guida divina. Dobbiamo fare ogni sforzo per raggiungere le rive di questo oceano e per riceverne i benefici.

3. L’oceano della Rivelazione di Bahá’u’lláh ci è sorprendentemente vicino. Se lo desideriamo possiamo raggiungerne le rive in un batter d’occhio.

4. Avendo ricevuto la grazia di riconoscere Bahá’u’lláh, desideriamo condividere con gli altri le perle di guida divina contenute nella Sua Rivelazione. Nel farlo utilizziamo il potere della Sua Parola. Solo la Parola può trasformare il cuore degli uomini.

5. Di tutte le attività che ci occupano durante la giornata, sono speciali quelle in cui parliamo della Parola di Dio.

6. La gioia che riempie i nostri cuori quando insegniamo la Causa, deriva dall’atto stesso di insegnare – condividere con gli altri la Parola di Dio rivelata da Bahá’u’lláh. Preoccuparsi di altre cose, come lodi e riconoscimenti, guasta questa gioia. Il distacco è uno dei requisiti perché l’insegnamento sia gioioso.

7. Dobbiamo essere disposti a fare sforzi e sacrifici. e ricordare che, così facendo, conquistiamo la felicità spirituale e promuoviamo il nostro progresso spirituale. Sacrificare significa rinunciare a ciò che è inferiore per ciò che è superiore, Pur essendo causa di dolore, in realtà questo apporta gioia.

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Sezione 14

Il secondo atto di servizio che l’Istituto ha preso in considerazione è nel campo dell’educazione spirituale dei bambini. Il terzo libro «Insegnare nelle classi per bambini, primo livello», tratta alcune delle conoscenze, competenze e qualità che sono necessarie a coloro che vogliono entrare in questo campo di servizio. Molti di coloro che studiano il libro non intendono insegnare ai bambini fino ai sei anni, eppure l’educazione spirituale dei bambini riguarda tutti i bahá’í. Come genitori, fratelli, sorelle, membri della comunità, membri di istituzioni e di altre agenzie della Fede, siamo tutti responsabili. Nel messaggio del Ri?ván 2000 la Casa Universale di Giustizia ha così affermato:

«I bambini sono il tesoro più prezioso che una comunità possiede, perché in loro stanno la promessa e la garanzia del futuro. Essi portano i semi del carattere della società futura che è il larga misura modellata secondo ciò che gli adulti, che formano la comunità, fanno o mancano di fare rispetto ai bambini. Essi sono un patrimonio che nessuna comunità può impunemente trascurare. Un amore senza riserve per i bambini, il modo di trattarli, la qualità dell’attenzione mostrata loro, lo spirito del comportamento degli adulti verso di loro – tutto questo rientra negli aspetti vitali dell’atteggiamento richiesto. L’amore richiede disciplina, il coraggio di abituare i bambini alle difficoltà, non indulgere ai loro capricci o lasciarli interamente liberi di agire come vogliono. Occorre mantenere un’atmosfera in cui i bambini sentano che appartengono alla comunità e ne condividono gli scopi. Devono amorevolmente ma insistentemente essere guidati a vivere secondo i modelli bahá’í, a studiare e a insegnare la Causa in modi adatti alle loro circostanze».6

Quando svolgiamo il servizio di facilitatori del terzo libro, dobbiamo conoscere la diversità di interessi e talenti dei membri del circolo di studio. Alcuni svolgeranno questo servizio anno dopo anno, altri potrebbero preferire insegnare a un solo bambino, il proprio, un fratello o un vicino. Altri ancora vorranno apprendere uno dei componenti essenziali della vita comunitaria bahá’í. Voi dovrete incoraggiare questi desideri e aiutare ogni partecipante a raggiungere il proprio obiettivo.

Se volete essere un bravo facilitatore di questo libro dovete analizzare con attenzione i tre capitoli che lo compongono. Il primo capitolo approfondisce i principi generali dell’educazione bahá’í. Questi principi valgono per ogni tipo di educazione, ma qui sono esaminati nel contesto della formazione del carattere. Ovviamente la strategia per formare il carattere può assumere varie forme. Oggi, gli educatori di tutto il mondo attribuiscono molta importanza all’educazione morale. Essi hanno generalmente un’impostazione laica e cercano di insegnare quelle che sono considerate le virtù del buon cittadino. Nel desiderio di collaborare con organizzazioni e persone che la pensano allo stesso modo, le comunità bahá’í fanno il possibile per contribuire agli sforzi intrapresi dai sistemi scolastici nazionali. Bisogna ricordare però che c’è una grande differenza tra la formazione morale secolare e lo sviluppo delle qualità spirituali, illuminate direttamente dalla Rivelazione di Bahá’u’lláh. Nell’esaminare il capitolo «Principi di educazione bahá’í», dovrete ricordare che l’obiettivo delle classi bahá’í per fanciulli è l’educazione spirituale che include anche lo sviluppo morale. Potete fare un elenco dei principali concetti di questo capitolo che devono essere assimilati da coloro che si preparano a insegnare al primo livello?

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Il secondo capitolo, «Lezioni per classi per bambini, primo livello», contiene quindici lezioni, ciascuna delle quali si occupa di una qualità spirituale. Ripassate velocemente le lezioni, compilate un elenco delle qualità esaminate e poi scrivete un paio di frasi sul ruolo che i vari elementi di ogni lezione – imparare a memoria, canzoni, storie, giochi – hanno nello sviluppo del carattere.

Lezione 1: _______________
Lezione 2: _______________
Lezione 3: _______________
Lezione 4: _______________
Lezione 5: _______________
Lezione 6: _______________
Lezione 7: _______________
Lezione 8: _______________
Lezione 9: _______________
Lezione 10: ______________
Lezione 11: ______________
Lezione 12: ______________
Lezione 13: ______________
Lezione 14: ______________
Lezione 15: ______________

Imparare a memoria preghiere e citazioni: __________________________ ________________________________________________________________________________________________________________________

Canzoni: ____________________________________________________ ________________________________________________________________________________________________________________________

Storie: ______________________________________________________ ________________________________________________________________________________________________________________________

Giochi: _____________________________________________________ ________________________________________________________________________________________________________________________

Colorare e disegnare: __________________________________________ ________________________________________________________________________________________________________________________

Ora riesaminate il terzo capitolo «Condurre una classe per bambini» e meditate sul suo contenuto. Uno dei concetti più importanti esposti in questa parte è la disciplina. Troverete ora alcune affermazioni, decidete quali sono coerenti con il concetto di disciplina esposto in questo capitolo.

______ La disciplina deve essere rigida.

______ Per poter essere permanente, la disciplina deve venire dall’intimo della persona stessa.

______ La vera libertà dipende dall’autodisciplina.

______ Se è imposta, la disciplina limita la creatività.

______ La disciplina salvaguarda le iniziative creative dall’autoindulgenza e dalla irresponsabile ripetizione degli errori.

______ Se l’insegnante infonde nello studente l’amore di Dio, non occorrono disciplina e regole.

______ Senza disciplina è impossibile sviluppare le qualità spirituali.

______ I bambini hanno bisogno di libertà per scoprire le cose da soli. La disciplina può solo interferire con il processo della scoperta e del vero apprendimento.

______ La disciplina rafforza i bambini che, in un ambiente ben organizzato e strutturato, apprendono meglio.

______ Le persone conseguono la saggezza, se assumono l’atteggiamento umile dell’apprendista. La disciplina imposta da questo atteggiamento libera dalla paura del fallimento e facilita l’esercizio costruttivo dell’iniziativa.

______ La rettitudine del comportamento costituisce una base per la disciplina e l’ordine necessari al progresso personale e sociale.

______ L’esercizio della disciplina non deve essere inteso come forma di violenza o di abuso, psicologico o fisico perché la violenza è fondamentalmente incompatibile con la nobiltà dello spirito umano e ne danneggia lo sviluppo.

Discutete col gruppo la seguente domanda: che valore ha il concetto di disciplina nel circolo di studio, che avete già formato o che formerete, dato che i partecipanti non sono bambini, ma adulti o giovani?

Sezione 15

Dopo aver esaminato nel secondo e nel terzo libro due attività di servizio di grande merito, analizziamo, ora, il libro successivo della sequenza principale dell’Istituto che riesamina il tema dell’identità bahá’í, il soggetto nell’affermazione «percorro la via del servizio». L’identità delle persone e dei popoli è per lo più plasmata dalla storia. Quando il collegamento con la storia si interrompe, sopravviene la confusione e le persone diventano come alberi senza radici. Ma in questa era di transizione nella vita dell’umanità, in cui il vecchio ordine si sta disintegrando e uno nuovo sta prendendone il posto, potremmo chiederci trovare le radici della nostra esistenza? Per la maggior parte delle persone la domanda è difficile, ma per i bahá’í la risposta è abbastanza semplice. Dobbiamo cercare gli elementi della nostra identità negli innumerevoli eventi che hanno fatto avanzare la Causa di Dio da quella fatidica sera in cui il Báb dichiarò la Sua Missione a Mullá ?usayn.

Il quarto libro, «Le Manifestazioni gemelle», è dedicato allo studio della storia della vita del Báb e di Bahá’u’lláh. Nel primo capitolo si esamina brevemente il significato di questo Giorno, il Giorno di Dio. Il secondo e il terzo capitolo fanno conoscere allo studente il Ministero di questi due sacri Esseri. L’importanza spirituale degli episodi è sottolineata dallo studio dei relativi brani dagli Scritti. Come si accenna nella sezione «Ai collaboratori», i partecipanti sono incoraggiati a imparare a raccontare la storia in modo dettagliato e lo sviluppo della necessaria capacità per farlo è uno degli obiettivi del libro.

Un tema ricorrente nel quarto libro è il tema «crisi e vittoria». Una delle vostre sfide sarà di assicurarvi che i partecipanti del vostro circolo di studio comprendano bene questo principio. Per capire a fondo la dinamica «crisi e vittoria» potreste fare un elenco cronologico degli eventi più importanti descritti nel secondo e nel terzo capitolo del libro. Dopo di che, decidete quali eventi segnano l’inizio di una nuova fase o di crisi o vittoria.

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Sezione 16

L’educazione spirituale dei bambini è talmente importante che a questo argomento è dedicato un’altro libro di questa serie. Il quinto libro «Insegnare nelle classi dei bambini, secondo livello» cerca di impartire conoscenze e di sviluppare capacità, competenze e qualità spirituali che aiuteranno coloro che vogliono tenere classi per bambini di sette anni. Nelle prime sezioni del libro si riesaminano brevemente le esperienze dei partecipanti nel campo dell’insegnamento ai bambini di sei anni. Forse non tutti i membri del vostro gruppo hanno tenuto una classe. Ma è importante che tutti studino queste sezioni e che chi ha già esperienza ne parli con gli altri.

Il libro consiste in trenta lezioni per l’insegnante, che deve adattarli alle particolari circostanze della classe in cui insegna. Le prime quindici lezioni sono simili a quelle del terzo libro nel senso che ciascuna di esse si occupa dello sviluppo di una qualità spirituale. Le ultime quindici illustrano la vita del Báb e di Bahá’u’lláh. Le lezioni non sono un racconto dettagliato e cronologico della loro vita, ma sono incentrate su alcuni concetti che aiutano i bambini a incominciare a comprendere il Rango e il Ministero delle Manifestazioni gemelle. Attraverso queste lezioni i bambini incominciano ad acquisire conoscenze sulla Manifestazione e a diventare consapevole della fonte di ogni bene.

Riesaminando, oggi, il libro con il gruppo, dovreste considerarne il contenuto non solo alla luce della vostra esperienza, ma anche alla luce di quella delle comunità della vostra area. I libri per la formazione degli insegnanti per le classi dei bambini per i livelli successivi costituiranno un particolare settore che sarà prodotto dopo il quinto libro nella sequenza principale dei corsi. Man mano che questi saranno disponibili, saranno sempre più numerose le comunità che potranno fare assegnamento sul servizio di un certo numero di insegnanti che terranno classi per diverse fasce di età durante lo stesso weekend. Questo è l’ideale da raggiungere al più presto possibile e, a Dio piacendo, riuscirete a trasmettere questo senso di urgenza ai membri del vostro circolo di studio. Per ora vi suggeriamo di ripassare le prime quindici lezioni e di fare un elenco delle qualità trattate in ognuna di esse.

Fate un elenco dei concetti sui quali è strutturata ognuna delle seguenti lezioni:

Lezione 1: _______________
Lezione 2: _______________
Lezione 3: _______________
Lezione 4: _______________
Lezione 5: _______________
Lezione 6: _______________
Lezione 7: _______________
Lezione 8: _______________
Lezione 9: _______________
Lezione 10: ______________
Lezione 11: ______________
Lezione 12: ______________
Lezione 13: ______________
Lezione 14: ______________
Lezione 15: ______________

Compilate poi un elenco dei concetti sui quali si fondano le seguenti quindici lezioni.

Lezione 16: __________________________________________________

Lezione 17: __________________________________________________

Lezione 18: __________________________________________________

Lezione 19: __________________________________________________

Lezione: 20 __________________________________________________

Lezione 21: __________________________________________________

Lezione 22: __________________________________________________

Lezione 23: __________________________________________________

Lezione 24: __________________________________________________

Lezione 25: __________________________________________________

Lezione 26: __________________________________________________

Lezione 27: __________________________________________________

Lezione 28: __________________________________________________

Lezione 29: __________________________________________________

Lezione 30: __________________________________________________

Discutete col gruppo come i vari elementi della seconda serie delle quindici lezioni aiutino i bambini a capire questi concetti e scrivete i vostri pensieri:

Introduzione: ________________________________________________ ________________________________________________________________________________________________________________________

Domande: ___________________________________________________ ________________________________________________________________________________________________________________________

Imparare a memoria preghiere e citazioni: __________________________ ________________________________________________________________________________________________________________________

Canzoni: ____________________________________________________ ________________________________________________________________________________________________________________________

Episodi storici: _______________________________________________ ____________________________________________________________

Giochi: _____________________________________________________ ________________________________________________________________________________________________________________________

Teatro: _____________________________________________________ ________________________________________________________________________________________________________________________

Disegni: ____________________________________________________ ________________________________________________________________________________________________________________________

Sezione 17

Percorrere la via del servizio nell’arco della propria vita significa anche insegnare. Come si è detto ripetutamente, insegnare la Causa di Dio è qualcosa di più di un atto di servizio. La propagazione del Messaggio di Bahá’u’lláh è uno dei servizi più importanti che si possano svolgere, ma l’insegnamento è anche un modo di essere, per cui si condivide costantemente con gli altri ciò che ci è stato generosamente donato. Pertanto il tema «essere» e «fare» è presente in tutti e tre i capitoli del sesto libro e, come facilitatori, dovrete accertarvi che i partecipanti del circolo di studio comprendano l’interdipendenza tra le due cose.

Dovete capire che la capacità di insegnare la Causa di Dio, seguendo un piano personale o un piano d’azione collettiva, non si sviluppa in un solo corso. Le condizioni dell’umanità sono diverse da un luogo o all’altro e ogni cultura, età e circostanza presenta all’insegnante le proprie sfide. E tuttavia vi sono alcune verità universali fondamentali, sulle quali è possibile elaborare questa capacità ed è su queste che verte il tema centrale del sesto libro.

Se volete aiutare gli amici a sviluppare questa capacità, dovrete leggere molto attentamente la sezione «Ai collaboratori» e discuterne con coloro che desiderano diventare esperti facilitatori del sesto libro. È essenziale che conosciate bene i tre capitoli e, pertanto, dovete studiarli uno per uno, identificando i concetti, le qualità, gli atteggiamenti e le competenze esaminate. Per incominciare potete svolgere i due esercizi che seguono.

Uno degli scopi del libro è di verificare, alla luce degli Scritti sacri, alcune nozioni sulla natura dell’insegnamento e sul modo in cui si dovrebbe intraprenderlo. Citiamo ora alcune delle idee che i membri del vostro circolo potrebbero avere dell’insegnamento all’inizio dello studio del sesto libro. Come potrebbe cambiare il loro pensiero alla fine del corso? Scrivete quello che potrebbero dire dopo aver studiato il libro.

1. «Solo chi ha una profonda conoscenza della Causa deve insegnare».

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2. «Dobbiamo aspettare di essere ben approfonditi prima di insegnare».

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3. «Se di tanto in tanto Partecipiamo alle campagne di insegnamento, facciamo il nostro dovere e non abbiamo bisogno di un piano di insegnamento personale».

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4. «L’importante è dire al ricercatore le cose giuste. Lo stato spirituale dell’insegnante è secondario».

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5. «Ciò che conta realmente è la condizione interiore dell’insegnante, perciò non dobbiamo insegnare finché non acquisiamo le qualità del vero bahá’í. Allora il nostro esempio sarà il miglior insegnamento e non ci sarà bisogno di parole».

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6. «La cosa che conta di più è il modo di presentare il messaggio».

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7. «Insegnare la Fede è come reclutare persone per un movimento sociale progressista. Basta parlare dei principi della Fede, perché essi sono la caso che attrae maggiormente».

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8. «La ricettività, specialmente fra le masse, è così grande che dobbiamo semplicemente far entrare nella Fede grandi numeri di persone. Dal momento che gli altri non sono in grado di capire bene come stanno le cose, dobbiamo presentare un certo numero di idee attraenti della Fede in modo che essi possano accettarla».

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9. «Nell’espansione su larga scala, l’approfondimento è secondario, perché ci vogliono generazioni perché la gente cambi. La cosa sulla quale dobbiamo concentrarci è reclutare un gran numero di nuovi credenti».

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Vi suggeriamo ora di considerare la natura della presentazione fatta al ricercatore. Il sesto libro offre un esempio di come presentare la Fede attraverso la storia di Anna ed Emilia. A dir la verità, il modo in cui Anna presenta a Emilia il Messaggio di Bahá’ú’lláh non è adatto a tutte le situazioni. Tutti i partecipanti del circolo di studio devono capirlo molto bene. Come facilitatore del libro dovrete assicurarvi che i partecipanti riflettano sul modo in cui presenterebbero la Fede a coloro ai quali insegnano. Essi dovranno capire che non tutti i modi di presentare il Messaggio sono efficaci. Un’analisi della presentazione di Anna a Emilia li aiuterà a capirlo. Le buone presentazioni della Fede hanno alcune caratteristiche in comune. Pensando all’introduzione di Anna, decidete quali delle seguenti sono le caratteristiche di una buona presentazione e quali no.

Una buona presentazione:
— È diretta.
— È chiara.
— Indica un atteggiamento di apertura.
— Indica la forza della fede di chi la presenta.

— È imperniata su Bahá’u’lláh come Manifestazione di Dio e fa capire chiaramente che i Suoi insegnamenti sono la fonte di ciò che viene detto.

— Introduce il concetto che nella Fede vi sono alcune leggi da seguire.

—Chiarisce che nella Fede c’è un’ammini-strazione alla quale bisogna obbedire.

— Introduce le Figure centrali della Fede.

— Racconta la storia della Fede per creare un legame tra chi ascolta e le Manifestazioni gemelle.

— Evita una dettagliata analisi del rapporto tra Bahá’u’lláh e le Manifestazioni precedenti.

— Trasmette entusiasmo.
— Attinge abbondantemente dagli Scritti.
— Fa uso di analogie.
— È logica.
— Attrae la mente e il cuore dell’ascoltatore.

— Chiarisce che diventare bahá’í comporta alcune responsabilità.

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—Evita di caricare il simpatizzante con eccessivi dettagli.

— È invitante.

— Esprime fiducia nel fatto che l’ascoltatore abba la capacità di riconoscere la Manifestazione di Dio per oggi.

— È insistente.
— Si concentra sui dettagli.
— Manipola i sentimenti del simpatizzante.
— fa uso di argomentazioni.

— Implica che la comunità bahá’í odierna è perfetta.

— Gioca sulle paure del simpatizzante.
— È vaga.
— Si basa soprattutto sulle profezie.
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Sezione 18

Abbiamo finito di ripassare i primi sei libri della sequenza principale dell’Istituto Ruhi. Si spera che questo lavoro vi abbia dato un’idea chiara di ciò che l’Istituto intende con la frase «percorrere la via del servizio». Il settimo libro, che state ora studiando, è dedicato a un atto di servizio indispensabile al funzionamento dell’Istituto, ossia aiutare un gruppo di amici a studiare i primi sei libri. La serie continuerà con altri libri. Ma per il momento non è necessario prenderli in esame. Può essere utile a questo punto, discutere brevemente alcuni dei corsi che potrebbero derivare dalla sequenza principale. Di solito questi corsi sono concepiti per soddisfare particolari necessità e opportunità. Qualche esempio vi darà un’idea generale.

* Dato che che le persone che seguono i corsi dell’Istituto Ruhi e che impiegano ciò che hanno imparato al servizio della propria comunità sono sempre più numerose, incominciano a presentarsi nuove opportunità. Per esempio in molte parti del mondo lo studio del primo libro ha ispirato gli amici a tenere nelle comunità riunioni devozionali. Un’Assemblea Spirituale Nazionale o un Consiglio regionale potrebbe voler promuovere questa attività. Quando ci si è fatta una certa di esperienza, si può chiedere all’Istituto locale di individuare i casi che hanno avuto successo, di analizzare l’impostazione più efficace e di produrre un breve corso sul modo organizzare le riunioni devozionali nelle comunità locali. Questo corso, che potrebbe anche essere molto breve, potrebbe essere una delle ramificazioni che seguono il primo libro. Non tutti coloro che hanno studiato il primo libro vorranno organizzare questi incontri, ma almeno un paio di persone di ogni circolo di studio potrebbero essere aiutate a farlo. Un altro corso dello stesso ramo potrebbe spiegare dettagliatamente i meravigliosi e profondi contenuti della Preghiera obbligatoria lunga.

* Una seconda ramificazione potrebbe derivare dal secondo libro. Come sapete, alla fine della seconda parte i partecipanti sono incoraggiati a tenere un primo incontro per approfondire un gruppo di nuovi credenti. Nel Sudest asiatico è stato elaborato del materiale, basato sull’esperienza locale, per aumentare la consapevolezza degli amici sulla parità tra l’uomo e la donna attraverso una serie di riunioni. Questo materiale, che è stato adottato da altri Istituti nel mondo, si è dimostrato molto efficace. Anche in questo caso, non tutti coloro che studiano il secondo libro vorranno essere formati all’uso del materiale e costituire dei gruppi per studiarlo, ma senza dubbio in ogni circolo di studio ci sarà qualcuno che vorrà farlo. Procedendo sullo stesso ramo potrebbero benissimo nascere corsi per formare le persone interessate a lavorare in vari campi per l’avanzamento delle donne.

* Dal secondo libro potrebbe nascere un’altra serie di corsi che tratti dell’educazione alla salute. In Africa sono stati sviluppati alcuni modelli, di diverso livello di complessità, per formare operatori del servizio sanitario. Il primo si occupa di formare un educatore sanitario della famiglia, cioè una persona che impara a riunire in una località alcuni membri delle grandi famiglie allargate, spiega loro alcuni concetti fondamentali e li assiste nei loro sforzi per migliorare la salute del resto della famiglia. È probabile che molti Istituti nel mondo, specialmente nei paesi nei quali il sistema sanitario è alquanto carente, inizino questo tipo di corsi.

* Uno dei rami che l’Istituto Ruhi sta sviluppando consiste in una serie di corsi per la formazione di insegnanti per le classi dei bambini. Come sapete, il terzo e il quinto libro della sequenza principale hanno lo scopo di impartire la conoscenza, le competenze e le qualità necessarie per guidare classi per bambini di sei, sette anni. Come si è già spiegato, l’educazione spirituale dei bambini è talmente importante che tutti coloro che studiano i libri dell’Istituto sono incoraggiati a fare qualche esperienza in questo campo – anche se soltanto con uno o due bambini della propria famiglia – e a collaborare per il suo progresso. Ma non tutti coloro che seguono la sequenza principale vorranno svolgere questo tipo di servizio. Dopo il quinto libro ci saranno corsi dedicati alla formazione di insegnanti per classi per bambini dagli otto anni in su. Questi corsi diventeranno sempre più complessi e, alla fine della serie, l’insegnante avrà acquisito una profonda conoscenza nel campo dell’educazione.

* Un altro esempio, è una serie di corsi che potrebbero scaturire dal sesto libro. I corsi di questo tipo mireranno a impartire la conoscenza, le competenze, le qualità e gli atteggiamenti necessari a trasmettere il Messaggio della Fede a particolari popolazioni. Il sesto libro tratta degli aspetti universali dell’insegnamento. Seguendo il corso, gli studenti traggono beneficio dallo studio del tema dell’insegnamento nel contesto di una popolazione specifica. Per esempio, la sedicesima sezione del secondo capitolo esamina alcuni atteggiamenti necessari per presentare la Fede. Ma il significato dei concetti discussi può variare da una cultura all’altra. Per esempio, essere provocatori o cauti nel campo dell’insegnamento assume significati diversi a secondo della cultura locale. Questo è, dunque, il genere di argomenti che nei corsi scaturiti dal sesto libro potrebbero affrontare.

Tutto questo descrive una possibile evoluzione del programma dell’istituto per lo sviluppo delle risorse umane per l’espansione e il consolidamento della Fede. È importante che comprendiate che il programma non è lo stesso per tutti gli istituti che hanno deciso di usare il materiale dell’Istituto Ruhi. Come facilitatori di un circolo di studio non dovete preoccuparvi dello sviluppo dei corsi. L’istituto che voi servite si fa carico di questo compito, adattando e modellando il materiale a seconda delle necessità. Voi dovete sapere che esistono altri corsi oltre a quelli della sequenza principale e, di conseguenza, osservare i vostri studenti e assicurarvi che coloro che ne sono capaci siano incoraggiati a parteciparvi. Inoltre, dovreste ricordare un concetto al quale abbiamo accennato nel primo esempio, cioè che il materiale non funziona se non è accompagnato dall’esperienza. I libri dell’Istituto Ruhi non sono il prodotto della mente di una persona, né il risultato di una consultazione teorica di un gruppo privo di esperienza pratica. Sono stati scritti nel corso di molti anni man mano che l’Istituto imparava nei dettagli il modo in cui ogni atto di servizio potesse essere svolto con successo. Data l’impostazione, la preparazione di un libro richiede molto tempo, spesso più di dieci anni. È un processo lento, ma i risultati ricompensano la pazienza.

Sezione 19

Esaminiamo ora un altro elemento del metodo usato dall’Istituto Ruhi: il circolo di studio. Come molti istituti, l’Istituto Ruhi ha incominciato la sua attività riunendo un certo numero di credenti, a volte fino a quaranta, in un luogo centrale per partecipare a corsi di una certa durata, da due o tre giorni fino a parecchie settimane. Ancor oggi alcuni corsi si tengono presso la sede principale dell’Istituto, per esempio un corso bimestrale per giovani desiderosi di offrire un anno di servizio alla Fede.

Ma fin dall’inizio l’importanza attribuita ai metodi partecipativi ha indirizzato l’Istituto Ruhi a sviluppare materiale di studio per piccoli gruppi. Ben presto si è anche capito che l’impostazione avrebbe dovuto rispettare il ritmo di apprendimento delle varie persone. pertanto, per studiare il materiale, coloro che si riunivano nella sede principale per i vari corsi si dividevano in gruppetti, per cui gli amici che avevano lo stesso ritmo di apprendimento lavoravano assieme. Era stato spiegato loro che nell’istituto non c’era posto per la competizione. Ciascuno sarebbe andato avanti secondo le proprie possibilità, che sarebbero cambiate con il procedere del processo educativo. Questa è la situazione dalla quale sono nati gli attuali libri dell’Istituto.

In seguito, quando si è dovuto affrontare il problema di ampliare il raggio di azione, le caratteristiche intrinseche del materiale hanno consentito all’Istituto di portare i suoi corsi a livello locale con relativa facilità tramite il sistema di diffusione creatosi attorno al «circolo di studio». Conoscete, certamente, questo sistema di educazione a distanza. Quando ha incominciato a essere più diffuso, sono sorte molte domande circa la natura dei circoli di studio. Eccone alcuni esempi:

Nel circolo di studio vi sono regole che i partecipanti devono seguire?

Il circolo di studio si riunisce regolarmente per un periodo di tempo definito?

Deve seguire un programma in qualche modo prestabilito?

I non bahá’í possono partecipare al circolo di studio?

Il circolo di studio organizza la Festa del diciannovesimo giorno di una comunità locale?

Può organizzare la Festa del diciannovesimo giorno per i suoi partecipanti?

Può avere le proprie mete d’insegnamento?

Organizza attività d’insegnamento per i partecipanti?

I partecipanti prendono parte, come gruppo, alle attività d’insegnamento della comunità?

Può un circolo di studio organizzare classi per i bambini della comunità?

Può organizzare una serata sociale musicale per la comunità locale?

Può un circolo di studio organizzare attività ricreative per i partecipanti?

Può organizzare attività ricreative per la comunità locale?

Può un circolo di studio elaborare progetti di servizio per la comunità locale?

Può un circolo di studio approfondire gli Scritti della Fede oltre che studiare il materiale dell’Istituto?

Può organizzare incontri devozionali per la comunità locale?

Può un circolo di studio organizzare incontri devozionali per i partecipanti?

Può, alla fine del corso, organizzare una festa finale?

Se dovessimo elencare tutte le domande sorte, l’elenco si allungherebbe molto. Vi aspettate sicuramente che la nostra risposta a molte domande sia: «Dipende!». Ma del circolo di studio si possono dire alcune cose che ne definiscono i tratti generali. Esaminate i seguenti paragrafi e discuteteli nel gruppo. Dovrebbero contenere le idee fondamentali che vi occorrono per rispondere alle domande che possono sorgere nella vostra fattispecie.

Il circolo di studio è uno degli elementi di un sistema educativo a distanza amministrato dall’istituto, che si propone di portare a livello locale un programma per lo sviluppo delle risorse umane. In genere è formato da 8-10 amici di una località, i quali, con l’aiuto di un facilitatore, studiano la sequenza dei programmi dei corsi seguendo un proprio ritmo. Il circolo di studio non fa parte della struttura dell’Ordine amministrativo, come le Assemblee o i comitati. Nel suo funzionamento e nella partecipazione vi è una discreta flessibilità. Certi gruppi possono decidere di incontrarsi una volta la settimana per un lungo periodo di tempo, altri preferiscono incontrarsi tutti i giorni o di tanto in tanto in un weekend. Quando si finisce un libro, i partecipanti possono decidere di studiare tutti insieme il libro successivo, ma alcuni possono uscire dal gruppo e unirsi poi a un altro. Man mano che i membri del gruppo progrediscono nella sequenza, possono unirsi a loro altri amici che hanno studiato altrove. Questo può accadere sia all’inizio sia durante lo studio, purché il nuovo arrivato possa facilmente integrarsi col gruppo e non sia causa di ritardi. Il facilitatore può essere lo stesso da un corso all’altro, ma è anche possibile che cambi alla fine del corso. Durante il percorso di studio può accadere che alcuni dei partecipanti raggiungano un livello tale da essere loro stessi formati come facilitatori e dar vita, quindi, a nuovi circoli di studio, svolgendo questo servizio mentre proseguono i loro studi.

Per formare un circolo di studio non occorre un minimo di partecipanti. Molti hanno avuto successo anche con due o tre partecipanti soltanto. Se i partecipanti sono molti, è consigliabile suddividerli in gruppetti che, volendo, possano incontrarsi tutti nello stesso luogo e nello stesso momento, richiedendo l’aiuto di altri facilitatori. I partecipanti del circolo di studio possono essere amici che si conoscono da molto tempo, ma un gruppo potrebbe anche essere composto da persone che hanno risposto in momenti diversi alla richiesta dell’istituto di formare un circolo di studio nella comunità. In quanto parte di un progetto intensivo d’insegnamento in un’area, l’istituto invia nelle località della zona alcuni dei suoi collaboratori con il compito di formare circoli di studio per i nuovi credenti e per le persone interessate alla Fede. Sono sempre più numerose le località nelle quali gli amici prendono contatto con le scuole, i circoli e le organizzazioni locali per trovare persone interessate a studiare i corsi dell’istituto anche se non sono bahá’í.

In quanto elemento di un sistema educativo a distanza, il circolo di studio ha due funzioni essenziali: una è studiare i corsi dell’istituto, l’altra è la pratica. Mentre tutti i corsi della sequenza principale e le diramazioni che ne scaturiscono mirano a trasmettere una conoscenza della Fede, a dare una visione spirituale e a sviluppare capacità e competenze per il servizio, alcuni di essi sviluppano soprattutto questo ultimo aspetto. Per sviluppare queste capacità, non basta che i partecipanti studino il materiale e svlgano gli esercizi. Devono avere l’occasione di mettere in pratica le capacità che stanno acquisendo. Per esempio, se i partecipanti di un circolo di studio devono acquisire fiducia nella propria capacità di parlare di temi di approfondimento con i nuovi credenti, che è lo scopo del secondo capitolo del secondo libro, è meglio che vadano a trovare a casa le famiglie vicine accompagnati da un amico più esperto e facciano esperienza in questo tipo di servizio. Naturalmente c’è un momento in cui il tirocinio finisce e ha inizio lo svolgimento di un servizio continuativo, secondo i piani e i progetti della comunità. Si deve stare attenti a non far divenire la pratica talmente elaborata e organizzata da trasformare il circolo di studio in un comitato incaricato, per esempio, di approfondire i credenti, perdendo così di vista il suo scopo principale.

Oltre a studiare il materiale e discuterlo con il gruppo, i partecipanti di un circolo di svolgono anche attività artistiche – musica, poesia, pittura, artigianato, teatro e narrativa, in particolare la narrazione di episodi tratti da Gli Araldi dell’Aurora – attività che contribuiscono all’approfondimento della comprensione e allo sviluppo spirituale. Vi sono anche altri elementi che possono essere inclusi nel metodo di studio. Per esempio, in alcune località i circoli di studio hanno deciso che fare insieme giochi di collaborazione può aiutare i partecipanti a migliorare la capacità di lavorare insieme e facilitare l’apprendimento. Il facilitatore ha la discrezione di decidere se utilizzare o meno questi mezzi supplementari, in considerazione della cultura, dell’età e delle preferenze dei partecipanti.

Oltre alle due funzioni essenziali dello studio e della pratica, il circolo di studio svolge anche altre attività fuori programma, a seconda della natura del gruppo e delle circostanze della comunità. Può decidere di organizzare eventi sociali per la comunità. Può anche realizzare progetti di servizio. Talvolta i partecipanti di un circolo di studio promuovono incontri devozionali settimanali. Alla fine dei corsi possono invitare la comunità a una festa speciale. Naturalmente il circolo di studio non si assume doveri e responsabilità di pertinenza delle istituzioni della Fede. La celebrazione della Festa del diciannovesimo giorno, per esempio, non è organizzata dal circolo di studio, ma dall’Assemblea Spirituale Locale. Esso, però, può decidere di sostenere la celebrazione della Festa, contribuendo alla sua organizzazione. Ovviamente, se una comunità è agli inizi del suo sviluppo e non ha la fortuna di essere guidata da un’Assemblea Spirituale Locale, il circolo di studio può diventare il nucleo della vita comunitaria.

I risultati di un solo circolo di studio sono necessariamente limitati. Soltanto quando in un’area vi è un certo numero di circoli di studio, la loro interazione produce la forza necessaria per sostenere una crescita accelerata. L’istituto fa in modo che lo spirito rimanga alto organizzando, tramite i suoi coordinatori regionali e di area, incontri saltuari di tutti i circoli di studio dell’area, incontri regolari dei facilitatori, campagne speciali, per cui ogni circolo di studio riceve una visita ed è aiutato a progredire, feste e celebrazioni. In questo modo lo studio dei corsi degli istituti entra a far parte della cultura di una zona.

Qualunque attività il circolo di studio intraprenda, è importante che non permetta che fra i suoi membri si sviluppino sentimenti di esclusività. Le loro attività devono servire a unire il gruppo in spirito di cameratismo e, allo stesso tempo, attrarre gli altri a questo metodo di apprendimento. Gli incontri del circolo di studio sono gioiosi e sereni. Non occorrono rituali per studiare il materiale. Ciò non significa che negli incontri del gruppo non ci sia una certa prassi. Le normali regole delle puntualità e della cortesia sono valide nei circoli di studio come in altre circostanze, ma non devono far sorgere schemi rigidi. Soprattutto, si deve ricordare che lo scopo dell’Istituto è di produrre risorse umane per l’espansione e il consolidamento della Fede e che i membri del circolo di studio devono mettersi a disposizione delle istituzioni della Causa aiutandole a realizzare i loro piani e i loro programmi.

Dopo esservi consultati su quanto sopra, decidete quali dei seguenti aggettivi descrivono in maniera appropriata l’atmosfera di un circolo di studio:

____ Attiva ____ Giocosa
____ Sobria ____ Calma
____ Tranquilla ____ Noiosa
____ Concentrata ____ Misteriosa
____ Rumorosa ____ Esclusiva
____ Intensa ____ Tesa
____ Gioiosa ____ Amorevole
____ Agitata ____ Adatta all’apprendimento
____ Accademica ____ Dinamica
____ Vibrante ____ Stimolante

____ Intellettualmente stimolante ____ Emotivamente sfibrante

____ Seria ____ Intellettualmente stressante
____ Rigida ____ Spirituale
____ Unita ____ Moralistica
____ Armoniosa ____ Spiritualmente edificante

____ Competitiva ____ Emotivamente incoraggiante

____ Favorevole all’eccellenza ____ Formale
____ Creativa ____ Informale
____ Disciplinata ____ Stimolante
____ Grintosa ____ Entusiasmante

Le persone si riuniscono in molte occasioni per ragioni diverse. Paragonate le caratteristiche di un circolo di studio con:

1. Un incontro di comitato: _______________________________________ ________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

2. Una classe: __________________________________________________ ________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

3. Un gruppo di amici impegnati in una discussione intellettuale: _________ ________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

4. Una festa: ___________________________________________________ ________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Sezione 20

Avendo chiarito la natura e lo scopo del circolo di studio, possiamo ora esaminare brevemente come funziona in pratica. Già sapete che non c’è un programma fisso al quale il gruppo debba attenersi. Quindi, invece di indicare una serie di passi da seguire, vi chiederemo di riflettere su alcuni esempi di attività dei circoli di studio. Le situazioni esposte sono svariate e non vi imbatterete necessariamente in esse nel corso del vostro futuro servizio. Ma riflettere su una vasta gamma di situazioni vi aiuterà a formarvi un’immagine del tipo di circolo di studio che formerete.

Alla fine di ogni descrizione, vi saranno poste una o due domande. Non richiedono lunghe risposte e servono unicamente ad aiutarvi a farvi un’idea corretta.

1. Avete appena dato inizio a un circolo di studio con otto amici. La loro età va dai 16 ai 19 anni. Dopo le preghiere dite qualche parola sulla natura generale dei corsi e quindi chiedete loro di parlare, se lo desiderano, di ciò che si aspettano di imparare nel corso che sta per incominciare. Solo tre di loro espongono le loro riflessioni e, notando la riluttanza degli altri, decidete di non insistere. Incominciate a presentare il primo capitolo del primo libro, spiegandone brevemente lo scopo, il contenuto e il modo in cui il gruppo lo studierà. Che cosa dite?

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2. Durante lo stesso incontro, subito dopo la vostra introduzione, i partecipanti incominciano a studiare la prima sezione del primo capitolo. Decidete che è meglio studiare questa sezione in gruppo piuttosto che a coppie. Chiedete a uno dei partecipanti di leggere la prima citazione a voce alta e quindi di porre agli altri la domanda che segue. Dalla vostra spiegazione hanno capito che lo scopo dell’esercizio è di aiutarli a concentrarsi sul significato immediato ed esplicito di ogni frase prima di pensare alla sua applicazione e alle sue implicazioni. Rileggono il materiale e alcuni rispondono alla domanda recitando la citazione. Poi chiedete a un altro partecipante di fare la stessa cosa con il secondo passo e procedete così fino alla fine della sezione. Poi, quando arrivate al secondo gruppo di citazioni, dividete i partecipanti in quattro gruppi di due, invitandoli a lavorare in coppia. Che cosa fate voi mentre loro lavorano? In quale misura intervenite sul lavoro delle coppie? Che cosa fate se una coppia non riesce a formulare le domande? Che cosa fate se una coppia trova l’esercizio troppo facile e lo svolge tutto ma frettolosamente? Che cosa fate se uno dei partecipanti si rifiuta di dare risposte dirette e in qualche modo non comprende l’importanza del primo livello di comprensione?

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3. Qualche settimana dopo, lo stesso gruppo studia la seconda sezione del terzo capitolo del primo libro, che tratta del rapporto fra anima e corpo. Il paragrafo di introduzione è stato letto due volte ad alta voce e ora tutti stanno facendo, per conto proprio, l’esercizio. Nella stanza c’è silenzio e regna un’atmosfera di riflessione attenta e disciplinata. Quando notate che un partecipante ha bisogno di aiuto, vi avvicinate e, sottovoce, rispondete alle sue domande. Scrivete qualche parola sul tipo di disciplina che regola questa attività. Qual è la fonte di questa disciplina?

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4. Nella stessa sessione, dopo che tutti hanno finito l’esercizio, il gruppo incomincia a discutere sui punti salienti della sezione. Con quale esercizio aprite la discussione del gruppo?

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5. In un’altra comunità, avete formato un gruppo di studio composto da due grandi famiglie allargate e studiate con loro il primo libro. I membri più giovani sono due cugini quindicenni e la persona più anziana è la nonna di circa sessant’anni. Mentre imparano a memoria notate che, data la differenza di età, la capacità dei partecipanti di imparare a memoria varia molto. Come previsto, i più giovani lo fanno molto facilmente e anche la nonna impara a memoria piuttosto bene, dato che non ha mai perso la tradizionale abitudine di imparare qualcosa a memoria. Alcuni partecipanti di mezza età, però, hanno qualche difficoltà. Fate in modo di occuparvi di questi membri, aiutandoli e incoraggiandoli. Quando arriva il momento in cui tutti devono recitare a memoria la citazione, suggerite che essi tengano il libro aperto per aiutarsi a farlo. Perché è meglio agire in questo modo invece di permettere che ci rinuncino? Anche coloro che hanno facilità di memoria devono tenere il libro aperto quando recitano il passo?

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6. Svolgete il servizio del facilitatore in un circolo di studio, composto per lo più da giovani, in una comunità che fa poche attività bahá’í, pur avendo avuto diverse dichiarazioni nel corso degli anni. L’Assemblea Spirituale Locale viene eletta ogni anno, ma si riunisce raramente e la formazione del vostro circolo di studio fa parte dei piani delle istituzioni della Fede per ridare vita alla comunità. Avete appena finito di studiare il primo libro e i partecipanti sono pronti a impegnarsi in qualche attività. Decidete che in questo caso il gruppo potrebbe organizzare una riunione devozionale settimanale alla quale si inviteranno familiari e amici. Quali suggerimenti date al gruppo per l’organizzazione di questa attività?

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7. Un’altra volta, lavorate in un circolo di studio in una comunità dove, da molti anni, c’è un’Assemblea Spirituale Locale. Il gruppo ha completato lo studio del primo libro e i partecipanti sono ansiosi di svolgere qualche attività di servizio. Nella comunità c’è già una riunione devozionale settimanale organizzata dall’Assemblea Spirituale Locale, ma non è né regolare né molto frequentata. Vi rendete conto che non è il caso che il circolo di studio organizzi una riunione devozionale separata. In questi casi è auspicabile che il gruppo sostenga la riunione esistente. Decidete che, come primo passo, vi consulterete con l’Assemblea Spirituale Locale. Come fate?

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8. In un’altra comunità state aiutando due gruppi, uno – composto da dieci giovani dai 15 ai 17 anni – studia la sequenza principale dei corsi dell’Istituto e l’altro – composto da undici giovanissimi – studia il libro Attingere dal potere della parola. I gruppi si incontrano una volta la settimana, separatamente, uno dopo l’altro. Il gruppo dei più grandi lavora al secondo capitolo del secondo libro, Temi di approfondimento. Durante i primi incontri alcuni erano molto timidi, ma ora tutti si sentono a proprio agio. Hanno appena finito di rappresentare lo sketch suggerito nell’ultimo esercizio della prima sezione e hanno incominciato la sezione successiva nella quale si richiede che imparino brani abbastanza lunghi sull’Eterno Patto di Dio da presentare ai nuovi credenti. Chiedete loro di leggere a voce alta un paragrafo per uno. Il passo viene letto due volte. Poi chiedete a uno dei giovani di rileggere il primo paragrafo, di chiudere il libro e di cercare di ripetere il concetto con le sue parole. Tutto il gruppo aiuta il partecipante senza fare pressioni di alcun genere. Una volta studiato tutto il passo, li dividete in gruppi di due o tre persone chiedendo loro di fare la stessa cosa in piccoli gruppi. A che punto decidete che questa attività ha raggiunto il suo scopo e che è ora di andare avanti?

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9. Qualche settimana più tardi, il gruppo dei giovani più grandi ha completato lo studio del secondo capitolo del secondo libro ed è arrivato il momento di mettere in pratica ciò che si è appreso. Nella zona c’è un discreto numero di bahá’í ed è stata organizzata l’elezione dell’Assemblea Spirituale Locale per Ri?ván, che è fra qualche mese. Durante una riunione regionale, chiedete al Comitato di insegnamento di area di darvi l’elenco dei membri della comunità. Quando il gruppo di giovani si riunisce di nuovo, mostrate loro l’elenco e si scopre che ciascuno di loro conosce quattro o cinque famiglie. Assieme a loro ideate un piano per far in modo che essi parlino con i credenti che conoscono sugli argomenti di approfondimento e accompagnate ciascuno dei giovani nella sua prima visita. Nelle settimane successive, durante ogni incontro, discutete con i giovani delle loro esperienze. Alcuni hanno buoni risultati, ma due o tre di loro hanno la sensazione che le famiglie siano troppo impegnate per riceverli e, in verità, non gradiscano le loro conversazioni. Dal momento che l’attività funziona bene per la maggior parte del gruppo, vi rendete conto che le difficoltà nascono da qualcosa nell’impostazione di questi amici. Come agite per aiutarli?

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10. Durante i loro studi, i giovanissimi con i quali state lavorando nella stessa comunità hanno una parte pratica da svolgere. Ciascuno di loro sta preparando una presentazione per i familiari e gli amici in cui parlerà di un argomento. Come potete incoraggiare i giovani ad aiutare i giovanissimi in modo che l’evento sia un successo ed essi ne siano incoraggiati?

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11. In seguito allo studio del secondo capitolo del secondo libro, i giovani della comunità di cui si è detto si sono entusiasmati del concetto della Festa del diciannovesimo giorno. Voi incoraggiate il loro circolo di studio a preparare la parte devozionale e sociale della Festa. Suggerite anche di dedicare, in ogni riunione, un po’ di tempo alla consultazione, ma spiegate che per la parte amministrativa della Festa bisogna aspettare l’elezione dell’Assemblea Spirituale Locale il prossimo Ri?ván. A quale istituzione riferite i passi intrapresi dal circolo di studio?

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12. State studiando il secondo libro con un gruppo di giovani in una piccola comunità dove c’è un’Assemblea Spirituale Locale di vecchia data, che cerca di affrontare la sfida di promuovere la crescita. Non essendoci nuovi credenti con i quali i partecipanti possano parlare dei temi di approfondimento del secondo capitolo, fate fare un gioco delle parti nel quale una persona fa la parte dell’insegnante e le altre quella dei membri di una numerosa famiglia allargata. Poi, mentre studiano il terzo capitolo, Introduzione ai principi bahá’í, chiedete che mettano in pratica ciò che stanno imparando cercando di parlare a scuola di temi sociali e spirituali. Spiegate che, grazie a quelle conversazioni, potrebbero essere in grado di invitare qualche amico a formare un altro circolo di studio nella comunità, per il quale sareste lieti di svolgere il servizio di facilitatore. Perché è così importante che coloro che studiano il secondo libro facciano pratica al secondo o al terzo capitolo oppure in entrambi a seconda delle circostanze?

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13. In un’altra occasione, state aiutando un gruppo di giovani a studiare il terzo libro, «Insegnare nelle classi per bambini, primo livello». Stanno studiando il secondo capitolo, che include le quindici lezioni per le classi. Dopo aver esaminato dettagliatamente alcune delle prime lezioni, suggerite che ciascuno di loro provi a insegnarle a due o tre bambini che conoscono – fratelli e sorelle più piccoli, nipoti, bambini del vicinato. Durante la riunione successiva del circolo di studio, discutete con loro delle loro esperienze. È chiaro che per tutti è stato faticoso insegnare anche solamente a un paio di bambini e che tutti hanno bisogno di incoraggiamento. Che cosa dite?

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14. Studiando con un altro gruppo il quinto libro, fate notare che le lezioni per i bambini di sette anni hanno caratteristiche diverse da quelle per i bambini di sei anni. Spiegate, per esempio, che le affermazioni introduttive e le storie per il primo livello sono scritte in un linguaggio adatto ai bambini e l’insegnante deve limitarsi a presentarle come sono scritte. Nel quinto libro, specialmente nella seconda serie di quindici lezioni, le introduzioni e gli episodi storici sono scritti per l’insegnante, il quale deve poi semplificarli per i bambini, esprimendoli con parole che essi possano capire. Per dimostrate al circolo di studio come si deve fare, leggete uno degli episodi e poi lo raccontate come fareste con dei bambini. Dimostrate oggi al vostro gruppo come fareste.

15. Avete finito di studiare il secondo capitolo del quarto libro con un gruppo di giovani che frequentano la scuola superiore. Studiando le varie sezioni del capitolo, i giovani hanno imparato a raccontare tutti gli episodi della vita del Báb. Ora stanno organizzando una serata per un gruppetto di amici durante la quale, a turno, racconteranno gli eventi della vita del Báb incominciando dalla fanciullezza e finendo con il martirio a Tabríz. Potete descrivere un programma adatto a quella serata?

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16. Il Comitato di insegnamento di area della vostra zona sta organizzando una campagna di insegnamento estiva. State lavorando con un circolo di studio composto di giovani che hanno appena incominciato il sesto libro. Parlate della campagna d’insegnamento ed essi decidono di avere qualche riunione supplementare per finire il libro prima della campagna. Voi accettate subito. Che cosa dovete fare per assicurare che i giovani partecipino alla campagna di insegnamento?

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17. Conoscete una persona della comunità che è bravissima in un’ arte particolare e avete parlato con lei della possibilità di dare lezione ai partecipanti del vostro circolo di studio. Quella persona vi ha detto che potrà insegnare le basi della sua arte in quattro lezioni. In circostanze normali il gruppo si riunisce una volta la settimana. Dopo esservi consultati con il gruppo, tutti sono d’accordo di riunirsi per un mese due volte la settimana, una volta per studiare il materiale e l’altra per sviluppare l’espressione artistica. Perché è giusto considerare questa seconda riunione come parte integrante dello studio e non come un’attività fuori programma?

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18. Una partecipante del vostro circolo di studio ha un eccezionale talento musicale. Parlando con lei, scoprite che in passato ha studiato musica, ma che poi ha smesso contro il parere dei genitori. Che cosa potete dirle per incoraggiarla a sviluppare questo talento dato da Dio?

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19. I partecipanti del vostro circolo di studio vogliono formare una squadra di calcio per giocare con le squadre delle comunità vicine. La considerate un’idea meravigliosa e li incoraggiate. Ma vi accorgete presto che questa attività fuori programma incide negativamente sullo studio. Vi consultate con loro su come mantenere l’equilibrio nelle attività, esortandoli a non dimenticare lo scopo principale del circolo di studio. Che cosa dite?

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Sezione 21

La sequenza dei corsi, il circolo di studio e il facilitatore sono i tre elementi fondamentali del sistema determinato dalla metodologia dell’Istituto Ruhi. La discussione sui primi due elementi fatta nelle sezioni precedenti dice già molto della terza. Per questa ragione, e per evitare di offendere il vostro senso di modestia interessandoci di voi e delle vostre qualità, dedicheremo al «facilitatore» solo una sezione. Vi chiediamo, quindi, di ripassare ciò che avete studiato finora in questo libro e di scrivere uno o due paragrafi sull’impresa che vi accingete ad affrontare.

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Senza leggere ciò che avete scritto, possiamo senz’altro desumere che la vostra descrizione verta sul concetto del servizio. Vi suggeriamo di imparare a memoria le seguenti citazioni sul rango del servizio:

«Il vincolo di servitù fra l’adoratore e l’Adorato, la creatura e il Creatore, deve essere considerato in se stesso un pegno della Sua amabile benevolenza verso gli uomini e non un indizio di alcun merito da essi posseduto. Ne fa fede ogni vero e illuminato credente».7

«Se cerchi la gloria eterna, sii umile e sottomesso alla presenza degli amati di Dio. Sii servo di tutti e servi tutti in egual misura. Il servizio agli amici appartiene a Dio, non a loro. Sforzati di diventare fonte di armonia, di spiritualità e di gioia per gli amici e per le ancelle del Misericordioso. Ciò è motivo di grande soddisfazione per ‘Abdu’l-Bahá».8

Sezione 22

Le vostre riflessioni sui vari temi trattati in questo capitolo vi hanno probabilmente convinti che la capacità di servire come facilitatori dei libri da 1 a 6 si acquisisce solo col tempo e l’esperienza. Il settimo libro è ben lontano dall’essere il materiale definitivo per «la formazione dei facilitatori». Serve a introdurvi a certi concetti e a migliorare la vostra capacità di aiutare i vari gruppi a progredire nella principale sequenza dei corsi dell’Istituto Ruhi. Uno dei modi più proficui per approfondire la vostra comprensione dei concetti rilevanti, di perfezionare le vostre qualità e i vostri atteggiamenti e di migliorare le vostre competenze e le vostre capacità è quello di partecipare ai regolari incontri per facilitatori organizzati dall’istituto nella vostra area. In questi incontri si analizzano le varie esperienze e si cerca di rispondere a un sacco di domande.

Durante questi incontri per chiarire i quesiti si ricorre spesso alle sezioni introduttive «Ai collaboratori» di ogni libro Per farvi un’idea di questa parte dell’incontro, vi chiediamo di rileggere la sezione «Ai collaboratori» del primo libro con il vostro gruppo. Discuterete sicuramente su alcuni concetti, compresi i seguenti:

* Tutti i partecipanti dei corsi dell’Istituto Ruhi, sia che studino il materiale per la prima volta, sia che svolgano la funzione di facilitatori, sono impegnati in un processo reciproco di apprendimento.

* La responsabilità dell’apprendimento è di ogni partecipante.

* Nei processi educativo, contrariamente alla mera acquisizione di semplici tecniche, è essenziale che i partecipanti divengano sempre più consapevoli del significato e dell’importanza di ciò che fanno.

* I partecipanti ai corsi dell’Istituto Ruhi devono raggiungere i tre livelli di comprensione delle citazioni che studiano: capire il significato delle parole e delle frasi dagli Scritti, considerare come i concetti contenuti negli Scritti si applichino alla propria vita quotidiana e capire alcune delle implicazioni delle citazioni.

* La tecnica di dividere i partecipanti in coppie, nelle quali uno legge un passo e l’altro formula una domanda attinente, ha uno scopo ben preciso e quindi la sua utilità ha certi limiti.

* La capacità di concentrare l’attenzione sull’immediato ed esplicito significato dei brani tratti dagli Scritti contribuisce alla realizzazione dell’unità nelle comunità bahá’í.

* Le lunghe discussioni sul significato di singole parole al di fuori del contesto del materiale studiato possono essere controproducenti.

* Nello studio di ogni corso si deve fissare il ritmo con cui procedere.

* I gruppi di studio devono evitare, da un lato, di affrontare in modo superficiale gli esercizi senza analizzarli attentamente e, dall’altro, di discutere troppo a lungo su un’idea allontanandosi dallo scopo principale del capitolo.

* Alcune domande, alle quali è impossibile dare una risposta definitiva, sono poste per aumentare la consapevolezza su un argomento.

* Ogni capitolo del libro ha uno scopo principale.

* Ogni sezione, generalmente, cerca di trasmettere soltanto una o due idee fondamentali.

Per quanto riguarda il livello di comprensione, la sezione «Ai collaboratori» consiglia a chi si prepara a svolgere il servizio di facilitatore del libro di esaminare ogni capitolo e di classificare gli esercizi secondo i tre livelli menzionati. Potrebbe essere utile svolgere oggi col vostro gruppo questa attività. Dovrete, naturalmente, ricordare che, riferendosi ai tre livelli di comprensione, l’Istituto non enuncia una teoria sulla natura della «comprensione». I livelli di comprensione sono presumibilmente molti e, anche in questo semplice schema, in fondo, non importa se un esercizio è classificato in una categoria piuttosto che in un’altra. La suddivisione degli esercizi nei termini di questi livelli di comprensione serve semplicemente ad aiutarvi a decidere quanto tempo dedicherete a ciascuno di essi, quale punto vorrete sottolineare e che cosa vorrete ottenere nello studio delle varie sezioni.

Sezione 23

Un’altra attività che si svolge durante gli incontri dei facilitatori è la revisione di uno o più capitoli: si esamina nei dettagli il contenuto di alcuni brani specifici e si discutono gli esercizi. Per illustrarvi il tipo di consultazione in cui vi impegnerete durante questi incontri, vi presenteremo in questa e nelle tre sezioni successive alcune conversazioni immaginarie fra una persona di notevole esperienza e un gruppo di facilitatori che si consultano nella solita atmosfera d’amicizia, umiltà e spirito d’apprendimento. A ogni conversazione seguiranno uno o due esercizi che dovrete svolgere. In queste pagine, «A»,«B» e «C» indicano tre facilitatori che partecipano all’incontro e «R» la persona di riferimento. Discutono sugli esercizi che si trovano dopo il primo gruppo di citazioni del primo capitolo di Riflessioni sulla vita dello spirito. Potrebbe esservi utile andare ora a rivedere quella sezione.

A: Vorrei dire che mi è stato di grande aiuto un commento nella sezione «Ai collaboratori» del primo libro. Si riferisce al terzo esercizio della seconda sezione e la frase è: «Nel mondo i buoni sono così pochi che le loro azioni non hanno alcun effetto». Nel gruppo nel quale svolgevo il servizio di facilitatore tutti dissero, giustamente, che l’affermazione era falsa. Quando chiesi perché, addussero parecchie giustificazioni, tutte molto valide Alla fine ho chiesto di andare a vedere la prima citazione della sezione precedente e di valutare questa affermazione assieme all’altra. Così si sono resi conto che la frase contraddiceva le parole di Bahá’u’lláh. Questa presa di coscienza ha dato al gruppo fiducia ed entusiasmo.

B: Ma nelle citazioni non si trovano risposte così chiare per tutti gli esercizi. Prendete nello stesso esercizio la frase che dice: «Una cosa è giusta se è in accordo con le opinioni degli altri». Nessuna delle precedenti citazioni tratta questo argomento. Di solito tutti dicono che questa affermazione è falsa. Si deve semplicemente accettare la risposta o bisogna discuterne?

R: Lo dovete decidere voi secondo le circostanze del gruppo. So che in alcuni gruppi una breve discussione sulle implicazioni di questa affermazione ha approfondito la comprensione dei partecipanti. È vero che gli Insegnamenti di Dio definiscono ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ma abbiamo anche bisogno di sentire le idee e le opinioni degli altri. L’importanza che diamo a queste opinioni e la misura in cui ce ne lasciamo influenzare sono temi che meritano una riflessione. Per esempio, in un gruppo nel quale ho svolto il servizio di facilitatore, la discussione ha toccato temi come la saggezza e l’autorità morale. Ma, a dire la verità, pur essendo illuminante, la consultazione diventò troppo astratta. Avrei dovuto chiudere la discussione molto prima – naturalmente in modo educato e amorevole.

C: Il quinto esercizio di quella sezione chiede se certe azioni sono in accordo con le parole di un bahá’í. Le risposte immediate sono facili e credo che debbano essere tali. Ma mi sembra che, dietro questo esercizio, ci sia uno scopo. A volte cadiamo nell’abitudine di dire agli altri che cosa fare o non fare: non bere, sii casto, non mentire. Vedo che i libri dell’Istituto Ruhi cercano di evitare le prediche, ma aiutano le persone a pensare e a prendere decisioni morali. A proposito di questo esercizio, capire che, agendo in un certo modo, si sarebbero messi nella categoria di coloro «le cui parole differiscono dalle azioni» – una categoria di persone che hanno ricevuto da Bahá’u’lláh un ammonimento così forte– ha avuto un profondo effetto sui partecipanti del mio gruppo di studio. E l’esercizio mi è piaciuto perché abbiamo avuto modo di parlare con distacco della saggezza di certe leggi morali, nel pieno rispetto della dignità dei partecipanti.

R: Hai toccato un buon punto. È uno dei casi in cui l’esercizio è facile solo in apparenza. Stabilisce il criterio del comportamento bahá’í senza scendere nei particolari, ma dà modo agli studenti di acquisire da soli una certa comprensione delle leggi morali della Fede. Avete forse notato che le cinque domande che seguono l’esercizio hanno un effetto analogo, anche se non così diretto. È, in genere, una buona idea lasciare gli studenti liberi di consultarsi su quelle domande, naturalmente senza permetterete che la consultazione divaghi troppo. Gli studenti hanno bisogno di riflettere sul comportamento morale. Hanno anche bisogno di acquisire la consapevolezza del fatto che le azioni personali influenzano il mondo e il benessere dell’umanità e di acquisire la cognizione del fatto che ciascuno è responsabile delle proprie azioni.

Tenendo presente questa conversazione immaginaria, eseguite i seguenti esercizi:

1. Considerate il commento di «B». La semplice lettura delle citazioni del materiale non consente di trovare una risposta per tutti gli esempi riportati negli esercizi. Come sapete, alcuni esercizi servono ad aiutare i partecipanti a pensare all’applicazione dei passi degli Scritti nella vita quotidiana. Lo studio della Rivelazione deve spingerci allo sforzo collettivo di applicare gli Insegnamenti. E per farlo bisogna pensare, consultarsi e analizzare la propria comprensione alla luce dell’esperienza. Se non si capisce bene questo processo, in una persona o anche in una comunità si possono presentare caratteristiche malsane. Per esempio, se una persona cita costantemente le «Scritture», ignora qualsiasi altra fonte di conoscenza e si rifiuta di dare credito all’esperienza accumulata, tenderà ad avere idee ristrette. D’altro canto, una persona che dà eccessiva importanza all’esperienza e alle opinioni umane e sminuisce l’autorità del Testo sacro, cade in preda di una sorta di relativismo secondo il quale tutto dalla cultura o dalle preferenze personali. Discutete nel vostro gruppo come queste due posizioni possono generare superstizione, intolleranza, fanatismo e negligenza.

2. La risposta di «B» merita qualche riflessione. Ai partecipanti del vostro circolo di studio potrebbe non bastare che si definisca falsa l’affermazione «Una cosa è giusta se è in accordo con le opinioni degli altri». È possibile che dobbiate discutere con loro dell’importanza di ascoltare gli altri in molte circostanze della vita, per esempio, quando si chiede consiglio su certe cose. Per facilitare la discussione, avrete certamente soppesato bene l’argomento. Su quale delle seguenti situazioni pensate che sia necessario chiedere consiglio?

____ Studi futuri.
____ Il proprio futuro servizio alla Fede.

____ Quale ruolo il servizio alla Fede deve avere nella propria vita.

____ Si deve o non si deve servire la Fede?
____ La spiegazione di un passo negli Scritti.
____ Il significato di un sogno.

____ L’applicazione di una legge della Fede bahá’i a una data situazione.

____ Si deve o non si deve ubbidire alle Leggi?
____Come si devono crescere i propri figli.

____ Si deve o non si deve educare i propri figli?

____ Si deve o non si deve perdonare qualcuno per un errore commesso?

____ Si deve o non si deve aiutare chi ha bisogno di aiuto?

____ Si deve o non si deve acquistare a credito un nuovo elettrodomestico per la casa?

____ La cura per una malattia.
____ Un problema con un amico.

____ Ci si deve o non ci si deve fidare di qualcuno?

____ Si deve o non si deve avere fiducia in Dio?

3. Potrebbe esservi utile pensare ai commenti fatti da «C» e alle conseguenti osservazioni fatte da «R». Spesso, quando si cerca di spiegare un’idea, si cade nell’abitudine di «fare una predica» alla persone, ma questa impostazione non porta quasi mai ai risultati desiderati. Considerate l’esercizio discusso da «C». Alla fine dell’esercizio un facilitatore potrebbe chiedere ai partecipanti di compilare un elenco di cose che un bahá’í non deve fare e, poi, parlare in dettaglio sull’importanza del comportamento, introducendo il concetto delle sanzioni amministrative. Spiegate perché questa impostazione non sarebbe né efficace, né opportuna.

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Sezione 24

Ritorniamo alla conversazione immaginaria fra i partecipanti a un incontro di facilitatori. Ora discutono delle ultime sezioni del primo capitolo del primo Libro.

A: Ho avuto qualche difficoltà con la quarta domanda della quarta sezione. Nel mio circolo di studio i partecipanti avevano idee molto diverse sul fatto se è possibile mentire a se stessi ed è stato difficile raggiungere un accordo.

R: Nei vari capitoli molte domande servono soprattutto a stimolare la riflessione e la consultazione. Gli argomenti trattati sono troppo complessi per poterli risolvere immediatamente e, nel corso degli anni, una persona può cambiare più volte opinione su un argomento. Può darsi che la risposta alla domanda alla quale hai accennato sia positiva. È possibile mentire a se stessi e certamente molta gente lo fa. Ma alcuni pensano che, in fondo, una persona sa di mentire. Non è una questione facilmente risolvibile. Possiamo soltanto portare alcuni esempi di certe situazioni e chiedere al gruppo di decidere se i vari esempi rappresentano casoi in cui si mente a sé stessi. Quindi dobbiamo accettare tutte le risposte ed esser soddisfatti che la domanda sia stata discussa e che ciascuno abbia fatto qualche passo avanti nella propria comprensione. Dopo tutto, la domanda è posta a livello di comportamento e non in senso filosofico.

C: Forse sto andando troppo avanti, ma voglio parlarvi di un’esperienza e farvi una domanda. Nel nostro gruppo, quando siamo arrivati al quarto esercizio dell’ultima sezione, ho incominciato ad avere la sensazione che tutti si affrettassero a dire vero o falso. Così ho suggerito di fermarsi e di parlare della disciplina necessaria a eliminare la maldicenza che era il tema dell’esercizio. La discussione fu affascinante. Ci rendemmo conto che in realtà la maldicenza è una consuetudine sociale e fa parte della nostra cultura. Siamo arrivati a pensare a qualche provvedimento pratico che potesse aiutarci a evitarla. La conversazione durò circa quindici minuti. Tornammo poi all’esercizio e, a mio avviso, lo completammo con una comprensione maggiore. Pensate che la mia richiesta fosse giustificata?

R: Penso di sì. Hai approfittato della flessibilità che è una caratteristica importante del materiale di studio per favorire la comprensione. Naturalmente sappiamo tutti che in questi capitoli gli esercizi vero/falso non sono come quelli che gli studenti trovano sui testi scolastici, ma spesso fanno affiorare sottigliezze e chiariscono il rapporto fra le parole e le azioni.

A: Vorrei aver fatto nel mio gruppo quello che hai fatto tu. Giudicando da alcuni casi di disunità che si sono verificati recentemente, non abbiamo valutato bene il danno che la maldicenza può produrre in un gruppo di amici.

B: A me è capitato qualcosa che può interessarvi. La prima volta che ho studiato questo capitolo, mi sono reso conto che, di quando in quando, è necessario presentare situazioni che contraddicano un passo degli Scritti, per stimolare la riflessione sul modo di applicarle correttamente. Così, quando il gruppo per il quale sto svolgendo il servizio di facilitatore è arrivato al secondo esercizio della sesta sezione che, come sapete, chiede ai partecipanti di esaminare molte frasi e di decidere se provengono da «una lingua benevola», ho preparato alcune frasi. Uno dei partecipanti ha una lingua piuttosto tagliente e ho pensato che, se avessi aggiunto all’esercizio qualche frasi che lui usa spesso, si sarebbe accorto di questa brutta abitudine. Bene, l’ho proprio ferito. Quando ho letto la prima frase, c’è stato un silenzio pieno di disagio e lui mi guardò sorpreso. Mi sono reso conto di colpo della mia scortesia e mi sono sentito malissimo. Non lo farò mai più.

R: Gli esercizi che descrivono situazioni negative si usano soltanto se si possono esaminare in modo distaccato, il che è impossibile quando si punta il dito contro qualcuno. Se la persona è presente, si sentirà in imbarazzo. Se non è presente, allora il gruppo sta sparlando di una persona che conosce. Prima di terminare la discussione sul primo capitolo, mi piacerebbe farvi notare un ultimo punto. È importante non sorvolare sulla breve affermazione, alla fine del capitolo, che invita a leggere gli Scritti tutti i giorni. Dovrete discuterne nei vostri gruppi e, all’occorrenza, dovrete aiutare i partecipanti a scegliere alcuni passi da leggere, per un po’ di tempo, mattina e sera. Dovrete pertanto assicurarvi che tutti abbiano almeno una copia delle Parole Celate, altrimenti dovrete accertarvi che possano comprarne una. Poi, negli incontri successivi del circolo di studio, potrete chiedere a chi lo desidera di leggere con gli altri qualche passo che hanno letto.

Potreste trovare utile il seguente esercizio:

Come ha accennato la persona di riferimento, gli esercizi vero/falso che si trovano nel materiale dell’Istituto Ruhi sono diversi da quelli che si trovano nei testi scolastici ai quali spesso si può rispondere meccanicamente. Essi sono concepiti per guidare gli studenti attraverso una sequenza di riflessioni e per aiutarli a esaminare i concetto sotto varie angolature. Si suggerisce che esaminiate, con il vostro gruppo, gli esercizi vero/falso del primo capitolo del primo libro, dando esempi specifici di come questa tecnica serva ad accrescere la comprensione.

Sezione 25

Dopo aver riflettuto sui commenti di un gruppo di facilitatori e di una persona di riferimento sul contenuto del primo capitolo del primo libro, ora potrebbe farvi piacere ascoltare una possibile conversazione sul secondo capitolo, «La preghiera».

A: Il mio gruppo era ansioso di iniziare lo studio del secondo capitolo e tutti erano felici di avere l’opportunità di studiare brani più lunghi e di discutere idee più elaborate. Mostravano anche interesse per quegli esercizi che richiedevano il significato di termini specifici: «implora», «supplica», «intona», «recita», «spargi», «obbligatorio». Per ciascuna parola abbiamo elaborato varie frasi per essere sicuri che il suo significato fosse chiaro e una o due volte abbiamo anche usato il vocabolario.

R: Penso che quello che hai fatto sia giusto. Nella sezione «Ai collaboratori» il riferimento all’uso del vocabolario non è una proibizione, significa soltanto che si dovrebbero capire le parole nel contesto, specialmente quando riguardano brani dagli Scritti, ma la discussione sul significato delle parole può dilungarsi troppo. Spesso, quando si considera una citazione parola per parola, si perde lo scopo principale che è quello di capire il significato del brano. Così, per esempio, nella quarta sezione, nel capitolo sulla preghiera, le domande sul significato delle parole «intona», «recita» e «spargi» non sono esercizi di vocabolario, ma servono a concentrare l’attenzione dei partecipanti su alcuni concetti del brano citato.

B: Un altro tipo di esercizio della quinta sezione del capitolo che i partecipanti del mio circolo di studio hanno trovato molto efficace è quello in cui si chiede ai partecipanti di riempire gli spazi vuoti con frasi basate su un passo dagli Scritti.

R: É un’altra tecnica usata in diversi capitoli dei libri, che serve a invitare i partecipanti a riflettere su un brano concentrandosi sulle parole mancanti. Come sapete, in alcuni esercizi del libro successivo le frasi sono ripetute, omettendo ogni volta parole diverse. Ma lasciamo ora da parte la domanda della tecnica e parliamo di alcuni importanti concetti del capitolo.

C: Nella prima sezione si formula la domanda: « La preghiera serve solo a chiedere ciò che ci occorre?» Il mio gruppo ha avuto una buona discussione sullo scopo della preghiera, non solo sul motivo per cui preghiamo, ma anche sul nostro rapporto con Dio.

A: La terza sezione introduce il concetto di «stato di preghiera». Molti partecipanti del mio gruppo non avevano mai considerato la preghiera sotto questo aspetto. Come era capitato a me la prima volta che ho studiato il capitolo, anche loro avevano considerato la preghiera come una cosa che si fa e non come uno stato che ci si sforza di raggiungere. Perciò, prima di passare alla sezione successiva, ci siamo fermati per discutere di questo concetto.

B: Oltre allo scopo della preghiera e allo stato di preghiera, il mio gruppo ha voluto discutere a fondo il concetto di «pregare con fede» e questo ha aperto una lunga discussione sul modo in cui dobbiamo avvicinarci alla preghiera.

R: È importante esaminare tutti questi concetti. Purtroppo, dato che nel mondo la profondità del sentimento religioso si sta perdendo, il numero delle persone che non pregano o che considerano la preghiera un rituale è sempre più grande. C’è anche la tendenza a pregare soltanto quando si è in crisi. Ecco perché è essenziale che chiunque cerchi la vita dello spirito rifletta sui temi relativi alla preghiera.

A: Ho una domanda sulla sesta sezione, nella quale si chiede ai partecipanti di imparare a memoria tre passi della Preghiera obbligatoria lunga. Avrei dovuto incoraggiarli a imparare a memoria tutta la preghiera?

R: Come per tante altre cose, dipende dai partecipanti. Alcuni avranno appena incominciato a prendere l’abitudine di pregare ogni giorno e per loro basterà imparare a memoria i tre passi suggeriti. La impareranno tutta in un secondo tempo. Naturalmente può darsi che altri la sappiano già a memoria. Comunque, ho la sensazione che sarebbe bene che i facilitatori del corso la imparassero tutti a memoria, se non l’hanno già fatto.

Vi suggeriamo di eseguire i seguenti esercizi:

1. Supponete che i partecipanti del vostro circolo di studio non riescano a rispondere alle seguenti domande della settima sezione del capitolo. Quali commenti fareste su ciascuna di esse per stimolare la loro riflessione?

a. Come possiamo dimenticare tutto eccetto Dio?
b. Perché è importante pregare con fede?

c. Che cosa succede quando diciamo una preghiera, ma la nostra mente è occupata da altre cose?

2. Abbiamo ripetutamente parlato dell’importanza di imparare a memoria. Ormai avete imparato a memoria molti brani e sapete quanto sia utile saper attingere al potere della Parola creativa, sia nei momenti di riflessione personale, sia quando nelle difficoltà, sia quando si insegna la Causa. Avrete forse insegnato a imparare a memoria citazioni dagli Scritti ai bambini piccoli, conducendo una classe bahá’í per bambini,. Molte delle esperienze che avete acquisito vi saranno ora di aiuto mentre lavorate con i partecipanti dei circoli di studio A questo punto varrebbe la pena che esaminaste alcuni dei sistemi coi quali potreste aiutarli a imparare a memoria. Fatto ciò, potreste desiderare di imparare a memoria il breve passo seguente:

«…e il petto che affidi alla memoria le Sue Parole, se petto di credente, Iddio lo farà traboccare del Suo amore».9

Sezione 26

Avendo studiato la sezione «Ai collaboratori» sapete che il terzo capitolo del primo libro, «La vita e la morte», è una sfida particolare sia per gli studenti, sia per i facilitatori. Vediamo come un gruppo di partecipanti a un incontro per facilitatori potrebbe ripassare il capitolo. Potete tornare ora a quel capitolo.

A: Anche se è stato difficile svolgere il servizio di facilitatore di questo corso, ho trovato la cosa gratificante. Ora capisco che cosa si intende dire nella sezione «Ai collaboratori» quando si afferma che tutti i partecipanti sono impegnati in un processo reciproco di apprendimento. Studiando il materiale con il mio gruppo ho acquisito tante intuizioni. Per esempio, avevo pensato che le frasi vero\falso della prima sezione fossero abbastanza evidenti. E invece sono rimasto sorpreso quando qualche partecipante del mio gruppo ha segnato «vero» accanto alla frase del secondo esercizio «La vita consiste delle cose quotidiane». E quando siamo arrivati al gruppo successivo di frasi vero\falso della sezione successiva, un paio di partecipanti ha segnato «vero» accanto alle frasi «la morte segna la fine della vita» e «la vita finisce con la morte». Mi sono reso conto che avevamo bisogno di discutere ulteriormente questo tema. Alcune delle osservazioni che sono state fatte durante la consultazione sono state molto interessanti e hanno chiarito mole cose nella mente dei partecipanti.

B: Anch’io trovo che gli esercizi vero\falso ci hanno aiutati molto a pensare. Nella sesta sezione molti partecipanti hanno segnato «vero» accanto alla frase «La vera vita incomincia quando si muore e si va nel Regno divino». Poi sono arrivati alla frase successiva «La vera vita è la vita dell’anima» e si sono resi conto che, se la prima frase era vera, l’altra doveva essere falsa. Vedevo che stavano tutti riflettendo profondamente sulla natura dell’anima. Quel giorno, alla fine della sessione, abbiamo dovuto smettere di studiare ma, forse è stata la mia immaginazione, quando ci siamo incontrati la settimana dopo, ho notato in tutti un cambiamento.

R: Molti trovano questo capitolo ispirante proprio perché pone tante domande sulla vita dell’anima in questo e negli altri mondi di Dio. Si dice che ‘Abdu’l-Bahá, parlando di come vivere la vita bahá’í, abbia detto che per prima cosa si deve acquisire la sete di spiritualità. E per acquisire questa sete, Egli ha consigliato di meditare sulla vita dopo la morte.

C: Studiando la nona sezione abbiamo avuto una discussione molto interessante sulla domanda «Perché un’anima cambierebbe la sua dimora divina con la polvere di questo mondo?» Un membro del gruppo ha fatto notare che la spiritualità non è qualcosa che si acquisisce una volta per tutte, ma che si deve sempre fare in modo di controllare la propria natura inferiore. «C’è sempre qualcosa che tenta di trascinarci in basso» ha detto. Questo ha spinto un altro partecipante a sollevare la questione del desiderio. Ha affermato che il desiderio fa parte della natura del cuore umano, ma che dobbiamo liberarci dai desideri vani. Poi abbiamo discusso sulla natura del desiderio. Abbiamo parlato del fatto che alcuni desideri sono buoni, per esempio, il desiderio di lavorare duramente per migliorare la propria condizione materiale, ma abbiamo concluso che anche questo desiderio deve avere certi limiti. Se per migliorare la propria condizione materiale, il lavoro diventa così gravoso da interferire con il servizio alla Causa, il desiderio si trasforma in qualcos’altro, forse avidità. Allora qualcuno ha chiesto: «Che cosa dite del desiderio di compiacere Dio?» e abbiamo capito che ci sono anche desideri che non si deve cercare di limitare. Abbiamo concluso che, in realtà, quanto più forti sono, tanto più i nostri aneliti di spiritualità controllano e frenano i nostri desideri vani.

A: Quanto avete detto a proposito del desiderio mi fa pensare a un’altra sezione del capitolo nella quale mi sono trovato in difficoltà. Nella quattordicesima sezione si chiede ai partecipanti di menzionare qualche « immaginazione vana». Per qualche motivo, i membri del mio gruppo non sono riusciti a trovarne molte. E io, pensando che ne avrebbero trovate diverse, non mi ero preparato in anticipo. È stato imbarazzante.

R: É naturale che di tanto in tanto ci si trovi in imbarazzo, perciò non devi scoraggiarti. Questo significa «fare esperienza». Ora che ci hai parlato della tua esperienza, sappiamo che sarebbe meglio farsi un elenco di «immaginazioni vane» per evitare imbarazzi se ci trovassimo in una situazione simile.

Nel terzo capitolo ci sono sicuramente molti altri punti che un gruppo potrebbe prendere in considerazione durante un incontro di facilitatori, ma la nostra conversazione immaginaria si conclude qui. A questo punto potrebbe esservi utile discutere con il gruppo l’ultima sezione del capitolo, nella quale si chiede a ogni partecipante di considerare quale effetto la comprensione acquisita nello studio del capitolo potrà avere sulla sua vita e di prendere qualche decisione a riguardo. Qual’è l’importanza di questa sezione nel contesto dello scopo complessivo del libro? In quale modo i quattro aspetti della vita menzionati in quella sezione, sono correlati al tema dell’identità?

Sezione 27

Abbiamo incominciato il capitolo esaminando brevemente il tema della motivazione, analizzando alcune fonti primarie, come la sete di conoscenza e l’attrazione verso la bellezza. Questo ci ha portati a discutere il tema della partecipazione, che a sua volta ci ha fatti entrare nel tema del metodo. Poi abbiamo considerato tre elementi del sistema di educazione a distanza adottato dall’Istituto Ruhi: la sequenza principale dei corsi, il circolo di studio e il facilitatore. Abbiamo detto chiaramente che questo capitolo non è il «manuale per la formazione dei facilitatori» definitivo e che dovrete continuare a migliorare la capacità di svolgere il servizio del facilitatore, partecipando agli incontri periodici organizzati a questo scopo dall’Istituto della vostra zona. Nell’ultima parte del capitolo vi è stato dato un saggio di che cosa significha partecipare a questi incontri. A questo punto speriamo che se non avete ancora aperto un circolo di studio, ora siate ansiosi di farlo. L’istituto nel quale servite vi aiuterà. In queste ultime sezioni cogliamo l’occasione per consultarci sui risultati che vi potete aspettare di conseguire da questo sforzo.

Tre sono le componenti dei piani e dei progetti delle comunità bahá’í che mirano a sostenere la crescita accelerata: l’individuo, la comunità e le istituzioni. Quale contributo può dare lo studio dei libri dell’Istituto Ruhi al progresso di ciascuna di esse – le persone che partecipano al circolo di studio, la comunità nella quale esso si trova e le istituzioni che amministrano gli affari della Fede in quella località?

Quanto al credente come individuo, la Casa Universale Giustizia ha scritto:

«L’importanza del ruolo dell’individuo nel lavoro della Causa è incomparabile. Solo individuo può esprimere quella vitalità di fede dalla quale dipendono il successo nel lavoro l’insegnamento e lo sviluppo della comunità. Il comando d’insegnare la Sua Fede che Bahá’u’lláh rivolge ad ogni credente gli conferisce un’imprescindibile responsabilità che non può essere ceduta a nessuna delle istituzioni della Causa né da esse essere assunta. Solo l’individuo può espletare quelle capacità particolari di prendere l’iniziativa, cogliere le occasioni, fare amicizia, interagire personalmente con gli altri, stringere relazioni, ottenere la collaborazione altrui al comune servizio alla Fede e alla società e trasformare in azione le decisioni prese dagli organi consultativi. Dovere dell’individuo è “cercare ogni via di approccio da utilizzare nei suoi tentativi personali intesi ad attirare l’attenzione, mantenere l’interesse e approfondire la fede di coloro che egli cerca di far entrare nell’ambito della sua Fede».

«Per ottimizzare l’uso di queste capacità, l’individuo attinge all’amore per Bahá’u’lláh, al potere del Patto, alla dinamica della preghiera, all’ispirazione e all’educazione che ottiene leggendo e studiando regolarmente i Testi Sacri, e alle forze trasformatrici che agiscono sulla sua anima mentre egli si sforza di comportarsi secondo le leggi e i principi divini. Oltre a questo, essendogli stato dato il dovere di insegnare la Causa, l’individuo è dotato della capacità di attrarre particolare benedizioni promesse da Bahá’u’lláh, “Chiunque dischiude le sue labbra in questo Giorno e fa menzione del nome del suo Signore” afferma la Bellezza Benedetta, “le schiere dell’ispirazione divina scenderanno su di lui dal cielo del Mio Nome, l’Onnisciente, il Sapientissimo. Discenderanno anche su di lui le Coorti supreme levando in alto un calice di pura luce».10

Alla luce del passo sopra citato, scrivete qualcosa su ciò che sperate che i membri del vostro circolo di studio facciano dopo aver completato i primi sei libri dell’Istituto Ruhi.

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Quanto alla comunità, la Casa Universale di Giustizia ha scritto:

«Naturalmente la comunità è qualcosa di più della somma dei suoi membri. È un elemento unitario di civiltà, costituito da individui, famiglie e istituzioni che danno origine e incoraggiamento a sistemi, enti e organismi che lavorano assieme con uno scopo comune per il benessere delle persone all’interno e all’esterno dei suoi confini. È la composizione di partecipanti diversi e integrati, avviati verso il conseguimento dell’unità in una incessante ricerca di progresso spirituale e sociale. Poiché il processo della costruzione delle comunità bahá’í ha appena avuto inizio in tutte le parti del mondo, i credenti devono dedicare enormi sforzi a questi compiti.

«Come abbiamo detto in un precedente messaggio, la fioritura della comunità, specialmente a livello locale, richiede un significativo passo avanti nei modelli di comportamento: quei modelli grazie ai quali l’espressione collettiva delle virtù dei singoli membri e il funzionamento delle Assemblee Spirituali si evidenziano nell’unità e nella fratellanza della comunità e nel dinamismo della sua attività e della sua crescita. Questo richiede che i suoi elementi costituenti – adulti, giovani e bambini – siano integrati nelle attività spirituali, sociali, educative e amministrative, e impegnati in piani locali di insegnamento e di sviluppo. Implica la volontà e l’impegno collettivi di tenere viva l’Assemblea Spirituale con le elezioni annuali. Comporta la pratica del culto collettivo. Quindi per la vita spirituale della comunità è essenziale che gli amici si riuniscano regolarmente per pregare nei centri locali bahá’í, dove esistano, o altrove, per esempio nelle case dei credenti».11

Scrivete ora qualche parola sui cambiamenti che sperate di vedere nella cultura di una comunità i cui membri abbiano partecipato allo studio dei primi sei libri.

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I primi sei libri dell’Istituto Ruhi non parlano molto dell’Amministrazione bahá’í. Questo argomento sarà trattato nei prossimi libri. Ma in molte località l’esistenza di uno o più circoli di studio e il serio impegno con cui parecchi amici siano applicano gli Insegnamenti ha contribuito al progresso delle istituzioni locali, anche quelle ai primi stadi di sviluppo. Riferendovi alle comunità locali che conoscete, quale di questi contributi vi aspettate?

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Sezione 28

Torniamo all’individuo e consideriamo l’effetto prodotto dallo studio dei libri sui partecipanti di un circolo di studio. C’è un’espressione già usata in questo capitolo, precisamente l’espressione «potenziamento». Purtroppo il significato di questo termine è stato ribaltato dai movimenti politici e, in certi ambienti, ha acquisito un riferimento al potere politico. Naturalmente noi non ci occupiamo di un potere del genere. I nostri corsi si propongono di conferire agli amici il potere spirituale e morale necessario a servire la Fede. Sono qui elencate alcune qualità che coloro che si incamminano sulla via del potenziamento morale e spirituale devono acquisire. Aggiungetene altre.

* Rettitudine
* Fiducia in Dio
* Gioia traboccante e cuore radioso

* Generosità d’animo, purezza di cuore e chiarezza di mente

* Comprensione sempre più profonda della guida che si trova nella Rivelazione di Bahá’u’lláh

* Conoscenza sempre più profonda degli Insegnamenti

* Riconoscimento del potere trasformatore della Parola di Dio

* Libertà nell’obbedienza alle leggi di Bahá’u’lláh

* Attrazione verso la bellezza e la perfezione a sostegno del desiderio di eccellenza

* Consapevolezza dell’unità del genere umano e profondo amore per l’umanità

* Forte senso della storia e del proprio ruolo in essa

* Brama e desiderio ardente di insegnare e di servire il genere umano

* Atteggiamento di apprendimento
* Costante senso dello scopo e fattività
* Fermezza nelle prove e difficoltà
* Dedizione all’applicazione gli Insegnamenti

* Senso di responsabilità per la crescita personale e per il progresso della comunità bahá’í

* Alto livello di impegno per il progresso spirituale della propria nazione

* Consapevolezza dei poteri spirituali ai quali ogni credente può attingere

* Capacità di partecipare alle azioni della comunità con energia e umiltà

* Capacità di contribuire all’accordo e all’armonia mediante la consultazione

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I vari aspetti dei circoli di studio che avete avviato e le attività che li caratterizzano contribuiscono allo sviluppo di questi attributi. Scrivete qualche frase su come questi aspetti favoriscono uno o più degli attributi sopra elencati. Per aiutarvi, vi diamo un esempio per ogni caso.

1. L’atmosfera d’amore che pervade il circolo di studio:

a. L’atmosfera d’amore che pervade il circolo di studio rafforza l’amore dei partecipanti per l’umanità.

b. __________________________________________________

c. __________________________________________________

2. Lo spirito di amicizia che si crea fra i partecipanti del circolo di studio:

a. Lo spirito di amicizia che si crea fra i partecipanti del circolo di studio rafforza l’impegno dei partecipanti nello sviluppo spirituale della propria nazione.

b. __________________________________________________

c. __________________________________________________

3. L’ambiente di disciplina spirituale in cui il circolo di studio si riunisce:

a. L’ambiente di disciplina spirituale in il circolo di studio si riunisce aiuta i partecipanti a conseguire la libertà nell’obbedienza alle leggi di Bahá’u’lláh.

b. __________________________________________________

c. __________________________________________________

4. Il metodo partecipativo adottato dall’Istituto:

a. Il metodo partecipativo adottato dall’Istituto genera un senso di responsabilità per la propria crescita e per il progresso della comunità.

b. __________________________________________________

c. __________________________________________________

5. Il ritmo dello studio che si stabilisce in ogni gruppo:

a. Il ritmo di studio che si stabilisce in ogni gruppo rafforza nei partecipanti il senso dello scopo e la loro volontà di essere fattivi.

b. __________________________________________________

c. __________________________________________________

6. L’importanza attribuita allo studio degli Scritti sacri:

a. L’importanza attribuita allo studio degli Scritti sacri produce gioia e radiosità del cuore.

b. __________________________________________________

c. __________________________________________________

7. Imparare a memoria preghiere e brani degli Scritti:

a. Imparare a memoria preghiere e brani degli Scritti contribuisce alla chiarezza mentale.

b. __________________________________________________

c. __________________________________________________

8. Gli esercizi contenuti nel materiale di studio basati sul significato immediato dei brani dagli Scritti:

a. Gli esercizi contenuti nel materiale di studio basati sul significato immediato dei brani aumentano la capacità dei partecipanti di raggiungere l’accordo con la consultazione.

b. __________________________________________________

c. __________________________________________________

9. Esercizi che aiutano i partecipanti ad applicare gli Scritti alla propria vita quotidiana:

a. Gli esercizi che aiutano i partecipanti ad applicare gli Scritti alla propria vita quotidiana consolidano l’impegno nel continuo sforzo di applicare gli Insegnamenti.

b. __________________________________________________

c. __________________________________________________

10. Gli esercizi che cercano di far vedere gli effetti dei brani degli Scritti:

a. Gli esercizi che cercano di far vedere gli effetti dei brani degli Scritti accrescono nei partecipanti la comprensione della guida contenuta nella Rivelazione di Bahá’u’lláh.

b. __________________________________________________

c. __________________________________________________

11. La flessibilità tipica della metodologia dell’Istituto:

a. La flessibilità tipica della metodologia contribuisce allo sviluppo di posizioni essenziali per l’atteggiamento di apprendimento.

b. __________________________________________________

c. __________________________________________________

12. L’esecuzione di particolari atti di servizio:

a. La pratica che i membri del circolo di studio fanno aumenta il loro desiderio di insegnare e di servire l’umanità.

b. __________________________________________________

c. __________________________________________________

13. Le attività artistiche espletate nel circolo di studio:

a. Le attività artistiche del circolo di studio risvegliano nel gruppo l’attrazione verso la bellezza e la perfezione.

b. __________________________________________________

c. __________________________________________________

14. Le attività fuori programma svolte dal circolo di studio:

a. Le attività fuori programma del circolo di studio stimolano nei partecipanti la capacità di prendere parte alle attività della comunità con energia e umiltà.

b. __________________________________________________

c. __________________________________________________

Sezione 29

Le riflessioni della precedente sezione sulle dinamiche del circolo di studio, dinamiche che sono generate dallo scopo che esso si prefigge di contribuire al potenziamento spirituale e morale dei partecipanti, deve aver rafforzato la vostra convinzione che, per diventare un bravo facilitatore, bisogna imparare a prendersi cura degli altri. È necessario imparare l’arte dell’incoraggiamento e sviluppare la capacità di coltivare i talenti. Ciò sarà possibile solamente se vi distaccate dai vostri successi e gioite della crescita e del progresso degli altri. Questo potrebbe veramente essere il segreto di un facilitatore eccellente.

Concludiamo il capitolo chiedendovi di riflettere sul seguente brano dagli Scritti di ‘Abdu’l-Bahá:

«Oggi tutte le genti del mondo indulgono a interessi egoistici e fanno il massimo sforzo per promuovere il proprio tornaconto materiale. Esse adorano se stesse e non la realtà divina, né il mondo dell’umanità; perseguono zelantemente il proprio vantaggio e non il bene comune. E così agiscono, perché prigioniere del mondo della natura e ignare dei divini precetti, della munificenza del Regno e del Sole della Verità. Ma a voi, sia lodato Iddio, è stato ora conferito il favore speciale di questa largizione, siete divenuti gli eletti, siete stati informati delle istruzioni del cielo, avete ottenuto accesso al Regno di Dio, vi siete fatti ricettacoli di illimitate grazie e siete stati battezzati con l’Acqua della Vita, il fuoco dell’amor di Dio e lo Spirito Santo.

«Prodigatevi, dunque, con tutto il cuore e con l’anima, sì che diveniate fiaccole accese nell’assemblea del mondo, fulgide stelle sull’orizzonte della Verità e causa della propagazione della luce del Regno, affinché il mondo dell’umanità sia trasformato in un regno divino, il mondo basso divenga il mondo del cielo, l’amore di Dio e la misericordia del Signore drizzino la tenda sulla vetta della terra, le anime umane divengano onde dell’oceano della verità, il mondo dell’umanità cresca come un unico benedetto albero, i versetti dell’unicità siano cantati e le melodie della santità raggiungano le Schiere Superne.

«Notte e dì invoco e supplico il Regno di Dio e imploro per voi infinita assistenza e confermazione. Non tenete conto delle vostre attitudini e capacità, fissate lo sguardo sulla perfetta generosità, sul dono divino e sulla forza dello Spirito Santo – quella forza che trasforma la goccia in un mare e la stella in un sole.

«Sia Lodato Iddio, le schiere delle Legioni Supreme garantiscono la vittoria e la forza del Regno è pronta a dare soccorso e sostegno. Se scioglieste la lingua in ogni istante per rendere grazie e mostrarvi grati, non potreste ancora ripagare il vostro debito di gratitudine per queste largizioni».12

Riferimenti

1. ‘Abdu’l-Bahá, in Educazione Bahá’i. Compilazione (Casa Editrice Bahá’í, Roma, 1978), p. 22.

2. ‘Abdu’l-Bahá, in Educazione Bahá’i, p. 21.
3. Bahá’u’lláh, Spigolature, LXXV, 1, p. 139.
4. Bahá’u’lláh, Spigolature, CLI, 3,5, p. 312-3.

5. Shoghi Effendi, Dio passa nel mondo, 2a ed. riv. (Casa Editrice Bahá’í, Roma, 2004), XII, 45, p. 216-7.

6. La Casa Universale di Giustizia, Ri?ván 2000, ai bahá’í del mondo, in Note bahá’í, vol. 18, n. 3-4 (Mirza-aprile 2000), p. 4.

7. Bahá’u’lláh, Spigolature, XCIV, 4, p. 188.

8. ‘Abdu’l-Bahá, Tablets of `Abdu'l-Bahá Abbas, vol. 1, p. 61-2.

9. Il Báb, Antologia (Casa Editrice Bahá’í, Roma, 1984), p. 85-6.

10. La Casa Universale di Giustizia, Ridvan 1996, ai bahá’í del mondo, in Note bahá’í, vol. 14, n. 5 (maggio 1996), inserto redazionale, p. 14-5.

11. La Casa Universale di Giustizia, Ridvan 1996, ai bahá’í del mondo, in Note bahá’í, vol. 14, n. 5 (maggio 1996), inserto redazionale, p. 17-8.

12. ‘Abdu’l-Bahá, Antologia, n. 68, p. 104.
Promuovere le arti
a livello di base
Scopo

Apprezzare il ruolo delle presentazioni artistiche

fra le attività dei circoli di studio
Sezione 1

Nei primi due capitoli di questo libro abbiamo analizzato concetti, qualità, atteggiamenti e competenze che formano la capacità di svolgere il servizio di facilitatore dei primi sei libri dell’Istituto Ruhi. Svolgerete questo atto di servizio soprattutto avviando circoli di studio nella vostra e nelle vicine comunità, accompagnando ogni gruppo nello studio della sequenza dei corsi dell’Istituto e guidando i partecipanti nella parte pratica. La sequenza dei corsi che i circoli di studio seguono ha un unico scopo: aiutare i credenti che intendono percorrere la via del servizio alla Causa e all’umanità ad acquisire forza morale e spirituale.

L’obiettivo di questo terzo capitolo è di riflettere con voi su un’altra idea fondamentale, cioè, che potete contribuire in modo significativo allo sviluppo delle capacità di servizio di coloro che partecipano a un circolo di studio, incoraggiandoli a coltivare le loro capacità di espressione artistica attraverso la musica, la poesia, la pittura, la recitazione o qualsiasi altro mezzo. A questo fine vi esortiamo di includere qualche presentazione artistica nelle attività dei circoli di studio. Non dovete farlo con l’idea che si tratti di un intrattenimento o un’attività accessoria – ai quali il programma dell’Istituto lascia ampio spazio – ma considerandoli un elemento essenziale per migliorare lo sviluppo spirituale dei partecipanti. Per incominciare, esaminate le seguenti domande:

1. Che tipo di musica si suona o si ascolta nella vostra zona?

2. Che tipo di musica preferite? Quando la ascoltate? Perché la ascoltate?

3. I vari tipi di musica sono adatti per tutte le occasioni?

4. Fischiettate, canticchiate a bocca chiusa o cantate uno dei vostri motivi preferiti. Perché vi piace?

5. Raccontare storie è una forma di arte? E la poesia?

6. Recitate una poesia che vi piace oppure raccontate una storia.

7. Qual’è la più popolare forma di teatro nella vostra regione?

8. Oltre a film, videocassette e spettacoli televisivi, avete visto di recente uno spettacolo teatrale? Potete descriverlo? Che effetto ha avuto su di voi?

9. La maggior parte delle culture ha i propri pittori e scultori famosi. Menzionatene uno della vostra zona. Avete visto di persona qualche sua opera?

10. Potete indicare qualche arte manuale? Ne conoscete una? Ce n’è una che non conoscete ma che vorreste imparare?

11. Molte culture hanno le proprie danze tradizionali. Descrivete qualche danza tradizionale della vostra zona. Sono usate in occasioni speciali? Danzano solo alcune persone oppure chiunque lo desideri può prendervi parte?

Sezione 2

Per comprendere meglio il ruolo delle arti nel processo di istituto, in questa sezione e in quella successiva, studieremo qualche citazione e rifletteremo sul loro significato. ‘Abdu’l-Bahá dice:

«Tutta l’Arte è un dono dello Spirito Santo. Quando questa luce brilla nella mente di un musicista, si manifesta con gradevoli armonie; quando invece rifulge nella mente di un poeta, viene percepita in raffinate prose e poesie. Quando la Luce del Sole della Verità ispira la mente di un pittore, questi produce quadri meravigliosi. Tali doni, quando innalzano lode a Dio, conseguono il loro scopo più elevato».1

1. Qual è lo scopo più elevato dell’espressione artistica? ________________

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2. Da dove proviene questo dono? __________________________________

3. Come si manifesta questo dono nella mente di un musicista? ___________

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4. Come si manifesta il dono dell’arte nella mente di un poeta? ___________

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5. Come si manifesta il dono dell’arte nella mente di un pittore? __________

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6. Fra le canzoni che conoscete, sceglietene una che, secondo voi, raggiunge lo scopo di lodare Dio. In che modo pensate che questa canzone sia un dono dello Spirito Santo? _________________________________________

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7. Man mano che la comunità mondiale bahá’i si sviluppa, un crescente numero di preghiere è messo in musica. Nei circoli di studio nei quali svolgete il servizio di facilitatore, vorrete fare in modo che i partecipanti ne imparino il maggior numero possibile. Eccone una molto amata in tutto il mondo bahá’i:

Benedetto è il sito
A A#7 A7 D
Benedetto è il sito, e la casa, e il luogo,
B min E A E7
e la città, e il cuore, e la montagna,
A A#7 A7 D

e il rifugio, e la caverna, e la valle, e la terra,

B min E A
e il mare, e l’isola, e il prato
B min E A F#min
dove è stato fatto cenno di Dio
D E E7
e la Sua lode è stata innalzata.
Sezione 3
‘Abdu’l-Bahá dice:

«Per il cuore e lo spirito è naturale trarre piacere e godimento da tutto quanto sia simmetrico, armonico e perfetto. Per esempio, una bella casa, un giardino ben disegnato, delle linee simmetriche, un movimento armonioso, un libro ben scritto, un bel vestito, in effetti, tutte le cose che possiedono grazia o bellezza sono, per il cuore e lo spirito, piacevoli…».2

1. Da che cosa traggono piacere il cuore e lo spirito? ___________________

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2. In quali delle seguenti situazioni c’è armonia?

a. Due persone litigano e una prega.

b. Una madre canta la ninna nanna al suo piccolo mentre gli altri figli giocano pacificamente.

c. Un insegnante con i piedi sulla cattedra mentre parla con i bambini della cortesia.

d. Una persona medita sugli Scritti con la televisione accesa

e. Un insegnante urla a uno studente di comportarsi bene.

V ? F ?
V ? F ?
V ? F ?
V ? F ?
V ? F ?

3. Ora scegliete una canzone gradevole per il cuore e lo spirito e cantatela.

4. Discutete nel gruppo le varie danze tradizionali della vostra zona e decidete fra voi quali movimenti della danza esprimono grazia e bellezza.

5. Considerate nel gruppo come il cuore e lo spirito traggono piacere e gioia da tutte le cose che mostrano simmetria, armonia e perfezione. Fra le cose che vedete o sentite durante la giornata, quali sono piacevoli per il cuore e lo spirito?

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6. Pensate a un circolo di studio nel quale svolgete il servizio di facilitatore. Recitate le parti descritte qui sotto, prima svolgendola in modo spiacevole e poi in modo aggraziato.

a. Dare il benvenuto ai partecipanti quando arrivano.

b. Presentare un uovo partecipante.
c. Chiedere a qualcuno di recitare una preghiera.
d. Salutare un ritardatario.
e. Incoraggiare qualcuno a imparare a memoria.

f. Chiedere che il tono della voce in classe sia più basso.

Sezione 4

Come abbiamo letto nella sezione predente «…tutte le cose che possiedono grazia o bellezza sono, per il cuore e lo spirito, piacevoli…».2 Dalla nostra discussione sull’argomento della motivazione, sappiamo che l’attrazione verso la bellezza è una delle forze spirituali che ci innalzano ai regni superiori dell’esistenza. È questa forza che ci spinge a cercare l’armonia nella vita quotidiana e nei rapporti con gli altri. Allo stesso modo anche le arti visive, la musica e le arti manuali sono espressioni di questo fondamentale anelito dell’animo umano. Si deve però ricordare che le espressioni della bellezza in questo mondo non sono altro che un riflesso della Bellezza dell’Amatissimo. Esse periscono tutte ma la Bellezza Benedetta è eterna. ‘Abdu’l-Bahá ci dice:

«Il fascino mortale svanisce, le rose cedono il passo alle spine e la beltà e la giovinezza vivono un giorno e poi non sono più. Ma ciò che eternamente permane è la Beltà dell’Unico Vero, perché quello splendore non perisce e quella gloria dura per sempre; il suo fascino è onnipotente, infinita la sua attrazione. Benedetto dunque quel volto che rispecchia lo splendore della Luce dell’Amato! Sia Lodato Iddio, tu Ne sei stato illuminato, hai ottenuto la perla della vera conoscenza e hai proferito la Parola della Verità».3

Completate le seguenti frasi:
1. Il fascino _________________________ .

2. Le rose _______________________ alle ______________ .

3. La beltà e la _______________ vivono ___________________________ .

4. Ma ciò che eternamente ________________ è la _____________ dell’ ___________________ .

5. Lo splendore della Bellezza dell’Unico Vero ______________________ .

6. La gloria della Bellezza dell’Unico Vero __________________________ .

7. Il fascino della Bellezza dell’Unico Vero è ________________________ .

8. L’attrazione della Bellezza dell’Unico Vero è ______________________ .

Nell’impegnarvi per fare in modo che le arti entrino a far parte delle attività del circolo di studio, dovrete ricordarvi che siete interessati sia alla forma sia allo spirito. La forma esteriore trae valore dall’interiorità. ‘Abdu’l-Bahá dice:

«Senza spirito il corpo non è capace di vera realizzazione. Anche se ha conseguito il massimo della bellezza e dell’eccellenza, ha sempre bisogno dello spirito. Il globo di una lampada, per quanto levigato e perfetto, ha bisogno della luce. Senza luce, la lampada o la candela non illuminano».4

Riflettendo sul significato della citazione, pensate a quando avete raccontato una storia o ne avete sentita narrare una che ha colpito l’immaginazione dei presenti. Probabilmente la forma era giusta: parole pronunziate chiaramente, pause al momento giusto, ritmo appropriato e gesti adatti a sottolineare i concetti. Ma non è stato solo questo a ispirare gli ascoltatori. Durante il racconto deve essere stata trasmessa una certa emozione. Doveva esserci anche lo spirito. Discutete con il gruppo l’origine di quello spirito. In ultima analisi, non è la Bellezza dell’Amatissimo?

Sezione 5

Nel cercare di rafforzare nei partecipanti del circolo di studio la forza di attrazione verso la bellezza e di contribuire al loro sviluppo spirituale, sarà necessario esporli a varie forme di arte. Naturalmente, nel mondo d’oggi, molte brutture sono offerte nel nome della bellezza. Dovrete, quindi, stare attenti a scegliere espressioni artistiche che fanno appello alla natura superiore e tenervi lontani da quelle che comportano degradazione. Dovrete anche tenere sempre presente la cultura e fare in modo che almeno alcune delle espressioni artistiche che sceglierete rappresentino la ricchezza culturale della zona.

Per aiutarvi a formulare mentalmente un piano di azione per questa essenziale area di attività, nella prossima sezione esamineremo brevemente diverse forme di arte, incominciando dalla musica. Sulla natura della musica, ‘Abdu’l-Bahá dice:

«In questa nuova età la Luce Manifesta ha proclamato specificamente, nelle Sue Tavole sante, che la musica, cantata o suonata, è cibo spirituale per l’anima e il cuore».5

«…le melodie, sebbene siano materiali, sono connesse con lo spirituale, perciò producono un grande effetto. Un tipo di melodia fa felice lo spirito, un altro lo rende triste, un altro ancora lo sprona ad agire».6

«Cantare melodie porterà vita e felicità al mondo dell’umanità, gli ascoltatori saranno deliziati e gioiosi e le loro emozioni più profonde scosse. Ma questa contentezza, questa emozione sono transitorie e saranno dimenticate in breve tempo. Sia lode sia a Dio perché comunque hai fuso le tue armonie con le melodie del Regno e arrecherai sollievo al mondo dello spirito evocando in eterno sentimenti spirituali».7

1. Completate le seguenti frasi:

a. In questa nuova età, Bahá’u’lláh ha specificamente ____________ che _____________ cantata o suonata, è cibo ____________ per _____________ e ________________ .

b. In questa ________________ Bahá’u’lláh ha _________________ proclamato che la musica, _____________ o ______________ , è _____________________ per l’anima e il cuore.

c. _____________ , sebbene siano ___________ , sono connesse con _______________ .

d. _____________ , sebbene siano materiali, sono ____________ con lo spirituale, perciò ______________ un grande ______________ .

e. Un tipo di melodia fa ________ lo spirito.

f. Un altro tipo di melodia rende lo spirito ____________ .

g. Un altro ancora lo ___________ ad _____________ .

2. Rispondete alle seguenti domande:

a. Che cosa significa «fondere le armonie con le melodie del Regno?

______________________________________________________

b. Che cosa fa questa «fusione»? _____________________________

______________________________________________________

Le tre citazioni precedenti non lasciano dubbi sul fatto che la musica contribuisca significativamente all’elevazione spirituale. È, quindi, imperativo che il programma di un Istituto di formazione, che si propone di migliorare negli amici le capacità di servire la Causa, includa in qualche modo anche la musica. Le seguenti parole di Bahá’u’lláh, nel Kitáb-i-Aqdas, contengono una guida fondamentale per questa attività:

«Abbiamo legittimato l’ascolto della musica e del canto. Ma attenti che l’ascoltarli non vi faccia valicare i limiti del decoro e della dignità. Che la vostra gioia sia la gioia nata dal Mio Più Grande Nome, un Nome che reca rapimento al cuore e colma di estasi la mente di tutti coloro che si sono avvicinati a Dio. In verità, abbiamo fatto della musica una scala per le vostre anime, un mezzo onde esse siano innalzate fino al regno dei cieli, non fatene, pertanto, ali per l’egoismo e la passione. In verità, siamo contrari a vedervi annoverati fra gli sciocchi».8

Considerando che la musica è una forza così potente, sarebbe opportuno fare qui una pausa con il gruppo e scegliere alcune canzoni che tutti conoscano e che innalzino le anime «fino al regno dei cieli» e altre che agiscano come «ali per l’egoismo e la passione».

Sezione 6

Consideriamo ora i vari modi con cui potete introdurre la musica nella pratica educativa dei circoli di studio.

Fra le attività preferite dai circoli di studio di tutto il mondo vi è il canto in gruppo, con o senza accompagnamento strumentale. Studiando il terzo e il quinto libro, avete acquisito la capacità di insegnare canzoni ai bambini piccoli e di far praticare alcuni giochi che possono essere usati per migliorare il loro senso del ritmo e la loro capacità di seguire una melodia. Alcune delle cose che avete imparato vi aiuteranno ora a incoraggiare i partecipanti del gruppo di studio a cantare, a comprendere il significato delle canzoni e, in generale, ad apprezzare la musica, permettendole di elevare il loro spirito.

Starete, senz’altro, attenti al fatto che state lavorando con giovani e adulti ed eviterete l’errore di trattarli come se fossero bambini. Dovrete anche affrontare le particolari sfide relative alle caratteristiche specifiche del gruppo col quale lavorate. I partecipanti avranno sviluppato in modo diverso i propri talenti e la propria conoscenza della musica. Alcuni saranno veramente abili e altri per niente inclini alla musica. Qualcuno potrebbe non essere disposto a cantare di fronte agli altri. Altri potrebbero desiderare solo di canticchiare un motivo a voce così bassa che non si riuscirà a sentirli. Indipendentemente dalle inclinazioni e dai talenti, dovrete essere pronti ad accettarli e a incoraggiare tutti assicurandovi che nessuno si senta mai a disagio. A questo riguardo, è importante che facciate una distinzione fra l’esibizione di una persona di talento e il canto di gruppo. Sono validi entrambi. Ma, a volte, la perfezione alla quale una persona tende può ostacolare la partecipazione delle persone comuni.

C’è un ulteriore punto che merita di essere menzionato. Dallo studio del quinto libro sapete già che le canzoni possono essere utilizzate come un potente strumento pedagogico. Se il testo di una canzone si riferisce al tema in esame, cantare quella canzone può migliorare la comprensione come una discussione non riuscirebbe a fare. Quando sceglierete una canzone da cantare in gruppo, dovete tener presente questo punto e assicurarvi, per quanto possibile, che le canzoni avvalorino le idee esposte nel materiale di studio.

Oltre a cantare in gruppo, alcune persone del circolo di studio potrebbero essere disposte a esibirsi per gli altri e voi, certamente, li incoraggerete nella loro iniziativa. Questo potrebbe darvi l’opportunità di identificare le persone che hanno una speciale attitudine e di aiutarle, amichevolmente, a trovare il modo di sviluppare i propri talenti al di fuori del circolo di studio.

Oltre a queste attività, potete raggiungere lo scopo generale di promuovere l’espressione artistica discutendo con i circoli di studio temi relativi alla musica, invitando persone di talento della comunità a parlare ai partecipanti oppure a esibirsi per loro e andando assieme a spettacoli musicali. Attraverso questo esperienze potete raggiungere almeno due obiettivi:

1. Riuscirete ad aiutare i partecipanti del circolo di studio comprendere eglio il patrimonio musicale del proprio popolo. La vostra discussione con loro potrebbe assumere la forma di un’analisi dei vari tipi di musica della zona. Esempi di temi che si potrebbero prendere in esame sono: Ci sono nella zona canti tradizionali, come quelli cantati nei campi durante il raccolto, o accudendo gli animali, o canzoni d’amore, ninne-nanne, filastrocche e musica sacra? C’è un particolare tipo di musica usata tradizionalmente per occasioni speciali come matrimoni, funerali o altre feste? Per ogni tipo di musica identificata, il gruppo potrebbe poi considerare come è stata tramandata di generazione in generazione, come si distingue da altri tipi di musica e quali emozioni suscita. Potreste anche dedicare un po’ di tempo a discutere sugli strumenti musicali particolari della zona, chiedendo ai partecipanti del circolo di studio di elencarne alcuni. Inoltre, i partecipanti potrebbero parlare di tutto ciò che sanno su chi costruisce questi strumenti, come sono fabbricati, di che cosa sono fatti e per quale tipo di musica sono adatti. Dopo queste conversazioni, potreste essere in grado di invitare un musicista, un costruttore di strumenti musicali che parli al circolo di studio e illustri le proprie capacità.

Per riflettere più a fondo sulla natura di queste ricerche nel mondo della tradizione culturale, potreste scrivere un breve paragrafo sull’argomento.

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2. Un altro obiettivo che potreste raggiungere è aiutare i partecipanti dei circoli di studio a comprendere meglio il ruolo che la musica può avere nella vita della comunità bahá’i. Man mano che procedono nello studio dei vari libri e intraprendono specifici atti di servizio, naturalmente li incoraggerete a prendere parte agli eventi comunitari, locali, regionali o nazionali, e a offrire i loro talenti musicali.

La seguente affermazione di ‘Abdu’l-Bahá indica l’efficacia della musica quando si trasmette un messaggio:

«…benché la musica sia un fenomeno fisico, tuttavia il suo straordinario effetto è spirituale e la sua più stretta attinenza è col reame dello spirito. Se si desidera pronunciare un discorso, questo risulterà più efficace dopo melodie musicali. Gli antichi greci, come i filosofi persiani, usavano pronunziare i loro discorsi nel modo seguente: dapprima suonavano alcune melodie musicali, e quando l’uditorio raggiungeva una certa recettività, deponevano gli strumenti musicali e incominciavano subito il discorso. Tra i più rinomati musicisti della Persia ve ne fu uno , di nome Barbod; ogni volta che il Ministero aveva perorato a corte un grave problema, senza riuscire a convincere il Re, la questione era subito affidata a Barbod, per cui egli andava a corte col suo strumento, suonava la musica più adatta e commovente, e raggiungeva immediatamente lo scopo, perché il Re era subito toccato dalle melodie, sentimenti di generosità lievitavano entro il suo cuore, ed egli cedeva…».9

L’efficacia della musica aumenta di molto quando è ispirata dagli Insegnamenti e attinge direttamente dalle parole di Dio:

«La musica è un mezzo importante per l’educazione e lo sviluppo dell’umanità, ma l’unico vero modo è tramite gl’Insegnamenti di Dio. La musica è un mezzo importante per l’educazione e lo sviluppo dell’umanità, ma l’unico vero modo è tramite gl’insegnamenti di Dio. La musica è come questo cristallo che è perfettamente puro e levigato. È esattamente come questo puro calice che è davanti a noi, e gl’Insegnamenti di Dio, le Parole di Dio, sono come l’acqua. Quando il cristallo e il calice sono assolutamente puri e trasparenti, e l’acqua è perfettamente fresca e limpida, allora essa infonde la vita; perciò gl’insegnamenti di Dio, siano essi in forma di inni o meditazioni o preghiere, quando siano cantati in modo melodioso, sono molto toccanti».10

Alla luce di queste citazioni, potete discutere con i circoli di studio i vari tipi di musica che potrebbero essere adatti ai vari eventi della comunità. La discussione potrebbe vertere su temi come queste: Quale tipo di canzoni è adatto agli eventi di proclamazione e di insegnamento? Quali canzoni suscitano interesse per la Fede e attraggono ad essa la gente? Quale tipo di canzoni può contribuire al processo di consolidamento? Quali canzoni possono far conoscere meglio agli amici la storia della Fede e accrescere il loro amore per Bahá’u’lláh, possono toccare il loro cuore e spingerli a servire la Causa? Quali canzoni sono adatte alla celebrazione delle Feste sacre e all’osservanza della Festa del diciannovesimo giorno?

Varrebbe la pena fermarvi a scrivere qualche parola su questo argomento come avete fatto con l’argomento del patrimonio musicale.

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Sezione 7

Aqá Mu?ammad-i-Tabrízí ha raccontato che, quando era un bambino di quattro, cinque anni, si recava ogni venerdì con la famiglia alla magione di Bahjí, come facevano molti bahá’i del tempo, per essere ammesso alla presenza della Bellezza Benedetta. Vi rimanevano tutto il giorno usando le stanze del piano terra.

Durante una di queste visite, mentre, sul mezzogiorno e per il gran caldo, gli adulti riposavano nelle loro stanze, egli si alzò e incominciò a girellare. Entrò nella vasta sala del piano superiore e alla fine si trovò la dispensa. Notò un sacchetto pieno di zucchero. Istintivamente ne prese una manciata, se la mise in bocca e prima di uscire ne prese altre due manciate. Ritornato nella sala, rimase paralizzato vedendo la Bellezza Benedetta che camminava su e giù. Bahá’u’lláh gli si avvicinò gentilmente, dette uno sguardo amorevole alle sue mani e lentamente condusse il bambino verso un gran tavolo nel centro della sala. Prese un vassoio di dolci e ne offrì uno. «Sembra che ti piacciano i dolci», disse Bahá’u’lláh. «Buon appetito! Arrivederci, e che Dio ti protegga!»

Negli anni successivi, Aqá Mu?ammad parlò spesso dell’amore che in quel momento provò per la Bellezza Benedetta – un amore che non l’aveva più abbandonato.11

Immaginate di conoscere dozzine di storie come questa e di saperle raccontarle al momento giusto nel circolo di studio nel quale state svolgendo il servizio di facilitatore. Per esempio, potreste raccontare la storia di Aqá Mu?ammad quando il gruppo discute il tema della disciplina e analizza i vari modi per gestire il comportamento sbarazzino di un bambino. Quale effetto avrebbe questa vostra capacità sull’atmosfera di apprendimento che state cercando di creare ogni volta che un circolo di studio si riunisce?

Raccontare storie è un’arte che, se usata correttamente, può ispirare, animare, stimolare l’immaginazione, trasmettere concetti profondi, insegnare e anche produrre cambiamenti del comportamento. Vi raccomandiamo caldamente di imparare quest’arte e di usarla giudiziosamente nei circoli di studio, tanto se vi partecipiate come studenti quanto come facilitatori. La capacità di raccontare storie in modo piacevole e avvincente si svilupperà con l’esperienza. Il terzo e il quinto libro offrono alcuni spunti sulle tecniche di questa forma d’arte spesso trascurata. Non discuteremo qui i talenti necessari, né vi daremo un lungo elenco di storie da imparare. Ma vogliamo dirigere la vostra attenzione sullo speciale significato di alcuni episodi della storia della Fede e sul valore incomparabile degli Araldi dell’Aurora, come fonte di tali episodi. Il Custode ha fatto detto che quest’opera è «un ausilio essenziale» per i programmi di insegnamento e «un testo inoppugnabile» per le scuole estive. Inoltre egli definì «fonte di ispirazione per tutte le imprese letterarie e artistiche», «preziosissimo compagno per i momenti di svago», «indispensabile introduzione ai futuri pellegrinaggi alla terra natale di Bahá’u’lláh» e «infallibile strumento per dissipare le difficoltà e resistere agli attacchi di una umanità critica e delusa».12 Sull’importanza di questo libro scrisse a un credente:

«Utilizzate, il più ampiamente possibile, la ricchezza del materiale contenuto nella preziosa e commovente narrazione di Nabíl e fatene il principale strumento per alimentare la fiamma dell’entusiasmo, che arde in ogni cuore bahá’i e dalla quale, in ultima analisi, dipende il successo dei vostri magnifici, incessanti sforzi».13

In una lettera scritta a suo nome, leggiamo:

«La narrazione di Nabíl non è un semplice racconto. È un libro di meditazione. Non solo insegna, ma in realtà ispira e sprona all’azione. Risveglia e stimola le energie assopite e ci innalza a un piano superiore. È, perciò, un inestimabile aiuto per gli storici come per ogni insegnante ed espositore della Causa».14

Anche se già conoscete molti episodi della storia della Fede e, probabilmente, siete capaci di raccontarli in dettaglio, includiamo in questa lezione un brano dagli Araldi dell’Aurora, il racconto dei setti martiri di Teheran. Come esercizio dovrete leggerlo più volte e poi raccontarlo cercando di farlo il più accuratamente possibile. Questo brano vi offre un buon esempio del tipo di racconto che vorrete conoscere per usarli nei circoli di studio, in quanto si presta a essere raccontato tutto o in parte a seconda dell’occasione.

«Mi accingo ora a raccontare i particolari del martirio dei miei fratelli arrestati a ?ihrán, poiché tale fu la loro sorte. I quattordici discepoli del Báb, che erano stati catturati, rimasero incarcerati nella casa di Ma?múd Khán-i-Kalántar dal primo al ventiduesimo giorno del mese di Rabí’u’th-thání. Anche ?áhirih fu confinata nella medesima casa, al piano superiore. Essi subirono maltrattamenti d’ogni genere. I loro persecutori cercarono con ogni mezzo di indurli a fornire le informazioni di cui avevano bisogno, ma non riuscirono ad ottenere una risposta soddisfacente. Tra i prigionieri vi era un certo Mu?ammad-?usayn-i-Marághi’í, che si rifiutò ostinatamente di aprir bocca nonostante le forti pressioni che fecero su di lui. Lo torturarono, ricorsero a ogni possibile espediente per estorcergli qualsiasi indizio potesse servire ai loro intenti, ma non riuscirono a raggiungere il scopo. Tale fu la sua incrollabile ostinazione, che i suoi oppressori lo cedettero muto. Chiesero a ?ájí Mullá Ismá’íl, che lo aveva convertito alla Fede, se fosse in grado di parlare o no. “Tace, ma non è muto”, rispose, “è facondo e non ha alcuna difficoltà di linguaggio”. Appena lo chiamò per nome, la vittima rispose, assicurandolo di essere pronto ad attenersi al suo volere.

«Convinti di non poter piegare la loro volontà, deferirono la questione a Mahmúd Khán, il quale a sua volta, presentò il caso all’Amír-Nizám, Mázá Taqí Khán, Gran Visir di Násiri’d-Dín Sháh. Il Sovrano in quei giorni si astenne dall’interferire direttamente nelle questioni attinenti alla vicenda della comunità perseguitata e spesso ignorò le decisioni prese nei confronti dei suoi membri. Il Gran Visir fu investito di pieni poteri per far di loro ciò che meglio credeva: nessuno discusse le sue decisioni, né osò disapprovare il modo in cui esercitò la sua autorità. Egli emanò immediatamente un ordine perentorio che minacciava di morte i quattordici discepoli, se non fossero stati disposti a rinnegare la fede. Sette furono costretti a cedere sotto la pressione esercitata su di loro e furono immediatamente rilasciati. Gli altri sette costituiscono i Sette Martiri di Tihrán:

«1. ?ájí Mirza Siyyid ‘Alí, soprannominato Khál-i-A‘?am, zio materno del Báb, uno dei principali mercanti di Shíráz. Alla custodia di questo zio il Báb fu affidato, dopo la morte del padre; quando il Nipote ritornò dal pellegrinaggio nello ?ijáz e fu arrestato da Husayn Khán, egli si fece garante per Lui, impegnando per iscritto la propria parola. Mentre Egli era sotto la sua protezione, Lo colmò sempre di premurose attenzioni, Lo servì con grande devozione e fece da intermediario tra Lui e le schiere di seguaci che affluivano a Shíráz per vederLo. Il suo unico figlio, un certo Siyyid Javád, morì nell’infanzia. Verso la metà dell’anno 1265 A.H. ?ájí Mirza Siyyid ‘Ali lasciò Shíráz e fece visita al Báb nel castello di Chihríq. Quindi andò a Teehrán e, benché non avesse alcuna occupazione speciale, rimase nella città fino allo scoppio della sedizione che sfociò infine nel suo martirio.

«Benché gli amici lo pregassero di fuggire davanti al tumulto che stava avvicinandosi rapidamente, si rifiutò di dare ascolto al loro consiglio e, fino all’ultimo momento, affrontò con completa rassegnazione la persecuzione a cui fu sottoposto. Molti tra i più ricchi mercanti che lo conoscevano si offrirono di pagare il suo riscatto, ma egli respinse l’offerta. Infine fu condotto davanti all’Amír-Nizám . “Il Primo Magistrato del Regno”, lo informò il Gran Visir, “è restio a fare il minimo torto ai discendenti del Profeta. Eminenti mercanti di Shíráz e Tihrán sono desiderosi, anzi ansiosi, di pagare il tuo riscatto. Perfino il Maliku’t-Tujjár s’interessa di te. Ci basta che tu dica una parola di ritrattazione per liberarti e lasciarti ritornare nella tua città natale, con tutti gli onori. Ti do la mia parola che, se sei disposto ad accettare, passerai i giorni che ti restano da vivere con onore e dignità sotto l’ombra protettrice del tuo sovrano”. “ Eccellenza”, coraggiosamente rispose ?ájí Mirza Siyyid ‘Alí, “sappi che prima di me altri, che vuotarono con gioia la coppa del martirio, hanno preferito respingere un appello simile a quello che ora tu mi rivolgi; sappi per certo che io sono tanto ansioso quanto loro di declinare una tale richiesta. Ripudiare le verità racchiuse in questa Rivelazione vorrebbe dire per me respingere tutte le Rivelazioni che l’hanno preceduta. Rifiutare di riconoscere la Missione del Siyyid- Báb vorrebbe dire apostatare la Fede dei miei avi e negare il carattere Divino del Messaggio che Mu?ammad, Gesù, Mosè e tutti i Profeti del passato hanno rivelato. Dio sa che tutto ciò che ho sentito o letto sui detti e le azioni di quei Messaggeri, le stesse cose ho avuto il privilegio di vedere coi miei occhi da questo Giovane, questo mio diletto Parente, dai tempi della Sua adolescenza fino ad ora, che ha trent’anni. Ogni cosa in Lui mi ricorda il Suo illustre Antenato e gli imám della Sua Fede, la cui vita le nostre documentate tradizioni hanno descritto. Ti chiedo solo di essere il primo a offrire la vita sul sentiero del mio amato Congiunto”.

«L’Amír fu stupefatto da questa risposta, in una frenesia di disperazione e senza dir parola, fece cenno che lo portassero via e lo decapitassero. Mentre veniva condotta verso la morte, sentirono la vittima ripetere più volte queste parole di ?áfiz.: “Grande è la mia gratitudine verso di Te, o mio Dio, che m’hai concesso con tanta munificenza tutto ciò che T’ho chiesto”. “Ascoltatemi o gente”, gridò alla moltitudine che gli si accalcava attorno; “mi sono offerto in volontario sacrificio sul sentiero della Causa di Dio. Tutta la provincia di Fárs e l’Iráq, oltre i confini della Persia, presto conosceranno la rettitudine della mia condotta, la sincerità della mia devozione e la nobiltà della mia stirpe. Per più di mille anni, avete pregato e ancora pregato che il promesso Qá’im Si manifestasse. Quante volte alla menzione del Suo nome avete gridato, dal fondo del cuore: ‘Affretta, o Dio, la Sua venuta; rimuovi ogni ostacolo che si erga sulla strada della Sua apparizione!’. E ora ch’è venuto, L’avete cacciato in un esilio senza speranza, in angolo remoto e isolato dell’Ádhirbáyján e siete insorti a sterminare i Suoi compagni. Se invocassi la maledizione di Dio su voi, sono certo che la Sua vindice ira vi colpirebbe dolorosamente. Ma tale non è la mia preghiera. Con il mio ultimo respiro, prego l’onnipotente di cancellare la macchia della vostra colpa e di permettere che vi risvegliate dal sonno dell’indifferenza”.

«Queste parole commossero il carnefice fino nel profondo del cuore. Con la scusa che la spada che teneva pronta in pugno aveva bisogno d’essere ancora affilata, se ne andò rapidamente, deciso a non ritornare più. “Quando m’hanno incaricato di svolgere questo servizio”, lo sentirono lamentarsi, piangendo amaramente, “si erano impegnati a consegnare nelle mie mani solo coloro che erano stati condannati per assassinio o banditismo. Mi ordinano ora di versare il sangue di uno che non è meno santo dell’Imám Músáy-i-Kázim!”. Poco dopo partì per il Khurásán e lì cercò di guadagnarsi da vivere facendo il fattorino e il banditore. Ai credenti della provincia, raccontò la storia della tragedia ed espresse il proprio pentimento per l’azione che era stato costretto a compiere. Ogni volta che ricordava l’incidente, ogni volta che il nome di ?áí Mirza Siyyid ‘Alí veniva menzionato davanti a lui, gli venivano le lacrime agli occhi e non riusciva a trattenerle e quelle lacrime erano la testimonianza dell’affetto che quel sant’uomo gli aveva infuso in cuore.

2. «Mirza Qurbán-’Alí, nato a Bárfúrúsh nella provincia del Mázindarán, eminente personaggio della comunità nota col nome di Ni‘matu’lláhí. Fu uomo sinceramente devoto e dotato di grande nobiltà d’animo. Tale fu la purezza della sua vita, che molti tra i notabili del Mázindarán, del Khurásán e di Tihrán gli avevano promesso fedeltà, e lo consideravano la personificazione della virtù. Così grande era la stima in cui era tenuto dai concittadini che, in occasione del suo pellegrinaggio a Karbilá, una vasta schiera di devoti ammiratori affollò la sua strada per rendergli omaggio. A Hamadán, come a Kirmánsháh, molte persone subirono l’influsso della sua personalità e si unirono alla schiera dei suoi seguaci. Dovunque fosse andato era salutato dalle acclamazioni della gente. Ma le dimostrazioni di entusiasmo popolare erano per lui molto sgradevoli, evitava la folla e sdegnava il fasto e la pompa del potere. Durante il viaggio verso Karbilá, mentre passava per Mandalíj, uno shaykh molto influente rimase affascinato da lui a tal punto che rinunciò a tutto ciò che prima gli era caro, e, lasciati amici e discepoli, lo seguì fino a Ya‘qúbíyyih. Ma Mirza Qurbán-‘Alí riuscì a indurlo a ritornare a Mandalíj e a riprendere il lavoro che aveva abbandonato.

«Di ritorno dal pellegrinaggio, Mirza Qurbán-‘Alí incontrò Mullá Husayn e tramite lui abbracciò la verità della Causa. A cagione di una malattia non potè unirsi ai difensori del forte di Tabarsí ma, se non fosse stato perché non era in grado di mettersi in grado per il Mázindarán, sarebbe stato il primo ad unirsi ai suoi occupanti. Tra i discepoli del Báb la persona a cui era più attaccato dopo Mullá Husayn, era Váhid. Durante la mia visita a Tihrán, seppi che questi aveva consacrato la propria vita al servizio della Causa, e si era levato a promuoverne dappertutto gli interessi con devozione esemplare. Sentii spesso Mirza Qurbán-‘Alí, che era allora nella capitale, lamentarsi di quella malattia. “Quanto mi dispiace”, lo sentii osservare molte volte, “di essere stato privato della mia parte della coppa che Mullá Husayn e i suoi compagni hanno vuotato! Desidero unirmi a Vahid e arruolarmi sotto le sue insegne e cercare di far ammenda per quanto non ho potuto fare prima”. Stava preparandosi a lasciare Tihrán, quando fu improvvisamente arrestato. Le sue vesti povere erano una prova del suo distacco. Vestito con una tunica bianca, secondo le usanze degli Arabi, avvolto in un ‘Abá grossolanamente tessuto, in testa il copricapo della gente dell’Iráq, sembrava, mentre camminava per le strade, la personificazione della rinuncia. Rispettava scrupolosamente tute le osservanze della sua Fede e recitava le devozioni con pietà esemplare. “Il Báb Stesso si attiene alle osservanze della Sua Fede nei minimi dettagli”, osservò spesso. “Posso io trascurare le cose che il mio Maestro osserva?”.

«Quando Mirza Qurbán-‘Alí fu arrestato e condotto davanti all’Amír-Nizám, si scatenò un tumulto quale Tihrán raramente aveva visto. Grandi fole di persone si accalcarono agli ingressi del quartier generale del governo, ansiosi di sapere che cosa gli sarebbe accaduto. “Sin da ieri notte”, disse l’Amír appena lo vide, “sono stato assediato dai funzionari dello Stato di tutti i livelli che hanno intercesso energicamente in tuo favore. Da quanto apprendo sulla posizione che occupi e sull’influenza che hanno le tue parole, non sei molto inferiore al Siyyid-i- Báb Stesso. Avresti fatto meglio a reclamare per te la posizione del primato piuttosto che dichiarare la tua obbedienza a uno la cui sapienza è certamente inferiore alla tua”. «”La sapienza che ho acquistato”, egli ribattè con coraggio, “mi ha condotto a inchinarmi in obbedienza davanti a Colui che ho riconosciuto quale mio Signore e mia Guida. Fin da quando ho raggiunto la maggior età, ho considerato la giustizia e la rettitudine i motivi dominanti della mia vita. L’ho giudicato rettamente e sono giunto alla conclusione che se questo Giovane il cui potere trascendente amici e nemici ugualmente attestano, fosse falso, ogni Profeta di Dio, da tempo immemorabile fino al giorno d’oggi, dovrebbe essere accusato di essere una personificazione della falsità! Son sicuro della completa devozione di oltre un migliaio di ammiratori e tuttavia non posso modificare il cuore del più umile tra loro. Ma questo Giovane ha dimostrato di essere capace di trasformare, per mezzo dell’elisir dell’amore, l’anima dei più degradati tra gli uomini. Su un migliaio di persone come me Egli, solo e senza aiuti, ha esercitato un’influenza tale che, senza neppur giungere in Sua presenza, esse hanno messo da parte ogni proprio desiderio e si sono aggrappate con passione al Suo volere. Pienamente consapevoli dell’inadeguatezza del sacrificio che hanno fatto, costoro bramano di dare la vita per amor Suo, con la speranza che questa ulteriore prova della loro devozione possa essere degna di menzione alla Sua corte”.

«“Sono riluttante”», osservò l’Amír Ni?ám, “tanto se le tue parole vengono da Dio quanto se non vengono da Lui, a pronunziare la sentenza di morte contro un uomo che occupa un rango così elevato”. “Perché esiti?” esclamò la vittima impaziente. “Non sai tu che tutti i nomi discendono dal cielo? Colui il cui nome è ‘Alí, sul cui sentiero offro la vita, da tempo immemorabile ha vergato il mio nome, Qurbán-‘Alí, sulla pergamena dei Suoi martiri eletti. In verità, oggi è il giorno in cui celebro la festa di Qurbán, il giorno in cui suggellerò col sangue la mia fede nella Sua Causa. Perciò, non essere riluttante e sii certo che non ti biasimerò mai per il tuo atto. Più presto farai cadere la mia testa, più grande sarà la mia gratitudine verso di te”. “Portatelo via da qui!” gridò l’Amír. “Ancora un momento e questo derviscio riuscirà a gettare il suo incantesimo su di me”. “Tu sei inaccessibile a quella magia”, rispose Mirza Qurbán-‘Alí, “che può far prigionieri solo i puri di cuore. Tu e i tuoi simili non potrete mai capire la forza ammaliatrice di quel Divino elisir che, in un batter d’occhio, trasforma l’anima dell’uomo”.

«Esasperato dalla risposta, l’Amír Ni?ám si alzò e, tutto tremante dalla rabbia, esclamò: “Soltanto il filo della spada può far tacere la voce di questa gente illusa!”. “Non c’è bisogno”, disse ai carnefici che si occupavano di lui, “di portarmi davanti altri membri di questa odiosa setta. Le parole non riescono a sopraffare la loro incrollabile ostinazione. Se riuscirete a indurre qualcuno a rinnegare la sua fede, rilasciatelo; in quanto agli altri, tagliate loro la testa”.

«Mentre si avvicinava al luogo della sua morte, Mirza Qurbán-‘Alí, inebriato dalla prospettiva dalla prossima riunione con il suo Diletto, eruppe in espressioni di gioiosa esultanza. “Fate presto ad uccidermi”, gridò con gioia e rapimento, “poiché con questa morte mi offrirete il calice della vita eterna. Anche se ora spegnete il mio alito languente, con una miriade di vite mi ricompenserà il mio Diletto; vite che nessun cuore mortale può concepire!”. “Ascoltate le mie parole, voi che affermate di essere seguaci dell’Apostolo di Dio”, disse, rivolgendo lo sguardo verso la folla degli spettatori. “Mu?ammad, la Stella Mattutina della guida Divina, che in epoche passate si è levata sull’orizzonte dello Hijáz, è risorto oggi, nella persona di Alí-Mu?ammad, dall’oriente di Shíráz, irradiando lo stesso splendore ed emanando lo stesso calore. Una rosa è sempre una rosa in qualsiasi giardino e in qualsiasi momento essa sbocci”. Visto che tutta la gente era sorda al suo appello, gridò a gran voce: “Oh! generazione perversa! Com’è indifferente davanti alla fragranza che ha esalato quella Rosa Imperitura! Benché la mia anima trabocchi di estasi, non riesco, ahimè, a trovare un cuore con cui goderne il fascino, o una mente che ne comprenda la gloria”.

«Alla vista del corpo di ?áí Mirza Siyyid ‘Alí decapitato e sanguinante ai suoi piedi, il suo eccitamento febbrile raggiunse il culmine. “Salute”, gridò gettandosi su di esso, “salute al giorno del reciproco rallegramento, il giorno della riunione con il nostro Diletto!”. “Avvicinati”, gridò al carnefice, tenendo il corpo tra le braccia, “e vibra il tuo colpo, poiché il mio fedele amico non vuole liberarsi dal mio abbraccio e mi invita a correre con lui alla corte del Beneamato”. Subito un colpo del boia si abbattè sulla sua nuca. Pochi istanti, e l’anima di quel grande uomo era trapassata. Il fendente crudele suscitò tra i presenti un sentimento misto di indignazione e di simpatia. Dal cuore della moltitudine si levarono lamenti e grida di cordoglio e suscitò una desolazione simile alle esplosioni di dolore con cui ogni anno la popolazione saluta il giorno di ‘Ashúrá.

«3. Poi venne il turno di ?áí Mullá Isá’íl-i-Qumí, nativo di Faráhán. Nella sua prima giovinezza, egli partì per Karbilá alla ricerca di quella verità che stava scrupolosamente cercando di capire. Aveva frequentato tutti i principali ‘ulamá di Najaf e Karbilá, si era seduto ai piedi Siyyid Ká?im e aveva acquisito da lui la conoscenza e la comprensione che gli permisero, poi anni più tardi mentre era a Shíráz, di riconoscere la Rivelazione del Báb. Si distinse per la tenacia della sua fede e per il fervore della sua devozione. Non appena gli pervenne l’ingiunzione del Báb, che invitava i suoi seguaci ad accorrere nel Khurásán, rispose con entusiasmo, raggiunse i compagni che stavano andando a Badasht e lì ricevette l’appellativo di Sirru’l-Vujúd. Mentre era in loro compagnia, la sua comprensione della Causa si approfondì e crebbe, quindi, il suo zelo nella sua promozione. Maturò fino a divenire la personificazione del distacco e si sentì sempre più impaziente di dimostrare in modo adeguato lo spirito che la Fede gli aveva infuso. Nella spiegazione del significato dei versetti coranici e delle tradizioni islamiche, dette prova di un’intuizione che pochi poterono rivaleggiare e l’eloquenza con cui espose quelle verità gli conquistò l’ammirazione dei suoi condiscepoli. Nei giorni in cui il forte di Tabarsí divenne il centro di raccolta per i discepoli del Báb, languiva a letto infermo e sconsolato, senza potere né prestar aiuto né prendere parte alla sua difesa. Appena guarì, visto che il memorabile assedio si era concluso col massacro dei suoi condiscepoli, si adoperò, con accresciuta determinazione, per compensare con le sue generose fatiche la perdita che la Causa aveva subito. Quella determinazione lo portò alla fine sul campo del martirio e gliene conquistò la corona.

«Condotto al patibolo, mentre aspettava il momento dell’esecuzione, rivolse lo sguardo verso i due martiri che l’avevano preceduto e che giacevano ancora avvinti in un abbraccio. “Ben fatto, amati compagni!”, gridò, posando lo sguardo sulle loro teste sanguinanti. “Avete trasformato Tihrán in un Paradiso! Avessi potuto precedervi!”. Estrasse dalla tasca una moneta, che porse al boia pregandolo di comprargli qualcosa con cui addolcirsi la bocca. Ne prese un po’ e dette a lui il resto, dicendo: “Ti ho perdonato la tua azione; avvicinati e vibra il tuo colpo. Per trent’anni ho desiderato vedere questo giorno benedetto e temevo di dovermi portare nella tomba questo desiderio insoddisfatto”. “Accettami, o mio Dio”, gridò, levando gli occhi al cielo, “anche se sono indegno di inscrivere il mio nome sulla pergamena degli immortali che hanno immolato la vita sull’altare del sacrificio”. Stava ancora pregando, quando il boia, per sua richiesta, troncò subitamente la sua preghiera.

«4. Era appena spirato, quando fu condotto al patibolo Siyyid Husayn-i-Turshízí, il mujtahid. Questi era nato a Turshíz, un villaggio del Khurásán, ed era molto stimato per la sua devozione e la rettitudine della sua condotta. Aveva studiato per alcuni anni a Najaf ed era stato incaricato dagli altri mujtahid di andare nel Khurásán per propagare colà i principi che gli erano stati insegnati. Quando giunse a Ká?imayn, incontrò ?áí Mu?ammad-Taqíy-i-Kirmání, suo vecchio amico, che figurava tra i più eminenti mercanti di Kirmán e che aveva aperto una succursale di affari nel Khurásán. Poiché questi era in viaggio per la Persia, decisa di accompagnarlo. Questo ?áí Mu?ammad-Taqíy era stato grande amico di Haji Mirza Siyyid ‘Alí, zio materno del Báb, per opera del quale si era convertito alla Causa nell’anno 1264 A.H., mentre si preparava a partire da Shíráz per andare in pellegrinaggio a Karbilá. Informato che Haji Mirza Siyyid ‘Alí progettava di andare a Chihríq per fare una visita al Báb, egli espresse il suo ardente desiderio di accompagnarlo. Haji Mirza Siyyid ‘Alí lo consigliò di persistere nel suo primo intendimento: andasse a Karbilá e aspettasse là una sua lettera, con cui l’avrebbe informato se era consigliabile che lo raggiungesse. Da Chihríq, Haji Mirza Siyyid ‘Alí ebbe ordine di partire per Teheran, con la speranza di poter fare ancora visita al Nipote dopo una breve permanenza nella capitale. Mentre era a Chihríq, egli espresse la propria riluttanza a tornare a Shíráz, in quanto non poteva più sopportare la crescente arroganza dei suoi abitanti. Al suo arrivo a Teherán, chiese a ?áí Mu?hammad-Taqíy di raggiungerlo. Siyyid Husayn l’accompagò da Bagh-dád fino alla capitale e per mezzo suo si convertì alla Fede.

«Quando fui davanti alla moltitudine che si era raccolta attorno a lui per assistere al suo martirio, Siyyid Husayn alzò la voce e disse: “Ascoltatemi o seguaci dell’Islám! Il mio nome è Husayn e sono discendente del Siyydu’sh-Shuhadá, che portava anch’egli questo nome. I mujtahid delle sante città di Najaf e Karbilá hanno ratificato all’unanimità la mia posizione di commentatore autorizzato della legge e degli insegnamenti della loro Fede. Solo di recente ho sentito il nome del Siyyd-i- Báb. La padronanza che ho acquisito sugli intricati problemi degli insegnamenti islamici mi ha permesso di apprezzare il valore del Messaggio che il Siyyd-i- Báb ha portato. Sono convinto che, se negassi la Verità che Egli ha rivelato, con questa medesima azione rinnegherei la mia sottomissione a ogni Rivelazione che l’ha preceduta. Mi appello a ciascuno di voi, perché invitiate gli ‘ulamá’ e i mujitahid della città a riunirsi in un convegno, e io mi assumo il compito di provare in loro presenza la verità della Causa. Giudichino poi loro se sono capace di dimostrare la validità delle affermazioni fatte dal Báb: Se saranno soddisfatti della prove che porterò a sostegno della mia argomentazione, cessino di versare il sangue degli innocenti; e se non ci riuscirò, mi infliggano la punizione che merito”. Questa parole gli erano appena uscita di bocca, che un funzionario al servizio dell’Amír-Ni?ám si intromise altezzosamente: «Porto con me la tua sentenza di morte firmata e sigillata da sette mujitahid riconosciuti di Teherán, i quali hanno dichiarato di proprio pungo che sei un infedele. Il Giorno del Giudizio, sarò responsabile io stesso del tuo sangue davanti a Dio e rimetterò la responsabilità su quei capi nel cui giudizio ci è stato chiesto di riporre la nostra fiducia e alle cui decisioni siamo stati obbligati a sottometterci». Con queste parole sguainò il pugnale e lo colpì con tale forza che egli cadde morto all’istante ai suoi piedi.

«5. Subito dopo fu condotto sul luogo dell’esecuzione ?áí Mu?ammad-Taqíy-i-Kirmání. L’orrore della vista che gli si parò davanti suscitò la sua violenta indignazione: “Avvicinati, malvagio tiranno senza cuore”, eruppe voltandosi verso il suo persecutore, “e affrettai ad uccidermi, perché sono impaziente di unirmi al mio amato Husayn. Vivere dopo di lui è una tortura che non posso sopportare”.

«6. Appena ?áí Mu?hamad-Taqí ebbe pronunziato queste parole, Siyyid Murta?á, che era uno dei più noti mercanti di Zanján, corse avanti per avere la precedenza sui compagni. Si gettò sul corpo di ?áí Mu?hamad-Taqí e disse che, essendo siyyid, martirizzare lui sarebbe stato più meritorio agli occhi di Dio che martirizzare ?áí Mu?hamad-Taqí. Mentre il boia sguainava la spada, Siyyid Murta?á invocò la memoria del fratello martirizzato, che aveva combattuto fianco a fianco con Mullá Husayn e tali furono le sue parole, che gli spettatori si meravigliarono dell’inflessibile tenacia della fede che lo animava.

«7. In mezzo al tumulto che le commoventi parole di Siyyid Murta?á avevano sollevato, si fece avanti Mu?ammad-Husayn-i-Marághi’í, implorando che gli fosse concesso d’essere martirizzato subito prima che i suoi compagni fossero passati per la spada.. Appena posò lo sguardo su ?ájí Mullá Ismá’íl-i-Qumí, per il quale nutriva un profondo affetto, si gettò d’impulso su di lui e, tenendolo tra le braccia, esclamò: “Mai acconsentirò di separarmi dal mio amato amico, in cui ho riposto la massima fiducia e da cui ho ricevuto tante prove d’affetto sincero e profondo!”.

«Il loro desiderio di precedersi l’un l’altro nell’offrire la vita per la Fede stupì la moltitudine che si chiedeva quali dei tre sarebbe stato preferito ai compagni. Imploravano con tale fervore che alla fine furono decapitati tutti e tre nello stesso istante.

«Raramente occhio umano ha visto una fede così grande e una simile dimostrazione di efferata crudeltà. Sebbene fossero pochi, tuttavia, ricordando i particolari del loro martirio, siamo costretti a riconoscere le meraviglie della forza che seppe evocar un così raro spirito d’abnegazione. Quando rammentiamo l’alto rango di queste vittime, quando consideriamo il grado della loro rinuncia e la vitalità della loro fede, quando ricordiamo le pressioni che furono esercitate da ambienti influenti per stornare il pericolo che minacciava la loro vita, soprattutto quanto ci figuriamo lo spirito con cui essi sfidarono le atrocità che quel nemico senza cuore s’abbassò al punto da perpetrare su di loro, siamo costretti a considerare l’episodio come uno degli avvenimenti più tragici negli annali della Causa».15

Sezione 8

Un’altra potente forma d’arte è il teatro. Le produzioni teatrali possono essere grandiose, con ambientazioni, costumi e scenografie molto elaborati. Per quanto riguarda i circoli di studio, non penserete certo al teatro in termini così complessi, ma anche l’uso più elementare della recitazione può avere effetti profondi.

L’atmosfera di un circolo di studio e lo spirito di amicizia fra i partecipanti devono essere tali da farli sentire liberi di recitare scenette, di preparare sketch e di interpretare episodi storici – l’atmosfera di una grande famiglia allargata. In un ambiente come questo, vi sarà facile sfruttare le numerose occasioni in cui i libri suggeriscono ai partecipanti di interpretare scenette e di fare il gioco delle parti in modo da imparare meglio. E infatti, oltre a valere come forma di arte, il teatro è un importante strumento pedagogico. Come tale, è particolarmente valido perché può produrre cambiamenti di comportamento che, altrimenti, sarebbe difficile ottenere. Quando si recita è possibile immaginare di trovarsi in situazioni reali o immaginarie e così esaminare inconsapevolmente le proprie abitudini. Pensate, per esempio, all’effetto che ha avuto sui partecipanti dei circoli di studio la semplicissima scenetta «positivo-negativo» suggerita nel primo capitolo del secondo libro.

Oltre agli esercizi di recitazione suggeriti nei libri di testo, ci saranno occasioni nelle quali i partecipanti dei circoli di studio vorranno includere una rappresentazione teatrale in qualche programma che hanno organizzato per il pubblico. Una di tali occasioni è la festa che spesso si organizza alla fine dei corsi e alla quale generalmente si invitano i familiari e gli amici dei partecipanti. In queste occasioni i partecipanti non si accontenteranno di rappresentazioni teatrali, ma reciteranno poesie, prepareranno discorsi, racconteranno storie ed eseguiranno brani di musica. Anche se di solito il teatro di cui parliamo non richiede scenari e costumi, neppure quando ci si esibisce di fronte a un pubblico di familiari e di amici, tuttavia, il gruppo non deve eliminare del tutto questo tipo di accessori. Talvolta un semplice gesto, come indossare cappello, può migliorare l’impatto scenico di una attività.

Allo stesso modo, qualche marionetta può servire a mettere in scena una situazione che contenga un messaggio morale. Certi tipi di marionette sono molto sofisticati e richiedono competenza, ma spesso vi basteranno quelle più semplici per ottenere lo scopo. Per esempio si possono costruire delle marionette per le dita con un po’ carta e qualche matita colorata. Si disegna su un pezzo di carta la testa di una persona o di un animale, lasciando ai lati due strisce da arrotolare attorno a un dito.

Anche in questo caso dovrete prendere in considerazione la cultura del luogo e, nello scegliere le forme di espressione, potrete attingere al patrimonio teatrale della zona. Ogni cultura ha un proprio modo di descrivere, nella recitazione, episodi della propria storia e leggende dei propri eroi ed eroine. I vostri gruppi di studio possono usare questi metodi e queste impostazioni tradizionali con un nuovo spirito e un nuovo contenuto morale ispirato dalla Fede. Nel 1996, all’inizio del Piano quadriennale, la Casa Universale di Giustizia ha così scritto del valore dell’arte popolare:

«In tutti i loro sforzi per conseguire lo scopo del Piano Quadriennale, gli amici sono inoltre invitati a prestare maggior attenzione all’uso delle arti, non solo per la proclamazione, ma anche per il lavoro di espansione e consolidamento. Le arti visive e teatrali e la letteratura hanno svolto e possono svolgere un importante ruolo nell’estendere l’influenza della Causa. A livello di arte popolare, questa possibilità può essere sfruttata in ogni parte del mondo, villaggi, cittadine e città».16

Sezione 9

L’espressione artistica comprende una vasta area di attività umane definite come artigianato. Moltissimi materiali come pelle, lana, cotone, seta, pietra, argilla, vetro, metallo, legno, cera, paglia, fiori secchi, eccetera, sono trasformati, in miriadi di modi, in oggetti pratici e non, dalle abili mani di artigiani che utilizzano le qualità tipiche dei materiali per creare bellezza. L’elenco delle arti manuali è assai lungo. Tra le più note vi sono: l’arte della tessitura, del ricamo, dell’arazzo, del lavoro a maglia, dell’uncinetto, del cucito, della colorazione, della ceramica, dell’oreficeria, della pelletteria, dell’intaglio, dell’ebanisteria, dell’incorniciatura, della cereria, della stampa, del merletto e dell’impuntura, della produzione di giocattoli, di burattini, di vasi e di cestini. Dovreste essere in grado di aggiungerne altre a questo elenco. Poi, discutete col gruppo quali sono i migliori artigiani della vostra zona.

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Per quanto riguarda i circoli di studio, a meno che non siate abili in una o più arti manuali, la cosa migliore da fare è trovare qualcuno, nella comunità bahá’í o fra gli abitanti della zona, che dia qualche lezioni ai partecipanti. Ricordatevi che si tratta di un’attività collaterale, ma un elemento importante della metodologia di studio usata dall’Istituto. Lo sviluppo delle capacità manuali non è un obiettivo educativo secondario, ma una cosa essenziale nella formazione globale di una persona. Vi chiediamo, dunque, di prestare particolare attenzione alle seguenti citazioni dagli Scritti e di discuterne approfonditamente nel gruppo:

«Uno dei nomi di Dio è l’Artefice. Egli ama l’artigianato. Pertanto qualunque Suo servo manifesti questo attributo è ben accetto al cospetto di questo Vilipeso. L’artigianato è uno dei libri delle scienze divine e uno dei tesori della Sua saggezza celestiale. È un sapere ricco di significati, mentre alcune scienze nascono dalle parole e finiscono nelle parole».17

«L’unico vero Dio, magnificato sia, ama vedere i lavori manuali di raffinato artigianato prodotti dai Suoi amati. Benedetto sei tu, perché ciò che la tua abilità ha creato è giunto al cospetto del tuo Signore, l’Esule, il Vilipeso. Piaccia a Dio che a ciascuno dei Suoi amici sia dato di acquisire un’arte e di essere confermato nell’obbedienza a quanto è stato ordinato nel Libro di Dio, il Più Glorioso, il Più Saggio».18

Sezione 10

Dallo studio di questo capitolo, avrete indubbiamente dedotto che, per il compito che dovrete svolgere, non è necessario essere abili artisti. Per promuovere le arti a livello di base non dovete necessariamente essere attori, autori, poeti o musicisti e il circolo di studio non è un’occasione per preparare le persone a guadagnarsi da vivere con l’artigianato. Ciò che dovete tener presente è che l’Istituto si occupa fondamentalmente di accrescere i poteri spirituali e morali e che uno degli elementi di questo processo è costituito l’esposizione dei suoi studenti alle varie forme di espressione artistica. Promuovendo le arti e mestieri a livello base nei modi descritti in questo capitolo, aprirete canali creativi dai i quali potranno affluire l’ispirazione e la forza di attrazione alla bellezza.

Riferimenti

1. ‘Abdu’l-Bahá, in Arte. Compilazione della Casa Universale di Giustizia (Casa Editrice Bahá’í, Roma, 2001), n. 23, p. 19.

2. ‘Abdu’l-Bahá, in Arte, n. 24.
3. ‘Abdu’l-Bahá, Antologia, n. 175, p. 194.
4. ‘Abdu’l-Bahá, Promulgation, p. 205.
5. ‘Abdu’l-Bahá, Antologia, n. 74, p. 111.

6. ‘Abdu’l-Bahá, in Musica. Compilazione della Casa Universale di Giustizia. 2a ed. (Casa Editrice Bahá’í, Roma, 1995), p. 10.

7. ‘Abdu’l-Bahá, in Arte, n. 10, p. 15.
8. Bahá’u’lláh, Kitáb-i-Aqdas, § 51, p. 36.
9. ‘Abdu’l-Bahá, in Musica, p. 7-8.
10. ‘Abdu’l-Bahá, in Musica, p. 8.

11. Basato su una storia raccontata in Stories of Bahá’u’lláh (George Ronald, Oxford, 1990), p. 67.

12. Shoghi Effendi, 21 giugno 1923, in Messages to America (Bahá’í Publishing Committee, Wilmette,Illinois, 1974), p. 1.

13. A nome di Shoghi Effendi, 17 Novembre 1932, a un credente, poscritto di suo pugno (inedita).

14. A nome di Shoghi Effendi, 8 giugno 1933, a un credente, poscritto di suo pugno (inedita).

15. Nabíl-i-A‘?am, Gli Araldi dell’Aurora. La narrazione delle origini della Rivelazione Bahá’í scritta da Nabíl (Casa Editrice Bahá’í, Roma, 1978), p. 419-31.

16. La Casa Universale di Giustizia, Ri?ván 1996, ai bahá’í del mondo, § 31, in Note bahá’í, vol. 14, n. 5 (maggio 1996), inserto redazionale, p. 19.

17. Bahá’u’lláh, in «Extracts from the Writings concerning Arts and Crafts», in The Compilation of Compilations (Bahá’í Publications Australia, Ingleside, 1991), vol. 1, p. 1.

18. Bahá’u’lláh, in «Extracts from the Writings concerning Arts and Crafts», in The Compilation of Compilations, vol. 1, p. 1.

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