5 Ridvan 1996, ai seguaci di Bahá’u’lláh in Africa 39
6 Ridvan 1996, ai seguaci di Bahá’u’lláh in Europa 47
7 Ridvan 1996, ai seguaci di Bahá’u’lláhMyanmar, Singapore, Taiwan, Tailandia e Vietnam ?69
11 Ridvan 1996, ai seguaci di Bahá’u’lláh nelleil Congresso giovanile latino americano in Cile 101
16 Ridvan 1998, ai bahá’í del mondo 103Regionale Bahá’í degli Stati Occidentali, U.S.A. 181
32 Ridvan 2003, ai bahá’í del mondo 183Documento del 29 ottobre 2005 preparato da un apposito Comitato per un seminario presso il Centro Mondiale bahá’í
39 Promuovere il processo dell’entrata in truppe 225
40 Due movimenti essenziali 22946 Imparare a raggiungere le popolazioni ricettive 283
47 Imparare a prendere iniziative disciplinate50 Istituti di formazione, documento preparato per
la Casa Universale di Giustizia e da essaCentro Internazionale per l’Insegnamento, aprile 2003 367
53 L’impatto della crescita sui processi amministrativi,
documento preparato dal Centro InternazionaleQuasi novant’anni or sono, ‘Abdu’l-Bahá rivelò le Tavole del Piano Divino, un piano «di origine divina», il «grande disegno per la conquista spirituale del pianeta», che contiene in sé «i semi del rinnovamento spirituale e della redenzione finale del mondo». ‘Abdu’l-Bahá presentò in linguaggio «esplicito» e «termini ben precisi» una guida che traeva origine dal Báb ed era stata rafforzata da Bahá’u’lláh per l’espansione e il consolidamento della Fede nel mondo, per giungere infine all’instaurazione del Regno di Dio sulla terra. Il Piano divino si sviluppa attraverso una serie di stadi, prima sotto la direzione di Shoghi Effendi e poi sotto quella della Casa Universale di Giustizia, che si prolungherà «fino ai limiti» dell’Età d’oro.
Per incominciare la sistematica applicazione del Piano divino, Shoghi Effendi incaricò le comunità bahá’í di formulare piani di azione nazionali, a partire dal primo Piano settennale nel Nord America nel 1937. I vari paesi giunsero uno dopo l’altro al punto in cui ciascuno poté adottare un proprio piano. Questo portò alla collaborazione internazionale di sei nazioni nella Campagna africana del 1951–1953 e, infine al primo piano globale, la Crociata decennale, che ebbe inizio nel 1953 e coinvolse gli sforzi combinati delle dodici Assemblea Spirituali Nazionali esistenti. Grazie a questi piani, la Fede si diffuse in villaggi, cittadine, città e province in vari paesi e in tutto il mondo, aumentando il numero delle Assemblee Spirituali Locali e rafforzando le fondamenta dell’Ordine amministrativo. Le dimensioni e la diversità dei membri della comunità crebbe, in particolare con la comparsa in Uganda, Indonesia e a altri paesi del processo di entrata in truppe, per cui la gente incominciò a entrare nella Fede non solo in un costante afflusso di nuove reclute, ma a centinaia, migliaia, e talvolta decine di migliaia.
Shoghi Effendi previde il «lancio di progetti mondiali destinati a essere intrapresi in epoche future… dalla Casa Universale di Giustizia, la quale simboleggerà l’unità delle Assemblee Nazionali e ne coordinerà e unificherà le attività». Dopo la fine della Crociata decennale, i piani condotti sotto la direzione della Casa di Giustizia mantennero gli obiettivi di diffondere la fede in nuove aree e di fondare istituzioni nazionali e locali, pur aggiungendo gradualmente nuovi obiettivi per diversificare e rafforzare le capacità del mondo bahá’í. Il Piano novennale (1964–1973) incluse gli obiettivi di un grande aumento dei membri e della partecipazione universale dei credenti alla vita della Causa. Il Piano quinquennale (1974–1979) prestò particolare attenzione allo sviluppo delle Assemblee Locali e alle attività della vita della comunità bahá’í, come la regolare osservanza della festa e delle festività. Il Piano settennale (1979–1986) evidenziò l’importanza della partecipazione agli affari della società e introdusse il perseguimento di progetti di sviluppo socio-economico. Portando sette grandi obiettivi per il progresso del mondo bahá’í, il Piano di sei anni (1986–1992) istituì una procedura secondo la quale i piani nazionali erano formulati dalla consultazione fra i Consiglieri e le Assemblee Nazionali, mentre il Piano triennale (1993–1996) chiese tre sviluppi che avrebbero contribuito al conseguimento dei sette obiettivi, cioè, l’aumento della vitalità della fede di ogni credente, lo sviluppo delle risorse umane e la cura di istituzioni ben funzionanti.
In questo periodo di circa trent’anni, il processo dell’entrata in truppe che incominciò durante il ministero di Shoghi Effendi continuò a prendere impulso in altri paesi. Molti ebbero decina di migliaia di credenti, alcuni sorpassarono i centomila e la comunità del subcontinente indiano crebbe da qualche centinaio di migliaia a circa due milioni. Ma questa rapida crescita, spesso portata avanti da un relativamente piccolo nucleo di devoti credenti, non poté essere seguita da un modello di consolidamento che potesse adeguatamente approfondire un numero così grande di persone, educare i loro bambini, stabilire istituzioni e costruire le basi della vita della comunità. Sebbene avesse avuto inizio in diversi paesi, l’espansione in larga scala non poté essere mantenuta. Il problema non era semplicemente quello di dare importanza alle attività di consolidamento, che, da sole, avrebbero comportato un orientamento verso l’interno della comunità e la potenziale stagnazione della comunità. Ciò che occorreva era invece la capacità di mantenere l’equilibrio fra l’espansione e il consolidamento in un modello di azione sistematica valido nel tempo.
Questo ampio quadro storico fornisce gli antefatti del decennio dal 1996 al 2006 che è il tema di questo libro. Partendo dal Piano quadriennale (1996–2000), la Casa Universale di Giustizia indirizzò il mondo bahá’í verso un corso di azione che non aveva precedenti. «I prossimi quattro anni saranno un periodo straordinario nella storia della nostra Fede, una svolta di dimensioni epocali», disse. «Questo Piano occupa un posto speciale nello schema della storia bahá’í e del mondo». «[L]a comunità bahá’í è impegnata in un immenso processo storico che sta entrando nella fase critica». Il Piano aveva l’unica meta di «accelerare il processo dell’entrata in truppe», che la Casa di Giustizia descrisse come «una necessità nello stadio attuale del progresso della Causa e nello stato della società umana». I protagonisti designati di questo sforzo, i credenti, la comunità e le istituzioni, ebbero l’incarico di «dimostrare ora in modo più tangibile che mai la loro capacità e disponibilità di abbracciare masse di nuove aderenti, per mettere in atto la trasformazione spirituale e amministrativa di migliaia di persone e soprattutto di moltiplicare l’esercito di insegnanti della Fede ben preparati e consacrati, che facciano emergere dall’oscurità la Fede nella consapevolezza delle innumerevoli moltitudini in attesa in tutto il pianeta».
Ciò che nel 1996 ebbe inizio come bisogno imperativo divenne, nel 2006, un’albeggiante realtà. Nel corso del decennio che si aprì con il Piano quadriennale e comprese il Piano di dodici mesi (2000–2001) e il Piano quinquennale (2001–2006), la capacità di promuovere il processo di entrata in truppe era cresciuta di molto. Nel riesaminare quel periodo decennale, la Casa Universale di Giustizia offrì una visione delle future possibilità. «Gli elementi necessari allo sforzo concertato di infondere lo spirito della Rivelazione di Bahá’u’lláh nelle varie zone del mondo», essa scrisse, «si sono concretati in un piano d’azione che ora deve solo essere realizzato». Il mondo bahá’í è pronto a compiere un sistematico progresso senza precedenti nel processo dell’entrata in truppe durante la serie di piani che si svolgeranno nei prossimi quindici anni fino al 2021, la fine del primo secolo dell’Età formativa.
Questo libro traccia l’evoluzione del pensiero del mondo bahá’í nell’ultimo critico decennio. Mentre espone alcune idee su molti aspetti della Fede, due osservazioni di particolare importanza si possono trarre dalle sue pagine. Una riguarda la natura del processo della crescita. Che le risorse umane sono necessarie a differenti livelli di capacità per sostenere il progresso, che queste risorse umane devono essere preparate con formali programmi di formazione, che è necessario organizzarle secondo piani di azione concentrati su aree geografiche di dimensioni gestibili, questi sono alcuni degli elementi distintivi del modello di crescita che è emerso negli ultimi dieci anni. Il libro offre una ricca descrizione delle sue dinamiche e degli strumenti necessari per promuoverlo, una descrizione che usa frasi come «i due movimenti essenziali», «stadi di sviluppo», «cicli di attività». Ciò che sorprende è il ritmo con cui un così alto grado di comprensione è stato acquisito dai bahá’í di tutto il mondo. «Gli strumenti per costruire un modello di attività che desse pari importanza agli inseparabili processi dell’espansione e del consolidamento non erano mai stati meglio compresi», osservò la Casa di Giustizia.
Una seconda osservazione, inseparabile dalla prima, riguarda il cambiamento di cultura che si verificò nel periodo in esame. Il riconoscimento collettivo del fatto che non c’erano facili formule per accelerare il processo dell’entrata in truppe e la disponibilità ad assumere un atteggiamento caratterizzato dall’apprendimento aprirono la strada a molti rapidi progressi compiuti in un periodo di tempo relativamente così breve. Si diffuse un modo di operare per cui gli amici studiano la guida, si consultano sulle migliori alternative accessibili, procedono sul campo di azione e riflettono sulle esperienze per migliorare la propria comprensione e aggiustare gli sforzi. Questa cultura della crescita è, forse, il più importante sviluppo del decennio, perché assicurerà che la comunità bahá’í continui ad adattare le proprie azioni alle necessità organiche della Fede e alle circostanze di un società in continuo mutamento.
Il libro è suddiviso in tre parti. La prima parte comprende una selezione di trentotto messaggi della Casa Universale di Giustizia che riguardano il periodo dal 26 dicembre 1995 al Ridvan 2006. La seconda parte consiste di un documento del 29 ottobre 2005 preparato da un apposito comitato per un seminario presentato come parte del programma Servire il Piano divino al Centro Mondiale Bahá’í. Questa sezione, che esplora temi legati all’attuale serie di Piani globali, fornisce un utile commento, ma, a parte i molti estratti presi da lettere scritte dal Custode e dalla Casa di Giustizia o a loro nome, non deve essere considerata una guida autorevole. La terza parte contiene alcuni ben noti documenti che sistematizzano ciò che le comunità nazionali hanno appreso nei loro sforzi per promuovere il processo dell’entrata in truppe. Il primo documento è stata preparato per la Casa di Giustizia e da essa approvato, mentre gli altri tre sono stati scritti per sua richiesta dal Centro Internazionale di Insegnamento. Si spera che questa compilazione di messaggi e documenti sia usata come una valida risorsa, che delinea i concetti essenziali che daranno forma alle future attività per l’espansione e il consolidamento della Fede in tutto il mondo.
Palabra PublicationsAl Convegno dei Corpi dei Consiglieri continentali
Carissimi amici,Le nostre delibere sul Piano quadriennale hanno tratto un grande beneficio dall’analisi delle condizioni del mondo bahá’í che il Centro Internazionale per l’Insegnamento ha preparato per noi, basandosi sulla sua costante interazione con i Consiglieri che lavorano sul campo, come pure dalle successive consultazioni che abbiamo avuto comunque con quell’ente. All’apertura del Convegno siamo molto lieti di farvi conoscere le linee principali del Piano. Vi invitiamo a rivolgere l’attenzione nei prossimi giorni verso le problematiche della sua applicazione pratica, basandovi sulla visione e sulla conoscenza che avete acquisito da decenni di esperienza nel mondo intero.
Alcuni elementi delle nostre decisioni e dei nostri commenti sul Piano avranno un impatto diretto sui vostri lavori durante il vostro attuale mandato di servizio. Essi sono: il nucleo principale del prossimo Piano, il processo da noi previsto per l’elaborazione del Piano e il vostro ruolo in quel processo; l’evoluzione nel funzionamento dei Corpi dei Consiglieri continentali, la formulazione dei piani nazionali, regionali e locali, la vitale necessità di istituti che approfondiscano i credenti e sviluppino le risorse umane, lo stretto coinvolgimento dei Consiglieri e dei membri del Consiglio ausiliare nella formazione e nell’operazione di questi istituti, misure efficaci per formare e consolidare le Assemblee Spirituali Locali e per sviluppare le comunità locali bahá’í e la limitata disponibilità di risorse finanziarie per far fronte alle molte sfide della comunità bahá’í.
Al Ridvan 1996, i bahá’í del mondo daranno il via a un’im-presa globale che mira a un grande risultato: un significativo avanzamento del processo dell’entrata in truppe. Ciò andrà realizzato grazie a un notevole progresso delle attività e dello sviluppo del singolo credente, delle istituzioni, e della comunità locale. È più che chiaro che l’avanzamento di questo processo dipende dal progresso di tutti e tre questi protagonisti strettamente collegati. I prossimi quattro anni devono testimoniare un notevolissimo aumento di efficaci attività di insegnamento intraprese per iniziativa personale. Migliaia e migliaia di credenti avranno bisogno di essere aiutati a esprimere la vitalità della loro fede nella loro costanza nell’insegnare la Causa e nel supporto che offriranno ai piani delle istituzioni e agli impegni della comunità. Dovranno essere aiutati a rendersi conto che i loro sforzi saranno sostenuti nella misura in cui la loro vita interiore e il loro carattere personale «rispecchieranno nei loro molteplici aspetti lo splendore di quegli eterni principi proclamati da Bahá’u’lláh». L’accelerazione del ritmo dell’in-segnamento individuale dovrà necessariamente accompagnarsi a una proliferazione del numero dei progetti di insegnamento regionali e locali. A questo scopo si devono aiutare le istituzioni incrementandone la capacità di consultarsi secondo i principi bahá’í, di unificare gli amici in una visione comune e di usare i loro talenti al servizio della Causa. Inoltre, coloro che entrano nella Fede dovranno essere integrati in comunità locali vibranti, caratterizzate da tolleranza e amore e guidate da un forte senso di motivazione e volontà collettiva, ambienti in cui le qualità di tutti i componenti – uomini, donne, giovani e bambini – vengono sviluppate e le loro capacità moltiplicate in un’azione unificata.
La pianificazioneQuando questo convegno sarà concluso, intendiamo annunciare al mondo bahá’í la nostra decisione di lanciare un Piano quadriennale al Ridvan 1996. La formulazione dei piani nazionali deve avere inizio nei vari paesi dopo Ridvan, permettendo agli amici di concentrare le loro energie nei prossimi mesi su azioni volte a portare a felice conclusione il Piano triennale.
Le idee espresse nell’annuncio iniziale saranno ulteriormente elaborate nel futuro messaggio di Ridvan. Inoltre, abbiamo deciso di inviare vari messaggi ai credenti dei vari continenti del globo, o a loro aree, esaminando le implicazioni del Piano quadriennale alla luce delle particolari condizioni dei vari Paesi. Dopo Ridvan, dovrebbe essere possibile tenere in ogni paese incontri di consultazione fra le istituzioni e con i membri attivi della Fede e formulare piani nazionali nel giro di pochi mesi. Quando le consultazioni tra i Consiglieri e l’Assemblea Spirituale Nazionale sui dettagli del piano hanno dato frutto, si può provvedere a metterli in atto. Non sarà necessario che il Centro Mondiale Bahá’í approvi questi piani, ma ovviamente ne va inviata una copia.
I sette obiettivi specificati del Piano di sei anni e del Piano triennale descrivono i processi interattivi che devono avanzare simultaneamente per molti decenni.1 Essi guideranno le istituzioni nel fissare le mete nei vari campi delle attività per portare avanti lo scopo del Piano quadriennale. Tuttavia i piani nazionali dovranno andare oltre la mera enumerazione di mete includendo un’analisi di approcci da adottare e linee di azione da seguire, così che gli amici siano messi in grado di dedicarsi ai loro impegni con chiarezza di mente e decisione.
Livello continentaleI Corpi dei Consiglieri continentali, nel far fronte alle loro vitali responsabilità durante il Piano quadriennale, avranno a loro disposizione un’ampia gamma di possibilità. In questo momento in cui eventi esterni e interni alla comunità bahá’í si succedono a ritmo accelerato, essi devono sfruttare al massimo quella flessibilità che è inerente al loro funzionamento.
Alcune funzioni dei Consiglieri, incluse la supervisione e la guida dei membri del Consiglio ausiliare di un’ area, in genere sono espletate meglio da un solo Consigliere a nome del Corpo dei Consiglieri. Nell’esecuzione di altre funzioni, invece, acquistano grande valore la diversità di approcci e la consultazione fra più Consiglieri. Ad esempio, nello stimolare le Assemblee Nazionali, nel promuovere l’insegnamento in vari strati della popolazione e nel consigliare i diversi componenti della comunità bahá’í, si ottengono risultati migliori quando le capacità di un certo numero di Consiglieri sono utilizzate in modo complementare. Ogni Corpo dei Consiglieri continentali delineerà ulteriori mezzi e modi per permettere alle Assemblee e alle comunità di beneficiare, nella misura possibile, degli svariati talenti dei Consiglieri. Ciò potrà comportare periodiche consultazioni approfondite di gruppi di Consiglieri sulle condizioni e le necessità dei paesi di una parte specifica del continente, visto che in generale le circostanze non permettono che consultazioni di questo genere avvengano con frequenza fra tutti i membri del Corpo dei Consiglieri.
Per il lavoro dei Consiglieri è fondamentale comprendere che tutti i membri del Corpo continentale sono responsabili dell’intero continente e, nei limiti delle possibilità, devono fare in modo di conoscere le condizioni della Causa nei suoi paesi. Il Corpo continentale è tenuto al corrente degli sviluppi in tutte le zone del continente tramite rapporti periodici dei singoli Consiglieri e può offrire guida per aiutare i suoi membri a far fronte ai loro doveri. Mentre nessun Consigliere può essere considerato il solo responsabile di questo o quel territorio, la familiarità acquisita nei dettagli da ognuno di essi, nella stretta interazione con l’Assemblea Spirituale Nazionale e i membri del Consiglio ausiliare di una certa area, è in effetti un bene di grande valore per tutti i Consiglieri del Corpo stesso.
Un altro aspetto del lavoro dei Consiglieri che merita ulteriore attenzione è l’interazione fra i Consiglieri di Corpi diversi che servono aree adiacenti o aree che hanno qualcosa in comune. Alcuni esempi: la Confederazione Russa, situata in parte in Europa e in parte in Asia, le comunità nazionali bahá’í attorno al Polo, i paesi costieri del Mar Mediterraneo, le comunità dell’Asia nord-orien-tale e degli Antipodi, che il Custode indica come elementi di un unico asse spirituale, i paesi di lingua araba del Nord Africa e del Medio Oriente e i territori di lingua francese sparsi nei vari continenti.
Speriamo che, mentre è ancora in Terra Santa, ogni Corpo possa considerare i propri metodi operativi e studiare mezzi di interazione fra i Consiglieri. In questo modo, tra la fine del Convegno e Ridvan, i Consiglieri potranno consultarsi insieme in vari gruppi sul processo di pianificazione nei paesi collegati fra di loro e sul ruolo che essi stessi e gli Ausiliari svolgeranno nel suo ambito.
Livello nazionale e regionaleIn gran parte dei paesi, quando si sono fissati gli elementi principali del piano nazionale, è auspicabile che il processo di pianificazione si sposti rapidamente a livello regionale. I Piani che ne risultano devono includere provvedimenti per la promozione dell’insegnamento individuale, il lancio di campagne di vario tipo, l’organizzazione di convegni, la creazione di progetti locali e regionali, il rafforzamento delle comunità locali e il movimento degli insegnanti viaggianti. Inoltre, bisogna occuparsi con urgenza della vasta distribuzione della letteratura e del materiale audiovisivo e, in particolare nelle aree con espansione su vasta scala, lo sviluppo delle risorse umane deve diventare un fattore chiave dei piani nazionali e regionali.
Durante il Piano novennale, la Casa Universale di Giustizia chiese alle Assemblee Spirituali Nazionali dei paesi in cui avveniva un’espansione su vasta scala di creare istituti di insegnamento per far fronte alle necessità di approfondimento delle migliaia di persone che stavano entrando nella Fede. In quel momento, l’ac-cento era sulla acquisizione di strutture logistiche nelle quali invitare i nuovi dichiarati, gruppo dopo gruppo, a partecipare a corsi di approfondimento. Nel corso degli anni, unitamente a questi istituti e spesso indipendentemente da essi, si sono sviluppati vari corsi (chiamati ad esempio istituti di fine settimana, istituti di cinque giorni, istituti di nove giorni) allo scopo di aiutare gli amici ad acquisire una comprensione delle verità fondamentali della Fede e levarsi al suo servizio. Questi sforzi hanno contribuito in modo significativo ad arricchire la vita spirituale dei credenti e senza dubbio continueranno a farlo nel futuro.
Con l’aumento del numero delle dichiarazioni, è diventato evidente che questi corsi occasionali di istruzione e le attività informali della vita comunitaria, per quanto importanti non sono sufficienti come mezzo per sviluppare le risorse umane, in quanto hanno prodotto solo un gruppo relativamente basso di sostenitori attivi della Causa. Questi credenti, per quanto devoti, per quanto desiderosi di sacrificarsi non possono provvedere alle necessità di centinaia, men che meno di migliaia, di comunità locali appena nate. Occorre che le istituzioni bahá’í prestino sistematicamente attenzione alla formazione di un adeguato numero di credenti, aiutandoli a servire la Causa a seconda dei talenti e delle capacità, che Dio ha dato loro.
Lo sviluppo delle risorse umane su larga scala richiede che la fondazione degli istituti sia vista sotto una luce nuova. In molte zone si è visto che è imperativo creare istituti intesi come strutture organizzate dedicate alla formazione sistematica. Questa formazione serve dotare un crescente numero di credenti della visione spirituale, della conoscenza e delle capacità necessarie per portare avanti i molti compiti dell’espansione e del consolidamento accelerati, incluso l’insegnamento e l’approfondimento di un vasto numero di persone, adulti, giovani e bambini. Questo scopo è meglio raggiunto tramite programmi formali ben organizzati costituiti da corsi che seguano programmi di studio appositamente designati.
All’istituto di formazione, in quanto agenzia creata dall’As-semblea Spirituale Nazionale, va affidato l’incarico di sviluppare risorse umane in tutto il paese, o in una sua parte. L’organiz-zazione sarà di complessità variabile a seconda dei requisiti del-l’espansione e del consolidamento del paese o della zona. In alcuni casi, l’istituto può consistere in un gruppo di credenti devoti con un programma ben definito e alcune particolarità amministrative, che permettano loro di fornire corsi di formazione regolari. In molti casi, oltre a un gruppo di insegnanti, l’istituto richiede personale a tempo parziale o pieno, per il quale è necessario stanziare dei fondi. L’istituto deve poter usufruire di strutture logistiche in cui tenere i corsi e a un certo punto, sviluppandosi, può aver bisogno di un edificio tutto per sé. Comunque, esista o meno una struttura riservata l’istituto, il suo corpo insegnante deve offrire corsi sia in una località centrale sia nelle città e nei paesi, così che i suoi programmi possano essere resi accessibili a un adeguato numero di credenti. La complessità e il numero dei corsi offerti da un istituto, come pure l’entità del personale e del corpo docente, possono richiedere la nomina di un’agenzia che ne diriga i lavori. Quando la regione interessata dai lavori dell’istituto è vasta, si possono aprire succursali per aree specifiche, ciascuna con un’amministra-zione propria.
Perché questo nuovo impulso a fondare istituti abbia successo, è essenziale che i Consiglieri e i membri del Consiglio ausiliare siano attivamente coinvolti nelle loro operazioni. Questo coinvolgimento aiuta i Consiglieri ad accendere «il Fuoco dell’Amore di Dio nel cuore e nell’anima dei Suoi servi», a «diffondere le Fragranze Divine», a «edificare le anime degli uomini», a «promuovere l’apprendi-mento» e a «migliorare il carattere di tutti gli uomini». Questi istituti forniscono ai Consiglieri e ai membri del Consiglio ausiliare accesso immediato a mezzi formali per l’educazione dei credenti, accanto ad altre vie a loro disposizione come convegni, scuole estive e incontri con gli amici. Gli istituti vanno considerati centri di apprendimento e, dato che le loro caratteristiche si armonizzano con le responsabilità educative dei membri del Consiglio ausiliare e forniscono loro un’opportunità per esercitarle, abbiamo deciso che uno stretto coinvolgimento nel funzionamento degli istituti deve ora diventare un elemento nell’evoluzione delle funzioni di questi dignitari della Fede. I Consiglieri e le Assemblee Spirituali Nazionali avranno bisogno di consultarsi sui particolari della collaborazione fra i due rami dell’Ordine amministrativo: supervisione dei budget e del funzionamento dell’istituto, pianificazione del contenuto dei corsi, sviluppo dei programmi ed esecuzione dei corsi. Se si nomina un consiglio direttivo, i suoi membri vanno scelti dall’Assemblea Nazionale in consultazione con i Consiglieri e con il loro totale supporto; i membri del Consiglio ausiliare possono servire in questi consigli direttivi. Oltre a lavorare con i membri del Consiglio ausiliare, l’istituto deve necessariamente collaborare strettamente con le Assemblee Spirituali Locali e i Comitati incaricati di portare avanti i piani e i progetti di espansione e consolidamento.
Ciò assicurerà che i programmi dell’istituto siano strutturati in modo da favorire la crescita di persone che contribuiscano efficacemente a questi piani. Comunque, anche se questi corpi amministrativi non hanno ancora sviluppato appieno la capacità di utilizzare i talenti dei partecipanti, i programmi dell’istituto vanno portati avanti con regolarità. Dopo tutto, il rafforzamento delle istituzioni, come tutto il resto, dipende da sostenitori della Fede capaci e saldi.
Nello sviluppo dei programmi l’istituto deve attingere ai talenti di un crescente numero di credenti e deve anche approfittare dei suoi collegamenti con varie istituzioni per avere accesso a risorse e materiali creati da istituti di altre parti del mondo. Gradualmente coloro che progettano e tengono i corsi imparano ad arricchire questi materiali per adattarli meglio alle loro specifiche esigenze e decidono come crearne di nuovi. Il programma dell’istituto quindi potrà sempre usare una combinazione di materiali creati sul posto e materiali utilizzati con successo altrove nel mondo. Con la fioritura degli istituti, si svilupperà una grande varietà di programmi adatti alle varie esigenze di formazione. Speriamo che, con l’aiuto del Centro Internazionale per l’Insegnamento, possiate valutare i materiali disponibili di volta in volta e aiutare gli istituti delle comunità in cui servite a sceglie quelli più consoni alle loro necessità.
Stiamo mettendo a disposizione del Centro per l’Insegnamento dei fondi destinati specificamente al funzionamento degli istituti e intendiamo chiedere alle Assemblee Spirituali Nazionali, a seconda delle circostanze, di prestare un’attenzione particolare allo sviluppo degli istituti nel loro paese. È nostra speranza che un sensibile progresso in questa direzione vada a costituire una delle caratteristiche che distingueranno il Piano quadriennale.
Livello localeLo sviluppo della comunità locale e il funzionamento dell’As-semblea Spirituale Locale sono stati una sfida continua per il mondo bahá’í nel corso dei vari Piani. Al momento, solo alcune migliaia di Assemblee Spirituali Locali hanno raggiunto il livello minimo di funzionamento. Piani nazionali regionali dovranno necessariamente includere provvedimenti affinché queste Assemblee adottino piani locali di espansione e consolidamento. Per garantire che i piani locali contribuiscano all’avanzamento del processo dell’entrata in truppe, dovrete chiedere ai vostri membri del Consiglio ausiliare e ai loro assistenti di lavorare accanto a queste Assemblee, sia nella stesura sia nell’esecuzione dei piani, aiutandole a sostenere la responsabilità di una crescita sistematica nelle loro comunità e in località adottate come mete estensive. La comunità deve essere investita del senso della missione e l’Assemblea deve crescere nella consapevolezza di avere il ruolo di un canale della grazia divina non solo verso i bahá’í, ma anche verso l’intero paese, città o metropoli che essa serve.
Nelle molte comunità dove non ci sono attività organizzate, sia stata eletta o meno un’Assemblea Spirituale Locale, si devono affrontate sfide più basilari e in questo i membri del Consiglio ausiliare e i loro assistenti devono svolgere un ruolo fondamentale. Si devono cercare azioni concertate per aiutare i singoli credenti, uomini e donne, ad amare maggiormente Bahá’u’lláh e la Sua Causa e per riunirli nella Festa del diciannovesimo giorno e in incontri periodici intesi ad accrescere la loro consapevolezza della propria identità come comunità. Nelle località in cui la partecipazione delle donne agli affari della comunità è carente, bisogna prendere con determinazione provvedimenti per favorire tale partecipazione. Si devono adottare misure efficaci per far sì che l’Assemblea Spirituale Locale sia correttamente eletta anno dopo anno e ci sia un consistente progresso nel suo funzionamento. Bisogna dare massima la priorità al regolare svolgimento delle classi per i bambini bahá’í. In effetti in molte parti del mondo questa rappresenta la prima attività del processo della costruzione della comunità. Perseguita con vigore, essa dà origine ad altri sviluppi. In tutto ciò va si deve prestare un’at-tenzione particolare ai giovani, che spesso sono i più entusiasti sostenitori della Fede. L’organizzazione di queste attività costituisce il primo stadio del processo dello sviluppo comunitario che, una volta realizzato, deve essere seguito da stadi successivi finché la comunità non arriva al punto in cui riesce a formulare i propri piani di espansione e consolidamento.
In questo contesto riteniamo che i membri del Consiglio ausiliare debbano trarre maggior vantaggio dalla possibilità di nominare, quando è il caso, più di un assistente per una certa comunità, con l’intento di assegnare ad ognuno di essi la promozione di una o più di queste fondamentali attività comunitarie. Vi sollecitiamo anche a consultarvi con le Assemblee Spirituali Nazionali sull’esperienza fatta nel passato per cercare di aiutare tali comunità. E così ci si potrà organizzare sulla base della lezione appresa da queste esperienze per discuterne con i sostenitori attivi della Fede in ogni regione, aiutandoli a individuare approcci e metodi applicabili alle loro specifiche condizioni e a mettere in moto un processo sistematico di sviluppo della comunità. Questo processo deve prevedere che gli amici rivedano i loro successi e le loro difficoltà e poi adottino e migliorino i loro metodi, imparino e procedano senza esitazione.
Il generale, riteniamo che si debbano chiarire le funzioni dei membri del Consiglio ausiliare per la protezione e che la loro influenza debba essere allargata. L’approfondimento degli amici e il corretto funzionamento dell’Assemblea Spirituale Locale sono essenziali per una crescita sana della comunità e devono essere oggetto della massima attenzione da parte dei membri del Consiglio ausiliare per la protezione. Stiamo pensando alla possibilità di aumentare il numero dei Corpi per la protezione così da pareggiare il numero con quelli per la propagazione. È nostra speranza che i membri del Consiglio ausiliare per la protezione, a loro volta, nominino più assistenti che si concentrino sui temi dello sviluppo della comunità.
Elezione delle Assemblee Spirituali LocaliQuando il Custode sviluppò l’Ordine amministrativo, fissò nel primo giorno di Ridvan il giorno dell’elezione delle Assemblee Spirituali Locali. Finché egli visse, fu seguita questa consuetudine finché il numero delle Assemblee Spirituali Locali superò velocemente il migliaio.
Nei venti anni successivi la Fede si espanse notevolmente, specie nelle aree rurali del mondo, spesso sperdute e difficili da raggiungere. Alla luce di questo sviluppo la Casa Universale di Giustizia nel 1977 decise che in certi casi, quando gli amici del luogo non riuscivano ad eleggere la loro Assemblea il primo giorno di Ridvan, avrebbero potuto farlo in un giorno qualsiasi del periodo del Ridvan. Questo permesso non fu concesso a tutte le località ma a quelle che, a giudizio dell’Assemblea Spirituale Nazionale, erano particolarmente deboli a causa di analfabetismo, lontananza e scarsa conoscenza dei concetti dell’Amministrazione bahá’í. All’inizio del Piano quinquennale la Casa Universale di Giustizia diede il permesso di formare le Assemblee di prima nomina in qualsiasi momento dell’anno.
Questi provvedimenti hanno permesso ai credenti di numerose località di essere aiutati a eleggere le loro Assemblee Spirituali Locali ed è stata fatta molta esperienza nel rafforzamento delle Assemblee Locali in condizioni diverse in un vasto panorama di particolarità culturali. Ciò nonostante, in linea di principio, l’iniziativa e la responsabilità delle elezioni dell’Assemblea Spirituale Locale sono in primis nelle mani dei bahá’í del posto e l’assistenza esterna è alla lunga fruttuosa solo se gli amici diventano consapevoli di questa sacra responsabilità. Ma mano che si progredisce nella formazione delle risorse umane e nello sviluppo dell’intera gamma della vita comunitaria bahá’í, la capacità degli amici di eleggere da soli la loro Assemblea Spirituale Locale è certamente destinata ad aumentare.
Con questi pensieri nel cuore, abbiamo deciso che a partire dal Ridvan 1997 sarà ripristinata la pratica di eleggere tutte le Assemblee Spirituali il primo giorno di Ridvan. Siamo consci che forse un risultato immediato sarà la riduzione del numero delle Assemblee Spirituali Locali al Ridvan 1997, ma confidiamo che negli anni successivi si assisterà a un costante aumento.
Le Assemblee Spirituali Nazionali e i loro comitati e agenzie da un lato, i Consiglieri e i loro Ausiliari dall’altro, hanno chiaramente il compito di favorire la costituzione e lo sviluppo di comunità bahá’í, incluse le loro istituzioni locali divinamente ordinate. Questo dovere può essere espletato principalmente per mezzo di programmi educativi sostenuti che creino nei credenti la consapevolezza del-l’importanza degli Insegnamenti in ogni ambito della loro vita personale e sociale e che generino in loro il desiderio e la determinazione di eleggere la loro Assemblea Spirituale Locale e di sostenerla. Questi programmi devono trarre pieno vantaggio dal provvedimento che prevede la formazione temporanea di comitati amministrativi di tre o più membri in località dove non siano elette le Assemblee Locali o i membri dell’Assemblea Locale non riescano a riunirsi.
Necessità finanziarieL’ampiezza dei compiti che la comunità bahá’í sta per essere chiamata a svolgere durante il Piano quadriennale richiederà una considerevole disponibilità di fondi. Le pressanti necessità dei Progetti dell’Arco continueranno a mettere a dura prova i Fondi internazionali della Fede. Tuttavia la Casa Universale di Giustizia farà l’impossibile per mettere a disposizione dei Consiglieri e delle Assemblee Spirituali nazionali i mezzi finanziari necessari per far fronte ai compiti di espansione e consolidamento nei campi che hanno bisogno di sostegno. Tra questi i fondi dell’importantissimo lavoro dei Corpi ausiliari.
Come l’esperienza ci ha insegnato, comunque, spendere denaro, in sé, non porta risultati. La sfida che vi aspetta è contribuire a sviluppare, nelle varie istituzioni ed enti coinvolti nell’esecuzione del Piano, la capacità di attingere ai fondi con giudizio ed efficienza. Inoltre, dovete raddoppiare i vostri sforzi per educare ogni membro della comunità bahá’í – credenti nuovi e vecchi, giovani e adulti – sul significato spirituale della contribuzione al Fondo. Confidiamo che presterete un’attenzione speciale a questa doppia sfida ora che vi accingete ad aiutare gli amici in ogni continente a riportare vittorie per la Causa durante questi anni cruciali della storia dell’umanità.
Cari amici, i pochi anni che ci separano dalla fine del secolo sono un periodo di potenza spirituale e opportunità immense. Grandi responsabilità gravano sulle vostre spalle. Nei primi mesi del Piano darete un contributo decisivo alla formulazione di piani che ispireranno gli amici all’azione e li guideranno nei loro sforzi personali e collettivi. Durante il Piano voi e i vostri Ausiliari incoraggerete gli amici, stimolerete i poteri spirituali latenti nei loro cuori e li aiuterete a svolgere i loro doveri nei confronti della Causa a loro così cara. Mentre vi accingete a questi molteplici compiti, dovete costantemente ricordare che la realizzazione della meta del Piano quadriennale dipende dal rapido aumento del numero di insegnanti della Causa che apriranno la porta alle moltitudini, le nutriranno e infonderanno in loro «un così profondo ardore» da indurli a «levarsi spontaneamente» e a dedicare le loro energie «al risveglio di altre anime».
Siate certi che ricorderemo ognuno di voi alle Sacre Tombe.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIANote bahá’í 14.5 (maggio 1996), inserto redazionale, p. 33-45.
2sulla scia dello spirito dinamico che anima il Convegno di sei giorni dei Consiglieri al Centro Mondiale, giunto, mentre scriviamo, alla sessione finale, cogliamo l’occasione per annunciare la nostra decisione che è stata l’oggetto delle loro delibere. Al Ridvan 1996 sarà lanciato un piano globale di espansione e consolidamento destinato a concludersi dopo quattro anni, in occasione del Ridvan del 2000.
Questa anticipazione è stata il fulcro dei pensieri dei settantotto Consiglieri provenienti dai cinque continenti riuniti alla presenza delle Mani della Causa di Dio Amatu’l-Bahá Rúhíyyih Khánum, ‘Alí-Akbar Furútan e ‘Alí-Muhammad Varqá, dei membri della Casa Universale di Giustizia e dei Consiglieri membri del Centro Internazionale d’Insegnamento. Le loro consultazioni sulle sfide e le prospettive che attendono la comunità bahá’í mondiale sono state di tale levatura e contenuto da incoraggiare le nostre aspettative di un possente impulso nella crescita e nello sviluppo della comunità stessa; durante gli anni cruciali che ci attendono nell’imme-diato futuro.
Il piano nella sua interezza sarà annunciato a Ridvan. Tuttavia desideriamo che Informazione a riguardo, alla luce delle consultazioni che hanno avuto luogo durante il Convegno dei Consiglieri.
Il Piano quadriennale tenderà alla realizzazione di un obiettivo prioritario: Un significativo avanzamento del processo dell’entrata in truppe. Questo dovrà essere conseguito tramite un notevole progresso nell’attività e nello sviluppo del singolo credente, delle istituzioni e della comunità locale. Un’oculata attenzione a tutte le realtà assicurerà per la fine del ventesimo secolo una comunità internazionale molto espansa, visibilmente unita, vibrante e integrata. I requisiti fondamentali possono essere così riassunti:
Il primo richiede vitalità nella fede di ogni credente, che si esprima nell’iniziativa personale e la costanza d’insegnare la Causa agli altri e nello sforzo individuale coscienzioso di fornire energia e risorse per costruire la comunità, appoggiare l’autorità delle istituzioni e sostenere i piani locali e regionali e i progetti d’insegna-mento. Il secondo prevede che le istituzioni bahá’í locali e nazionali si evolvano più rapidamente secondo un adeguato esercizio delle loro responsabilità di canali di guida, pianificatori del lavoro d’insegnamento, fautori dello sviluppo delle risorse umane, costruttori delle comunità e affettuosi pastori delle moltitudini. Il terzo, la fioritura della comunità specialmente a livello locale, richiede un significativo miglioramento dei modelli di comportamento, per cui l’espressione collettiva delle virtù dei singoli membri e il funzionamento dell’Assemblea Spirituale si evidenziano nell’unità e amicizia della comunità e nel dinamismo delle sue attività e della sua crescita.
Per realizzare questi scopi il lavoro dei Consiglieri continentali deve assumere nuove dimensioni. Nel loro Convegno hanno quindi deliberato su questioni quali:
* Lo sviluppo nel modo di funzionare dei Corpi continentali dei Consiglieri;
* Il processo di elaborazione del Piano tramite la formulazione di piani derivati e di strategie a livello nazionale, regionale e locale. Subito dopo Ridvan inizieranno le consultazioni congiunte tra i Consiglieri Continentali e le Assemblee Spirituali Nazionali e il processo di pianificazione si muoverà velocemente a livello regionale, interessando membri del Consiglio ausiliare, Assemblee Spirituali Locali e comitati.
* Lo sviluppo delle risorse umane per rispondere alle necessità di una comunità in rapida espansione. La crescita su larga scala necessita misure sostenute di consolidamento. Il bisogno più urgente è la conduzione formale di programmi di preparazione tramite istituti e altri centri di apprendimento, la cui creazione e funzionamento coinvolgeranno più da vicino Consiglieri e membri del Consiglio ausiliare.
* Metodi efficaci per formare e consolidare le Assemblee Spirituali Locali. Seguendo l’obiettivo di favorire la maturazione di queste Assemblee è necessario sforzarsi di più per tenere vivo un principio vitale: la responsabilità di eleggere un’Assemblea Spirituale Locale ricade prima di tutto, sui bahá’í del posto. I membri del Consiglio ausiliare e i loro assistenti devono aumentare i loro sforzi per migliorare la comprensione generale di questo principio e si dedicheranno di più ad assistere lo sviluppo delle Assemblee Locali. Al Ridvan 1997 tutte le Assemblee Spirituali Locali di tutto il mondo dovranno essere elette il primo giorno di Ridvan.
* Ulteriori mezzi per lo sviluppo delle comunità locali bahá’í. Le necessità al riguardo saranno soddisfatte in parte, dall’imme-diato aumento del numero dei membri del Consiglio ausiliare per la Propagazione, cosicché i membri perla Protezione possano assistere su larga scala, in modo diretto e sistematico, le attività fondamentali della comunità, fra cui il nutrimento spirituale dei singoli credenti, la partecipazione delle donne a tutti gli aspetti della vita comunitaria, l’osservanza della Festa del diciannovesimo giorno e dei Giorni sacri, le classi per bambini, l’incoraggiamento di attività per giovani.
I sette obiettivi specificati nei Piani precedenti descrivono le direzioni essenziali e collegate fra loro, verso le quali bisogna avanzare simultaneamente nel prossimo futuro. Lo scopo del Piano quadriennale: accelerare il processo dell’entrata in truppe – evidenzia una necessità nello stadio attuale del progresso della Causa e nello stato della società umana. Con questa visione, i tre protagonisti inseparabili dell’evoluzione del Nuovo Ordine Mondiale – l’individuo, le istituzioni e le comunità – devono dimostrare ora in modo più tangibile che mai la loro capacità e disponibilità di abbracciare masse di nuove aderenti, per mettere in atto la trasformazione spirituale e amministrativa di migliaia di persone e soprattutto di moltiplicare l’esercito di insegnanti della Fede ben preparati e consacrati, che facciano emergere dall’oscurità la Fede nella consapevolezza delle innumerevoli moltitudini in attesa in tutto il pianeta. Queste e altre considerazioni sono state alla base delle delibere dei Consiglieri continentali che tornando a Casa e nel corso del loro, lavoro avranno l’occasione di condividere con gli amici i risultati del loro convegno.
Se il nuovo Piano inizierà bene dipenderà in gran parte dai risultati dell’attuale Piano, che finirà fra pochi mesi. Questi risultati saranno adeguati nella misura in cui le Assemblee Spirituali Locali e gli amici porteranno avanti le direttive delle loro Assemblee Spirituali Nazionali, i generali di ogni Piano. Il tempo passa. Questa realtà deve spronarci tutti alla massima azione e quindi, in preparazione di ciò che si profila all’orizzonte nell’immediato, non possiamo, non dobbiamo esitare a spendere ogni energia per portare a conclusione con successo il Piano triennale. L’urgenza che intensifica il nostro desiderio di questo risultato non è mera esultanza per la vittoria, per quanto gratificante possa essere. Ci sono divine scadenze da onorare. Il nostro lavoro è volto non solo ad aumentare le dimensioni e a consolidare le fondamenta della nostra comunità, ma più particolarmente ad esercitare un’influenza positiva sugli affari dell’intera razza umana. In un momento così cruciale dei destini del mondo, non dobbiamo mancare al nostro dovere di intraprendere azioni tempestive per le mete che ci siamo prefissati nel Piano triennale.
Con il pieno fervore del nostro cuore speranzoso ci appelliamo a voi tutti, individualmente e collettivamente, a levarvi ai richiami del Signore degli Eserciti ad insegnare la Sua Causa. Fatelo con amore, fede e coraggio; e le porte del Cielo si spalancheranno a riversare le benedizioni sui vostri sforzi.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIANote bahá’í, anno XIV, n. 1 (gennaio 1996), p. 1-2.
3Inviamo il nostro saluto a ciascuno di voi. Il vostro convegno si apre in un momento propizio. Ma questi giorni passano, il Convengo dei Corpi continentali in Terra Santa è finito e il mondo bahá’í è stato informato della nostra decisione di lanciare un Piano quadriennale per il Ridvan 1996. Potreste usare le energie sprigionate da questi storici eventi concentrando la vostra attenzione nei prossimi giorni sulle opportunità che si presentano ai giovani bahá’í, individualmente e collettivamente, per contribuire a un felice esito del Piano triennale e assicurare che le vittorie conseguite impartiscano un impeto sostanziale al lavoro della Fede negli ultimi anni del xx secolo.
In tutti gli stadi della crescita della Fede, i giovani hanno svolto un ruolo fondamentale nella sua propagazione e nel suo consolidamento. Voi avete il privilegio di essere giovani in un momento senza precedenti nella storia. Come le generazioni che vi hanno preceduti, dovete cogliere le occasioni che il momento vi offre. In questi anni la comunità bahá’í deve fare un notevole progresso nel processo dell’entrata in truppe. È il momento di insegnare. È imperativo che ciascuno di voi si assuma la propria responsabilità di guidare non solo i coetanei ma tutte le persone verso la civiltà mondiale di Bahá’u’lláh.
Dovete equipaggiarvi per i compiti che state per essere chiamati a svolgere. Cercate la guida nelle sacre Scritture e dedicatevi sistematicamente al loro studio. Come vi colmeranno il cuore e la mente, così possano rafforzarvi nei vostri sforzi per portare avanti gli Insegnamenti di Bahá’u’lláh. Non esitate a riporre completa fiducia in Lui ed entrate nell’arena del servizio armati del potere della Sua Parola.
Vi ricorderemo nelle nostre preghiere nelle sacre Tombe.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIAil cuore traboccante di gratitudine alla Bellezza Benedetta, riconosciamo le abbondanti manifestazioni della Sua grazia durante il Piano triennale, che con l’avvento di questa Festività di Ridvan completa il suo corso. L’incoraggiante spirito dell’Anno Santo, che ha dato impulso al lancio del Piano nel Ridvan 1993, ha pervaso questo periodo di sforzo concentrato, rendendo la nostra comunità mondiale più consolidata, flessibile, matura e fiduciosa che mai. Nello stesso tempo, il prestigio della comunità ha toccato nuove altezze. Il Piano non è terminato con una nota di sensazionale espansione numerica, anche se in vari paesi la crescita del numero dei membri è stata rilevante. E tuttavia esso ha prodotto una comunità qualitativamente arricchita, pronta a sfruttare le immediate prospettive di avanzamento della Fede.
Fra i successi quantificabili di questo periodo emerge il magnifico progresso dei progetti del monte Carmelo. In effetti, malgrado le numerose difficoltà, lo stadio di completamento previsto nel nostro messaggio che annunciava il Piano triennale è del tutto evidente. Tutte le fasi della costruzione hanno avuto inizio. L’ossatu-ra strutturale del Centro per lo Studio dei Testi e della Dipendenza dell’Edificio degli Archivi Internazionali è stata costruita e il lavoro di questi edifici è arrivato all’inizio dei lavori di rifinitura esterna e interna. L’erezione della sede permanente del Centro Internazionale per l’Insegnamento, la terza struttura attualmente in costruzione sull’Arco, sta facendo rapidi progressi. Sette terrazze sottostanti il Mausoleo del Báb sono ora completate, un preannunzio dello splendore che sta sbocciando dai piedi al dorsale del Santo Monte di Dio. L’attento pubblico guarda stupefatto il magnifico arazzo che va dispiegandosi sul pendio della montagna.
La realtà fisica del progresso finora così meravigliosamente realizzata è prova di un successo ancor più profondo, cioè, l’unità d’intenti realizzata in tutta la nostra comunità globale nel perseguimento di questa gigantesca impresa collettiva. L’intensità del-l’interesse e del sostegno evocati si è espressa in un inaudito versamento di contributi, che rispecchia un livello di sacrificio denotante la qualità della fede e la generosità del cuore degli amanti di Bahá’u’lláh in tutto il pianeta. I contributi per i Progetti del monte Carmelo hanno raggiunto la meta triennale di 74 milioni di dollari e questo ulteriore eccezionale successo quantificabile ci fa confidare che il supporto economico necessario per i progetti continuerà fino al loro completamento alla fine del secolo.
Negli ultimi tre anni i segni del progresso sono stati evidenti in un campo esteso e variegato. I notevoli sforzi per espandere e consolidare la comunità, le sempre più numerose imprese nello sviluppo sociale ed economico e l’inaudito impulso nel lavoro per gli affari esterni contribuiscono a dare l’immagine di una comunità dotata di nuove capacità.
Nel campo dell’insegnamento, c’è stato un aumento generale delle attività, come si può dedurre dalla formazione di dodici nuove Assemblee Spirituali Nazionali nel corso del Piano e dall’ondata di pionieri e insegnanti viaggianti. In molti paesi i credenti sono stati galvanizzati dalle nuove modalità suggerite nell’appello al pionierismo lanciato durante il Piano. Il numero di pionieri da e verso vari paesi è stato alto e un fiume di insegnanti viaggianti ha lavorato in patria e all’estero. Le sistematiche attività di insegnamento collettivo e ben focalizzati progetti d’insegnamento a lungo termine hanno prodotto notevoli frutti e sono stati più evidenti che mai in molti paesi.
Gran parte del credito per l’energia e la creatività che hanno accompagnato i vari sviluppi nell’espansione e nel consolidamento va allo spirito d’iniziativa dimostrato dal Centro Internazionale per l’Insegnamento. Le direttive e l’incoraggiamento che esso ha costantemente offerto ai Corpi Continentali dei Consiglieri, la sua proposta di nuovi metodi nella dislocazione dei pionieri suffragata dalla Casa Universale di Giustizia nell’appello al pionierismo lanciato nei primi mesi del Piano e l’assistenza regolarmente offerta ai Comitati Continentali per il Pionierismo affidati alle sue cure, la sua infaticabile attenzione ai bisogni educativi della comunità che si è espressa nelle sue interazioni con i Consiglieri riguardo l’inclusione nei progetti d’insegnamento di programmi di approfondimento per i nuovi credenti, l’elaborazione di corsi e laboratori di addestramento di vario genere, l’addestramento di insegnanti e la moltiplicazione di classi per i fanciulli, l’impulso che ha dato agli sforzi per la creazione di istituti di addestramento in varie parti del mondo, tutto questo ha prodotto clamorosi risultati. Al Centro per l’Insegnamento va anche il grande merito di aver contribuito attraverso i Consiglieri all’adozione di programmi di letteratura essenziale in un crescente numero di paesi. Grazie a questi programmi sono stati scelti alcuni titoli fondamentali per la propagazione della Fede e per l’approfondimento dei credenti, che sono poi stati stampati in grandi quantità e messi in vendita a prezzo ridotto. Il notevole progresso nell’evoluzione di questa importantissima istituzione che opera nel Centro Mondiale è stato tangibile nella preparazione e conduzione del Convegno dei Consiglieri lo scorso dicembre che ha stabilito le direttive del lavoro che questi alti funzionari della Fede svolgeranno nei prossimi anni.
Un importante sviluppo è stato la notevole crescita nell’assun-zione di responsabilità da parte di credenti indigeni nel lavoro di insegnamento e consolidamento nei rispettivi paesi. In territori molto travagliati, come l’Angola, la Cambogia, la Liberia, la Sierra Leone, gli amici hanno riferito importanti vittorie nello svolgimento di attività d’insegnamento che hanno comportato un rilevante numero di arruolamenti, nella formazione o nella riattivazione di Assemblee bahá’í e nel lancio e nel proseguimento di progetti di sviluppo. In luoghi dove l’Assemblea Spirituale Nazionale era stata recentemente formata, come i paesi dell’ex blocco orientale, gli amici hanno dato prova di un’ammirevole capacità di amministrazione degli affari della Causa. Altro elemento di spicco in questo periodo è stato l’ondata di energia, coraggio e creatività nelle comunità bahá’í delle isole di tutto il mondo. Le attività sono state le più svariate: insegnanti locali sono entrati in azione, dozzine di insegnanti viaggianti sono stati addestrati e inviati nelle isole vicine, sono state inaugurate scuole elementari, la Fede è stata proclamata in molteplici occasioni, sono state patrocinate manifestazioni cui hanno partecipato alti funzionari e influenti personaggi. Il fatto che negli ultimi anni molti capi di governo di isole-nazioni abbiano visitato il Centro Mondiale Bahá’í denota la vitalità delle attività dei credenti di questi piccoli territori disseminati nei sette mari. Nell’insieme, tutti gli esempi menzionati degli atteggiamenti e degli sforzi degli amici in contesti differenti dimostrano un maggiore impegno nel lavoro d’insegna-mento e una crescente maturità e flessibilità, indici della profondità della Fede che anima i bahá’í delle diverse popolazioni.
In armonia con queste osservazioni è il rilevante apporto che i giovani hanno dato all’espansione e al consolidamento. In questi tre anni le dimensioni delle loro attività sono cresciute. Spronati da convegni e altri incontri giovanili attenti ai loro interessi, i giovani di tutto il mondo hanno dedicato un’enorme quantità di tempo, energie ed entusiasmo al lavoro di insegnamento come insegnanti viaggianti all’interno e all’esterno dei rispettivi paesi e come gruppi in progetti d’insegnamento collettivo e, così facendo, hanno stimolato centinaia di nuovi arruolamenti e la formazione di molte Assemblee Spirituali Locali. La partecipazione dei giovani all’uso della musica e delle arti come mezzo di proclamazione e insegnamento della Causa ha contraddistinto i loro sforzi in molti luoghi. Particolarmente efficace è stata la diffusione di laboratori di danza e di teatro. La loro partecipazione agli affari esterni ha aperto alla Fede nuove possibilità in questo campo. Vi sono state più ampie dimostrazioni di impegno nell’anno di servizio. Nello stesso tempo è molto aumentato il numero dei giovani che seguono regolari corsi di studio e che si distinguono in campo accademico o professionale. Tutto questo indica che i giovani stanno prodigandosi nel diretto servizio della Fede, ma contemporaneamente contribuiscono allo sviluppo generale della società.
I segni del consolidamento della comunità sono stati visibili anche nella maggiore partecipazione degli amici allo sviluppo sociale ed economico, specialmente nel campo dell’educazione. Un esempio degno di nota: un Governo ha chiesto ai bahá’í di assumersi la responsabilità di sette scuole pubbliche e gli amici lo hanno fatto con l’appoggio dell’Ufficio per lo Sviluppo Sociale ed Economico nel Centro Mondiale. Merita ricordare che in Africa alcune comunità bahá’í esuli per l’instabilità politica del proprio paese hanno continuato a realizzare progetti agricoli e d’altro genere fino al punto da garantire l’autonomia. In molti paesi si sono intensificati gli sforzi per migliorare la condizione femminile: oltre a partecipare ai progetti patrocinati da altre organizzazioni, le istituzioni bahá’í hanno formato comitati e uffici che si occupassero degli interessi delle donne. L’Ufficio per il Progresso Femminile della Comunità Internazionale Bahá’í è assurto a simbolo di questa crescita.
In alcuni paesi i bahá’í hanno dato un importante contributo a programmi per il miglioramento della salute patrocinati dai governi, in altri paesi programmi analoghi sono stati avviati e svolti da gruppi bahá’í. Il lavoro per lo sviluppo sociale ed economico è stato inoltre contraddistinto dall’energico avvio e dal consolidamento di alcuni grandi progetti e organizzazioni. Tre progetti pilota di alfabetizzazione sono stati il primo passo di una campagna di alfabetizzazione che l’Ufficio per lo Sviluppo Sociale ed Economico intende estendere a tutto il mondo. L’inserimento e la partecipazione dei bahá’í in progetti di sviluppo, che hanno attratto la partecipazione del pubblico e l’interesse dei mass media, hanno contribuito alla proclamazione della Fede.
Un incremento del lavoro degli affari esterni di entità mai raggiunta in un corrispondente periodo di tempo ha favorito la proclamazione della Causa. Il prodigioso sforzo in tutte le parti del mondo ha comportato una maggiore visibilità della Fede e una conseguente crescita del prestigio della comunità internazionale bahá’í. Le linee generali del progresso sono state evidenti nella facilità con cui grandi e piccole comunità bahá’í hanno patrocinato manifestazioni pubbliche o vi hanno partecipato, nell’emersione dei bahá’í nella società come una forza riconosciuta da organismi governativi e non governativi e da molti personaggi eminenti, nel pronto accesso ai mass media. Infatti, lo spazio che la stampa e i mezzi elettronici hanno dato alle manifestazioni e agli interessi bahá’í è stato superiore a ogni previsione.
Fra le numerose attività svolte nel mondo spiccano alcuni sviluppi specifici: la frequenza con cui alti funzionari hanno invitato i bahá’í a partecipare o collaborare a manifestazioni o progetti, il successo ottenuto dai bahá’í nell’influenzare le decisioni di governi, la creazione di programmi e corsi accademici bahá’í in collegi e università e l’adozione di materiale scolastico per le scuole pubbliche, l’uso delle arti da parte di istituzioni, gruppi e singoli bahá’í in riunioni di proclamazione.
Nel 1995, due grandi manifestazioni delle Nazioni Unite, che sono state un esempio del crescente impeto dell’emergente unità di pensiero nelle imprese mondiali, hanno attivamente impegnato l’attenzione e la partecipazione della comunità bahá’í. Primo, il Summit mondiale per lo sviluppo sociale di Copenhagen a Mirza ha coinvolto 250 amici provenienti da oltre 40 paesi che hanno allestito un imponente apparato per far conoscere gli Insegnamenti ai partecipanti a al Forum delle ONG. In questa occasione è stata distribuita e discussa la dichiarazione «La prosperità del genere umano» prodotta dall’Ufficio per l’Informazione del Pubblico della Comunità Internazionale Bahá’í. Fra le attività che si sono successivamente svolte in tutto il mondo vi sono stati convegni e seminari e la distribuzione della dichiarazione. Secondo, la Quarta conferenza mondiale delle donne e il concomitante Forum delle ONG che si sono svolti a Pechino in settembre hanno attratto la partecipazione di oltre 500 bahá’í provenienti da tutto il mondo oltre alla delegazione ufficiale della Comunità Internazionale Bahá’í. Nello stesso anno, un terzo evento, la celebrazione del Cinquantenario delle Nazioni Unite, ha spinto l’Ufficio per le Nazioni Unite della Comunità Internazionale Bahá’í a produrre e distribuire una dichiarazione, intitolata «Una svolta per tutte le nazioni», che contiene proposte per lo sviluppo di quell’organismo mondiale.
Fra le attività degli affari esterni sono state particolarmente degne di nota due occasioni che hanno comportato l’eminente partecipazione di Amatu’l-Bahá Rúhíyyih Khánum. La scorsa primavera Amatu’l-Bahá ha guidato una delegazione di quattro rappresentanti ufficiali bahá’í al Summit sull’Alleanza fra Religioni e Conservazione, che si è svolto nel Castello di Windsor sotto il patrocinio di Sua Altezza Reale il principe Filippo. In ottobre Rúhíyyih Khánum è stata l’oratore di spicco nel quarto Dialogo internazionale sulla transizione verso una società globale svoltosi sotto gli auspici dell’UNESCO e organizzato dalla Cattedra bahá’í per la Pace mondiale e dal Dipartimento di storia dell’università del Maryland.
Non si possono inoltre tacere altri importanti punti del periodo in esame. È stata pubblicata un’edizione del Kitáb-i-Aqdas nell’ori-ginale arabo accompagnato per la prima volta da note in persiano, a commento del testo, come nell’edizione inglese. La legge dell’?u-qúqu’lláh si è più profondamente radicata nel cuore dei credenti di tutto il mondo e nell’ultimo anno del Piano il Fiduciario dell’?u-qúqu’lláh, la Mano della Causa di Dio ‘Alí-Muhammad Varqá ha preso residenza in Terra Santa. Questa importante decisione significa anche che le tre Mani della Causa di Dio – Amatu’l-Bahá Rúhíyyih Khánum, il signor ‘Alí-Akbar Furútan e il dottor Varqá – risiedono ora nel Centro Mondiale, un’ispirazione per i pellegrini e i visitatori e per gli amici che servono al Centro Mondiale.
In questo contesto di incoraggianti sviluppi ci imbarchiamo questo Ridvan in un Piano quadriennale che ci porterà fino al Ridvan del 2000. Invitiamo urgentemente e amorevolmente i nostri fratelli e sorelle in tutte le terre a unirsi a noi in una mobilizzazione di sforzi che assicuri alle generazioni dell’ormai imminente ventunesimo secolo un lascito generoso e durevole.
Il Piano quadriennale punta a un grande risultato: un importante passo avanti nel processo dell’entrata in gruppi. Come abbiamo già detto, questo passo avanti dev’essere compiuto grazie a un notevole progresso nell’attività e nello sviluppo dei credenti, delle istituzioni e delle comunità locali.
La frase «passo avanti nel processo dell’entrata in gruppi» trasmette il concetto che le presenti circostanze esigono una protratta crescita su larga scala della comunità mondiale bahá’í e che le attuali opportunità lo consentono, che questo impulso è necessario alla luce delle condizioni del mondo, che i tre elementi che partecipano alla costruzione dell’Ordine di Bahá’u’lláh – individui, istituzioni e comunità – possono favorire questa crescita in primo luogo accettandone spiritualmente e mentalmente la possibilità e poi lavorando per accogliere masse di nuovi credenti, mettendo in moto gli strumenti per assicurarne l’addestramento e lo sviluppo spirituale e amministrativo, moltiplicando così il numero di insegnanti e amministratori attivi e sagaci la cui partecipazione al lavoro della Causa assicurerà un costante afflusso di nuove adesioni, l’ininterrotta evoluzione delle Assemblee bahá’í e il costante consolidamento della comunità.
Inoltre, un passo avanti nel processo sottintende che il processo è già in atto e che le comunità locali e nazionali sono giunte a stadi diversi. Tutte le comunità sono ora sollecitate a prendere provvedimenti e affrontare lo sforzo per ottenere un livello di espansione e consolidamento commisurato alle proprie possibilità. Individui e istituzioni, pur operando in sfere differenti, sono invitati a rispondere alle richieste di questo momento cruciale della vita della nostra comunità e delle sorti dell’intera umanità.
L’importanza del ruolo dell’individuo nel lavoro della Causa è incomparabile. Solo l’individuo può esprimere quella vitalità di fede dalla quale dipendono il successo nel lavoro d’insegnamento e lo sviluppo della comunità. Il comando d’insegnare la Fede che Bahá’u’lláh gli rivolge gli conferisce un’imprescindibile responsabilità che non può essere ceduta a nessuna delle istituzioni della Causa né da esse essere assunta. Solo l’individuo può espletare alcune capacità come quella di prendere iniziative, di cogliere le occasioni, di fare amicizia, di interagire personalmente con gli altri, di stringere relazioni, di ottenere la collaborazione altrui al comune servizio alla Fede e alla società e di trasformare in azione le decisioni prese dagli organismi consultativi. L’individuo ha il dovere di studiare «attentamente ogni via di approccio da utilizzare nei suoi tentativi personali intesi ad attirare l’attenzione, mantenere l’interesse e approfondire la fede di coloro che egli cerca d’intro-durre nell’ovile della Fede».
Per ottimizzare l’uso di queste capacità, l’individuo attinge al-l’amore per Bahá’u’lláh, al potere del Patto, alla dinamica della preghiera, all’ispirazione e all’educazione che ottiene leggendo e studiando regolarmente i Testi sacri e alle forze trasformatrici che agiscono sulla sua anima mentre egli si sforza di comportarsi secondo le leggi e i principi divini. Oltre a questo, essendogli stato imposto il dovere di insegnare la Causa, l’individuo è dotato della capacità di attrarre particolari benedizioni promesse da Bahá’u’lláh. «Chiunque dischiude le sue labbra in questo giorno e fa menzione del nome del suo Signore» afferma la Bellezza Benedetta, «le schiere della ispirazione Divina scenderanno su di Lui dal cielo del Mio nome, l’Onnisciente, il Sapientissimo. Discenderanno anche su lui le Coorti supreme levando in alto un calice di pura luce».
Shoghi Effendi ha sottolineato l’assoluta necessità di iniziativa e azione personali. Ha spiegato che senza il sostegno dell’indi-viduo «allo stesso tempo generoso, continuo e incondizionato», ogni misura e ogni piano della sua Assemblea Spirituale Nazionale è «sin dall’inizio destinato a fallire», lo scopo dell’Autore del Piano Divino è «ostacolato» e «la forza sostenitrice di Bahá’u’lláh Stesso… verrà meno a coloro che a lungo andare avranno mancato di levarsi a compiere la propria parte di servizio». Pertanto il punto cruciale per la realizzazione di qualsiasi progresso è il credente, che ha il potere di esecuzione che solo lui può sprigionare con iniziative e azioni protratte. Quanto al sentimento di insufficienza che talvolta ostacola l’iniziativa personale, il consiglio del Custode è così trasmesso in una lettera scritta a suo nome: «Prima fra queste, ella menziona la mancanza di coraggio e di iniziativa da parte dei credenti e un sentimento di inferiorità che impedisce loro di parlare in pubblico. Sono proprio queste debolezze che egli vuole che gli amici superino, perché esse non solo paralizzano gli sforzi, ma finiscono realmente per spegnere nei cuori la fiamma della fede. Finché non arriveranno a capire che ciascuno di loro è in grado, entro i propri limiti, di trasmettere il Messaggio, gli amici non potranno sperare di raggiungere la meta che è stata loro assegnata da un amorevole e saggio Maestro ...Ogni bahá’í è un potenziale insegnante. Basta che usi ciò che Dio gli ha dato e dimostri di essere fedele al proprio pegno».
Quanto alle istituzioni, l’entrata in gruppo agirà su di loro come loro agiranno su di essa. L’evoluzione delle Assemblee bahá’í locali e nazionali in questo momento richiede un nuovo atteggiamento mentale da parte dei loro membri e di coloro che le eleggono, perché la comunità bahá’í è impegnata in un immenso processo storico che sta entrando nella fase critica. Bahá’u’lláh ha dato al mondo istituzioni operanti in un Ordine destinato a incanalare le forze di una nuova civiltà. Il progresso verso quella gloriosa realizzazione richiede una continua, grande espansione della comunità bahá’í, sì che le istituzioni abbiano uno spazio adeguato per la propria maturazione. È una questione di immediata importanza per i devoti seguaci di Bahá’u’lláh in tutti i territori.
Per stimolare e favorire questa espansione, le Assemblee Spirituali devono assurgere a un nuovo stadio nello svolgimento dei loro compiti di canali di guida divina, pianificatori del lavoro d’inse-gnamento, promotori di risorse umane, costruttori di comunità e amorevoli pastori di moltitudini. Esse potranno realizzare queste prospettive migliorando la capacità dei loro membri di consigliarsi secondo i principi della Fede e di consultarsi con gli amici sotto la loro giurisdizione, promuovendo lo spirito di servizio, collaborando spontaneamente con i Consiglieri Continentali e i loro ausiliari e coltivando le relazioni esterne. In particolare il progresso del-l’evoluzione delle istituzioni deve manifestarsi nella moltiplicazione delle località nelle quali il funzionamento dell’Assemblea Spirituale potenzia nei credenti la capacità personale di servire la Causa e favorisce l’azione unificata. Insomma, la maturità del-l’Assemblea Spirituale si misura non solo in base alla regolarità delle riunioni e dell’efficienza del funzionamento, ma anche in base alla continuità della crescita del numero dei membri della comunità, all’efficacia dell’interazione fra Assemblea e membri della comunità, alla qualità della vita spirituale e sociale della comunità e al complessivo senso di vitalità della comunità nel suo processo di sviluppo dinamico e continuo.
Diversamente dall’individuo e dalle istituzioni, la comunità assume un carattere e un’identità crescendo di dimensioni. È un necessario sviluppo al quale si deve prestare molta attenzione sia nelle località dove si sono già avuti arruolamenti su larga scala sia in previsione di più numerosi esempi di entrata in gruppi. Naturalmente la comunità è qualcosa di più della somma dei suoi membri. È un elemento unitario della civiltà, composito, costituito da persone, famiglie e istituzioni che danno origine e incoraggiamento a sistemi, agenzie e organismi che lavorano assieme con uno scopo comune per il benessere delle persone all’interno e all’esterno dei suoi confini. È un insieme di partecipanti diversi e interagenti, avviati verso il conseguimento dell’unità in una continua ricerca di progresso spirituale e sociale. Poiché il processo della costruzione delle comunità bahá’í ha appena avuto inizio in tutte le parti del mondo, i credenti devono dedicare enormi sforzi a questo compito.
Come abbiamo detto in un precedente messaggio, la fioritura della comunità, specialmente a livello locale, richiede un significativo passo avanti nei modelli di comportamento: quei modelli grazie ai quali l’espressione collettiva delle virtù delle persone e il funzionamento delle Assemblee Spirituali si evidenziano nell’uni-tà e nella fratellanza della comunità e nel dinamismo della sua attività e della sua crescita. Questo richiede che i suoi elementi costituenti – adulti, giovani e bambini – siano integrati nelle attività spirituali, sociali, educative e amministrative e impegnati in piani locali di insegnamento e di sviluppo. Implica la volontà e l’impe-gno collettivi di perpetuare l’Assemblea Spirituale con le elezioni annuali. Comporta la pratica del culto collettivo. Quindi, per la vita spirituale della comunità è essenziale che gli amici si riuniscano regolarmente per il culto nei centri bahá’í, dove esistano, o altrove, per esempio nelle case dei credenti.
Per realizzare le possibilità di espansione e consolidamento legati all’entrata in gruppi, si deve compiere uno sforzo determinato, mondiale per sviluppare le risorse umane. Lo sforzo personale di condurre classi di studio nelle case, il patrocinio delle istituzioni su occasionali corsi di istruzione e le attività informali della comunità, pur importanti, non bastano a educare e addestrare una comunità in rapida espansione. È perciò della massima importanza che si presti sistematicamente attenzione all’elaborazione di metodi per educare grandi numeri di credenti alle verità fondamentali della Fede e per addestrarli e assisterli a servire la Causa come i loro talenti permettono. Non si deve tardare a fondare istituti permanenti destinati a fornire programmi di addestramento ben organizzati, regolarmente condotti con regolare programmazione. Ovviamente l’istituto dovrà disporre di attrezzature, ma non necessariamente di un edificio.
La cosa richiede un’intensificazione della collaborazione fra Consiglieri Continentali e Assemblee Spirituali Nazionali. Infatti il successo di questi istituti di addestramento dipenderà in stragrande misura dall’attivo coinvolgimento nelle loro operazioni dei Consiglieri Continentali e dei membri del Consiglio Ausiliare. In particolare i membri del Consiglio Ausiliare dovranno mantenere uno stretto rapporto operativo con gli istituti e, naturalmente, con le Assemblee Spirituali Locali le cui comunità si avvalgono dei programmi dell’istituto.
«Accentrate tutte le vostre energie a diffondere la Fede di Dio» così Bahá’u’lláh ordina ai Suoi servi e soggiunge: «Fate che chi è degno di una sì alta vocazione si levi a divulgarla. Colui che non ne è capace senta il dovere di nominare chi possa, in sua vece, proclamare questa Rivelazione…». Come è possibile incaricare un altro di insegnare in propria vece coprendo le spese di un pioniere o di un insegnante viaggiante, è possibile incaricare un insegnante di servire in un istituto, che è, ovviamente, un insegnante di insegnanti. A questo scopo, si può contribuire al Fondo Continentale Bahá’í o a quelli Locali, Nazionali e Internazionali, vincolando la contribuzione.
In tutti i loro sforzi per conseguire lo scopo del Piano quadriennale, gli amici sono inoltre invitati a prestare maggiore attenzione all’uso delle arti, non solo per la proclamazione, ma anche per il lavoro di espansione e consolidamento. Le arti grafiche e dello spettacolo e la letteratura hanno svolto e possono svolgere un importante ruolo nell’estendere l’influenza della Causa. A livello di arte popolare, questa possibilità può essere sfruttata in ogni parte del mondo, villaggi, cittadine e città. Shoghi Effendi riponeva grandi speranze nelle arti come mezzo per attrarre l’attenzione sugli Insegnamenti. Una lettera scritta a nome del Custode così espone la sua opinione: «Verrà il giorno in cui la Causa dilagherà come un incendio, in cui lo spirito e gli insegnamenti saranno rappresentati sulle scene o nell’arte e nella letteratura. L’arte può risvegliare, specialmente fra la massa della gente, quei nobili sentimenti più di qualunque freddo ragionamento».
Mentre in tutto il mondo gli amici e le istituzioni dedicheranno le loro energie al perseguimento delle mete del Piano, sul monte Carmelo i grandi progetti proseguiranno verso il completamento previsto per la fine del secolo. Entro la fine del Piano, Ridvan 2000, gli edifici del Centro per lo Studio dei Testi e della Dipendenza dell’Edificio degli Archivi diventeranno operativi; l’edificio del Centro Internazionale per l’Insegnamento sarà giunto allo stadio delle ultime rifiniture. La parte della strada pubblica che ora interrompe il percorso delle terrazze sovrastanti il Mausoleo del Báb sarà stata abbassata e sarà stato costruito un largo ponte di collegamento con relativi giardini; saranno state completate inoltre cinque delle terrazze sovrastanti. Le restanti quattro terrazze sovrastanti e le due ai piedi del monte saranno in uno stadio avanzato di sviluppo. Al Centro Mondiale saranno compiuti anche altri sforzi specifici. Si provvederà a questioni come l’applicazione universale di altre leggi del Kitáb-i-Aqdas, la preparazione di un nuovo volume in inglese di una selezione di Scritti di Bahá’u’lláh, l’ulteriore sviluppo delle funzioni del Centro Internazionale per l’Insegnamento e la progettazione di misure per aumentare il numero di pellegrini e visitatori al Centro Mondiale.
La comunità mondiale bahá’í allargherà gli sforzi per lo sviluppo sociale ed economico e per gli affari esterni e perciò continuerà a collaborare direttamente con le forze che puntano verso l’instau-razione dell’ordine nel mondo. Migliorando le proprie capacità di coordinamento, l’Ufficio per lo Sviluppo Sociale ed Economico assisterà a costruire, in base alle risorse e alle opportunità, sul progresso già fatto con centinaia di progetti di sviluppo in tutto il mondo. Nel campo degli affari esterni, gli sforzi saranno intesi a influenzare i processi verso la pace mondiale, soprattutto impegnando la comunità nella promozione dei diritti umani, della condizione femminile, della prosperità globale e dello sviluppo morale. Nel perseguire queste tematiche, l’Ufficio per le Nazioni Unite della Comunità Internazionale Bahá’í cercherà di rafforzare i legami fra i bahá’í e le Nazioni Unite. Similmente, l’Ufficio dell’Informazione del Pubblico aiuterà le istituzioni bahá’í a utilizzare queste tematiche per una maggiore proclamazione della Fede. La difesa dei diritti dei bahá’í in Iran e l’intensificazione degli sforzi per emancipare la Fede in quel paese e in altri dove essa è messa al bando saranno una parte vitale dei nostri rapporti con i governi e con gli organismi non governativi. In tutti questi aspetti gli amici e le istituzioni bahá’í sono sollecitati a essere sensibili all’importanza delle attività negli affari esterni e a prestare ad esse una rinnovata attenzione.
Con la formazione questo Ridvan di due Assemblee Spirituali Nazionali il Piano Quadriennale ha un fausto inizio. Siamo lieti di annunciare che i nostri due rappresentanti alle Convenzioni Nazionali inaugurali sono la Mano della Causa di Dio Amatu’l-Bahá Rú-híyyih Khánum in Moldavia e il signor Fred Schechter, Consigliere membro del Centro Internazionale per l’Insegnamento, per Sao Tome e Principe. Malauguratamente, a causa di circostanze del tutto indipendenti dalla loro volontà, le Assemblee Spirituali Nazionali del Burundi e del Ruanda non potranno essere rielette quest’anno. Perciò il numero totale di queste istituzioni nel mondo resta 174.
Il Ridvan 2000, quando il Piano quadriennale si concluderà, precederà di molti mesi la fine del XX secolo. In quella circostanza, il mondo bahá’í si volgerà a guardare con riconoscenza gli straordinari sviluppi e gli abbaglianti successi che distingueranno gli annali della Causa di Bahá’u’lláh nel corso di quel fatidico periodo, un periodo che `Abdu’l-Bahá chiamò «secolo di luce». E fra i successi da riconoscere in quel momento vi sarà il completamento degli attuali progetti sul monte Carmelo, un monumento, assieme agli altri edifici sul santo monte, al progresso compiuto dall’Ordine Amministrativo in quel momento dell’Età Formativa. Il clou di questi riconoscimenti sarà, a Dio piacendo, una grande manifestazione al Centro Mondiale che solennizzerà il completamento degli edifici sull’Arco e l’apertura al pubblico delle Terrazze del Mausoleo del Báb.
Amati amici, entriamo in questo Piano fra i turbamenti di un periodo di accelerante transizione. I due processi indotti dall’impatto della Rivelazione di Bahá’u’lláh stanno rapidamente operando e stanno assumendo un impeto che, nelle parole di Shoghi Effendi, porterà «al punto culminante le forze che stanno trasformando la faccia del pianeta». Uno è un processo integrativo, l’altro distruttivo. Dall’«universale fermento» creato da questi due processi, emergerà per stadi una pace, grazie alla quale diventeranno manifesti gli effetti unificatori di una crescente coscienza della cittadinanza mondiale.
A tal fine, i recenti sviluppi mondiali sono stati paradossalmente sconvolgenti e rassicuranti. Da un lato, il disordine degli affari umani produce una quotidiana dose di orrori che paralizzano i sensi; dall’altro, i capi del mondo stanno spesso prendendo provvedimenti collettivi che, per gli osservatori bahá’í, denotano una tendenza fra le nazioni a trovare assieme i metodi per risolvere i problemi del mondo. Si pensi per esempio all’insolita frequenza delle occasioni globali in cui questi capi si sono riuniti dopo l’Anno Santo quattro anni fa, come la celebrazione del Cinquantenario delle Nazioni Unite, durante la quale capi di stato e di governo hanno affermato il proprio impegno nella pace mondiale. Notevoli sono inoltre la prontezza e la spontaneità con cui questi capi di governo hanno agito assieme per risolvere svariate crisi in differenti parti del mondo. Queste tendenze coincidono con i crescenti appelli lanciati da cerchie illuminate perché si esamini la possibilità di conseguire una qualche forma di governo globale. Non potremmo vedere in questo intreccio di eventi le operazioni della Mano della Provvidenza, in effetti il precursore della monumentale occasione prevista nei nostri Scritti?
Sebbene l’instaurazione della Pace Minore non dipenda da piani o azioni bahá’í e sebbene essa non sarà l’ultima meta che l’umanità è destinata a raggiungere nell’Età Aurea, compito della nostra comunità è di dare impulso spirituale ai processi che a quella pace porteranno. Il bisogno in questo preciso momento è di intensificare gli sforzi intesi a costruire il Sistema bahá’í a tal segno da attrarre le confermazioni di Bahá’u’lláh e di evocare così un’atmosfera spirituale che concorrerà all’accelerazione di questi processi. Due sono le nostre grandi sfide: una, organizzare una campagna d’insegnamento nella quale tutti i membri della nostra comunità s’impegnino entusiasticamente, sistematicamente e personalmente e nella quale l’attivazione di un vasto programma di addestramento assicuri lo sviluppo di una massa di risorse umane; l’altra, completare i progetti di costruzione sul monte Carmelo per i quali ogni sacrificio dev’essere affrontato per fornire una generosa effusione di risorse materiali, Risolutamente perseguiti, questi due punti focali favoriranno le condizioni per lo sprigionarsi di forze represse che comporteranno un cambiamento di direzione negli affari umani in tutto il mondo.
Per quanto breve, la strada verso la pace sarà tortuosa; per quanto promettente, il previsto evento che ne traccerà il percorso dovrà maturare attraverso un lungo periodo di evoluzione, con relative prove, sconfitte e conflitti, fino al momento in cui, per diretta influenza della Fede di Dio, si mostrerà come la Più Grande Pace. Nel frattempo, prima di arrivare a capire la transizione in atto, la gente del mondo si troverà spesso ad affrontare disperazione e turbamento. Noi che siamo stati illuminati dalla nuova Rivelazione abbiamo la Parola sacra a rassicurarci, un Piano Divino a guidarci, una storia di valore a rincuorarci. Prendiamo coraggio dunque non solo dalla Parola che ci è tanto cara, ma anche dagli atti di eroismo e sacrificio che ancora oggi risplendono fulgidamente nella terra nella quale la nostra Causa è nata.
Per ben diciassette anni i nostri perseguitati fratelli in Iran hanno dimostrato una costanza nella fede e un coraggio che hanno prodotto una vasta proclamazione della Fede, facendola emergere dal-l’oscurità. Qui dunque c’è la prova vivente nei nostri tempi delle potenzialità delle crisi e delle vittorie. Voglia Iddio che fra non molto i nostri fratelli iraniani siano liberati dal giogo che sopportano e siano ammessi alle glorie e alle meraviglie di una vittoria che solo la Bellezza Benedetta può elargire. La loro esperienza è per noi tutti dovunque viviamo segno ed esempio, perché alla fine, come il Maestro ci ha detto, l’opposizione solleverà il capo in tutti i continenti. Pur diversa da luogo a luogo, sarà indubbiamente intensa. Ma, grazie alla corroborante grazia di Bahá’u’lláh e alla dimostrazione di fermezza di questi nobili amici, sapremo come affrontare senza paura le frecce dei nemici. In verità, il Signore degli Eserciti ha promesso al Suo popolo un trionfo schiacciante e decisivo.
Mentre l’umanità è sballottata e tormentata dalle devastazioni inflitte da una civiltà che ha perso il controllo, teniamo la testa e il cuore concentrati sui compiti divini che ci attendono. Perché fra questi turbamenti abbonderanno le occasioni da cogliere «allo scopo di diffondere dappertutto la conoscenza redentrice della Fede di Bahá’u’lláh e di arruolare nuove reclute nell’esercito sempre più numeroso dei Suoi seguaci». Questo Piano nel quale siamo ora impegnati coincide con uno dei momenti più critici della vita del pianeta. Si propone di preparare la nostra comunità a misurarsi con gli acceleranti cambiamenti che stanno verificandosi nel mondo attorno a noi e di mettere la comunità nella posizione di reggere al peso delle concomitanti prove e sfide e di rendere più visibile un modello di funzionamento al quale il mondo, che si trova in preda a una tumultuosa transizione, può rivolgersi per trovarvi aiuto ed esempio. Così, questo Piano occupa un posto speciale nello schema della storia bahá’í e del mondo. Quelli di noi che conoscono la visione della Fede sono particolarmente privilegiati di essere intenzionalmente coinvolti negli sforzi intesi a stimolare e intensificare questi processi.
Vogliate tutti sforzarvi di cogliere i compiti di questo cruciale momento. Vogliate imprimere il vostro segno su questo breve lasso di tempo così pregno di potenzialità e di speranze per l’umanità intera. Per non lasciarvi distogliere o turbare dai drastici eventi di questa era di transizione, tenete sempre davanti alla mente il consiglio della nostra guida infallibile, Shoghi Effendi: «Non spetta a noi, meschini mortali come siamo, tentare, in una fase così critica nella lunga e tormentata storia dell’umanità, di giungere a una comprensione precisa e soddisfacente dei passi successivi che condurranno quest’umanità sanguinante, infelice, dimentica del suo Dio e incurante di Bahá’u’lláh, dal calvario alla resurrezione finale… Abbiamo invece il dovere, per quanto confusa la scena, per quanto cupo lo spettacolo attuale, per quanto limitate le risorse di cui disponiamo, di lavorare con serenità, fiducia e assiduità per offrire la nostra parte di aiuto, in qualsiasi modo le circostanze lo permettano, alle forze che, schierate e dirette da Bahá’u’lláh, guidano l’umanità oltre la valle della miseria e della vergogna verso le somme vette della potenza e della gloria».
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIANote bahá’í, anno XIV, n. 5 (maggio 1996), inserto redazionale, p. 7-25.
5Voi arrivate al Piano quadriennale con una straordinaria storia di successi, che indica che siete spiritualmente e amministrativamente ben dotati, secondo il potenziale intrinseco del vostro popolo, per rispondere adeguatamente allo scopo centrale del Piano che è l’avan-zamento del processo dell’entrata in truppe. In qualsiasi direzione a sud del Sahara si guardi, regioni orientali, occidentali, centrali o meridionali del continente, sono evidenti segni di grande imminente espansione. La fiaccola della Fede arde luminosa nel vostro cuore, illuminando di gioia il nostro spirito davanti alle dimensioni delle vostre vittorie e alle magnifiche possibilità che ora avete.
Le luminose speranze ispirate da queste osservazioni sono giustificate da emozionanti fatti. Le doti spirituali dell’Africa derivano naturalmente dalle forze creative sprigionate dalla Rivelazione di Bahá’u’lláh ma esse sono state straordinariamente potenziate dall’associazione diretta del continente con i Canali di queste forze: la nave che portò la Bellezza Benedetta verso il suo esilio in Terra Santa toccò per breve tempo le sue coste settentrionali, il Centro del Patto trascorse lunghi periodi in Egitto prima e dopo la Sua storica visita in Occidente. Il continente è stato attraversato per due volte da sud a nord dall’amato Custode. Bahá’u’lláh ha mostrato il Suo favore verso la gente nera con uno specifico riferimento a loro quando, come attestò il Maestro, li paragonò alla «nera pupilla dell’occhio» attraverso la quale «traspare lo spirito».
La storia Africana bahá’í ha avuto inizio in Egitto, aperto alla Fede nel periodo del ministero di Bahá’u’lláh, accelerò durante il ministero di ‘Abdu’l-Bahá con l’apertura di centri bahá’í in Sud Africa e in Tunisia. Ma i primi effetti di queste doti spirituali divennero più evidenti con i ragguardevoli successi del Progetto biennale africano (1951-1953) durante il quale furono aperti sedici territori, portando a 25 il numero totale dei territori e delle isole nei quali risiedono bahá’í. Questo precedette l’apertura dei 33 territori vergini richiesta dalla Crociata decennale globale dell’amato Custode, un periodo di sorprendente sviluppo in Africa che suscitò l’ammira-zione e l’elogio di Shoghi Effendi durante il quale molte persone di diverse tribù entrarono nella Causa, diverse istituzioni amministrative furono formate e fu possibile costruire il Tempio madre del-l’Africa nel cuore del continente. Durante questi rapidi sviluppi, i credenti africani stessi, con i loro sforzi sacrificali nell’insegna-mento e nel pionierismo, incominciarono a difendere la Causa di Dio, manifestando la profondità della loro risposta al Messaggio del Nuovo Giorno.
Nei suoi paesi settentrionali nei quali è ora impossibile svolgere programmi di insegnamento pubblico, gli amici hanno continuato per molti anni a mantenere le loro posizioni con circospezione ed eroica fortezza. Essi non hanno solo tenuta viva la fiamma della fede nei loro cuori, hanno anche cercato di trasmettere il fuoco dell’amore di Dio ai membri delle loro famiglie, compresi i bambini e i giovani, in attesa del giorno in cui sarà assicurata la libertà di apertamente proclamare la loro religione e condurre gli affari della loro comunità.
Ricordiamo con immensa gratificazione quei decenni in cui l’Africa conseguì il massimo numero di Assemblee Spirituali Nazionali fra tutti i continenti. Inoltre le Assemblee Spirituali Locali dell’Africa rappresentano una sostanziosa percentuale del totale mondiale. La prodigiosa effusione di energie dedicate all’espan-sione e al consolidamento ha compreso grandi sforzi per formare i credenti e per elaborare e sostenere progetti di sviluppo. Di conseguenza la comunità bahá’í africana può vantare un notevole progresso nell’apertura di un buon numero di scuole elementari e secondarie e di istituti di formazione. Una delle fonti di questa energia sono stati negli ultimi tempi i giovani africani, che hanno sempre più dato esempio di dedizione e di vigore nelle loro attività bahá’í. Nel campo degli affari esterni la comunità africana, tanto negli stati piccoli quanto in quelli grandi, ha mostrato un’audacia, una creatività e una tenacia che si sono ripercosse sulla proclamazione della Fede e sulla promozione dei suo interessi vitali in tutto il mondo.
Chiaramente, dunque, l’Africa è pronta a riportare una vittoria per la Causa che riaffermerà la sua posizione all’avanguardia della nostra comunità mondiale. Il momento è critico, perciò dovete agire prontamente per realizzare questa possibilità. Esortiamo pertanto i nostri fratelli e sorelle africani a valutare immediatamente le loro forze, le loro necessità e le loro opportunità e a decidere di trasformare le sfide insite in queste condizioni in strumenti di successo. Concentrerete necessariamente la vostra attenzione su vari piani e programmi se vorrete avanzare verso nuovi stadi dell’en-trata in truppe, ma nello stesso tempo alcuni requisiti fondamentali richiederanno una vigilanza e uno sforzo speciali. Questi sono l’eliminazione del pregiudizio tribale, la trasformazione di alcune diffuse usanze sociali e la promozione dell’educazione.
Il conflitto tribale è uno dei più pressanti problemi che l’Africa deve affrontare. Il problema deve essere affrontato da ogni fedele seguace di Bahá’u’lláh nel proprio cuore e risolutamente superato mediante la volontà collettiva di ogni comunità bahá’í locale e nazionale. Infatti, come possono gli amanti della Bellezza Benedetta permettere che i pregiudizi e le rivalità tribali siano praticati fra loro quando Egli ha fatto dell’unità il principio cardinale e la meta della Sua Fede? L’odio e l’animosità per ragioni tribali, come quelli per ragioni razziali, infettano lo spirito umano e arrestano lo sviluppo della società che li accoglie. Se negli ultimi anni al di fuori della comunità bahá’í influenti personaggi e pubblici funzionari sono riusciti a vedere i benefici pratici dell’indirizzo di gruppi diversi verso l’unità, tanto più potranno le persone imbevute dello spirito dei nostri Insegnamenti sforzarsi di eliminare dalla fratellanza bahá’í le sgradevoli caratteristiche della divisione e della disunità tribali. È imperativo e urgente nell’attuale stato della società che i bahá’í pratichino una genuina unità fra loro e nei loro rapporti con gli altri fino a farsi conoscere da tutti gli africani come un nuovo popolo. Una tale dimostrazione attrarrà le confermazioni divine e rafforzerà di molto il loro potere di diffondere gli Insegnamenti.
Ciò che contraddistingue la vita in Africa si trova per lo più nei modelli di comportamento presenti nella tribù e in particolare nella famiglia. L’urbanizzazione minaccia sempre più di distruggere le qualità positive di questi modelli. Poiché se le società africane vogliono progredire, è inevitabile che debbano cambiare, una sfida primaria per i bahá’í è la preservazione e il miglioramento di quei salubri aspetti del costume tribale e familiare che sono in accordo con gli Insegnamenti bahá’í e l’eliminazione di quelli che non lo sono. Questa sfida deve essere raccolta comprendendo che il Libro di Dio è il criterio per la valutazione di qualsiasi forma di comportamento. Pur essendo necessaria un’azione molto decisa, si deve anche far uso di saggezza, tatto e pazienza. Si sappia inoltre che gli africani non sono soli nella lotta per modificare usanze secolari. In tutto il mondo i popoli hanno costumi che devono essere abbandonati per sgomberare la strada che le loro società devono percorrere per andare verso quella nuova, gloriosa civiltà che sarà frutto della meravigliosa rivelazione di Bahá’u’lláh. In effetti in nessuna società della terra si trovano usanze che rispecchiano adeguatamente i criteri della Sua Causa. Lo attestano le Sue parole portatrici di verità: «Gli appelli e il messaggio che abbiamo lanciati non sono stati destinati a raggiungere o a beneficare una nazione o un popolo soltanto. L’umanità intera deve attenersi con fermezza a tutto ciò che le è stato concesso e rivelato. Allora, e soltanto allora, raggiungerà la vera libertà. La terra è tutta illuminata dalla gloria splendente della Rivelazione di Dio».
La chiara inadeguatezza dei piani e dei programmi per educare le popolazioni africane lancia una sfida particolare ai seguaci di Bahá’u’lláh in quel continente, perché Egli ha evidenziato l’impor-tanza dell’educazione per tutti e ad ogni persona si dovrebbe insegnare almeno a leggere e scrivere. L’educazione di cui Bahá’u’lláh ha parlato include aspetti materiali e spirituali. La mancanza di questa educazione inficia la capacità delle persone di conseguire un vero progresso. Questo fatto dovrebbe essere di grande interesse per tutti i segmenti della comunità. I genitori hanno la responsabilità speciale di fare in modo che i loro figli, ragazzi e ragazze, ricevano un’educazione e devono assicurare che le ragazze non siano lasciate indietro, perché una ragazza bene educata è una garanzia per l’eccellenza della futura società. Anzi, all’occorrenza, si deve dare la precedenza alla loro educazione. Strettamente legato a questo fatto è il principio della parità fra donne e uomini insegnato da Bahá’u’lláh. È auspicabile inoltre che gli adulti analfabeti, uomini e donne, partecipino a programmi di alfabetizzazione, così che a poco a poco tutti i bahá’í possano leggere da soli la Parola di Dio. La comunità bahá’í non ha ancora il necessario per fare ciò che le autorità responsabili hanno trascurato di fare per l’educazione della gente. Ma si raccomanda alle istituzioni bahá’í di tutti i livelli di occuparsi di questi bisogni critici, quando le circostanze lo permettano.
Tenendo a mente le tre precedenti considerazioni, potete muovervi energicamente e saggiamente per affrontare i molteplici compiti che il Piano comporta con il suo accento sulla promozione del processo dell’entrata in truppe. È altresì imperativo che i vostri sforzi si estendano anche a una promozione dell’espansione e del consolidamento in dimensioni del tutto nuove. L’uno suggerisce un grande balzo avanti delle vostre attività di insegnamento fino a coprire l’intero territorio dei vostri paesi, portando il Messaggio divino anche nelle aree più remote. L’altro indica l’impegno a consolidare e moltiplicare le vostre conquiste con una penetrazione sempre più profonda della conoscenza spirituale della Fede nel cuore dei credenti, uno sviluppo sistematico delle risorse umane e un notevole miglioramento del funzionamento delle vostre istituzioni nazionali e, soprattutto, locali.
In tutte queste imprese, i tre componenti del processo – le persone, le istituzioni e la comunità – devono assumersi le rispettive responsabilità. Ci aspettiamo in particolare che tutti voi usiate ogni mezzo a vostra disposizione per realizzare un’unità organica fra l’Assemblea Spirituale Locale e la comunità e quindi creare un netto contrasto con la frammentazione dell’attuale vita sociale. Pertanto, desideriamo vedere i credenti africani alzarsi numerosi a proclamare la Fede di Bahá’u’lláh e a svolgere i compiti richiesti di insegnare e amministrare la loro Fede che sta rapidamente espandendosi. E ci aspettiamo crescenti segni del fatto che le Assemblee Spirituali si stanno prendendo a cuore il loro divino mandato e stanno coscienziosamente adempiendo i loro obblighi verso Bahá’u’lláh di favorire la crescita e lo sviluppo di comunità vibranti nelle quali adulti, giovani e bambini sono sempre più integrati e attivi. Rispondere a queste aspettative significa dimostrare a un mondo scettico che la Fede ha il potere di innalzare un nuovo stendardo per la guida delle nazioni e a suo tempo di attrarre le masse deluse verso la sicurezza della Fede di Dio.
Quali azioni specifiche, vi chiederete, indicherebbero che state rispondendo ai requisiti del Piano in Africa? La risposta include quanto segue. Qualunque sia lo stato dell’espansione della comunità, fate i passi successivi, cioè aumentate le dichiarazioni, approfondite i credenti e rafforzate l’insegnamento. Là dove è in atto l’entrata in truppe, intensificate gli sforzi per aumentare il numero dei credenti e nello stesso tempo svolgete un programma di formazione che approfondisca i nuovi credenti e formi continuamente nuovi insegnanti. Cercate con massimo impegno di portare nella Fede le vostre famiglie incoraggiando le persone a compiere il loro dovere di sforzarsi di guidare alla luce della guida divina quanti più membri possibile delle loro famiglie. Svolgete una regolare opera di insegnamento fra i musulmani della regione sub-saharia-na. Incrementate la pubblicazione di libri e di cassette audio bahá’í, soprattutto nei vari vernacoli. Aumentate il numero delle Assemblee Spirituali Locali elette dalle proprie comunità senza aiuti esterni. Sostenete più generosamente i Fondi della Fede. Indirizzate verso gli Insegnamenti i credenti fra i capi tradizionali, affinché trovino modi adatti per servire la Fede.
Inoltre, provvedete anche a fare in modo che i bambini partecipino regolarmente alle classi bahá’í per la loro formazione spirituale. Dedicate una continua attenzione al coinvolgimento dei giovani nel lavoro di espansione e di consolidamento e all’apertura di canali di attività adatte ai loro talenti e necessarie per farli diventare bahá’í maturi. Aumentate il numero e l’efficienza delle osservanze della Festa del diciannovesimo giorno. Espandete l’uso della musica e del teatro nel lavoro di proclamazione e di insegnamento, un’impresa nella quale l’Africa si è già distinta. Moltiplicate i piani e i programmi per migliorare la condizione delle donne e per incoraggiare gli uomini a sostenere attivamente questi sforzi. Estendete le vostre attività nel campo degli affari esterni e dello sviluppo sociale ed economico.
Comprenderete prontamente, dunque, l’importanza attribuita alla moltiplicazione degli istituti di formazione, perché senza d essi sarebbe impossibile rispondere ai bisogni di comunità in grande espansione. In alcuni luoghi, gli amici potrebbero avere la possibilità di offrire a queste operazioni essenziali sedi e attrezzature che devono trovarsi in tutte le aree necessarie per poter fornire una formazione regolare e ben organizzata a un crescente numero di credenti. I programmi dell’istituto devono essere formulati in modo da conferire ai partecipanti una buona comprensione delle verità fondamentali della Fede e di aiutarli ad acquisire talenti e capacità che permettano loro di servire la Fede con efficienza.
Subito dopo Ridvan le vostre Assemblee Spirituali Nazionali incominceranno a lavorare nei vari paesi per elaborare, in consultazione con i Consiglieri, i dettagli del Piano quadriennale. Per assicurare che il Piano abbia fondamenta ampie e rispondenti ai bisogni di tutte le aree di un paese, è essenziale che le Assemblee Spirituali Locali e le persone partecipino elaborando i loro piani locali e seguendo linee di azione chiaramente stabilite.
Cari amici, conosciamo bene le schiaccianti difficoltà che affliggono la vita in Africa: le condizioni che hanno prodotto un’on-data di rifugiati nel continente, gli orrori creati dal conflitto etnico, l’instabilità politica, le difficoltà economiche, l’alta incidenza della fame e delle malattie, gli orrendi disastri naturali. Ma, per quanto paradossale possa sembrare, in tutto ciò si trovano anche le possibilità del vostro successo. La vostra capacità di resistere e andare avanti è rafforzata dalle assicurazioni date dal Medico divino, Che ha previsto tutto questo e ha prescritto un rimedio sicuro. Le sue prescrizioni sono state poste nelle vostre mani.
Cari amici, vi ricordiamo le nobili ambizioni dell’amato Custode per voi, popoli di un continente che ha «un grande contributo da offrire al progresso della civiltà mondiale». Risuonino ancora questi ricordi nei vostri cuori, stimolando la vostra volontà di conseguire la grande meta del Piano che vi attende e dando alle vostre azioni l’incalzante ritmo dei tamburi che rullano nella vostra potentissima e immense terra.
La nostra ardente preghiera alla sacra Soglia è che le divine dispense del cielo riversino su tutti voi i loro doni, risanando i vostri mali, accrescendo le vostre forze e permettendovi di conseguire infinite vittorie.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIAquarant’anni fa quando i bahá’í europei si riunirono per il convegno di Stoccolma indetto dall’amato Custode per lanciare la grande Crociata decennale nel vostro continente, avevate soltanto tre Assemblee Spirituali Nazionali – l’Assemblea Nazionale delle Isole Britanniche, quella della Germania e Austria e quella del-l’Italia e Svizzera – oltre a qualche comunità che andava lentamente maturando in altri paesi dell’Europa occidentale. Nell’Est, tagliati fuori dalle barriere politiche, c’erano gli esigui resti di comunità che erano state formate anni prima, mentre, nella confinante Turchia, c’era una piccola comunità nazionale che lottava per affermarsi. Mentre esaminavano gli imponenti compiti che li attendevano, i credenti europei udirono le parole del Custode, che illustravano il significato storico del continente nel quale essi dovevano erigere le istituzioni dell’embrionale Ordine mondiale di Bahá’u’lláh.
Un continente che occupa tale posizione centrale e strategica nel pianeta; così importante e ricco di storia; così multiforme nella sua cultura; dal cui suolo scaturirono le civiltà ellenica e romana; origine di una civiltà alcune delle cui caratteristiche Bahá’u’lláh in Persona ha elogiato; sulle cui sponde meridionali il Cristianesimo inizialmente si insediò; lungo i cui confini orientali le possenti forze della Croce e della Mezzaluna così frequentemente si scontrarono; sulle cui contrade sud-occidentali la fiorente cultura islamica produsse il suo migliore frutto; nel cui cuore la luce della Riforma brillò così fulgidamente, spingendo i suoi raggi fino alle più remote regioni del globo…
Questo vostro continente, il cui suolo fu benedetto dalle orme di Bahá’u’lláh, che fu visitato due volte da ‘Abdu’l-Bahá durante gli storici viaggi che compì dopo essere stato liberato dalla prigionia, i cui viaggiatori e studiosi risposero precocemente all’albeg-giante luce della Rivelazione Bábí, due dei cui governi tesero una mano soccorritrice durante l’Età eroica della Fede e le cui nazioni sono così efficacemente intervenute, negli ultimi anni, in difesa dei bahá’í perseguitati in Iran, ha ampiamente dimostrato che, quando il loro cuore sia stato toccato dal Messaggio della Causa di Dio e la loro mente ne sia stata risvegliata, i suoi popoli sono capaci di schierarsi sotto la sua bandiera.
Nel corso di questi quarantatre anni le comunità bahá’í europee hanno dato prova di grande vitalità. Le Assemblee Spirituali Nazionali, che ora sono diventate quarantaquattro, sono distribuite in tutto il continente e comprendono, nel caso della Russia, vasti territori che si estendono fino all’oceano Pacifico. I pionieri europei hanno riportato grandi vittorie per la Fede in Africa, nel Pacifico, nei Caraibi e in Groenlandia. Le vostre istituzioni si sono fatte onore negli affari esterni. Le vostre comunità comprendono eminenti studiosi della Fede, musicisti, artisti, scienziati e persone interessate all’applicazione degl’Insegnamenti bahá’í all’economia e agli affari. Avete compiuto sforzi speciali per il progresso delle donne e per il rafforzamento della vita familiare. Il Consiglio europeo dei giovani bahá’í, completato da una rete di Comitati dei giovani nazionali e locali strettamente legati alle rispettive Assemblee Spirituali Nazionali e Locali e da loro sostenuti, è un punto di riferimento e una fonte di stimolo per i giovani di tutta Europa. Ora è tempo di costruire su questi risultati, concentrando chiaramente tutti gli sforzi sull’obiettivo centrale di portare il Messaggio di Bahá’u’lláh a una popolazione spiritualmente affamata
Il primo compito delle vostre Assemblee Spirituali Nazionali subito dopo Ridvan sarà quello di formulare i dettagli del Piano quadriennale, paese per paese, in consultazione con i Consiglieri. Per aver successo nel conseguimento delle alte mete di questo stadio dell’applicazione del Piano di ‘Abdu’l-Bahá, è essenziale che all’elaborazione dei piani locali partecipino le Assemblee Spirituali Locali e i credenti.
L’Europa è un continente molto diversificato e le vostre Assemblee Nazionali dovranno attentamente studiare i processi e le imprese necessari all’avanzamento della Causa di Dio nelle rispettive aree nei prossimi quattro anni. Ciascuna di esse deve esaminare le attuali condizioni della propria comunità, il territorio nel quale deve lavorare e i campi di eventuale collaborazione con altre comunità bahá’í. Ci si dovrà curare in modo particolare di ottenere il riconoscimento ufficiale in quei paesi nei quali le istituzioni della Fede non sono ancora state legalmente riconosciute e di formare l’Assemblea Spirituale Nazionale in alcune di quei paesi indipendenti e di quelle grandi isole, come le Faroe, che ancora non ne hanno una. Si dovranno prendere in esame anche altri elementi di un’ancor più ampia visione, che si riferiscono a specifici paesi, a gruppi di paesi e all’intero continente.
In alcune zone c’è urgente bisogno di pionieri e insegnanti viaggianti. La mente va, per esempio, al lavoro fra i sami e altre popolazioni di territori artici e subartici, come le Spitzbergen. Pensiamo all’importanza dell’insegnamento della Fede nelle isole del Mediterraneo, dell’Atlantico e del mare del Nord, all’importanza continentale dei popoli rom, che incominciano a mostrarsi così recettivi all’appello di Bahá’u’lláh, all’opportunità che le comunità bahá’í europee dimostrino i benefici degli Insegnamenti nei confronti delle minoranze di ogni tipo, ai compiti specifici che l’amato Custode disse essere destinati a certe comunità e alle loro responsabilità su vaste terre dove si parla la loro lingua, alle implicazioni del progresso della Fede in Italia, dove si trova il «cuore e [la] roccaforte della principale, la più antica e potente Chiesa della Cristianità», alla necessità di aumentare rapidamente il numero dei centri bahá’í nei vasti territori dell’Ucraina e della Russia europea e, oltre a questo, alle speciali responsabilità e opportunità della co-munità bahá’í della Federazione russa, che ha gran parte dei propri territori in Asia e che deve continuare a giovarsi della collaborazione con le comunità dell’Asia centrale, meridionale e orientale nonché con l’Alaska, il Canada e gli Stati Uniti. Sono solo pochi esempi delle sfide che vi attendono negli anni avvenire.
Lo scopo centrale del Piano quadriennale, un rilevante avanzamento nel processo dell’entrata in gruppi, riveste uno speciale significato per l’Europa. Non dovete fraintendere – è un processo che può far passi avanti in tutte le parti d’Europa, nell’ovest e nell’est. Tutti devono sapere che l’entrata in gruppi è uno stadio inevitabile dello sviluppo della Causa. La natura del processo è chiarita nella compilazione sull’argomento, dalla quale si evince che l’ambito risultato, una protratta entrata in gruppi, non può essere ottenuto con una semplice serie di sforzi discontinui, incoordinati, per quanto entusiastici possano essere. Fiducia, unità di visione, pianificazione sistematica, realistica, ma audace, accettazione del fatto che si commetteranno errori e disponibilità a imparare da questi errori e, sopratutto, fede nella guida e nelle confermazioni sostenitrici di Bahá’u’lláh – questo farà avanzare il processo.
Il Piano quadriennale raccomanda di fondare istituti di addestramento in varie località, perché i metodi attuali, pur validi, non bastano da soli ad affrontare le sfide di questo nuovo stadio della Causa. Il carattere e la struttura degli istituti di addestramento devono essere adattati alle condizioni dei vari paesi e territori. È chiaro che gli istituti di addestramento non possono avere in Europa la stessa struttura che hanno nelle zone rurali dell’India. Ma le loro funzioni fondamentali saranno identiche. Essi favoriranno una salda accettazione dell’identità bahá’í da parte di coloro che vi prendono parte: la capacità di guardare il mondo e le sue condizioni dal punto di vista degli Insegnamenti e non dal punto di vista della propria nazionalità o provenienza non bahá’í. Aiuteranno a sviluppare nei partecipanti un profondo amore per Bahá’u’lláh, una buona comprensione dei Suoi Insegnamenti essenziali e la consapevolezza dell’importanza di sviluppare la vita spirituale personale con la preghiera, la meditazione e l’immersione negli Scritti sacri. Si occuperanno anche di temi pratici come i metodi di insegnamento della Fede, perché troppe sono le persone che, per mancanza di fiducia nelle proprie capacità, esitano a trasmettere il Messaggio. La trasformazione prodotta da questo approfondimento nella Fede accenderà sicuramente nel cuore degli amici il desiderio di trasmettere il Messaggio al prossimo e questo è il seme di ogni successo nell’insegnamento. Coloro che hanno partecipato agli istituti di addestramento saranno capaci di aiutare altri bahá’í, nuovi e vecchi, a migliorare le proprie capacità di insegnamento e così di aumentare notevolmente le risorse umane della Causa, nella quale ogni credente è un insegnante.
L’insegnamento della Fede da parte degli amici in Europa deve crescere di dimensioni, deve essere diversificato, spontaneo e individuale, da una parte, e focalizzato, unito e reciprocamente rafforzante, dall’altro. Dev’essere ispirante e pratico e, soprattutto, improntato a una serena fede nel potere di Bahá’u’lláh. Dovete allargare il campo del lavoro di insegnamento alla gente di campagna e alle masse dei lavoratori urbani, alle persone di scarsa cultura e agli intellettuali delle città universitarie. Dovete intenzionalmente avvicinare ogni strato della società, adattando a ciascun uditorio i metodi, la letteratura e il materiale audiovisivo. Sia il cuore sia la mente hanno bisogno di essere nutriti, tanto la forza spirituale quanto la chiarezza intellettuale devono essere riconosciuti come importantissimi elementi del lavoro d’insegnamento. Vi siete distinti nell’uso delle arti per la proclamazione, l’espansione e il consolidamento della Fede. È una chiave che può aprire molte porte. Dev’essere incoraggiata e sviluppata. Rafforzate e guidate dal potere della preghiera, l’unità, l’entusiasmo, la fiducia e la perseveranza che avete dimostrato incanaleranno le confermazioni divine, che come un magnete attrarranno le anime alla ricerca.
Da parte nostra, pregheremo fervidamente alla sacra Soglia che voi, che avete conseguito storiche vittorie nella vostra terra e in tutto il mondo, entriate durante il Piano quadriennale in uno stadio di maggior successo, presagio delle ancor inimmaginabili glorie destinate a sbocciare nel corso del xxi secolo.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIANote bahá’í 14.5 (maggio 1996), inserto redazionale, p. 7-25.
7Ai seguaci di Bahá’u’lláh in America Latina e nei Caraibi
Amici amatissimi,Nell’esaminare le sfide che vi aspettano negli ultimi anni del secolo, potete trarre fiducia dalla consapevolezza del fatto che le vostre passate imprese sono state generosamente benedette dalla confermazione divina. Circa sessant’anni fa, quando chiese l’aper-tura di almeno un centro in ciascuna delle repubbliche del Centro e del Sud America, il Custode scrisse delle «dure fatiche organizzate nelle quali le future generazioni di credenti nei Paesi latini» si sarebbero distinti. Rivolgendosi agli amici nei Caraibi qualche anno dopo in una lettera scritta subito dopo la formazione dell’As-semblea Spirituale delle Grandi Antille, raccomandò che esercitassero «continui e sistematici sforzi», che mostrassero «un’inflessi-bile determinazione» e che dessero prova di «una totale consacrazione». Le vostre vittorie nei decenni successivi hanno ampiamente dimostrato la vostra capacità di essere all’altezza delle sue aspettative. Con lo spirito che anima i vostri sforzi avete dato prova di meritare elogi come «incrollabili», «infiammati», «entusiasti», «dotati di mente spirituale».
Il punto centrale dei piani che guideranno i vostri sforzi nei prossimi quattro anni sarà la realizzazione di un significativo progresso del processo dell’entrata in truppe. Non affronterete questa sfida da novizi. Nei piani che si sono succeduti avete accumulato una preziosa esperienza che deve essere ora applicata allo scopo del Piano quadriennale con chiarezza e perseveranza. Il vostro successo dipenderà dalla misura in cui potrete, da una parte, intensificare le attività nelle aree che hanno già visto l’espansione in larga scala e, dall’altra, sfruttare le nuove opportunità che vi si presentano per effetto del vostro crescente coinvolgimento negli affari della società.
La vostra forza numerica si trova in quelle numerose regioni nelle quali, per decenni, si sono svolte intense attività di insegnamento fra popolazioni diverse. Grazie a queste imprese, molte persone provenienti dalla maggior parte delle tribù indigene, prescelte da ‘Abdu’l-Bahá per essere oggetto di favori e promesse speciali, e di razza africana, asiatica ed europea, si sono arruolate sotto le insegne della Fede. Di conseguenza, la vostra comunità conta ora un’armoniosa mescolanza di gruppi di varie origini etniche e culturali.
I piani che si occupano di queste zone di espansione in larga scala dovranno necessariamente cercare di mobilitare un discreto numero di credenti nell’ambito di ogni popolazione sì che essi non solo lavorino diligentemente nelle proprie comunità locali ma servano anche in qualità di pionieri a lungo e breve termine e insegnanti visitatori in altre località. I programmi di formazione, dei quali molte delle vostre comunità hanno una notevole esperienza, sono un potente strumento per ottenere questa vasta mobilitazione. Vi invitiamo dunque a sostenere il lavoro degli istituti di formazione nei vostri paesi e raccomandiamo che i più esperti fra voi offrano generosamente il proprio tempo come insegnanti sì che si possano erogare corsi con larghezza e costanza. Via via che acquisirete nuove conoscenze e talenti grazie a questi programmi, sarete in grado di mettere in pratica con entusiasmo e zelo quello che avrete imparato e di assumervi le molte responsabilità che l’espan-sione e il consolidamento accelerati richiedono.
Questa mobilitazione faciliterà molto lo sviluppo delle comunità locali, un compito che in passato non è stato facile svolgere. Il vostro lavoro in questo campo deve ora intensificarsi sistematicamente ed energicamente, utilizzando i preziosi metodi e impostazioni che sono stati elaborati in molti dei vostri paesi negli ultimi anni. Nell’ambito di ciascuna popolazione occorre un esercito di devoti operatori che, sostenuti da membri del Consiglio ausiliare, comitati e istituti regionali, concentrino le proprie energie sul rafforzamento delle varie comunità. Anche nelle località nelle quali troverete solo un piccolo manipolo di credenti, quelli di voi che vi si dedicheranno li riuniscano, ne allarghino le vedute e ne approfondiscano la consapevolezza della grandezza della Causa che hanno abbracciato. Aiutate l’Assemblea Spirituale Locale a instradare la comunità su una strada di espansione e consolidamento sistematici, portando nuove reclute oppure rianimando coloro che, dopo avere accettato la Fede qualche anno fa, hanno visto il proprio entusiasmo diminuire. Ricordate inoltre che in questo processo di costruzione delle comunità è necessario dare la dovuta importanza all’educazione dei bambini, senza i quali le vittorie di un’intera generazione andrebbero perdute.
Mentre concentrate la vostra attenzione sulle aree di espansione in larga scala, non dovete dimenticare che negli ultimi decenni le vostre nazioni hanno subito profondi cambiamenti, con una conseguente maggiore recettività alla Fede in molti settori della società. In ciascuna delle vostre comunità nazionali avete sviluppato una notevole capacità di interazione con la società. Grazie al vostro vasto lavoro nello sviluppo sociale ed economico specialmente nell’ambito dell’educazione, grazie al vostro discorso su temi come la tutela dell’ambiente e l’organizzazione dell’azione sociale, grazie alle vostre sostanziose interazioni con importanti esponenti del mondo del pensiero, state sviluppando una profonda comprensione delle necessità e delle aspirazioni dei vostri popoli che vi conferisce una maggiore capacità di presentare la Fede a molti, diversi gruppi di interesse.
Oltre al vostro maggiore coinvolgimento negli affari della società, avrete bisogno di compiere uno sforzo concertato per attrarre anime ricettive da diversi gruppi, insegnando loro e confermandoli nella Fede. Sotto questo aspetto, è particolarmente significativo il clima di ricerca diffuso nei vostri paesi tanto fra i dirigenti quanto fra le masse, emerso dopo i recenti cambiamenti ideologici. Due settori sono stati particolarmente e diversamente influenzati e anelano alle vivificanti acque della Rivelazione di Bahá’u’lláh: da un lato, gli insegnanti dei sistemi scolastici nazionali e, dall’altro, gli studenti universitari e i loro professori. Storicamente, entrambi hanno esercitato una vasta influenza sulle vostre società e se insegnerete loro con sistematicità ne trarrete abbondanti frutti.
In tutta questa grande impresa – perseguire l’espansione e il consolidamento in larga scala, promuovere il lavoro degli affari esterni e svolgere attività per lo sviluppo sociale ed economico – dovete lasciarvi trainare dalla passione per l’insegnamento della Fede. Fate che lo studio regolare degli Scritti alimenti la fiamma del vostro entusiasmo e che la Sua Parola modelli i vostri pensieri al punto che il più pressante obbligo della vostra vita diventi la trasmissione del Suo Messaggio ad altri. La definizione che il Custode ha dato delle comunità latino-americane di compagni dei principali esecutori del Piano divino vi ha assegnato una vaste arena di servizio. Nell’assumervi i compiti del Piano quadriennale, rammentate le parole del Custode che invitano ogni credente «…a spogliarsi eroicamente e irrevocabilmente dei triviali e superflui attaccamenti che lo trattengono, di svuotarsi di ogni pensiero che tenda a ostacolargli il cammino, a mescolarsi, in obbedienza ai consigli dell’Autore della Sua Fede e a imitazione di Colui Che ne è il vero Esempio, con uomini e donne di ogni genere, a cercare di toccare il loro cuore mediante la distinzione che lo caratterizza nei pensieri, nelle parole e nelle opere e a conquistarli garbatamente, amorevolmente, devotamente e persistentemente alla Fede che egli ha abbracciato».
Ricorderemo ciascuno di voi nelle nostre preghiere nelle sante Tombe e imploreremo Bahá’u’lláh di concedervi la Sua protezione e la Sua guida infallibili, mentre avanzate arditamente alla conquista dei cuori umani.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIAVoi membri della comunità bahá’í Americana entrate nel Piano quadriennale con un brillante curriculum di progressi nell’applica-zione del mandato stabilito da ‘Abdu’l-Bahá nelle Tavole del Piano Divino. Negli ottant’anni dalla ricezione di questo mandato, le vostre prodigiose imprese hanno portato il messaggio di Bahá’u’lláh in tutte le parti del vostro continente e in tutti gli angolo del pianeta. Avete svolto un ruolo importantissimo nella formazione della struttura dell’Ordine amministrativo e nelle continua proclamazione della Fede. Queste Tavole vi hanno lanciato in un’impresa mondiale che voi, e le generazioni che verranno dopo di voi, siete invitati a proseguire nel lungo periodo di tempo che sconfina nell’Età formativa e dell’Età aurea della Dispensazione bahá’í.
Nel vostro perseguimento delle clausole del Piano quadriennale a livello nazionale, regionale e locale, secondo i piani dettagliati che saranno formulati nelle prossime settimane, dovete costantemente ricordare la meta centrale del Piano: portare avanti il processo dell’entrata in truppe. Questo processo, spinto da misteriose forze spirituali che gli scettici non possono nemmeno immaginare, indubbiamente vivificherà a suo tempo le anime di moltitudini di ogni origine nel Nord America e aumenterà enormemente la forza numerica delle vostre comunità.
Gli istituti di formazione e altri centri di studio sono un elemento indispensabile di un costante sforzo per portare avanti questo processo e di assicurare che l’essenziale approfondimento dei nuovi credenti non sia trascurato, sì che acquisiscano i talenti necessari per insegnare efficacemente la Fede e che a tutti i bahá’í, nuovi e vecchi, sia data l’opportunità di dedicarsi allo studio sistematico delle verità fondamentali della Rivelazione di Bahá’u’lláh. Ci aspettiamo che le vostre comunità rispondano energicamente alla richiesta degli istituti e sviluppino una grande varietà di approcci adatti alle necessità delle diverse componenti della vostra popolazione.
In una delle Tavole del Piano Divino, ‘Abdu’l-Bahá, esortando i credenti nordamericani a cercare di conseguire l’eccelso stadio di Apostoli di Bahá’u’lláh, specifica che la fermezza nel Patto è un requisito per conseguirlo. Vi esortiamo a manifestare un’incrolla-bile adesione alle clausole del Patto e nello stesso tempo a sforzarvi sempre di comprendere meglio le sue complesse caratteristiche e le sue implicazioni, che sono ben diverse dalle note sistemazioni della società contemporanea.
Siete nell’invidiabile posizione di poter dare un possente impulso al lavoro di insegnamento. Grazie alla vigilanza e alla perseveranza delle vostre istituzioni e all’effetto dei vostri sforzi, la Causa è oggi conosciuta e rispettata nella vostra regione e la Fede ha acquisito una reputazione di universalità e liberalità di pensiero. Potete rallegrarvi per questo notevole successo e guardare alle attuali necessità della Causa con entusiasmo e fiducia.
I vostri buoni risultati hanno preparato la strada a successi ancora più spettacolari negli anni avvenire. Ora più che mai dovete compiere un possente sforzo per liberarvi dagli ostacoli dell’apatia, dell’attaccamento a perseguimenti mondiali e della letargia, che si oppone a una realizzazione così gloriosa. Poiché la gente che vi circonda sempre più aspira a una società nella quale prevalga la rettitudine di condotta, che sia animata dalla nobiltà del comportamento morale e nella quale le diverse razze siano solidamente unite, la vostra sfida è dimostrare che il Messaggio di Bahá’u’lláh è capace di provvedere ai loro bisogni e di ricreare le fondamenta della vita personale e sociale. L’intero Nord America ha un disperato bisogno della visione ispirante, del senso dinamico di avere uno scopo e dell’idealismo che sono coloro che sono imbevuti dello spirito e delle verità degli Scritti bahá’í possono offrire.
La comunità del più Grande Nome deve progressivamente diventare rinomata per la sua coesione sociale e per lo spirito di fiducia e confidenza che contraddistingue la relazione tra i credenti e le loro istituzioni. Nei primi anni del suo ministero, il Custode dichiarò: “...spero di vedere gli amici in tutte le occasioni, in ogni terra e con ogni sfumatura di pensiero e carattere, volontariamente e gioiosamente raccogliersi attorno ai centri delle attività locali e in particolare nazionali, sostenendo e promuovendo i loro interessi con completa unanimità e soddisfazione, con perfetta comprensione, sincero entusiasmo e sostenuto vigore. Questo invero è l’unico desiderio e gioia della mia vita, poiché è la sorgente da cui fluiranno tutte le future benedizioni, l’ampio basamento sul quale la sicurezza dell’Edificio divino dovrà infine poggiare». La realizzazione di questo desiderio richiede che vi dedichiate con tutto il cuore al supporto delle vostre istituzioni. D’altro canto, coloro tra voi che sono chiamati a servire come membri di questi corpi devono essere sempre consapevoli dell’atteggiamento e del modo prescritti per l’adempimento dei loro doveri e devono sforzarsi continuamente di conformarsi agli standard stabiliti negli Scritti.
Nel Piano divino che ‘Abdu’l-Bahá vi ha lasciato in eredità è dischiuso il glorioso destino di coloro che sono i discendenti dei primi abitanti del vostro continente. Invitiamo i credenti locali che sono fermamente radicati negli Insegnamenti bahá’i ad aiutare, con le azioni e con le parole, coloro che non hanno ancora raggiunto quel livello di comprensione. Il progresso sulla via che conduce al loro destino richiede che essi si rifiutino di lasciarsi trascinare nelle divisioni e nella militanza per esse e che si sforzino di offrire il loro caratteristico contributo al conseguimento degli obiettivi del Piano quadriennale, sia oltre i confini del Nord America sia in patria. Devono sempre tenere a mente il contributo vitale che possono offrire al lavoro della Fede nel continente americano, nelle aeree circumpolari e nella regione asiatica della Federazione Russa.
Ricordiamo ai credenti di discendenza africana, così amati dal Maestro, la pressante necessità di pionieri che contribuiscano al-l’ulteriore sviluppo della Causa in aree distanti, incluso il continente africano per il quale il Custode assegnò loro una speciale responsabilità, quando fu lanciata la prima sistematica campagna d’insegnamento per la sua illuminazione spirituale. Per quanto prezioso possa essere il loro contributo a tutti gli aspetti del servizio bahá’i sul fronte locale americano e altrove, essi possono essere una sorgente unica di incoraggiamento e ispirazione per i loro fratelli e sorelle africani che si trovano ora sulla soglia di grandi avanzamenti per la Fede di Bahá’u’lláh.
La comunità bahá’i nordamericana è progressivamente cresciuta nel corso degli anni grazie all’aggiunta di un considerevole numero di credenti provenienti dalla Culla della Fede. Raccomandiamo calorosamente ai credenti di origine persiana, che costituiscono una preziosissima sorgente di capacità e di esperienze, di dedicarsi all’adempimento delle mete del Piano quadriennale, sotto il comando e la guida delle istituzioni della Fede nel Nord America, al punto da superare i passati servizi. L’unità del pensiero e degli sforzi tra gli amici orientali e occidentali offrirà un fulgido esempio del potere di Bahá’u’lláh di demolire le barriere tradizionali e sarà una potentissima sorgente di attrazione verso la Causa.
I bahá’í dell’Alaska hanno il privilegio di vivere in un’area definita dal Custode «una regione destinata a svolgere un ruolo importante nella determinazione dei destini spirituali della grande Repubblica occidentale di cui è parte e di offrire un significativo contributo all’instaurazione delle istituzioni del Suo Ordine mondiale nel continente americano». Il contributo inestimabile che essi hanno recentemente offerto all’insediamento della Fede in Siberia, unitamente ai loro significativi progressi nel rafforzamento del fronte locale, testimonia con convincente evidenza la loro capacità di trarre pieno vantaggio dalle opportunità che si presentano loro durante il Piano quadriennale.
La valente comunità bahá’i canadese fu elogiata dal Custode per «la fermezza della fede dei suoi membri, l’inflessibile risolutezza, gli incessanti sforzi, la disponibilità al sacrificio, la lealtà esemplare, il costante coraggio», una descrizione pienamente confermata dal curriculum dei suoi successi durante il Piano triennale. Essa ha svolto un ruolo straordinariamente grande e altamente apprezzato nella difesa della Causa, nella sua propagazione in ogni angolo della terra e nell’insediamento delle sue istituzioni in altre terre, vicine e lontane, e si trova nell’invidiabile posizione di potersi giovare di questi successi nel nuovo Piano al quale ora si accinge.
I nostri pensieri sono spesso rivolti alla comunità bahá’i groenlandese, la cui fermezza nella fede e la cui tenace perseveranza si sono guadagnati la nostra ammirazione e il nostro encomio e hanno permesso alla Fede di insediarsi stabilmente in quella terra lontana. Ispirati dalla promessa contenuta nelle Tavole del Piano Divino che «se i cuori saranno toccati dal calore dell’amore di Dio, quel territorio diverrà un giardino di rose divino e un paradiso celestiale e le anime, come alberi fecondi, acquisiranno la più alta freschezza e bellezza», vadano ad annunciare nuove vittorie sul fronte interno e trasformino la loro nazione con il potere degli Insegnamenti divini.
Circa quattro decenni fa, Shoghi Effendi definì i membri della comunità bahá’i degli Stati Uniti d’America «gli eccezionali protagonisti della Causa di Dio, i tenaci difensori della sua integrità, delle sue rivendicazioni e dei suoi diritti, i principali costruttori del suo Ordine amministrativo, gli alfieri dei suoi eserciti crociati, i tedofori della sua civiltà embrionale, i primi soccorritori degli oppressi, dei bisognosi e dei vessati tra i suoi sostenitori…». Un esame delle illustri vittorie di questi amatissimi amici nei tre anni passati conferma con lampante evidenza che questa definizione è sempre valida e che il contributo che essi stanno fornendo al progresso della Causa è immenso. Ci aspettiamo che i membri della comunità bahá’i degli Stati Uniti compiano, durante il Piano quadriennale, atti eroici di servizio alla Causa, che stupiscano ed ispirino i loro compagni di fede sparsi nel mondo.
Nel Nord America vi sono opportunità di avanzamento del pro-cesso di entrata in truppe che non esistono in altri luoghi della terra. Tre irripetibili caratteristiche contribuiscono a favorire questa condizione: l’impareggiabile forza delle vostre comunità locali, particolarmente evidente nelle attività delle vostre Assemblee Spirituali Locali e nella dedizione della gioventù bahá’i, l’immagine positiva della Fede trasmessa non solo alla popolazione in generale, ma anche agli intellettuali e ai personaggi influenti, la composizione dei vostri Stati che hanno accolto gli immigrati, gli studenti e i rifugiati di tutte le parti del pianeta, provenienti dalle principali razze, etnie e religioni dell’umanità. Voi, che vivete in un continente descritto da ‘Abdu’l-Bahá come «la terra nella quale gli splendori della Sua luce saranno rivelati, dove i misteri della Sua Fede saranno svelati, la dimora dei giusti, il luogo di raccolta dei liberi» siete chiamati ad approfittare pienamente di queste favorevoli circostanze.
Cari amici, ora dovete ridedicarvi al lavoro della Causa, liberi da dubbi, incertezze o esitazioni che potrebbero avervi ostacolato in passato. Dovete accogliere nel vostro abbraccio ogni strato della società, mentre avanzate energicamente verso la meta dell’entrata in truppe in un momento in cui potenti forze spirituali sono all’opera nel cuore delle persone. Non dovete escludere dal vostro campo di azione né il benestante né l’indigente. Dovete cercare le anime ricettive nelle cerchie sofisticate della società urbana, nei campus e nei college universitari, nei centri dell’industria e del commercio, nelle fattorie e nei villaggi, nelle montagne, nelle pianure e nelle praterie, ovunque si trovino esseri umani alla ricerca della Verità divina. Dovete sforzarvi di creare una comunità bahá’i che offra al mondo intero un modello vibrante di unità nella diversità. L’influenza dei vostri sforzi può estendersi oltre i confini del Nord America. In particolare, i credenti del Canada francese possono offrire un inestimabile servizio alla Fede negli stati e nelle isole del mondo nei quali si usa la lingua francese, i bahá’í che abitano nelle regioni artiche e subartiche possono rafforzare potentemente il lavoro della Causa nelle aree circumpolari e gli amici di origine spagnola hanno davanti a sé campi fertili in tutta l’Ame-rica Latina. Considerino tutti i credenti la misura in cui possono usare i loro legami familiari ed etnici nelle altre regioni del mondo per l’adempimento della missione globale conferita ai destinatari delle Tavole del Piano Divino.
In quest’ora critica per le sorti dell’umanità, i nostri occhi si volgono con attese e speranze verso i bahá’i di tutte le zone del Nord America che sono una riserva di risorse umane e materiali che non esiste in nessun’altra parte nel mondo bahá’í. Mentre procedete sulla via prescritta, dovete ricordare sempre queste parole indirizzate a voi dall’Autore delle Tavole del Piano Divino: «Io spero ardentemente che in un futuro non lontano l’intero pianeta sia scosso dai risultati dei vostri conseguimenti. La speranza che ‘Abdu’l-Bahá ha in cuore per voi è che lo stesso successo ottenuto dai vostri sforzi in America coroni i vostri tentativi in altre parti del mondo, che tramite voi la fama della Causa di Dio sia diffusa in Oriente e in Occidente e l’avvento del Regno del Signore degli Eserciti sia proclamato in tutti i cinque continenti del globo».
Le nostre ardenti preghiere alla Sacra Soglia vi circonderanno e accompagneranno ad ogni passo dell’importante impresa alla quale siete ora chiamati.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIAIsole Caroline Occidentali, Isole Caroline Orientali,
Isole Cook, Isole della Lealtà, Isole Figi,Isole Salomone, in Kiribati, nella Nuova Caledonia,
in Nuova Zelanda, in Papua Nuova Guinea, nellaVoi avete il privilegio di vivere in una regione unica al mondo, per le opportunità che offre, nel corso del Piano quadriennale, per il progresso degli interessi della Fede. Fate parte di quelle comunità bahá’í situate nel grande Oceano Pacifico o ai suoi ai confini, che sono legate alla promessa di Bahá’u’lláh: «E se tenteranno di occultare la Sua luce sul continente, Egli, sicuramente, ergerà la testa fin dal cuore dell’oceano e, levando la voce, proclamerà: “Io sono il datore di vita al mondo”…». In un momento in cui i cari amici bahá’í nella Culla della Fede anelano che il giogo dell’op-pressione sia sollevato dalle loro spalle, voi potrete compensare la loro attuale, temporanea impossibilità di propagare la Fede, se compirete un costante sforzo per portare il Messaggio divino ai popoli delle vostre nazioni e per moltiplicare le istituzioni bahá’í in questi paesi.
Nella vostra regione si trova una cospicua varietà di razze, culture, lingue e tradizioni religiose, un segno delle maggiori influenze che hanno modellato le cose umane nell’arco della storia. Uno degli aspetti principali di questa regione è descritto dal Custode come «un asse spirituale che dagli Antipodi giunge alle isole del-l’Oceano Pacifico settentrionale, un asse i cui poli settentrionali e meridionali agiranno quali potenti magneti, dotati di un eccezionale potere spirituale e verso i quali altre comunità, più giovani e con minor esperienza, tenderanno per qualche tempo a gravitare». Queste parole evidenziano il ruolo vitale svolto dalle comunità bahá’í dell’Asia nord-orientale e degli Antipodi nell’illuminazione delle aree circostanti.
In ogni paese di questa regione ci sarà, durante il Piano quadriennale, un rilevante avanzamento del processo dell’entrata in truppe. È essenziale che i piani formulati a livello nazionale e locale riflettano questa vitale meta. L’avanzamento di questo processo richiederà che si presti una maggiore attenzione non soltanto all’incoraggiamento dell’iniziativa personale nel lavoro dell’inse-gnamento, ma anche allo sviluppo delle risorse umane con la creazione e l’efficiente conduzione di istituti di formazione e altri centri d’apprendimento e a un ingente aumento della forza delle Assemblee Spirituali Locali e a un miglioramento della qualità del loro funzionamento.
In particolare chiediamo ai credenti nativi in tutte le aree del Pacifico, uomini e donne, di intensificare i loro sforzi per acquisire una più profonda comprensione della Rivelazione di Bahá’u’lláh e di cercare di mettersi all’avanguardia fra i promotori della Fede nelle imprese d’insegnamento nel fronte interno e nella cooperazione a livello internazionale nei programmi noti come Oceano di luce. Mentre le tensioni e le divisioni di questo declinante ordine sociale crescono, i credenti di tutte le Isole del Pacifico diano una schiacciante prova della potenza degli Insegnamenti bahá’í manifestando un’unità che trascenda ogni divisione tribale, nazionale o etnica. La disperata ricerca di soluzioni ai problemi sociali ed economici che affliggono questi paesi spinge un crescente numero di persone a partecipare alle attività politiche dei partiti; i bahá’í nativi si rifiutino di lasciarsi assorbire da queste occupazioni che causano disunità e si sforzino di acquisire una più profonda comprensione della natura dell’Ordine mondiale di Bahá’u’lláh, che offre il modello per una società futura caratterizzata da una giustizia e un’unità ben diverse dalle contese di interessi politici in reciproco conflitto.
In molte nazioni della vostra area, le donne sono state relegate per tradizione a un ruolo secondario nella vita della società. Certi del sostegno e dell’incoraggiamento di tutti i membri della comunità bahá’í, invitiamo le donne bahá’í di questi paesi a dimostrare il potere trasformatore di questa Rivelazione con il loro coraggio e la loro iniziativa nel campo dell’insegnamento e con la loro piena partecipazione alle attività amministrative della Fede.
Nella maggior parte delle regioni si è prestata poca attenzione all’educazione dei bambini. Nei paesi dove se ne presenti la necessità, siano aperti programmi più ampi, per assicurare che i bambini bahá’í siano nutriti, incoraggiati ad acquisire menti formate, illuminati da una solida conoscenza degli Insegnamenti divini, siano ben equipaggiati per prendere parte al lavoro della Causa a tutti i livelli e per contribuire alle arti, ai mestieri e alle scienze necessarie al progresso della civiltà. Questi programmi, aperti a tutti i bambini, bahá’í o non bahá’í, sono un mezzo potente per estendere la benefica influenza del Messaggio di Bahá’u’lláh a una parte più ampia della società.
Nell’Asia nord-orientale il progresso ottenuto dalla Fede è stato molto incoraggiante ed è stata costruita una buona base per ampliare sostanzialmente le dimensioni delle comunità dei bahá’í del Giappone e della Corea durante il Piano quadriennale, dando nel contempo un notevole contributo al lavoro della Fede nei paesi vicini. Si presti una speciale attenzione allo sviluppo della Fede nelle Isole Ryukyu e all’esplorazione di possibili opportunità di portare il Messaggio risanatore di Bahá’u’lláh in ogni parte della penisola coreana.
La dedizione e la vitalità delle comunità bahá’í delle Isole Filippine è motivo di costante gioia. Ci aspettiamo che i credenti delle Filippine facciano un grande progresso nel processo dell’entrata in truppe durante il Piano quadriennale, prestando sempre più attenzione al rafforzamento delle Assemblee Spirituali Locali e allo sviluppo della vita comunitaria. Questo avanzamento richiede un uso intensivo degli istituti di formazione in tutto il paese e il coinvolgimento di un maggior numero di credenti in questi programmi di formazione. I membri di questa devota comunità bahá’í forniscono una gradita fonte di risorse per il rafforzamento delle imprese dei bahá’í in altri luoghi, soprattutto nelle regioni dell’Asia e del Pacifico.
Siamo ben consci delle restrizioni che per lungo tempo hanno afflitto i membri della comunità bahá’í indonesiana. La fermezza della loro fede e l’iniziativa mostrata nel cogliere ogni vantaggio da qualunque opportunità si presentasse loro attraggono la nostra ammirazione e gratitudine. Li esortiamo a continuare, in tutta l’In-donesia, nei loro sforzi, con completa fiducia che in futuro le loro speranze saranno esaudite.
Una responsabilità speciale ricade sui credenti della Papua Nuova Guinea, che costituiscono la maggioranza dei bahá’í dell’Australasia, si s’ingegnino incessantemente di costruire una comunità vibrante che abbracci tutti gli strati della società e che sia rinomata quale dinamico e illuminato segmento della loro nazione. Attendiamo che nel corso del Piano quadriennale uomini e donne bahá’í di questo paese siano maggiormente coinvolti nello sviluppo della Fede in altre parti della Melanesia e altrove in tutte le Isole del Pacifico.
In Australia, nella Nuova Zelanda e nelle Isole Hawaii le comunità bahá’í sono solide e ben funzionanti, caratterizzate da un ottimo record di imprese nel fronte interno e da un notevole contributo al lavoro della Fede in altre parti del Pacifico e altrove. Invitiamo i credenti di questi paesi a cercare di compiere meglio il proprio dovere di promuovere gli interessi della Fede nel fronte interno e in tutta la regione del Pacifico. Nei loro paesi aspirino a traguardi ben più importanti, caratterizzati da un sostanziale aumento del numero degli aderenti e da un’accresciuta consapevolezza pubblica delle caratteristiche peculiari della Fede bahá’í e dei suoi credenti. Grazie all’esperienza acquisita nei campi dell’in-segnamento e dell’amministrazione e alle risorse di cui dispongono, essi possono offrire un prezioso aiuto alle altre comunità bahá’í, non solo nella regione del Pacifico, ma anche nel sud-est asiatico e altrove. I credenti delle Isole del Pacifico che si sono insediati in questi tre paesi ricordino le responsabilità che pesano su di loro di progettare mezzi che possano contribuire al rafforzamento delle comunità bahá’í nelle isole-nazioni da cui sono venuti.
Molte valide comunità bahá’í delle Isole del Pacifico si distinguono perché costituiscono una percentuale significativa della popolazione dei loro paesi. I credenti di queste isole-nazioni devono rivolgere la loro attenzione, più d’ogni altra cosa, verso la propagazione della Fede. Si concentrino, inoltre, sullo sviluppo di una caratteristica vita comunitaria, fondata su un’intransigente adesione ai precetti della Fede e guidata da Assemblee Spirituali Locali ben funzionanti, che dimostrino all’intera popolazione delle loro comunità il potere trasformatore e unificatore della Fede e attraggano alla Causa una moltitudine di nuovi credenti. Con questi sforzi essi offriranno un vitale contributo all’aumento del prestigio della Fede in tutto il mondo e getteranno le basi di ancor più importanti future vittorie. Li sproniamo a fare in modo di aumentare nettamente il loro livello di cooperazione internazionale nel perseguimento delle mete del Piano quadriennale, incluso il sostegno alla formazione di una solida comunità bahá’í nella Polinesia francese, quale base per la futura elezione di un’Assemblea Spirituale Nazionale.
Sono passati quasi quattro decenni dacché Shoghi Effendi descrisse la regione del Pacifico in cui vivete come «quella vasta area del globo, un’area dotata d’inimmaginabili potenzialità, che, per la sua posizione strategica, è destinata a sentire l’impatto delle forze che sconvolgono il mondo e a influenzare notevolmente i destini dell’umanità grazie all’esperienza ottenuta dalle sue genti alla scuola delle avversità». Da allora, le vostre nazioni si sono sempre più trovate sotto l’influenza delle forze che causano tumulto e disordine nella società umana, mentre i credenti di Bahá’u’lláh hanno lavorato, imperterriti e con ammirevole dedizione, per l’avanzamento della Causa del loro Signore e per insediare le Sue istituzioni. L’area del Pacifico nella quale, come il Custode ha affermato, «le imprese dei bahá’í promettono di eclissare le imprese compiute negli altri oceani e, invero, in ogni altro continente del globo…» si trova in questo momento sulla soglia di vittorie ben più grandi di quelle finora conseguite. Vi invitiamo ora ad andare avanti come mai prima, certi delle nostre ardenti preghiere per voi alle Sacre Tombe, fiduciosi del vostro finale trionfo
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIACirca quarant’anni fa, in un messaggio alla prima Convenzione regionale del Sud-Est Asiatico, il Custode menzionò «la grande influenza» che quell’area avrebbe esercitato «sui futuri destini della comunità bahá’í in tutto il mondo». Egli accennò al «carattere eterogeneo» dell’area, sottolineò «la ricettività spirituale di molti dei suoi abitanti» e fece notare «il ruolo che essi sono destinati a svolgere nel futuro modellamento degli affari del genere umano». Il notevole progresso compiuto dalla Fede nel Sud-Est Asiatico da allora, in un periodo di sommovimenti sociali e politici, non è che un preludio all’adempimento della promessa del Custode. Questo, assieme alle recenti conquiste dei credenti nei territori confinanti fino alla Mongolia verso nord, produce una brillante visione di futuri trionfi in tutta quella vasta regione.
State ora entrando nello stadio successivo delle vostre imprese, un Piano quadriennale la cui meta è il conseguimento di un notevole progresso nel processo dell’entrata in truppe. Fra i vostri popoli, la maggioranza dei quali sono stati influenzati dai nobili e magnanimi insegnamenti del Buddismo, molti hanno un profondo senso di spiritualità, che si riflette nelle pratiche della vita quotidiana e nella qualità dei rapporti l’un con l’altro, con la natura e con le istituzioni sociali. Essi hanno una profonda comprensione della necessaria coerenza fra materia e spirito e sono disturbati dagli effetti che il grossolano materialismo ha sortito sulle loro società negli ultimi anni. La vostra regione rappresenta una vasta riserva di potenziali promotori della Causa che aspettano di essere usati. Il numero e la qualità degli attivi sostenitori della Fede che ha la benedizione di avere lasciano intendere la ricchezza di quella riserva.
I programmi di formazione sistematici sono il più potente strumento a vostra disposizione per realizzare il potenziale che quella promettente regione ha di contribuire significativamente alle risorse umane della Fede. Per questo scopo, la formazione e il rafforzamento degli istituti sarà indubbiamente un elemento centrale dei piani di tutti i vostri paesi. La vostra partecipazione ai programmi dell’isti-tuto, grazie ai quali approfondirete la vostra conoscenza della Fede, coltiverete la vostra vita spirituale interiore e svilupperete talenti per il servizio, vi permetterà di intensificare i vostri sforzi personali e collettivi nel campo dell’insegnamento e comporteranno una commisurata accelerazione dell’espansione delle vostre comunità. Vari modelli di crescita, ovviamente, si svilupperanno a seconda delle particolari condizioni dei vari paesi.
Nella Malesia, è possibile mobilitare un gran numero di credenti provenienti dalle popolazioni cinesi, indiane e indigene e le loro energie possono essere dirette verso la stimolazioni delle attività a livello locale. Molte comunità locali sono nella posizione di svolgere piani e progetti sotto la direzione della loro Assemblea Spirituale Locale e devono essere incoraggiate e aiutate negli sforzi che compiono per farlo. Nella Malesia esiste la capacità di ottenere l’espansione e il consolidamento in modo rapido e simultaneo, ma deve essere pienamente esercitata. Questa impresa deve essere completata da concrete misure per allargare il raggio delle attività in aree come il progresso delle donne, la diffusione dell’alfabe-tismo e la promozione dell’educazione morale, aree nelle quali la comunità malese ha già un notevole curriculum. Oltre a contribuire al progresso della società, queste attività riusciranno a conquistare l’ammirazione e il rispetto delle persone illuminate negli ambienti governativi e, inoltre, ad attirare verso gli Insegnamenti della Fede l’attenzione degli uomini di pensiero di tutta la regione.
La comunità bahá’í del Myanmar, le cui radici risalgono ai tempi di Bahá’u’lláh, ha potuto negli ultimi anni prestare una crescente attenzione all’espansione della Fede. I risultati sono stati veramente incoraggianti. La maggior parte dei credenti del Myan-mar, fedeli al Patto e con il cuore pieno d’amore per Bahá’u’lláh, che sono pronti a servire la Fede, possono essere aiutati a entrare fiduciosi nel campo dell’insegnamento dal programma dell’istituto che sta per esservi introdotto. Gli effetti di questo sforzo in una terra così ricettiva al messaggio divino sono incalcolabili.
Gli amici della Tailandia possono attingere coraggio dal successo dei loro sforzi per riformare la comunità bahá’í cambogiana e volgersi con altrettanta energia e determinazione ai compiti dell’espansione e del consolidamento interni. In questo si sono dimostrati capaci di insegnare fra molti strati sociali e di portare nelle loro fila persone di origine culturale e educazione diverse. Messa da parte ogni esitazione e con unità di pensiero e di scopi, si dedichino nei prossimi quattro anni al costante perseguimento di un corso di azione chiaramente definito dalle loro istituzioni.
Nel Vietnam, nel Laos e nella Cambogia, le cui possibilità di crescita sono diverse, gli amici duramente provati, incrollabili e devoti devono dimostrare alle autorità e ai leader dei loro paesi che i bahá’í, obbedienti e leali al governo, non desiderano altro che la prosperità della nazione e il progresso del popolo. Con l’arricchimento spirituale delle famiglie nel Vietnam, con il programma di approfondimento in piccoli gruppi iniziato nel Laos e con i piani sistematici per l’espansione e il consolidamento ora avviati in Cambogia, dove gli amici godono di una maggiore libertà, ciascuna di queste comunità può compiere un sostanziale progresso entro i parametri definiti dalle prevalenti condizioni sociali e politiche.
Il modo in cui la comunità bahá’í della Mongolia, tanto giovane e piena di vitalità, ha preso le cose in mano è entusiasmante. In sette anni, gli amici si sono metodicamente mossi attraverso quel vasto paese e hanno insediato la Fede su fondamenta solide e durevoli. A livello nazionale, stanno facendosi conoscere per gli alti ideali, particolarmente come difensori dei diritti dei bambini. Nello stesso tempo, le loro classi bahá’í aperte a bambini di famiglie bahá’í e non bahá’í sono accolte con grande entusiasmo, offrendo grandi opportunità di insegnamento. Nei popoli mongoli c’è uno spirito che deve manifestarsi nella fioritura di una comunità numericamente forte e vibrante.
La comunità bahá’í di Singapore è energica e devota. Le sue passate esperienze dimostrano che l’attenzione concentrata sul-l’espansione porta invariabilmente buoni risultati. Ciò che occorre in questo stadio dello sviluppo della comunità è un sempre più veloce aumento del numero degli arruolamenti. Questo afflusso di nuove anime continuerà ad arricchire la comunità che, sebbene relativamente piccola, si è dimostrata capace di svolgere un ruolo importante negli affari della Fede nella regione.
Cari amici, qualsiasi tentativo di presentare una sia pur breve panoramica delle potenzialità della vostra regione deve necessariamente tener conto della preponderante influenza che il popolo cinese dovrà esercitare sui destini dell’umanità. ‘Abdu’l-Bahá li ha definiti «ricercatori della verità» e «animati da motivi ideali». Fra loro, ha dichiarato, potranno sorgere «personaggi così divini che ciascuno di loro potrà diventare una fulgida fiaccola del mondo dell’umanità». Il progresso della Fede in Hong Kong, Macau e Taiwan e le fatiche dei credenti cinesi residenti in altre parti della regione sono i primi indizi di ciò che deve ancora venire. Volgiamo uno sguardo pieno di aspettative verso il popolo cinese, fiduciosi nella loro capacità di lasciarsi illuminare dalla luce della Rivelazione di Bahá’u’lláh e di applicare i Suoi Insegnamenti, con tipica diligenza, al progresso della civiltà spirituale e materiale. Aumentando il numero delle persone dotate di qualità spirituale e compiendo loro sinceri sforzi per il progresso del loro popolo, a Dio piacendo, si conquisteranno la fiducia di leader equanimi e potranno ampliare l’ambito delle loro imprese in un paese che ‘Abdu’l-Bahá ha definito «il paese del futuro».
Pregheremo ardentemente alla sacra Soglia che le benedizioni di Bahá’u’lláh vi sorreggano e vi guidino nei vostri nobili servigi alla Sua Causa.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIACon luminose speranze e alte aspettative, rivolgiamo il pensiero a voi che, servendo in una regione all’avanguardia nell’espan-sione in larga scala, vi trovate sul punto di compiere un significativo progresso nel processo dell’entrata in truppe, meta centrale del Piano quadriennale. La vostra regione, che vanta un’alta percentuale della popolazione mondiale, ha una popolazione bahá’í già superiore a quella di ogni altra area del globo.
In virtù delle immense risorse naturali e umane, della magnifica storia e della ricca diversità culturale dei suoi abitanti, l’India ha un ruolo prominente nel dare un’impronta alle cose umane. Menzionata dal Báb nel primo dei Suoi Scritti, l’India ha l’eterno onore di avere uno dei suoi figli annoverati fra le Lettere del Vivente, uno che ebbe il privilegio di vedere i primi raggi dell’Au-rora del Nuovo Giorno. Bahá’u’lláh scelse e inviò in India emissari per propagare la Sua Fede e sotto la guida di ‘Abdu’l-Bahá e di Shoghi Effendi fiumi di insegnanti continuarono a riversarsi dall’Iran e dall’Occidente in quella terra per aiutare i credenti a portare avanti lo stendardo della guida divina.
In risposta ai munifici favori conferiti loro nel corso degli anni, gli amici in India hanno compiuto sforzi sacrificali per il progresso della Causa di Bahá’u’lláh e in Suo Nome hanno conseguito splendide vittorie. Hanno per primi dimostrato di essere capaci di avviare il processo dell’entrata in truppe già negli ultimi anni della Crociata decennale quando arruolarono nei ranghi dei Suoi seguaci migliaia di anime ricettive. L’improvviso ingresso nella Causa di nuovi seguaci provenienti da tutte le caste e i credi – una chiara prova della recettività di quella grande nazione – ha trasformato un piccolo gruppo di credenti in una comunità vibrante e solida che ha gradualmente imparato ad assumersi immense e inevitabili responsabilità. Fiduciosi nell’indefettibile grazia di Bahá’u’lláh, i suoi validi membri hanno superato gli ostacoli che hanno incontrato, hanno perseverato e hanno continuato a impegnarsi finché l’India non è arrivata a occupare un posto privilegiato agli occhi dei bahá’í di tutto il mondo.
La comunità bahá’í indiana è costantemente cresciuta nelle sue forze. Ha insediato le istituzioni della Fede in tutto il suo vasto paese, comprese le necessarie agenzie per amministrare gli affari della Causa in ogni stato, ha intrapreso innumerevoli progetti e campagne di espansione e consolidamento, ha prodotto e divulgato libri in molte lingue, ha svolto numerosi progetti di sviluppo socio-economico, specialmente nel campo dell’educazione e, aiutata dal potere di attrazione della sua Casa di adorazione, ha proclamato la Fede a milioni di persone. All’inizio di questo Piano quadriennale, la comunità indiana si trova in una posizione invidiabile sotto ogni aspetto, la struttura amministrativa, i rapporti con il governo, l’esperienza nell’espansione in larga scala e la devozione degli attivi sostenitori dei suoi programmi e progetti.
La comunità bahá’í del Bangladesh, che prospera in una società musulmana, è fonte di gioia per l’intero mondo bahá’í. Negli ultimi anni e con stupefacente rapidità, quella comunità ha incominciato a conseguire straordinari successi nel campo dell’insegna-mento e ha sostenuto con costanza l’espansione in larga scala per tutto il Piano triennale. Le sue istituzioni si sono dimostrate capaci di mobilitare le risorse umane di cui disponevano e coloro che hanno risposto all’invito ad agire hanno divulgato gli Insegnamenti divini fra le popolazioni musulmane, indù e tribali del loro paese con sacrificio e massima devozione. La purezza dei loro intenti e la sincerità dei loro sforzi per occuparsi dei bisogni della società hanno procurato loro il riconoscimento di funzionari del governo delle più alte sfere. Le loro imprese per la promozione dell’amore e dell’unità fra la maggioranza musulmana e la minoranza indù stanno sempre più dando frutti, una ragguardevole testimonianza della potenza della Rivelazione di Bahá’u’lláh.
Nel regno himalaiano del Nepal, i credenti hanno recentemente superato le restrizioni all’espansione della Causa grazie all’inte-grità del carattere e all’eccellenza della condotta. Tenuti ora in alta considerazione, sono felicemente impegnati nella presentazione della Fede alla gente come una forza unificante che può contribuire al progresso della nazione. Ora che la loro forza è aumentata, possono incominciare a guardare oltre i confini contribuendo alla propagazione della Fede nelle aree alle quali hanno facile accesso.
Nell’Oceano Indiano, la comunità bahá’í dello Sri Lanka, nazione con una popolazione preminentemente buddhista, sta diligentemente affrontando le sfide della crescita. Malgrado una serie di contrattempi nel passato, gli amici hanno perseverato e stanno usando la forza della loro unità conquistata a caro prezzo per rispondere ai bisogni del loro duramente provato paese, la cui popolazione sofferente brama le acque vivificanti della Rivelazione di Bahá’u’lláh. A oriente, la comunità bahá’í delle isole Andamane e Nicobare è costantemente cresciuta negli anni e ha la benedizione di avere credenti sinceri e devoti, che coi loro sforzi si sono conquistati la distinzione di avere una propria Assemblea Spirituale Nazionale.
Cari amici, la ricettività dei vostri popoli e gli straordinari progressi che avete già fatto vi permettono di affrontare le sfide dell’entrata in truppe con vigore e ottimismo e di prestare sistematicamente attenzione ai compiti che dovete diligentemente svolgere per assicurare la crescita accelerata.
Le vostre passate imprese sono state per lo più il frutto del-l’incessante lavoro di un relativamente piccolo gruppo di credenti consacrati che hanno dedicato tempo e risorse alla diffusione della Causa in numerose località. Se dovete sostenere una rapida espansione e consolidamento nei prossimi anni, è imperativo che un numero molto più grande di anime devote e impegnate si dedichi alla promozione di questi due processi. I corsi di formazione, diffusi, regolari e ben organizzati, sono il miglior mezzo per mobilitare il necessario numero di credenti. A seconda delle condizioni del vostro paese, questi corsi saranno condotti da insegnanti associati a istituti nazionali, statali o regionali, alcuni dei quali possono avere parecchi rami. Sebbene i programmi degli istituti possano variare in base alle caratteristiche delle popolazioni che servono, le loro funzioni essenziali sono le stesse. Devono cercare di sviluppare nei partecipanti una buona comprensione degli Insegnamenti essenziali di Bahá’u’lláh e aiutarli ad acquisire quei talenti e quelle capacità che permettano loro di servire bene la Fede. Devono anche cercare di infondere nei loro cuori un profondo amore per Bahá’u’lláh – un amore dal quale scaturisce il desiderio di sottomettersi al Suo Volere e di obbedire alle Sue leggi, di dare ascolto alle Sue esortazioni e di promuovere la Sua Fede.
Mentre una parte dei partecipanti a questi corsi si orienterà naturalmente verso il campo dell’insegnamento, un buon numero di essi dovrà anche acquisire la capacità di promuovere lo sviluppo delle comunità locali. In una regione del mondo nella quale i villaggi sono una grande componente di tutte le nazioni, si deve compiere uno sforzo concertato per introdurre in essi i modelli della vita comunitaria bahá’í su solide basi. Ciò si può ottenere solo lavorando con perseveranza e costanza con le comunità locali. In tutte le località, gli amici devono esser aiutati a diventare più consapevoli dell’efficacia degli Insegnamenti che hanno accettato e ad allargare la loro visione dei compiti e delle occasioni che hanno di fronte a sé. L’Assemblea Spirituale Locale deve essere aiutata ad accettare la sfida dello sviluppo e dell’espansione della comunità.
A questo proposito, vi invitiamo a prestare una particolare attenzione al progresso delle donne. In quasi tutte le vostre regioni le donne hanno tradizionalmente avuto un ruolo secondario nella vita della società, una condizione che molte comunità bahá’í ancora rispecchiano. Si dovranno adottare efficaci misure per aiutare le donne a prendere un giusto posto nel campo dell’insegnamento e dell’amministrazione. Insegnando a intere famiglie, potete assicurare che un crescente numero di donne entri nella Fede, migliorando così l’equilibrio della composizione delle vostre comunità e incominciando in ogni famiglia, sin dal momento dell’accettazione, un processo grazie al quale il fondamentale principio della parità fra uomini e donne possa realizzarsi.
Ovviamente, i vostri successi nel campo dell’insegnamento e nello sviluppo delle comunità locali darà frutti durevoli solo se assicurerete una corretta educazione dei bambini e dei giovani. I giovani saranno indubbiamente i più entusiasti sostenitori dei programmi dei vostri istituti. Essi sono desiderosi di dare un importante contributo al progresso delle loro comunità e hanno ripetutamente dimostrato di essere capaci di rispondere all’invito a servire. Possono essere addestrati ad aiutare ad accollarsi i molteplici compiti richiesti dalla rapida espansione e consolidamento. Ma è soprattutto importante che molti di loro diventino capaci insegnanti delle classi dei bambini bahá’í. Come ben sapete, se non si educano i bambini è impossibile mantenere le vittorie da una generazione all’altra.
Tutti questi compiti richiederanno la vostra attenzione concentrata. È anche importante che manteniate il ritmo che le attività dello sviluppo socio-economico hanno preso, soprattutto in India. Nella loro sfera di competenza, gli istituti specializzati, le scuole e gli altri progetti svolgono tutti un lavoro importantissimo per lo sviluppo delle risorse umane. Speriamo che coloro che si avvalgono di questi corsi offrano generosamente i loro talenti alle istituzioni della Fede nella promozione degli interessi del Piano quadriennale.
Mentre rispondete alle richieste dei piani che presto le vostre istituzioni formuleranno, dovete sempre tenere a mente che contribuirete alla meta centrale del Piano quadriennale solo se insegnerete con costanza, in preghiera, con amore e con saggezza. Mentre promuovete energicamente il processo dell’entrata in truppe dovete sforzarvi di portare fra voi persone da ogni strato sociale. Dovete cercare le anime ricettive fra i ricchi e fra i poveri, nelle varie cerchie della società urbana, nelle scuole e nelle università, nei centri dell’industria e del commercio e nelle vaste zone rurali dei vostri paesi. Dovete anche ricordare che non dovete limitare i vostri sforzi al fronte interno, ma che un crescente numero di anime fra voi deve dedicarsi al servizio del pionierismo e dell’insegna-mento viaggiante nel campo internazionale.
Nei prossimi anni, enormi forze spirituali agiranno sulle vostre popolazioni. Dovete confidare che i vostri sforzi avranno un potente effetto sul corso dei loro destini. Siano guidati i vostri sforzi dalle parole scritte dal Custode durante il primo piano sistematico lanciato nella vostra regione: «Dovete tenere sempre lo sguardo fisso sulla promessa di Bahá’u’lláh, riporre tutta la vostra fiducia nella Sua Parola creativa, ricordare tutti i numerosi segni passati del Suo potere onnipresente e irresistibile e diventare degni ed esemplari ricettacoli della Sua grazia e delle Sue benedizioni che tutti sorreggono».
Possano le confermazioni della Bellezza Benedetta riversarsi incessantemente su di voi e possa il Suo Spirito Onnipotente ispirarvi e sorreggervi nell’impresa collettiva che vi state ora accingendo a compiere.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIAAi seguaci di Bahá’u’lláh nell’Asia Occidentale e Centrale
Amici amatissimi,Mentre questo secolo turbolento e luminoso si avvicina alla fine, la comunità bahá’í si sta lanciando in un’altra compagna nel progressivo sviluppo del Piano divino. Le imprese globali finora compiute dai consacrati seguaci della Sua Causa hanno sistematicamente diffuso la luce della Rivelazione di Bahá’u’lláh in ogni angolo della terra e hanno solidamente insediato le istituzioni del Suo Ordine amministrativo. Il Piano quadriennale, il cui scopo primario è quello di compiere un significativo avanzamento del processo di entrata in truppe, sta per essere lanciato in un momento in cui la Causa di Dio è emersa dall’oscurità, in cui i suoi contributi alla società stanno ottenendo un sempre più ampio riconoscimento e le lunghe e continue sofferenze dell’umanità hanno creato un’atmosfera di ricerca di valori spirituali e alzato il livello della recettività alla Causa.
Invitiamo i nostri amatissimi collaboratori nelle parti occidentali e centrali del continente asiatico, la patria delle più vecchie e venerande comunità bahá’í, a stringersi attorno alle loro istituzioni volute da Dio e a dimostrare ancora una volta in questi anni la devozione, il valore e la determinazione che hanno già conferito loro una distinzione impareggiabile. Avete l’onore di servire la Fede in una regione sul cui orizzonte è apparsa l’alba del Grande Giorno del Signore, nel cui seno l’infante Causa di Dio è stata nutrita, sul cui suolo tanto sacro sangue è stato versato, sulle cui coste occidentali si trova la qiblih del popolo di Bahá, nel cui abbraccio è stato eretto il primo Mashriqu’l-Adhkár e dalle quali schiere di bahá’í devoti e impegnati sono partiti, nei decenni trascorsi, per portare la bandiera della Fede in ogni parte del globo.
I nostri pensieri si volgono prima di tutto verso la comunità degli amanti di Bahá’u’lláh nella terra in cui la Sua Fede è nata. Sebbene sia loro ancora negata la libertà di riprendere a partecipare direttamente alla serie di campagne grazie alle quali la Causa sta costantemente avanzando in tutto il mondo, le loro conquiste sono una prova irrefutabile del potere creativo dei sacrifici quotidiani da loro compiuti per rivendicare la Fede. All’inizio di questo nuovo Piano globale è evidente che il patrimonio di forza spirituale costruito dalla comunità bahá’í iraniana, purificata dalla sofferenza e temprata dall’avversità, è una riserva di energia che, quando Dio vorrà, porterà incalcolabili benefici alla Causa. «Dì: Le fonti che alimentano la vita di questi uccelli non sono di questo mondo. La loro sorgente trascende di molto la portata e lo scopo della comprensione umana».
Nelle terre a sud e a occidente dell’Iran, i bahá’í vivono sotto restrizioni che impediscono loro di insegnare la Causa ai loro concittadini. Eppure, con gli eminenti contributi che hanno reso al progresso della Fede in altre parti del mondo, essi hanno dimostrato che il loro entusiasmo per la diffusione del Messaggio divino non può essere ridotto. È stato particolarmente incoraggiante vedere l’ardore e la rapidità con cui, non appena gli ostacoli all’insegnamento nelle repubbliche dell’Asia Centrale e del Caucaso sono stati rimossi, essi si sono precipitati a soccorrere le piccole schiere di credenti che vi avevano perseverato per tanti decenni e ad aiutarli a costruire le vibranti comunità che ora fioriscono in queste regioni. Indubbiamente essi continueranno a porgere un valido aiuto alle comunità dell’Asia Centrale e del Caucaso durante il Piano quadriennale.
In queste repubbliche, grazie agli sforzi combinati di insegnanti nativi e ospiti, ci si possono aspettare straordinari progressi. Nella regione è già stato instaurato un modello per la rapida crescita della Fede: varie località sono state aperte alla Fede e, data l’alta recettività della gente, il numero dei credenti è rapidamente aumentato nei vari luoghi, fino all’elezione di un’Assemblea Spirituale per guidare gli affari della comunità nascente. Parte integrante di questo modello, quasi fin dall’inizio, è stata la conduzione di regolari corsi dell’istituto, che hanno aiutato gli amici a diventare forti promotori della Causa. Se le attività per l’espansione e il consolidamento saranno energicamente perseguite nei prossimi anni secondo questo modello, la crescita della Fede accelererà, con un notevole aumento del numero dei credenti e dei centri.
Per realizzare questa crescita accelerata, gli amici in questi paesi devono tanto approfondirsi nella comprensione della Fede da prendere, di propria iniziativa, la torcia della guida che illumina le moltitudini. Non devono né accontentarsi di comunità piccole né permettere che i compiti dell’amministrazione degli affari delle loro comunità li distolgano dallo scopo essenziale di portare nuovi membri ai loro ranghi. Ogni comunità deve essere accesa, sin dalle prime fasi del proprio sviluppo, dalla visione della gloria della Causa e permeata dallo zelo di conseguire un’espansione rapida e sostenuta sia nella propria località sia nelle città e nei villaggi vicini.
In Pakistan, la cui ben consolidata comunità ha radici quasi centenarie, gli amici devono compiere un grande sforzo per aumentare significativamente i loro aderenti fra le persone di tutte le classi sociali. La volontà e la determinazione necessarie per sostenere un’espan-sione e un consolidamento in larga scala possono essere create da un consistente e diffuso programma di istituto inteso a esporre crescenti schiere di credenti alla Parola creativa, aumentando così la loro capacità spirituale di diffondere la luce della Fede e di promuovere lo sviluppo delle sue istituzioni Un tale rapido processo di crescita richiede che un crescente numero di donne si metta all’avanguardia dell’attivi-tà bahá’í nel campo dell’insegnamento e dell’amministrazione. Mentre affrontano la sfida dell’entrata in truppe nella loro terra, gli amici in Pakistan devono anche prestare una particolare attenzione ai loro vicini afgani che soffrono da tanto tempo e invocano il Messaggio risanatore di Bahá’u’lláh, l’unico vero balsamo per le loro afflizioni.
In tutti i vostri paesi, dovete continuare a dare la massima priorità all’educazione dei bambini. Avendo visto l’effetto degli Insegnamenti di Bahá’u’lláh su diverse generazioni, comprendete bene il valore dell’educazione bahá’í e di un’opportuna formazione spirituale. Nelle aree nelle quali le attività sono soggette a restrizioni, potete ugualmente insegnare ai bambini della vostra comunità e aiutarli a diventare colonne di forza. In altre aree, avete la possibilità, anzi l’obbligo, di aprire le vostre classi ai figli delle famiglie non bahá’í e a farvi conoscere come educatori delle prossime generazioni della vostra gente.
Cari amici, il tempo è breve e sulle spalle di ciascun bahá’í sono state poste pesanti responsabilità. Nel Suo Più Santo Libro, il Kitáb-i-Aqdas, la Bellezza Benedetta afferma:
In verità, vi osserviamo dal Nostro regno di gloria e aiuteremo chiunque si leverà per il trionfo della Nostra Causa con le schiere delle legioni superne e una corte dei Nostri angeli prediletti.
Confidate che i vostri devoti servigi attrarranno, come un magnete, le confermazioni promesse e che i vostri cuori si rallegreranno quando vedrete il susseguirsi dei trionfi della Causa che avete così cara. Ricorderemo tutti voi nelle nostre preghiere nelle sacre Tombe e imploreremo Bahá’u’lláh di guidarvi e di assistervi, mentre affrontate le numerose sfide di questi ultimi anni del secolo così spiritualmente potenti.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIAplaudiamo con cuore grato alla generosa risposta di tutti i continenti al Piano quadriennale lanciato lo scorso Ridvan.
Le consultazioni dei Consiglieri continentali e delle Assemblee Spirituali Nazionali hanno dato inizio a un vasto processo di pianificazione che ha coinvolto anche i membri dei Consigli ausiliari e le Assemblee Spirituali Locali. Grazie a questo processo si è delineato il carattere nazionale e regionale dei piani che ne sono derivati. Ma questa impresa mondiale non si è limitata a produrre schemi caratteristici nei vari paesi, ha anche promosso il rapporto di collaborazione fra i due rami dell’Ordine Amministrativo, gradito presagio di future vittorie.
Un segno dell’immediato impatto del Piano è stata la rapidità con cui si è provveduto a fondare quasi duecento istituti di addestramento negli ultimi dodici mesi. Molti di questi non si sono limitati a disegnare la propria organizzazione, ma sono già operanti e hanno già dato i loro primi corsi. Inoltre, nel movimento dei pionieri e degli insegnanti viaggianti interni e internazionali, nella maggiore attenzione data dagli individui alla deputazione degli insegnanti, nei preparativi fatti per assicurare la formazione delle Assemblee Spirituali Locali solo il primo giorno di Ridvan, nel crescente sforzo di tenere regolari incontri di preghiera, nei sempre più frequenti tentativi di utilizzare le arti nelle attività di insegnamento e comunitarie, sotto tutti questi aspetti si può vedere la profonda consapevolezza dell’importanza di concentrarsi sui requisiti della meta primaria del Piano, e cioè ottenere un significativo progresso del processo dell’entrata in truppe.
Né si può fare a meno di menzionare altri sviluppi, verificatisi lo scorso anno, che confermano il grande merito dei molteplici sforzi compiuti dalla nostra comunità mondiale e dei risultati conseguiti. Fra questi, per menzionarne alcuni, vi sono: l’acquisizione dell’appartamento di Avenue de Camoens, 4 a Parigi dove l’amato Maestro, ‘Abdu’l-Bahá, ha abitato durante la Sua storica visita alla città, la sessione speciale della Camera federale dei deputati del Brasile il 14 agosto in occasione del settantacinquesimo anniversario dell’introduzione della Fede Bahá’í nel paese, un’occasione ufficiale senza precedenti alla quale Amatu’l-Bahá Rúhíyyih Khánum ha partecipato come ospite d’onore, il lancio, lo scorso luglio, del sito World Wide Web della Comunità Internazionale Bahá’í, intitolato «The Bahá’í World», che a tutt’oggi ha ricevuto oltre 50 mila visite da più di novanta paesi e territori, con una media di circa 200 al giorno.
Altrettanto importanti quanto queste vittorie, i progetti di costruzione sul monte Carmelo sono andati avanti con una velocità folgorante, coronati dal completamento del colonnato marmoreo del Centro per lo studio dei testi, dall’innalzamento dell’edificio del Centro internazionale d’insegnamento fino al settimo livello e dal progressivo delinearsi degli ampi profili delle Terrazze del Mausoleo del Báb. A questo proposito si devono menzionare il parziale abbassamento della parte della pubblica via sulla quale passerà la linea delle terrazze e l’acquisizione e successiva demolizione dell’edificio ai piedi del monte che opponeva l’ultimo ostacolo da superare per consentire il completamento delle terrazze inferiori attraverso le quali il glorioso percorso sale fino al sacro Edificio e poi fino alla cima del Colle di Dio.
Di grande importanza per il progresso ora descritto è stato inoltre il mantenimento del livello delle contribuzioni al Fondo per i progetti dell’Arco, a completamento della meta dello scorso anno. È chiaro che ai bisogni economici in questo ambito stanno provvedendo con incessante eroismo ricchi e poveri e che dovranno continuare a farlo anche negli anni successivi. Ma nello stesso tempo anche le Assemblee e gli amici devono contemporaneamente compiere uno sforzo strenuo e sostenuto in tutto il mondo per provvedere ai bisogni critici del Fondo internazionale bahá’í.
Un così fausto inizio del Piano quadriennale non può non infondere nel cuore dei membri della nostra comunità mondiale la fiducia di essere ben preparati a rispondere alle sue richieste descritte nei messaggi che lo hanno lanciato ed elaborate nei piani adottati dalle rispettive Assemblee. Un ulteriore incoraggiamento, particolarmente apprezzato mentre entriamo in questo secondo anno, è che le circostanze hanno permesso di riformare questo Ridvan l’Assemblea Spirituale Nazionale del Ruanda. Questa vittoria su una crisi porterà a 175 il numero delle Assemblee Spirituali Nazionali che saranno eleggibili per partecipare all’ottava Convenzione internazionale bahá’í che si terrà al Centro mondiale bahá’í il prossimo Ridvan. Con quanta trepidazione speriamo che per allora, a metà del Piano, il mondo bahá’í abbia fatto un grande balzo avanti verso la moltiplicazione delle sue risorse umane, la maturazione delle Assemblee Spirituali e l’evoluzione delle sue comunità locali!
L’opportunità offerta dal breve lasso di tempo che ci separa dalla fine del secolo è indicibilmente preziosa. Solo uno sforzo unito e costante degli amici in tutto il mondo per promuovere il processo dell’entrata in truppe sarà degno di questo storico momento. Responsabilità urgenti e inderogabili premono su ogni istituzione, su ogni membro di questa comunità che lotta per conseguire il destino che Dio le ha promesso. Poiché è così breve il tempo in cui tanto dev’esser fatto, non c’è tempo da perdere, non ci si può lasciare sfuggire nessuna occasione. State certi, cari amici, che gli eserciti del Regno di Abhá sono pronti ad accorrere a sostenere chiunque sorga per offrire i propri atti di servizio al dramma spirituale che si sta svolgendo in questi fatidici giorni.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIAl’espansione della comunità bahá’í e la crescente complessità delle problematiche incontrate dalle Assemblee Spirituali Nazionali in alcuni paesi hanno portato la Causa a un nuovo stadio di sviluppo e negli ultimi anni ci hanno portato a studiare i vari aspetti dell’equilibrio fra accentramento e decentramento. In alcuni paesi abbiamo autorizzato le Assemblee Spirituali Nazionali a istituire dei Consigli Bahá’í di Stato o Comitati Regionali per l’Insegnamento e Amministrativi. Dopo l’esperienza acquisita nel funzionamento di questi enti, e dopo un accurato esame dei principi stabiliti da Shoghi Effendi, siamo giunti alla conclusione che è giunto il momento di formalizzare un elemento nuovo dell’amministrazione bahá’í, a mezza strada fra il livello locale e quello nazionale, che comprende istituzioni di tipo speciale, che prenderanno il nome di «Consigli Regionali Bahá’í».
I Consigli Regionali Bahá’í saranno creati solo con il nostro permesso e solo in paesi nei quali le condizioni rendano necessario questo provvedimento. Ciò nonostante, riteniamo giusto informare tutte le Assemblee Spirituali Nazionali sulla natura di questo sviluppo storico e chiarire bene il posto che occupa nell’evoluzione delle istituzioni nazionali e locali bahá’í.
Le istituzioni dell’Ordine amministrativo di Bahá’u’lláh, fissate nei provvedimenti della Sua Rivelazione, sono andate gradualmente e organicamente emergendo via via che la comunità bahá’í è cresciuta grazie alla potenza dell’impulso conferito in questa era all’umanità. Le caratteristiche e le funzioni di ognuna di queste istituzioni si sono evolute e stanno tuttora evolvendo così pure i rapporti delle une con le altre. Gli scritti dell’amato Custode spiegano gli elementi fondamentali di questo potente Sistema e chiariscono che l’Ordine amministrativo, per quanto differisca in varie maniere da quell’Ordine mondiale che è destino della Rivelazione bahá’í portare a compimento, costituisce tanto il «nucleo» quanto il «modello» dell’Ordine mondiale stesso. Ecco perché l’evoluzione delle istituzioni dell’Ordine amministrativo, se da un canto assume molte varianti al fine di risponder cambiamento di condizioni in tempi e luoghi diversi, deve tuttavia attenersi strettamente ai principi essenziali dell’amministrazione bahá’í, che sono stato formulati nel Testo sacro e nelle interpretazioni fornite da ‘Abdu’l-Bahá e dal Custode.
Una delle caratteristiche particolari dell’Ordine amministrativo bahá’í è l’equilibrio fra accentramento e decentramento. Questo equilibrio deve essere adeguatamente mantenuto, ma fattori diversi entrano nell’equazione, a seconda delle istituzioni interessate. Ad esempio, il rapporto tra un’Assemblea Spirituale, Nazionale o Locale, e i suoi comitati è di natura diversa di quello tra l’As-semblea Spirituale Nazionale e le Assemblee Locali. Il primo è un rapporto tra un ente amministrativo centrale e «i suoi organi coadiutori in azioni esecutive e legislative»,2 mentre il secondo è il rapporto tra i livelli nazionale e locale della Casa di Giustizia, ognuno istituzione divinamente ordinata con giurisdizione, doveri e prerogative chiaramente delineati.
I Consigli Regionali Bahá’í condividono con le Assemblee Spirituali alcune caratteristiche, ma non tutte, ed offrono quindi un mezzo per portare avanti il lavoro di insegnamento e la connessa amministrazione di una comunità bahá’í in rapida espansione in situazioni diverse. Mancando un’istituzione di questo tipo, lo sviluppo della struttura di un comitato nazionale necessario per far fronte ai bisogni in alcuni paesi correrebbe il rischio di essere troppo complessa aggiungendo un ulteriore livello di comitati sotto i comitati regionali, o si rischierebbe un decentramento eccessivo dando troppa autonomia a comitati che il Custode descrive come «enti che vanno considerati solo come esperti consiglieri ed assistenti esecutivi».
Gli effetti particolari dell’istituzione di Consigli Regionali Bahá’í sono i seguenti:
* offre un grado di potere decisionale autonomo in questioni di insegnamento e amministrazione, distinto da un tipo di azione puramente esecutiva, al di sotto dell’Assemblea Nazionale e al di sopra delle Assemblee Locali.
* Coinvolge i membri delle Assemblee Spirituali Locali dell’area nella scelta dei membri del Consiglio, rafforzando così il legame tra esso e i credenti locali e nel contempo fa entrare nel servizio comunitario credenti validi che sono conosciuti dagli amici della regione stessa.
* Stabilisce un rapporto consultativo diretto tra i Consiglieri continentali ed i Consigli Regionali Bahá’í.
* Offre la possibilità di formare un Consiglio Regionale Bahá’í in una regione etnica particolare che si estende in parti di due o più paesi. In una situazione di questo tipo il Consiglio lavora direttamente sotto una delle Assemblee Nazionali interessate, fornendo copia dei rapporti e dei verbali all’altra Assemblea Nazionale.
* Il maggior grado di decentramento derivante dall’attribuzione di autorità ai Consigli Regionali Bahá’í richiede un corrispondente aumento nella capacità dell’Assemblea Spirituale Nazionale stessa di avere un’informazione completa di quanto sta succedendo in tutte le parti del territorio sul quale ha una giurisdizione generale.
Per quelle Assemblee Spirituali Nazionali che hanno già formato dei Consigli Regionali Bahá’í o dei Comitati Regionali di Insegnamento e Amministrazione, accludiamo un documento che delinea le varie indicazioni per la formazione e il funzionamento dei Consigli Regionali Bahá’í. Per semplicità, abbiamo usato la designazione «Consigli Regionali Bahá’í» ma il vero nome usato, come precedentemente, varierà da paese a paese, includendo denominazioni come «Consigli di Stato Bahá’í», «Consigli Provinciali Bahá’í» o, quando si faccia riferimento a un singolo Consiglio, «Il Consiglio Bahá’í di…» eccetera, per evitare la confusione che sembra aver generato l’uso della denominazione «Comitati Regionali di Insegnamento e Amministrazione», abbiamo deciso di non usarla più e di riferirci a questi enti come Consigli Bahá’í formati per nomina invece che per elezione. Scriveremo separatamente a queste Assemblee Spirituali Nazionali, indicando quali modifiche, se necessario, dovranno apportare alle strutture esistenti.
Preghiamo ardentemente alla Santa Soglia affinché la formazione di Consigli Regionali Bahá’í accresca abbondantemente la capacità dell’Ordine Amministrativo di fronte alle complesse situazioni presenti in vari paesi al momento attuale, portando avanti così, con vigore, la propagazione della Causa di Dio.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIANote bahá’í, anno XIX, n. 6 (giugno 2001), p. 1-2.
30 maggio 19971.1 Autorità competente per la formazione dei Consigli Regionali Bahá’í: in tutti i paesi la formazione dei Consigli Regionali Bahá’í e la scelta delle regioni da assegnare loro dipendono caso per caso dall’approvazione della Casa Universale di Giustizia.
1.2. Condizioni per la formazione dei Consigli Regionali Bahá’í: I Consigli Regionali Bahá’í saranno formati solo in certe situazioni specifiche, quando la Casa Universale di Giustizia ritenga opportuno questo tipo di decentramento.
2. Caratteristiche dei Consigli Regionali Bahá’í:
2.1. Modalità per la formazione e la scelta dei membri:
2.1.1. I Consigli Regionali Bahá’í non sono necessariamente istituiti universalmente in un paese, ma solo in quelle regioni nelle quali le condizioni e le dimensioni della comunità ne indichino l’utilità. In tal caso, le altre parti del paese restano sotto il consolidato modello dei comitati nazionali, compresi il comitato nazionale d’insegnamento e i suoi comitati regionali d’insegnamento.
2.1.2. I membri dei Consigli Regionali Bahá’í sono nove o, talvolta, sette o anche cinque, a seconda della decisione presa caso per caso dall’Assemblea Spirituale Nazionale.
2.1.3. A seconda dei requisiti locali e delle condizioni della comunità bahá’í, la Casa Universale di Giustizia decide quali Consigli Regionali Bahá’í debbano essere formati per elezione e quali per nomina.
2.1.4. L’Assemblea Spirituale Nazionale ha il potere di decidere, caso per caso, se i suoi membri possono essere anche membri dei Consigli Regionali Bahá’í. In genere si preferisce che i membri delle Assemblee Spirituali Nazionali non siano anche membri dei Consigli, siano questi formati per elezione o per nomina.
2.2. Consigli Regionali Bahá’í formati per elezione:
2.2.1. I membri dei Consigli Regionali Bahá’í eletti devono essere nove e sono eletti, fra tutti i credenti adulti della regione, dai membri delle Assemblee Spirituali Locali della regione, ogni anno il 23 maggio, anniversario della Dichiarazione del Báb secondo il calendario gregoriano, o il fine settimana immediatamente precedente o susseguente tale data.3
2.2.2. Dato il gran numero di votanti coinvolti e il breve intervallo di tempo fra la Convenzione nazionale e l’elezione dei Consigli Regionali Bahá’í, queste elezioni devono essere espletate principalmente per posta, con un metodo scelto dall’Assemblea Spirituale Nazionale. L’elezione deve avvenire per votazione segreta. I membri delle Assemblee Spirituali Locali possono spedire la propria scheda personalmente oppure le schede possono essere raccolte dal segretario di ciascuna Assemblea Spirituale Locale e spedite per posta tutte assieme.
2.2.3. Qualora sia fattibile e opportuno, nelle varie regioni si potranno organizzare una o più riunioni elettorali per i votanti che abbiano la possibilità di parteciparvi, al fine di dare ai membri delle Assemblee Spirituali Locali della regione l’oppor-tunità di consultarsi sul progresso della Causa. Gli altri credenti potranno prendere parte alla riunione, ma non alla votazione.
2.2.4. In caso di ballottaggio, la situazione va risolta con un sorteggio, data l’impossibilità di ripetere la votazione in tali circostanze.
2.2.5. Ogni posto vacante dei Consigli Regionali Bahá’í deve essere assegnato alla persona che abbia avuto il massimo numero di voti dopo l’ultimo eletto nella graduatoria della precedente elezione.
2.2.6. I membri del Consiglio ausiliare non sono eleggibili nei Consigli Regionali Bahá’í.
2.2.7. Il risultato dell’elezione dev’essere confermato dall’Assemblea Spirituale Nazionale.
2.3. Consigli Regionali Bahá’í formati per nomina:
2.3.1. L’Assemblea Spirituale Nazionale è lasciata libera di decidere se i membri di un Consiglio devono essere cinque, o sette, oppure nove.
2.3.2. Lo scrutinio è fatto fra i membri delle Assemblee Spirituali Locali della regione, come nel caso dell’elezione dei Consigli Regionali Bahá’í, ma il risultato della votazione è un elenco confidenziale di candidature per l’Assemblea Spirituale Nazionale, la quale nomina i membri del Consiglio fra questi e altri candidati, comprese persone proposte dai membri dei Consigli ausiliari aventi giurisdizione su quella regione.
3. Funzioni dei Consigli Regionali Bahá’í:Le funzioni dei Consigli Regionali Bahá’í e la misura dell’au-torità ad essi conferita sono a discrezione dell’Assemblea Spirituale Nazionale. Esse però non devono essere soltanto quelle di un comitato nazionale o regionale, perché in tal caso non ci sarebbe ragione di formare un Consiglio Regionale Bahá’í al posto di un comitato nazionale o regionale. Di norma le funzioni e i compiti assegnati ai Consigli Regionali Bahá’í sono i seguenti:
3.1. Applicare gli indirizzi politici dell’Assemblea Spirituale Nazionale e sovrintendere, per conto dell’Assemblea Nazionale, alla spedita ed efficiente esecuzione dei piani e dei progetti per la propria regione.
3.2. Tenere l’Assemblea Spirituale Nazionale regolarmente informata delle attività del Consiglio e delle condizioni della Fede nella regione. I Consigli Regionali Bahá’í hanno il permesso di elaborare strategie e programmi e di svolgere il lavoro di routine senza dover preventivamente ottenere un’ulteriore approvazione dell’Assem-blea Spirituale Nazionale. Ma l’Assemblea Nazionale è tenuta al corrente delle loro attività per mezzo di frequenti relazioni e dei verbali dei loro incontri e mantiene la supervisione generale degli affair della Causa in tutto il paese.
3.3. Prendere iniziative per la promozione della Fede nella regione e dare esecuzione alle proprie decisioni nei limiti delle competenze ad essi assegnate dall’Assemblea Spirituale Nazionale. L’Assemblea Nazionale lascia ai Consigli un’ampia autonomia di azione, intervenendo nel loro lavoro solo in questioni che essa consideri di grande importanza. Il compito principale dei Consigli Regionali Bahá’í è quello di elaborare ed eseguire piani di espansione e consolidamento in stretta collaborazione con le Assemblee Spirituali Locali e i credenti nella loro area di giurisdizione. Il loro obiettivo è di creare Assemblee Spirituali Locali forti che siano centri focali di attività bahá’í, che svolgano il proprio importantissimo ruolo nello sviluppo della Fede e che si dimostrino capaci di regolare gli affari delle proprie comunità locali.
3.4. Trattare questioni di insegnamento e di amministrazione nella regione, compresa la nomina di comitati per questioni che rientrino nelle loro competenze, come gli affari esterni e la traduzione, pubblicazione e distribuzione della letteratura bahá’í.
3.4.1. Nel campo dell’insegnamento, l’Assemblea Spirituale Nazionale può autorizzare i Consigli Regionali Bahá’í a nominare comitati d’insegnamento zonali o distrettuali, nonché a dirigerne e sovrintenderne il lavoro. Nei casi in cui i Consigli Regionali Bahá’í debbano svolgere molteplici funzioni, l’Assemblea Spirituale Nazionale può anche autorizzarli a nominare un comitato regionale d’insegnamento che assuma a loro nome la responsabilità del lavoro di insegnamento in tutta la regione e la direzione e la supervisione dei comitati zonali o distrettuali d’insegnamento.
3.4.2. L’Assemblea Spirituale Nazionale può chiedere ai Consigli Regionali Bahá’í di organizzare e sovrintendere le unità elettorali per i delegati alla convenzione nazionale.
3.4.3. Nelle zone dove vi sia un Consiglio Regionale Bahá’í, il rapporto operativo fra le Assemblee Spirituali Locali e l’Assemblea Spirituale Nazionale dipende dai limiti delle funzioni e dei compiti assegnati al Consiglio dall’Assemblea Nazionale. In ogni caso l’autorità di privare un credente dei diritti amministrativi o di reintegrarlo resta di competenza dell’Assemblea Nazionale. Le Assemblee Spirituali Locali mantengono il diritto di rivolgersi direttamente all’Assemblea Nazionale.
3.5. Essere responsabili, nei limiti delle direttive e delle politiche generali stabilite dall’Assemblea Spirituale Nazionale, di condurre, per conto dell’Assemblea Nazionale, gli affari esterni della Fede a livello regionale, rappresentando i bahá’í della regione nei confronti delle autorità civili della regione.
3.6. Partecipare, sotto la guida dell’Assemblea Spirituale Nazionale e in consultazione con i Consiglieri o con i loro delegati, alla formulazione di un piano per la regione nell’ambito del piano nazionale nel contesto di ciascun Piano mondiale.
3.7. Elaborare, per sottoporli all’approvazione dell’Assem-blea Spirituale Nazionale, programmi di espansione e consolidamento per lo svolgimento del piano per la propria regione, nel contesto generale del piano nazionale.
3.8. Stendere un bilancio annuale per la regione, in consultazione con i Consiglieri o all’occorrenza con i loro delegati, e presentarlo all’Assemblea Spirituale Nazionale per l’approvazione.
3.8.1. Altrimenti, se le condizioni ne indicano l’oppor-tunità, il bilancio annuale dei Consigli Regionali Bahá’í può essere specificato dall’Assemblea Spirituale Nazionale.
3.9. Amministrare il fondo assegnato alla regione, inviando regolarmente all’Assemblea Spirituale Nazionale rapporti e rendiconti finanziari.
3.10. L’Assemblea Spirituale Nazionale può autorizzare i Consigli Regionali Bahá’í ad amministrare a suo nome un conto regionale del fondo nazionale bahá’í. Sotto questo aspetto i Consigli possono svolgere le seguenti funzioni.
3.10.1. Incoraggiano i credenti della regione a contribuire ai vari fondi della Causa, compreso il conto regionale del fondo nazionale, nella prospettiva che, a suo tempo, le spese per la regione siano interamente coperte dai credenti che vi risiedono.
3.10.2. Se la spesa annuale prevista non può essere interamente coperta dalle contribuzioni dei credenti residenti nella regione, il Consiglio può chiedere all’Assemblea Spirituale Nazionale una somma dal fondo nazionale bahá’í.
3.10.3.É nella discrezione dei Consiglieri fornire assistenza economica a un Consiglio Regionale Bahá’í dai fondi a propria disposizione.
3.11. Di norma, la corrispondenza fra i Consigli Regionali Bahá’í e il Centro Mondiale Bahá’í deve essere indirizzata all’Assemblea Spirituale Nazionale, la quale poi trasmette la comunicazione ricevuta al destinatario finale.
3.11.1. Se, in base alle condizioni locali, la Casa Universale di Giustizia autorizza un Consiglio Regionale Bahá’í a corrispondere direttamente con lei, una copia di questa corrispondenza dev’es-sere inviata all’Assemblea Spirituale Nazionale.
3.11.2. Copie del Bahá’í International News Service e di certe circolari potranno essere inviate dal Centro Mondiale Bahá’í direttamente a tutti i Consigli Regionali Bahá’í.
3.11.3. Quando i Consigli Regionali Bahá’í pubblicano letteratura bahá’í o notiziari regionali, copie di tali pubblicazioni devono essere inviate direttamente al Centro Mondiale Bahá’í secondo gli stessi criteri in vigore per le pubblicazioni nazionali bahá’í.
3.11.4. Sebbene, in linea generale, i Consigli Regionali Bahá’í possano essere autorizzati a corrispondere direttamente con il Centro Mondiale per trasmettere informazioni di attualità sulle attività delle rispettive comunità, questo fatto non deve essere erroneamente interpretato come un mezzo per scavalcare l’istituzione dell’Assemblea Spirituale Nazionale in questioni che richiedano sue istruzioni o decisioni.
3.12. In molti paesi sembra che lo stato legale dei Consigli Regionali Bahá’í sia adeguatamente garantito nell’am-bito del riconoscimento dell’Assemblea Spirituale Nazionale.
3.13. I Consiglieri hanno un rapporto diretto con i Consigli Regionali Bahá’í, come lo hanno con le Assemblee Spirituali Nazionali e Locali.
3.13.1. Ogni qual volta lo giudichino necessario o auspicabile, i Consiglieri sono liberi di delegare uno o più membri del Consiglio ausiliare a rappresentarli in una consultazione con un Consiglio Regionale Bahá’í. Inoltre, si devono organizzare occasionali incontri fra i Consigli Regionali Bahá’í e i membri del Consiglio ausiliare responsabili delle zone nelle varie regioni, per discutere la visione e le strategie del lavoro. Si incoraggia un regolare e libero scambio di informazioni fra i membri del Consiglio ausiliare da una parte e i Consigli Regionali Bahá’í dall’altra.
4. I comitati nazionali nella nuova struttura:É consigliabile che le Assemblee Spirituali Nazionali abbiano un Comitato Nazionale d’Insegnamento anche quando vi siano Consigli Regionali Bahá’í in ogni parte del paese. Nei paesi nei quali siano stati formati Consigli Regionali Bahá’í, le funzioni del Comitato Nazionale d’Insegnamento sono le seguenti.
4.1. Il Custode ha detto che i comitati nazionali sono esperti consiglieri e assistenti esecutivi dell’Assemblea Spirituale Nazionale. Questo suggerisce che, una volta formati i Consigli Regionali Bahá’í, l’Assemblea Spirituale Nazionale, lungi dall’indebolire il ruolo del Comitato Nazionale d’Insegnamento, deve ulteriormente sviluppare sotto certi aspetti gli aspetti consultivi ed esecutivi dei suoi compiti. La capacità del Comitato Nazionale d’Insegnamento di monitorare il rendimento del lavoro d’insegnamento nel paese potrebbe essere potenziata. Con la sua conoscenza dello stato dei lavori, il Comitato dovrebbe essere in grado di tenere l’Assemblea Spirituale Nazionale al corrente delle forze e dei bisogni delle varie regioni. Vi sono inoltre alcune questioni specifiche, come l’analisi delle opportunità di espansione e consolidamento in condizioni di rapido cambiamento, l’identificazione di metodi d’insegna-mento di successo e la diffusione di metodologie d’inse-gnamento promettenti, che potrebbero trarre giovamento dalla costante attenzione di un Comitato Nazionale d’In-segnamento vivace e competente. Le questioni relative al-l’insegnamento fra minoranze e gruppi specifici che risiedano in più di una regione di un paese rappresentano un altro campo che potrebbe trarre giovamento dalle attenzioni di un Comitato Nazionale d’Insegnamento.
4.2. Il lavoro del Comitato Nazionale d’Insegnamento nei confronti dei Consigli Regionali Bahá’í è un lavoro di servizio e di assistenza, e non di direzione e supervisione come nei confronti dei comitati regionali d’insegnamento. È come nel caso del lavoro di un istituto nazionale di formazione, al quale l’Assemblea Spirituale Nazionale assegni il compito di sviluppare le risorse umane: l’istituto assiste i Consigli offrendo loro programmi di formazione di risorse umane necessarie per svolgere i loro piani in ciascuna regione. Analogamente il Comitato Nazionale d’Insegna-mento offre ai Consigli servizi a sostegno del lavoro di insegnamento.
4.3. Nei paesi nei quali i Consigli Regionali Bahá’í siano stati introdotti solo in alcune zone, il Comitato Nazionale d’Insegnamento è tenuto non solo a svolgere le funzioni sopra specificate, ma anche a mantenere, direttamente e attraverso i suoi Comitati Regionali d’Insegnamento, il compito di servire le zone che non rientrino nella giurisdizione di un Consiglio. Ovviamente, nello svolgimento di queste funzioni vi deve essere una stretta collaborazione fra il Comitato Nazionale d’Insegnamento e i suoi Comitati Regionali d’Insegnamento da una parte, e i Consigli Regionali Bahá’í dall’altra.
4.4. Quanto a tutti i comitati nazionali, è importante assicurare che legittimi programmi nazionali non contrastino il processo di decentramento, fuorché in speciali situazioni di emergenza.
15mentre la Causa di Dio avanza irresistibilmente sulla via tracciata dal suo divino Fondatore, ogni stadio del processo apre a una nuova generazione di giovani bahá’í sfide uniche del momento storico. Avvalendosi delle conquiste delle generazioni precedenti, i giovani devono trovare il modo di trarre vantaggio dalle occasioni che si presentano. È necessario elaborare un discorso che sia consono ai requisiti del tempo e perseguire con energia attività atte a trasformare la società.
Per svolgere questi compiti nel breve tempo concesso ai giovani occorrono risolutezza, disciplina spirituale, energia, fiducia nel potere dell’assistenza divina e una costante immersione nella Parola di Dio. Questi sforzi, che sono parte integrante del processo della crescita della Comunità bahá’í, hanno tuttavia caratteristiche loro proprie. Negli ultimi anni e in molte parti del mondo, i giovani bahá’í hanno chiamato i loro sforzi collettivi «movimento giovanile», per ricordare che l’energia generata non porterà nuove reclute solo dai loro coetanei, ma porterà un’intera generazione un passo più vicina all’Ordine mondiale di Bahá’u’lláh.
Nei prossimi giorni esaminerete le speciali opportunità che la Mano della Provvidenza vi ha messo davanti. Una delle componenti essenziali di qualunque strategia elaboriate è la formazione. In tutti i vostri paesi, la formazione è entusiasticamente perseguita via via che gli istituti imparano a funzionare con crescente efficienza. Anche voi contribuite, come studenti e come insegnanti, a costruire nelle vostre comunità la capacità di formare migliaia e migliaia di credenti, molti dei quali saranno giovani. Tenendo in mente questa visione, dovete escogitare azioni, tipiche del vostro movimento giovanile, alle quali prendano parte sempre più persone. Come potrete insegnare la Causa e promuovere il processo dell’entrata in truppe? Come potrete contribuire alla formazione di una specifica vita bahá’í? Come potrete accelerare la trasformazione della società latino-americana fino a conseguire il suo alto destino? Mentre esaminate queste domande, siate certi che le nostre preghiere saranno con voi.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIAin questo momento che segna la metà del Piano quadriennale, affermiamo con cuori edificati che la comunità mondiale bahá’í sta aprendo nuovi orizzonti in uno stadio dinamico della sua evoluzione. Il processo di entrata in truppe, su cui si concentrano le sue energie, sta chiaramente avanzando.
Tre sviluppi allietano le nostre aspettative. Uno sta nei validi risultati prodotti ovunque operino istituti di formazione. Nel corso degli ultimi due anni decine di migliaia di individui hanno completato almeno un corso di istituto. Gli effetti immediati su di loro sono stati una fede più rafforzata, un’identità spirituale più cosciente e un impegno più profondo nel servizio bahá’í. Il secondo sviluppo riguarda il notevole miglioramento delle condizioni relative alla formazione e riformazione delle Assemblee Spirituali Locali. La decisione di formare queste istituzioni solo il primo giorno di Ridvan, e di farlo principalmente su iniziativa delle comunità cui appartengono, è stata messa in atto nel 1997. Mentre in tutto il mondo si è avuta una immediata se pur prevista caduta nel numero delle Assemblee Locali, la riduzione non è stata molta vasta; in effetti, in alcuni paesi si sono registrati degli aumenti. Questo risultato indica che il processo di maturazione di queste istituzioni divinamente ordinate è in corso. Il terzo sviluppo è che una nuova fiducia nell’insegna-mento sta infiammando gli amici, e in varie zone i risultati sono imponenti. Sempre grande è stata la potenzialità per un costante e crescente afflusso di nuovi credenti, e possiamo affermare con certezza che la capacità di metterla in atto è sviluppata metodicamente ora più che mai, via via che si procede con il Piano attuale.
Oltre a questi segni di progresso, siamo gratificati dalla meravigliosa velocità con cui sono avanzati i progetti di costruzione sul Monte Carmelo realizzando i tempi fissati per l’anno appena trascorso. In maggio avremo la formazione di tre nuove Assemblee Spirituali Nazionali – SaBahá Sarawak e Slovacchia – e la riformazione dell’Assemblea Spirituale Nazionale in Liberia, portando così a 179 il numero dei pilastri della Casa Universale di Giustizia. Nel contemplare i favori divini riversati sulla nostra comunità, riconosciamo con profonda gratitudine la costanza degli atti di servizio offerti dalle singole Mani della Causa di Dio, dal Centro Internazionale per l’Insegnamento, dai Consiglieri e dai loro ausiliari in ogni continente. La crescente forza delle Assemblee Spirituali Nazionali inoltre sostiene la nostra certezza dell’imminenza di clamorose vittorie.
Questo positivo panorama delle prospettive della comunità si staglia sullo sfondo confuso di un pianeta sconvolto dai contrasti. Eppure, tra la diffusa desolazione dello spirito umano, è evidente che ad un certo livello di coscienza tra i popoli del mondo esiste il crescente senso di un irresistibile movimento verso l’unità e la pace mondiale. Questo senso si risveglia quando le barriere fisiche tra i popoli sono potenzialmente eliminate da elettrizzanti progressi nelle scienze e nella tecnologia. Pur tuttavia, una lunga e varia serie di tribolazioni che scuotono il mondo e di sviluppi che ne forgiano la sostanza tengono l’umanità simultaneamente stordita e abbagliata. Le tempeste e le tensioni che infieriscono sulla struttura della società sono incomprensibili a tutti eccetto i relativamente pochi abitanti del pianeta che riconoscono lo scopo di Dio per questo Giorno.
Gli esseri umani, nostri confratelli, ovunque sono soggetti in modo impercettibile nel medesimo istante alle emozioni conflittuali indotte dall’azione continua di processi simultanei di «ascesa e di caduta, di integrazione e di disintegrazione, di ordine e di caos». Aspetti questi che Shoghi Effendi ha identificato come tipici del Piano maggiore e del Piano minore di Dio, i due modi conosciuti secondo cui procede il Suo scopo per l’umanità. Il Piano maggiore è associato a turbolenza e calamità e procede con un palese fortuito disordine, ma in effetti porta inesorabilmente l’uma-nità all’unità e alla maturità. Viene portato avanti essenzialmente da persone che ne ignorano il corso e sono persino contrarie al suo scopo. Come ha sottolineato Shoghi Effendi, il Piano maggiore di Dio utilizza «sia i potenti sia gli umili come pedine del Suo gioco che dà forma al mondo, per la realizzazione del Suo scopo immediato e infine per stabilire il Suo Regno in terra». L’accelerazione dei processi che genera dà impeto a sviluppi che noi bahá’í, con tutta la sofferenza e il patema che ne conseguono, vediamo come segni dell’emersione della Pace minore.
A diversità del Suo Piano maggiore, che lavora misteriosamente, il Piano minore di Dio è chiaramente delineato, opera secondo processi ordinati e ben conosciuti, ed è stato dato a noi da eseguire. La sua meta finale è la Più Grande Pace. La campagna quadriennale, a metà della quale ci troviamo ora, costituisce lo stadio attuale del Piano minore. È alla realizzazione del suo scopo che dobbiamo tutti dedicare la nostra attenzione e le nostre energie.
Può sembrare talora che l’azione del Piano maggiore causi scompiglio nel lavoro del Piano minore, ma gli amici hanno ogni motivo per restare imperterriti. Perché essi riconoscono la fonte della ricorrente turbolenza in azione nel mondo e, secondo le parole del nostro Custode, «attestano la sua necessità, osservano con fiducia i suoi sviluppi misteriosi, pregano ardentemente che la sua durezza sia mitigata, lavorano con intelligenza per attenuare la sua furia e prevedono chiaramente la conclusione dei timori e delle speranze che esso produrrà».
Anche per chi guardi con occhio superficiale, la scena globale degli ultimi anni non può che portare a osservazioni che per un bahá’í sono cariche di un significato speciale. Tanto per cominciare, nel frastuono di una società in tumulto si può discernere una incontestabile tendenza verso la Pace minore. Un interessante indizio è offerto dal maggior coinvolgimento delle Nazioni Unite, appoggiate da potenti governi, nel prestare attenzione a pressanti problemi mondiali di vecchia data; un altro deriva dal sensazionale riconoscimento, avvenuto qualche mese fa da parte di leader mondiali, di ciò che implica la interconnessione di tutte le nazioni nel campo degli affari e della finanza, una condizione che Shoghi Effendi aveva previsto come aspetto essenziale di un mondo organicamente unificato. Ma uno sviluppo di ancor maggiore rilievo per la comunità bahá’í è che un numero massiccio di persone sono alla ricerca di verità spirituali. Svariati studi pubblicati di recente sono stati dedicati a questo fenomeno. Le ideologie che hanno dominato la maggior parte di questo secolo si sono esaurite; al loro declino in questi anni che concludono il secolo, sorge una brama di significato, uno struggimento dell’anima.
Questa fame spirituale è caratterizzata da un’agitazione, da una crescente insoddisfazione dello stato morale della società; è evidente anche nell’incremento del fondamentalismo nell’ambito di varie sette religiose, e nel moltiplicarsi di nuovi movimenti che si atteggiano a religione o aspirano a prendere il posto della religione. Da qui derivano alcune considerazioni che permettono di valutare l’interazione tra i due processi che sotto l’impulso divino operano nel pianeta. Le molteplici opportunità che così vengono provvidenzialmente fornite di presentare il Messaggio di Bahá’u’lláh alle anime ricercatrici creano una situazione dinamica per l’insegnante bahá’í. Le implicazioni per questo compito sono di enorme incoraggiamento.
Le nostre speranze, le nostre mete, le nostre possibilità di avanzare, possono essere realizzate tutte concentrando i nostri sforzi sullo scopo principale del Piano divino allo stadio attuale – cioè, mettere in atto un significativo avanzamento nel processo dell’en-trata in truppe. Questa sfida può essere colta per mezzo di sforzi persistenti pazientemente esercitati. L’entrata in truppe è una possibilità senza dubbio a portata di mano della nostra comunità. Fede incessante, preghiera, le ispirazioni dell’anima, assistenza divina – questi sono alcuni elementi essenziali per il progresso di qualsiasi impresa bahá’í. Ma di vitale importanza per realizzare l’entrata in truppe è anche un approccio realistico, una azione sistematica. Non esistono scorciatoie. L’organizzazione sistematica assicura armonia di linee di azione basate su piani ben concepiti. In generale, implica una metodica di approccio in tutto ciò che attiene al servizio bahá’í, tanto nell’insegnamento quanto nell’amministra-zione, nell’impegno individuale come in quello collettivo. Mentre dà spazio all’iniziativa personale e alla spontaneità, prospetta la necessità di avere mente chiara, di essere metodici, efficienti, costanti, equilibrati e armoniosi. L’organizzazione sistematica è un modo necessario di funzionare dettato dall’urgenza di agire.
Per assicurare una evoluzione ordinata della comunità, una delle funzioni delle istituzioni bahá’í è organizzare e portare avanti un processo di sviluppo delle risorse umane, nel quale i bahá’í, nuovi e veterani, possano acquisire la conoscenza e la capacità di sostenere una continua espansione e un continuo consolidamento della comunità. Essenziale a questo scopo è la creazione di istituti di formazione, in quanto sono centri tramite i quali un gran numero di persone può acquisire e migliorare la sua capacità di insegnare e amministrare la Fede. La loro esistenza sottolinea l’impor-tanza della conoscenza della Fede quale fonte di potere per rinvigorire la vita della comunità bahá’í e delle persone che la compongono.
I fatti a disposizione confermano che il Piano quadriennale funziona là dove viene compreso e messo in atto un approccio sistematico. Questi stessi fatti mostrano che le istituzioni della Fede, nei loro sforzi di collaborare a livello nazionale, regionale e locale, si sono chiaramente mantenute fedeli a questa comprensione. Quanto agli individui, invece, dai quali in ultima analisi dipende il successo del Piano, questa comprensione è meno chiara. Per questa ragione, dobbiamo mettere in evidenza ai nostri confratelli l’importanza del loro sforzo personale in questo requisito per il successo nell’inse-gnamento e in altri impegni.
Il Piano, una volta trasformato in programmi e progetti dalle istituzioni nazionali e locali, tra l’altro indica la via, identifica le mete, stimola gli sforzi, fornisce una gamma di necessarie attrezzature e materiali che vanno a beneficio del lavoro di insegnanti e amministratori. Ciò naturalmente è necessario per il giusto funzionamento della comunità, ma non produce risultati se i suoi singoli membri non rispondono con una partecipazione attiva. In questa sua risposta ogni individuo, a sua volta, deve prendere una decisione cosciente su cosa farà per servire il Piano, e come, dove e quando farlo. Questa determinazione permette all’individuo di verificare il progresso delle proprie azioni e, se necessario, di modificare i passi intrapresi. L’acquisizione di tale procedura di sforzo sistematico conferisce significato e pienezza di realizzazione alla vita di qualsiasi bahá’í.
Ma all’individuo, oltre alla necessità di rispondere all’appello delle istituzioni, è affidato da Bahá’u’lláh Stesso il sacro dovere di insegnare la Sua Causa, da Lui descritto come «il più meritorio di tutti gli atti».
Fino a quando esistono anime bisognose di illuminazione, questo dovere sicuramente deve rimanere la costante occupazione di ogni credente. Nel metterla in atto, l’individuo è direttamente responsabile verso Bahá’u’lláh. «Non aspetti né direttive, né incoraggiamenti speciali dai rappresentanti eletti della sua comunità; non si lasci distogliere da ostacoli che parenti o concittadini possano essere inclini a porre sulla sua strada; non si dia pena delle critiche dei detrattori o dei nemici». Gli scritti delle Figure centrali e del nostro Custode sono pieni di consigli ed esortazioni sul ruolo insostituibile dell’individuo nello sviluppo della Fede. È quindi inevitabile che, in questo particolare periodo della vita dell’umanità nel suo insieme, ci sentiamo spinti ad appellarci direttamente ad ogni membro della nostra comunità perché valuti la situazione urgente alla quale tutti noi, i coadiutori della Bellezza di Abhá, dobbiamo far fronte.
Il nostro destino, cari fratelli e sorelle, è quello di essere coscientemente coinvolti in un vasto processo storico quale non è mai stato sperimentato prima da nessuno. Come comunità mondiale, abbiamo finora raggiunto un unico e splendido successo: rappresentare l’intera gamma della razza umana, grazie all’ine-stimabile dispendio di vita, impegno e ricchezze di buon grado profuso da migliaia dei nostri predecessori spirituali. Non esiste altra aggregazione di esseri umani che possa rivendicare la creazione di un sistema con la provata capacità di unire tutti i figli di Dio in un unico Ordine che abbraccia tutto il mondo. Quest’im-presa ci pone non solo in una posizione di incomparabile forza, ma più particolarmente in una posizione di inevitabile responsabilità. Non ha forse ognuno di noi, quindi, un divino obbligo da onorare, un sacro dovere da adempiere nei confronti di chiunque altro non sia ancora consapevole dell’appello dell’ultima Manifestazione di Dio? Il tempo non si ferma, non aspetta. Ad ogni ora che passa una nuova afflizione colpisce un’umanità confusa. Osiamo indugiare?
Fra solo due anni il Piano quadriennale sarà concluso, esattamente alcuni mesi prima della fine di un secolo indimenticabile. Incombe su di noi, allora, un doppio appuntamento col destino. L’amato Maestro, esaltando le potenzialità senza precedenti del ventesimo secolo, affermò che le sue tracce dureranno per sempre. Colpita da tale visione, la mente del vigile seguace della Bellezza Benedetta deve senza dubbio essere mossa da ansiose domande su quale ruolo egli o ella svolgerà in questi pochi, fuggevoli anni, e chiedersi se, alla fine di questo periodo embrionale, egli o ella avrà lasciato un segno tra quelle tracce durature che la mente del Maestro ha percepito. Per assicurare una risposta che soddisfi l’anima, tra tutte le altre una cosa è necessaria: agire, agire ora, e continuare ad agire.
La nostra sentita supplica alla Sacra Soglia in nome di tutti noi è che possiamo essere divinamente aiutati e abbondantemente confermati in ogni cosa che facciamo per far fronte all’urgente scopo del Piano divino in un momento così fatidico della storia umana.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIAsono trascorsi appena due anni e quattro mesi da quando siete qui convenuti all’inizio del vostro presente termine di servizio. Nel nostro messaggio al vostro convegno in quella circostanza, abbiamo descritto dettagliatamente non solo lo scopo e la struttura del Piano quadriennale ma anche la forma in cui avrebbe dovuto essere perseguito se doveva conseguire il suo ambizioso scopo. Vi è stato allora dato il mandato di disperdervi e di preparare il mondo bahá’í ad accettare la sfida che lo attendeva.
Gli straordinari eventi della Convenzione che abbiamo appena visto sono un’eloquente testimonianza dell’ardore e dell’efficacia della vostra risposta. Tutte le istituzioni della Fede hanno certamente fatto la loro parte nel far compiere alla nostra amata Causa un enorme passo avanti in questo breve periodo. La chiarezza e il vigore con cui le Assemblee Spirituali Nazionali stanno occupandosi dei compiti del Piano riflette lo straordinario aumento di maturità che l’amato Custode ci ha incoraggiati ad aspettarci in questi ultimi anni del secolo. Ci sentiamo tuttavia spinti a offrire un omaggio speciale agli abneganti, ispiranti e intelligenti contributi da voi resi a questa impresa collettiva. Il vostro lavoro ha fatto onore alla vostra istituzione e arrecato immensa gioia ai nostri cuori.
Per effetto della vostra incessante attività nei mesi successivi al convegno, il mondo bahá’í è stato preparato ad entrare, nel momento in cui ricevette il nostro messaggio del Ridvan 1996, nei dettagli della pianificazione intensiva. E dopo la formulazione dei piani nazionali i vostri sforzi non si sono rallentati. Con pari vigore voi e i vostri ausiliari avete spinto i credenti verso l’azione sistematica e li avete aiutati a rimanere concentrati sullo scopo centrale del Piano. Auspichiamo che trasmettiate la nostra sentita gratitudine ai membri dei Consigli ausiliari e ai loro assistenti.
La sfida che il mondo bahá’í deve ora raccogliere è sfruttare lo slancio così conseguito. Esso ha la possibilità di cogliere l’op-portunità di moltiplicare le proprie risorse umane in una misura molto maggiore di quanto non sia mai stato finora conseguito. Si devono prendere tutti i provvedimenti per assicurare che questa possibilità divenga realtà. È necessario offrire la formazione a tutti, a contingenti di nuovi dichiarati e di credenti di vecchia data. È anche imperativo incanalare le energie generate e i talenti sviluppati dai programmi degli istituti di formazione verso il servizio diretto delle necessità del Piano. In breve, il lavoro deve muoversi senza ulteriori ritardi al ritmo più celere che le recenti conquiste rendono possibile.
Le vostre consultazioni questa settimana devono essere eminentemente pratiche. Ci arrivate con un bagaglio di esperienza che la comunità bahá’í non aveva mai avuto. Conoscete bene le diverse forze delle comunità che servite e l’efficacia dei metodi usati sul campo. Dovete esaminare e correlare le esperienze dei due anni passati e comprendere le loro implicazioni ai fini della promozione del processo dell’entrata in truppe. In questo contesto, dovrete anche prendere in esame la maggiore capacità della vostra istituzione, il lavoro dei membri dei Consigli ausiliari e la vostra interazione con loro, con le Assemblee Spirituali e con il Centro Internazionale d’Insegnamento, che si preoccupa di aggiungere ai vostri sforzi consiglio, prospettive e risorse.
Cari amici! Siete un esercito di servitori della Causa capaci e altamente motivati, disseminati nel mondo. Siete un’istituzione che, da un lato, ha un rapporto particolarmente intimo con la Casa Universale di Giustizia, dall’altro, è in grado di esercitare un’in-fluenza che penetra fino alla base della comunità. La sua natura lo rende incomparabilmente adatto a essere un fiume di incoraggiamento, di esempio e di amore la cui acque possono rinfrescare e corroborare lo spirito di ogni credente che toccano.
Seguiremo le vostre consultazioni questa settimana con l’accre-sciuta speranza e fiducia che i vostri attuali straordinari successi hanno suscitato. Siate certi delle nostre ardenti preghiere che Bahá’u’lláh benedica le vostre deliberazioni e confermi gli sforzi che compiete per realizzare il massiccio aumento delle risorse di cui la missione della nostra amata Causa ha così urgente bisogno.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIAquando esaminiamo ciò che è stato compiuto nell’anno che precede il decisivo sforzo finale verso la conclusione del Piano quadriennale il nostro cuore arde di speranza. A partire dall’importante inizio dell’anno con l’ottava Convenzione Internazionale Bahá’í, il mondo bahá’í ha sostenuto un ritmo crescente di attività che hanno significativamente fatto avanzare il processo dell’entrata in truppe. La nostra comunità è sensibilmente cresciuta, le sue risorse umane sono state riccamente valorizzate. Dai progetti di espansione a impegni nel consolidamento, dallo sviluppo socio-economico alle relazioni esterne, dai servigi offerti dai giovani alle espressioni in campo artistico, dal Centro Mondiale della Fede ai più remoti villaggi e città, in effetti da qualunque prospettiva si esamini la comunità, si sono fatti progressi. Le aspettative del Piano sono impellenti.
Lo slancio generato alla Convenzione Internazionale ha pervaso il susseguente Convegno dei Consiglieri, galvanizzando ulteriormente i suoi infaticabili partecipanti; e ha ispirato i lavori delle Convenzioni Nazionali tenute a maggio, incluse quelle di SaBahá Sarawak e Slovacchia che per la prima volta sono state indette per formare le relative Assemblee Spirituali Nazionali. Quella stessa energia è stata infusa sul Centro Internazionale di Insegnamento, che ha dispiegato una potenza notevole nel breve periodo da quando è iniziato il suo sesto mandato nell’anniversario della Dichiarazione del Báb. In questo primo anno i Consiglieri suoi membri, concentrandosi sul perfezionamento e sul consolidamento della loro organizzazione, non hanno fatto i loro usuali viaggi, ma d’ora in poi ci si aspetta che riprendano le loro visite in varie parti del mondo, in modo da rafforzare la loro vitalizzante influenza sulla conclusione positiva del Piano quadriennale.
In Terra Santa, oltre a questi eventi, i progetti di costruzione sul Monte Carmelo, contemplati con meraviglia carica di emozioni dai delegati alla Convenzione Internazionale, procedono verso il completamento previsto per la fine del secolo. La rapidità dei lavori ha raggiunto un nuovo culmine con l’apertura, a partire dal passato Ridvan, di tutti i rimanenti punti di costruzione. Il Centro per lo Studio dei Testi e l’ampliamento dell’edificio degli Archivi sono stati approntati per essere occupati entro poche settimane, l’esterno dell’edificio del Centro Internazionale di Insegnamento è stato totalmente rivestito di marmo, mentre all’interno di ogni piano sta procedendo il lavoro di rifinitura. L’abbassamento della Hatzionut Avenue, per far posto al ponte che ora collega le Terrazze del Mausoleo del Báb con ambo i lati della strada, è stato completato ed è ripreso il traffico normale. Il magnifico dispiegarsi delle Terrazze ha catturato l’attenzione del pubblico al punto che la diciannovesima terrazza in cima al monte è già aperta giornalmente ai visitatori, suscitando una risposta entusiastica da parte della popolazione riconoscente. Il Municipio di Haifa, nell’ambito di una campagna volta ad attirare attenzione sulla città a livello internazionale, ha pubblicato un opuscolo fotografico sul Mausoleo del Báb e sulle Terrazze, disponibile oltre che in ebraico nelle cinque lingue più diffuse nel mondo.
Ci sentiamo spinti a menzionare almeno altri due sviluppi al Centro Mondiale di tipo totalmente diverso: primo, la decisione di aumentare il numero di pellegrini da 100 a 150 per gruppo; la disposizione entrerà in vigore quando sarà completato l’ammoderna-mento, ormai a buon punto, dell’edificio appena acquistato, posto dall’altro lato della via che parte dal Monumento della Più Grande Foglia; in questo edificio potranno essere utilizzati una sala per i pellegrini e altri ambienti per la conduzione di un ampliato programma di pellegrinaggio. Secondo: malgrado l’inevitabile lentezza del lavoro, è stato fatto un notevole progresso nel piano di traduzione di testi degli Scritti di Bahá’u’lláh con l’intento di pubblicare un nuovo volume in inglese delle Sue opere. L’impegno preso è di fornire la versione completa di importanti Tavole, quali la Súriy-i-Mulúk e la Súriy-i-Haykal, come pure di completare i testi di Tavole indirizzate a singoli re e governanti. Si prevede di includere anche la Súriy-i-Ra’is, la Lawh-i-Ra’ís e la Lawh-i-Fu’ad.
La Causa di Bahá’u’lláh marcia avanti irresistibilmente, accelerata dalla crescente applicazione di un approccio sistematico allo sviluppo e utilizzo delle risorse umane. L’ulteriore creazione di istituti di formazione nazionali e regionali, attualmente 344, ha aumentato questo sviluppo, col risultato che, a parte l’America del Nord e l’Iran dove si sono tenuti numerosi corsi, circa 70 mila persone hanno già completato almeno un corso di istituto. Tutto ciò sta contribuendo alla crescente formazione di un nucleo di attivi e validi sostenitori della Causa. L’incalcolabile potenziale di questo progresso è illustrato da varie relazioni come quella ricevuta dal Chad, dove in una zona servita da un istituto più di 1000 persone hanno abbracciato la Fede grazie agli sforzi personali di coloro che sono stati formati dai corsi. Ovunque sta prendendo piede la comprensione della necessità di sistematicità nello sviluppo delle risorse umane.
Collaterale alla dimostrata efficacia degli istituti di formazione è la crescita pratica dei Consigli Regionali Bahá’í in particolari paesi in cui le condizioni hanno reso necessaria e fattibile la formazione di queste istituzioni. Là dove esiste una stretta connessione fra un Consiglio e un istituto di formazione, tutto è pronto per una galvanizzante coesione dei processi di espansione e consolidamento in una certa area, e per l’abbinamento pratico dei servizi formativi degli istituti con le necessità di sviluppo delle comunità locali. Inoltre, le linee guida operative secondo cui i Consiglieri continentali e i Consigli Regionali hanno accesso diretto fra di loro hanno dato origine ad un ulteriore rapporto istituzionale che, insieme a quelli che collegano i Consigli alle Assemblee Spirituali Nazionale e Locali, crea un’integrazione dinamica di funzioni a livello regionale.
Anche il lavoro in continua crescita nel campo dello sviluppo socio-economico trae beneficio dall’azione di quegli istituti di formazione che si concentrano su tematiche quali l’alfabetizzazione, regole igieniche di base e promozione della donna. Gli sforzi più diffusi dell’Ufficio per lo Sviluppo Socio-Economico volti a promuovere un processo globale di apprendimento dei relativi principi bahá’í sono rafforzati dal lavoro di questi istituti, come pure dalla nascita di organizzazioni di ispirazione bahá’í sparse in tutto il globo. È chiaro quindi che acquista forza la capacità istituzionale di portare avanti programmi di sviluppo. Ciò appare evidente nei progetti sponsorizzati da istituzioni bahá’í o iniziati da singoli individui e ispirati dalla Fede. Un eccezionale esempio di questi ultimi progetti è lo Unity College, che fu creato da una famiglia in Etiopia come il primo e, fino al 1998, unico college privato del paese, con un numero di iscritti che nell’ultimo anno ha raggiunto le 5000 unità. Un altro esempio, su scala minore ma non meno significativo, è l’iniziativa di una famiglia a Buffalo, New York: qui, a casa loro, aiutano decine di bambini e giovani della città a sviluppare, tramite gli insegnamenti spirituali e morali bahá’í, modelli comportamentali che permettano di superare atteggiamenti autodistruttivi indotti da povertà e razzismo.
Nel campo delle relazioni esterne, le azioni più efficaci sono state sollecitate da due tragici avvenimenti in Iran. L’improvvisa esecuzione a Mashhad il luglio scorso del signor Rouholláh Rawháni, la prima azione ufficiale del genere in sei anni, è stato un colpo che ha provocato un’indignazione mai vista in tutto il mondo da parte di governi e agenzie delle Nazioni Unite. In settembre i servizi segreti governativi hanno lanciato un attacco organizzato contro l’Istituto Bahá’í di Educazione Superiore, che ha comportato l’arresto di 36 membri della facoltà e l’irruzione in oltre 500 case in tutto il paese. Quest’ultimo incidente ha dato il via ad una campagna mondiale di protesta, in corso tuttora, alla quale hanno preso parte istituti e associazioni accademiche, insegnanti e gruppi studenteschi, con ripercussioni sulla stampa, il cui speciale interesse è dimostrato da validi articoli apparsi su Le Monde, sul New York Times e su altri importanti giornali. L’appro-vazione di un’altra risoluzione sull’Iran da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nella quale vengono chiaramente citati i bahá’í, senza dubbio sarà stata influenzata da queste due lampanti manifestazioni di una persecuzione religiosa incessante.
Ma oltre a questa intensa attività in difesa dei nostri assillati fratelli richiesta agli amici di ogni parte del mondo, molta attenzione è stata rivolta anche ad una vasta gamma di imprese nel campo delle relazioni esterne. La missione di quattro mesi intrapresa da un emissario della Casa di Giustizia, il signor Giovanni Ballerio, nelle isole dell’Oceano Pacifico, dove ha incontrato 22 capi di stato, 5 capi di governo e oltre 40 funzionari di alto livello; le attività perseguite da varie Assemblee Nazionali, su stimolo del-l’Ufficio presso le Nazioni Unite della Bahá’í International Com-munity, per promuovere l’educazione ai diritti umani; la partecipazione, dietro invito, di rappresentanti della comunità bahá’í del Sudafrica ai lavori della Commissione su verità e riconciliazione, nella quale hanno potuto raccontare la loro testimonianza di risoluto supporto all’unità razziale nel corso degli anni dell’apartheid; il recente successo di comunità in Australia, Brasile, Finlandia e Portogallo che hanno ottenuto dalle autorità scolastiche di includere corsi sulla Fede Bahá’í nei programmi di scuole elementari e medie – tutti questi, per non citare progetti di informazione al pubblico che hanno divulgato la Fede con ogni forma di mass media, sono esempi delle azioni su vasta scala nel campo delle relazioni esterne che hanno impegnato le energie della comunità.
Un’enorme quantità di attività collaterali ha comportato l’utilizzo delle arti; un esempio notevole sono stati gli spettacoli musicali e artistici connessi con la celebrazione a Parigi del centenario dell’entrata della Fede in Europa. Il coro «Voices of Bahá», composto da 68 membri provenienti da Europa e America, ha deliziato il pubblico di otto città europee e fatto conoscere la Fede a molte persone. «Light and Fire», la parte completata di un’opera/balletto scritta dal compositore bahá’í Lasse Thoresen di Norvegia, è stata eseguita con successo il settembre scorso al prestigioso festival musicale polacco noto come Warsaw Autumn, che è stato inaugurato dalla Regina di Svezia. L’opera è basata su recenti atti eroici dei martiri in Iran, fatto che ha portato il pubblico a conoscenza della Fede. L’evidente primato del-l’Europa in queste particolari attività è stato sottolineato dall’evento avvenuto al Festival austriaco di musica da camera in cui la Croce austriaca per le scienze e le arti, il più alto riconoscimento nel campo in Austria, è stata assegnata dal Presidente della Repubblica al signor Bijan Khadem-Missagh, violinista e direttore d’orchestra bahá’í. Allo stesso Festival appariva un programma che comprendeva la recitazione di passi dagli Scritti sacri bahá’í e di altre religioni. Ma una parola comunque va spesa anche per riconoscere la rilevante parte svolta da giovani di tutto il mondo nell’utilizzo delle arti nel campo del-l’insegnamento; le rappresentazioni dei loro workshop di danza, in particolare, hanno acquisito notorietà dentro e fuori la comunità bahá’í.
Entriamo quindi in questo periodo di Ridvan, come una comunità in uno stato dinamico di trasformazione, che gode di una coerenza di visione e di attività in armonia con lo scopo di far avanzare il processo di entrata in truppe. E iniziamo l’anno finale del Piano con un aumento della forza amministrativa, in quanto tre paesi europei, Lettonia, Lituania e Macedonia, convocano la loro prima Convenzione per formare la propria Assemblea Spirituale Nazionale, facendo così arrivare a 182 il numero dei pilastri della Casa Universale di Giustizia. Ma al di là di questo momento di festa esiste una serie di prospettive che vede al primo e più importante posto la conclusione del Piano quadriennale al Ridvan 2000. Farà seguito, nel Giorno del Patto dello stesso anno, l’inizio di un nuovo periodo di mandato per i Corpi dei Consiglieri continentali, i cui membri saranno subito dopo convocati al Centro Mondiale Bahá’í per un Convegno nel quale, tra altri argomenti, saranno discusse le caratteristiche del prossimo piano mondiale di insegnamento e consolidamento. Il Convegno dei Consiglieri segnerà la inaugurazione da parte del Centro Internazionale di Insegnamento della sua sede permanente, un’occasione alla quale i membri del Consiglio ausiliare di tutto il mondo saranno invitati a prendere parte insieme ai Consiglieri in Terra Santa. I progetti del Monte Carmelo in quel momento saranno già completati e saranno già a buon punto i preparativi per i giorni della loro inaugurazione, prevista per il 22 e 23 maggio 2001, alla quale saranno invitati rappresentanti di ogni comunità nazionale bahá’í. A suo tempo saranno annunciati i particolari di questi eventi.
Questa visione di avvenimenti portentosi trascende lo spartiacque temporale tra il ventesimo secolo e il nuovo millennio, secondo il calcolo dell’era cristiana. È un progetto che sottolinea il contrasto tra la visione fiduciosa che spinge gli sforzi costruttivi di una comunità illuminata, e il groviglio di paure che coglie milioni e milioni di esseri umani ancora all’oscuro del Giorno che stanno vivendo. Privi di un’autentica guida, si soffermano sugli orrori del secolo, disperando su cosa possano implicare per il futuro, senza rendersi conto che questo stesso secolo contiene una luce che sarà diffusa sui secoli a venire. Privi di elementi per interpretare lo scompiglio sociale in atto in tutto il globo, danno ascolto ai santoni dell’errore e sprofondano sempre più nella palude dello sconforto. Turbati da previsioni da giorno del giudizio, combattono contro i fantasmi di un’imma-ginazione mal informata. Senza sapere nulla della visione trasformatrice concessa dal Signore dell’Era, avanzano barcollando, ciechi davanti alla incomparabilità del nuovo Giorno di Dio.
Le pietose condizioni connesse a tale stato di cuore e mente non possono che spingerci tutti all’azione, incessante azione, per realizzare le intenzioni di un Piano il cui scopo principale è accelerare quel processo che farà sì che un numero crescente di popoli del mondo trovi l’Oggetto della sua ricerca e possa così costruire una vita unificata, pacifica e prospera.
Cari amici: i giorni passano veloci come un batter d’occhio. Lasciate il vostro segno ora, in questa cruciale svolta di congiuntura che, nella sua unicità, non tornerà mai. Lasciate quel segno con azioni che vi assicurino benedizioni celestiali, garantendo per voi, per l’intera razza umana, un futuro al di là di qualunque previsione mondana.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIANote bahá’í, anno XVII, n. 5 (maggio1999), p. 1-3.
19in questo giorno speciale, quando i nostri cuori e pensieri sono localizzati sull’esempio immortale dato dalla vita del Centro del Patto ci soffermiamo a notare,con sentimenti di profonda gratitudine, gli attuali progressi del Piano divino da Lui stesso concepito e a gettare uno sguardo al futuro, oltre la fase quadriennale che sta rapidamente volgendo a termine.
Le conquiste di questo periodo sono veramente incoraggianti. È stata realizzata in tutto il mondo una rete impressionante di istituti, a malapena immaginabile all’inizio del Piano. Questi centri nascenti di apprendimento hanno fatto passi significativi nello sviluppo di programmi formali e nel mettere in pratica sistemi efficaci per lo svolgimento dei corsi. I rapporti indicano che i credenti che beneficiano direttamente dei corsi di addestramento sono quasi 100 mila. La capacità dell’intera comunità mondiale di sviluppare le sue risorse umane senza dubbio è stata distintamente messa in evidenza.
Gli effetti di questo approccio sistematico allo sviluppo delle risorse umane si avvertono nelle vite di tutti e tre i protagonisti del Piano – i singoli credenti, le istituzioni e la comunità locale. C’è stato un incremento delle attività d’insegnamento intraprese per iniziativa dell’individuo. Le Assemblee Spirituali, i Consigli e i Comitati hanno accresciuto la loro capacità di guidare i credenti nei loro sforzi individuali e collettivi. La vita di comunità è rifiorita, anche in località da lungo tempo assopite, man mano che nuovi modelli di pensiero e comportamento sono emersi.
Quando osserviamo il mondo bahá’í, vediamo una comunità enormemente consolidata, internamente sana e notevolmente rafforzata. I suoi successi nel raggiungere il pubblico in generale, i governi e le organizzazioni della società civile e nel conquistarsi la fiducia in tutti questi circoli sono sorprendenti. Agenzie specializzate in relazioni esterne, che seguono una strategia ben definita, hanno espanso l’ambito dell’influenza della Fede a livello nazionale e internazionale, e progetti di sviluppo sociale ed economico, che comportano l’elevazione spirituale e materiale di intere comunità, stanno penetrando nelle radici della società.
I due stadi nello sviluppo del Piano divino più vicini a noi dureranno rispettivamente un anno e cinque anni. Al Ridvan del 2000 al mondo bahá’í sarà richiesto di impegnarsi nel primo di questi due stadi, uno sforzo di dodici mesi teso – a concentrare le energie, le capacità e la conoscenza così fermamente emerse. Il susseguente Piano quinquennale darà vita a una serie di iniziative a livello mondiale che accompagneranno la comunità bahá’í attraverso gli ultimi vent’anni del primo secolo dell’Età formativa della Fede. Questi Piani globali continueranno a localizzarsi sull’avan-zamento del processo dell’entrata in truppe e sulla sua sistematica accelerazione.
È essenziale che in questo primo anno di sforzi, gli istituti regionali e nazionali, ovunque, portino a piena operatività i programmi e i sistemi che hanno ora progettato. Le comunità nazionali dovranno entrare nel Piano quinquennale fiduciose che l’acqui-sizione di conoscenza, talenti e qualità di servizio da parte di un grande contingente di credenti, con l’aiuto di una serie di corsi, procederà senza impedimenti. Ampia attenzione deve anche essere data ad una ulteriore sistematizzazione degli sforzi di insegnamento, siano essi intrapresi da un individuo o diretti dalle istituzioni. A questo proposito, il Centro Internazionale per l’Insegnamento ha identificato alcuni modelli di sistematica espansione e consolidamento per delle aree relativamente piccole – geograficamente consistenti di un numero gestibile di località. Attraverso la collaborazione di Consiglieri e Assemblee Spirituali Nazionali, parecchi «Programmi di crescita di Area» sono in via di istituzione in ogni continente. Saranno attentamente controllati durante il Piano di Dodici Mesi e i loro metodi saranno rifiniti cosicché questo approccio possa essere incorporato in Piani successivi.
Le strategie per far avanzare il processo dell’entrata in truppe non possono ignorare i bambini e i giovanissimi, se le vittorie conseguite in una generazione non devono andar perdute con il passar del tempo. È quindi imperativo che a questo punto nel processo di sistematizzazione del lavoro di insegnamento, siano intrapresi passi precisi per assicurare che la visione della comunità includa pienamente i suoi membri più giovani. L’educazione dei bambini, un dovere ingiunto sia ai genitori che alle istituzioni, richiede un’en-fasi particolare affinché divenga piena mente integrata nel processo di sviluppo della comunità. Questa attività deve essere portata a nuovi livelli di intensità durante questi dodici mesi e poi essere incrementata ulteriormente negli: anni immediatamente successivi. Un elemento di forza è rappresentato dal fatto che i programmi della maggior parte degli Istituti nel mondo provvedono alla formazione di insegnanti per le classi dei bambini. Le Assemblee Spirituali e i membri del Consiglio ausiliare; dovranno mobilitare queste; risorse umane di recente; formazione per far fronte alle esigenze spirituali dei bambini e dei giovanissimi.
Il periodo del Piano di dodici mesi sarà caratterizzato da una estesa attività nella società in genere, mani mano che il ventesimo secolo si avvicina al suo termine. I leader del pensiero già mostrano un forte interesse per il destino delle prossime generazioni ed è nostra speranza che il fervore della comunità bahá’í, sia nelle sue attività interne che nella sua interazione con la società, trasmetta un senso di fiducia per il futuro dell’umanità.
Pregheremo con fervore alle Sacre Tombe affinché Bahá’u’lláh benedica i vostri sforzi per portare il Piano quadriennale ad una conclusione trionfale.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIANote bahá’í, anno XVII, n. 11 (novembre 1999), p. 1.
20Agli amici riuniti nel Congresso giovanile in Paraguay
Cari amici,Vi siete riuniti per esaminare il progresso di un movimento giovanile che abbraccia un crescente numero di partecipanti generazione dopo generazione. Mentre esaminate i temi che vi si presentano, potete essere orgogliosi delle conquiste della comunità del Più Grande Nome nel vostro continente. I giovani hanno svolto un ruolo fondamentale nel notevole sviluppo del Piano quadriennale in tutta l’America latina e potete guardare con fiducia al frutto che siete destinati a raccogliere.
Come abbiamo recentemente detto, la promozione dell’entrata in truppe resterà il punto centrale dei Piani globali che accompagneranno la comunità bahá’í fino alla fine del primo secolo del-l’Età formativa. Voi e coloro che saranno attratti alla Fede grazie alla vostra opera di insegnamento porterete significativi sviluppi che caratterizzeranno questo periodo di 21 anni. Per effetto dei recenti sforzi compiuti per consolidare il lavoro degli istituti, le vostre comunità hanno ora acquisito la capacità di soddisfare i bisogni di formazione delle vostre crescenti schiere. Questa formazione vi aiuterà a sfruttare le occasioni che vi si presenteranno in questo momento cruciale della storia. Davanti a queste occasioni dovete esaminare e disegnare il discorso nel quale vi impegnerete.
Alla fine del xx secolo la maggioranza della popolazione del-l’America Latina ha meno di 30 anni. Quando assumerà le responsabilità della conduzione degli affari della società, questa generazione di giovani si troverà davanti a un paesaggio di sconcertanti contrasti. Da una parte, la regione può giustamente vantare brillanti successi nel campo intellettuale, tecnologico ed economico. Dal-l’altra, non è riuscita a ridurre la diffusa povertà o ad evitare la crescente ondata di violenza che minaccia di sommergere in suoi popoli. Perché, e la domanda deve essere porta apertamente, questa società, con la sua grande ricchezza, non è riuscita a eliminare le ingiustizie che ne straziano le membra?
Come dimostrano decenni di una storia di controversie, la domanda non trova risposta nella passione politica, nelle espressioni conflittuali dell’interesse di classe o in prescrizioni tecniche. Ciò che occorre è un rinnovamento spirituale, requisito indispensabile per una riuscita applicazione di strumenti politici, economici o tecnologici. Ma occorre un catalizzatore. Siate certi che, malgrado il vostro esiguo numero, voi siete i canali attraverso i quali quel catalizzatore potrà essere fornito.
Non demoralizzatevi se i vostri sforzi sono definiti utopistici da voci che vogliono opporsi a qualsiasi suggerimento di cambiamento fondamentale. Confidate nella capacità di questa generazione di liberarsi dagli intralci di codesta società divisa. Per svolgere i vostri compiti, dovrete avere coraggio, il coraggio di coloro che si attengono a criteri di rettitudine, la cui vita è caratterizzata da purezza di pensiero e di azione, il cui scopo è diretto dall’amore e da un’indomabile fede. Nel dedicarvi al risanamento delle ferite inferte ai vostri popoli, diverrete invincibili campioni della giustizia.
Vi assicuriamo delle nostre amorevoli preghiere per il successo delle vostre deliberazioni.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIAchiniamo il capo in segno di gratitudine al Signore degli Eserciti, il cuore colmo di gioia, mentre siamo testimoni di quanta meravigliosa differenza hanno fatto quattro anni da quando è stato lanciato il Piano globale che si è ora concluso in questa Festività di Splendore. Il progresso compiuto in questo periodo è così marcato che la nostra comunità mondiale ha raggiunto altezze da cui si possono chiaramente scorgere nuovi luminosi orizzonti per le sue future imprese.
La differenza quantitativa è principalmente il risultato di una più spiccata differenza qualitativa. La cultura della comunità bahá’í ha subito un cambiamento. Questo cambiamento è visibile nell’accresciuta capacità, nello stile metodico di funzionamento e nella conseguente approfondita fiducia delle tre componenti che prendono parte al Piano: l’individuo, le istituzioni e la comunità locale. Questo è avvenuto perché gli amici si sono preoccupati in modo più coerente di approfondire la conoscenza degli Insegnamenti divini ed hanno imparato molto – e questo in modo più sistematico di prima – su come applicarli alla diffusione della Causa, come organizzare le loro attività personali e collettive, e lavorare con i loro vicini. In una parola, sono entrati in un metodo di apprendimento da cui sono scaturite azioni significative. La spinta principale per questo cambiamento è stato il sistema di istituti di formazione creati in tutto il mondo con grande rapidità – un risultato che, nel campo dell’espansione e del consolidamento, si pone come il maggiore singolo retaggio del Piano quadriennale.
Nell’accresciuta capacità di insegnare la Fede, come dimostrato dal fiorire di iniziative personali; nell’ampliata abilità di Assemblee Spirituali, Consigli e comitati di guidare gli sforzi degli amici; nell’introduzione di nuovi modelli di pensiero e azione che hanno influenzato il comportamento collettivo della comunità locale – da tutti questi punti di vista il sistema degli istituti di formazione ha dimostrato quanto è indispensabile come motore per il processo dell’entrata in truppe. Molti istituti, estendendo il loro funzionamento tramite circoli locali di studio, hanno esaltato la loro capacità di coprire vaste aree con i loro programmi. La Mongolia, ad esempio, ha creato 106 circoli di studio e, come risultato, ha registrato un significativo aumento nel numero dei nuovi credenti. In concomitanza con questi tipi di sviluppo, i membri della nostra comunità mondiale hanno anche dedicato maggiore attenzione al ricorso al potere della preghiera, alla meditazione sulla Parola sacra e ad attingere ai benefici spirituali della partecipazione a riunioni devozionali. È tramite l’interazione di questi elementi di intensificata trasformazione personale e collettiva che cresce la dimensione della comunità. Anche se il numero di nuovi credenti non ha superato che di poco quello degli ultimi anni, è immensamente gratificante vedere che questo aumento è ora distribuito geograficamente, interessa settori sempre più vasti della comunità e riesce con successo ad integrare i nuovi dichiarati nella vita della Causa.
Una condizione della Fede così sana e promettente deve anche molto, oltre misura, all’influenza consultiva, alla funzione collaborativa e al lavoro pratico dell’Istituzione dei Consiglieri, che sono stati ampliati per quel che concerne la formazione e il funzionamento degli istituti, un ampliamento che è stato il riflesso del tempestivo stimolo impartito da un Centro Internazionale di Insegnamento vibrante e sempre all’erta.
Il tema centrale del Piano quadriennale – l’avanzamento del processo dell’entrata in truppe – ha prodotto un alto grado di integrazione di pensiero e azione. Ha concentrato l’attenzione su uno stadio preminente nell’evoluzione della comunità bahá’í che deve essere raggiunto nel corso dell’Età formativa; perché finché l’entrata in truppe non sarà largamente sostenuta, non matureranno le condizioni per la conversione in massa, quel salto in avanti promesso da Shoghi Effendi nei suoi scritti. Il fulcro tematico del Piano comportava implicazioni per ogni categoria di attività bahá’í; faceva appello ad una chiarezza di comprensione che rendesse possibile una pianificazione sistematica e strategica come requisito di azioni individuali e collettive. Gradualmente i membri della comunità si sono resi conto di come la sistematicità facilitasse i processi di crescita e sviluppo. Questa crescita di consapevolezza è stato un passo enorme che ha portato ad un miglioramento delle attività di insegnamento e ad un cambiamento nella cultura della comunità.
Gli aspetti integrativi del tema sono stati evidenti negli sforzi volti a pianificare, costruire capacità istituzionale e sviluppare risorse umane. Il filo che collega tutto questo è evidente dall’inizio alla fine del Piano. Il Convegno dei Corpi dei Consiglieri continentali nel dicembre 1995 in Terra Santa ha segnato l’inizio. Là i Consiglieri si sono concentrati sulle linee del Piano. A ciò hanno fatto seguito le loro consultazioni con le Assemblee Spirituali Nazionali in sessioni di pianificazione nazionale che in seguito sono passate a livello regionale, coinvolgendo membri del Consiglio ausiliare, Assemblee Spirituali Locali e comitati. In questo modo, a tutti i livelli, elementi dell’amministrazione bahá’í sono stati coinvolti nel processo di pianificazione e sono giunti oltre questo stadio a quello della messa in atto, stadio per il quale doveva essere creata la capacità istituzionale di far fronte all’entrata in truppe. Due grandi passi sono stati intrapresi al riguardo: uno è stata la creazione di istituti di formazione; l’altro la creazione formale e la vasta introduzione di Consigli Regionali Bahá’í come caratteristica dell’amministrazione fra i livelli locale e nazionale, per rafforzare la capacità amministrativa di certe comunità in cui la crescente complessità delle questioni che le Assemblee Spirituali Nazionali dovevano affrontare richiedeva questo sviluppo. Di pari rilevanza per l’integrazione degli elementi del processo sono state le strategie definite per lavorare nello sviluppo socio-economico, parte cruciale del consolidamento, e negli affari esterni, fattore vitale che permette alla Fede di affrontare le conseguenze della sua emersione dall’oscurità. L’effetto combinato ha prodotto risultati clamorosi, la cui enumerazione andrebbe molto al di là dell’ambi-to di queste pagine. Ci piace, tuttavia, citare alcuni fatti salienti che illustrano l’ampiezza delle realizzazioni del Piano.
In Terra Santa, la costruzione delle Terrazze e gli edifici del-l’Arco sono avanzati velocemente con la massima fiducia di conformarsi alla scadenza annunciata per il loro completamento alla fine di questo anno gregoriano. Inoltre, l’edificio ad Haifa, cui si faceva riferimento nel nostro ultimo messaggio di Ridvan in relazione alle aumentate dimensioni dei gruppi di pellegrini, è pronto per essere utilizzato a partire da questo Ridvan. Sempre a questo riguardo, sono stati approvati progetti architettonici per costruire a Bahjí delle strutture, assai necessarie, per accogliere pellegrini e altri visitatori bahá’í e non. È stata completata la traduzione dei Testi per il previsto nuovo volume di Scritti di Bahá’u’lláh e sono in corso i preparativi per la sua pubblicazione.
Nell’espansione e nel consolidamento sono stati fatti grandi passi in avanti in maniera diversa da quelle già menzionate: nel pionierismo, nella proclamazione, nella pubblicazione della letteratura, nell’uso delle arti, nella formazione di Assemblee Spirituali e nei progressi delle associazioni di studi bahá’í. Circa 3300 credenti si sono stabiliti come pionieri internazionali a lungo e a breve termine. Un’ulteriore indicazione della maturazione di comunità nazionali è che proprio molti paesi che in genere ricevevano pionieri hanno inviato pionieri all’estero. Fedeli al mandato rivolto ai loro membri, le comunità canadese e statunitense hanno brillato per numero di pionieri che hanno lasciato la terra natia e per l’ancor maggiore numero di insegnanti viaggianti, inclusa una significativa rappresentanza di giovani. Particolarmente degna di nota è stata anche la rincuorante risposta da parte di credenti degli Stati Uniti di origine africana all’appello rivolto a insegnanti bahá’í di recarsi in Africa.
La proclamazione della Causa ha comportato una varietà di iniziative che comprendevano il patrocinio di una vasta gamma di occasioni – anniversari, commemorazioni, gruppi di discussione, mostre eccetera – che hanno reso possibile a un gran numero di persone di venire a conoscenza degli insegnamenti della Fede. I Templi sono stati centri magnetici per visitatori che hanno varcato quelle soglie in numero crescente, specialmente in India, dove circa cinque milioni di persone sono stati ricevuti nel corso dell’anno scorso. A tali attività si sono aggiunte le molteplici utilizzazioni dei media per far conoscere il messaggio bahá’í. Negli Stati Uniti circa 60 mila persone hanno risposto ad una campagna tramite i media lanciata dal Comitato nazionale di insegnamento. In tutto il mondo la conoscenza della Fede è stata diffusa tramite l’appari-zione sulla stampa, più frequente di una volta, di articoli favorevoli non richiesti. Un ampliamento di possibilità di farsi conoscere è avvenuto tramite la disponibilità, da parte di stazioni radio e televisive, ad inserire regolari programmi bahá’í; ciò è avvenuto in paesi come la Repubblica Democratica del Congo e la Liberia. Questi lieti sviluppi sono stati coronati dalla decisione indipendente da parte di circuiti televisivi internazionali di utilizzare il Mausoleo del Báb e le Terrazze come luogo per la trasmissione televisiva della parte relativa alla Terra Santa di un programma mondiale che celebrava l’arrivo dell’anno 2000.
Nella comunità mondiale l’uso delle arti è diventato un importante tratto distintivo nelle attività di proclamazione, insegnamento, approfondimento e devozionali. Le arti hanno attirato giovani che le hanno utilizzate nelle loro attività di insegnamento e approfondimento, principalmente tramite numerosi workshop di teatro e di danza attivi in molte parti del mondo. Ma la dinamica delle arti è andata ben oltre il canto e la danza coinvolgendo una gamma di attività fantasiose che hanno radicato nella Causa molte persone. Là dove è stata usata l’arte folk, particolarmente in Africa, il lavoro di insegnamento è stato molto ampliato. Ghana e Liberia, ad esempio, hanno organizzato un Progetto «Luce dell’Unità» per promuovere le arti nell’insegnamento. In India il gruppo Armonia Comune aveva scopi similari.
Grazie soprattutto alla sollecitazione dei Consiglieri e al supporto del Fondo Continentale è stato dato grande impulso alla traduzione e alla pubblicazione di letteratura bahá’í specialmente in Africa e in Asia. Inoltre è uscito il Kitáb-i-Aqdas in edizione completa in arabo e in altre lingue.
Mentre la restrizione della formazione di Assemblee Spirituali Locali al primo giorno di Ridvan, che ha avuto effetto nel 1997, ha prodotto la prevista diminuzione del numero di queste istituzioni, la caduta non è stata drastica. Il numero, da allora, si è mantenuto stabile ed è in atto un solido processo di consolidamento. Otto nuovi pilastri della Casa Universale di Giustizia sono stati innalzati, portando il totale delle Assemblee Spirituali Nazionali a 181.
Particolarmente gratificante, nel corso di questi quattro anni, è stato il ritmo crescente dell’attività di studi bahá’í, che è grandemente avanzata con il vitale compito di rafforzare le basi intellettuali del lavoro della Fede. Due impagabili risultati sono stati l’im-ponente arricchimento della letteratura bahá’í e la produzione di una serie di dissertazioni che esaminavano vari problemi contemporanei alla luce dei principi bahá’í. La rete delle Associazioni Studi Bahá’í, che celebra quest’anno il suo venticinquesimo anniversario, ha dato il benvenuto a cinque nuove affiliate nel corso del Piano. Specchio della diversità e creatività che questo campo di servizio attira sono stati il primo convegno di studi bahá’í in Papua Nuova Guinea e l’innovativa attenzione dell’Associazione giapponese alle origini spirituali della cultura tradizionale giapponese.
Il progresso nel campo dello sviluppo socio-economico è stato decisamente di grande qualità, anche se le cifre che mostrano un aumento dei progetti sono altrettanto imponenti. Le attività riportate annualmente sono aumentate dalle 1350 circa all’inizio del Piano a oltre 1800 verso la sua fine. Durante questo periodo la tendenza verso un approccio più sistematico è stata la caratteristica dominante del lavoro. L’Ufficio per lo Sviluppo Socio-economico al Centro Mondiale, per promuovere la consultazione e l’azione sui principi dello sviluppo socio-economico, ha patrocinato 13 seminari di area ai quali hanno partecipato 700 rappresentanti di 60 paesi. Questo Ufficio si è anche occupato di ideare progetti pilota e materiale adatto per creare campagne organizzate volte a favorire lo sviluppo e l’alfabetizzazione di giovani, la formazione di addetti sanitari per comunità, il progresso della donna e l’educa-zione morale. Un esempio è stato il programma in Guyana che ha formato oltre 1500 addetti all’alfabetizzazione; un altro è stato il completamento in Malesia di otto moduli per il progresso delle donne, che sono diventati la base per corsi di formazione tenuti in Africa, Asia e America Latina. Nell’area Guaymi del Panama è stato iniziato un piano per integrare le stazioni radio bahá’í con il lavoro degli istituti di formazione. Dato che gli istituti hanno la potenzialità di fornire formazione per lo sviluppo socio-economico, un movimento in questa direzione ha coinvolto una dozzina di istituti, che stanno sperimentando iniziative in vari campi, come alfabetizzazione, formazione di addetti sanitari per le comunità e formazione attitudinale al lavoro. Una serie di enti patrocinati dai bahá’í e ispirati alla Fede hanno dedicato le loro energie a vari progetti, come quello che ha comportato la collaborazione dell’Orga-nizzazione Mondiale della Sanità per combattere la cecità in Camerun; oltre 30.000 persone hanno ricevuto le medicazioni necessarie tramite questo progetto bahá’í. Un altro esempio è l’univer-sità privata in Etiopia, l’Unity College, dove sono iscritti 8000 studenti. Un altro è la Landegg Academy in Svizzera che, mentre ha ampliato e consolidato il suo programma accademico, ha offerto un aiuto molto apprezzato nella continua ricerca di un rimedio alle orribili conseguenze sociali del conflitto nei Balcani. Un altro ancora è l’Università Nur in Bolivia che, in collaborazione con l’Ecuador, ha fornito formazione a oltre mille insegnanti di scuola con il suo programma di guida morale. In questo campo dello sviluppo socio-economico, queste prove di capacità sono state un grande beneficio per gli scopi del Piano.
Guidate dalla strategia degli affari esterni comunicata alle Assemblee Spirituali Nazionali nel 1994, le capacità della comunità nel campo dell’informazione al pubblico e al mondo diplomatico si sono ampliate ad un ritmo stupefacente, ponendo la comunità bahá’í in una relazione dinamica con le Nazioni Unite, i governi, le Organizzazioni Non Governative e il mondo dei media. La strategia si è concentrata in attività a livello nazionale e internazionale con due obiettivi chiave: influenzare i processi verso la pace mondiale e difendere la Fede. La Bahá’í International Community, tramite le misure adottate per la difesa dei nostri amati correligionari in Iran, si è conquistata un nuovo grado di rispetto e appoggio che ha creato opportunità per altri scopi della strategia da perseguire. Le nostre istituzioni e organizzazioni per gli affari esterni, per affrontare la sfida della difficilissima situazione in Iran, hanno escogitato nuovi approcci per attivare vie praticabili presso i governi e le Nazioni Unite. Il caso delle persecuzioni in Iran è stato oggetto di attenzione da parte delle più alte autorità del globo. La notizia che un tribunale iraniano aveva riconfermato la sentenza di morte per due amici e inflitto la stessa sentenza ad un terzo ha provocato una secca reazione da parte del Presidente degli Stati Uniti, che ha inviato all’Iran un chiaro monito. Grazie agli interventi di vari leader mondiali e delle Nazioni Unite, sono virtualmente interrotte le esecuzioni di Bahá’í iraniani e si è drasticamente ridotto il numero di sentenze di carcerazione a lungo termine.
Mentre accogliamo con gioia questi interventi, lodiamo lo spirito di sacrificio, la forza d’animo e la fede indomabile dei nostri fratelli e sorelle di Iran che hanno potentemente esercitato tutti i loro sforzi. Queste manifeste qualità dell’anima sconcertano i loro conterranei per la resistenza con cui sopportano gli assalti così ferocemente e implacabilmente scatenati contro di loro. Come altrimenti spiegare che così pochi siano stati capaci di resistere a così tanti così a lungo? Come altrimenti avrebbero potuto risvegliare l’attiva preoccupazione del mondo quando letteralmente ognuno di loro è sotto minaccia di morte? La tragedia dell’Iran è che gli aggressori finora non sono riusciti a vedere che i principi divini, per i quali questi perseguitati hanno sacrificato i loro possedimenti e persino la loro vita, contengono esattamente quelle soluzioni che darebbero soddisfazione alle struggenti necessità di una popolazione nell’ora del malcontento. Ma non vi è alcun dubbio che la sistematica tirannia, a cui i nostri amici iraniani sono stati così crudelmente soggetti, alla fine si assoggetterà al Potere dell’Onni-potente guidando per misteriose vicende verso il loro preordinato destino in tutta la sua promessa gloria.
Quanto agli altri obiettivi della strategia degli affari esterni, le linee di azione sono state guidate da quattro temi: diritti umani, condizione della donna, prosperità globale e sviluppo morale. Abbiamo registrato un enorme passo avanti nel lavoro per i diritti umani e la condizione della donna. Quanto al primo, l’Ufficio alle Nazioni Unite ha portato avanti un programma creativo di educazione ai diritti umani che finora è servito a preparare al lavoro diplomatico non meno di 99 Assemblee Spirituali Nazionali. Quanto alla condizione della donna, l’esistenza di 52 uffici nazionali per il progresso della donna, i contributi di numerose donne e uomini bahá’í a convegni e seminari a tutti i livelli, la scelta di rappresentanti bahá’í per posizioni importanti in comitati di organizzazioni non governative fondamentali, inclusa quella che serve al Fondo Sviluppo per la Donna delle Nazioni Unite, mostrano come i seguaci di Bahá’u’lláh promuovono assiduamente il Suo principio della parità di donna e uomo.
Nel frattempo uno spiegamento di iniziative sta disseminando informazione sulla Fede Bahá’í ad un pubblico variegato. Fra di esse iniziative innovative quali: il lancio del sito Web «The Bahá’í World», che ha già una media di 25 mila visite al mese; la pubblicazione di un documento intitolato «Chi scrive il futuro?», che aiuta gli amici ovunque a parlare di problemi contemporanei; la trasmissione da novembre sul World Wide Web di «Payam-e-Doost», il programma radio in lingua persiana trasmesso un’ora alla settimana nell’area metropolitana di Washington D.C., un programma che è disponibile a qualsiasi ora in tutto il mondo su Internet e la realizzazione di un programma televisivo molto originale che applica i principi morali ai problemi di ogni giorno, che si è conquistato un caloroso sostegno da parte di autorità governative in Albania, Bosnia-Herzegovina, Bulgaria, Croazia, Ungheria, Romania, Slovenia e nell’ex Repubblica jugoslava della Macedonia.
Un fenomeno che si è andato affermando con la chiusura del secolo è che i popoli del mondo si sono levati a esprimere le loro aspirazioni tramite la cosiddetta «organizzazione di una società civile». Deve essere fonte di grande soddisfazione per i bahá’í di ogni dove che la Bahá’í International Community, come ong che rappresenta uno spaccato di umanità, si è conquistata molta fiducia come fattore unificante in discussioni di alto livello volte a dar forma al futuro dell’umanità. Il nostro principale rappresentante alle Nazioni Unite è stato nominato co-presidente del Comitato per le Organizzazioni Non Governative, creato dal Consiglio Economico e Sociale – una posizione che dà alla Bahá’í International Community un ruolo dominante nell’organizzazione del Millenium Forum. Questo incontro, indetto dal Segretario Generale dell’ONU Kofi Annan e previsto per maggio, darà a organizzazioni per una società civile l’opportunità di formulare punti di vista e raccomandazioni su problemi mondiali che saranno esaminati nel susseguente Vertice del millennio a settembre di quest’anno che sarà presenziato da capi di stato e di governo.
Il risveglio dell’umanità alla dimensione spirituale dei cambiamenti in atto nel mondo ha un significato speciale per i bahá’í. Si è intensificato il dialogo interreligioso. Nel corso del Piano quadriennale esso ha coinvolto sempre più la Fede come partecipante riconosciuto. Il Parlamento delle Religioni Mondiali, tenutosi a Città del Capo il dicembre scorso, ha raccolto circa seimila partecipanti, fra i quali c’era una forte delegazione bahá’í. I bahá’í hanno offerto i loro servigi nel Consiglio Direttivo Sudafricano e Internazionale che avevano progettato l’evento. L’interesse da parte dei bahá’í per l’occasione derivava in particolare dal fatto che la prima menzione del Nome di Bahá’u’lláh in un incontro pubblico in Occidente aveva avuto luogo davanti al Parlamento tenuto a Chicago nel 1893. Due eventi interreligiosi avvenuti in Giordania a novembre includevano i bahá’í come partecipanti su invito: un convegno su conflitto e religione nel Medio Oriente e l’incontro annuale della Conferenza Mondiale su Religione Pace. Rappresentanti bahá’í hanno partecipato a eventi nella Città del Vaticano e a New Delhi patrocinati dalla Chiesa Cattolica Romana; nella seconda occasione, alla presenza di Papa Giovanni Paolo II, il Consigliere Zena Sorabjee era uno dei rappresentanti delle religioni che ha parlato ai convenuti. Nel Regno Unito, la Fede è stata esposta in pubblico quando i rappresentanti bahá’í si sono uniti ai membri di altre otto religioni mondiali in una celebrazione interreligiosa del nuovo millennio alla Royal Gallery a Westminster Palace dove, alla presenza della Famiglia Reale, del Primo Ministro, dell’Arcivescovo di Canterbury e di altre persone eminenti, è stato fatto riferimento all’incontro delle «nove principali religioni del Regno Unito». In Germania per la prima volta i bahá’í sono stati inclusi in un dialogo interreligioso. Questo ha invertito un annoso atteggiamento delle confessioni cristiane, che avevano evitato contatti con la Fede a causa di un libro scritto da un violatore del Patto e pubblicato da una casa editrice luterana nel 1981. Il rimedio è stato fornito da una confutazione accademica di 600 pagine scritta da tre bahá’í e pubblicata nel 1995 da un famoso editore non bahá’í, che ha rappresentato una schiacciante vittoria per la comunità tedesca bahá’í. Una sua traduzione in inglese è stata pubblicata nell’ultimo anno del Piano. Il dialogo interreligioso ha preso una forma inusitata quando a Lambeth Palace nel 1998 rappresentanti della Banca Mondiale e di nove religioni mondiali si sono incontrati portando alla creazione del World Faiths Development Dialogue. Scopo conclamato del Dialogo è cercare di creare un ponte sul divario fra le comunità religiose e la Banca Mondiale, al fine di permettere loro di lavorare con maggior efficacia per vincere la povertà nel mondo. La frequenza e ampiezza degli incontri interreligiosi rappresentano un fenomeno nuovo nella relazione fra le religioni. È evidente che le varie comunità religiose stanno sforzandosi di raggiungere quello spirito di amicizia e fratellanza che Bahá’u’lláh aveva ingiunto ai Suoi seguaci di mostrare verso i seguaci di altre religioni.
L’impegno concentrato della comunità bahá’í in questi quattro anni ha avuto luogo in un periodo in cui la società in generale si cimenta con un torrente di interessi conflittuali. In questo breve ma assai dinamico periodo di tempo, le forze in atto nella comunità bahá’í e in tutto il mondo sono avanzate con incessante accelerazione. Sulla loro scia sono venuti allo scoperto in modo più evidente quei fenomeni sociali cui alludeva Shoghi Effendi. Più di sei decenni fa, egli aveva richiamato l’attenzione sui «processi contemporanei di ascesa e di caduta, di integrazione e di disintegrazione, di ordine e di caos, con le loro continue reciproche reazioni». Questi due processi gemelli non sono continuati isolati da quelli specifici della comunità bahá’í, ma talora sono avanzati in un modo che invitava, come già dimostrato, il coinvolgimento diretto della Fede. Essi sembravano correre lungo i lati opposti dello stesso tratto di tempo. Da un lato, guerre fomentate da conflitti religiosi, politici, razziali o tribali infuriavano in una quarantina di luoghi; un improvviso, totale collasso dell’ordine civile paralizzava una serie di paesi; il terrorismo come arma politica diventava epidemico; l’ondata travolgente di reti criminali internazionali creava allarme. Eppure, dal lato opposto, venivano fatti seri tentativi di mettere in atto ed elaborare i metodi della sicurezza collettiva, richiamando alla mente una delle disposizioni di Bahá’u’lláh per il mantenimento della pace; si lanciava l’appello per la creazione di un tribunale per i crimini internazionali, un’altra azione che concorda con le aspettative bahá’í; i leader del mondo prevedono di riunirsi in un Vertice del millennio al fine di concentrare l’attenzione sulla necessità imperativa di un sistema adeguato per trattare i problemi mondiali; nuovi metodi di comunicazione hanno aperto a tutti la strada per comunicare con chiunque nel pianeta. La disintegrazione economica in Asia ha minacciato di destabilizzare l’economia mondiale, ma ha sollecitato sforzi per rimediare alla situazione immediata e anche per trovare vie che apportino un senso di equità nell’ambito del commercio e della finanza internazionali. Questi non sono che alcuni esempi delle due tendenze contrastanti, ma interattive che operano nello stesso momento, confermando l’ispirato riepilogo di Shoghi Effendi sulle forze in atto nel piano maggiore di Dio, «i cui scopi finali sono l’unità del genere umano e la pace di tutta l’umanità».
A conclusione di questi quattro anni carichi di eventi, siamo arrivati alla portentosa convergenza di fine e inizio nelle misure del tempo gregoriano e dell’era bahá’í. In un caso, questa convergenza comporta la chiusura del ventesimo secolo e, in un altro, apre un nuovo stadio nello svolgimento dell’Età Formativa. La prospettiva che si trae da questi due ordini di tempo ci spinge a riflettere su una visione di sincronizzazione delle tendenze che forgiano il mondo, e a farlo nel contesto dell’intuizione tracciata così vividamente da Shoghi Effendi all’inizio dell’Arco da lui concepito. Nel corso del Piano, questa visione ha assunto una magnifica chiarezza con l’avanzamento dei progetti di costruzione sul Monte Carmelo, con gli audaci passi intrapresi da leader mondiali verso la creazione di strutture per una pace politica mondiale, e con lo sviluppo da parte di istituzioni locali e nazionali bahá’í di nuovi livelli nella loro evoluzione. Portiamo con noi un ricordo sacro e duraturo del ventesimo secolo che stimola le nostre energie mentre traccia il nostro cammino: è di quel momento embrionale nella storia del-l’umanità quando il Centro del Patto di Bahá’u’lláh, nel corso di un ministero senza paralleli, tracciò l’architettura di un nuovo Ordine Mondiale e quando, in seguito, nel corso di alcuni degli anni più devastanti, il Custode della Fede dedicò le sue energie migliori ad erigere le strutture di un Sistema Amministrativo che, alla fine del secolo, si offre agli occhi del mondo nell’interezza della sua forma essenziale. Veniamo così ad un ponte fra tempi diversi. Le capacità sviluppate attraverso un secolo di lotte e sacrifici da una manciata di amanti innamorati di Bahá’u’lláh devono ora essere applicate agli inevitabili compiti rimasti per l’Età Formativa, le cui molte epoche di ininterrotto lavoro porteranno a quell’Età dell’oro della nostra Fede quando la Più Grande Pace abbraccerà la terra.
Questo Ridvan diamo il via ad un Piano di dodici mesi. Per quanto breve, deve essere e sarà sufficiente a compiere certi compiti vitali e a porre le basi per lo stacco dei prossimi vent’anni del Piano divino del Maestro. Ciò che è stato iniziato con tanta cura quattro anni fa – l’acquisizione sistematica di conoscenza, di qualità e capacità di servizio – deve essere aumentato. Ovunque esistono, istituti nazionali e regionali devono attivare al massimo i programmi e i sistemi che hanno adottato. Vanno formati nuovi istituti là dove se ne sia rivelata la necessità. Occorre fare passi più grandi per sistematizzare il lavoro di insegnamento intrapreso tramite iniziative individuali e patrocinio istituzionale. È in parte a questo scopo che in varie aree di ogni continente i Consiglieri e le Assemblee Nazionali hanno creato dei «Programmi di crescita di area». Il risultato fornirà una massa di esperienza che andrà a beneficio dei Piani futuri. L’individuo, le istituzioni e la comunità locale sono chiamati a concentrare l’attenzione su questi compiti essenziali, così da essere preparati appieno per l’impresa di cinque anni che inizierà a Ridvan 2001 – un’impresa che porterà il mondo bahá’í nell’avanzamento del processo dell’entrata in truppe.
Ma al di là dell’attenzione prevista per questi compiti, va affrontata una pressante sfida: i nostri figli devono essere nutriti spiritualmente e integrati nella vita della Causa. Non devono essere lasciati trasportare in un mondo così carico di pericoli mortali. I bambini, nello stato attuale della società, hanno davanti un destino crudele. Milioni e milioni in paese dopo paese sono socialmente disadattati. I bambini si trovano estraniati dai genitori e dagli altri adulti, sia che vivano in condizioni di ricchezza che di povertà. Questo estraniamento affonda le radici in un egoismo che nasce dal materialismo, che è il nucleo della mancanza di Dio che ha colto i cuori della gente di ogni dove. Il disadattamento sociale dei bambini nel nostro tempo è un chiaro segno di una società in declino; questa condizione non è però limitata a questa o quella razza, classe, nazione o condizione economica – le riguarda tutte. Ci piange il cuore vedere che in tante parti del mondo bambini vengono utilizzati come soldati, sfruttati come manovali, venduti ad una schiavitù virtuale, costretti alla prostituzione, fatti oggetto di pornografia, abbandonati da genitori concentrati sui propri desideri, e soggetti ad altre forme di sfruttamento troppo numerose da menzionare. Molti di questi orrori sono inflitti dai genitori stessi ai propri figli. Il danno spirituale e psicologico è incalcolabile. La nostra comunità mondiale non può sfuggire alle conseguenze di queste condizioni. Questa presa di coscienza ci deve spingere tutti ad un urgente e continuato sforzo nell’interesse dei bambini e del futuro.
Le attività per bambini, anche se sono state parte dei Piani passati, sono state insufficienti rispetto ai bisogni. L’educazione spirituale di bambini e giovanissimi sono di capitale importanza per l’ulteriore progresso della comunità. È quindi imperativo rimediare a questa carenza. Gli istituti devono con certezza includere nei loro programmi la formazione di insegnanti per classi di bambini, che possano mettere il loro servizio a disposizione delle comunità locali. Ma anche se è essenziale fornire una educazione spirituale e scolastica per bambini, ciò non rappresenta che una parte di ciò che si deve intraprendere per sviluppare il loro carattere e modellare la loro personalità. Esiste anche la necessità che individui e istituzioni ad ogni livello, vale a dire la comunità nel suo insieme, mostrino verso i bambini un atteggiamento adeguato ed abbiano un interesse generale per il loro benessere. Tale atteggiamento deve essere assai distante da quello di un ordine in rapido declino.
I bambini sono il tesoro più prezioso che una comunità possiede, perché in loro stanno la promessa e la garanzia del futuro. Essi portano i semi del carattere della società futura che è il larga misura modellata secondo ciò che gli adulti, che formano la comunità, fanno o mancano di fare rispetto ai bambini. Essi sono un patrimonio che nessuna comunità può impunemente trascurare. Un amore senza riserve per i bambini, il modo di trattarli, la qualità dell’attenzione mostrata loro, lo spirito del comportamento degli adulti verso di loro – tutto questo rientra negli aspetti vitali del-l’atteggiamento richiesto. L’amore richiede disciplina, il coraggio di abituare i bambini alle difficoltà, non indulgere ai loro capricci o lasciarli interamente liberi di agire come vogliono. Occorre mantenere un’atmosfera in cui i bambini sentano di appartenere alla comunità e di condividerne gli scopi. Devono amorevolmente ma insistentemente essere guidati a vivere secondo i modelli bahá’í, a studiare e a insegnare la Causa in modi adatti alle loro circostanze.
Tra i giovani della comunità vi sono i cosiddetti giovanissimi, di età fra i 12 e i 15 anni. Rappresentano un gruppo speciale con bisogni speciali in quanto stanno in qualche modo tra infanzia e giovinezza mentre avvengono entro di loro molti cambiamenti. Occorre dedicare un’attenzione creativa per coinvolgerli in programmi di attività che assorbano i loro interessi, modellino la loro capacità di insegnare e servire e li coinvolgano in interazioni sociali con giovani di età superiore. L’uso delle arti in forme varie può essere di grande valore in tale attività.
Ed ora desideriamo rivolgere alcune parole ai genitori che hanno la responsabilità primaria di allevare i loro figli. Ci appelliamo a loro affinché diano costante attenzione all’educazione spirituale dei loro figli. Alcuni genitori sembrano pensare che questa sia una responsabilità esclusiva della comunità; altri credono che, per preservare l’indipendenza dei figli di cercare la verità, la Fede non debba essere insegnata loro. Altri ancora si sentono inadeguati ad assumersi tale compito. Nessuno di essi è corretto. L’amato Maestro ha detto che «è imposto al padre e alla madre il dovere di fare tutto il possibile per educare figlie e figli» e aggiunge che «se trascureranno ciò, saranno ritenuti responsabili e degni di biasimo al cospetto del severo Signore». I genitori, indipendentemente dal loro grado di istruzione, sono in una posizione critica per formare lo sviluppo spirituale dei loro figli. Non devono mai sottovalutare la propria capacità di modellare il carattere morale dei loro figli. Perché esercitano un’influenza indispensabile tramite l’ambiente di casa che essi coscientemente creano con il loro amore per Dio, con il loro sforzo di aderire alle Sue leggi, con lo spirito di servizio alla Sua Causa, con la mancanza di fanatismo e con la libertà dagli effetti corrosivi della maldicenza. Ogni genitore che sia un credente nella Bellezza Benedetta ha la responsabilità di comportarsi in modo da suscitare la spontanea obbedienza ai genitori a cui gli Insegnamenti danno un valore così elevato. Naturalmente i genitori, oltre agli sforzi fatti a casa, devono sostenere le classi per bambini bahá’í fornite dalla comunità. Va inoltre ricordato che i bambini vivono in un mondo che li informa di dure realtà tramite diretta esperienza con gli orrori appena descritti o attraverso l’inevitabile esposizione al bersagliamento dei mass media. Molti di loro sono quindi costretti a maturare prematuramente, e fra di loro esistono quelli che cercano dei modelli e una disciplina con cui guidare la propria vita. I bambini bahá’í, davanti a questo tetro sfondo di una società decadente, devono brillare come emblemi per un futuro migliore.
Siamo in viva aspettativa pensando a quando i Consiglieri Continentali si riuniranno in Terra Santa nel gennaio 2001 in un’occa-sione che celebrerà l’inaugurazione della sede permanente del Centro Internazionale di Insegnamento sulla Collina di Dio. I membri del Consiglio ausiliare di tutto il mondo parteciperanno con loro a quello che senza dubbio si rivelerà come uno degli eventi storici dell’Età Formativa. La convergenza di una tale costellazione di funzionari bahá’í deve per la sua stessa natura produrre benefici incalcolabili per una comunità che ancora una volta sarà prossima alla fine di un Piano e sulla strada di un altro. Quando ne contempliamo le implicazioni, rivolgiamo il cuore con gratitudine alle carissime Mani della Causa di Dio ‘Alí-Akbar Furútan e ‘Alí-Muhammad Varqá, che con la loro permanenza in Terra Santa tengono alta la fiaccola del servizio che l’amato Custode ha acceso nel loro cuore.
Con questo Piano di Dodici Mesi, attraversiamo un ponte senza ritorno. Lanciamo questo Piano nell’assenza terrena di Amatu’l-Bahá Ruhíyyih Khánum. È rimasta con noi fino alla fine virtuale del ventesimo secolo come un raggio della luce che ha brillato durante quell’incomparabile periodo nella storia della razza umana. Nelle Tavole del Piano Divino, il Maestro lamentava la Sua impossibilità di viaggiare in lungo e in largo nel mondo per lanciare il Divino richiamo, e nell’intensità del Suo rammarico vergò queste parole di speranza: «Piaccia a Dio che lo facciate voi». Amatu’l-Bahá rispose con sconfinata energia, toccando i luoghi più disparati della terra nei 185 paesi che ebbero il privilegio di ricevere i suoi inimitabili doni. Il suo esempio, che per sempre manterrà il suo splendore, illumina migliaia e migliaia di cuori in tutto il pianeta. Davanti all’inadeguatezza di ogni altro gesto, non potremmo allora tutti dedicare i nostri umili sforzi durante questo Piano alla memoria di una per la quale insegnare era lo scopo primario, la perfetta gioia della vita?
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIANote bahá’í, anno XVIII, n. 3-4 (Mirza-aprile 2000), p. 1-5.
22Al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri
Amatissimi amici,cinque anni fa ci eravamo appellati al corpo del Consiglieri riuniti in Terra Santa affinché aiutasse il mondo bahá’í a comprendere e a farsi carico delle sfide della crescita sistematica. I brillanti risultati del Piano di Quattro Anni testimoniano la calorosa risposta ottenuta. Oggi, da parte vostra chiediamo uno sforzo altrettanto grande al fine di assicurare il lancio con successo del Piano di Cinque Anni.
Nelle vostre delibere sulla natura di questo nuovo stadio nella realizzazione del Piano Divino, avete bisogno di tener conto del-l’ampiezza dei cambiamenti che avvengono nei destini della Fede. Al Centro Mondiale la costruzione dei grandi edifici che ora gravitano sull’Arco rappresenta un passo primario nel consolidamento di un Ordine Amministrativo divinamente stabilito. Il Piano di Quattro Anni ha visto un notevole aumento delle capacità istituzionali delle comunità bahá’í in ogni continente. L’evoluzione delle Assemblee Spirituali Nazionali e Locali ha visibilmente accelerato e i Consigli Regionali – là ove formati – hanno apportato nuove energie ed efficacia al lavoro della Causa. Con la nascita e la fioritura di oltre 300 istituti di formazione la Fede possiede ora un potente strumento per sviluppare le risorse umane necessarie per sostenere espansione e consolidamento su larga scala. Inoltre è aumentata di molto l’abilità della comunità bahá’í di influenzare il corso degli affari umani, sia tramite i suoi contatti con governi e organizzazioni della società civile sia tramite il suo impegno nello sviluppo socio-economico. La Causa di Bahá’u’lláh si pone alla soglia di una nuova epoca, in un momento storico in cui, malgrado confusione e scoppi di nuova ostilità, il mondo ha fatto passi veri verso la pace. È chiaramente visibile una crescente ricettività al Suo Spirito risplendente che tutto pervade.
Lo scopo del Piano di Cinque Anni continuerà ad essere l’avan-zamento del processo di entrata in truppe – in realtà lo scopo delle serie di Piani che porteranno la comunità verso la fine del primo secolo dell’Età Formativa. L’accelerazione di questo processo vitale sarà raggiunta tramite attività sistematiche da parte dei tre protagonisti del Piano: il singolo credente, le istituzioni e la comunità.
L’Istituto di formazioneUn’analisi minuziosa del Piano di Quattro Anni, recentemente preparata per noi dal Centro Internazionale di Insegnamento, dimostra che l’istituto di formazione è efficace non solo per evidenziare le capacità dell’individuo, ma anche per vitalizzare comunità e istituzioni. Lo sviluppo continuativo di istituti di formazione nei vari paesi e territori del mondo, quindi, deve essere una caratteristica centrale del nuovo Piano.
Gli istituti, attingendo alla ricca esperienza ora accumulata in questo campo di impegno, dovranno fornire alle loro comunità un fiume costante di risorse umane che servano nel processo di entrata in truppe. In tutto il mondo sono stati già messi alla prova con successo gli elementi di un sistema che può rispondere al bisogno di formare vasti numeri di credenti. I circoli di studio, rafforzati da corsi di ampliamento e campagne speciali, hanno dimostrato la loro capacità di offrire una struttura al processo di educazione spirituale di base. Ormai è più che chiaro il valore di una serie di corsi, uno dopo l’altro secondo un modello logico, ognuno costruito sulla base dei risultati realizzati dai precedenti. Stanno emergendo modelli vari che fanno comprendere fino in fondo come tali serie possono essere usate per creare programmi di formazione. In un caso la serie principale, proprio come il tronco di un albero, sostiene corsi che si diramano da essa, dove ogni ramo è dedicato ad un certo campo specifico di formazione. In un altro, corrono in parallelo varie linee di corsi, ognuna con il suo scopo specifico. Gli istituti faranno bene ad esaminare questi elementi e visioni e utilizzarli in un modo che rispondano alle opportunità loro offerte.
All’inizio del Piano di Dodici Mesi sottolineavamo la necessità che i bambini bahá’í siano nutriti spiritualmente e integrati nella vita della Causa. Tutto indica nella risposta degli amici fino ad ora che un’accresciuta consapevolezza dell’importanza dell’educazio-ne del bambino sarà in effetti un segno caratteristico di questo breve ma significativo Piano. Alle classi per bambini bahá’í è stato dato un nuovo impulso. L’aumentata consapevolezza inoltre ha portato alla luce opportunità per offrire educazione morale e spirituale ai bambini in generale, come esemplificato dal successo degli sforzi per introdurre corsi sulla Fede Bahá’í nei programmi dei sistemi scolastici ufficiali.
Un segno particolarmente incoraggiante è che gli istituti stanno dando sempre maggiore enfasi alla preparazione di insegnanti di classi per bambini. Altre misure sono parimenti essenziali se in tutto il mondo si vogliono offrire nelle comunità bahá’í classi regolari per ogni età. In alcuni paesi si sono creati comitati nazionali e regionali per aiutare le Assemblee Spirituali Locali ad assolvere le loro responsabilità di educare i bambini. In questi paesi la relazione tra comitati e istituto di formazione si evolverà costantemente man mano che si acquisirà esperienza, consentendo a ciascun ente di migliorare il lavoro dell’altro. Ma vi sono molti paesi in cui l’istituto è la sola struttura che sviluppa la capacità di organizzare e mantenere corsi in località dopo località. Dato che questo approccio funziona bene con giovani e adulti, e sempre più con i giovanissimi, non vi è motivo che l’istituto di formazione non possa, ove necessario, prendersi cura anche di responsabilità similari in relazione ai bambini. Come regola generale gli istituti non si occupano di amministrazione di piani e di programmi di espansione e consolidamento. Però tenere classi per bambini è un’impresa unica, di particolare urgenza. In quei paesi dove viene dato questo compito agli istituti, essi diventano un centro di apprendimento intensamente impegnato nell'educazione spirituale degli amici dalla più tenera età all'età adulta.
Iniziative personali nel campo dell’insegnamentoCon il rafforzamento del lavoro degli istituti, ora bisogna concentrarsi ovunque sulla sistematizzazione delle attività di insegnamento. Nel documento “L’Istituzione dei Consiglieri” appena pubblicato, sottolineiamo il ruolo che i membri del Consiglio Ausiliario e i loro assistenti svolgono nell’aiutare gli amici ad affrontare questa sfida, a livello tanto di iniziativa individuale quanto di volontà collettiva. Gli individui, mentre progrediscono tramite i corsi degli istituti, approfondiscono la loro conoscenza della Fede, acquistano visione e capacità di servire. Alcuni dei corsi dedicati all’insegnamento senza dubbio tratteranno l’argomento in termini generali. Altri si concentreranno sui vari modi di condividere il messaggio di Bahá’u’lláh con settori specifici della società, utilizzando la saggezza raccolta dagli sforzi degli amici nel campo dell’insegnamento. Questo processo combinato di azione, apprendimento e formazione doterà le comunità di un sempre crescente numero di insegnanti della Causa capaci ed entusiasti.
Naturalmente la formazione da sola non necessariamente porta ad un aumento subitaneo delle attività di insegnamento. In ogni campo di servizio gli amici necessitano di continuo incoraggiamento. Quello che ci aspettiamo è che i membri del Consiglio Ausiliario, insieme ai loro assistenti, meditino in modo particolare su come poter coltivare l’iniziativa individuale, particolarmente nel campo dell’insegnamento. Quando formazione e incoraggiamento sono efficaci, viene coltivata un cultura di crescita nella quale i credenti vedono il loro dovere di insegnare come una conseguenza naturale del fatto di aver accettato Bahá’u’lláh. Essi “levano alta la sacra torcia della fede”, secondo il desiderio di ‘Abdu’l-Bahá, “lavorano incessantemente, giorno e notte”, e “consacrano ogni fuggevole momento della loro vita alla diffusione delle divine fragranze e all’esaltazione della sacra Parola di Dio.” Il loro cuore viene talmente infiammato dal fuoco dell’amore di Dio che chiunque li avvicina ne sente il calore. Essi si sforzano di essere canali dello spirito, puri di cuore, dimentichi di sé e umili, forti della certezza e del coraggio che derivano dalla fiducia in Dio. In una cultura di questo tipo l’insegnamento è la passione dominante della vita dei credenti. Non c’è posto per la paura di fallire. Le norme che prevalgono sono appoggio reciproco, impegno ad apprendere e valutazione della diversità nelle azioni.
Programmi sistematici di crescitaNei prossimi mesi aiuterete le comunità nazionali, le cui caratteristiche sono molto diverse, a formulare piani di crescita sistematica. Vi sono molti paesi in cui l’aumentata capacità istituzionale, particolarmente a livello multiregionale, rende ora possibile concentrare l’attenzione su aree geografiche più piccole. La maggioranza di queste ultime consiste di un gruppo di villaggi e cittadine, ma talora un’area di questo tipo può essere formata da una grande città e i suoi sobborghi. Tra i fattori che determinano i confini di un gruppo di località ci sono la cultura, la lingua, i mezzi di trasporto, le infrastrutture e la vita sociale ed economica degli abitanti. Le aree in cui si divide una regione cadranno in svariate categorie di sviluppo. Alcune non saranno ancora aperte alla Fede, mentre altre comprenderanno alcune località e gruppi isolati; in altre ancora, comunità ormai formate acquisiranno forza tramite un vigoroso processo di istituti; e infine, in poche comunità forti di credenti approfonditi saranno nella posizione di affrontare le sfide di un’espansione e un consolidamento sistematico e accelerato.
Una volta identificate le varie categorie, i piani nazionali di questi paesi avranno bisogno di prevedere un’apertura progressiva di aree vergini tramite l’invio di pionieri interni. Tali mete possono essere raggiunte con relativa facilità se i pionieri sono esperti in programmi di istituto e sono capaci di usare i relativi metodi e materiali per creare un gruppo di credenti devoti che possono portare avanti il lavoro della Fede in un’area. Prezioso veramente il privilegio di coloro che, negli anni che restano del primo secolo del-l’Età Formativa, pongono la loro fiducia in Dio e si levano con fervore per marciare all’avanguardia per portare la luce della guida divina in ogni parte del loro paese. È nostra speranza che questo appello per pionieri interni generi grande entusiasmo tra gli amici e apra davanti ai loro occhi un nuovo panorama di possibilità di servire la Fede.
Secondo questo schema i piani nazionali avranno anche bisogno di includere misure per il rafforzamento di altre aree che, anche se già aperte alla Fede, non hanno ancora raggiunto il livello di sviluppo che le prepari ad un’attività intensiva. In quelle aree in cui esistono comunità forti con un corpo di credenti approfonditi, si devono senza indugio organizzare programmi sistematici per l’espansione e il consolidamento della Fede. Abbiamo già comunicato che il Centro Internazionale di Insegnamento ha identificato alcuni modelli di crescita adatti ad aree geografiche relativamente piccole. Da allora ha analizzato svariati progetti pilota in varie parti del mondo e i risultati sono assai incoraggianti. Le lezioni apprese forniscono ora un insieme di esperienze per il lancio di programmi per la crescita sistematica in area dopo area. Quando vi consulterete su questo argomento con Assemblee Spirituali Nazionali e Consigli Regionali, vogliate tenere informato il Centro di Insegnamento.
È importante che le comunità nazionali non si precipitino a creare programmi intensivi in un’area prima che le condizioni siano propizie. Queste condizioni includono: un alto livello di entusiasmo nell’ambito di un gruppo piuttosto grande di credenti devoti e capaci che comprendono i presupposti della crescita sostenibile e sentono il programma come proprio; una certa esperienza basilare da parte di alcune comunità dell’area nel tenere classi per l’educazione spirituale del bambini, incontri di preghiera e Feste del Diciannovesimo Giorno; l’esistenza di un grado ragionevole di capacità amministrativa almeno in alcune Assemblee Spirituali Locali; il coinvolgimento attivo di svariati assistenti dei membri del Consiglio Ausiliario nella promozione della vita comunitaria; uno spiccato spirito di collaborazione tra le varie istituzioni che lavorano nell’area; e soprattutto, la presenza forte dell’istituto di formazione con uno schema di coordinamento che sostenga la moltiplicazione sistematica dei circoli di studio.
Programmi iniziati in aree di questo tipo devono mirare ad alimentare una crescita sistematica costruendo la necessaria capacità a livello di individuo, istituzione e comunità. Questi programmi, lungi dal richiedere piani grandiosi ed elaborati, devono concentrarsi su alcune misure che nel corso degli anni si sono dimostrate indispensabili per un’espansione e un consolidamento su larga scala. Il successo dipenderà dal modo in cui vengono integrate linee di azioni e dal modo di apprendimento che viene adottato. La realizzazione di un programma di questo tipo richiederà la stretta collaborazione dell’istituto, dei membri del Consiglio Ausiliario e dei loro assistenti e del Comitato Insegnamento di Area.
Il fulcro del programma deve essere un processo solido e continuo di espansione, unito ad un ugualmente forte processo di sviluppo delle risorse umane. Occorre portare avanti una gamma di attività di insegnamento che comprendano sia attività intraprese dal singolo sia campagne promosse dalle istituzioni. Con l’au-mento del numero di credenti nell’area, una consistente percentuale deve ricevere formazione dall’istituto, e le loro capacità devono essere dirette verso lo sviluppo di comunità locali.
Il nostro messaggio del 26 dicembre 1995 che delineava i punti salienti del Piano di Quattro Anni faceva riferimento agli stadi attraverso i quali una comunità passa quando si sviluppa. L’espe-rienza raccolta negli anni seguenti lavorando con comunità a stadi diversi sarà utile per i programmi di crescita. Uno dei primi passi nel realizzare il programma può essere benissimo un’indagine per determinare la condizione di ogni località dell’area. Una delle mete iniziali per ogni comunità deve essere la creazione di circoli di studio, classi per bambini e incontri di preghiera, aperti a tutti gli abitanti del luogo. L’osservanza della Festa del Diciannovesimo Giorno deve avere il peso dovuto e si deve fare uno sforzo adeguato per rafforzare le Assemblee Spirituali Locali. Una volta che le comunità sono capaci di mantenere vive le attività di base della vita bahá’í, un modo naturale per portare avanti il loro consolidamento è l’introduzione di piccoli progetti di sviluppo socio-economico – ad esempio, un progetto di alfabetizzazione, un progetto per il progresso della donna o di conservazione ambientale, o perfino una scuola di paese. Con l’acquisizione di maggiore forza, la responsabilità di aumentare il numero di linee di azione va passata alle Assemblee Spirituali Locali.
Nel corso di questo lavoro, bisognerà organizzare incontri periodici di consultazione nell’area per riflettere sulle problematiche, prendere in considerazione modifiche e tenere vivi entusiasmo e unità di pensiero. L’approccio migliore è formulare piani per alcuni mesi alla volta, iniziando con una o due linee di azione e aumentando gradualmente la complessità. Coloro che sono attivamente coinvolti nella realizzazione dei piani, che siano membri o meno di istituzioni, vanno incoraggiati a partecipare a pieno titolo alle consultazioni. Saranno necessari anche altri incontri a livello di area. Alcuni di questi daranno l’occasione per condividere esperienze e ulteriore formazione. Altri si concentreranno sull’uso delle arti e sull’arricchimento della cultura. Questi incontri tutti insieme sosterranno un intenso processo di azione, consultazione e apprendimento.
Gli amici che partecipano a questi programmi intensivi di crescita devono tenere a mente che lo scopo è assicurare che la Rivelazione di Bahá’u’lláh raggiunga le masse dell’umanità e permetta loro di realizzare un progresso spirituale e materiale tramite l’ap-plicazione degli Insegnamenti. Svariate persone nel mondo sono pronte, anzi desiderano, le benedizioni che solo Bahá’u’lláh può far scendere su di esse una volta che si siano impegnate a costruire la nuova società che Egli ha previsto. Le comunità bahá’í, nell’ap-prendere a rendere sistematico il loro lavoro d’insegnamento su larga scala, stanno diventando più preparate a rispondere a questo desiderio. Non possono tirarsi indietro da qualunque sforzo o sacrificio siano chiamate a offrire.
Un’impresa spiritualeÈ chiaro che lo schema appena descritto, mentre è adatto per molte comunità nazionali, non può essere applicato ad ogni situazione. Contiamo sulla capacità delle istituzioni bahá’í di creare piani che, se non dovessero riflettere l’intero schema descritto, comprenderanno almeno elementi della sua visione, a seconda delle circostanze di ogni comunità nazionale. Naturalmente le comunità bahá’í sono impegnate in una gamma di impegni indispensabili quali attività di informazione al pubblico, proclamazione, lavoro di relazioni esterne, produzione di letteratura e complessi progetti socio-economici. È assai probabile che i piani, via via che vengono delineati, affronteranno anche queste sfide.
La natura del processo di pianificazione con cui aiuterete gli amici è per molti aspetti unica. Il suo fulcro è un processo spirituale in cui comunità e istituzioni si sforzano di allineare le loro imprese con la Volontà di Dio. Il Piano Maggiore di Dio è in atto e le forze che genera spingono l’umanità verso il suo destino. Le istituzioni della Fede, nei propri piani di azione, devono cercare di vedere con chiarezza il funzionamento di queste grandi forze, esplorare le potenzialità dei popoli che servono, misurare le risorse e le forze delle loro comunità e intraprendere passi pratici per conquistarsi la partecipazione incondizionata dei credenti. Alimentare questo processo è la sacra missione che vi è affidata. Abbiamo totale fiducia nella vostra capacità di realizzarla. Possa Bahá’u’lláh benedirvi e sostenervi tramite la Sua grazia infallibile e le Sue potenti confermazioni.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIAsiamo ricolmi di un senso di trionfo quando riflettiamo sul significato dell’insediamento da parte del Centro Internazionale per l’Insegnamento nella sua sede permanente sulla Montagna del Signore. Questa occasione segna l’inizio di quello che le future generazioni considereranno uno splendido capitolo negli annali della nostra Fede.
Quale gioia che le Mani della Causa di Dio ‘Ali-Akbar Furútan e ‘Ali-Muhammad Varqá siano in grado di partecipare a questa cerimonia! Riconosciamo il grande debito di gratitudine – a loro e a quelli del loro elevato rango che sono scomparsi – per la vasta parte che hanno svolto in ciò che siamo venuti a celebrare.
E quanto è giusto ed opportuno che i Consiglieri Continentali e i loro collaboratori provenienti dai cinque continenti siano qui a testimoniare un avvio così promettente! La presenza dei membri del Consiglio ausiliare è un aspetto così inusuale dell’incontro che ci sentiamo spinti a rivolgere particolarmente a loro le nostre osservazioni. Invero, in nessuna occasione del passato i principali costituenti dell’istituzione dei Consiglieri si erano mai riuniti in Terra Santa.
Con cuori gioiosi, estendiamo uno speciale e amorevole benvenuto a ogni membro del Consiglio ausiliare. Cogliamo questa opportunità per salutare e ringraziare questi funzionari di una istituzione la cui cruciale importanza del ruolo vitale nel progresso della Causa di Bahá’u’lláh viene sempre più dimostrata nel dispiegarsi del Piano divino. Potremmo forse, in questo momento, non evocare prima di tutto la memoria di colui nella cui mente divinamente ispirata prese forma il concetto del Consiglio ausiliare? Fino al tempo del suo trapasso nel 1957 Shoghi Effendi aveva richiesto la nomina di settantadue di questi funzionari, che furono equamente divisi tra i due Consigli in ognuno dei cinque continenti; con l’evoluzione istituzionale che ha avuto luogo da allora, il numero è cresciuto sino a quasi un migliaio.
Con l’insediamento del Centro Internazionale per l’Insegna-mento nella sua posizione nel cuore di una istituzione ramificata e mondiale, possiamo prontamente riconoscere la realizzazione di un sistema volto a estendere nel futuro le specifiche funzioni di propagazione e protezione originariamente assegnate alle Mani della Causa – un sistema che ha tratto impulso dalla guida e dall’esempio di queste insostituibili persone nominate da Shoghi Effendi. Questa realizzazione è di per sé una entusiasmante indicazione di come la Causa stia avanzando.
In voi, membri del Consiglio ausiliare qui riuniti, si riflette l’intero mondo del l’umanità. Provenite dalle più remote regioni geografiche e origini culturali che fanno di voi una vera rappresentanza di un campione dell’umana famiglia. La vostra presenza qui riafferma l’esistenza di una comunità dinamica e mondiale e sottolinea le possibilità di un avanzamento nel processo dell’entrata in truppe molto al di là di ogni risultato finora raggiunto. Sotto que-st’ultimo aspetto il valore dei vostri immediati futuri servizi non può essere sopravvalutato.
Il disperato bisogno nel mondo di un rimedio divino è reso evidente dai mali che affliggono la società ad ogni livello ed in ogni parte del pianeta. Dobbiamo essere rapidi nel rispondere a questa necessità. Far questo dipende largamente dalla visione rivoluzionaria, dall’impulso creativo e dallo sforzo sistematico dei membri del Consiglio ausiliare e dei loro assistenti, che sollecitano e incoraggiano individui, istituzioni e comunità ad agire con prontezza, costanza ed entusiasmo. Il loro operare alla base, alla fonte stessa delle attività individuali e collettive, rende possibile l’adempimen-to di questa pressante necessità.
Nel contemplare lo scopo sublime che ci ha riuniti in questo giorno, ci troviamo senza parole per descrivere adeguatamente la nostra meraviglia davanti alle testimonianze dell’opera di Bahá’u’lláh. Siamo troppo vicini a questo momento per comprendere la grandezza di quanto è stato realizzato in modo così straordinario. Ma quando riflettiamo sulle circostanze legate ad avvenimenti del passato che erano il germe di futuri sviluppi, si risveglia in noi tutti un senso di apprezzamento per le meravigliose conseguenze che essi hanno portato nei nostri tempi. La rivelazione della Tavola del Carmelo, la sepoltura dei resti del martire Precursore di Bahá’u’lláh nel mausoleo costruito dall’amato Maestro, la creazione da parte del nostro amato Custode dell’Arco sul Monte di Dio – riflettere su queste storiche pietre miliari dà luce alla nostra comprensione ed evoca gratitudine nei nostri cuori.
I viaggi che vi hanno portato a questi sacri precinti vi hanno lanciato verso avventure spirituali che saranno celebrate nei tempi a venire per aver impartito un nuovo impeto all’avanzamento della Causa. Questa è la speranza e l’aspettativa che noi nutriamo. Perché se berrete a fondo lo spirito sublime delle Sacre Tombe e assimilerete la guida che fluirà dalle consultazioni a cui parteciperete, senza ombra di dubbio vi troverete dotati di una nuova fiducia, di un nuovo potere. Con un così ricco bagaglio, come potranno fallire i vostri sforzi? Sicuramente porterete un rinnovato fervore ed un riconsacrato sforzo agli impellenti compiti di civilizzazione che avete accettato di adempiere in questa potente congiuntura nell’evoluzione della nostra gloriosa Fede.
Le nostre suppliche si intrecciano alle vostre affinché la Bellezza Benedetta possa abbondantemente confermarvi al Suo servizio.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIAmentre vi scriviamo questo messaggio il Convegno dei Consiglieri continentali sta avvicinandosi a una trionfale conclusione.
Per otto giorni i Consiglieri di tutti i continenti si sono consultati sulla prossima fase dell’entrata in truppe. Nei primi cinque giorni dei loro incontri, 849 membri dei Consigli ausiliari, giunti nel frattempo al Centro Mondiale Bahá’í da 172 paesi, hanno reso omaggio alle sante Tombe nell’attesa del momento in cui si sarebbero uniti a loro per una serie di entusiasmanti azioni: salire sulle nuove Terrazze del Monte Carmelo, circumambulare il Mausoleo del Báb, andare in processione sul sentiero dell’Arco per visitare la sede del Centro Internazionale d’Insegnamento, celebrare devotamente l’ingresso del Centro d’Insegnamento nella sua sede permanente e infine consultarsi congiuntamente sul loro imprescindibile ruolo nel Piano quinquennale al quale il mondo bahá’ í si dedicherà dal Ridvan 2001.
Le delibere dei Consiglieri sono state il cuore di questi straordinari eventi. Le loro consultazioni sono state caratterizzate da una combinazione di sobrietà e di fervore che ne ha raffinato le discussioni e l’illuminata comprensione. Dall’atmosfera fiduciosa di quegli incontri è chiaro che la loro istituzione ha conseguito un nuovo livello di maturità. Pur operando principalmente come persone, i Consiglieri dei vari continenti sono diventati come un’uni-ca mente. Nell’interiorizzare e integrare le lezioni e le esperienze della sistematizzazione richiesta dal Piano quadriennale, essi si sono trasformati in canali di pensiero unificato. Riteniamo che questo nuovo culmine nell’evoluzione della loro istituzione sia anche il riflesso della misura in cui, con il loro saggio e costante consiglio, le Assemblee Spirituali e le altre istituzioni della comunità mondiale si sono sviluppate.
Mentre si avvicinava la data del Convegno, alcuni segni indicavano che la Fede era giunta a un punto del suo sviluppo al di là del quale si sarebbero dischiusi nuovi orizzonti. Questi segni premonitori sono stati da noi comunicati lo scorso Ridvan nella nostra descrizione del cambiamento culturale della comunità bahá’í, mentre gli istituti di addestramento andavano emergendo, i lavori per i progetti del Monte Carmelo si avvicinavano alla conclusione e i processi interni di consolidamento istituzionale ed esterni verso l’unità mondiale conseguivano una più perfetta sincronia. Essi sono stati ulteriormente elaborati nel messaggio che abbiamo rivolto al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri qualche giorno fa. Ora le straordinarie dinamiche all’opera nell’intero Convegno hanno trasformato questi indizi in una realtà visibile. Con spirito esultante siamo spinti ad annunciarvi che la Fede di Bahá’u’lláh entra ora nella quinta epoca della sua Età formativa.
Il riconoscimento di questo traguardo rientra nei modelli stabiliti da Shoghi Effendi per segnare misure di tempo nella storia della Causa. Fra queste egli previde una serie di epoche nel corso del-l’Età formativa. Ogni devoto seguace di Bahá’u’lláh si sentirà colmo di gioia e di stupore nell’apprendere che il Suo ordine amministrativo ha raggiunto un punto di tale importanza in un momento così cruciale, mentre tanti membri dell’istituzione dei Consiglieri sono splendidamente schierati nel Centro Mondiale della Sua Fede. Essi ritorneranno ai remoti angoli della terra come fiaccole accese di spirito di servizio. Sul fatto che riverseranno fresche energie nelle loro attività non può esservi alcun dubbio. I loro sforzi allargheranno sicuramente la strada verso il successo del Piano di dodici mesi e, successivamente, verso il lancio il prossimo Ridvan dell’impresa quinquennale che sarà il primo di una serie di Piani da realizzare fino al centenario dell’Età formativa.
I Consiglieri partiranno da qui con il vivo desiderio di consultarsi al più presto con le Assemblee Spirituali Nazionali sulle operazioni dell’imminente Piano nei vari paesi. Con l’assistenza dei loro solleciti ausiliari, collaboreranno inoltre a portare rapidamente il necessario processo di pianificazione anche nelle aree regionali e locali delle comunità in tutti i paesi.
Nei brevi istanti di queste dense giornate, rivolgiamo i cuori in umile gratitudine verso l’Antica Bellezza per l’abbondanza dei doni che ha elargito. La terra del Carmelo è vivificata dalle meraviglie della Sua grazia mentre risponde all’invito redentore da Lui lanciato nella Tavola che ne porta il nome: «Oh, come agogno di annunziare in ogni luogo sulla terra e di portare a ognuna delle sue città la lieta novella di questa Rivelazione». Gli amici ora riuniti nello splendore del cuore del Carmelo hanno sentito con nuove orecchie questo invito e hanno ribadito la loro promessa di rispondere a questo divino anelito. Possano le loro imprese nel nome di Bahá diffondere più ampiamente la fragranza della Sua Rivelazione, rafforzare ancor più le fondamenta delle Sue istituzioni e rinvigorire ulteriormente le attività della Sua comunità mondiale, promovendo il processo per cui truppe dopo truppe entreranno nella roccaforte dell’Arca della salvezza.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIAcon cuore gioioso e grandi attese, eccoci giunti a questa stagione di Ridvan in un tempo di cambiamenti, in cui una nuova disposizione mentale è evidente fra tutti noi. Nella nostra comunità mondiale è diffusamente cresciuta la consapevolezza del significato di processo, della necessità della pianificazione e dei pregi della sistematicità d’azione nella promozione della crescita e nello sviluppo delle risorse umane con cui sostenere l’espansione e assicurare il consolidamento. È impossibile sopravvalutare la logica della comprensione di questi requisiti del progresso o sottovalutare l’importanza di mantenerli tramite una formazione ben organizzata. Pertanto, che la nostra comunità sia giunta a questa consapevolezza è per noi circostanza di grande significato. Siamo profondamente grati alla Bellezza Benedetta di poterlo riconoscere e proclamare proprio all’inizio dell’impresa globale lanciata in queste giornate festive.
La forza della volontà generata da questa consapevolezza ha caratterizzato il convegno dei Consiglieri continentali e dei membri dei loro Corpi ausiliari riunitisi lo scorso gennaio in Terra Santa. L’avvenimento ha prodotto un’esperienza così illuminante da segnare l’entrata della Fede in una nuova epoca, la quinta dell’Età formativa. La nuova vitalità dispiegatasi nel corso dello storico incontro è stata interpretata come il segno di un miglioramento della qualità delle attività in tutta la comunità. Il perseguimento, lo scorso anno, degli elementi essenziali per far avanzare il processo dell’entrata in truppe ha confermato questa interpretazione. È stata così aperta la strada al Piano quinquennale, la prima impresa da affrontare nella quinta Epoca.
Il Piano di dodici mesi ha conseguito i suoi scopi nel potenziare gli sforzi primari del Piano quadriennale che ha prodotto oltre trecento istituti di formazione. Ha acquisito significato grazie alla ragguardevole risposta di istituzioni e individui all’invito di concentrarsi maggiormente sull’educazione spirituale dei bambini e sul coinvolgimento dei giovanissimi nella vita della comunità bahá’í. La formazione di insegnanti per le classi per bambini e l’inclusione dei giovanissimi nel processo dell’istituto sono divenute parte abituale dell’attività bahá’í in un certo numero di paesi. Malgrado la sua brevità, l’importanza del Piano di dodici mesi ha superato gli obiettivi che gli erano stati specificamente assegnati. Esso è stato il dinamico anello fra un’epoca della storia bahá’í densa di avvenimenti e le assai promettenti prospettive di una nuova epoca, alla quale le sue conquiste hanno così ben preparato la comunità. È stato inoltre registrato nei nostri annali per i durevoli effetti delle attività della Fede in questo scorcio di ventesimo secolo, un secolo che merita di essere soppesato da ogni bahá’í desideroso di capire le tumultuose forze che hanno influenzato la vita del pianeta e i processi della Causa in un momento cruciale del-l’evoluzione sociale e spirituale dell’umanità. A sostegno di questo valido sforzo, è stata preparata per nostra richiesta e sotto la nostra supervisione Century of Light [Il secolo di luce], una recensione del ventesimo secolo.
Nei dodici mesi di questa impresa le attività della Fede negli affari esterni sono state più volte particolarmente evidenti. Si pensi, per esempio, alla rilevante partecipazione dei rappresentanti bahá’í agli incontri per il millennio che hanno avuto luogo in maggio, agosto e settembre per sollecitazione del Segretario generale delle Nazioni Unite. Prima che si comprendano esattamente le implicazioni di un così stretto e cospicuo coinvolgimento della Bahá’í International Community nei processi della Pace minore ci vorrà ancora del tempo. Un altro punto saliente è stato il seminario continentale organizzato in India dall’Istituto per gli studi sulla prosperità globale, un nuovo ente che lavora sotto l’egida della Bahá’í International Community. Il convegno sul tema «scienza, religione e sviluppo» ha registrato la partecipazione di eminenti organismi non governativi indiani, nonché di istituzioni famose come l’UNESCO, l’UNICEF, l’OMS e la Banca Mondiale. In ottobre è stata lanciata su Internet la Bahá’í World News Service (BWNS) [l’agenzia di stampa mondiale bahá’í] che si propone di trasmettere notizie sugli avvenimenti del mondo bahá’í a utenti bahá’í e non.
Le intense attività espletate nel Centro mondiale bahá’í nel corso dell’anno sono state per lo più comunicate agli amici in precedenti rapporti. Fra queste vi sono avvenimenti come l’insediamento del Centro internazionale per l’insegnamento nella sua sede permanente sul monte Carmelo, il Convegno dei Consiglieri continentali e dei membri dei loro Corpi ausiliari svoltosi in Terra Santa lo scorso gennaio e il completamento dei progetti del monte Carmelo, che in questi giorni stanno ricevendo gli ultimi ritocchi in attesa delle celebrazioni di maggio. Lo scorso ottobre pellegrini e visitatori sono stati accolti per la prima volta nel nuovo Centro di accoglienza in Haifa, ora perfettamente funzionante. A Bahjí i lavori di abbellimento del sacro luogo, ininterrottamente proseguiti con lo sviluppo dei giardini, hanno ricevuto un nuovo impulso dal progetto di costruzione di un Centro per visitatori sul lato nord della proprietà al di là del Collins Gate [il Cancello Collins] che ha avuto inizio lo scorso anno. La struttura, il cui completamento è previsto entro i prossimi mesi, è già al suo posto e i lavori procedono su tutti i fronti comprese le rifiniture e le opere di giardinaggio. I nuovi servizi miglioreranno la capacità del Centro mondiale di accogliere un crescente numero di pellegrini, visitatori bahá’í a breve termine e ospiti speciali.
A conclusione di questa carrellata sull’anno trascorso, siamo lieti di informarvi che dopo quasi tre decenni, l’Assemblea Spirituale Nazionale dei bahá’í dell’Indonesia è stata ripristinata durante la Convenzione nazionale tenuta a Giacarta lo scorso Ridvan. Il bando imposto alle attività bahá’í nell’agosto 1962 aveva sin da allora gravemente limitato le azioni dei bahá’í indonesiani, i quali sono tuttavia rimasti incrollabili e saggi nella pazienza, finché le mutate circostanze nel paese non ne hanno consentito la revoca. Possiamo dunque azzardarci a sperare che in un futuro non lontano si potrà dare un analogo annuncio anche per i nostri vessati compagni di Fede in Iran, in Egitto e in altri paesi?
Amici cari, fra due decenni il mondo bahá’í celebrerà il centenario dell’inizio dell’Età formativa. Guardiamo agli albori di questa Età dalla posizione di vantaggio di conquiste che al suo debutto sarebbe stato ben difficile immaginare. Si aprono ora orizzonti che chiamano urgentemente la comunità a conquiste ancor più grandi nel breve intervallo che la separa dal centenario. Quelle vette possono e devono essere scalate. Il Piano quinquennale sul quale richiamiamo la sollecita e costante attenzione di tutti gli amici del mondo è designato ad affrontare questa sfida. È la prima di una serie di campagne che saranno perseguite nei prossimi vent’anni. Segna la fase successiva nella meta di un significativo avanzamento del processo dell’entrata in truppe. Richiede un’accelerazione di questo vitale processo e raccomanda che i tre elementi che lo costituiscono e vi partecipano – l’individuo, le istituzioni e la comunità – persistano nel loro sistematico impegno.
Non occorre soffermarsi sui requisiti del Piano, che sono già stati esposti nel nostro messaggio ai Consiglieri riuniti in Terra Santa e poi condivisi con tutte le Assemblee Spirituali Nazionali. Subito dopo il convegno, i Consiglieri hanno incominciato a consultarsi con le Assemblee Nazionali sull’esecuzione del Piano nelle rispettive giurisdizioni. Il suo indirizzo è pertanto noto agli amici dappertutto, essendo già in corso preparativi regionali e locali in vista del conseguimento del suo scopo principale. C’è ormai una diffusa consapevolezza del fatto che ci si adopererà per ottenere una più profonda penetrazione della Fede in un crescente numero di regioni nei vari paesi. Per esempio, dove le circostanze lo permettano, comunità locali che si trovino in stretta prossimità fra loro saranno mobilitate a partecipare a programmi intensivi di crescita. Altre circostanze richiederanno la metodica apertura di nuove aree per le quali occorrerà che si levino pionieri interni nello stesso spirito di consacrazione che spinse quelli di un tempo a disperdersi attraverso i continenti e i mari per aprire territori vergini. Basti dire che alla fine il processo che anima questa impresa divinamente guidata si allargherà via via che nel suo svolgimento si introdurranno e si integreranno sistematicamente nuovi elementi ad essa collegati.
Uno degli aspetti della quinta Epoca sarà l’arricchimento della vita devozionale della comunità grazie alla costruzione di Templi nazionali, laddove le circostanze delle comunità nazionali lo consentano. La programmazione di questi progetti sarà stabilita dalla Casa Universale di Giustizia in relazione all’avan-zamento del processo di entrata in truppe nei vari paesi. Questo sviluppo proseguirà negli stadi successivi del Piano divino di ‘Abdu’l-Bahá. Quando il Tempio madre dell’Occidente fu completato, il Custode dette inizio a un programma per la costruzione di templi continentali. I primi furono i Mashriqu’l-Adhkár di Kampala, Sydney e Francoforte, costruiti in adempimento delle mete del Piano decennale. La Casa Universale di Giustizia proseguì su queste linee con la costruzione dei Templi di Panama, Apia e Nuova Delhi. Lo stadio continentale è ancora da completare, resta ancora da erigere un edificio. È con profonda gratitudine e gioia che annunciamo in questo fausto giorno la decisione di procedere con questo ultimo progetto. Durante il Piano quinquennale avrà inizio la costruzione del Tempio madre del Sud America a Santiago del Cile e si realizzerà così un desiderio chiaramente espresso da Shoghi Effendi.
Nel frattempo, il momento è propizio a un ulteriore passo nello sviluppo presso il Centro mondiale delle funzioni delle istituzioni che occupano i nuovi edifici sull’Arco. Avendo il Centro internazionale per l’insegnamento compiuto notevoli progressi nello svolgimento del suo lavoro, si può ora pensare specificamente a organizzare il lavoro del Centro per lo studio dei Testi. Un obiettivo particolare sarà arricchire le traduzioni inglesi dei Testi sacri. Questa istituzione ha il compito di assistere la Casa Universale di Giustizia nel consultare le sacre Scritture e nel preparare traduzioni e commenti dei testi autorevoli della Fede. Inoltre, in Terra Santa si penserà costantemente a elaborare provvedimenti che consentano un ulteriore incremento del numero dei pellegrini e dei visitatori del Centro mondiale bahá’í.
Cinque anni fa abbiamo annunciato nel messaggio di Ridvan che una grande celebrazione sarebbe stata organizzata al Centro mondiale per festeggiare il completamento dei progetti sul monte Carmelo e l’apertura al pubblico delle Terrazze del Mausoleo. Il momento è giunto ed esultiamo nell’attesa di dare il benvenuto ad amici provenienti praticamente da tutti i paesi a una serie di programmi che dureranno cinque giorni, dal 21 al 25 maggio. Siamo inoltre felici di dire che si sta provvedendo a collegare il mondo bahá’í alle celebrazioni per mezzo di trasmissioni in diretta sul Web e per via satellitare, nonché a diramare informazioni in merito. Mentre il Centro mondiale si concentra sui preparativi, si registra una crescente eccitazione tra il pubblico ad Haifa – le cui autorità municipali sono in procinto di pubblicare per l’occasione un libro intitolato Bahá’í Shrine and Gardens on Mount Carmel, Haifa, Israel: A Visual Journey [Il Mausoleo e i giardini bahá’í sul monte Carmelo, Haifa, Israele: un viaggio visivo]. Inoltre, le Poste israeliane stanno portando avanti la loro decisione di emettere contemporaneamente un francobollo commemorativo raffigurante le Terrazze. Questa celebrazione avrà innanzi tutto il significato di una pausa per riesaminare il ragguardevole cammino percorso dalla Causa nel suo sviluppo nel corso del ventesimo secolo. Sarà inoltre un’occasione per soppesare le future implicazioni delle straordinarie imprese di cui la costruzione delle strutture monumentali sulla santa montagna di Dio è simbolo, una costruzione che apre i centri spirituali e amministrativi della nostra Fede agli sguardi del mondo.
Mentre la nostra comunità gioisce per queste entusiasmanti considerazioni, ogni suo membro ricordi che non c’è tempo per riposare sugli allori. La presente situazione dell’umanità è troppo disperata per consentire sia pure un attimo di esitazione nel condividere il Pane della vita, disceso dal cielo nei nostri tempi. Non vi siano dunque ritardi nel portare avanti il processo che già promette di riuscire a introdurre alla mensa imbandita dal Signore degli eserciti le anime di tutti coloro che anelano alla verità.
Possa Colui che veglia sui destini del Suo divino Sistema guidare e dirigere e confermare ogni sforzo da voi compiuto nell’adempimento degli urgenti compiti che vi attendono.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIANote bahá’í, anno XIX, n. 4-5 (aprile-maggio 2001), p. 1, 2.
26Cento quarantotto anni sono passati dal momento in cui nelle tenebre del Síyáh-Chál Bahá’u’lláh ricevette l’invito divino a proclamare a tutti sulla terra l’alba del Giorno di Dio:
In verità Noi Ti daremo la vittoria con l’ausilio Tuo e della Tua Penna ...Fra non molto Dio susciterà i tesori della terra: uomini che Ti aiuteranno mediante Te Stesso ed il Tuo nome col quale il Signore ha vivificato il cuore di coloro che Lo hanno riconosciuto
Nei termini dei tempi della storia, un brevissimo intervallo separa quell’istante iniziale dalla splendida vittoria che celebriamo questa settimana. Voi che siete venuti assieme da ogni angolo della terra e da ogni segmento della famiglia umana rappresentate uno spaccato di coloro che Bahá’u’lláh ha suscitato perché Lo aiutassero e nessuno di noi può sperare di esprimere adeguatamente la propria gratitudine per il fatto di trovarsi in questa compagnia.
I maestosi edifici che ora si ergono sull’Arco appositamente tracciato da Shoghi Effendi sulle falde del monte Carmelo, assieme alla magnifica fuga di terrazze con giardini che circondano il Mausoleo del Báb, sono un’espressione esteriore dell’immenso potere che anima la Causa che serviamo. Sono un’eterna testimonianza del fatto che i seguaci di Bahá’u’lláh sono riusciti a costruire le fondamenta di una comunità mondiale che trascende tutte le differenze che dividono la razza umana e hanno portato all’esi-stenza le principali istituzioni di un Ordine Amministrativo, unico e inattaccabile, che ne modella la vita. Nella trasformazione avvenuta sul monte Carmelo, la Causa bahá’í emerge sulle scene del mondo come una visibile realtà degna di rispetto, come un centro focale di forze che, quando Dio lo vorrà, comporteranno la ricostruzione della società e come una sorgente mistica di rinnovamento spirituale per tutti coloro che si volgono verso di lei.
La riflessione su ciò che la comunità è riuscita a realizzare rende ancor più doloroso lo spettacolo delle sofferenze e delle privazioni che affliggono la grande maggioranza del nostro prossimo. È necessario che così sia, perché così la nostra mente e la nostra anima si aprono alle vitali implicazioni della missione che Bahá’u’lláh ci ha affidato. «Sappi in verità», Egli dichiara, «che queste grandi oppressioni che si sono verificate nel mondo lo preparano all’avvento della Suprema Giustizia». «Sia lodato Iddio», aggiunge ‘Abdu’l-Bahá, «il sole della giustizia è sorto sull’orizzonte di Bahá’u’lláh, poiché nelle Sue Tavole sono state poste le basi di una tale giustizia quale nessuna mente ha concepito, sin dall’inizio della creazione». In ultima analisi, questo è lo scopo divino che tutte le nostre attività intendono servire. Saremo in grado di promuoverlo nella misura in cui comprenderemo la posta in gioco, mentre ci occupiamo di insegnare la Fede, di fondarne e consolidarne le istituzioni e di aumentarne l’in-fluenza sulla vita della società.
L’urgente bisogno dell’umanità non troverà risposta nelle lotte fra ambizioni contendenti o nelle proteste contro l’uno o l’altro degli innumerevoli malanni che affliggono questa età disperata. Occorre invece un fondamentale cambiamento delle coscienze, una sincera adesione all’insegnamento di Bahá’u’lláh che è giunto il momento in cui ogni essere umano sulla terra deve imparare ad accettare di essere responsabile del benessere dell’intera famiglia umana. La dedizione a questo rivoluzionario principio darà sempre più ai credenti personalmente e alle istituzioni bahá’í il potere di risvegliare gli altri al Giorno di Dio e alle capacità spirituali e morali latenti che possono trasformare questo mondo in un altro mondo. Dimostriamo questa dedizione, ci dice Shoghi Effendi, quando ci comportiamo con rettitudine nei confronti degli altri, discipliniamo la nostra natura e siamo del tutto liberi dai pregiudizi che ostacolano l’azione collettiva nella società che ci circonda, vanificando ogni spinta positiva verso il cambiamento.
I criteri stabiliti dal Custode valgono per l’intera comunità bahá’í, nella sua vita collettiva e in quella dei suoi membri, ma hanno un significato speciale per i giovani bahá’í, che sono benedetti dagli invidiabili vantaggi di una grande energia, flessibilità mentale e, perlopiù, libertà di movimento. Nel mondo ereditato dai giovani bahá’í la distribuzione delle opportunità educative, di quelle economiche e di altre fondamentali opportunità è vistosamente ingiusta. I giovani bahá’í non devono lasciarsi intimorire da questi ostacoli. La loro sfida è quella di comprendere le condizioni reali dell’umanità e di creare fra loro durevoli legami spirituali che li liberino non solo dalle divisioni razziali e nazionali ma anche da quelle create dalle condizioni sociali e materiali e che li preparino a portare avanti il grande pegno che è stato loro affidato.
Bahá’u’lláh ci incoraggia ad aspettarci dai giovani della Sua comunità un progresso verso la maturità molto più precoce di quello che caratterizza il resto della società. Chiaramente, ciò non significa che il perseguimento dell’educazione, delle realtà economiche o degli obblighi familiari sia per loro meno importante. Significa invece che essi possono accettare, e devono essere incoraggiati ad accettare, una loro specifica responsabilità di leadership morale nella trasformazione della società. A sostegno di queste parole, invochiamo la memoria di Uno il Cui Mausoleo ha oggi inondato di luce il Monte di Dio e il la memoria della schiera di giovani eroi ed eroine che con la grandezza della loro anima e la loro abnegazione lanciarono l’im-presa nella quale siamo impegnati.
Il risultato che oggi celebriamo mette a fuoco due realtà paradossali. All’interno della Fede, la crescente forza della comunità bahá’í fa pensare a un grande balzo avanti, i cui segni sono evidenti dappertutto. Come Shoghi Effendi ha ripetutamente detto, è inevitabile che questo progresso susciti un’opposizione più intensa di quelle che la Causa ha finora incontrato, un’opposizione che a sua volta sprigionerà le maggiori forze necessarie per i futuri, ancor più difficili compiti.
Anche il mondo nel quale il nostro lavoro si svolge sta subendo profondi cambiamenti. Da un lato, la vasta rete di agenzie e di persone che promuovono la comprensione e la collaborazione fra i diversi popoli affermano con crescente forza il crescente riconoscimento del fatto che «la terra è un solo paese e l’umanità i suoi cittadini». Dall’altro, è altrettanto chiaro che il mondo va verso un periodo di paralisi, tirannia e anarchia sociali, un periodo caratterizzato dall’incuria nelle proprie responsabilità da parte dei governi e delle persone, un’incuria le cui estreme conseguenze nessuno sulla terra è in grado di prevedere. Questi due sviluppi, come Shoghi Effendi ha indicato, sveglieranno nel cuore di coloro con cui dividiamo il pianeta un anelito di unità e giustizia cui solo la Causa di Dio può rispondere.
Un lungo e difficile processo di lotte, sperimentazioni e costruzioni ci ha portati alle vittorie che innalzano il nostro cuore all’inizio del nuovo secolo. Grazie al rapido proliferare del sistema degli istituti e all’energia investita dappertutto nelle strategie delle aree di crescita, la comunità bahá’í è riuscita a far rapidamente tesoro dei risultati conseguiti. Per quanto fitte siano le tenebre che avvolgono il mondo, per il proseguimento della missione di Bahá’u’lláh il futuro non è mai apparso così luminoso. Noi che abbiamo avuto il privilegio di trovarci qui riuniti questa settimana abbiamo visto coi nostri occhi l’albeggiante realizzazione delle parole rivelate dal Signore degli Eserciti su questo monte oltre cent’anni fa, parole che fanno vibrare ogni atomo della terra: «Questo è invero il Giorno in cui a quest’annunzio terra e mare esultano, il Giorno pel quale sono state serbate le cose che Dio, con munificenza inconcepibile a mente o cuore mortali, ha stabilito di rivelare».
Un tale privilegio comporta una corrispondente responsabilità, quella di fare la nostra parte, a costo di qualsiasi sacrificio, a dispetto di qualsiasi difficoltà, per la realizzazione del vivo desiderio espresso da Bahá’u’lláh in quella storica occasione: «Oh, come agogno di annunziare in ogni luogo sulla terra e di portare a ognuna delle sue città la lieta novella di questa Rivelazione – una Rivelazione alla quale il cuore del Sinai è stato attratto e nel nome della quale il Roveto Ardente esclama: “A Dio, il Signore dei Signori, appartengono i regni della terra e del cielo”».
Con tutto il fervore dei nostri grati cuori, pregheremo alla Santa Soglia che Bahá’u’lláh benedica e confermi ogni sforzo che farete per promuovere il Suo scopo per la redenzione dell’umanità e il risanamento dei suoi mali.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIANote bahá’í, anno XIX, n. 4-5 (aprile maggio 2001), p. 4-5.
27porgiamo i nostri amorevoli saluti a tutti coloro che sono riuniti nell’ottavo Convegno giovanile Asean.
Il Piano quinquennale che sarà sicuramente al centro delle vostre consultazioni nei prossimi giorni richiede che si presti un’at-tenzione concentrata e costante a due movimenti essenziali. Il primo è il costante flusso dei credenti attraverso la sequenza dei corsi offerti dagli istituti di formazione allo scopo di sviluppare le risorse umane della Causa. Il secondo, che trae impulso dal primo, è il passaggio delle aree geografiche da uno stadio della crescita a quello successivo. È inutile dire che i giovani bahá’í devono essere profondamente coinvolti in entrambi, anzi che ne devono essere una forza traente. Vi raccomandiamo dunque di prendere le vostre delibere nell’ambito di queste due pressanti richieste. Chiedetevi in quale modo, come persone, come membri di comunità locali e nazionali e come avanguardia delle generazioni nella vostra regione potrete fare in modo che il processo dell’entrata in truppe possa essere promosso nei vostri paesi, come il Piano quinquennale richiede.
Vi ricorderemo nelle nostre preghiere nelle sacre Tombe.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIANei mesi trascorsi dal lancio del Piano quinquennale, le comunità nazionali hanno adottato provvedimenti che daranno un impulso dinamico e ulteriore consistenza alle loro attività. A questo punto in molti paesi l’Assemblea Spirituale Nazionale o i suoi Consigli regionali avranno già esaminato il territorio di loro competenza e l’avranno suddiviso in piccoli raggruppamenti geografici, attenendosi ai criteri esposti nella nostra lettera del 9 gennaio 2001. Questi raggruppamenti sono in via di categorizzazione a seconda del loro attuale stadio di sviluppo e si stanno formulando piani di azione per promuovervi la crescita da uno stadio a quello successivo. La sollecita risposta ai requisiti del Piano quinquennale da parte di tutte le istituzioni non avrebbe potuto gratificarci maggiormente.
I piani ben precisi ora definiti moltiplicano le opportunità di insegnamento per coloro che desiderano servire la Fede in ambito internazionale come pionieri a breve o lungo termine. La maggior parte dei bisogni dei raggruppamenti nei vari paesi saranno coperti da pionieri interni nel corso dello svolgimento del Piano. Ma, dato il numero di aree geografiche il cui progresso richiede attenzione, anche i pionieri internazionali avranno un importante ruolo da svolgere. La loro partecipazione sarà particolarmente proficua nei programmi di crescita che si stanno diffondendo in tutto il mondo se avranno acquisito esperienza nella promozione del processo dell’istituto. I pionieri internazionali e gli insegnanti viaggianti potranno partecipare significativamente al lavoro della Fede anche in campi di attività come l’amministrazione, la proclamazione e lo sviluppo sociale ed economico. Il Centro internazionale per l’inse-gnamento ha preparato un documento che descrive brevemente le condizioni delle comunità nazionali bahá’í e le imprese che potrebbero giovarsi di un’assistenza esterna. Quel documento sarà presto messo a vostra disposizione attraverso le Assemblee Spirituali Nazionali e i Consiglieri con i loro consigli ausiliari.
Lo spostamento da un luogo all’altro dei pionieri e degli insegnanti viaggianti è un elemento imprescindibile della comunità bahá’í. Nel solo Piano di dodici mesi oltre 1800 credenti sono partiti da 90 paesi per servire la Fede in ambito internazionale. A parte i servizi che quelle anime fedeli hanno reso alla Causa di Dio, questo mescolamento di popoli è molto importante ai fini dei modelli di vita che i seguaci di Bahá’u’lláh si sforzano di introdurre e che sono destinati a costituire un esempio che il resto dell’umanità potrà emulare. Continuando a crescere nella sua esperienza, la comunità bahá’í dovrà sempre più occuparsi di creare un contatto sempre più stretto fra i diversi membri della razza umana.
In questo importante momento dello sviluppo della Fede, mentre la sistematizzazione del lavoro di insegnamento accelera in tutte le parti del globo e le forze di integrazione spingono la società verso il disegno di Bahá’u’lláh, ogni fedele servitore della Causa deve essere entusiasmato dalla prospettiva delle splendide vittorie che ci attendono. Vi invitiamo a esaminare le vostre circostanze, ad analizzare le condizioni dei vari paesi, a stabilire dove meglio potreste servire le necessità della Causa e a prendere una decisione risoluta. Coloro che desiderano partecipare alla gioia di questo meritevole servizio partano sicuri che le nostre preghiere li accompagneranno e pienamente fiduciosi nelle confermazioni divine.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIANote bahá’í, anno XIX, n. 11-12 (gennaio-febbraio 2002), p. 1.
29lo spettacolo degli incalzanti avvenimenti all’interno e all’esterno della Fede è soggiogante. All’interno della Causa l’im-portanza storica degli eventi dello scorso maggio che hanno segnato il completamento degli edifici sul monte Carmelo ha folgorato le menti mentre il loro impatto era immediatamente comunicato a tutto il pianeta grazie a trasmissioni satellitari e alla più ampia copertura che i mass media abbiano mai accordato a un evento bahá’í. Mentre i segni più recenti del tangibile svolgimento della Tavola del Carmelo si manifestavano in strabiliante splendore davanti agli occhi del mondo, la Causa di Bahá’u’lláh balzava ancor più evidente nella sua costante emersione dall’oscurità. Un segno indelebile era così registrato negli annali della Dispensazione.
Questa manifestazione esterna della vitalità che anima la nostra incoercibile Fede ha avuto una controparte nell’impulso dei processi interni in opera sin dallo scorso Ridvan dall’inizio del Piano quinquennale. Ci sentiamo quindi spinti a invitare i delegati riuniti nelle convenzioni nazionali e tutti gli altri seguaci di Bahá’u’lláh in tutto il mondo a riflettere assieme a noi su alcuni importanti capisaldi dell’operazione del Piano nel suo primo anno – capisaldi che non possono non rallegrare i cuori e infondere fiducia nelle incalcolabili potenzialità del corso che il Piano ha preso.
Nella loro magnanima risposta ai suoi requisiti, prima e subito dopo Ridvan le Assemblee Spirituali Nazionali si sono impegnate con i Consiglieri continentali in una serie di sessioni di pianificazione. Queste riunioni hanno dato il via a un energico lancio caratterizzato dalle misure prese per realizzare un nuovo aspetto del processo di entrata in truppe. In tutte le comunità nazionali, le istituzioni bahá’í hanno incominciato a segmentare sistematicamente il proprio paese allo scopo di suddividerlo in aree di composizione e dimensioni adeguati a un livello gestibile dell’attività per la crescita e l’espansione. Come circa 150 paesi hanno già riferito, questa segmentazione ha consentito di realizzare un modello ben organizzato di espansione e consolidamento. Si è creata così la prospettiva, o la visione, di una crescita sistematica sostenibile di area in area nell’intero paese. In questa prospettiva le aree vergini, come i territori vergini identificati in precedenti campagne, diventano mete di pionierismo interno, mentre le aree già aperte si concentrano sul proprio sviluppo interno mobilitato dal lavoro di reciproco rafforzamento dei tre elementi costituenti del piano: le persone, le istituzioni e la comunità.
È molto incoraggiante vedere che il progresso del lavoro è stimolato dal processo dell’istituto di formazione, che è stato notevolmente rafforzato l’anno scorso dalle campagne intraprese in molti paesi per aumentare il numero dei facilitatori formati. Dove c’è un istituto di formazione solidamente insediato e ben funzionante, si sono moltiplicate con relativa facilità tre attività basilari: i circoli di studio, le riunioni devozionali e le classi per bambini. Inoltre, la crescente partecipazione di ricercatori, invitati dai loro amici bahá’í, ha dato un nuovo spessore ai loro scopi, con la conseguenza di produrre nuove dichiarazioni. Questa è sicuramente una direzione assai promettente per il lavoro d’insegnamento. Queste attività fondamentali, inizialmente concepite soprattutto a beneficio dei credenti, stanno spontaneamente diventando porte per l’entrata in truppe. Istituendo circoli di studio, riunioni devozionali e classi per bambini nell’ambito delle aree, si è stabilito un modello logico di linee d’a-zione che sta già producendo graditi risultati. L’applicazione di questo modello in tutto il mondo, ne siamo certi, è oltremodo promettente per il progresso della Causa negli anni avvenire.
Queste elettrizzanti prospettive sono state rese più accessibili grazie alle enormi energie che il Centro Internazionale per l’Inse-gnamento ha profuso per aiutare la comunità mondiale a comprendere più a fondo la crescita sistematica. Cogliendo l’opportunità del recente inizio di un nuovo termine di servizio per i membri dei Consigli ausiliari, il Centro per l’Insegnamento ha convocato sedici convegni regionali di orientamento negli ultimi mesi dell’anno, inviando a ciascuno di essi due dei suoi membri. I convegni, che hanno dedicato molta attenzione al tema «istituti di formazione e crescita sistematica» e che hanno visto la presenza di quasi tutti i membri dei Consigli in tutto il mondo, hanno fornito ai partecipanti una messe d’informazioni che, grazie ai loro infaticabili sforzi, arriveranno all’intera comunità.
Una comunità così riccamente dotata, così esperta, così concentrata su un piano d’azione di origine divina guarda a un mondo i cui abitanti, dopo gli eventi del maggio 2001 in Terra Santa, sono ulteriormente affondati in una palude di molteplici disordini. Ma è proprio in queste condizioni apparentemente avverse che la Causa dovrà avanzare e prosperare. I richiami del Signore degli Eserciti, il volume di recente pubblicazione con la traduzione inglese del testo integrale delle Tavole di Bahá’u’lláh ai sovrani e ai governanti del mondo, è un opportuno memento delle terribili conseguenze dell’indifferenza ai Suoi ammonimenti contro l’ingiustizia, la tirannia e la corruzione. I violenti colpi ora inferti alle coscienze dei popoli di tutto il mondo mettono in evidenza l’urgenza del rimedio da Lui prescritto. Noi, disseminate schiere dei Suoi leali servitori, siamo ancora una volta approdati a un tempo di irresistibili opportunità – opportunità di insegnare la Sua Causa, di provvedere con spirito di sacrificio ai mezzi materiali urgentemente necessari dai quali inevitabilmente dipendono il progresso e l’esecuzione delle attività spirituali.
Nostro compito inevitabile è sfruttare il presente tumulto, senza paure o esitazioni, per diffondere e dimostrare la capacità di trasformazione dell’unico Messaggio capace di assicurare la pace mondiale. Non ci ha la Bellezza Benedetta rafforzati e rassicurati con possenti parole? «Non permettete che gli eventi del mondo vi rattristino», è il Suo amorevole consiglio. «Giuro su Dio!», prosegue. «Il mare della gioia anela di giungere alla vostra presenza, perché ogni cosa buona è stata creata per voi e vi sarà rivelata, secondo le necessità dei tempi».
Impervi a qualsiasi dubbio, incuranti di qualsiasi ostacolo, fatevi avanti dunque, con il Piano in mano.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIANote bahá’í, anno XIX, n. 13-14 (Mirza-aprile 2002), p. 1-2.
30abbiamo seguito, con immensa gratitudine a Bahá’u’lláh, lo svolgimento del Piano quinquennale nei due anni trascorsi dal nostro messaggio del 9 gennaio 2001 al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri. È veramente incoraggiante vedere la cultura dell’apprendimento radicarsi dappertutto, mentre la comunità mondiale bahá’í è concentrata sulla promozione del processo dell’entrata in truppe. Ora che l’esperienza collettiva della comunità ha compiuto un così importante passo avanti, pensiamo che sia il momento di esaminare le esperienze finora conseguite e di chiarire alcuni problemi che si sono presentati.
Nei primi mesi del Piano, le Assemblee Spirituali Nazionali hanno proceduto con relativa facilità a suddividere i territori sotto la loro giurisdizione in aree formate da località adiacenti, chiamate aree, usando criteri puramente geografici e sociali indipendenti dalla forza delle comunità locali bahá’í. Le relazioni pervenute al Centro Mondiale indicano che vi sono ora nel mondo circa 17 mila aree, se si escludono i paesi nei quali, per una ragione o per l’altra, l’azione della Fede è limitata. Il numero delle aree è molto diverso nei diversi paesi, dall’India che ne ha 1.580, a Singapore che si considera necessariamente un’unica area. Alcuni dei raggruppamenti sono zone a scarsa densità di popolazione con soltanto poche migliaia di abitanti, mentre i territori di altri comprendono diversi milioni di persone. In genere, i grandi centri urbani sotto la giurisdizione di un’unica Assemblea Spirituale Locale sono stati considerati come un’unica area. Questi sono poi stati suddivisi in settori, in modo da agevolare la pianificazione e l’esecuzione.
Dopo che i vari paesi e territori sono stati suddivisi in zone gestibili, le comunità nazionali sono subito passate a classificare le aree in base agli stadi di sviluppo della Fede menzionati nel nostro messaggio del 9 gennaio. Questa azione ha fornito uno strumento realistico per esaminare le prospettive della comunità, ma il compito di raffinare i criteri necessari per una corretta valutazione si sta dimostrando una continua sfida per le istituzioni. Assegnare un’area a una categoria oppure a un’altra non significa fare il punto sul suo valore. È invece un modo per valutarne la capacità di crescita, per poter poi adottare un approccio compatibile con il suo sviluppo in atto. Ogni rigidità di criteri è ovviamente controproducente, e tuttavia per compiere le valutazioni è essenziale elaborare uno schema ben preciso. Due criteri sembrano particolarmente importanti: l’entità delle risorse umane prodotte dall’istituto di formazione per l’espansione e il consolidamento della Fede nel-l’area e la capacità delle istituzioni di mobilitare queste risorse nel campo del servizio.
In quasi tutti i paesi l’attenzione è ora rivolta verso la stimolazione del passaggio delle aree prioritarie dal loro attuale stadio di crescita a quello successivo. Una cosa è divenuta sorprendentemente chiara: il progresso sotto questo aspetto dipende soprattutto dall’efficacia del processo parallelo inteso ad aiutare un crescente numero di amici a progredire nella principale sequenza dei corsi offerta dall’istituto che serve in quella zona. L’incremento delle attività in tutto il mondo attesta che questi corsi sono riusciti a suscitare lo spirito d’iniziativa che occorre per compiere le diverse azioni necessarie per la crescita di un’area, in qualunque stadio esso si trovi.
È particolarmente incoraggiante veder crescere in tutto il mondo bahá’í un sentimento di iniziativa e di ingegnosità, accompagnato da coraggio e audacia. Consacrazione, zelo, fiducia e tenacia sono fra le qualità che contraddistinguono i credenti in tutti i continenti. Un esempio di queste qualità, ma non certamente l’unico, sono coloro che sono andati pionieri sul fronte interno. Come avevamo sperato, le mete relative all’apertura delle aree vergini sono in via di rapido conseguimento grazie a entusiasti credenti che hanno partecipato ai programmi dell’istituto e, provvisti del sapere e dei talenti acquisiti durante i corsi di formazione, sono andati a introdurre la Fede in una nuova area formando nuove comunità.
In molte aree, il passaggio da uno stadio di crescita a quello successivo è definito in base alla moltiplicazione dei circoli di studio, delle riunioni devozionali e delle classi per bambini e all’e-spansione che essi comportano. Le riunioni devozionali incominciano a fiorire, via via che fra i credenti di un’area la consapevolezza della dimensione spirituale dell’esistenza umana cresce grazie ai corsi dell’istituto. Anche le classi dei bambini sono un risultato naturale della formazione ricevuta subito all’inizio della sequenza principale. Una volta aperte alla comunità più estesa, grazie a una varietà di strumenti ben congegnati e ingegnosi, le due attività attraggono un crescente numero di ricercatori che, il più delle volte, sono desiderosi di partecipare ai fireside e ai circoli di studio. Molti poi arrivano a dichiarare la propria fede in Bahá’u’lláh e fin dall’inizio vedono il proprio ruolo nella comunità come quello di attivi partecipanti a un dinamico processo di crescita. Parallelamente si intensificano anche gli sforzi personali e collettivi nel campo dell’insegnamento, stimolando ulteriormente il processo. Le vecchie comunità sono rivitalizzante e le nuove conseguono rapidamente il privilegio di eleggere la propria Assemblea Spirituale Locale.
La coerenza così conseguita grazie all’instaurazione dei circoli di studio, delle riunioni devozionali e delle classi per bambini fornisce l’impulso iniziale per la crescita delle aree, un impulso che prende forza con il moltiplicarsi di queste fondamentali attività. Le campagne che aiutano un discreto gruppo di credenti a progredire nella sequenza principale dei corsi fino al punto da compiere i necessari atti di servizio accelerano questa moltiplicazione di attività.
È dunque evidente che l’approccio sistematico alla formazione ha aperto ai bahá’í una strada verso la società che li circonda, per condividere il messaggio di Bahá’u’lláh con amici, familiari, vicini e collaboratori ed esporli alla ricchezza dei Suoi insegnamenti. Questo orientamento verso l’esterno è uno dei frutti più belli dell’apprendimento in atto fra tutti i credenti. Il tipo di attività che si sta introducendo nelle aree di tutto il globo costituisce uno strumento comprovato per accelerare l’espansione e il consolidamento. E questo è solo l’inizio.
In molte parti del mondo, portare molte persone nei ranghi dei seguaci di Bahá’u’lláh non è stato tradizionalmente un compito difficile. È dunque incoraggiante vedere che, in alcuni delle aree più sviluppate, all’esistente modello di crescita si vanno aggiungendo progetti accuratamente concepiti per raggiungere popolazioni recettive e portare il tasso dell’espansione a un livello più alto. Questi progetti accelerano il ritmo dell’insegnamento, già in aumento grazie agli sforzi di alcune persone. E là dove incominciano a prodursi arruolamenti su vasta scala, si sta provvedendo ad assicurare che una certa percentuale dei nuovi credenti entri immediatamente nel programma dell’istituto, perché, come abbiamo fatto notare in molti messaggi, questi amici saranno chiamati a provvedere ai bisogni di una popolazione bahá’í in continua crescita. Essi aiutano ad approfondire i bahá’í in genere visitandoli regolarmente, insegnano ai bambini, organizzano riunioni devozionali e formano circoli di studio, permettendo di sostenere l’espansione.
Tutto ciò offre brillanti opportunità alle Assemblee Spirituali Locali. Ad esse va la sfida di utilizzare, in collaborazione con i membri dei Consigli Ausiliari che le consigliano e le assistono, le energie e i talenti delle crescenti risorse umane disponibili nelle rispettive aree di giurisdizione per creare una vita comunitaria vibrante e per incominciare a influenzare la società che li circonda. Nelle località nelle quali l’Assemblea Spirituale non esiste o ancora non funziona al livello necessario, eccellenti promesse vengono da un approccio graduale allo sviluppo delle comunità e delle Assemblee Spirituali Locali.
È particolarmente gratificante rilevare l’alto grado di partecipazione dei credenti ai vari aspetti del processo di crescita. Area dopo area, il numero di coloro che si addossano il compito dell’espan-sione e del consolidamento è in costante crescita. Le riunioni di consultazione a livello delle aree servono ad accrescere la consapevolezza delle possibilità e a produrre entusiasmo. Qui, liberi dalle esigenze di un processo decisionale formale, i partecipanti riflettono sull’esperienza fatta, condividono idee, esplorano metodologie e acquisiscono una migliore comprensione del modo in cui ciascuno può contribuire a raggiungere lo scopo del Piano. In molti casi, questa interazione porta al consenso su un insieme di mete a breve termine, personali e collettive. L’apprendimento nell’azione sta diventando la principale caratteristica dell’emergente modo operativo.
Non v’è dubbio che ciò che vediamo è l’accelerazione del processo dell’entrata dell’umanità in truppe nella Causa, previsto nella Tavola di Bahá’u’lláh al re della Persia, trepidamente anticipato dal Maestro e descritto dal Custode come il necessario preludio alla conversione di massa. All’avanguardia del processo si trovano quelle aree che, pur essendo relativamente poche, sono ora pronte a lanciare programmi di crescita intensivi. Le dimensioni del-l’espansione che segnerà il prossimo stadio di crescita di queste aree esigono un’intensità di sforzi che non è ancora stata conseguita. Possa il prodigioso impegno di energie dedicato a questa possente impresa essere rafforzato dal potere dell’assistenza divina.
Siate certi delle nostre sentite preghiere nelle Sante Tombe affinché Bahá’u’lláh benedica e confermi i vostri sforzi per trarre il massimo risultato dalle straordinarie opportunità di questi giorni preziosi.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIAsiamo stati molto felici di sapere che il Consiglio Regionale Bahá’í degli Stati Occidentali ha invitato alcune Assemblee Spirituali Locali a condurre una serie di forum giovanili in questa fase dello sviluppo del Piano quinquennale. Il Consiglio è chiaramente consapevole delle onerose responsabilità che gli sono state affidate e sa che il successo degli sforzi compiuti per promuovere il processo dell’entrata in truppe nella regione dipende, per buona parte, dalla vostra generosa e sacrificale partecipazione ai piani di azione attualmente in atto. Elogiamo la decisione del Consiglio e vi raccomandiamo di cogliere l’opportunità di contribuire la progresso della Causa nelle vostre comunità .
Avendo studiato il nostro messaggio del 17 gennaio 2003 ai bahá’í del mondo, sapete che in ogni parte del globo le istituzioni della Fede si trovano davanti alla sfida di stimolare il passaggio delle aree nelle rispettive aree di giurisdizione da uno stadio di crescita a quello successivo. Sapete anche che questo movimento trae impulso da un altro, cioè, il costante flusso dei credenti attraverso la sequenza di corsi adottati dall’istituto di formazione. Nelle aree in cui il processo dell’istituto è bene avviato, tre attività fondamentali, i circoli di studio, le riunioni di preghiera e le classi per bambini, tendono a moltiplicarsi con relative facilità, creando un iniziale modello di crescita, al quale si devono poi aggiungere altri elementi. La moltiplicazione di queste attività si trova ai primi posti fra le priorità delle istituzioni dappertutto e voi non dovete sottovalutare l’importanza della parte che i giovani bahá’í devono svolgere in questo possente sforzo. Chi più dei giovani delle nostre comunità può offrire l’energia collettiva necessaria per ottenere un aumento così necessario del livello delle attività?
Speriamo dunque che diventiate i partecipanti più entusiasti dei programmi per la crescita nelle vostre aree. Dovete assumervi, con autentico senso di responsabilità e nello spirito di gioia evocato dal servizio alla Fede, il compito di aumentare rapidamente il numero dei circoli di studio, delle riunioni di preghiera e delle classi per bambini negli Stati Occidentali. Gli sforzi che farete per affrontare questa sfida riceveranno un grande aiuto se cercherete costantemente anime recettive a scuola, all’università e sul posto di lavoro e le inviterete a unirsi a voi nello studio sistematico dei corsi dell’istituto.
Ora più che mai dovete entrare in sintonia con gli interessi dei vostri coetanei e confidare che molti saranno felici di cogliere l’opportunità di immergersi negli Scritti con voi. Il generale tumulto del modo, così drammaticamente evidenziato dai continui eventi, comporta una maggiore recettività alla Causa, soprattutto fra i giovani. Dovete essere sempre attenti alle forze che operano nella società e cogliere le aperture che esse vi offrono per estendere l’influenza della Fede. I vostri coetanei sono desiderosi di dare un senso agli eventi che si vedono accadere attorno, in patria e negli scenari globali. Solo voi avete il Messaggio che può lenire i loro cuori travagliati e fornire loro la chiarezza di pensiero che desiderano. Siate certi delle nostre preghiere per voi alla sacra Soglia.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIAentrando nel suo terzo anno, il Piano quinquennale acquista slancio: le testimonianze dei risultati conseguiti nel corso dell’anno appena finito hanno di gran lunga superato quelle dei dodici mesi che l’hanno preceduto. L’impulso di questa accelerazione è dovuto tanto alla maggiore coerenza conseguita fra gli elementi costitutivi del Piano quanto allo stimolante effetto della tensione che pervade il pianeta.
Le circostanze in cui l’anno amministrativo si apre sono critiche, impegnative e straordinarie. Lo scorso anno è stato interamente agitato da una serie di crisi culminate nello scoppio della guerra in Medio Oriente. Le implicazioni sono rilevanti tanto per il progresso della comunità del Più Grande Nome quanto per l’evoluzione di una società sempre più planetaria alle prese con una turbolenta transizione. Naturalmente, il momento, le dimensioni e le tendenze di questa transizione erano imprevedibili. L’attuale cambiamento nel corso delle condizioni del mondo è stato repentino davvero. Il conseguente conflitto, che ha coinvolto così cospicuamente i paesi nei quali gli inizi della storia della Causa hanno preso forma, ci ricorda ancora una volta il monito di Bahá’u’lláh, che l’«equilibrio del mondo è stato sconvolto dalla vibrante influenza di questo grandioso, di questo nuovo Ordine Mondiale». Che gli eventi della crisi riguardino direttamente un territorio con un così ricco retaggio bahá’í come l’Iraq è un fatto particolarmente degno di nota.
Le spaccature prodotte da questa e altre situazioni nel mondo hanno, per un verso, suggerito che nella storia della preziosissima ma duramente oppressa comunità bahá’í di una terra nella quale la Manifestazione di Dio per questo Giorno ha abitato per un intero decennio sta incominciando un nuovo capitolo. D’altra parte, esse hanno vanificato i preparativi per la nona Convenzione internazionale al Centro Mondiale della nostra Fede. Ma per quanto deludente, questo fatto non dev’essere motivo di costernazione. Quando il grande Piano di Dio interferisce con il Suo Piano minore, non c’è dubbio che a tempo debito si aprirà prudenzialmente una strada per un’opportunità di proporzioni siderali per il progresso degli interessi della Sua gloriosa Causa.
I dolori, i timori e le perplessità evocati dal recente conflitto nello svolgimento della Pace minore hanno intensificato i sentimenti di cordoglio e indignazione di fronte alle ricorrenti crisi che agitano il pianeta. Le ansietà dei popoli di tutto il globo trovano ora pubblica espressione in furiose dimostrazioni troppo imponenti per essere ignorate. Spesso i temi delle proteste e le emozioni che suscitano accrescono il caos e la confusione che si spera di risolvere con tali manifestazioni pubbliche. Per gli amici di Dio, esiste un’incontrovertibile spiegazione di ciò che sta accadendo. Se vogliono reagire efficacemente alle sfide fornite dalla diffusione dell’angoscia e della delusione, essi devono solo ricordare la visione e i principi offerti dalla Fede. Si sforzino di comprendere meglio gli Insegnamenti pertinenti ristudiando le lettere di Shoghi Effendi pubblicate nell’Ordine Mondiale di Bahá’u’lláh, in particolare quelle intitolare «La Meta di un Nuovo Ordine Mondiale», «L’America e la Più Grande Pace» e «Il Sorgere della Civiltà Mondiale».
Mentre il mondo procede nel suo tumultuoso percorso, il Piano quinquennale ha conseguito la capacità operativa di permettere alla nostra comunità di fare enormi passi verso la grande meta della promozione del processo dell’entrata in truppe. I dettagli di uno stato di cose così incoraggiante per la Fede in tutti e cinque i continenti sono già stati comunicati nella nostra lettera del 17 gennaio. Vi invitiamo a ristudiarla. Si devono ora sottolineare solo alcuni dettagli. In 179 paesi è stata completata la suddivisione in aree. Esistono ora circa 17.000 di questi vivai di espansione. Gli incontri di riflessione a livello delle aree sono diventati un importante strumento di unificazione del pensiero e dell’azione per istituzioni e località. Essi hanno impartito un forte impulso alle iniziative istituzionali e personali in uno spirito di reciproco sostegno. Il processo dell’istituto ha dimostrato ancor più chiaramente la sua influenza come forza generatrice di espansione e consolidamento. Le principali attività del Piano hanno raggiunto dimensioni di gran lunga superiori a quelle dello scorso anno. Di conseguenza, un crescente numero di amici è ora attivo in tutto il mondo nel lavoro amministrativo e nell’insegnamento, dimostrando quanto sia contagiosa la fiducia cui si ispira l’entusiasmo dei loro sforzi. I giovani e i bambini sono stati più sistematicamente coinvolti nei programmi delle comunità e il numero dei non bahá’í che partecipano ai circoli di studio, alle riunioni devozionali e alle classi dei bambini è aumentato. È molto incoraggiante notare che, nel breve periodo trascorso dall’inizio del Piano, queste tre fondamentali attività, prima sporadiche in molte comunità, sono divenute un elemento regolare e si sono moltiplicate. Ecco dunque l’istantanea di una comunità mondiale concentrata e in movimento come non era mai stata prima.
Durante lo scorso anno, mentre questo modello di crescita si andava fermamente radicando nell’operazione del Piano, si sono verificati anche altri importanti eventi. Nel campo degli affari esterni, le attività svolte dalle agenzie della Bahá’í International Community sono state troppo numerose e diversificate per poterle qui descrivere, ma hanno avuto un effetto complessivo così notevole che è impossibile passarle sotto silenzio. Il clou di queste attività è stato il messaggio da noi indirizzato lo scorso aprile ai capi religiosi del mondo. Esso ha dato un nuovo impulso alle iniziative prese dalla comunità bahá’í per attrarre l’attenzione dei più influenti elementi della società su temi di importanza critica ai fini della pace del mondo. Grazie all’opera di coordinamento dell’Ufficio per l’informazione del pubblico della Bahá’í International Community e alla sollecita efficienza delle Assemblee Spirituali Nazionali, il messaggio è stato in breve tempo distribuito alle più alte gerarchie e agli altri gradi delle comunità religiose di tutto il globo. Lo scopo dell’iniziativa è quello di sottoporre all’attenzione di tutti gli interessati l’urgente bisogno che i capi religiosi affrontino la questione del pregiudizio religioso, che sta diventando un sempre più grave pericolo per il bene del-l’umanità. Le reazioni immediate di molti di coloro che hanno ricevuto il messaggio indica che esso è preso sul serio e in alcuni luoghi apre nuove prospettive alle attività interreligiose.
Nel campo dello sviluppo sociale ed economico si è raggiunto un ritmo che sempre più fa sentire gli effetti dello sforzo istituzionale e personale sullo sviluppo interno della comunità e sulla collaborazione della comunità con altri. L’Ufficio per lo sviluppo sociale ed economico riferisce che nel corso del secondo anno del Piano sono state aperte otto nuove agenzie di ispirazione bahá’í per lo sviluppo, operanti in campi disparati come la promozione delle donne, della salute, dell’agricoltura, dell’educazione dei bambini e del potenziamento dei giovani.
In Terra Santa, la traduzione inglese dell’epistola araba di Bahá’u’lláh nota come Javáhiru’l’Asrár è stata pubblicata con il titolo «Gemme di misteri divini». Il restauro della Cella di Bahá’u’lláh nella prigione di ‘Akká è stato completato e si è dato inizio ai lavori per la parte restante del piano superiore dell’area della cella. Dalla prossima stagione dei pellegrinaggi, a partire da ottobre 2003, il numero dei pellegrini passerà da 150 a 200 per gruppo.
Gli sforzi per promuovere lo sviluppo delle istituzioni che operano presso il Centro Mondiale sono state particolarmente evidenti nella continua evoluzione dell’istituzione dell’?uqúqu’lláh sotto l’illustre guida del Fiduciario, la Mano della Causa di Dio, dottor ‘Alí-Muhammad Varqá. Con le sue costanti iniziative e il suo costante sforzo, il dottor Varqá ha ispirato l’educazione degli amici di tutto il mondo riguardo la legge dell’?uqúqu’lláh. Nei dieci anni trascorsi da quando la legge è stata applicata universalmente, è stata creata una rete di consigli di fiduciari nazionali e regionali, che provvede al coordinamento e alla direzione del servizio di un crescente numero di delegati e rappresentanti. La conoscenza di questa grande legge si è ampiamente diffusa e gli amici di tutti i continenti stanno rispondendo con uno spirito di devozione, che il Fiduciario spera possa toccare coloro che non si sono ancora avvalsi delle promesse benedizioni che scaturiscono dall’adesione a questa legge.
Nei circa due anni trascorsi da quando abbiamo annunciato la speciale necessità di sostegno economico per il degno mantenimento degli edifici e dei giardini del Centro Mondiale, è stato istituito il Fondo di investimento del Centro Mondiale. Le contribuzioni non hanno ancora raggiunto un livello pari alle necessità annuali. Ma ci siamo sentiti obbligati a mettere da parte cinque milioni di dollari delle contribuzioni ricevute come fondo stanziato per creare il capitale iniziale necessario a fornire un introito di investimento assegnato allo scopo originario. Abbiamo per questo attinto al Fondo internazionale bahá’í per contribuire a coprire le spese necessarie, sospendendo attività in altri campi che sarebbe stato normale continuare a svolgere.
Siamo lieti di annunciare che, in risposta all’appello dell’As-semblea Spirituale Nazionale del Cile, sono pervenuti 185 progetti da architetti e progettisti di tutto il mondo per il Tempio madre del Sud America che dovrà essere costruito a Santiago. La scelta definitiva sarà annunciata a suo tempo.
Cari amici, gratificati dalle prove concrete del progresso compiuto dappertutto, confidiamo che il nostro supremo Signore continui a confermare i devoti sforzi da voi compiuti nel quadro del Piano quinquennale, un Piano destinato a rispondere alle necessità di questi tempi. Possa la vostra perseveranza nel suo perseguimento liberare quelle forze per ora trattenute che, con la grazia e il favore della bellezza di Abhá, potranno impartire un possente impulso al processo dell’entrata in truppe in ogni terra.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIANote bahá’í, anno XXI, n. 6 (giugno 2003), p. 1-2.
33Sono passati tre anni del Piano quinquennale. I processi, messi in moto dal Piano quadriennale, rafforzati dall’attenzione speciale dedicata all’educazione bahá’í dei bambini durante il Piano di dodici mesi e instancabilmente proseguiti negli ultimi anni, vedono ora realizzate le speranze con cui sono stati lanciati. In tutto il mondo si stanno rafforzando le reciproche azioni dei tre protagonisti del Piano, l’individuo, la comunità e le istituzioni, ciascuno con il proprio ruolo distinto. Le attività fondamentali – e cioè i circoli di studio, le classi per i bambini e le riunioni devozionali – ormai divenute un aspetto essenziale e realtà capaci di rafforzamento reciproco, contribuiscono ad accrescere il vigore e il successo di tutti gli altri elementi della vita comunitaria bahá’í. Le risorse umane sono in aumento e le Assemblee Spirituali Locali rispondono alle nuove richieste di questa crescente vitalità.
La capacità di dare ai bambini un’educazione bahá’í che si è acquisita in tutto il mondo è veramente notevole. I primi tentativi di potenziamento spirituale dei giovanissimi hanno avuto successo. Il movimento delle aree da un livello di attività a uno superiore procede bene e, intanto, al nucleo di devoti credenti si sta aggiungendo un’ampia cerchia di persone che non sono ancora bahá’í, ma partecipano con entusiasmo alle attività fondamentali del Piano. In alcune aree più avanzate stanno già comparendo strutture per la gestione della crescita intensiva. Alcune Assemblee Nazionali, nell’occuparsi dei bisogni di tutte le aree del proprio paese, hanno riscontrato quanto è importante dedicare una particolare attenzione a certe aree prioritarie molto promettenti, incoraggiandole e sviluppandole finché le risorse umane da loro prodotte grazie agli istituti di formazione non le facciano diventare centri di crescita rapida e sostenuta.
L’istituto di formazione è divenuto, come si era previsto, un motore di crescita. Nel valutare le opportunità e i bisogni delle rispettive comunità, la maggior parte delle Assemblee Spirituali Nazionali hanno preferito adottare il materiale didattico preparato dall’Istituto Ruhi, avendolo giudicato il più adatto ai bisogni del Piano. Questo ha comportato un beneficio collaterale, e cioè che il materiale è stato tradotto in molte lingue e che quando i bahá’í viaggiano trovano che gli altri amici seguono la stessa strada, conoscono gli stessi libri e adottano gli stessi metodi.
La società internazionale, caotica, lacerata da visioni e interessi discrepanti, è assalita da una crescente ondata di terrorismo, sregolatezza e corruzione e corrosa dal dissesto economico, dalla povertà e dalla malattia. In questa situazione la comunità bahá’í, ispirata da una visione divinamente rivelata, capace di costruire su solide basi, costantemente rafforzata grazie ai processi ora in atto e impavida davanti ad apparenti sconfitte, sta diventando sempre più visibile. Un esempio della capacità del mondo bahá’í di rispondere a situazioni impreviste si è presentato un anno fa: quando i molti pericoli hanno imposto la cancellazione della Convenzione internazionale bahá’í, l’elezione della Casa Universale di Giustizia ha avuto ugualmente luogo e il Piano è andato avanti senza che se ne perdesse un passo. Contemporaneamente, nonostante la distruzione e il caos della vita in Iraq, è stato possibile mantenersi in contatto con i bahá’í del paese e riformare le loro Assemblee Spirituali Locali. Annunciamo ora con gran gioia che in occasione di questo Ridvan sarà eletta l’Assemblea Spirituale Nazionale dei bahá’í dell’Iraq, ricostituita dopo oltre trent’anni di soffocante oppressione, perché prenda il posto che le spetta nella comunità internazionale bahá’í.
In questo stadio il Piano divino esige che si prosegua con fiducia e dinamicità nell’attuale direzione, senza lasciarsi distogliere dalle tempeste che flagellano il mondo dell’umanità. Siate certi che la Bellezza benedetta guiderà i vostri passi e che le Schiere dell’Accolta suprema rafforzeranno ogni vostro sforzo per il progresso della Sua Fede.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIAi passi avanti compiuti dal mondo bahá’í dopo l’inizio della quinta epoca dell’Età formativa ci hanno portato immensa gioia. Gli ultimi dodici mesi non hanno fatto eccezione. La comunità ha proseguito la sua sistematica avanzata e ora, entrando nell’ultimo anno del Piano quinquennale, si trova in una posizione di notevole forza – una forza acquisita grazie allo strenuo, ponderato sforzo compiuto dagli amici in tutto il mondo per promuovere il processo dell’entrata in truppe.
Pur inadeguate a esprimere il pieno significato degli sviluppi in atto, le statistiche danno un’idea delle dimensioni di ciò che è stato realizzato. Le risorse umane della Fede si sono costantemente moltiplicate. Oltre 200 mila persone in tutto il mondo hanno completato il primo libro dell’Istituto Ruhi e diverse migliaia di persone hanno raggiunto il livello che le abilita a svolgere con efficienza il ruolo di facilitatori dei circoli di studio che, con crescente frequenza, si tengono in tutte le parti del globo, oltre diecimila secondo le ultime statistiche. Dopo aver superato la soglia di 100 mila diversi mesi fa, il numero dei ricercatori impegnati nelle attività fondamentali ha continuato a crescere. Nel frattempo, circa 150 aree si sono sviluppate fino al punto in cui i programmi intensivi di crescita sono stati già lanciati o sono pronti ad esserlo. Tutto fa pensare che questa cifra sarà largamente superata entro la fine del Piano.
Nel celebrare questi risultati, si deve ricordare anche il progresso nell’apprendimento che li ha prodotti. Le campagne intensive di istituto, che prestano una doverosa attenzione ai necessari aspetti pratici, hanno continuato a essere il veicolo per stimolare la crescita a livello delle aree. Essendosi così create le condizioni necessarie, sono stati lanciati sistematici programmi per l’espansione e il consolidamento della Fede. Si sta accumulando un prezioso corpo di conoscenze sulla natura dei programmi intensivi di crescita, alcuni dei cui aspetti sono ora ben compresi. Questi programmi consistono per lo più in una serie di cicli, della durata di diversi mesi, dedicati alla progettazione, all’espansione e al consolidamento. Lo sviluppo delle risorse umane prosegue ininterrotto da un ciclo al-l’altro, facendo in modo che il processo di espansione non solo si mantenga costante ma a poco a poco acquisti velocità. Anche se restano ancora molte lezioni da imparare, l’esperienza già acquisita ci consente di riprodurre la metodologia in un crescente numero di aree in tutto il mondo.
È motivo di gratificazione che le vittorie conseguite abbiano una dimensione sia quantitativa sia qualitativa. Il cuore di questi successi è il continuo approfondimento della vita spirituale delle comunità bahá’í di tutto il mondo. Questa nuova vitalità spirituale spiega la crescente partecipazione di persone di diverse provenienze alle riunioni devozionali, alle classi per i bambini e ai circoli di studio, una partecipazione che ha portato molti a riconoscere in Bahá’u’lláh la Manifestazione di Dio per questo Giorno e a dichiarare la loro fede.
Ci sono stati nuovi sviluppi anche al Centro Mondiale. Abbiamo deciso che i tempi sono favorevoli alla formazione di un Corpo internazionale dei Fiduciari dell’?uqúqu’lláh che guidi e sovrintenda i lavori dei Corpi dei Fiduciari dell’?uqúqu’lláh regionali e nazionali di tutto il mondo. Esso lavorerà in stretta collaborazione con il Fiduciario-capo, la Mano della Causa di Dio dottor ‘Alí-Muhammad Varqá, del cui sapere e del cui consiglio potrà beneficiare nello svolgimento dei suoi compiti. I tre membri ora nominati al Corpo internazionale dei Fiduciari sono Sally Foo, Ramin Khadem e Grant Kvalheim. La durata del loro incarico sarà decisa in altra data. I membri del Corpo non si trasferiranno in Terra Santa ma per svolgere i loro compiti si avvarranno dei servizi dell’Uf-ficio dell’?uqúqu’lláh presso il Centro Mondiale.
La Causa sta facendo notevoli progressi a tutti i livelli e in tutte le direzioni, dai successi nell’espansione e nel consolidamento alla base agli sviluppi istituzionali di portata internazionale. Questi incoraggianti segni della crescente solidarietà della comunità arrivano in un momento in cui nella società sono invece fin troppo evidenti i segni del declino. Non è il caso di esaminare in questa sede i vari aspetti del tracollo in cui un mondo demoralizzato è intrappolato. Ma non si dimentichi che queste circostanze accrescono la recettività agli Insegnamenti e creano nuove opportunità per lo loro diffusione.
Nel nostro messaggio del 26 novembre 1999, abbiamo accennato a una serie di imprese globali destinate ad accompagnare la comunità bahá’í negli ultimi anni del primo secolo dell’Età formativa della Fede. Ogni Piano, abbiamo detto, ruoterà attorno al punto centrale della promozione dell’entrata in truppe. Il primo della serie, il presente Piano quinquennale, si concluderà entro dodici mesi, quando inviteremo i seguaci di Bahá’u’lláh a intraprendere un altro piano che durerà cinque anni. Ciò che chiediamo agli amici di fare nel frattempo è di impiegare tutte le loro energie per mettere risolutamente in atto l’apprendimento sistematico promosso con tanto vigore dal Centro internazionale per l’insegnamento. Nessun bahá’í perda l’impagabile opportunità concessa dagli ultimi giorni del Piano per rafforzare in questo modo le fondamenta per lanciare, il prossimo Ridvan, un’impresa ancor più ambiziosa. Vi circondino le nostre più fervide preghiere nelle sante Tombe.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIANote bahá’í, anno XXIII, n. 5 (maggio 2004), p. 1-2.
35Al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri
Amici amatissimi,Negli ultimi quattro anni e mezzo, mentre i credenti di tutto il mondo si sono adoperati per perseguire la meta della promozione del processo dell’entrata in truppe, è diventato sempre più chiaro che la fine di questo Piano quinquennale segnerà un momento decisivo nello svolgimento della storica impresa che la comunità del Più Grande Nome ha intrapreso. Gli elementi necessari allo sforzo concertato di infondere lo spirito della Rivelazione di Bahá’u’lláh nelle varie zone del mondo si sono concretati in un piano d’azione che ora deve solo essere realizzato.
Il nostro messaggio del 26 dicembre 1995, che orientò l’atten-zione del mondo bahá’í verso il cammino dell’intenso apprendimento della crescita sostenuta e rapida della Fede, descrisse in termini generali la natura del lavoro da svolgere per affrontare le sfide che si presentavano. Innanzi tutto, le comunità bahá’í furono sollecitate a sistematizzare gli sforzi per sviluppare le risorse umane della Causa in una rete di istituti di formazione. Mentre le comunità nazionali prendevano le misure necessarie per creare la capacità istituzionale di svolgere questa funzione essenziale, solo all’inizio del Piano quinquennale si comprese ampiamente che cosa significasse un buon programma di formazione. L’introduzione del concetto di area permise agli amici di pensare alla crescita accelerata della comunità in una misura accessibile e di concepirla nei termini di due movimenti complementari che si rafforzavano reciprocamente: il costante flusso di persone nella sequenza dei corsi dell’istituto e il passaggio delle aree da uno stadio di sviluppo all’altro. Questa visione aiutò i credenti ad analizzare le lezioni apprese sul campo e ad impiegare un vocabolario comune per spiegare ciò che avevano imparato. Gli strumenti per costruire un modello di attività che desse pari importanza agli inseparabili processi dell’espansione e del consolidamento non erano mai stati meglio compresi. In verità, l’esperienza dei programmi intensivi di crescita, realizzati in diverse aree sulla base di questa comprensione, è stata così costante che non restano possibilità di equivoci. La via tracciata è chiara e al Ridvan 2006 inviteremo i credenti a rafforzare i loro propositi e a procedere con tutta la forza delle loro energie sulla via tracciata con tanta determinazione.
Nel presentarvi gli elementi del prossimo Piano quinquennale, oggetto delle vostre deliberazioni in questo convegno, prenderemo in esame i recenti successi del mondo bahá’í e indicheremo come gli attuali approcci, metodi e strumenti devono essere portati a questo stadio successivo. L’analisi evidenzierà che la corale risposta dei credenti, della comunità e delle istituzioni alla guida ricevuta cinque anni fa ha innalzato la loro capacità a nuovi livelli. Il continuo sviluppo delle capacità rimarrà un elemento essenziale per la promozione del processo dell’entrata in truppe – il punto focale del mondo bahá’í negli ultimi anni del primo secolo dell’Età formativa.
L’individuoNon occorre descrivere nei dettagli i successi personali dei credenti, perché ne abbiamo già preso nota nel nostro messaggio del 17 gennaio 2003 ai bahá’í del mondo. In quel messaggio abbiamo messo in luce il crescente sentimento di iniziativa e di intraprendenza e il coraggio e l’audacia, che hanno caratterizzato i credenti in tutto il mondo. Qualità come la consacrazione, lo zelo, la fiducia e la tenacia attestano l’accresciuta vitalità della loro fede. Abbiamo anche riconosciuto il ruolo dell’istituto di formazione nel suscitare lo spirito di intraprendenza che è alla base dell’aumento delle attività registrato in tutto il mondo – un’espressione concreta di quella vitalità.
Gli sviluppi successivi sono serviti a dimostrare ulteriormente l’efficacia di una sequenza di corsi che cerca di costruire la capacità di servizio concentrandosi sull’applicazione del risveglio spirituale conseguito tramite lo studio approfondito degli Scritti. I partecipanti sono esposti a un tipo di sapere che alimenta una serie di abitudini, di atteggiamenti e di qualità interconnessi e sono aiutati a perfezionare alcune competenze e capacità necessarie a compiere atti di servizio. La discussione che si svolge attorno alla Parola creatrice, nell’atmosfera seria e ispirante di un circolo di studio, eleva il livello della coscienza dei propri doveri verso la Causa e conferisce la consapevolezza della gioia che si trae dall’insegnare la Fede e dal servirne gli interessi. Il contesto spirituale nel quale si affrontano azioni specifiche le riveste di significato. Mentre gli amici s’impegnano in azioni di servizio sempre più complesse e impegnative si costruisce pazientemente la fiducia. Ma soprattutto ciò che li sostiene nei loro sforzi è la fiducia in Dio. Quante sono le storie di credenti che entrano nel campo dell’insegnamento con trepidazione e poi si trovano rafforzati da conferme da ogni parte. Vedendo le possibilità e le opportunità che si aprono davanti a loro con nuovi occhi, essi testimoniano di prima mano la potenza dell’aiuto divino, mentre si sforzano di applicare ciò che hanno imparato e ottengono risultati molto superiori alle aspettative. Che lo spirito di fede nato dall’intimo contatto con la Parola di Dio abbia un tale effetto sulle anime è ben lontano dall’essere un fenomeno nuovo. Ciò che rincuora è che il processo dell’istituto aiuta tutte queste persone a sperimentare il potere trasformatore della Fede. Nei prossimi cinque anni si dovrà compiere un grande sforzo per estendere questa edificante influenza ad altre centinaia di migliaia di persone.
Un risultato visibile dell’enfasi sulla creazione delle capacità è stato il continuo aumento dell’esercizio dell’iniziativa personale – un’iniziativa che è regolata dalla comprensione dell’azione sistematica necessaria per promuovere il processo dell’entrata in truppe. Gli sforzi sono compiuti in umile atteggiamento di apprendimento nell’ambito definito dal Piano. Il risultato è che attività che sono espressione di talenti diversi si armonizzano in un unico movimento in avanti e si evita il ristagno causato da interminabili dibattiti sulle preferenze personali dei vari approcci. Cresce l’impegno nell’azione a lungo termine, che inserisce nel contesto le iniziative intraprese dai credenti in qualsiasi particolare momento.
In nessun campo è stata così chiaramente dimostrata la crescita dell’iniziativa personale come in quello dell’insegnamento. Gli sforzi personali di insegnare la Fede, in un fireside o in un circolo di studio, sono indiscutibilmente in aumento. I credenti, dotati di competenze e di metodi efficaci e accessibili a tutti e incoraggiati dalla risposta alle loro azioni, frequentano più intimamente persone di tutti i ceti sociali, impegnandole in serie conversazioni su temi di carattere spirituale. Crescendo la loro percezione spirituale, essi riescono a percepire la ricettività e a riconoscere la sete delle vivificanti acque del messaggio di Bahá’u’lláh. Fra tutti coloro che incontrano – genitori di bambini vicini di casa, coetanei a scuola, colleghi di lavoro, conoscenze occasionali – essi cercano anime alle quali trasmettere una parte di ciò che Egli ha così misericordiosamente donato all’umanità. La maggiore esperienza permette loro di adattare la loro presentazione alle necessità del ricercatore, utilizzando metodi di insegnamento diretto fondati sugli Scritti per offrire il messaggio in modo affabile e invitante.
Degno di nota a questo proposito è lo spirito di iniziativa mostrato da alcuni credenti che ampliano il raggio dei loro impegni per aiutare altri che stanno sforzandosi di percorrere la via del servizio. Acquisita la capacità di servire da facilitatori dei corsi del-l’istituto, essi accolgono la sfida di accompagnare i partecipanti nei loro primi tentativi di compiere atti di servizio finché anche loro non sono pronti a dar vita ai propri circoli di studio e ad aiutare altri a fare la stessa cosa, allargando così il raggio dell’influenza dell’istituto e portando le anime infiammate in contatto con la Parola di Dio. Questo particolare aspetto del processo dell’istituto, che serve a moltiplicare il numero dei sostenitori attivi della Fede in un modo che si autoalimenta, è ricco di promesse e si spera che se ne realizzino le potenzialità nel prossimo Piano. «Non sia pago», sono le parole che il Custode rivolge a ogni insegnante della Causa, «finché non abbia infuso nel suo figliolo spirituale un così profondo ardore da indurlo a levarsi spontaneamente anch'egli per dedicare le proprie energie al risveglio di altre anime e alla difesa delle leggi e dei principi stabiliti dalla nuova Fede».
La comunitàLa maggiore vitalità che contraddistingue la vita dei credenti è altrettanto evidente nella vita comunitaria bahá’í. La misura in cui questa vitalità si manifesta dipende naturalmente dallo stadio dello sviluppo dell’area. Le aree in uno stadio avanzato di crescita offrono una visione di ciò che si può realizzare molto meglio di quelle che si trovano negli stadi iniziali, nelle quali gli amici stanno ancora lottando per trasformare in azione ciò che il Piano richiede. Quindi, per analizzare i successi della comunità, dobbiamo guardare alle aree più avanzate, convinti che la loro esperienza sarà emulata da altre via via che progrediscono.
In svariate occasioni abbiamo accennato alla coerenza logica che il processo della crescita acquisisce con l’istituzione dei circoli di studio, degli incontri devozionali e delle classi per bambini. La costante moltiplicazione delle attività fondamentali, promossa dal-l’istituto di formazione, crea un modello sostenibile di espansione e consolidamento, strutturato e organico. Mentre i ricercatori si aggregano a queste attività e dichiarano la propria fede, gli impegni dell’insegnamento individuale e collettivo prendono lo slancio. Grazie allo sforzo di assicurare che una parte dei nuovi credenti si iscriva ai corsi dell’istituto, la riserva di risorse umane necessarie per svolgere il lavoro della Fede si arricchisce. Tutte queste attività, quando siano strenuamente perseguite in un’area, alla fine creano le condizioni favorevoli per lanciare un programma intensivo di crescita.
Un attento esame delle aree che si trovano in questo stadio conferma che la coerenza logica così acquisita riguarda vari aspetti della vita comunitaria. Lo studio e l’applicazione degli insegnamenti diventano un’abitudine generalizzata e lo spirito della preghiera comunitaria generato dagli incontri devozionali incomincia a permeare le attività collettive della comunità. Una piacevole integrazione delle arti in varie attività potenzia l’ondata di energia che anima i credenti. Le classi per l’educazione spirituale dei bambini e dei giovanissimi servono a rafforzare le radici della Fede nella popolazione locale. Perfino un semplice atto di servizio come andare a visitare a casa i nuovi credenti, in un villaggio del Pacifico o in una vasta area metropolitana come Londra, rafforza i legami di fratellanza che legano i membri della comunità. Le «visite a casa», concepite come un mezzo per esporre i credenti ai fondamenti della Fede, stanno dando vita a uno spiegamento di sforzi di approfondimento, personali e collettivi, che vedono gli amici immergersi negli Scritti ed esplorarne le implicazioni nella loro vita.
Mentre le fondamenta spirituali della comunità così si rafforzano, il livello del discorso collettivo si alza, le relazioni sociali fra gli amici assumono un nuovo significato e un sentimento di proposito comune ispira le loro interazioni. Non ci si meravigli quindi che uno studio svolto dal Centro Internazionale per l’Insegna-mento mostra che, in circa cinquanta aree avanzate esaminate, la qualità della Festa del diciannovesimo giorno è migliorata. Altre relazioni indicano che le contribuzioni al Fondo sono aumentate, che si amplia la coscienza del significato spirituale delle contribuzioni e si comprende meglio il bisogno di mezzi materiali. Gli incontri di riflessione a livello di area diventano un proscenio per la discussione dei bisogni e dei piani, creando un’identità collettiva e rafforzando la volontà collettiva. Là dove queste aree avanzate fioriscono, l’influenza che esse esercitano incomincia a diffondersi oltre i confini e arricchisce eventi più ampi, come le scuole estive e invernali.
Come nel caso delle persone, l’apprendimento è il segno distintivo di questa fase dello sviluppo della comunità. Sollecitiamo voi e i vostri ausiliari a compiere il massimo sforzo nei prossimi anni per assicurare che, area dopo area, l’apprendimento sia integrato nel tessuto del processo decisionale.
Una delle vostre principali cure sarà quella di rafforzare la valorizzazione delle azioni sistematiche, già migliorate dai successi ottenuti. Arrivare a una visione unificata della crescita basata su una valutazione realistica delle possibilità e delle risorse, elaborare strategie che le offrano una solida struttura, progettare e mettere in atto piani di azione commisurati alle capacità, fare i necessari aggiustamenti pur mantenendo la continuità, costruire sui risultati – ecco alcuni dei requisiti della sistematizzazione che ogni comunità deve imparare e interiorizzare.
Similmente, il desiderio e la disponibilità ad aprire certi aspetti della vita comunitaria al vasto pubblico devono essere integrati in un modello di comportamento che attrae anime e le conferma. In questo campo si è già fatto molto, mentre gli amici hanno collettivamente adottato nuovi modi di pensare e di agire. Nell’accogliere nel suo abbraccio molte persone, la comunità sta imparando a vedere più rapidamente il potenziale latente nelle persone e ad evitare la formazione di barriere artificiali basate su nozioni preconcette. Si coltiva un ambiente amorevole nel quale ciascuno è incoraggiato a progredire con il proprio ritmo senza la pressione di irragionevoli aspettative. Il cuore di questi sviluppi è la crescente consapevolezza delle implicazioni dell’universalità e della completezza della Fede. L’azione collettiva è governata sempre più dal principio che il messaggio di Bahá’u’lláh deve essere presentato al-l’umanità con generosità e senza condizioni. Le attività per portare gli insegnamenti della Fede alle popolazioni ricettive sono assai gratificanti. Mentre inesorabili forze sociali e politiche continuano a sradicare le persone dalla patria e a trascinarle attraverso i continenti, l’incrollabile comprensione delle diversità di origine e della forza che ciò conferisce all’insieme sarà un elemento cruciale per l’espansione e il consolidamento della comunità.
Forse il compito che occuperà l’attenzione vostra e dei vostri ausiliari più di ogni altra cosa è quello di aiutare la comunità nel suo sforzo di mantenere la concentrazione. Questa capacità, lentamente acquisita nel corso dei vari Piani, rappresenta uno dei suoi valori più validi, faticosamente conquistati grazie alla disciplina, all’impegno e alla visione, mentre gli amici e le istituzioni hanno imparato a perseguire lo scopo unico di promuovere il processo dell’entrata in truppe. Da una parte, troverete necessario scoraggiare la tendenza a confondere la concentrazione con l’uniformità o l’esclusività. Mantenere la concentrazione non significa accantonare bisogni e interessi particolari, tanto meno interrompere attività essenziali per far posto ad altre. È chiaro che è necessario raffinare e sviluppare ulteriormente una serie di elementi che fanno parte della vita comunitaria bahá’í, modellata nel corso di decenni. D’altro canto, vorrete cogliere ogni opportunità per rafforzare la propensione a stabilire le priorità – che significa, riconoscere che non tutte le attività hanno la stessa importanza a un certo stadio della crescita, che alcune devono necessariamente avere la precedenza su altre, che persino i propositi con le migliori intenzioni possono essere causa di distrazione, di dispendio delle energie o di impedimento al progresso. Quello che si deve apertamente riconoscere è che il tempo di cui gli amici dispongono per servire la Fede nelle comunità non è illimitato. È più che naturale che una parte preponderante di questa limitata risorsa debba essere impiegata per far fronte a quanto previsto dal Piano.
Le istituzioniNessuna delle imprese delle persone o della comunità potrebbe essere compiuta senza la guida, l’incoraggiamento e il supporto del terzo protagonista del Piano – le istituzioni della Fede. È rincuorante vedere la misura in cui le istituzioni incoraggiano l’iniziativa personale, incanalando le energie nel campo dell’insegnamento, sottolineando il valore dell’azione sistematica, alimentando la vita spirituale della comunità e favorendo un ambiente accogliente. Aiutando la comunità a rimanere concentrata sullo scopo del Piano, esse imparano in termini pratici che cosa significa mantenere l’unità di visione fra gli amici, approntare meccanismi che facilitano i loro sforzi e fornire le risorse secondo priorità saggiamente stabilite. Tra queste priorità vi sono anche campi di attività che richiedono specifiche conoscenze da parte delle persone. In questa categoria meritano una particolare menzione il lavoro degli affari esterni, che le Assemblee Spirituali Nazionali stanno seguendo con diligenza, e le attività di sviluppo socio-economico intraprese, per esempio, da organizzazioni di ispirazione bahá’í. Pur occupandosi di questo tipo di bisogni, le istituzioni acquisiscono una crescente capacità di orientare la spinta degli sforzi compiuti dalla generalità dei credenti verso l’esecuzione dei principali compiti del Piano.
Altrettanto incoraggianti sono i provvedimenti specifici presi dalle Assemblee Spirituali Nazionali, in collaborazione con i Consiglieri, per rispondere alle sfide amministrative create dalla crescita su larga scala nelle aree. I nuovi schemi tendono a esigere che una o più persone nominate dall’istituto di formazione coordinino la realizzazione dei corsi della sequenza principale e dei programmi per i bambini e i giovanissimi. Si rendono altresì necessari Comitati di insegnamento di area nominati dal Consiglio o dal-l’Assemblea Nazionale, che gestiscano altri aspetti degli sforzi sistematici volti a realizzare l’espansione e il consolidamento accelerati. I membri del Consiglio ausiliare lavorano sui due fronti per fare in modo che i due movimenti che ora caratterizzano il processo della crescita procedano senza intoppi. Mentre area dopo area si stanno creando questi diversi elementi, resta ancora molto da imparare sulla loro funzione e sui loro reciproci rapporti. L’impor-tante è che l’attuale flessibilità, che permette la creazione di nuovi strumenti a seconda delle necessità, non sia compromessa sì che il piano di coordinamento rappresenti una risposta alle esigenze della crescita. Contiamo su di voi e sulle Assemblee Nazionali per guidare questo processo di apprendimento.
Durante il Piano abbiamo osservato con massimo interesse gli effetti che questi sviluppi hanno avuto sul funzionamento delle Assemblee Spirituali Locali. Siamo lieti di rilevare due tipi di progresso in questo campo. Nelle aree nelle quali la maggior parte delle Assemblee Locali erano molto deboli, un crescente numero di Assemblee stanno gradualmente assumendo la loro responsabilità via via che imparano a guidare le attività specifiche del Piano nelle zone sotto la loro giurisdizione. Nel contempo vecchie Assemblee Spirituali Locali mostrano segni di una nuova forza via via che adottano la visione della crescita sistematica – e questo avviene spesso dopo un periodo di adattamento nel quale alcune trovano difficile comprendere le nuove realtà che si creano a livello di area.
Ci ha dato una gioia particolare vedere che il processo della crescita che si sta svolgendo nel mondo sta prendendo slancio sia nei centri urbani sia nelle zone rurali. Un provvedimento importante adottato all’inizio del Piano in molte grandi città è stato la divisione in settori. Questa suddivisione si è dimostrata cruciale per la pianificazione della crescita sostenibile. E tuttavia, con l’espansione delle comunità, è ragionevole aspettarsi che le città abbiano bisogno di essere suddivise in settori più piccoli – forse addirittura in quartieri – nei quali si celebra la Festa del diciannovesimo giorno. Per l’ulteriore sviluppo delle Assemblee Locali è essenziale attenersi a una visione delle dimensioni potenziali delle comunità future. Negli anni avvenire, coloro che servono nelle Assemblee Spirituali, se vorranno gestire gli affari di comunità i cui membri arriveranno a essere migliaia e svolgere il loro compito di «fiduciari del Misericordioso tra gli uomini», dovranno necessariamente passare intensi periodi di apprendimento. Abbiamo l’intenzione di monitorare da vicino lo sviluppo delle Assemblee Spirituali Locali durante il prossimo Piano e di autorizzare caso per caso, quando le dimensioni della popolazione bahá’í e altre circostanze in una località lo richiedono, un processo elettorale a due tappe, seguendo il modello adottato a Teheran durante il ministero del Custode.
Programmi intensivi di crescitaLo sforzo sostenuto che le persone, la comunità e le istituzioni hanno compiuto per accelerare il processo dell’istituto nelle aree, mentre contribuisce a farle passare da uno stadio di sviluppo a un altro per mezzo di strumenti ben sperimentati, culmina nel lancio dei programmi intensivi di crescita. In verità, i più importanti progressi dell’apprendimento durante questo Piano sono il frutto degli sforzi compiuti per mettere in atto questo tipo di programma in circa duecento aree. Siamo persuasi che questo apprendimento può ora essere sistematicamente esteso ad ogni continente e a Ridvan 2006 chiederemo ai bahá’í di tutto il mondo di avviare, nel prossimo Piano, programmi intensivi di crescita in non meno di 1500 aree.
Un programma intensivo di crescita, come è attualmente concepito, è diretto, semplice ed efficace, ma implica uno sforzo che metta alla prova la determinazione degli amici. Perfettamente conforme alla visione che abbiamo presentato cinque anni fa, esso utilizza alcune misure che si sono dimostrate indispensabili per l’espansione e il consolidamento su larga scala. Esso consiste in cicli di attività, in genere trimestrali, che procedono secondo fasi distinte di espansione, consolidamento, riflessione e pianificazione.
La fase dell’espansione, che spesso dura due settimane, richiede il massimo impegno. Il suo obiettivo è allargare la cerchia delle persone interessate alla Fede, trovare anime ricettive e insegnare loro. Questa fase, anche se include alcuni momenti di proclamazione, non dovrà essere vista come un’occasione per organizzare un certo numero di eventi a tale scopo o per intraprendere una serie di attività che si limitino a trasmettere informazioni. L’esperienza suggerisce che quanto più gli approcci e i metodi di insegnamento si conformano alle capacità acquisite dallo studio dei corsi dell’istituto tanto più gratificanti sono i risultati.
I piani progettati per questa fase comportano invariabilmente la realizzazione di progetti di insegnamento accuratamente organizzati e di campagne di visite a casa e fireside, spesso con la mobilitazione di gruppi di insegnamento. Ma il modello dell’espansione che ne scaturisce varia da area ad area. Là dove la popolazione ha tradizionalmente mostrato un alto grado di ricettività alla Fede, ci si può aspettare un rapido afflusso di nuovi credenti. Nelle aree di questo tipo, per esempio, la meta di cinquanta dichiarazioni in tre settimane in una località è stata superata il secondo giorno e il gruppo ha giudiziosamente deciso di terminare la fase dell’espan-sione e di anticipare le attività del consolidamento. Uno dei primi obiettivi di questa fase successiva è far sì che una certa parte dei nuovi credenti partecipi al processo dell’istituto, affinché una riserva adeguata di risorse umane sia disponibile per i futuri cicli per mantenere la crescita. Coloro che non partecipano ai circoli di studio sono seguiti con una serie di visite a casa e tutti sono invitati agli incontri devozionali, alle Feste del diciannovesimo giorno e alle celebrazioni delle Festività e sono gradualmente introdotti nelle attività della vita comunitaria. Capita spesso che la fase del consolidamento dia vita a nuove dichiarazioni quando i membri delle famiglie e gli amici dei nuovi dichiarati accettano la Fede.
In altre aree, le dichiarazioni possono essere poco numerose nella fase dell’espansione, soprattutto nei primi cicli. In questi casi la meta è l’aumento del numero delle persone che desiderano partecipare alle attività fondamentali. Questo quindi definisce la natura della fase del consolidamento, che per lo più consiste nel coltivare gli interessi dei ricercatori e accompagnarli nella ricerca spirituale finché non siano confermati nella loro fede. Se queste indicazioni sono energicamente seguite, questa fase può comportare un gran numero di dichiarazioni. Si noti tuttavia che, via via che l’apprendimento avanza e che si fa esperienza, si sviluppa la capacità di insegnare alle anime ricettive e di identificare le categorie più ricettive della popolazione in generale e il totale dei nuovi credenti aumenta di ciclo in ciclo.
Qualunque sia la natura dell’area, è imperativo dedicare sempre una particolare attenzione ai bambini e ai giovanissimi. La cura dell’educazione morale e spirituale dei giovani si impone con forza nella coscienza dell’umanità e nessun tentativo di sviluppo delle comunità può permettersi di ignorarla. L’efficacia dei programmi educativi volti a rendere i giovanissimi padroni della loro vita spirituale è diventata particolarmente evidente durante questo Piano quinquennale. Accompagnati per tre anni in un programma che ne aumenta la percezione spirituale e incoraggiati a partecipare alla sequenza principale dei corsi dell’istituto quando hanno quindici anni, i giovanissimi rappresentano una grande riserva di energia e di talenti che possono essere consacrati all’avanzamento della civiltà spirituale e materiale. Siamo così impressionati dai risultati già conseguiti e il bisogno è così pressante che esorteremo tutte le Assemblee Spirituali Nazionali a considerare i gruppi di giovanissimi, formati tramite i programmi realizzati dai loro istituti di formazione, come una quarta attività fondamentale e a promuoverne la moltiplicazione su larga scala.
La chiave del progresso dei programmi intensivi di crescita è la fase dedicata alla riflessione, durante la quale le lezioni apprese dall’azione sono espresse e incorporate in un piano per il successivo ciclo delle attività. Il suo elemento principale è la riunione di riflessione – tempo di gioiosa celebrazione e di seria consultazione. Analisi accurate delle esperienze, tramite discussioni partecipative piuttosto che presentazioni eccessivamente complesse ed elaborate, servono a mantenere l’unità di visione, ad affinare la chiarezza del pensiero e ad aumentare l’entusiasmo. Questa analisi si fonda sull’esame di importanti statistiche che indicano la nuova serie di obiettivi da adottare. Si tracciano piani che prendono in considerazione da un lato l’aumentata capacità in termini di risorse umane disponibili alla fine del ciclo per eseguire certi compiti e, dall’altro, le conoscenze acquisite quanto alla ricettività della popolazione e alle dinamiche dell’insegnamento. Quando le risorse umane crescono da un ciclo all’altro proporzionalmente all’aumento della popolazione bahá’í nel suo insieme, è possibile non solo sostenere la crescita ma anche farla accelerare.
Per realizzare l’ambiziosa meta di avviare 1500 programmi intensivi di questo tipo, il mondo bahá’í dovrà sfruttare pienamente l’esperienza acquisita e le capacità sviluppate negli ultimi dieci anni. Dopo la vostra partenza dalla Terra Santa, dovrete impegnarvi in approfondite consultazioni con le Assemblee Spirituali Nazionali e i Consigli regionali e insieme esaminare attentamente le condizioni di tutte le comunità nazionali per identificare le aree che riceveranno un’attenzione concentrata e mettere a punto piani strategici.
L’esecuzione di questi piani deve incominciare il più presto possibile dopo il Ridvan 2006. L’esperienza del progresso delle aree da uno stadio all’altro è ora talmente diffusa che tutti ne hanno capito bene i metodi e gli strumenti. Il processo dell’istituto deve essere rafforzato affinché un sufficiente numero di amici proceda lungo la sequenza principale dei corsi. In questo campo saranno essenziali delle campagne intensive di istituto che diano un’adeguata importanza alla componente pratica. Le attività fondamentali devono moltiplicarsi continuamente e l’apertura verso la comunità esterna deve essere sistematicamente allargata. Si dovranno periodicamente tenere riunioni di riflessione per monitorare il progresso fatto, si dovrà mantenere l’unità del pensiero e si dovranno mobilitare le energie degli amici. Inoltre, quando le circostanze lo richiedano, si dovranno mettere progressivamente in atto sistemi di gestione del processo della crescita. Mentre la capacità di sostenere la crescita a livello delle aree rimarrà la preoccupazione più pressante negli anni avvenire, non si dovrà trascurare il continuo sviluppo delle strutture regionali e nazionali per facilitare il flusso delle informazioni e delle risorse dal campo di azione e viceversa.
Altrettanto importante sarà il sostegno che si darà alle aree con l’afflusso di pionieri. Il desiderio di pionierismo nasce naturalmente nel profondo del cuore dei credenti come risposta all’appello divino. Chiunque lasci il focolare per insegnare la Causa si unisce ai ranghi di quelle nobili anime i cui successi nel corso dei decenni hanno illuminato gli annali del pionierismo bahá’í. È nostra speranza che durante il prossimo Piano molti siano ispirati a rendere questo meritevole servizio, sia sul fronte interno sia nel campo internazionale – un atto che di per sé attrae immense benedizioni. Le istituzioni dovranno vegliare con giudizio per assicurare che questi amici siano sistemati in posizioni strategiche. Si dovrà dare priorità al pionierismo a breve e lungo termine nelle aree che sono il centro dell’attenzione sistematica, sia come mezzo per rafforzare le attività che costruiscono le basi della crescita accelerata sia per stabilizzare cicli di attività in atto. È ragionevole supporre che lo sforzo concertato per costruire sulle forze acquisite alla fine produrrà un flusso di pionieri che da quelle aree andranno in zone destinate a diventare teatro di future conquiste.
Cari amici, nelle settimane e nei mesi a venire e durante il Piano, voi e i vostri ausiliari sarete costante fonte di incoraggiamento per i credenti mentre accolgono la sfida che presentiamo loro. Vi chiediamo di cogliere ogni opportunità per trasmettere loro la nostra fiducia nella loro capacità di superare gli ostacoli che inevitabilmente sorgeranno sul loro cammino. Non dovranno mancare di riconoscere la grandezza di ciò che hanno fatto nell’ultimo decennio con la grazia sostenitrice di Bahá’u’lláh. Nei primi cinque anni hanno creato in tutto il globo la capacità istituzionale di impartire un’edu-cazione spirituale a crescenti schiere di credenti. Costruendo su questo successo, si sono impegnati in un rigoroso processo di apprendimento che ha aperto davanti ai loro occhi prospettive di grandi e pur realizzabili possibilità. Il fatto che il mondo bahá’í sia riuscito ad aumentare di sei volte il numero degli incontri devozionali negli ultimi cinque anni, che nello stesso periodo le classi per i bambini e i giovanissimi si siano più che triplicate, che il numero dei circoli di studio in tutto il mondo sia di oltre undicimila – tutto questo dà la misura della forza straordinaria alla quale i credenti possono attingere per assumersi i compiti che sono stati loro assegnati.
Soprattutto, gli amici devono sempre ricordare la grandezza delle forze spirituali che sono a loro disposizione. Sono membri di una comunità «le cui attività, diffuse ormai nell’intero orbe in sempre crescente consolidamento, costituiscono l’unico processo integrativo in un mondo le cui istituzioni, secolari e religiose si stanno per la maggior parte dissolvendo». Fra tutti popoli del mondo «solo ad essi è dato riconoscere, frammezzo al tumultuare d’una burrascosa età, la Mano del Divino Redentore che ne va tracciando il percorso e guidando le sorti. Essi solo sono consci del silente sviluppo di quel sistema mondiale così ordinato la cui struttura essi stessi stanno tessendo». Solo le loro istituzioni «saranno considerate il marchio di purezza e la gloria» dell’era che essi sono stati chiamati a inaugurare. Il «processo di edificazione» al quale sono consacrati è «la sola speranza di una società ferita», perché «è azionato dall’immutabile Intendimento di Dio e si evolve entro l’intelaiatura dell’Ordine Amministrativo della Sua Fede». E ricordate loro che essi sono le anime illuminate previste da ‘Abdu’l-Bahá nella Sua preghiera: «Sono eroi, o mio Signore, conducili sul campo di battaglia. Sono guide, aiutali a parlare con argomenti e prove. Sono servitori dispensieri, fa’ che porgano a tutti la coppa traboccante del vino della certezza. O mio Dio, fa’ di loro menestrelli che cantano giulivi in ameni giardini, fa’ di loro leoni adagiati nei boschi, balene che si tuffano nel vasto oceano».
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIANote bahá’í 24.1/2 (gennaio-febbraio 2006), p. 1-5.
36nelle prossime settimane sarete impegnati in consultazioni sulle caratteristiche del prossimo Piano quinquennale descritto nel nostro messaggio del 27 dicembre 2005 indirizzato al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri. Riteniamo che queste deliberazioni beneficeranno dai seguenti commenti sul curriculum dell’Istituto di formazione.
Quando nel nostro messaggio del 26 dicembre 1995 avevamo sottolineato la necessità di un programma formale di formazione, sapevamo che nel materiale dell’Istituto Ruhi erano presenti alcuni elementi di un curriculum rispondente ai requisiti necessari. Eravamo convinti però che l’esperienza raccolta in quel momento non giustificasse che raccomandassimo di utilizzare negli istituti di formazione in tutto il mondo una serie specifica di materiale. Quindi i messaggi scritti da noi e a nostro nome nella prima parte del Piano quinquennale incoraggiavano le Assemblee Spirituali Nazionale e i Consiglieri ad aprire la strada affinché gli istituti di formazione seguissero il curriculum che consideravano appropriato. Tuttavia, consci della difficoltà di creare programmi completi, abbiamo ripetutamente espresso il parere che l’esecuzione dei piani non doveva attendere prolungate decisioni sulla questione del curriculum e che bisognava usare materiali già disponibili. La disponibilità del materiale era limitata nel mondo e le Assemblee Spirituali Nazionali e i direttivi degli istituti incominciarono ad adottare i libri dell’Istituto Ruhi via via che ne erano messi al corrente, spesso dai Consiglieri. Verso la fine del Piano quadriennale, divenne molto chiaro che le comunità nazionali che si erano energicamente dedicate all’utilizzo della sequenza dei corsi preparati dall’Istituto Ruhi erano molto più avanti di quelle che avevano tentato di sviluppare programmi in proprio.
Ma è stato il Piano quinquennale che ha convinto i Consiglieri, le Assemblee Nazionali e i direttivi di ogni parte del mondo sui meriti del curriculum dell’Istituto Ruhi. L’introduzione del settimo libro della sequenza principale dell’Istituto agli inizi del Piano ha permesso a molti di apprezzare meglio lo stretto legame tra il flusso delle persone che fanno la sequenza dei corsi e il movimento delle aree da uno stadio di crescita a quello successivo. In effetti, via via che centinaia di aree facevano progressi, le istituzioni di ogni livello hanno capito che il contenuto e l’ordine della sequenza principale preparavano gli amici a compiere gli atti di servizio dal modello di crescita che viene a stabilirsi nell’area. Abbiamo descritto nei fatti le dinamiche di questa relazione nel nostro messaggio del 27 dicembre 2005.
Ora conosciamo bene gli attuali piani dell’Istituto Ruhi per lo sviluppo di curriculum, che si ispirino sempre più all’esperienza fatta nel mondo nel sostegno dell’espansione e del consolidamento su larga scala. Siamo lieti, per esempio che l’Istituto abbia deciso di spostare il libro che attualmente occupa la quinta posizione nella sequenza a un insieme di corsi che scaturiscono dal Libro 3 per preparare gli insegnanti per le classi bahá’í per i bambini e di inserire al quinto posto un libro nuovo per formare gli animatori dei gruppi dei giovanissimi. Siamo altrettanto lieti di notare che il libro ottavo della sequenza principale, che dà il via a una serie sugli aspetti istituzionali del servizio alla Causa, affronti l’importantis-simo tema del Patto. Con questi pensieri in mente, siano arrivati alla conclusione che i libri dell’Istituto Ruhi devono costituire la sequenza principale dei corsi per gli istituti in tutto il mondo, almeno negli ultimi anni del primo secolo dell’Età formativa, quando la comunità bahá’í si concentrerà sulla promozione del processo dell’entrata in truppe nell’ambito delle azioni descritte nel nostro messaggio del 27 dicembre.
Scegliere di usare un curriculum negli istituti di formazione di tutto il mondo per un certo periodo di tempo non significa ignorare la varietà delle necessità e degli interessi degli amici mentre si sforzano di prepararsi meglio che possono per comprendere e applicare gli insegnamenti di Bahá’u’lláh. Inoltre ciò non diminuisce in alcun modo il valore degli sforzi compiuti per sviluppare corsi e materiali che rispondano a queste necessità. Ciò non intende neppure far pensare che questo unico curriculum debba necessariamente piacere a tutti. Ciò che questa decisione implica però è che gli attuali bisogni della crescita della Fede sono tali che, per alcuni anni a venire, gli istituti di formazione non dovranno cercare di rispondere a tutti i bisogni e gli interessi degli amici.
Le istituzioni della Fede continueranno a rispettare il desiderio di coloro che, per qualunque motivo, non si sentono inclini a partecipare allo studio dei libri dell’Istituto Ruhi. Chi si trova in questa posizione deve riconoscere che ci sono molte opportunità di servizio a sua disposizione, incluso soprattutto l’insegnamento personale che è il massimo dovere di ogni bahá’í. Le classi di approfondimento locali e le scuole estive e invernali, che rimangono un’importante caratteristica della vita comunitaria bahá’í, forniranno loro ampie opportunità per approfondire la conoscenza degli insegnamenti. Quello che chiediamo a questi amici, come abbiamo fatto nel passato, è di non permettere alle loro preferenze personali di ostacolare in alcun modo lo svolgimento di un processo educativo che ha dimostrato la potenzialità di accogliere milioni di anime di origine diversa. Quanto ai materiali che sono stati allestiti in altri contesti nel corso degli anni, e che continueranno a emergere, senza dubbio esso hanno un posto nella comunità bahá’í. Alcuni, ad esempio, formano la base di classi di approfondimento aperte a tutti, mentre altri, con le necessarie modifiche, possono porsi lungo una delle derivazioni dei corsi che scaturiscono dalla sequenza principale dell’Istituto Ruhi.
A questo proposito, riteniamo che l’argomento «corsi derivati» meriti qualche parola di chiarimento. Nel nostro messaggio del 9 gennaio 2001 al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri abbiamo scritto che la sequenza principale poteva essere paragonata al tronco di un albero, che sostiene altri corsi che si ramificano da esso, ogni ramo rivolto verso uno specifico campo d’azione. Una serie di materiali sulla salute elaborata in Africa offre una valida illustrazione di alcuni aspetti di questi corsi. Dopo anni di formazione di persone addette alla salute nella comunità alla fine degli anni 80 e all’inizio dei 90, vari enti bahá’í decisero di elaborare una serie di moduli intesi a preparare delle persone a gestire a livello locale problemi sanitari sempre più complessi. Quando il primo modulo incominciò a essere utilizzato nella sua forma iniziale, il processo dell’istituto aveva acquisito forza ed è diventato chiaro che coloro che avevano studiato il Libro 1 e il 2 dell’Istituto Ruhi erano più preparati ad andare a trovare i membri della loro famiglia e gli amici e a parlare di temi sanitari. La struttura dei moduli fu modificata in modo da costituire una ramificazione del Libro 2, che i partecipanti studiano mentre continuano la sequenza principale. Gli sforzi in questa direzione hanno avuto un grande successo. Questo esempio illustra come i corsi derivati non sono un insieme di materiali sparsi messi a caso qua e là. Per essere validi dal punto di vista pedagogico, devono invece scaturire dall’esperienza pratica e aderire a certe logiche, sia internamente sia nel contesto del programma generale dell’istituto. Inoltre il concetto stesso di corso derivato indica che esso eroga la formazione in un campo di servizio che interessa solo una parte di coloro che stanno studiando i libri della sequenza principale. Speriamo che lo sviluppo di questi corsi intesi a rispondere a bisogni specifici, definiti dall’azione sul campo, sia una conseguenza naturale degli sforzi di comunità sboccianti che cercano ansiosamente di tradurre in azione gli insegnamenti di Bahá’u’lláh e di utilizzare i materiali di formazione come strumenti per rendere sistematica la loro esperienza e per condividere con un numero crescente di persone le verità che hanno scoperto.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIANote bahá’í 24.1/2 (gennaio-febbraio 2006), p. 5-6.
37mentre si avvicina la chiusura della riunione in Terra Santa dei Consiglieri continentali, siamo spinti a condividere con voi i sentimenti di gioia, trionfo e fiducia che hanno caratterizzato vari giorni di delibere concentrate sull’attuale Piano quinquennale e sull’impresa globale che farà seguito.
La Mano della Causa di Dio ‘Alí-Muhammad Varqá ha aperto il convegno con uno stimolante appello a un’azione risoluta, infondendo ai lavori uno spirito di incrollabile determinazione. Sono scaturite innumerevoli storie sulle ispiranti attività degli amici e sulla brama e recettività delle genti del mondo, che testimoniano che la Fede di Bahá’u’lláh sta fiorendo più abbondantemente in tutte le parti del globo. Le esperienze condivise, provenienti da aree diverse di ogni continente, hanno fornito chiare risposte alle continue domande su come sostenere il processo di crescita e su come raggiungere un equilibrio fra l’espansione e il consolidamento, che hanno impegnato la comunità bahá’í per quasi mezzo secolo. Resoconti di ostacoli superati, una nuova acquisizione dell’apprendimento e la scoperta di visioni creative hanno reso evidente che l’Esercito della Luce è pronto ad avanzare verso nuovi orizzonti.
Non vi può essere alcun dubbio che il Piano che presto si concluderà segna una svolta nelle fortune della Fede. Guardiamo al prossimo decennio e mezzo, gli ultimi anni del primo secolo del-l’Età formativa, con grandi aspettative su ciò che sarà realizzato. Da questo punto avvantaggiato il mondo bahá’í può rendersi conto prontamente della significativa misura con cui il Centro Internazionale per l’Insegnamento ha fornito quell’impeto così indispensabile per illuminare il percorso di questi ultimi pochi anni e può anche intravedere le ricche possibilità che i suoi sforzi consacrati preannunciano per il futuro.
Il nostro messaggio del 27 dicembre indirizzato al Convegno, già trasmesso alle Assemblee Spirituali Nazionali, riassume quanto appreso finora sulla crescita e delinea le priorità del prossimo Piano. Uno studio attento del messaggio da parte di tutti i credenti e di tutte le Istituzioni sarà requisito essenziale per le future consultazioni che si terranno a ogni livello della comunità al rientro dei Consiglieri nelle loro sedi.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIAquesto Ridvan 2006 è un momento pregno di uno spirito di attesa e di trionfo. In tutto il mondo i seguaci di Bahá’u’lláh si sentono giustamente fieri delle grandi conquiste compiute durante il Piano quinquennale che sta ora giungendo alla conclusione. Essi possono guardare al futuro con quella fiducia che soltanto a coloro è concessa la cui determinazione è corroborata dall’esperienza. Tutto il mondo bahá’í freme davanti alle dimensioni dell’impresa quinquennale che l’attende, alla profondità della consacrazione che richiede e ai risultati che è destinata a conseguire. Le nostre preghiere si uniscono alle vostre mentre vi rivolgete grati a Bahá’u’lláh per il privilegio di essere testimoni dello sviluppo del Suo scopo per l’umanità.
Nel nostro messaggio del 27 dicembre 2005 ai Consiglieri riuniti in Terra Santa, trasmesso in giornata anche a tutte le Assemblee Spirituali Nazionali, abbiamo tracciato le caratteristiche del Piano quinquennale che andrà dal 2006 al 2011. Gli amici e le loro istituzioni sono stati invitati a leggere il messaggio con attenzione e perciò ne conoscete bene il contenuto. Facciamo ora appello a ciascuno di voi perché impegniate le vostre energie per garantire che la meta di avviare nei prossimi cinque anni programmi intensivi di crescita in almeno 1.500 aree in tutto il mondo sia felicemente conseguita. Che nei mesi successivi alla partenza dei Consiglieri dal Centro Mondiale i preliminari per il lancio del Piano siano stati così rapidamente e sistematicamente espletati nei vari paesi è un segno della passione con cui la comunità bahá’í accoglie la sfida lanciata. Pur non essendo affatto necessario diffondersi ancora qui sui requisiti del Piano, ci sentiamo spinti ad offrire alla vostra riflessione qualche commento sul contesto globale nel quale i vostri sforzi personali e collettivi si svolgeranno.
Più di settant’anni fa Shoghi Effendi vergò le sue lettere del-l’Ordine mondiale, nelle quali tratteggiò un’acuta analisi delle forze operanti nel mondo. Con un’eloquenza di cui solo lui era capace, egli descrisse i due grandi processi messi in moto dalla Rivelazione di Bahá’u’lláh – uno distruttivo, costruttivo l’altro – che assieme spingono l’umanità verso l’Ordine mondiale da Lui concepito. Il Custode ci avvertì di non lasciarci «trarre in inganno se penosa è la lentezza con cui si va schiudendo quella civiltà che i seguaci di Bahá’u’lláh s’affaticano d’instaurare» e di non illuderci «che effimere manifestazioni di intermittenti successi possano arrestare l’influsso disgregante dei cronici malanni che angustiano le istituzioni di codesto evo decadente». A nessun’analisi del corso degli eventi occorsi negli ultimi decenni può sfuggire che i processi da lui così accuratamente analizzati stanno prendendo velocità.
Basta esaminare l’ingravescente crisi morale in cui l’umanità versa per comprendere la misura in cui le forze della disgregazione hanno lacerato il tessuto sociale. I segni di egoismo, diffidenza, timore e inganno che il Custode percepì con tanta chiarezza sono diventati così diffusi da balzare subito agli occhi di ogni casuale osservatore. La minaccia del terrorismo di cui egli parlò si profila così imponente sulla scena internazionale da preoccupare le menti di giovani e vecchi in ogni angolo del globo. Il potere e l’influenza della sete inestinguibile e del febbrile perseguimento delle vanità, delle ricchezze e dei piaceri del mondo si sono talmente consolidati da prevalere su valori umani come la felicità, la fedeltà e l’amo-re. L’indebolimento della solidarietà familiare e l’atteggiamento irresponsabile verso il matrimonio sono giunti a tal punto da mettere in pericolo l’esistenza di questa fondamentale unità sociale. «La perversione della natura umana, la degradazione del comportamento, la corruzione e il disfacimento delle istituzioni» previste da Shoghi Effendi si stanno tristemente rivelando «nei loro aspetti peggiori e ripugnanti».
Il Custode attribuì la maggiore responsabilità della decadenza morale del genere umano al declino della religione come forza sociale. «Ove la lampada della religione si spegnesse» – egli ci ricorda le parole di Bahá’u’lláh – «nascerebbero caos e confusione e le luci dell’equità e della giustizia, della tranquillità e della pace cesserebbero di brillare». I decenni successivi alla redazione delle sue lettere hanno visto non solo la religione decadere giorno dopo giorno nella sua capacità di esercitare un’influenza morale, ma anche le masse tradite dal disdicevole comportamento delle istituzioni religiose. Ogni tentativo di rafforzarla ha solo generato un fanatismo che, incontrollato, potrebbe distruggere le fondamenta delle relazioni civili fra la gente. La sola persecuzione dei bahá’í in Iran, recentemente inaspritasi, è una chiara prova della determinazione con cui le forze delle tenebre sono intente a spegnere la fiamma della fede ovunque brilli luminosa. Pur fiduciosi nel trionfo finale della Causa, non osiamo dimenticare l’ammonimento del Custode che la Fede avrà da lottare contro nemici più potenti e insidiosi di quelli che l’hanno afflitta nel passato.
Non occorre dilungarsi sull’impotenza della politica, un altro tema magistralmente trattato dal Custode nelle sue lettere dell’Or-dine mondiale. La crescente divisione economica fra ricchi e poveri, la persistenza di secolari animosità fra le nazioni, il crescente numero di profughi, la spropositata proliferazione del crimine e della violenza organizzati, il diffuso sentimento di insicurezza, il disfacimento di servizi fondamentali in tante regioni, lo scriteriato sfruttamento delle risorse naturali, questi sono solo alcuni dei segni dell’incapacità dei capi del mondo di ideare progetti realizzabili per lenire i malanni dell’umanità. Non si vuole con ciò dire che non siano stati compiuti sforzi sinceri, anzi tali sforzi si sono moltiplicati decennio dopo decennio. Ma, pur ingegnosi, quegli sforzi non sono riusciti a «estirpare le radici del male che ha così bruscamente sconvolto l’equilibrio dell’odierna società». «Neppure il fatto di progettare il meccanismo necessario per l’unificazione politica ed economica del mondo», affermò Shoghi Effendi, «potrà offrire l’antidoto contro il veleno che sta inesorabilmente insidiando il vigore dei popoli e delle nazioni organizzate». «Possiamo invece asserire fiduciosi», egli soggiunse, «che soltanto l’in-condizionata accettazione del Programma divino enunciato da Bahá’u’lláh ...[un] programma che incarna nelle sue parti essenziali il piano da Dio formulato per l’unificazione del genere umano in quest’èra, congiunta ad un’indomita fiducia nell’infallibile efficacia di tutte le sue disposizioni, potrà alla fine arginare le forze di disgregazione interna che, ove incontrollate, continueranno a divorare le viscere di questa società disperata».
Penetrante davvero è questa descrizione del processo di disintegrazione che sta accelerando nel mondo lasciataci da Shoghi Effendi. Altrettanto sorprendente è la precisione con cui egli analizzò le forze associate al processo di integrazione. Egli parlò di una «graduale diffusione dello spirito di solidarietà mondiale che sta spontaneamente sorgendo frammezzo al tumulto di questa società disordinata» come manifestazione indiretta della concezione di Bahá’u’lláh del principio dell’unità del genere umano. Questo spirito di solidarietà ha continuato a diffondersi nel corso degli anni e oggi i suoi effetti sono evidenti in una serie di sviluppi, che vanno dal rifiuto di inveterati pregiudizi razziali all’albeggiante consapevolezza della cittadinanza mondiale, dalla maggiore coscienza ambientale alla più intensa cooperazione per la promozione della salute pubblica, dall’interesse per i diritti umani al sistematico perseguimento dell’educazione universale, dalla creazione di attività interreligiose alla fioritura di centinaia di migliaia di organizzazioni locali, nazionali e internazionali impegnate in qualche forma di azione sociale.
Ma per i seguaci di Bahá’u’lláh gli sviluppi più importanti del processo di integrazione sono quelli direttamente legati alla Fede – molti dei quali sono stati assecondati dal Custode – che dopo un modesto inizio hanno fatto enormi progressi. Dal piccolo nucleo di credenti ai quali egli assegnò i primi piani di insegnamento si è sviluppata una comunità mondiale presente in migliaia di località, tutte compatte nel seguire un consolidato modello di attività che incarna i principi e le aspirazioni della Fede. Sulle fondamenta dell’Ordine amministrativo che egli così infaticabilmente costruì nei primi decenni del suo ministero è stata edificata una vasta e fitta rete di Assemblee Spirituali Nazionali e Locali che amministrano diligentemente gli affari della Causa in oltre 180 paesi. Dai primi contingenti di membri dei Consigli ausiliari per la protezione e la propagazione della Fede che egli creò è uscita una legione di quasi mille valorosi lavoratori che servono sul territorio sotto la direzione di 81 Consiglieri abilmente guidati dal Centro internazionale per l’insegnamento. L’evoluzione del Centro amministrativo mondiale della Fede, nei recinti del suo Centro spirituale mondiale, un processo nel quale il Custode profuse tante energie, ha superato un traguardo cruciale con l’insediamento della Casa Universale di Giustizia nella sua Sede sul Monte Carmelo e con il successivo completamento dell’Edificio del Centro internazionale per l’insegnamento e del Centro per lo studio dei Testi. L’isti-tuzione dell’?uqúqu’lláh ha compiuto costanti progressi sotto la guida della Mano della Causa di Dio dottor ‘Alí-Muhammad Varqá, che Shoghi Effendi nominò Fiduciario cinquant’anni fa, fino alla formazione nel 2005 di un corpo internazionale incaricato di promuovere la continua e ampia applicazione di questa possente legge, fonte di benedizioni inesauribili per tutto il genere umano. Gli sforzi compiuti dal Custode per alzare il profilo della Fede negli ambienti internazionali si sono sviluppati in un vasto sistema per gli affari esterni, capace di difendere gli interessi della Fede e di proclamarne il messaggio universale. Il rispetto di cui la Fede gode nelle tribune internazionali ogni qualvolta i suoi rappresentanti parlano è una conquista ragguardevole. La lealtà e la devozione che i membri di una comunità che rispecchia la diversità dell’intera razza umana mostrano verso il Patto di Bahá’u’lláh costituiscono un tale serbatoio di forze quale nessun altro gruppo organizzato può vantare.
Il Custode previde che, in epoche successive dell’Età formativa, la Casa Universale di Giustizia avrebbe lanciato una serie di imprese mondiali che avrebbero simboleggiato «l’unità delle Assemblee Nazionali» e ne avrebbero coordinato e unificato «le attività». Ora, per tre epoche una dopo l’altra, la comunità bahá’í ha lavorato assiduamente nella cornice dei Piani globali disposti dalla Casa di Giustizia ed è riuscita a istituire un modello di vita bahá’í che promuove lo sviluppo spirituale degli individui e incanala le energie collettive dei suoi membri verso la vivificazione spirituale della società. La comunità ha acquisito la capacità di far giungere il messaggio a un gran numero di anime recettive, di confermarle e di approfondire la loro comprensione degli aspetti essenziali della Fede che hanno abbracciato. Ha imparato a trasformare il principio della consultazione enunciato dai suoi Fondatori in un efficace strumento per prendere decisioni collettive e a educare i suoi membri a farne uso. Ha formulato programmi per l’educazione spirituale e morale dei suoi membri più giovani e li ha offerti non solo ai suoi bambini e ai suoi ragazzi ma anche a quelli della comunità in senso lato. Con la riserva di talenti a sua disposizione, ha creato un ricco corpo di letteratura che include volumi in dozzine di lingue che trattano i suoi problemi e gli interessi generali del gran pubblico. Si è sempre più occupata degli affari della società, intraprendendo un gran numero di progetti di sviluppo sociale ed economico. Soprattutto con l’inizio della quinta epoca nel 2001, ha fatto importanti passi avanti nella moltiplicazione delle sue risorse umane grazie a un programma di formazione rivolto alla base della comunità e ha scoperto i metodi e gli strumenti per dare inizio a un modello di crescita sostenibile.
L’imperativo di promuovere il processo dell’entrata in truppe va visto nel contesto dell’interazione delle forze or ora descritte. Il Piano quinquennale che sta per incominciare esige che concentriate le energie su questo processo e facciate in modo che i suoi due intrinseci movimenti complementari accelerino. Questa deve essere la vostra prima preoccupazione. Mentre i vostri sforzi daranno frutto e la dinamica della crescita raggiungerà un nuovo livello di complessità, nuove sfide e opportunità si presenteranno al Centro Mondiale nei prossimi cinque anni nel campo degli affari esterni, dello sviluppo socio-economico, dell’amministrazione e dell’ap-plicazione della legge bahá’í. La crescita della comunità ha già comportato nuove disposizioni per raddoppiare il numero dei pellegrini a 400 per gruppo a partire dall’ottobre 2007. Vi sono anche altri progetti da realizzare, come per esempio l’ulteriore sviluppo dei giardini attorno al Mausoleo di Bahá’u’lláh, del Giardino di Ridvan e di Mazra‘ih, il restauro dell’Edificio degli Archivi internazionali, riparazioni strutturali del Mausoleo del Báb, la cui entità non è stata ancora chiarita, e la costruzione della Casa di culto in Cile come previsto dal Custode, l’ultimo dei Mashriqu’l-Adhkár continentali. Mentre queste imprese procederanno, ci rivolgeremo di tanto in tanto a voi per chiedervi assistenza nella forma di un sostegno economico o di talenti specializzati, memori che le risorse della Fede devono essere incanalate nella massima misura possibile verso le necessità del Piano.
Cari amici, che la portata e il potere delle forze della disgregazione stiano crescendo, è impossibile ignorarlo. È altrettanto chiaro che la comunità del Più Grande Nome è stata guidata verso una forza sempre maggiore dalla Mano della Provvidenza e deve ora crescere di dimensioni e ampliare le proprie risorse. Il percorso stabilito dal Piano quinquennale è lineare. Come possiamo noi che sappiamo in quali frangenti l’umanità versa e in quale direzione muove la storia non impegnarci con tutte le nostre capacità e non dedicarci al suo scopo? Le parole del Custode, «la scena è pronta», sono altrettanto vere oggi quanto lo erano durante il primo Piano settennale. Risuonino nelle vostre orecchie: «Non c’è tempo da perdere». «Non c’è posto per esitazioni». «L’occasione è irripetibile». «Provare, perseverare significa assicurare la vittoria definitiva e completa». Siate certi che preghiamo costantemente alla sacra Soglia perché siate guidati e protetti.
LA CASA UNIVERSALE DI GIUSTIZIANote bahá’í anno XXIV, n. 5 (maggio 2006), p. 1-3.
PARTE IIPer comprendere i recenti piani globali della Fede è necessario conoscere alcuni concetti fondamentali. La seconda parte di questo libro è formata da un documento che risale al 29 ottobre 2005 redatto da un apposito comitato per un laboratorio che faceva parte del programma del Centro Mondiale Bahá’í «Al servizio del Piano divino». Il documento si avvale di passi da lettere scritte dal Custode e dalla Cada Universale di Giustizia o a loro nome per esaminare alcuni importantissimi concetti come la promozione del processo dell’entrata in truppe, i due movimenti essenziali e l’apprendimento nell’azione. Il documento esamina anche alcuni campi nei quali la comunità bahá’í ha imparato molto durante il Piano quadriennale al Ridvan 1996 e poi durante il Piano di dodici mesi e il Piano quinquennale fino alla fine del 2005, quando la Casa Universale di Giustizia ha annunciato le clausole di una nuova impresa globale.
39Nel suo messaggio del 26 dicembre 1995 al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri, la Casa Universale di Giustizia annunciò che nel Ridvan 1996 il mondo bahá’í si sarebbe imbarcato in un impresa globale intesa ad ottenere un notevole avanzamento del processo dell’entrata in truppe. L’avanzamento doveva essere ottenuto grazie a un significativo progresso delle attività e dello sviluppo della persona, delle istituzioni e della comunità locale, i tre partecipanti del Piano quadriennale. La Casa di Giustizia proseguiva spiegando il significato di questo passo:
È più che chiaro che l’avanzamento di questo processo dipende dal progresso di tutti e tre questi partecipanti strettamente collegati. I prossimi quattro anni devono testimoniare un notevolissimo aumento di attività di insegnamento efficaci intraprese per iniziativa personale. Migliaia e migliaia di credenti avranno bisogno di essere aiutati a esprimere la vitalità della loro fede nella loro costanza nell’insegnare la Causa e nel supporto che offriranno ai piani delle istituzioni e agli impegni della comunità. Dovranno essere aiutati a rendersi conto che i loro sforzi saranno sostenuti nella misura in cui la loro vita interiore e il loro carattere personale «rispecchieranno nei loro molteplici aspetti lo splendore di quegli eterni principi proclamati da Bahá’u’lláh». L’accelerazione nel ritmo dell’in-segnamento individuale dovrà necessariamente accompagnarsi a una proliferazione del numero dei progetti di insegnamento regionali e locali. A questo scopo si devono aiutare le istituzioni incrementandone la capacità di consultarsi secondo i principi bahá’í, di unificare gli amici in una visione comune e di usare i loro talenti al servizio della Causa. Inoltre, coloro che entrano nella Fede dovranno essere integrati in comunità locali vivaci, caratterizzate da tolleranza e amore e guidate da un forte senso di motivazione e volontà collettiva, ambienti in cui le qualità di tutti i componenti – uomini, donne, giovani e bambini – vengono sviluppate e le loro capacità moltiplicate in un’azione unificata.1
Nel novembre 1999 la Casa di Giustizia indicò che la promozione dell’entrata in truppe avrebbe continuato a essere la meta dei Piani per tutto il primo secolo dell’Età formative della Fede:
I due stadi nello sviluppo del Piano divino più vicini a noi dureranno rispettivamente un anno e cinque anni. Al Ridvan del 2000 il mondo bahá’í sarà invitato a impegnarsi nel primo di questi due sta-di, uno sforzo di dodici mesi teso a concentrare le energie, le capa-cità e la conoscenza così fermamente emerse. Il susseguente Piano quinquennale darà vita a una serie di iniziative a livello mondiale che accompagneranno la comunità bahá’í attraverso gli ultimi ven-t’anni del primo secolo dell’Età formativa della Fede. Questi Piani globali continueranno a focalizzarsi sull’avanzamento del processo dell’entrata in truppe e sulla sua sistematica accelerazione.2
La Casa di Giustizia si soffermò sulla natura di questa meta e del processo che essa promuove nel messaggio che indirizzo nel Ridvan 1996 ai bahá’í del mondo, affermando
La frase «passo avanti nel processo dell’entrata in truppe» trasmette il concetto che le presenti circostanze esigono una protratta crescita su larga scala della comunità mondiale bahá’í e che le attuali opportunità lo consentono, che questo impulso è necessario alla luce delle condizioni del mondo, che i tre elementi che partecipano alla costruzione dell’Ordine di Bahá’u’lláh – individui, istituzioni e comunità – possono favorire questa crescita in primo luogo accettandone spiritualmente e mentalmente la possibilità e poi lavorando per accogliere masse di nuovi credenti, mettendo in moto gli strumenti per assicurarne la formazione e lo sviluppo spirituale e amministrativo, moltiplicando così il numero di insegnanti e amministratori attivi e sagaci la cui partecipazione al lavoro della Causa assicurerà un costante afflusso di nuove adesioni, l’ininterrotta evoluzione delle Assemblee bahá’í e il costante consolidamento della comunità.
Inoltre, un passo avanti nel processo sottintende che il processo è già in atto e che le comunità locali e nazionali sono giunte a stadi diversi. Tutte le comunità sono ora sollecitate a prendere provvedimenti e affrontare lo sforzo per ottenere un livello di espansione e consolidamento commisurato alle proprie possibilità. Individui e istituzioni, pur operando in sfere differenti, sono invitati a rispondere alle richieste di questo momento cruciale della vita della nostra comunità e delle sorti dell’intera umanità.3
Il processo dell’entrata in truppe è stato così descritto dalla Casa di Giustizia in un messaggio del 9 novembre 1993:
...l’entrata in truppe non è soltanto uno stadio nel progresso della Causa destinato ad accadere a suo tempo, secondo la ricettività della popolazione nel suo insieme – ma è un fenomeno che le comunità bahá’í possono preparare e ottenere con le loro attività. è anche un processo che, una volta iniziato, può essere sostenuto. L’entrata in truppe, attraverso una saggia distribuzione delle risorse e una costante attuazione di piani simultanei d’espansione, approfondimento e consolidamento, dovrebbe portare ad un rapido incremento del numero dei credenti attivi, a comunità locali ben radicate e all’evoluzione continua delle istituzioni bahá’í locali e nazionali.4
Ovviamente il Custode ha spiegato che l’entrata in truppe è una stadio della crescita della Fede che anticipa il giorno in cui si verificherà la conversione di massa dei diversi popoli del mondo:
...Attrarre alla Fede nuove reclute per le coorti del Signore degli Eserciti, che lentamente ma costantemente avanzano, ...è essenziale al mantenimento delle vittorie che le schiere degli eroici conquistatori bahá’í stanno riportando nelle loro campagne in tutti i continenti del globo.
Questo costante afflusso di rinforzi è assolutamente vitale e oltremodo urgente, perché soltanto l’influsso vitalizzante d’una nuova linfa, che rianimi la Comunità Mondiale Bahá’í, potrà salvaguardare le conquiste ora compiute a costo di tanti sacrifici, tempo, sforzi e ricchezze, nei territori vergini per opera dei prodi Cavalieri di Bahá’u’lláh cui va il privilegio di costituire l’avanguardia degli impetuosi battaglioni che, su diversi fronti e in circostanze spesso avverse e oltremodo impegnative, fanno a gara nella conquista spirituale dei territori e delle isole del mondo che non si sono ancora arrese alla Fede.
Questo afflusso presagirà e affretterà altresì l’avvento del giorno che, secondo le profezie di ‘Abdu’1-Bahá, vedrà intere legioni di popoli di diverse nazioni e razze entrare nel mondo bahá’í – un giorno che, visto nella sua giusta prospettiva, sarà preludio di quell’ora lungamente attesa in cui la massiccia conversione di queste stesse nazioni e razze, diretto risultato di una catena di eventi grandiosi e probabilmente catastrofici, tali che non possiamo ancora neppure vagamente immaginarli, rivoluzionerà repentinamente le sorti della Fede, sconvolgerà l’equi-librio del mondo, moltiplicherà per mille le file, nonché il potere materiale e l’autorità spirituale della Fede di Bahá’u’lláh.5
40In un messaggio a un convegno che si tenne qualche mese dopo l’inizio del Piano quinquennale nel 2001, la Casa Universale di Giustizia menzionò esplicitamente per la prima volta il concetto dei due movimenti essenziali:
Il Piano quinquennale che sarà sicuramente al centro delle vostre consultazioni nei prossimi giorni richiede che si presti un’attenzione concentrata e costante a due movimenti essenziali. Il primo è il costante flusso dei credenti attraverso la sequenza dei corsi offerti dagli istituti di formazione allo scopo di sviluppare le risorse umane della Causa. Il secondo, che trae impulso dal primo, è il passaggio delle aree geografiche da uno stadio della crescita a quello successivo.1
Il primo movimento, dunque, è essenzialmente un processo educativo alla base della comunità. La seguente citazione da una lettera scritta a nome della Casa di Giustizia a un’Assemblea Spirituale Nazionale chiarisce che l’istituto ha il compito di sovrintendere a questo processo:
A questo punto della crescita della Fede, il mandato del vostro istituto di formazione è chiaramente delineato. Una sequenza di corsi è stata adottata come programma nazionale per lo sviluppo delle risorse umane. È compito dell’istituto, dunque, aiutare un crescente numero di giovani e adulti a procedere attraverso quella sequenza…2
Alcuni messaggi scritti dalla Casa di Giustizia o a suo nome spiegano che la sequenza dei corsi adottati dagli istituti devono «dotare crescenti schiere di credenti delle conoscenza, delle qualità spirituali, dei talenti e delle competenze necessarie per svolgere efficientemente i numerosi compiti dell’espansione e del consolidamento».3 Il seguente descrive molto brevemente come questo processo educativo è stato messo in moto all’inizio del Piano quadriennale nel 1996 e portato alla base:
Durante il Piano quadriennale sono stati fatti molti sforzi per aprire istituti di formazione in ogni parte del globo. Per raggiungere coi loro programmi un crescente numero di credenti, gli istituti furono incoraggiati ad adottare un sistema decentrato per l’erogazione dei corsi. I circoli di studio, guidati da facilitatori formati, permisero che il processo educativo fosse portato fino alla comunità locale. Aumentando il numero dei credenti che in ogni paese così entravano nel programma dell’istituto e avanzavano attraverso la sequenza dei suoi corsi, le risorse umane della Fede crebbero costantemente a differenti livelli di capacità.4
L’instaurazione di questo processo educativo fu una delle maggiori conquiste del Piano quadriennale. Alla fine di quei quattro anni il primo movimento era già ben avviato. Il concetto del secondo movimento fu introdotto all’inizio del Piano quinquennale nel 2001 quando fu chiesto alle Assemblee Spirituali Nazionali di dividere i loro paesi in piccole aree geografiche che avrebbero permesso agli amici «si pensare alla crescita della Fede in dimensioni gestibili e a formulare e attuare piani vicini alla base».5 Poiché un discreto numero di credenti era passato attraverso la sequenza dei corsi, essi dovevano ora essere organizzati a livello delle aree per rispondere ai bisogni dell’espansione e del consolidamento». «Il processo educativo nel quale gli amici si sono impegnati per tante settimane e tanti mesi», è stato spiegato, «deve dare forma alle attività personali ed collettive che ora intraprendono».6 La Casa di Giustizia evidenziò questo punto all’ Assemblea Spirituale Nazionale del Brasile in una lettera scritta a suo nome:
...il Consiglio [regionale bahá’í] deve assicurare che, quando i ranghi dei devoti sostenitori della Fede si ingrossano grazie al processo dell’istituto, costoro siano impiegati nel campo del servizio, rafforzando il lavoro dell’espansione e del consolidamento su larga scala. Questa moltiplicazione e questo impiego delle risorse umane devono aver luogo, naturalmente, nel contesto di un piano regionale per portare ogni area della regione dal suo presente stadio a quello immediatamente più avanzato.7
Da questo passo risulta chiaro che la moltiplicazione e l’impie-go delle risorse umane ha luogo nel contesto di un piano per portare un’area da uno stadio di crescita a quello successivo. Il messaggio scritto dalla Casa di Giustizia il 17 gennaio 2003 ai bahá’í del mondo spiega ulteriormente questa idea:
Nei primi mesi del Piano, le Assemblee Spirituali Nazionali hanno proceduto con relativa facilità a suddividere i territori sotto la loro giurisdizione in aree formate da località adiacenti, chiamate aree, usando criteri puramente geografici e sociali indipendenti dalla forza delle comunità locali bahá’í. Le relazioni pervenute al Centro Mondiale indicano che vi sono ora nel mondo circa 17.000 aree, se si escludono i paesi nei quali, per una ragione o per l’altra, l’azione della Fede è limitata. Il numero delle aree è molto diverso nei diversi paesi, dall’India che ne ha 1.580, a Singapore che si considera necessariamente un’unica area. Alcuni dei raggruppamenti sono zone a scarsa densità di popolazione con soltanto poche migliaia di abitanti, mentre i territori di altri comprendono diversi milioni di persone. In genere, i grandi centri urbani sotto la giurisdizione di un’unica Assemblea Spirituale Locale sono stati considerati come un’unica area. Questi sono poi stati suddivisi in settori, in modo da agevolare la pianificazione e l’esecuzione.
Dopo che i vari paesi e territori sono stati suddivisi in zone gestibili, le comunità nazionali sono subito passate a classificare le aree in base agli stadi di sviluppo della Fede menzionati nel nostro messaggio del 9 gennaio. Questa azione ha fornito uno strumento realistico per esaminare le prospettive della comunità, ma il compito di raffinare i criteri necessari per una corretta valutazione si sta dimostrando una continua sfida per le istituzioni. Assegnare un’area a una categoria oppure a un’altra non significa fare il punto sul suo valore. È invece un modo per valutarne la capacità di crescita, per poter poi adottare un approccio compatibile con il suo sviluppo in atto. Ogni rigidità di criteri è ovviamente controproducente, e tuttavia per compiere le valutazioni è essenziale elaborare uno schema ben preciso. Due criteri sembrano particolarmente importanti: l’entità delle risorse umane prodotte dall’istituto di formazione per l’espansione e il consolidamento della Fede nell’area e la capacità delle istituzioni di mobilitare queste risorse nel campo del servizio.8
Ovviamente, gli stadi della crescita menzionati nel messaggio del 9 gennaio 2001 furono definiti come segue:
Le aree in cui una regione si divide possono rientrare in varie categorie di sviluppo. Alcune non sono ancora aperte alla Fede. Altre comprendono località e gruppi isolati. In altre ancora, comunità ormai formate si vanno rafforzando grazie a un vigoroso processo di istituto. Infine in alcune, comunità forti di credenti approfonditi sono in grado di affrontare le sfide dell’e-spansione e del consolidamento sistematico e accelerato.9
Ecco come la Casa Universale di Giustizia descrisse il movimento delle aree nel suo messaggio del 17 gennaio:
In molte aree, il passaggio da uno stadio di crescita a quello successivo è definito in base alla moltiplicazione dei circoli di studio, delle riunioni devozionali e delle classi per bambini e all’espansione che essi comportano. Le riunioni devozionali incominciano a fiorire, via via che fra i credenti di un’area la consapevolezza della dimensione spirituale dell’esistenza umana cresce grazie ai corsi dell’istituto. Anche le classi dei bambini sono un risultato naturale della formazione ricevuta subito all’inizio della sequenza principale. Una volta aperte alla comunità più estesa, grazie a una varietà di strumenti ben congegnati e ingegnosi, le due attività attraggono un crescente numero di ricercatori che, il più delle volte, sono desiderosi di partecipare ai fireside e ai circoli di studio. Molti poi arrivano a dichiarare la propria fede in Bahá’u’lláh e fin dall’inizio vedono il proprio ruolo nella comunità come quello di attivi partecipanti a un dinamico processo di crescita. Parallelamente si intensificano anche gli sforzi personali e collettivi nel campo del-l’insegnamento, stimolando ulteriormente il processo. Le vecchie comunità sono rivitalizzante e le nuove conseguono rapidamente il privilegio di eleggere la propria Assemblea Spirituale Locale.
La coerenza così conseguita grazie all’instaurazione dei circoli di studio, delle riunioni devozionali e delle classi per bambini fornisce l’impulso iniziale per la crescita delle aree, un impulso che prende forza con il moltiplicarsi di queste fondamentali attività. Le campagne che aiutano un discreto gruppo di credenti a progredire nella sequenza principale dei corsi fino al punto da compiere i necessari atti di servizio accelerano questa moltiplicazione di attività.10
A questo proposito, la Casa di Giustizia scrisse: «Il tipo di attività che si sta introducendo nelle aree di tutto il globo costituisce uno strumento comprovato per accelerare l’espansione e il consolidamento. E questo è solo l’inizio».11 Ma la Casa di Giustizia disse che questo era «solo un inizio»:12
In molte parti del mondo, portare molte persone nei ranghi dei seguaci di Bahá’u’lláh non è stato tradizionalmente un compito difficile. È dunque incoraggiante vedere che, in alcuni delle aree più sviluppate, all’esistente modello di crescita si vanno aggiungendo progetti accuratamente concepiti per raggiungere popolazioni recettive e portare il tasso dell’espansione a un livello più alto. Questi progetti accelerano il ritmo del-l’insegnamento, già in aumento grazie agli sforzi di alcune persone. E là dove incominciano a prodursi arruolamenti su vasta scala, si sta provvedendo ad assicurare che una certa percentuale dei nuovi credenti entri immediatamente nel programma dell’istituto, perché, come abbiamo fatto notare in molti messaggi, questi amici saranno chiamati a provvedere ai bisogni di una popolazione bahá’í in continua crescita. Essi aiutano ad approfondire i bahá’í in genere visitandoli regolarmente, insegnano ai bambini, organizzano riunioni devozionali e formano circoli di studio, permettendo di sostenere l’espansione.13
Questo passo presenta alcune idee sul modo in cui i due movimenti interagiscono. In essenza l’uno alimenta l’altro, come spiega il passo che segue:
La sfida è di ottenere che un certo numero di persone studi non solo uno o due corsi, ma una sequenza di molti corsi mediante un efficiente sistema di educazione a distanza. E se l’istituto ci riesce, si ha un corrispondente incremento del ritmo del lavoro di insegnamento via via che il numero degli amici che si mettono al servizio della Fede cresce. Un costante flusso di nuovi credenti entra così nel programma dell’istituto e in questo modo l’intero sistema è in uno stato di costante espansione.14
Per mantenere a livello delle aree il sistema previsto, dunque, la proporzione dei credenti nella sequenza dei corsi rispetto alla popolazione bahá’í complessiva deve essere mantenuta entro certi limiti. Ma oltre a mantenere una giusta proporzione, c’è anche una questione di ritmo. L’impiego dei credenti nel campo del servizio deve comportare un’intensificazione delle attività di insegnamento così che il ritmo dell’espansione della popolazione bahá’í complessiva acceleri costantemente. Questa, in effetti, è l’idea sulla quale si fonda il programma intensivo di crescita, come spiega il messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia il 9 gennaio [2001]:
Il fulcro del programma deve essere un solido e continuo processo di espansione, unito a un altrettanto forte processo di sviluppo delle risorse umane. Occorre portare avanti una gamma di attività di insegnamento che comprendano sia attività intraprese dalle persone sia campagne promosse dalle istituzioni. Aumentando il numero dei credenti nell’area, molti di loro dovranno ricevere una formazione dall’istituto e le loro capacità dovranno essere orientate verso lo sviluppo delle comunità locali.15
Nell’ultima parte del Piano quinquennale è diventato chiaro che, se questi programmi consistono in un ciclo di certe attività che si ripetono a intervalli di alcuni mesi, è possibile aumentare il ritmo dell’espansione, pur mantenendo contemporaneamente nella sequenza dei corsi una corretta proporzione di persone rispetto alla popolazione totale bahá’í. La Casa Universale di Giustizia nel messaggio del Ridvan 2005 scrisse di questi programmi quanto segue:
Essendosi così create le condizioni necessarie, sono stati lanciati sistematici programmi per l’espansione e il consolidamento della Fede. Si sta accumulando un prezioso corpo di conoscenze sulla natura dei programmi intensivi di crescita, alcuni dei cui aspetti sono ora ben compresi. Questi programmi consistono per lo più in una serie di cicli, della durata di diversi mesi, dedicati alla progettazione, all’espansione e al consolidamento. Lo sviluppo delle risorse umane prosegue ininterrotto da un ciclo all’altro, facendo in modo che il processo di espansione non solo si mantenga costante ma a poco a poco acquisti velocità. Anche se restano ancora molte lezioni da imparare, l’espe-rienza già acquisita ci consente di riprodurre la metodologia in un crescente numero di aree in tutto il mondo.16
41Riferendosi ai Piani globali, una lettera scritta a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente nell’agosto 2002 indica che la sfida che si presenta agli amici in tutto il mondo è quella di «studiare la guida data dalla Casa di Giustizia, da un lato, e imparare dall’esperienza mentre cercano di mettere in pratica quella guida, dall’altro».1 Una lettera scritta a un altro credente non molto tempo prima esprimeva la speranza della Casa di Giustizia che «i messaggi generali inviati di volta in volta, così come le lettere nelle quali si fa luce su certi aspetti specifici di questi nuovi sviluppi, aiutino gli amici a chiarire problemi nella pratica e a muovere costantemente verso l’unità di pensiero e di azione».2
I passi sopra citati suggeriscono che, essenzialmente, l’esecu-zione dei piani globali della Fede è spinta dall’apprendimento. Ogni piano globale è una tappa nello svolgimento del Piano divino che sta guidando l’umanità verso la civiltà mondiale prevista da Bahá’u’lláh. Il successo di ogni tappa di questa storica impresa dipende dalla capacità della comunità bahá’í di rispondere alle indicazioni esposte nel Piano globale che definiscono quella tappa. È in questo contesto che lo scopo di accelerare il processo dell’entrata in truppe, che rimarrà l’obiettivo dei piani globali fino al 2021,
...evidenzia una necessità nello stadio attuale del progresso della Causa e nello stato della società umana. Con questa visione, i tre protagonisti inseparabili dell’evoluzione del Nuovo Ordine Mondiale – l’individuo, le istituzioni e le comunità – devono dimostrare ora in modo più tangibile che mai la loro capacità e disponibilità di abbracciare masse di nuove aderenti, per mettere in atto la trasformazione spirituale e amministrativa di migliaia di persone e soprattutto di moltiplicare l’esercito di insegnanti della Fede ben preparati e consacrati, che facciano emergere dall’oscurità la Fede nella consapevolezza delle innumerevoli moltitudini in attesa in tutto il pianeta.3
È imparando a rispondere alle richieste dei piani globali, esposte nei messaggi della Casa di Giustizia, che la capacità dei tre partecipanti aumenta. In questo senso, l’apprendimento diventa un «modo operativo». In varie occasioni, la Casa di Giustizia ha spiegato che questo modo operativo è caratterizzato da azione, riflessione e consultazione:
Se in una comunità l’apprendimento sarà il principale metodo di azione, allora visioni, strategie, mete e metodi saranno di tanto in tanto oggetto di verifica. Dopo aver portato a termine le iniziative, rimosso gli ostacoli, moltiplicato le risorse e assimilato le esperienze, si modificano le mete e gli atteggiamenti pur mantenendo continuità nell’azione.4
Lo strumento che ha permesso al processo di azione, riflessione e consultazione di accelerare e all’apprendimento di verificarsi in maniera relativamente rapida alla base è l’incontro di riflessione. Nel suo messaggio del 17 gennaio 2003 ai bahá’í del mondo, la Casa di Giustizia ha scritto:
È particolarmente gratificante rilevare l’alto grado di partecipazione dei credenti ai vari aspetti del processo di crescita. Area dopo area, il numero di coloro che si addossano il compito dell’espansione e del consolidamento è in costante crescita. Le riunioni di consultazioni a livello delle aree servono ad accrescere la consapevolezza delle possibilità e a produrre entusiasmo. Qui, liberi dalle esigenze di un processo decisionale formale, i partecipanti riflettono sull’esperienza fatta, condividono idee, esplorano metodologie e acquisiscono una migliore comprensione del modo in cui ciascuno può contribuire a raggiungere lo scopo del Piano. In molti casi, questa interazione porta al consenso su un insieme di mete a breve termine, personali e collettive. L’apprendimento nell’azione sta diventando la principale caratteristica dell’emergente modo operativo.5
Ciò che conta è che l’esperienza acquisita in una parte del mondo non resti isolata dalle esperienze acquisite altrove. Attraverso l’istituzione dei Consiglieri, le lezioni fondamentali apprese sono sistemate in un corpo di conoscenza che può aiutare gli amici ad acquisire una migliore comprensione delle dinamiche del sostegno del processo dell’entrata in truppe. Questa conoscenza può poi essere ampiamente diffusa dal Centro Internazionale per l’In-segnamento, dai Consiglieri e dai loro assistenti, stimolando così il lavoro alle radici e accelerando ulteriormente il processo di apprendimento. La Casa di Giustizia ha descritto questo aspetto del lavoro dei Consiglieri in questo modo:
Una risorsa che il Centro Internazionale per l’Insegnamento mette a disposizione dei Consiglieri e, per mezzo loro, della comunità in generale è un crescente patrimonio di saggezza acquisito con l’esperienza, l’esperienza di una comunità molto diversificata che si dedica alla creazione di una nuova civiltà. Attraverso la rete dei Consiglieri, dei membri del Consiglio ausiliare e degli assistenti, il Centro Internazionale per l’Insegnamento può verificare il funzionamento di imprese personali e collettive, analizzarne i metodi e gli approcci e introdurre nel processo di crescita sistematica della Fede le conclusioni che ne trae. Abbiamo quindi, con l’istituzione dei Consiglieri, un sistema per mezzo del quale le lezioni apprese nei punti più remoti del globo possono essere condivise con l’intera compagine dei credenti, arricchire la consultazione, stimolare la sperimentazione e ispirare la fiducia che la grande impresa che impegna il mondo bahá’í, sarà coronata dal successo.6
È in questo contesto che la Casa di Giustizia ha scritto ai Consiglieri nel 1998:
Siete un esercito di servitori della Causa capaci e altamente motivati, disseminati nel mondo. Siete un’istituzione che, da un lato, ha un rapporto particolarmente intimo con la Casa Universale di Giustizia, dall’altro, è in grado di esercitare un’influenza che penetra fino alla base della comunità. La sua natura lo rende incomparabilmente adatto a essere un fiume di incoraggiamento, di esempio e di amore la cui acque possono rinfrescare e corroborare lo spirito di ogni credente che toccano.7
Nel periodo che comprende il Piano quadriennale, il Piano di dodici mesi e il Piano quinquennale, mentre gli amici imparavano a mettere in atto la guida data dalla Casa Universale di Giustizia, il cambiamento nelle loro abitudini di pensiero, nei loro modi di espressione e nei loro modelli di comportamento è divenuto così diffuso e penetrante che vi è stato un notevole cambiamento di cultura:
Sin dall’inizio del Piano quadriennale, l’intero mondo bahá’í ha subito un profondo cambiamento di cultura, richiesto dal-l’unico obiettivo dei piani globali di quest’ultima parte del primo secolo dell’Età formativa della Fede: l’avanzamento del processo dell’entrata in truppe. È importante che gli amici comprendano bene la necessità di questo cambiamento e che le nuove idee non siano misurate in base a vecchi modi di pensare che, se possono essere validi per molti aspetti, tuttavia non hanno prodotto una rapida crescita.
Quando si presentano idee nuove e ambiziose, è inevitabile che insorgano differenze di opinioni e che i livelli di comprensione siano diversi. Non di rado le idee sono portate agli estreme. Ci vuole tempo perché le abitudini del pensiero e i modi di espressione cambino e perché i modelli di azione si assestino. Ciò che la Casa Universale di Giustizia trova incoraggiante è il fatto che le istituzioni della Fede in ...stiano facendo progressi e siano intensamente impegnate nel cercare di scoprire come poter accelerare la crescita con elementi come i circoli di studio, gli incontri devozionali, e le classi dei bambini e che esse possano contare su credenti saggi come lei per aiutarle in questo fondamentale processo.8
Un aspetto importante del cambiamento della cultura delle comunità bahá’í di tutto il mondo è il riconoscimento collettivo di ciò che serve per realizzare l’entrata in truppe:
Il tema centrale del Piano quadriennale – l’avanzamento del processo dell’entrata in truppe – ha prodotto un alto grado di integrazione di pensiero e azione… Il fulcro tematico del Piano comportava implicazioni per ogni categoria di attività bahá’í; faceva appello ad una chiarezza di comprensione che rendesse possibile una pianificazione sistematica e strategica come requisito di azioni individuali e collettive. Gradualmente i membri della comunità si sono resi conto di come la sistematicità facilitasse i processi di crescita e sviluppo. Questa crescita di consapevolezza è stato un passo enorme che ha portato ad un miglioramento delle attività di insegnamento e ad un cambiamento nella cultura della comunità.9
La consapevolezza collettiva dei requisiti per l’avanzamento del processo dell’entrata in truppe ha fatto nascere nuovi modi di pensare e di agire, come la Casa di Giustizia spiega nella lettera scritta a suo nome:
Il nuovo disegno della comunità bahá’í con la formazione di aree in tutto il mondo è un esempio del cambiamento che sta sfidando la comunità ad adottare nuovi modi di pensare e di agire, tali da mobilitare le istituzioni locali e i credenti a compiere sforzi comuni che si estendono al di qua e al di là di confini contigui in ogni area. Come potete vedere, questo processo implica necessariamente un periodo iniziale di assestamento e continuerà a svilupparsi nel tempo nei tratti distintivi di una comunità dinamica in costante evoluzione.10
Mentre la comunità bahá’í sviluppa le abitudini dell’appren-dimento e risponde alle sfide dei Piani, unità di pensiero e di azione diventano una realtà tangibile in tutto il mondo bahá’í.
42Nel messaggio di Ridvan del 1998, la Casa Universale di Giustizia chiamò i bahá’í ad affrontare il lavoro in modo sistematico, riferendosi alla sistematicità come a un «modo necessario di funzionare dettato dall’urgenza di agire»:
Le nostre speranze, le nostre mete, le nostre possibilità di avanzare, possono essere realizzate tutte concentrando i nostri sforzi sullo scopo principale del Piano divino allo stadio attuale – cioè, mettere in atto un significativo avanzamento nel processo dell’entrata in truppe. Questa sfida può essere colta per mezzo di sforzi persistenti pazientemente esercitati. L’entrata in truppe è una possibilità senza dubbio a portata di mano della nostra comunità. Fede incessante, preghiera, le ispirazioni del-l’anima, assistenza divina – questi sono alcuni elementi essenziali per il progresso di qualsiasi impresa bahá’í. Ma di vitale importanza per realizzare l’entrata in truppe è anche un approccio realistico, una azione sistematica. Non esistono scorciatoie. L’organizzazione sistematica assicura armonia di linee di azione basate su piani ben concepiti. In generale, implica una metodica di approccio in tutto ciò che attiene al servizio bahá’í, tanto nell’insegnamento quanto nell’amministrazione, nell’im-pegno individuale come in quello collettivo. Mentre dà spazio all’iniziativa personale e alla spontaneità, prospetta la necessità di avere mente chiara, di essere metodici, efficienti, costanti, equilibrati e armoniosi. L’organizzazione sistematica è un modo necessario di funzionare dettato dall’urgenza di agire.1
Il messaggio proseguiva sottolineando il ruolo essenziale che l’istituto di formazione ha nello sviluppo sistematico delle risorse umane che sosterranno e accelereranno l’espansione e il consolidamento della Fede. In un certo senso, lo sviluppo delle risorse umane può essere visto come il primo atto di sistematizzazione da parte delle comunità bahá’í. Questo passo è iniziato nel dicembre del 1995, quando la Casa di Giustizia ha introdotto il concetto di istituto di formazione e lo ha messo in rapporto con il precedente istituto di insegnamento, incaricando i Consiglieri di aiutare tutte le Assemblee Spirituali Nazionali a instaurare istituti di formazione a livello nazionale e locale. Come questa richiesta si sia sviluppata è spiegato succintamente nel messaggio del 26 dicembre 1995 ai Consiglieri:
Durante il Piano novennale, la Casa Universale di Giustizia chiese alle Assemblee Spirituali Nazionali dei paesi in cui avveniva un’espansione su vasta scala di creare istituti di insegnamento per far fronte alle necessità di approfondimento delle migliaia di persone che stavano entrando nella Fede. In quel momento, l’ac-cento era sulla acquisizione di strutture logistiche nelle quali invitare i nuovi dichiarati, gruppo dopo gruppo, a partecipare a corsi di approfondimento. Nel corso degli anni, unitamente a questi istituti e spesso indipendentemente da essi, si sono sviluppati vari corsi (chiamati ad esempio istituti di fine settimana, istituti di cinque giorni, istituti di nove giorni) allo scopo di aiutare gli amici ad acquisire una comprensione delle verità fondamentali della Fede e levarsi al suo servizio. Questi sforzi hanno contribuito in modo significativo ad arricchire la vita spirituale dei credenti e senza dubbio continueranno a farlo nel futuro.
Con l’aumento del numero delle dichiarazioni, è diventato evidente che questi corsi occasionali di istruzione e le attività informali della vita comunitaria, per quanto importanti non sono sufficienti come mezzo per sviluppare le risorse umane, in quanto hanno prodotto solo un gruppo relativamente basso di sostenitori attivi della Causa. Questi credenti, per quanto devoti, per quanto desiderosi di sacrificarsi non possono provvedere alle necessità di centinaia, men che meno di migliaia, di comunità locali appena nate. Occorre che le istituzioni bahá’í prestino sistematicamente attenzione alla formazione di un adeguato numero di credenti, aiutandoli a servire la Causa a seconda dei talenti e delle capacità, che Dio ha dato loro.
Lo sviluppo delle risorse umane su larga scala richiede che la fondazione degli istituti sia vista sotto una luce nuova. In molte zone si è visto che è imperativo creare istituti intesi come strutture organizzate dedicate alla formazione sistematica. Questa formazione serve dotare un crescente numero di credenti della visione spirituale, della conoscenza e delle capacità necessarie per portare avanti i molti compiti dell’espansione e del consolidamento accelerati, incluso l’insegnamento e l’appro-fondimento di un vasto numero di persone, adulti, giovani e bambini. Questo scopo è meglio raggiunto tramite programmi formali ben organizzati costituiti da corsi che seguano programmi di studio appositamente designati.2
Un resoconto degli sviluppi storici che hanno portato alle imprese per instaurare istituti di formazione in tutto il mondo durante il Piano quadriennale è riportato nei dettagli nel nono capitolo del Secolo di luce. Il capitolo fa intuire perché lo sviluppo delle risorse umane sia stato il primo ambito dell’attività bahá’í a ricevere un’attenzione sistematica. Può essere utile citare ampiamente dal documento stesso:
Nell’impegnarsi in lunghe campagne intese a raggiungere le masse delle popolazioni del mondo residenti nei villaggi e nelle zone rurali, i credenti incontrarono una recettività al messaggio di Bahá’u’lláh di gran lunga superiore a ogni aspettativa. Anche se la risposta assunse forme assai diverse da quelle cui gli insegnanti erano abituati, i nuovi dichiarati furono accolti con entusiasmo…
Alla radice dello sviluppo, com’era successo nella vita della Causa sin dall’inizio, ci fu la dedizione personale dei credenti. Già durante il ministero di Shoghi Effendi, in paesi come l’Uganda, la Bolivia e l’Indonesia lungimiranti personaggi avevano preso l’iniziativa di raggiungere popolazioni indigene. Durante il Piano novennale, si misero all’opera molti altri insegnati come loro, soprattutto in India, in parecchi paesi del-l’Africa e in molte regioni dell’America Latina, nonché nelle isole del Pacifico, in Alaska e fra i nativi del Canada e le popolazioni rurali di colore nel Sud degli Stati Uniti…
E tuttavia fu presto evidente che la sola iniziativa personale, sia pure ispirata ed energica, non era una risposta adeguata alle occasioni che si presentavano. Il risultato fu di lanciare le comunità bahá’í in una vasta serie di progetti di insegnamento e proclamazione collettivi come negli eroici giorni degli araldi dell’aurora. Squadre di insegnanti entusiasti scoprirono che era ora possibile presentare il messaggio della Fede non soltanto a un susseguirsi di ricercatori, ma a interi gruppi o perfino comunità. Le decine di migliaia divennero centinaia di migliaia. La crescita della Fede significò che membri di Assemblee Spirituali, la cui esperienza si limitava a confermare che aspiranti cresciuti in culture di dubbio o di fanatismo religioso avevano compreso la Fede, dovettero adattarsi alle espressioni di fede di interi gruppi di persone per le quali la consapevolezza e la risposta religiosa erano aspetti normali della vita quotidiana.3
Il capitolo prosegue spiegando che il largo afflusso di nuovi credenti durante il periodo ha comportato sfide senza precedenti, non ultima quella di approfondire questi amici e adattarli a un’am-pia gamma di culture e modelli di pensiero. Esso continua poi dicendo,
Inizialmente, i problemi furono stimolanti per le istituzioni bahá’í e per i credenti, che cercarono di trovare nuovi modi di vedere le situazioni – anzi, nuovi modi di comprendere importanti passi degli stessi Scritti bahá’í. Ci si impegnò con determinazione di seguire la guida del Centro Mondiale, secondo il quale l’espansione e il consolidamento sono due processi inseparabili che devono procedere di pari passo. Ma quando i risultati sperati tardarono a presentarsi, subentrò un certo scoraggiamento. In molti paesi la rapida crescita iniziale del tasso delle dichiarazioni rallentò alquanto e alcune istituzioni e comunità bahá’í furono tentate a ritornare ad attività più familiari e a rivolgersi a pubblici più accessibili.
Ma l’effetto principale di queste sconfitte fu che fecero capire alle comunità che le grandi aspettative dei primi anni non erano sotto certi aspetti del tutto realistiche. Per quanto incoraggianti, i facili successi delle prime attività d’insegnamento non bastavano a costruire una vita comunitaria bahá’í capace di rispondere ai bisogni dei suoi nuovi membri e di automantenersi. E invece i pionieri e i nuovi credenti dovettero affrontare problemi per i quali l’esperienza bahá’í nei paesi occidentali, o perfino in Iran, offriva poche risposte. Come istituire Assemblee Spirituali Locali – e, una volta istituite, come far funzionare – in zone nelle quali moltissimi nuovi credenti avevano improvvisamente abbracciato la Fede semplicemente in base alla forza della loro comprensione spirituale della sua verità? Come dare una voce anche alle donne, in società dominate dagli uomini sin dall’alba dei tempi? Come affrontare sistematicamente l’educazione di una grande quantità di bambini, in situazioni culturali di povertà e analfabetismo generali? Quali priorità avrebbero dovuto guidare l’insegnamento morale bahá’í e qual era il modo migliore per correlare questi obiettivi alle convenzioni prevalenti fra gli indigeni? Come coltivare una vivace vita comunitaria capace di stimolare la crescita spirituale dei suoi membri? E inoltre quali erano le priorità nella produzione della letteratura bahá’í, in particolare dopo l’improvvisa esplosione verificatasi nel numero delle lingue rappresentate nella comunità? Come preservare l’integrità dell’istituzione bahá’í della Festa del Diciannovesimo Giorno, pur aprendo questa importantissima attività alla feconda influenza delle diverse culture? E, in tutti questi campi, come raccogliere, costituire in un fondo e coordinare le risorse necessarie?
La pressione di questo intreccio di urgenti sfide spinse il mondo bahá’í verso un processo di apprendimento che si è rivelato altrettanto importante quanto l’espansione. Si può sicuramente affermare che in quegli anni non vi fu praticamente nessun tipo di attività di insegnamento, nessuna combinazione di espansione, consolidamento e proclamazione, nessuna possibilità amministrativa, nessuno sforzo di adattamento culturale che non sia stato energicamente messo alla prova in qualche parte del mondo bahá’í. Il risultato finale dell’esperienza fu un’intensa educazione di gran parte della comunità bahá’í alle implicazioni del lavoro di insegnamento alle masse, un’educazione che non avrebbe potuto verificarsi in nessun altro modo. Per sua stessa natura, il processo perlopiù ebbe espressioni locali e regionali, produsse risultati qualitativi piuttosto che quantitativi e ottenne un progresso incrementale piuttosto che su larga scala. Ma se non fosse stato per lo scrupoloso, sempre difficile e spesso frustrante lavoro di consolidamento perseguito in quegli anni, la successiva strategia dell’organiz-zazione della promozione dell’entrata in truppe avrebbe avuto ben poco su cui lavorare.4
Questo processo di apprendimento ha impiegato trent’anni per realizzarsi. Il Secolo di Luce descrive il significato di questo periodo nella storia bahá’í:
Il significato di questi tre decenni di lotta, apprendimento e sacrificio fu evidente quando giunse il momento di progettare un Piano globale che si giovasse delle esperienze e delle risorse acquisite. La comunità bahá’í che nel 1996 dette avvio al Piano quadriennale era assai diversa dall’entusiasta, ma nuovo e ancora inesperto corpo di credenti che, nel 1964, si era avventurato nella prima di queste imprese prive del sostegno della mano direttrice di Shoghi Effendi. Nel 1996 fu possibile vedere tutti i vari fili dell’impresa come parti integrali di un unico insieme.5
All’inizio del Piano quadriennale poi, il mondo bahá’í fu capace di sfruttare gli insegnamenti acquisiti durante il periodo precedente mentre si concentrava altresì sulla creazione di una rete di istituti di formazione come strumenti per sistematizzare il lavoro nel campo dell’espansione e del consolidamento. La costruzione di queste fondamenta fu il primo atto di sistematizzazione. Attraverso di esso furono creati meccanismi per sviluppare le risorse umane della Fede. Nel messaggio del 26 novembre 1999 ai bahá’í del mondo, la Casa di Giustizia lodò i risultati ottenuti nello sviluppo di questa rete e fece riferimento al successivo ambito dell’attività bahá’í che doveva ricevere un’attenzione sistematica, incominciando dal Piano di dodici mesi:
È essenziale che in questo primo anno di sforzi, gli istituti regionali e nazionali, ovunque, portino a piena operatività i programmi e i sistemi che hanno ora progettato. Le comunità nazionali dovranno entrare nel Piano quinquennale fiduciose che l’acquisizione di conoscenza, talenti e qualità di servizio da parte di un grande contingente di credenti, con l’aiuto di una serie di corsi, procederà senza impedimenti. Ampia attenzione deve anche essere data ad una ulteriore sistematizzazione degli sforzi di insegnamento, siano essi intrapresi da un individuo o diretti dalle istituzioni. A questo proposito, il Centro Internazionale per l’In-segnamento ha identificato alcuni modelli di sistematica espansione e consolidamento per delle aree relativamente piccole. geograficamente consistenti di un numero gestibile di località.6
Una lettera scritta il 31 luglio 2002 a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente descrisse ciò che questa sistematizzazione implicava in termini concreti:
Essendo gli istituti nella giusta posizione per affrontare le sfide legate allo sviluppo delle risorse umane, la situazione era favorevole per sistematizzare ulteriormente gli sforzi di insegnamento in tutto il mondo. Nel messaggio del 9 gennaio 2001 sul Piano quinquennale, la Casa Universale di Giustizia chiese che questa sistematizzazione avesse luogo nell’ambito dell’«a-rea» – una piccola zona geografica che permettesse agli amici di pensare alla crescita della Fede su una scala più gestibile e di pianificare e portare avanti piani vicini alle fondamenta della comunità. Come primo passo nell’esecuzione del Piano, le istituzioni bahá’í procedettero a una mappatura dei loro Paesi allo scopo di suddividerli in aree e di categorizzare le aree a seconda del loro attuale stadio di sviluppo. Questa impresa suscitò invariabilmente l’entusiasmo dei credenti, perché essi erano in grado di valutare realisticamente le loro forze e le loro debolezze e di vedere con straordinaria chiarezza la strada davanti a loro. I piani di azione che ne risultarono furono così in grado di prevedere il sistematico dispiegamento dei sostenitori della Fede i cui ranghi stavano crescendo grazie agli sforzi dell’istituto, di stabilire un modello di crescita basato sulle tre attività fondamentali – circoli di studio, riunioni devozionali e classi dei bambini. Essendosi questo modello diffuso nelle aree del mondo, un crescente numero di persone sta gradualmente raggiungendo lo stadio in cui esse sono pronte a lanciare programmi intensivi per l’espansione e il consolidamento della Fede.7
Come è qui indicato, il concetto di area fu introdotto all’inizio del Piano quinquennale per aiutare la sistematizzazione dell’inse-gnamento. Dopo che le comunità furono divise in aree, le istituzioni della Fede affrontarono la sfida di imparare a distribuire efficientemente nel campo del servizio le risorse umane generate dal-l’istituto di formazione. Pertanto, la sistematizzazione del lavoro di insegnamento, e prima ancora dello sviluppo delle risorse umane, è stato l’aspetto centrale dei piani globali della Fede a partire dal Piano quadriennale.
E quando hanno proseguito con passione sulla strada tracciata dalla Casa Universale di Giustizia, gli amici e le istituzioni hanno incominciato a interiorizzare e integrare le lezioni e le esperienze della sistematizzazione conseguite nei piani globali. Essi hanno imparato, ad esempio, che un requisito essenziale dell’azione sistematica è quello di pervenire a una visione unificata della crescita per le loro comunità e le loro regioni. La Casa di Giustizia ha osservato nel documento «L’Istituzione dei Consiglieri»,
All’inizio del lavoro annuale, quando si formulano i nuovi piani, è spesso utile, prima di dar loro una stesura definitiva, che fra i membri del Consiglio ausiliare, i comitati nazionali o regionali e i Consigli regionali, ci siano delle consultazioni. In molte parti del mondo si è diffusa una pratica molto utile per cui i membri di alcune istituzioni ed enti di un determinato paese o di una sua regione, si riuniscono e si consultano per giungere a una visione unitaria della crescita della loro comunità e per discutere strategie di attività. Queste «riunioni di istituzioni» aiutano a impedire agli amici di concentrarsi unicamente sulla meccanica dei progetti e infondono nei piani e nella loro susseguente esecuzione lo spirito della Fede. Esse contribuiscono anche ad accrescere l’audacia delle istituzioni nell’applicare quelle strategie di insegnamento che meglio servano alle esigenze delle rispettive regioni e nell’av-valersi del sostegno delle Assemblee Locali e dei credenti.8
Inoltre, sta divenendo chiaro, specialmente tra i membri del Consiglio ausiliare e i loro assistenti, che la visione sulla crescita di un’area o di una regione può emergere soltanto da una visione più ampia su realtà quali la grandezza di questo Giorno, il potere dell’assistenza divina, il potenziale latente in ogni essere umano e i poteri a disposizione dei credenti quando si uniscono sinceramente e lavorano in spirito di unità:
Per cimentarsi nell’arena del servizio, l’individuo attinge al proprio amore per Bahá’u’lláh, al potere del Patto, alla dinamica della preghiera, all’ispirazione che deriva dallo studio regolare dei Testi Sacri e alle forze di trasformazione che migliorano la sua anima quando si sforza di comportarsi secondo le leggi e i principi divini. I rapporti costanti fra i membri del Consiglio ausiliare e i credenti si basano quindi, su tutte queste tematiche.9
Si riconosce che l’acquisizione della visione della crescita è fondamentalmente un processo spirituale, un processo che implica una crescente consapevolezza delle forze spirituali sprigionate da Bahá’u’lláh. Inoltre gli amici in tutto il mondo stanno giungendo alla conclusione che, nello sviluppare la visione della crescita e le strategie per strutturarla, è necessaria una certa conoscenza delle possibilità, delle risorse e anche dei metodi. Una naturale conseguenza di tutto questo è stato l’aumento del numero di concreti piani d’azione che «prendono in considerazione le particolari risorse dei credenti» e «le capacità delle comunità bahá’í locali».10
A questo proposito, i credenti e le loro istituzioni hanno preso a cuore anche l’avvertimento della Casa di Giustizia che il progresso «non può essere ottenuto con una semplice serie di sforzi discontinui, incoordinati, per quanto entusiastici possano essere…»11 e hanno imparato il valore della continuità nell’azione. Il concetto di una linea di azione si è rivelato particolarmente di aiuto sotto questo aspetto. La Casa di Giustizia ha spiegato nel contesto dei programmi intensivi di crescita: «L’approccio migliore è quello di formulare piani per pochi mesi, incominciando con una o due linee di azione e aumentando gradualmente la complessità…».12 Una linea di azione consiste in una sequenza di progetti e attività, nella quale ciascuna costruisce su quella precedente e prepara la strada per ulteriori sviluppi. In quest’ottica, il ruolo degli incontri periodici di consultazione per «per riflettere sulle problematiche, prendere in esame eventuali modifiche e tenere vivi l’entusiasmo e l’unità di pensiero…»13 è stato cruciale per gli sforzi degli amici nel perseguire le linee di azione e costruire sui propri risultati:
E così ci si potrà organizzare sulla base della lezione appresa da queste esperienze per discuterne con i sostenitori attivi della Fede in ogni regione, aiutandoli a individuare approcci e metodi applicabili alle loro specifiche condizioni e a mettere in moto un processo sistematico di sviluppo della comunità. Questo processo deve prevedere che gli amici rivedano i loro successi e le loro difficoltà e poi adottino e migliorino i loro metodi, imparino e procedano senza esitazione.14
Verso la fine del Piano quinquennale, questa guida finalmente fece sorgere l’organizzazione di programmi intensivi di crescita in termini di cicli di crescita, un fatto che è ora oggetto di apprendimento in area dopo area, via via che un crescente numero di aree in tutto il mondo consegue questo stadio di sviluppo. Il seguente paragrafo di una lettera scritta il 19 ottobre 2005 a un’Assemblea Spirituale Nazionale riassume ciò che si è finora imparato:
Il promettente modello di azione che emerge nelle aree in tutto il mondo integra l’iniziativa personale e il lavoro della comunità al fine di abbracciare una cerchia sempre più vasta di persone e di insegnare ad anime ricettive. Questo modello appare là dove un numero sufficiente di persone che si sta muovendo lungo la sequenza dei corsi dell’istituto fa uno sforzo cosciente per tradurre in azione quanto appreso, intraprende atti specifici di servizio che le sfida a utilizzare la conoscenza e la visione conseguite e ad affinare le abilità e le capacità che stanno acquisendo tramite i corsi. Uno dei frutti più notevoli dei corsi del-l’istituto è l’emersione di un numero sempre più grande di facilitatori che, avendo essi stessi studiato i corsi e lottato per seguire la via del servizio, coinvolgono altri nello studio della sequenza, instillando in loro lo stesso desidero di levarsi a servire. In questo modo, si costruisce una larga base per la partecipazione universale, che resta una delle mete più fondamentali della comunità bahá’í. Avete visto di persona questo sviluppo in alcune aree che hanno raggiunto un livello di crescita avanzato.
Avete pure osservato come le condizioni così createsi in queste aree hanno reso possibile il lancio di programmi intensivi di crescita, nei quali un gran numero di amici partecipa volentieri all’apprendimento che avviene tramite cicli successivi di attività che cercano di integrare azioni collettive ben coordinate con iniziative personali efficaci. E sapete anche che l’interazione tra le tre entità – l’istituto, i Corpi ausiliari e i Comitati di insegnamento di area – in stretta collaborazione con le Assemblee Spirituali Locali responsabili, può aiutare a portare gli amici da un ciclo all’altro e accelerare il processo di apprendimento.15
E il paragrafo qui riportato scritto a un’altra Assemblea Nazionale sottolinea alcune delle sfide che ci aspettano:
Il modello di attività che emerge da un ciclo del programma a quello successivo sarà però efficace solo se si evita la tendenza a cadere in certe abitudini. Tra queste, l’indebita fiducia nel lavoro di proclamazione nella fase dell’insegnamento intensivo, la proliferazione di attività fondamentali che non servono allo scopo di coinvolgere un numero crescente di ricercatori, l’ec-cessiva concentrazione su crescenti contatti appena formati che distoglie dalla necessità di insegnare sistematicamente a coloro che hanno mostrato interesse verso la Fede, l’eccessiva attenzione per le attività amministrative che tengono occupati i bahá’í veterani mentre i nuovi credenti entusiasti sono introdotti alle discipline e alle funzioni della comunità.
Per assicurare il successo del dispiegamento del processo di azione e riflessione che deve passare attraverso i successivi cicli, gli amici vorranno tenere a mente due punti. Primo, avendo dedicato un’enorme quantità di tempo e di energie allo studio della sequenza dei corsi intesi ad aiutarli a compiere determinati atti di servizio, essi devono ora cercare di applicare nel campo del servizio ciò che hanno imparato. Più specificatamente, se il contenuto dei corsi esplora concetti fondamentali connessi all’inse-gnamento diretto, è naturale che essi cerchino di tradurli in azione. Se le visite a casa, per fare un altro esempio, sono definite nei corsi come un’opportunità per entrare in conversazioni profonde su temi spirituali, allora esse non si devono ridurre a un mero appello sociale nel quale la Fede non è nemmeno menzionata. In breve, il processo di educazione nel quale gli amici sono stati impegnati per tante settimane e mesi deve dare forma alle attività individuali e collettive che ora intraprendono.
Secondo, gli incontri di riflessione indetti in vari intervalli durante i cicli devono servire a rafforzare tra i partecipanti al programma la tendenza all’apprendimento, così che la paura di fallire o della critica lasci il passo alla gioia di un sincero impegno. Per ottenere tutto questo, gli amici coinvolti nell’organizzazione degli incontri devono riconoscere che una discussione guidata e partecipativa può rivelarsi più istruttiva di elaborate presentazioni e prolungate analisi teoriche. Un’attenta revisione delle statistiche fondamentali, che sottolinei le debolezze che necessitano di rimedi e che evidenzino i punti forti sui quali costruire nel prossimo ciclo di attività, aiuterà molto a facilitare il processo di pianificazione.16
43Per venticinque anni, dal 1996 al 2021, il mondo bahá’í concentrerà la sua attenzione su un unico scopo, cioè «l’avanzamento del processo dell’entrata in truppe e la sua sistematica accelerazione».1 Introdotto per la prima volta nel messaggio del 26 dicembre 1995 al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri, questo scopo ha richiesto che i credenti e le istituzioni esercitassero nelle loro attività personali e collettive una disciplina maggiore di quella precedentemente richiesta. «Vi saranno sfide da affrontare, difficoltà da superare e correzioni da fare»,2 fu l’avvertimento dato nel 1996 dalla Casa Universale di Giustizia a un’Assemblea Spirituale Nazionale all’inizio del Piano quadriennale. L’importante, suggeriva la Casa di Giustizia, era che le istituzioni e i credenti si avviassero verso la realizzazione di questo scopo in «spirito di unità».3
Mantenere la concentrazione è stato una delle più grandi sfide sia per le persone sia per le istituzioni sotto questo aspetto. Una lettera scritta all’Assemblea Nazionale del Kenya spiegò che
Aiutare un gran numero di amici a superare una sequenza di corsi è un compito immane, che richiede di lavorare sistematicamente con un crescente numero di facilitatori, di formare circoli di studio e di provvedere al monitoraggio del progresso dei partecipanti. Gli amici che si occupano del processo devono avere le idee chiare e poter svolgere la loro missione senza distrazioni. Assegnare all’istituto compiti come visitare comunità e aiutare Assemblee Spirituali Locali nel loro funzionamento sarebbe solo motivo di confusione.4
Nel 1998 la Casa di Giustizia avvisò un’Assemblea Nazionale che
...è arrivato il momento di concentrare l’attenzione sul compito di produrre risorse umane per il lavoro della Fede fra i credenti della regione [Dananè]. Se ciò dovesse implicare un momentaneo arresto dell’espansione geografica della Fede con l’apertura di nuove località, la cosa sarebbe del tutto comprensibile. Sarebbe accettabile anche che il tasso d’espansione – cioè il numero dei nuovi credenti – si abbassasse notevolmente per il periodo necessario a far prendere slancio a un equilibrato processo di espansione e consolidamento. Quello che è necessario in questo momento è un graduale allargamento della copertura dell’istituto affinché i tanti amici capaci della regione possano avere accesso a un sistematico programma di formazione avente lo scopo di aumentare la loro capacità di eseguire i compiti richiesti da un accelerato processo di crescita.
Questa è la priorità non solo per Dananè, ma anche per le altre regioni del paese. Un fuoco di fila di nuove attività e progetti nella regione, pur con le migliori intenzioni, avrà solo l’effetto di distrarre l’attenzione da questo importantissimo compito. Il continuo invio di inviti a persone di altri paesi a partecipare a progetti non ben radicati nella comunità è controproducente.5
Questi brani suggeriscono che avere uno scopo implica comprendere che certe attività hanno la precedenza su altre e che certi passi devono essere compiuti prima di altri. «Nei vari stadi del-l’evoluzione della Fede», come spiega una lettera a un credente, «certe attività che contribuiscono a soddisfare i pressanti bisogni dello sviluppo della comunità bahá’í possono ricevere una maggiore attenzione in un particolare piano globale. Il processo del-l’istituto è un esempio del genere e si occupa della creazione delle risorse umane necessarie per questo stadio della crescita della Fede».6 È chiaro, allora, che le attività non hanno tutte la stessa importanza in un determinato stadio dello sviluppo. Alcune attività, che possono essere adatte a uno stadio successivo, in quello attuale sono solo una distrazione. Queste attività possono distogliere le risorse umane e finanziarie dai compiti urgenti e impedire il progresso. Uno dei requisiti di avere uno scopo è avere una «chiara visione dei passi»7 da compiere in ciascuno stadio per raggiungerlo.
Naturalmente, c’è voluto del tempo perché gli amici arrivassero a capirlo. Prima hanno dovuto capire che alcuni tipi di attività svolte nei Piani precedenti non sarebbero state idonee a realizzare il loro scopo. Nel brano che segue, indirizzato alle Assemblee Nazionali del Sudest asiatico, fu consigliato agli inizi del Piano quadriennale di non compiere sforzi su larga scala che impegnassero più persone:
La Casa Universale di Giustizia non desidera scoraggiarvi nei vostri sforzi. E non dovete pensare che gli sforzi compiuti dalle comunità dotate di maggiori risorse per aiutare le loro comunità sorelle non siano apprezzati. Tuttavia, nei vostri paesi, se si vuole raggiungere la meta principale del Piano quadriennale, le cose da fare sono così numerose che dovreste essere cauti nell’introdurre progetti regionali estranei, perdendo così la concentrazione sull’esecuzione dei piani nazionali.8
Gli amici e le istituzioni, inoltre, si resero conto che dovevano stare attenti a non complicare eccessivamente il lavoro:
In questo momento in Bielorussia è della massima importanza sviluppare un programma nazionale dell’istituto, non necessariamente complesso all’inizio, e disporre di un gruppo di insegnanti formati che offra con regolarità corsi in differenti località del paese.9
Essi incominciarono a constatare che «non occorrono lunghe e frequenti consultazioni per stabilire le linee di condotta, progettare e riesaminare i piani fondamentali»10 e che dovevano evitare «di dare eccessivo rilievo alla perfezione dei metodi».11 Divenne loro chiaro che «la formazione di un gran numero di facilitatori su come condurre alcuni corsi iniziali, affinché essi a loro volta potessero offrirli nei villaggi e nelle città del paese» era un compito molto impegnativo che avrebbe «richiesto un’enorme attenzione e concentrazione».12
E quando i bahá’í prestarono una crescente attenzione alla creazione degli istituti di formazione per lo sviluppo delle risorse umane, compresero gradualmente che questo passo aveva implicazioni sulla maniera di stabilire le priorità, di affrontare le altre necessità e di distribuire le risorse:
Nel campo dello sviluppo delle risorse umane la più pressante necessità in Australia al momento attuale è la diffusione dei programmi dell’istituto nell’intero paese, come comunicato nella nostra lettera del 2 dicembre 1998. Il raggiungimento di questo vitale obiettivo richiederà un sostanziale impiego delle limitate risorse che avete a disposizione, nonché una concentrazione degli sforzi. I Centri per gli studi bahá’í presenti in ogni Stato dovranno essere rafforzati e sarà necessario fare un grande sforzo, in collaborazione con i Consiglieri e i membri del Corpo ausiliare, per incoraggiare ogni membro della comunità bahá’í australiana a partecipare ai programmi dell’istituto. La sfida che avete davanti è quella di trasformare la cultura della comunità bahá’í in una che preveda un apprendimento continuo accompagnato dall’applicazione degli insegnamenti bahá’í alle attività progettate per l’avanzamento degli interessi della Fede.
Dare la priorità al soddisfacimento di questa necessità non significa trascurare altre iniziative che soddisfano altri bisogni o interessi particolari. Tuttavia, adattarsi significa che la crescita di attività di questo genere deve essere limitata al punto tale da non richiedere un impiego impegnativo dei fondi della Fede.»13
Gli amici inoltre arrivarono a capire che perfino i progetti con le migliori intenzioni potevano provocare la perdita della concentrazione:
Avete chiesto il nostro parere sull’opportunità di distribuire un programma di approfondimento a tutti i Consigli Regionali Bahá’í che sia utilizzato dagli amici, specialmente i nuovi dichiarati, sia in piccoli gruppi sia individualmente. Ovviamente è importante che nelle comunità locali siano presenti corsi di approfondimento e classi di studio e, da parte nostra, apprezziamo il vostro desiderio di favorire la moltiplicazione di queste attività. Tuttavia, quello che suggerite è in sostanza un programma nazionale che potrebbe distrarre gli amici dal processo dell’istituto e alla fine indebolire il sudato progresso che la vostra comunità ha ottenuto negli anni recenti in quel processo.14
Quando compresero meglio il lavoro dell’istituto di formazione, gli amici alla fine capirono che esso non poteva essere utilizzato per affrontare ogni necessità se doveva realizzare il suo scopo:
La Casa di Giustizia si rende conto che vi è un pressante bisogno di continuare ad aumentare la consapevolezza della comunità bahá’í sul significato della Legge dell’?uqúqu’lláh. Tuttavia, come sapete, gli istituti di formazione sono stati creati come strumenti per lo sviluppo delle risorse umane per l’espan-sione e il consolidamento della Fede. Naturalmente, la Legge dell’?uqúqu’lláh avrà un posto appropriato nella sequenza dei corsi offerti dall’istituto, come lo avrà l’intera questione del sostegno ai fondi della Fede. Ma coinvolgere gli istituti di formazione nello specifico impegno di educare gli amici a questa Legge sarebbe una diversione dal loro compito principale. La Casa Universale di Giustizia ritiene che a questo scopo debbano essere usati altri mezzi, come per esempio sessioni di approfondimento, seminari e workshop occasionali.15
Col tempo divenne anche chiaro che il lavoro dell’istituto di formazione non poteva adattarsi a ogni iniziativa personale:
La Casa di Giustizia apprezza i sentimenti di devozione e dedizione che animano i messaggi della signora ...e di sua figlia. Quanto all’istituzione di «circoli di storia» e alle relative istruzioni, la Casa di Giustizia, in linea generale, non ha commenti da fare sul sistema adottato dalla signora ...per la trasmissione delle storie. Tuttavia, poiché vari istituti nel mondo, compreso quello sito in…, si sforzano di radicare il concetto di circolo di studio, bisogna stare attenti a non aggiungervi troppi elementi estranei. In questo caso, infatti, la probabilità di creare complicazioni è particolarmente evidente dato che il «circolo di storia» si propone di evolvere in un circolo di studio.16
E, cosa più importante, gli amici impararono che la concentrazione richiede perseveranza:
L’anno scorso, concentrando l’attenzione degli amici su due sole mete siete riusciti a fare molti passi avanti nell’instaurare corsi di formazione continui a Yap e Palau, anche se, in termini di crescita numerica, il progresso della vostra comunità è stato trascurabile. Ma non dovete scoraggiarvi. Nel pianificare e nel dare esecuzione ad ogni attività è molto importante non creare aspettative irragionevolmente alte. Nel caso del programma del vostro istituto, coloro che vi hanno partecipato dovranno completare solamente il primo o i primi due corsi. Se, come dite nel vostro rapporto annuale, i risultati sono stati una salda accettazione dell’identità bahá’í e un maggiore entusiasmo per il servizio, allora i vostri successi devono rincuorarvi.
Occorre quindi che continuiate a perseguire con vigore i vostri piani per stabilire un istituto di formazione in ogni arcipelago. Dovete fare ogni sforzo per ampliare il sistema dell’of-ferta dei corsi, affinché un crescente numero di amici sia in grado di entrare nel programma dell’istituto. Dovete accertarvi che molti avanzino nel programma al punto da partecipare ai corsi designati a incrementare la loro capacità di insegnare e di guidare nuove anime verso la Rivelazione di Bahá’u’lláh.17
Con l’inizio del Piano quinquennale, assunse preminenza la questione di avere risorse umane nel contesto dell’area. «Un’atten-zione concentrata e costante»18 si orientò ora verso i due movimenti. Il concetto di stabilire le priorità fu da allora ben recepito e la maggior parte delle comunità nazionali identificarono ben presto due o tre aree «su cui concentrare una speciale attenzione».19 La Casa di Giustizia fece riferimento alla questione delle aree prioritarie nel messaggio di Ridvan 2004:
Alcune Assemblee Nazionali, nell’occuparsi dei bisogni di tutte le aree del proprio paese, hanno riscontrato quanto è importante dedicare una particolare attenzione a certe aree prioritarie molto promettenti, incoraggiandole e sviluppandole finché le risorse umane da loro prodotte grazie agli istituti di formazione non le facciano diventare centri di crescita rapida e sostenuta.20
Durante questo periodo le Assemblee Nazionali riuscirono meglio a distinguere le attività che contribuivano alla meta del Piano da quelle che dovevano essere prese in considerazione in una fase successiva. Proprio su questo aspetto l’Assemblea Nazionale della Federazione Russa fu lodata per la sua decisione di rinunciare al-l’avvio di un programma di sviluppo socio-economico su scala nazionale:
La Casa di Giustizia ha notato con interesse che i credenti e i loro amici in Russia hanno già ricevuto i moduli del programma «La mia casa», preparato dall’ormai sciolta Task Force europea per la vita familiare. È chiaro che, grazie alle raccomandazioni dei Consiglieri, avete preso la decisione di sospendere l’avvio di questo programma, affinché le limitate risorse delle vostre aree più forti possano prestare la giusta attenzione ai requisiti dell’espansione e del consolidamento sistematici. Siate certi che la vostra decisione è totalmente in armonia con le indicazioni più volte ripetute della Casa di Giustizia sulla necessità di concentrarsi sulle priorità del Piano. Nei mesi recenti, la gradita accelerazione delle attività in diverse aree, che ha portato al lancio di due programmi intensivi di crescita a Mosca e a Ulan-Ude, è una chiara dimostrazione della bontà della vostra linea di condotta. Man mano che si ampliano le comunità e aumentano le capacità, le istituzioni potranno meglio valutare la natura dei progetti di sviluppo sociale ed economico che devono essere varati.21
Le Assemblee Nazionali furono aiutate a vedere come altri tipi d’attività fossero collegate al lavoro dell’espansione e del consolidamento, sul quale si era concentrata la maggior parte degli amici. Per esempio, la Casa di Giustizia fece presente a un’Assemblea che
Il lavoro degli affari esterni è un campo di servizio molto specializzato che di norma è gestito meglio da un piccolo gruppo di credenti di una comunità nazionale. Non c’è motivo di pensare che questo lavoro sia in competizione con le attività per l’espansione e il consolidamento della Fede intraprese dalla maggior parte degli amici, entrando per esempio in competizione per disporre delle risorse umane impegnate nel lavoro d’insegnamento e nel processo dell’istituto. Suggeriamo di rivedere l’allegata dichiarazione e, in conformità a quanto si è detto, adottare una o due linee d’azione che possano essere perseguite da un piccolo gruppo di capaci credenti di quell’area. Man mano che la vostra esperienza crescerà nel tempo, potrete gradualmente ampliare la gamma dei vostri sforzi nel campo degli affari esterni.22
In questo modo, fu fatto presente alle Assemblee Nazionali d’Europa che il lavoro degli affari esterni «non richiede una partecipazione ampia della comunità, né la distrae dai processi del Piano quinquennale, ma le offre un contributo essenziale».23 Oltre agli affari esterni, la Casa di Giustizia faceva presente che attività in altri settori dovevano condursi nel contesto dei Piani. Una lettera scritta a suo nome, nell’accusare ricevuta di vari rapporti su una conferenza di «giovani bahá’í interessati a uno studio serio degli Scritti»24 suggerì quanto segue:
L’iniziativa presa da alcuni credenti d’impegnarsi nel proprio esclusivo interesse nello studio accademico degli Scritti è certamente di grande importanza, ma questo studio assume maggior valore, sia per il singolo sia per la comunità, quando la sua motivazione è dettata dal desiderio di essere utile allo scopo del Piano in corso e, di conseguenza, se le relative attività, come il recente convegno, sono progettate nel contesto del Piano.25
In alcuni casi, perfino questioni relative all’acquisto di proprietà devono essere affrontate tenendo presente lo scopo del Piano:
La Casa di Giustizia comprende il desiderio degli amici di avere un Centro bahá’í bene ubicato e riconosce la necessità di un centro di accoglienza che possa essere utilizzato sia dagli amici dell’area metropolitana, sia da visitatori esterni. Ritiene, tuttavia, che in questo frangente l’acquisto di un edificio non sarebbe opportuno. Oltre alle considerazioni di carattere economico, il modello non concentrato delle attività utilizzato nel programma intensivo di crescita attualmente in corso di svolgimento a Londra avrà indubbiamente un’influenza sulla percezione futura del tipo di struttura richiesta.26
Fra gli amici vi è chiaramente una crescente consapevolezza della necessità di mantenere la concentrazione sullo scopo di far avanzare il processo dell’entrata in truppe. Essi stanno incominciando a vedere che il modo più efficace di perseguire questo obiettivo è nel contesto dei Piani mondiali della Fede. Vale la pena ricordare a questo riguardo quanto tenue questa concentrazione possa essere e con quanta facilità la si possa perdere. Quanto segue è stato scritto recentemente a un’Assemblea Nazionale:
...i piani per il progetto d’insegnamento adottato dall’As-semblea Spirituale ripropongono una modalità d’insegnamento usata nel passato, che ha dimostrato di non essere un efficace approccio sostenibile all’espansione e al consolidamento. Pertanto, la Casa di Giustizia vi raccomanda di consultarvi immediatamente con i Consiglieri per trovare il modo di rivedere il progetto e renderlo più conforme alle priorità del Piano quinquennale.27
Naturalmente, fin dall’inizio del Piano quadriennale vi sono stati credenti che, con le più nobili intenzioni, hanno preferito concentrarsi su altri obiettivi. A questo riguardo, sembra che la Casa di Giustizia si sia preoccupata che questi credenti non si sentissero obbligati a fare diversamente. Essa diede la seguente risposta a una persona che le aveva scritto manifestando timori sulla struttura e sul contenuto dei circoli di studio:
È naturale che non a tutti può piacere un determinato programma educativo e, chiaramente, la partecipazione ai corsi dell’istituto non è una richiesta cui tutti i credenti debbano attenersi. Di conseguenza, coloro che non vogliono prendervi parte non devono assolutamente sentirsi disobbedienti verso le direttive della Casa Universale di Giustizia. Chiediamo, tuttavia, che tutti i credenti, anche quelli non coinvolti, sostengano il processo dell’istituto e non ne ostacolino il costante progresso.28
Un altro credente che aveva manifestato disagio davanti alla moltiplicazione delle attività centrali ricevette questa risposta:
Lei afferma che, malgrado la sua personale disapprovazione del materiale utilizzato dagli istituti di ...si sente obbligato a continuare a concentrare i suoi sforzi sulle attività centrali del presente Piano. La Casa di Giustizia ritiene che, tenuto conto delle sue opinioni, non esiste alcun motivo perché lei senta su di sé un tale obbligo e la consiglia di stabilire, nell’intimo della sua coscienza, il modo per servire più efficacemente il progresso della Causa.29
Spesso, la motivazione data per non voler partecipare alle attività centrali è la convinzione che questa concentrazione del mondo bahá’í stia determinando uniformità. Questa preoccupazione è stata presa in esame in alcune lettere scritte a nome della Casa di Giustizia, come la seguente:
La Casa di Giustizia ritiene che lei debba considerare questa questione nel più ampio contesto dello sviluppo dell’istituto di formazione quale elemento essenziale per la crescita della Fede, a partire dal Piano quadriennale. Dati la natura di questa struttura e lo scopo assegnatole dalla Casa di Giustizia, va da sé che gli istituti di formazione che stanno nascendo nel mondo scelgano una sequenza di corsi e li offrano agli amici nelle aree loro assegnate. Avere un gran numero di credenti impegnati nello studio di questi corsi, lungi dall’essere un segno di uniformità, è parte della naturale dinamica di un programma educativo di successo. Che a questo punto dello sviluppo della comunità bahá’í una significativa percentuale di istituti di formazione nel mondo abbia optato di dare inizio alle loro attività con materiale che si è dimostrato efficace in vari anni d’esperienza è un fenomeno certamente ben accetto.
...la Casa di Giustizia ritiene che lei farebbe bene a separare nella sua mente il processo dell’istituto di formazione, così strettamente legato all’avanzamento dell’espansione e del consolidamento su larga scala, dalle varie classi di approfondimento, dai workshop e dai corsi delle scuole estive, che costituiscono una parte fondamentale della vita comunitaria bahá’í. Il loro numero e la loro varietà sembrano essere in aumento proprio come risultato del processo dell’istituto. Infatti, la rassicurerà sapere che, man mano che i credenti acquistano fiducia nella propria capacità di servire tramite il processo dell’istituto, si sta manifestando nel mondo bahá’í un’espressione molto più ricca dei diversi talenti degli amici, una ricchezza che promette bene per il progresso futuro della Causa.30
Chiaramente, l’unità di pensiero e di azione che deriva dal mantenere la concentrazione non è da confondersi con l’unifor-mità. La struttura del Piano quinquennale – «un Piano destinato a rispondere alle necessità di questi tempi»31 – lascia ampio spazio sia all’iniziativa individuale sia all’azione collettiva. All’interno di questa struttura gli amici sono incoraggiati a intraprendere attività «con lo scopo di far avanzare il processo dell’entrata in truppe».32 Ogni credente deve decidere da se stesso come partecipare a questa impresa mondiale. L’importante è che a questo punto i suoi sforzi non vadano «al di là di ciò che la Casa di Giustizia aveva in mente quando scrisse di incoraggiare l’iniziativa personale»,33 ossia che essi perdessero la concentrazione e disgregassero il lavoro del Piano. In questo senso, imparando a lavorare nel contesto dei piani globali, gli amici hanno meglio compreso come contribuire al bene maggiore. «Il vero spirito con cui ci si deve accostare ai programmi sistematici di crescita», suggerì la Casa di Giustizia in una lettera scritta a suo nome, «è quello dei credenti che lavorano insieme efficacemente per il bene comune».34 E in un’altra lettera scritta a un credente diede il seguente consiglio:
In definitiva, i frutti scelti dei propri sforzi si manifestano nel servizio altruistico alla Causa, abbandonando tutti i desideri e tutti gli interessi personali e scegliendo le cose che riguardano Dio, subordinando la propria volontà al bene comune e ricordando sempre la trappola dell’attaccamento al proprio servizio.35
E mentre le istituzioni a tutti i livelli stanno aiutando gli amici «a mantenere l’unità di visione»36 e a svolgere attività personali e collettive nel contesto dei Piani, i credenti stanno vedendo coi propri occhi che cosa significa che le loro capacità sono «moltiplicate in un’azione unificata»:37
Gli sforzi dell’intera comunità sarebbero semplificati e unificati se gli amici s’impegnassero seriamente a seguire le poche ma essenziali istruzioni date per il funzionamento del Piano quinquennale. La Casa di Giustizia non ha alcun dubbio che siffatti sforzi intensificherebbero le dinamiche per ottenere l’entrata in truppe su una scala sempre più ampia.38
44Imparare a sviluppare le risorse umane per l’espansione e il consolidamento
Nel suo messaggio del Ridvan 2000, la Casa Universale di Giustizia disse che «il sistema di istituti di formazione creati in tutto il mondo con grande rapidità» era «il maggiore singolo retaggio del Piano quadriennale» nel campo dell’espansione e del consolidamento.1 Molti mesi prima nel suo messaggio ai bahá’í del mondo del 26 novembre 1999, la Casa di Giustizia aveva descritto questo evento come segue:
Le conquiste di questo periodo sono veramente incoraggianti. È stata realizzata in tutto il mondo una rete impressionante di istituti, a malapena immaginabile all’inizio del Piano. Questi centri nascenti di apprendimento hanno fatto passi significativi nello sviluppo di programmi formali e nel mettere in pratica sistemi efficaci per lo svolgimento dei corsi. I rapporti indicano che i credenti che beneficiano direttamente dei corsi di addestramento sono quasi 100.000. La capacità dell’intera comunità mondiale di sviluppare le sue risorse umane senza dubbio è stata distintamente messa in evidenza.
Gli effetti di questo approccio sistematico allo sviluppo delle risorse umane si avvertono nelle vite di tutti e tre i protagonisti del Piano – i singoli credenti, le istituzioni e la comunità locale. C’è stato un incremento delle attività d’insegnamento intraprese per iniziativa dell’individuo. Le Assemblee Spirituali, i Consigli e i Comitati hanno accresciuto la loro capacità di guidare i credenti nei loro sforzi individuali e collettivi. La vita di comunità è rifiorita, anche in località da lungo tempo assopite, man mano che nuovi modelli di pensiero e comportamento sono emersi.2
Sotto questo aspetto, all’inizio del Piano quinquennale nel 2001 la Casa di Giustizia fece le seguenti osservazioni sugli effetti dell’istituto sulle persone, sulle istituzioni e sulle comunità e sulla sua costante importanza nel lavoro della Causa:
Una minuziosa analisi del Piano quadriennale, che il Centro Internazionale di Insegnamento ha recentemente compiuto per noi, dimostra che l’istituto di formazione è in grado non solo di evidenziare le capacità dell’individuo, ma anche di rianimare le comunità e le istituzioni. Pertanto, lo sviluppo degli istituti di formazione nei vari paesi e territori del mondo continuerà a essere una caratteristica centrale del nuovo Piano.3
L’istituto di formazione era stato definito dalla Casa di Giustizia un’agenzia dell’Assemblea Spirituale Nazionale incaricata «di sviluppare risorse umane in tutto il paese».4 Una lettera scritta a nome della Casa di Giustizia spiegò che la crescita della Fede dipende da un sistematico processo di sviluppo delle risorse umane:
Nel suo messaggio del 26 dicembre 1995 al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri, la Casa di Giustizia spiegò chiaramente che occasionali corsi di istruzione e attività informali della vita comunitaria, per quanto importanti, non sono un mezzo sufficiente a sviluppare le risorse umane. Aggiunse inoltre che per sostenere l’espansione della Fede in larga scala era essenziale un sistematico processo di sviluppo delle risorse umane. Concepire e assecondare un processo educativo della portata immaginata dalla Casa Universale di Giustizia è del tutto differente dal pensare ai propri interessi, il che non vuol dire che lo studio personale e la crescita spirituale non siano interessi legittimi e naturali dell’individuo.5
Creare in ogni comunità nazionale la capacità di stabilire e gestire questo processo educativo richiese un enorme sforzo e molta disciplina da parte delle istituzioni della Fede durante il Piano quadriennale. Ecco il consiglio dato all’inizio del Piano all’As-semblea Spirituale Nazionale della Thailandia:
Coloro che sono impegnati in questo campo di servizio – insegnanti, coordinatori o membri di un direttivo dell’istituto – devono capire che c’è molto da imparare. Come offrire i corsi e come renderli attraenti per i credenti, quali corsi condurre in una sede centrale e quali invece in una sede decentrata nelle città e nei villaggi, queste sono alcune delle domande alle quali essi dovranno dare una risposta. Non dovranno mai scoraggiarsi davanti alle difficoltà, ma dovranno perseverare nei loro sforzi, perché solo così l’istituto acquisirà la capacità di sviluppare le risorse umane della comunità Thai.6
La metodologia da adottare per creare questa capacità, stante il consiglio della Casa di Giustizia, fu quello dell’azione seguita dalla riflessione e dalla consultazione. La Casa di Giustizia incoraggiò gli amici coinvolti ad affrontare i loro compiti con «un aperto atteggiamento di apprendimento», con la piena consapevolezza della necessità di «prendere decisioni» sul lavoro dell’istituto, «di metterle in pratica, di riflettere sui risultati e di apportare correzioni alla luce dell’esperienza».7 «Così facendo», assicurò la Casa di Giustizia a un’Assemblea Nazionale, «il vostro istituto riuscirà gradualmente ad aumentare la sua capacità di sviluppare le risorse umane»8 della comunità.
In questa prospettiva, nel richiedere l’instaurazione di istituti di formazione per lo sviluppo delle risorse umane, la Casa di Giustizia dovette anche chiedere al mondo bahá’í di imparare che cosa significa lavorare in atteggiamento di apprendimento. E dovunque adottarono questo metodo, gli amici pervennero gradualmente a una migliore comprensione della natura dell’istituto e del modo di agire per impiantarlo. «È importante rendersi conto che lo sviluppo dell’istituto nella vostra comunità nazionale, come in altre», spiegò la Casa di Giustizia, «è un processo dinamico nel quale tutti coloro che vi sono coinvolti acquisiscono gradualmente livelli sempre più alti di comprensione sulla natura del processo stesso».9 Che la comunità bahá’í abbia acquisito in tutto il mondo una terminologia necessaria per parlare dell’argomento indica che è riuscita, da un lato, a creare la capacità di sviluppare le risorse umane e, dall’altro, ad adottare un atteggiamento di apprendimento in tutti i suoi affari. Parole e frasi come «circolo di studio», «sequenza dei corsi», «campagne d’istituto» e «pratica» sono ora d’uso comune. Parlare della «piramide delle risorse umane» o di un «sistema di educazione a distanza» evoca dappertutto nella mente di ogni bahá’í un insieme pratico di idee. Tutti capiscono quando ci si riferisce all’istituto di formazione come il «motore della crescita».
Per arrivare questo punto fu necessario imparare due cose fondamentali: la natura dei programmi per lo sviluppo delle risorse umane e il sistema della loro distribuzione. La questione fu messa in evidenza nel messaggio del 9 gennaio 2001 della Casa Universale di Giustizia:
Avvalendosi della ricca esperienza ora accumulata in questo campo dell’impegno, gli istituti dovranno fornire alle comunità un costante afflusso di risorse umane che servano al processo dell’entrata in truppe. In tutto il mondo sono già stati messi felicemente alla prova gli elementi di un sistema che può rispondere al bisogno di formazione di un gran numero di credenti. I circoli di studio, rafforzati da corsi collaterali e campagne speciali, hanno dimostrato di essere in grado di offrire una struttura al processo dell’educazione spirituale di base. Il valore di una serie di corsi, che si susseguono secondo un modello logico, ciascuno costruito sulla base dei risultati realizzati dai precedenti, è ormai più che chiaro.10
Come il brano suddetto indica, ci volle del tempo per arrivare a comprendere il ruolo che una sequenza di corsi opportunamente strutturata ha nell’aumento delle capacità di servizio degli amici. Il documento «Istituti di formazione», preparato per la Casa di Giustizia e da essa approvato, aveva consigliato che «nessuno deve sottovalutare la complessità del lavoro di progettare le varie sequenze e di elaborare il materiale».11 A questo riguardo, molte Assemblee Nazionali, per la pressante necessità di andare avanti, ritennero che la linea d’azione più saggia fosse quella di «incominciare, utilizzando la provata e collaudata sequenza di materiali per corsi» già disponibile.12 Fu alla luce di queste considerazioni che un crescente numero di Assemblee Nazionali decise alla fine che gli istituti di formazione adottassero per i corsi il materiale dell’Istituto Ruhi:
Dopo aver introdotto il concetto di istituto di formazione, la Casa di Giustizia lasciò le Assemblee Spirituali Nazionali libere di adottare il tipo di formazione sistematica che ritenessero più adatto al proprio paese. Ma divenne ben presto evidente con l’espe-rienza che i corsi dell’Istituto Ruhi, sviluppati nel corso di svariati anni in Colombia, erano di gran lunga più efficaci rispetto agli altri in genere disponibili. Alcuni credenti che non fecero l’espe-rienza di utilizzare i corsi furono dell’opinione che fossero troppo «elementari» per la gente del proprio paese; ma i corsi dell’Istituto Ruhi, in un paese dopo l’altro, hanno dimostrato la loro efficacia praticamente in ogni condizione ambientale. La Casa di Giustizia non ha ancora posto limiti alle Assemblee Nazionali nella scelta dei corsi dell’istituto, ma è stata felice di notare che la maggior parte di esse abbia riconosciuto l’efficacia dei corsi della sequenza principale dell’Istituto Ruhi e li abbia adottati integralmente – adozione che a tempo debito le metterà in grado di sviluppare materiale aggiuntivo, adatto al loro ambiente specifico, che integrerà i libri dell’Istituto Ruhi.13
Sebbene siano nati dall’esperienza acquisita dalla comunità bahá’í della Colombia nell’espansione e nel consolidamento in larga scala, i materiali dell’Istituto Ruhi hanno chiaramente dimostrato di essere applicabili a livello mondiale. La Casa di Giustizia ha rilevato in una lettera a suo nome del 26 luglio 2004 che le comunità nazionali che ne hanno adottato il materiale «hanno sempre più mostrato i benefici di questa formazione sull’espansione del lavoro d’insegnamento, sull’aumento delle risorse umane e sulla caduta delle iniziali barriere esistenti fra bahá’í e non bahá’í nella preghiera in comune e nei vari campi del servizio, incluso quello dell’educazione dei bambini».14 Inoltre, con la diffusione dell’uso del suo materiale, affermava la lettera, «l’Istituto Ruhi ha continuato ad evolversi, incorporando suggerimenti ed esperienze di amici di varie parti del mondo».15
Nelle comunità in cui il materiale dell’Istituto Ruhi è stato adottato come sequenza principale dei corsi, gli istituti di formazione stanno incominciando a integrarli con altri, preparati per le specifiche esigenze della popolazione che cercano di servire. Questi altri corsi sono offerti in genere dopo il completamento di uno o più corsi della sequenza principale, che, in questo caso, può essere considerata come il tronco di un albero con i rami che se ne dipartono. Questo modello fu esaminato nel messaggio della Casa di Giustizia del 9 gennaio 2001. «La serie principale sostiene», dice il messaggio, «proprio come il tronco di un albero, alcuni corsi che si diramano da essa, dove ogni ramo è dedicato a un certo campo specifico di formazione».16
La maggioranza delle comunità nazionali, adottando questo modello, ossia utilizzando i corsi dell’Istituto Ruhi come sequenza principale, ha incominciato a trarre da questa organizzazione del lavoro benefici inaspettati. La sopra citata lettera del 26 luglio continuava dicendo che «un fortunato effetto collaterale della scelta di un unico tipo di materiale da parte di tante comunità è stato l’acquisizione in tutto il mondo di un’esperienza comune in questa vitale attività bahá’í».17 La lettera faceva riferimento a un passo tratto dal messaggio di Ridvan 2004 della Casa di Giustizia:
Nel valutare le opportunità e i bisogni delle rispettive comunità, la maggior parte delle Assemblee Spirituali Nazionali ha preferito adottare il materiale didattico preparato dall’Is-tituto Ruhi, avendolo giudicato il più adatto ai bisogni del Piano. Questo ha comportato un beneficio collaterale, e cioè che il materiale è stato tradotto in molte lingue e che quando i bahá’í viaggiano trovano che gli altri amici seguono la stessa strada, conoscono gli stessi libri e adottano gli stessi metodi.18
L’adozione di una sequenza di corsi con queste modalità ha permesso alle istituzioni di ragionare in modo più sistematico sullo sviluppo delle risorse umane delle loro comunità, perché ora potevano stabilire mete numeriche, «come il numero dei credenti che ai vari livelli sarebbe passato attraverso i corsi durante uno specifico periodo di tempo».19 A tale riguardo si usa talvolta la metafora di una «piramide» di risorse umane, come il passo seguente spiega a una Assemblea Nazionale:
In alcune lettere scritte a suo nome ad altre Assemblee Spirituali Nazionali, la Casa di Giustizia ha affermato che lo sviluppo delle risorse umane in un paese può essere paragonato alla costruzione di una piramide in continuo ingrandimento, la cui base deve essere costantemente allargata. Occorre avere un crescente numero di amici che entra nel primo corso di base e poi aiutare buona parte di essi a salire sempre più in alto nella frequentazione dei corsi, aumentando così la loro capacità di servizio.20
È in questo contesto che diventa importante il sistema di distribuzione dei corsi, l’altra area principale dell’apprendimento. Per avere «un crescente numero di credenti» che passa attraverso la sequenza dei corsi, gli istituti di formazione compresero ben presto che era necessario un sistema di distribuzione decentrato. «Le limitazioni derivanti dall’offrire corsi solamente a gruppi di credenti riuniti presso strutture centrali»21 divennero fin troppo evidenti:
La sfida fondamentale per voi è quella di aiutare centinaia e poi migliaia di credenti di Haiti a entrare nel programma del vostro istituto e di studiare una sequenza di corsi ben definita. Ovviamente, non potrete farlo invitandoli tutti in un’unica sede centrale.22
L’idea che alla fine venne fuori fu quella del circolo di studio perché acconsentì a molti di svolgere il programma. A questo proposito, la Casa di Giustizia rilevò che il sistema che sembra essere «più efficace per raggiungere i credenti a livello locale è la formazione di circoli di studio, coordinati da un istituto nazionale ...In questo caso, facilitatori o insegnanti formati dall’istituto stesso offrono in una data località una sequenza di corsi a piccoli gruppi di credenti».23 Una lettera del 24 maggio 2001 a un credente analizzò così l’argomento:
Come lei sa, un circolo di studio non è una struttura dell’Or-dine amministrativo bahá’í. Piuttosto, è un elemento di uno schema di educazione a distanza che si sta dimostrando molto promettente, man mano che si radica più saldamente nelle comunità bahá’í del mondo. Dai rapporti pervenuti al Centro Mondiale risulta evidente che il successo di questo schema dipende dal grado in cui viene sfruttata la sua intrinseca flessibilità. In molte località un circolo di studio va avanti di corso in corso con lo stesso facilitatore. Ciò nondimeno, non si dovrà fissare il numero dei partecipanti. Spesso le esigenze della vita, in particolare l’odierna mobilità della gente, impediscono a una persona di compiere con lo stesso gruppo l’intera sequenza dei corsi. Così, dopo averne completato uno, qualche amico può avere la necessità di sospendere lo studio per un certo periodo di tempo e poi, quando le circostanze lo permettono, entrare in un altro gruppo per un corso successivo. È proprio per questa sua intrinseca flessibilità che lo schema sta dimostrando la sua efficacia nel far muovere una percentuale significativa di credenti lungo la sequenza dei corsi e nello sviluppare di conseguenza le risorse umane della comunità.24
Naturalmente, per mantenere un sistema d’educazione a distanza nel quale siano operativi durante l’anno un certo numero di circoli di studio, si rende necessaria una qualche forma di struttura organizzativa, che comunque non occorre sia troppo complessa. Generalmente è sufficiente un «coordinatore nazionale, assistito in caso di necessità da coordinatori regionali, nonché da un crescente numero di facilitatori sparsi nel paese»25, in aggiunta, ovviamente, al direttivo dell’istituto nominato dall’Assemblea Spirituale Nazionale in consultazione con i Consiglieri. Il brano seguente, tratto da una lettera, analizza il ruolo del direttivo e del coordinatore:
Dopo aver puntualizzato lo scopo, appaiono anche chiare le funzioni dei rispettivi partecipanti. Il coordinatore deve poter operare a livello esecutivo, svolgendo piani e attività giornalieri e assicurando l’espletamento delle funzioni fondamentali dell’istituto – con l’assistenza dei facilitatori e del personale necessario. Il direttivo sovrintende al processo dell’istituto nel suo insieme, soprattutto per mezzo di periodiche relazioni del coordinatore e di consultazioni occasionali. Vorrà rendersi facilmente accessibile al coordinatore, creando un’atmosfera adatta perché egli possa condividere idee, chiedere al direttivo le sue opinioni sulle possibilità e sulle sfide dell’istituto e giovarsi del suo consiglio. Per svolgere questo ruolo, non occorre che il direttivo si riunisca spesso, come deve fare un comitato incaricato di svolgere una serie di compiti specifici.26
Come si afferma nel messaggio della Casa di Giustizia del 26 dicembre 1995, la struttura dell’organizzazione esistente in una comunità per sovrintendere allo sviluppo delle risorse umane dipende entro certi limiti dalla dimensione della comunità. Le Assemblee Nazionali con comunità geograficamente grandi hanno scelto – in consultazione con i Consiglieri – di affidare la responsabilità della realizzazione dei corsi a istituti di formazione di livello regionale, ciascuno con il proprio direttivo e coordinatore regionale. A prescindere dall’organizzazione locale, la capacità istituzionale creata nella maggior parte delle comunità nazionali di impartire educazione spirituale a un crescente numero di credenti era talmente significativa già nel 2001 da indurre la Casa di Giustizia a fare il seguente annuncio:
...in molti paesi l’istituto è l’unica struttura che sviluppa la capacità di organizzare e mantenere corsi nelle varie località. Dato che questo approccio funziona bene con i giovani e con gli adulti, e sempre meglio con i giovanissimi, non c’è motivo che l’istituto di formazione non possa, all’occorrenza, assumersi le stesse responsabilità anche nei confronti dei bambini. Di regola gli istituti non si occupano di gestire i piani e i programmi di espansione e consolidamento. Ma la conduzione delle classi per i bambini è un atto importantissimo, di particolare urgenza. Nei paesi nei quali questo compito è stato assegnato agli istituti, essi diventano un centro di apprendimento fortemente impegnato nell’educazione spirituale degli amici dalla più tenera età fino all’età adulta.27
Quanto sopra dà una visione di una forte istituzione educativa che offre una gamma di programmi per bambini, giovanissimi, giovani oltre i 15 anni e adulti, tutti eseguiti nell’ambito dell’e-spansione e del consolidamento della Fede. Due meccanismi aggiuntivi hanno dimostrato di essere un importante mezzo per assicurare che i programmi di questa istituzione si tengano al passo con le esigenze della crescita a livello dell’area. Il primo è la campagna intensiva d’istituto. Queste campagne, spiegò la Casa di Giustizia nel suo messaggio del Ridvan 2005, quando prestano la dovuta attenzione alle pratiche richieste, «hanno continuato a essere il veicolo per stimolare la crescita a livello delle aree».28 E quando un’area si avvicina al punto in cui è pronta a lanciare un programma intensivo di crescita, è necessario spesso disporre di un coordinatore dell’istituto a livello dell’area, e questo è il secondo meccanismo. Questo coordinatore ha «il compito di garantire che il numero dei circoli di studio, delle classi per bambini e dei gruppi giovanissimi aumenti costantemente».29 Gli è «richiesto di lavorare nell’area con una crescente quantità di facilitatori e insegnanti per bambini, alimentando il loro entusiasmo e aiutandoli a migliorare la qualità dei loro servizi».30
Quanto sopra descrive in termini molto sintetici la natura della capacità istituzionale che si è creata nel corso dei vari Piani mondiali, a cominciare dal Piano quadriennale, per sviluppare le risorse umane necessarie all’espansione e al consolidamento della Fede. Come si è detto prima, «gli effetti di questa impostazione sistematica dello sviluppo delle risorse umane si stanno facendo sentire nella vita di tutti e tre i protagonisti del Piano – l’individuo, le istituzioni e la comunità locale». Le Assemblee Nazionali devono sviluppare la capacità di incoraggiare e sostenere gli amici nello sforzo di avanzare nel processo dell’istituto, nonché di garantire che l’istituto disponga del necessario per svolgere con successo i suoi compiti:
Quanto alla vostra Assemblea Nazionale, ciò che in questo momento è maggiormente necessario da parte vostra è quel tipo di sostegno energico ed entusiasta del processo dell’istituto che deriva da una sempre più profonda comprensione delle dinamiche della crescita in Etiopia. Con il costante incoraggiamento, la distribuzione giudiziosa delle risorse e frequenti consultazioni con i Consiglieri, potrete promuovere l’apprendi-mento richiesto dal Piano quinquennale e far sì che le energie creative di molti devoti credenti etiopi siano incanalate costruttivamente, realizzando così il vasto potenziale della vostra comunità.31
Quanto agli amici che servono in un istituto da valorizzare, essi necessitano di un ampio grado di libertà per svolgere il loro lavoro:
Fondamentale per il futuro successo dell’istituto è la libertà di movimento e d’azione di cui gode. L’istituto è, naturalmente, una agenzia che agisce sotto la vostra egida e, in definitiva, le questioni relative al suo funzionamento sono di vostra competenza. Comunque, a questo punto della crescita della Fede, il mandato del-l’istituto è abbastanza chiaro. Essendo stata adottata una sequenza di corsi come programma nazionale per lo sviluppo delle risorse umane, il lavoro dell’istituto consiste allora nell’aiutare un crescente numero di giovani e adulti ad avanzare lungo quella sequenza e nell’eseguire il concomitante compito di organizzare e mantenere classi per giovanissimi e bambini. Per stabilire le linee di condotta, per progettare o rivedere piani di grande importanza, non occorrono lunghe e frequenti consultazioni. Adesso è il momento di agire e a coloro che guidano il processo dell’istituto deve essere data la libertà necessaria per svolgere bene le proprie funzioni. In particolare, al coordinatore nazionale deve essere lasciata l’autorità necessaria per garantire che si realizzi lo scopo basilare dell’istituto e cioè far nascere attivi sostenitori della Fede.32
Ciò significò anche che le Assemblee Nazionali avrebbero affrontato la sfida di trovare nuovi metodi per sovrintendere al lavoro delle loro agenzie:
Il vostro istituto è stato strutturato per fornire una gamma di programmi dinamici, incluso quello nel campo dei mass media per mezzo di una stazione radio. Al vertice della sua compagine organizzativa vi è un direttivo che stabilisce la politica generale, offre il suo parere quando è necessario e ha creato un forum affinché il suo direttore esecutivo possa di tanto in tanto trasmettere temi di interesse e chiedere consigli. Ci si può sicuramente aspettare che questa complessa organizzazione sviluppi particolari modelli e stabilisca tempi per l’esecuzione delle sue funzioni, incluse fasi per la pianificazione e la stesura di bilanci preventivi. Non appare giustificato, quindi, fermare il ritmo programmato per consentire all’Assemblea Spirituale Nazionale di fare una valutazione del rendimento dell’istituto e dare eventuali istruzioni. Questo non significa che il desiderio dell’Assemblea Nazionale di seguire il progresso dell’istituto non sia legittimo. Infatti, in qualsiasi momento dell’anno o nel corso del Piano quinquennale, potete esaminare il lavoro dell’istituto e dare consigli e incoraggiamento, insieme con i Consiglieri. Ma questo non deve impedire all’istituto di procedere con i suoi programmi, né causare disagio per mancanza di risorse finanziarie. Inoltre, qualora si ritenga necessario correggere qualcosa, lo si deve fare in modo tale da non frenare lo slancio del processo della crescita della comunità. Dovete ricordare, in ultima analisi, che gran parte del successo dei vostri sforzi per realizzare gli obiettivi del Piano quinquennale dipende dal costante progresso della vostra agenzia nazionale per lo sviluppo delle risorse umane.33
Sebbene la disponibilità di risorse umane sul campo fornisse alle comunità la mano d’opera necessaria alla continua crescita della Fede, le Assemblee Nazionali si resero conto gradualmente che questo non doveva mai impedire che tutti gli amici partecipassero al lavoro per la Fede. Tuttavia, le Assemblee capirono anche che certi ruoli implicavano necessariamente una preparazione formale:
Ovviamente tutti gli amici devono avere la possibilità di partecipare agli affari della Fede, nei limiti delle loro condizioni personali e del loro desiderio di servirla. In linea generale, nell’ambito della comunità bahá’í, non si giustifica affatto una distinzione fra credenti «formati» e «non formati». Esistono, tuttavia, alcuni ruoli del servizio che richiedono qualifiche specifiche e naturalmente le Assemblee terranno presenti queste qualifiche nel processo della nomina dei credenti per la copertura di quelle funzioni. Nel caso di un posto di lavoro destinato a coordinare un corso offerto secondo un curriculum adottato dalle istituzioni, appare del tutto ragionevole che la persona chiamata a svolgere questo servizio abbia un buon grado di esperienza con l’insieme dei corsi in questione. Occorre comunque fare attenzione che tali requisiti siano presi in considerazione soltanto se sono evidentemente necessari, perché stabilire requisiti adatti per ogni tipo d’attività porterebbe al risultato nocivo di impedire a molti amici devoti ed entusiasti di contribuire allo sviluppo del Piano quinquennale e, in definitiva, al progresso della Fede.34
Le istituzioni inoltre dovettero imparare ad aiutare gli amici a evitare di creare false dicotomie basate su una cattiva comprensione dei Piani mondiali e a rendersi conto che l’approfondimento e lo sviluppo delle risorse umane non devono essere messi in contrapposizione fra loro:
Le scuole nazionali estive e invernali, come pure le classi di approfondimento a livello locale, sono un aspetto integrante della vita comunitaria e sono utilizzate dagli amici per approfondire la loro conoscenza della Fede. Gli istituti sono stati creati come strumento per sviluppare le risorse umane necessarie all’espansione e al consolidamento della Fede. Questi due elementi sono complementari e si avvantaggiano vicendevolmente quando prosperano entrambi.35
Gli effetti degli istituti di formazione sono stati importanti anche per le comunità locali. Gli atti di servizio di cui si parla nella sequenza principale dei corsi dell’Istituto Ruhi hanno lo scopo di mettere in moto un processo che porterà a un sano sviluppo delle comunità locali o, come previsto nel Piano quinquennale, delle aree. I piani di crescita delle aree sono, in un certo senso, inseriti nella sequenza dei corsi, come descritto nel passo seguente:
L’istituto di formazione ha lo scopo di conferire a un certo numero di amici di una comunità la percezione spirituale, la conoscenza, la capacità e i talenti necessari a eseguire i vari compiti che l’accelerata espansione e il consolidamento della Fede richiedono. Poi, con l’impiego di questi credenti nel campo del servizio, potranno gradualmente essere soddisfatti anche i bisogni del tipo da voi identificato. Nella sequenza di corsi adottata dal vostro istituto, per esempio, coloro che hanno completato il primo corso spesso danno inizio a riunioni devozionali nei luoghi dove vivono, un atto di servizio che in molte località è l’esordio di un modello sostenibile di vita comunitaria. Questo modello si rafforza man mano che i partecipanti ai corsi acquisiscono la capacità di approfondire i propri compagni di Fede nei principi fondamentali della Fede attraverso un programma di visite a casa e la capacità di condurre classi per l’educazione spirituale dei bambini. Col progredire di questi sforzi per approfondire la generalità dei credenti ed educare i loro bambini, cresce anche il livello della loro partecipazione agli aspetti essenziali della vita comunitaria bahá’í, come per esempio la Festa del diciannovesimo giorno e l’osservanza dei Giorni sacri.36
Le comunità, ovviamente, sono l’espressione collettiva delle persone che le compongono e che si sforzano di promuovere il loro sviluppo. In definitiva, allora, l’istituto di formazione serve a creare nei singoli individui la capacità di far fronte alle diverse necessità di comunità in crescita e vibranti. Il contenuto e l’ordine dei corsi del-l’Istituto Ruhi sono basati su una serie di atti di servizio, la cui esecuzione cerca di aumentare questa capacità. L’istituto considera questo processo di creazione nei termini di «percorrere la via del servizio». Su questa via gli amici sono aiutati in un primo tempo a realizzare compiti relativamente semplici e poi a compiere atti di servizio più complessi e impegnativi. Questa è l’essenza della creazione della capacità. Ogni persona è accompagnata da un’altra finché non impara a percorrere la via del servizio da sola. «Uno dei risultati più degni di nota dei corsi dell’istituto», ha recentemente affermato la Casa Universale di Giustizia, «è la nascita di un crescente numero di facilitatori, i quali, avendo effettuato i corsi ed essendosi sforzati di percorrere la via del servizio, impegnano altri nello studio della sequenza instillando in loro il medesimo desiderio di levarsi e servire».37 «Fate dunque in modo», ha esortato la Casa di Giustizia, «di attrarre un crescente numero di membri fidati delle vostre famiglie, di amici, di vicini e di collaboratori nella sequenza dei corsi e di aiutarli a percorrere la via del servizio per accelerare e sostenere una notevole espansione della comunità bahá’í».38
45Facendo riferimento allo sviluppo delle comunità a livello delle aree, la Casa Universale di Giustizia scrisse all’inizio del Piano quinquennale quanto segue: «Una delle prime mete delle comunità dovrà essere la creazione di circoli di studio, di classi per i bambini e di incontri di preghiera aperti a tutti gli abitanti del luogo».1 Nel suo messaggio del Ridvan 2002 la Casa di Giustizia disse che un notevole progresso era stato fatto nell’apertura di queste attività alla società, citando l’istituto di formazione come strumento di questo sviluppo:
È molto incoraggiante vedere che il progresso del lavoro è stimolato dal processo dell’istituto di formazione, che è stato notevolmente rafforzato l’anno scorso dalle campagne intraprese in molti paesi per aumentare il numero dei facilitatori formati. Dove c’è un istituto di formazione solidamente insediato e ben funzionante, si sono moltiplicate con relativa facilità tre attività basilari: i circoli di studio, le riunioni devozionali e le classi per bambini. Inoltre, la crescente partecipazione di ricercatori, invitati dai loro amici bahá’í, ha dato un nuovo spessore ai loro scopi, con la conseguenza di produrre nuove dichiarazioni. Questa è sicuramente una direzione assai promettente per il lavoro d’in-segnamento. Queste attività fondamentali, inizialmente concepite soprattutto a beneficio dei credenti, stanno spontaneamente diventando porte per l’entrata in truppe. Istituendo circoli di studio, riunioni devozionali e classi per bambini nell’ambito delle aree, si è stabilito un modello logico di linee d’azione che sta già producendo graditi risultati. L’applicazione di questo modello in tutto il mondo, ne siamo certi, è oltremodo promettente per il progresso della Causa negli anni avvenire.2
In questo passo la Casa di Giustizia incoraggiò gli amici a sfruttare pienamente le possibilità di crescita connesse alle tre attività fondamentali. La comunità bahá’í lo ha fatto con un tale successo che la Casa di Giustizia poté commentare nel suo messaggio del 17 gennaio 2003 che l’orientamento del mondo bahá’í verso la società aveva subito un significativo mutamento:
La coerenza così conseguita grazie all’instaurazione dei circoli di studio, delle riunioni devozionali e delle classi per bambini fornisce l’impulso iniziale per la crescita delle aree, un impulso che prende forza con il moltiplicarsi di queste fondamentali attività. Le campagne che aiutano un discreto gruppo di credenti a progredire nella sequenza principale dei corsi fino al punto da compiere i necessari atti di servizio accelerano questa moltiplicazione di attività.
È dunque evidente che l’approccio sistematico alla formazione ha aperto ai bahá’í una strada verso la società che li circonda, per condividere il messaggio di Bahá’u’lláh con amici, familiari, vicini e collaboratori ed esporli alla ricchezza dei Suoi insegnamenti. Questo orientamento verso l’esterno è uno dei frutti più belli dell’apprendimento in atto fra tutti i credenti.3
Un ostacolo che credenti dovettero superare per realizzare questo cambiamento di orientamento è stato il timore di introdurre la famiglia e gli amici a programmi educative il cui contenuto va al di là della presentazioni dei principi per parlare di insegnamento che esplicitamente religiosi. Una lettera del 25 settembre 2001 indirizzata a un’Assemblea Nazionale incoraggiava l’Assemblea sotto questo aspetto a proposito delle classi dei bambini:
È possibile naturalmente formulare un programma per bambini ispirato agli insegnamenti bahá’í che si occupi di temi come l’educazione morale, la religione comparata, la pace, la cura dell’ambiente, il servizio all’umanità, o la cittadinanza mondiale. Questi programmi potrebbero anche trattare temi pratici, come l’alfabetismo, l’istruzione accademica o la formazione professionale.
Ma nel suo messaggio del 9 gennaio 2001, la Casa di Giustizia dice specificamente che le classi bahá’í dei bambini devono essere aperte anche ai bambini non bahá’í. In queste classi, che servono a occuparsi di tutta l’educazione spirituale dei bahá’í, non sarebbe possibile eliminare gli insegnamenti religiosi bahá’í e temi come la storia bahá’í, le leggi bahá’í e il Patto ne dovrebbe essere parte integrante.
Sebbene gli insegnamenti religiosi bahá’í fanno parte del programma di educazione dei bambini nelle classi bahá’í, il disegno del programma, in particolare la sequenza dei contenuti, può renderlo più attraente per i non bahá’í. Per esempio, nel modo di affrontare l’educazione dei bambini del libro 3 del-l’Istituto Ruhi, l’accento è inizialmente posto sullo sviluppo del carattere e solo successivamente vi sono introdotti alcuni aspetti relativi alla vita di Bahá’u’lláh e del Báb. Possiamo vedere lo stesso principio all’opera anche nella sequenza principale dei libri alla quale hanno partecipato molti giovani non bahá’í. Il libro 1 tratta grandi temi come la preghiera e la vita e la morte (dal punto di vista bahá’í, naturalmente). Il libro 4 presenta la storia dettagliatamente. Pertanto un non bahá’í si a suo agio e non è disturbato da insegnamenti nuovi, puramente religiosi. Se poi è attratto dai principi e dagli insegnamenti spirituali generali, il non bahá’í non esiterà a seguire l’intero programma, altrimenti, è libero di ritirarsi o di non partecipare ad alcune parti.4
Sin dall’inizio del Piano quadriennale, la Casa di Giustizia ha previsto che il processo educativo messo in moto e le attività che avrebbe generato sarebbero state aperte alla grande comunità e sarebbero servite a insegnare la Fede. Pertanto una lettera scritta a nome della Casa di Giustizia l’8 maggio 1997 incoraggiò l’Assemblea Nazionale della Bulgaria ad aprire alcuni corsi del-l’istituto a persone non bahá’í, dicendo: «Oltre ad attrarre alla causa persone riflessive, questi corsi potrebbero anche essere uno strumento per confermarli nella Fede e per aumentare il numero dei devoti seguaci di Bahá’u’lláh nel vostro paese».5 In verità, l’interes-samento verso l’intero genere umano e il suo sviluppo spirituale è stato il cuore dell’invito della Casa di Giustizia al mondo bahá’í di concentrare la propria attenzione sulla promozione del processo di entrata in truppe. «La comunità deve essere investita del senso della missione», scrisse la Casa di Giustizia annunciando il Piano quadriennale, «e l’Assemblea deve crescere nella consapevolezza di avere il ruolo di un canale della grazia divina non solo verso i bahá’í, ma anche verso l’intero paese, città o metropoli che essa serve».6
Sebbene la comunità bahá’í abbia fatto un grande progresso nella propria aperture alla grande società, il suo orientamento verso coloro che non hanno ancora dichiarato la propria fede in Bahá’u’lláh richiederà un continuo aggiustamento. Sembra che ci sia una natura tendenza umana a fare distinzione fra «noi» e «loro». Un lettera del 27 aprile 2004 a un credente ammonisce i bahá’í a non permettere che le loro aspettative innalzino inutili barriere davanti alle persone:
Da un’attenta lettura del messaggio sul Piano quinquennale, dovrebbe essere chiaro che la Casa di Giustizia non chiede agli amici di trascurare tutte le attività tranne gli incontri devozionali, le classi dei bambini e i circoli di studio nei loro sforzi di attrarre le persone alla Causa. I ricercatori devono essere aiutati ad arrivare al punto in cui abbracciano con passione la Fede e si uniscono alla comunità bahá’í con una grande varietà di attività, compresi i fireside regolari. Ma è anche evidente che le principali attività del Piano stanno dimostrando di essere un eccellente strumento grazie al quale gli amici dappertutto possano ampliare la loro cerchia di influenza e trasmettere il messaggio di Bahá’u’lláh a un crescente numero di persone provenienti da diversi segmenti della società. Inoltre, là dove fra gli amici esiste questo atteggiamento di apertura, la distinzione fra coloro che si sono formalmente arruolati nella Fede e coloro che le si stanno avvicinando non definisce il livello della loro partecipazione alle attività fondamentali. Specificamente, l’esperienza in tutto il mondo suggerisce che molti ricercatori, anche se non tutti, sono felici di poter studiare l’intera sequenza dei corsi dell’istituto e anche di compiere atti di servizio che contribuiscono alla vita comunitaria bahá’í, per esempio ospitando riunioni devozionali e insegnando nelle classi dei bambini. Questa loro partecipazione li ha spesso portati a confermare la loro fede e a dichiararsi formalmente. Si deve perciò stare attenti a non permettere che le nostre aspettative pongano alle persone dei limiti che in realtà possono non esistere.7
Invece di limitarsi a classificare le persone con l’aggettivo «non bahá’í», i credenti sono incoraggiati dunque a vedere «chiunque sia portato a esaminare gli insegnamenti di Bahá’u’lláh» collocato in un certo punto dell’«infinito, ininterrotto percorso della ricerca spirituale».8 Una lettera scritta a nome della Casa di Giustizia il 4 maggio 2005 all’Assemblea Nazionale del Kazakistan mostra la misura in cui questo modo di pensare deve influenzare il modo in cui affrontiamo il tema dell’insegnamento:
Molto incoraggianti sono i piani di formare sei gruppi, alcuni composti di membri di una famiglia, che andranno dai loro amici, dai loro vicini e dai loro parenti. I gruppi lavoreranno sistematicamente per aiutare un crescente numero di ricercatori ad avanzare nella sequenza dei corsi dell’istituto, alimentando in loro il desiderio di incominciare a svolgere attività fondamentali con la propria famiglia e i propri amici. L’intima amicizia che si sviluppa fra i membri del gruppo e i partecipanti al corso alimenta la decisione e la capacità di questi ultimi di rivolgersi ad altre anime e li aiuta a levarsi, a loro volta, a compiere atti di servizio. In questo modo, un piccolo gruppo di credenti può significativamente estendere l’influenza spirituale dell’istituto e costruire solide fondamenta per accelerare l’espansione della comunità.9
Quanto a questo modo di pensare, sembra che abbia un’impor-tanza fondamentale l’atteggiamento che i bahá’í adottano nei confronti dell’insegnamento della Fede. La Casa di Giustizia ha detto che «i bahá’í devono dare all’umanità gli insegnamenti di Bahá’u’lláh con generosità e senza condizioni così che le persone li possano applicare ai pressanti temi sociali e sollevarsi materialmente e spiritualmente».10 Il Custode si riferiva a questo atteggiamento di dare con generosità quando disse:
Dobbiamo essere come una fontana o una sorgente che si svuota continuamente di tutto ciò che ha ed è costantemente riempita da una fonte invisibile. Dare in continuazione per il bene del prossimo senza lasciarsi distogliere dal timore della povertà e confidando nell’indefettibile munificenza della Fonte di ogni ricchezza e di ogni bene, questo è il segreto di una vita retta.11
L’atteggiamento di dare con generosità, sembra, è un attributo essenziale dei programmi intensivi di crescita che continueranno a essere oggetto di apprendimento negli anni avvenire. Questi programmi si fondano sulla comprensione del fatto che la Fede non è solo per i bahá’í, ma per tutta l’umanità:
Gli amici che partecipano a questi programmi intensivi di crescita devono ricordarsi che il loro scopo è di assicurare che la Rivelazione di Bahá’u’lláh raggiunga le masse dell’umanità e permetta loro di progredire spiritualmente e materialmente con l’applicazione degli Insegnamenti. Molte persone nel mondo sono pronte a ricevere, anzi desiderano, le benedizioni che solo Bahá’u’lláh può far scendere su di loro quando si siano impegnate a costruire la nuova società che Egli ha previsto. Nell’imparare a rendere sistematico il lavoro d’insegnamento su larga scala, le comunità bahá’í stanno sempre più acquistando i mezzi per rispondere a questo desiderio. Non possono tirarsi indietro, qualunque sforzo, qualunque sacrificio costi.12
46Nel suo messaggio del 17 gennaio 2003, la Casa Universale di Giustizia notò l’efficacia del modello di crescita stabilita grazie alla moltiplicazione delle attività fondamentali fra i bahá’í, le loro famiglie e i loro amici. Il messaggio proseguiva osservando che
In molte parti del mondo, portare molte persone nei ranghi dei seguaci di Bahá’u’lláh non è stato tradizionalmente un compito difficile. È dunque incoraggiante vedere che, in alcuni delle aree più sviluppate, all’esistente modello di crescita si vanno aggiungendo progetti accuratamente concepiti per raggiungere popolazioni recettive e portare il tasso dell’espansione a un livello più alto. Questi progetti accelerano il ritmo dell’insegnamento, già in aumento grazie agli sforzi di alcune persone.1
A questo proposito, fu spiegato a un’Assemblea Spirituale Nazionale che «in generale, concentrarsi sulle popolazioni ricettive è una delle strategie del Piano quinquennale per accelerare la crescita».2 La Casa di Giustizia ha, in alcune occasioni, sottolineato l’importanza di concentrare gli sforzi sulle popolazioni ricettive e sulla diffusione sistematica del messaggio di Bahá’u’lláh fra loro mediante metodi e approcci appropriati. Ma la struttura del Piano quinquennale ha offerto alle Assemblee Nazionali un nuovo modo per occuparsi di questa questione. In una lettera del 20 Mirza 2002, all’Assemblea Nazionale dell’Austria è stato consigliato di scegliere un’area con una popolazione minoritaria ricettiva per farne oggetto di una speciale attenzione:
Un’importante sfida che ora vi si presenta è quella di assicurare che una o due aree in Austria giungano al livello per cui sia possibile iniziarvi programmi intensivi di crescita. Questo comporterà prima di tutto che si aiuti l’istituto del vostro paese a pervenire a uno stadio più avanzato, a essere cioè dotato della capacità di accompagnare una significativa percentuale di persone al punto della sua sequenza di corsi in cui siano formati a fare i facilitatori e a moltiplicare il numero dei circoli di studio nelle aree prescelte. Data la recettività dimostrata in passato da alcuni dei gruppi minoritari in Austria, per esempio i turchi, fareste chiaramente bene a scegliere almeno un’area con una larga rappresentanza di quella popolazione.3
Le aree, ovviamente, hanno diverse composizioni demografiche e spesso hanno gruppi sociali ed etnici che le distinguono. Si prevede che, nelle aree nelle quali il processo dell’istituto è ben fondato le attività «perverranno allo stadio nel quale si raggiungeranno speciali popolazioni».4 La Casa di Giustizia, per esempio, in una lettera scritta a suo nome il 5 agosto 2004 all’Assemblea Nazionale del Canada, ha espresso la speranza che il programma intensivo di crescita lanciato a Vancouver traesse vantaggio dalla recettività mostrata dalla popolazione che parla cinese:
La vostra Assemblea ha senza dubbio già incominciato a pensare al modo per trarre vantaggio dal successo. La Casa di Giustizia spera che questo sviluppo possa essere energicamente sfruttato nel perseguimento delle mete di insegnamento del Piano quinquennale. Là dove le aree sono avanzate al punto da essere pronte ad accettare la sfida della crescita intensiva, nulla è più promettente dell’incontro di un’importante aperture fra una popolazione minoritaria come i canadesi che parlano cinese. Per cogliere tali opportunità occorre un grande cambiamento dall’approccio graduale che risponde ai bisogni delle aree che si trovano in uno stadio precoce del loro progresso.
La Casa di Giustizia confida che, con il vostro incoraggiamento, il Consiglio regionale potrà formulare un programma intensive di attività concentrandosi sui bisogni specifici della popolazione cinese di Vancouver. Oltre ad avvalersi della graditissima disponibilità della signora..., potrebbe anche essere saggio che il Consiglio si mettesse in contatto con il Comitato bahá’í per la Cina per quanto riguarda altre risorse umane, altro materiale di insegnamento e suggerimenti pratici.5
Come questo passo suggerisce, il successo delle attività intese a portare nella Fede popolazioni ricettive dipende, in una certa misura, dalla capacità degli insegnanti che possono presentare il messaggio in modo adatto. Il ruolo dell’istituto è, pertanto, cruciale sotto questo aspetto. «Uno degli scopi principali della recente enfasi sull’instaurazione di istituti di formazione», ha detto la Casa di Giustizia, «è quello di aumentare la capacità delle persone di insegnare bene la Causa».6 Un brano del messaggio della Casa di Giustizia del 9 gennaio 2001 spiega ulteriormente il rapporto fra formazione e insegnamento:
Mentre il lavoro degli istituti acquista forza, bisogna concentrarsi dappertutto sulla sistematizzazione delle attività di insegnamento. Nel documento «L’istituzione dei Consiglieri» appena pubblicato, sottolineiamo il ruolo che i membri del Consiglio ausiliare e i loro assistenti svolgono nell’aiutare gli amici ad affrontare questa sfida, a livello tanto dell’iniziativa personale quanto della volontà collettiva. Mentre progrediscono grazie ai corsi degli istituti, le persone approfondiscono la propria conoscenza della Fede, acquisiscono visione e capacità di servire. Alcuni dei corsi dedicati all’insegnamento devono senz’altro trattare l’argomento in termini generali. Altri si concentreranno sui vari modi per trasmettere il messaggio di Bahá’u’lláh a specifici settori della società, utilizzando la saggezza che si può trarre dagli sforzi degli amici nel campo dell’in-segnamento. Questo processo combinato di azione, apprendimento e formazione doterà le comunità di un crescente numero di capaci ed entusiasti insegnanti della Causa.7
Questo passo indica che, facendo esperienza nell’occuparsi di una popolazione, l’apprendimento acquisito può essere sistematizzato in corsi offerti dall’istituto di formazione. Aumentando il numero delle persone che prendono parte al corso e ne acquisiscono le conoscenze, le intuizioni spirituali e i talenti necessari per portare alla Causa perone della popolazione, le attività di insegnamento si moltiplicano, gli arruolamenti aumentano e ha luogo un ulteriore apprendimento che può essere incorporato nei corsi. «La formazione e l’insegnamento, allora, diventano due processi paralleli che si alimentano a vicenda»,8 spiegò nel 1998 il documento «Istituti di formazione». «I corsi di formazione aumentano negli amici l’entusiasmo per l’insegnamento e li aiutano ad acquisire le capacità indispensabili. L’accresciuta esperienza nel campo dell’insegnamento si riflette nel costante miglioramento del contenuto dei corsi».9
Questi corsi possono dunque essere considerati la cronaca del-l’evolvente esperienza della comunità bahá’í nel trasmettere il messaggio di Bahá’u’lláh. Essi riferiscono ciò che la comunità fa e impara. Essi sistematizzano le conoscenze prodotte dall’azione collettiva e i risultati della sistematizzazione. Quando le attività per raggiungere differenti popolazioni e gruppi sociali si intensificheranno grazie ai programmi di crescita negli anni avvenire, si immagina che si dedicheranno importanti sforzi allo sviluppo di corsi collaterali. Una lettera scritta a nome della Casa di Giustizia il 26 giugno 2002 sottolinea quanto tali corsi siano necessari:
Il messaggio della Casa Universale di Giustizia del 9 gennaio 2001 ha paragonato la sequenza principale dei corsi al tronco di un albero, dal quale si diramano altri corsi. Si può già osservare un certo grado di diversità presentarsi via via che i corsi collaterali incominciano ad apparire in alcuni programmi, intesi a rispondere a specifici bisogni di formazione. L’elaborazione di questi corsi procederà necessariamente in modo graduale poiché il contenuto effettivo dei corsi dipenderà dall’entità del-l’apprendimento e delle esperienze acquisiti sul campo di azione.10
E tuttavia la formazione non basterà ad aumentare il ritmo dell’insegnamento, come spiega il messaggio del 9 gennaio:
Naturalmente la formazione da sola non comporta necessariamente un rapido aumento delle attività di insegnamento. In tutti i campi del servizio gli amici hanno bisogno di essere costantemente incoraggiati. Quello che ci aspettiamo è che i membri del Consiglio ausiliare, assieme ai loro assistenti, riflettano specificamente su come coltivare l’iniziativa personale, soprattutto nel campo dell’insegnamento. Quando la formazione e l’incoraggiamento sono efficaci, si alimenta un cultura della crescita per cui i credenti considerano il proprio dovere di insegnare una conseguenza naturale del fatto di aver accettato Bahá’u’lláh. Essi innalzano «la sacra torcia della fede», secondo il desiderio di ‘Abdu’l-Bahá, lavorano «incessantemente, giorno e notte» e consacrano «ogni fuggevole attimo della loro vita alla diffusione della fragranza divina e all’esaltazione del santa Parola di Dio». Il loro cuore è talmente infiammato dal fuoco dell’amore di Dio che chiunque li avvicini ne sente il calore. Essi si sforzano di essere canali dello spirito, puri di cuore, dimentichi di sé e umili, forti della certezza e del coraggio che nascono dalla fiducia in Dio. In una cultura di questo tipo l’in-segnamento è la passione dominante della vita dei credenti. Non c’è posto per la paura di non aver successo. Le norme che prevalgono sono il sostegno reciproco, l’impegno di imparare e l’apprezzamento della diversità nelle azioni.11
Chiaramente, resta ancora molto lavoro da fare a questo proposito. Se è vero che negli ultimi anni sono identificate alcune popolazioni che dovranno essere oggetto di una speciale attenzione, la comunità bahá’í si trova ancora agli stadi iniziali della sistematizzazione delle conoscenze che sta acquisendo nell’insegnamento della Fede fra loro. Queste popolazioni includono «i Sami e altre popolazioni di territori artici e subartici, come le Spitsbergen», menzionate nel messaggio del Ridvan 1996 ai seguaci di Bahá’u’lláh in Europa, e agli abitanti delle «isole del Mediterraneo, dell’Atlantico e del mare del Nord» e i «popoli rom, che incominciano a mostrarsi così recettivi all’appello di Bahá’u’lláh».12 Le persone arabofone del Nord America sono state spronate a occuparsi di «attrarre anime fra la popolazione araba» nelle loro aree13 e all’Assemblea Nazionale degli Stati Uniti è stato detto che, fra le popolazioni arabe, potrebbero essere particolarmente recettivi i curdi e gli afgani.14 Nel 2002 all’Assemblea Nazionale dell’Ugan-da è stato chiesto di cercare di diffondere «lo spirito degli insegnamenti fra le anime ricercatrici e recettive» nei campi profughi sudanesi nel nord del paese.15 E i giovani bahá’í sono stati incoraggiati a cercare «costantemente anime recettive a scuola, al-l’università e sul posto di lavoro».16 In questo senso, il messaggio del Ridvan 1996 ai seguaci di Bahá’u’lláh nell’America Latina e nei Carabi fece notare che
...il clima di ricerca diffuso nei vostri paesi tanto fra i dirigenti quanto fra le masse, emerso dopo i recenti cambiamenti ideologici, riveste uno speciale significato. Due settori sono stati particolarmente e diversamente influenzati e anelano alle acque vivificanti della Rivelazione di Bahá’u’lláh: da un lato, gli insegnanti dei sistemi scolastici nazionali e, dall’altro, gli studenti universitari e i loro professori. Storicamente, entrambi hanno esercitato una vasta influenza nelle vostre società e se insegnerete loro con sistematicità ne trarrete abbondanti frutti.17
Queste sono solo alcune delle popolazioni che, s’immagina, saranno oggetto di seria attenzione da parte della comunità bahá’í negli anni avvenire mentre essa perseguirà la meta della promozione del processo dell’entrata in truppe e cercherà «di creare un contatto sempre più stretto fra i diversi membri della razza umana».18
47«Il potere dell’azione», ha affermato la Casa Universale di Giustizia, «è deposto nell’intera compagine dei credenti. Questo potere è esercitato sia nell’iniziativa personale sia in quella collettiva».1 «Se la Causa deve realizzare il progetto di Bahá’u’lláh per l’umanità», si deve fare in modo che «il potere dell’azione sia vivo in entrambi i campi di azione».2 In questa luce, la Casa di Giustizia ha spiegato che è «dovere e privilegio dell’individuo» prendere l’iniziative «nell’inse-gnare la Causa e nell’acquisire una più profonda comprensione dello scopo e delle esigenze della Fede».3 «In parallelo con l’esercizio di questa iniziativa», essa ha indicato, «vi è la necessità che l’individuo partecipi agli impegni collettivi, cioè funzioni e progetti comunitari».4
All’inizio del Piano quadriennale, il messaggio del Ridvan 1996 descrisse il ruolo del credente nel lavoro della Fede in questi termini:
L’importanza del ruolo dell’individuo nel lavoro della Causa è incomparabile. Solo l’individuo può esprimere quella vitalità di fede dalla quale dipendono il successo nel lavoro d’insegna-mento e lo sviluppo della comunità. Il comando d’insegnare la Fede che Bahá’u’lláh gli rivolge gli conferisce un’imprescin-dibile responsabilità che non può essere ceduta a nessuna delle istituzioni della Causa né da esse essere assunta. Solo l’individuo può espletare alcune capacità come quella di prendere iniziative, di cogliere le occasioni, di fare amicizia, di interagire personalmente con gli altri, di stringere relazioni, di ottenere la collaborazione altrui al comune servizio alla Fede e alla società e di trasformare in azione le decisioni prese dagli organismi consultativi. L’individuo ha il dovere di studiare «attentamente ogni via di approccio da utilizzare nei suoi tentativi personali intesi ad attirare l’attenzione, mantenere l’interesse e approfondire la fede di coloro che egli cerca d’introdurre nell’ovile della Fede».
Per ottimizzare l’uso di queste capacità, l’individuo attinge all’amore per Bahá’u’lláh, al potere del Patto, alla dinamica della preghiera, all’ispirazione e all’educazione che ottiene leggendo e studiando regolarmente i Testi sacri e alle forze trasformatrici che agiscono sulla sua anima mentre egli si sforza di comportarsi secondo le leggi e i principi divini. Oltre a questo, essendogli stato imposto il dovere di insegnare la Causa, l’individuo è dotato della capacità di attrarre particolari benedizioni promesse da Bahá’u’lláh. «Chiunque dischiude le sue labbra in questo giorno e fa menzione del nome del suo Signore» afferma la Bellezza Benedetta, «le schiere della ispirazione Divina scenderanno su di Lui dal cielo del Mio nome, l’Onnisciente, il Sapientissimo. Discenderanno anche su lui le Coorti supreme levando in alto un calice di pura luce».
Shoghi Effendi ha sottolineato l’assoluta necessità di iniziativa e azione personali. Ha spiegato che senza il sostegno del-l’individuo «allo stesso tempo generoso, continuo e incondizionato», ogni misura e ogni piano della sua Assemblea Spirituale Nazionale è «sin dall’inizio destinato a fallire», lo scopo dell’Autore del Piano Divino è «ostacolato» e «la forza sostenitrice di Bahá’u’lláh Stesso... verrà meno a coloro che a lungo andare avranno mancato di levarsi a compiere la propria parte di servizio». Pertanto il punto cruciale per la realizzazione di qualsiasi progresso è il credente, che ha il potere di esecuzione che solo lui può sprigionare con iniziative e azioni protratte. Quanto al sentimento di insufficienza che talvolta ostacola l’iniziativa personale, il consiglio del Custode è così trasmesso in una lettera scritta a suo nome: «Prima fra queste, ella menziona la mancanza di coraggio e di iniziativa da parte dei credenti e un sentimento di inferiorità che impedisce loro di parlare in pubblico. Sono proprio queste debolezze che egli vuole che gli amici superino, perché esse non solo paralizzano gli sforzi, ma finiscono realmente per spegnere nei cuori la fiamma della fede. Finché non arriveranno a capire che ciascuno di loro è in grado, entro i propri limiti, di trasmettere il Messaggio, gli amici non potranno sperare di raggiungere la meta che è stata loro assegnata da un amorevole e saggio Maestro... Ogni bahá’í è un potenziale insegnante. Basta che usi ciò che Dio gli ha dato e dimostri di essere fedele al proprio pegno».5
Dopo due anni dall’inizio del Piano, nel Ridvan 1998, la Casa di Giustizia fece una valutazione del progresso conseguito. In quel tempo la maggior parte delle comunità stavano ancora sviluppando la capacità istituzionale necessaria per formare le risorse umane richieste all’inizio del Piano. È in questo contesto che il messaggio di Ridvan evidenziò la necessità di formare e preparare i credenti ad affrontare le sfide che avevano davanti a sé:
Per assicurare una evoluzione ordinata della comunità, una delle funzioni delle istituzioni bahá’í è organizzare e portare avanti un processo di sviluppo delle risorse umane, nel quale i bahá’í, nuovi e veterani, possano acquisire la conoscenza e la capacità di sostenere una continua espansione e un continuo consolidamento della comunità. Essenziale a questo scopo è la creazione di istituti di formazione, in quanto sono centri tramite i quali un gran numero di persone può acquisire e migliorare la propria capacità di insegnare e di amministrare la Fede. La loro esistenza sottolinea l’importanza della conoscenza della Fede quale fonte di potere per rinvigorire la vita della comunità bahá’í e delle persone che la compongono.6
In questo modo, la partecipazione ai corsi dell’istituto aiuterebbe gli amici nei prossimi anni ad acquisire le capacità di cui avrebbero bisogno per rispondere ai requisiti del Piano. Altrettanto importanti ai fini del processo della valorizzazione del credente, ha spiegato la Casa di Giustizia nel documento «L’istituzione dei Consiglieri» sono i membri del Consiglio ausiliare:
Uno dei compiti più importanti dei membri del Consiglio ausiliare è quello di stimolare l’iniziativa personale, compito che essi possono svolgere con l’aiuto di assistenti accuratamente selezionati, preparati e sostenuti. Questo richiede che essi incoraggino costantemente gli amici, rievocando il coraggio degli eroi della Fede e dando rilievo all’importanza di testimoniare con la propria vita la gloria degli insegnamenti. Devono essere rivolti ferventi e toccanti appelli ai credenti affinché siano in ogni momento, causa di unità e armonia tali da attrarre anime ricettive alla Causa, insegnare loro, alimentarne la fede e condurle sulle rive della certezza. È necessario rafforzare la fiducia e trasformare paura ed esitazione in coraggio e perseveranza. Occorre che i membri del Consiglio e coloro che essi servono dimentichino le proprie debolezze e si affidino completamente al potere delle confermazioni divine. Inoltre ciò comporta il sostegno degli amici nelle loro attività man mano che sviluppano le proprie capacità di servire efficacemente.
Il ruolo degli istituti di formazione nello sviluppo di tali capacità non sarà mai sottolineato abbastanza. I membri del Consiglio ausiliare devono usare questo poderoso strumento per trasformare un’accettazione passiva della Fede in una passione per l’insegnamento e, man mano che si genera entusiasmo, devono aiutare a convogliarlo in programmi di attività sistematica. L’incoraggiamento di valide iniziative personali e la promozione di azioni collettive diventano in questo contesto, i compiti principali che dovranno sempre impegnare i membri del Consiglio ausiliare.7
Con il lancio del Piano quinquennale nel Ridvan 2001 e l’ap-pello ad aprire incontri devozionali, classi dei bambini e circoli di studio nelle varie aree, questo processo di valorizzazione spirituale ha incominciare ad arrivare a compimento e il livello della partecipazione dei credenti al lavoro della Causa è significativamente aumentato. Una lettera del 22 agosto 2002 scritte a nome della Casa di Giustizia diceva:
La cultura che sta ora emergendo è tale per cui gruppi di seguaci di Bahá’u’lláh esplorano assieme le verità dei Suoi Insegnamenti, liberamente aprono i circoli di studio, gli incontri devozionali e le classi dei bambini ai loro amici e vicini e investono I proprie sforzi in piani di azione formulate al livello delle aree, cosa chef a della crescita una meta gestibile.8
Nel suo messaggio del 17 gennaio 2003, la Casa Universale di Giustizia attribuì «l’incremento delle attività in tutto il mondo» al fatto che i corsi dell’istituto erano riusciti a ”suscitare lo spirito d’iniziativa che occorre per compiere le diverse azioni necessarie per la crescita di un’area, in qualunque stadio esso si trovi».9 «È particolarmente incoraggiante», essa scrisse, «veder crescere in tutto il mondo bahá’í un sentimento di iniziativa e di ingegnosità, accompagnato da coraggio e audacia. Consacrazione, zelo, fiducia e tenacia sono fra le qualità che contraddistinguono i credenti in tutti i continenti».10 Non c’era dubbio che il modello di crescita che stava emergendo nel mondo bahá’í world era il risultato dell’iniziativa personale. Una lettera commentò che
Con il rilievo dato dal Piano quinquennale alla moltiplicazione degli incontri devozionali, delle classi dei bambini e dei giovanissimi e dei circoli di studio, i credenti di tutto il mondo hanno imparato ad aprire la casa o a usare appropriati luoghi nelle loro località per tenere questi eventi.11
In alcuni luoghi, gli effetti sulla vita della comunità sono station straordinari. «La moltiplicazione delle attività fondamentali nel Piano quinquennale», indicava un’altra lettera, «ha creato una vita comunitaria bahá’í vibrante. In alcune aree, una grande quantità di iniziative personali hanno riempito tutte le notti del calendario con uno o più eventi».12
È importante osservare che le iniziative personali prese dagli amici in tutto il mondo risponde ad alcuni requisiti. Non è quel tipo di individualismo sfrenato che, lasciato libero di regnare in una comunità, porta all’alienazione e, alla fine, anche alla stagnazione:
Sin dai primi tempi, la comunità bahá’í di ...ha avuto la benedizione di avere membri devoti, competenti ed energici, fra i credenti del luogo e fra i pionieri dall’esterno. Il potenziale è stato ed è ancora molto grande. Purtroppo, il sano sviluppo della comunità è stato ostacolato da ondate di disunità, che sono nate soprattutto dalla forza di carattere dei credenti che avevano opinioni contrastanti su ciò che era volta per volta meglio per la comunità. Così, una caratteristica che può essere una sorgente di forza per la Fede in ...è divenuta, facilmente, una sorgente di divisione e perciò di impedimento al progresso della Causa.13
L’iniziativa personale che ha caratterizzato il Piano quinquennale non ha nemmeno niente a che fare con il sentimento di superiorità:
Nella nostra Fede, come sapete, alle persone si lascia ampio spazio per l’iniziativa in questo campo [cioè, l’insegnamento] e la libertà di offrire il Messaggio agli altri nel modo più adatto alla loro circostanze e opportunità. Le difficoltà, tuttavia, sorgono quando le persone vedono il proprio metodo o approccio come una chiave che anche gli altri devono usare nelle loro attività, una convinzione che fin troppo spesso produce dibattiti che non hanno fine e alla fine inducono l’inerzia.14
È un’iniziativa personale che riconosce che «si commetteranno errori» ed è disposta «a imparare da questi errori»15 Essa infatti comprende l’intimo rapporto fra il fare e l’essere:
Come sapete, estremizzare l’esortazione che un insegnante deve, prima di ogni cosa, insegnare a se stesso può comportare un abbassamento del livello delle attività di insegnamento, perché una crescente attenzione sai concentra sul proprio perfezionamento. Ovviamente, negli Scritti si trovano molti passi che ci chiedono di sforzarci affinché la nostra vita interiore rifletta sempre meglio gli Insegnamenti della Fede. Inoltre è evidente che il nostro stato interiore ha un’influenza diretta sul successo delle nostre attività di insegnamento. Ma gli Scritti ci dicono anche di non guardare alle nostre manchevolezze e di confidare sul potere dell’assistenza divina nel trasmettere il Suo Messaggio. La questione dello sviluppo della propria vita interiore e del suo rapporto con l’insegnamento deve essere vista in questo ampio contesto. Ciò facendo, dobbiamo ricordare che tutti i bahá’í sono invitati a insegnare la Causa, indipendentemente dalla proprie conquiste spirituali. Inoltre, l’atto di trasmettere la Parola di Dio agli altri influenza profondamente il raffinamento della propria vita interiore.16
Questa iniziativa personale non nasce da un riluttante senso di obbligo, ma è una risposta all’appello divino dal profondo del proprio essere:
In tutta questa grande impresa ...dovete essere trainati dalla passione per l’insegnamento della Fede. Fate che lo studio regolare degli Scritti alimenti la fiamma del vostro entusiasmo e che la Sua Parola modelli i vostri pensieri al punto che il più pressante obbligo della vostra vita dicenti la trasmissione del Suo Messaggio ad altri.17
È un’iniziativa personale che nasce dalla convinzione che la fede è conoscenza consapevole espresso nell’azione:
Alzatevi, dunque, e impregnate un crescente numero dei fidati membri delle vostre famiglie, di amici, vicini e collaboratori nella sequenza dei corsi e aiutateli a percorrere la via del servizio in modo da accelerare e sostenere una notevole espansione della comunità bahá’í. Il momento di agire è adesso...
In fin dei conti, il successo è assicurato dalla fede in Bahá’u’lláh che anima ogni credente coscienzioso. La fede è uno stato di coscienza permeato da una compulsione ad esprimersi nelle parole e nelle azioni. L’insegnamento combina questi due aspetti. L’aiuto e l’incoraggiamento di voi facilitatori può alimentare nei partecipanti ai circoli di studio lo spirito di iniziativa inducendoli a seguire il vostro esempio in modo che un fiume di anime ricettive possa trovare nella Causa una dimora e un rifugio. Fatti tutto il possibile per svolgere rapidamente questo nobile e meritevole servizio senza perdere alcuna occasione. Sicuramente le forze delle Schiere celesti sono sempre pronte a confermare i vostri sforzi.18
Questa iniziativa personale non trae soddisfazione nel perseguimento di qualunque cosa il cuore desideri. E non è caratterizzata da un movimento casuale dettato da una nozione romantica della creatività. È un’iniziativa personale che scaturisce dalla visione delle possibilità e si nuove nella direzione dell’unità. «Con i suoi messaggi sui Piani globali, la Casa Universale di Giustizia», come spiega una lettera, «offre al mondo bahá’í una visione delle opportunità e delle possibilità che si aprono alla Fede. I provvedimenti di questi Piani non sono sempre gli stessi. Essi costruiscono l’uno su quello precedente per spingere avanti la comunità verso conquiste sempre più grandi».19 Nel caso del Piano quinquennale, l’atto di suddividere i paesi in aree e di categorizzarle secondo gli stadi di sviluppo ha aiutato gli amici a procedure con unità di pensiero, perché «è servito a galvanizzare i credenti», I quali «hanno potuto valutare in termini realistici le proprie forze e le proprie debolezze e vedere con straordinaria chiarezza la strada da percorrere».20
Ma soprattutto, è forse un’iniziativa personale capace di apprezzare il valore di agire all’interno di una struttura, una struttura che deriva dai messaggi della Casa di Giustizia che delineano i Piani globali. A questo proposito, essa comprende che la disciplina non è una cosa imposta dall’esterno ma che proviene da un’intima convinzione. Que-st’intima convinzione non è il semplice risultato della forza di volontà. L’anima infatti manifesta i propri poteri quando impara a sottomettersi a un’autorità superiore, che consiste in ultima analisi nelle leggi che governano l’esistenza materiale e spirituale. La comprensione di queste leggi influenza la coscienza delle persone e dà un significato al-l’autorità conferita alle istituzioni e al corso da esse stabilito. La Casa di Giustizia ha osservato a questo proposito che «anche se una persona si sforza di lasciarsi guidare nelle proprie azioni dalla propria comprensione personale dei Testi divini, e molto può così ottenere, le sue azioni, se non sono temperate dalla direzione complessiva fornita da istituzioni autorevoli, sono incapaci di conseguire l’impulso necessario per uno spedito avanzamento della civiltà».21
Finora, l’effetto combinato degli sforzi di ogni credente all’in-terno della struttura fornita dalla Casa di Giustizia è stato considerevole. Ma gli sforzi di impegnarsi nell’azione collettiva devono ancora raggiungere il loro pieno potenziale. Solo nell’ultima parte del Piano quinquennale, quando i programmi intensivi di crescita si sono diffusi maggiormente, si è fatta una significativa esperienza nella partecipazione alle imprese collettive. Descrivendo questi programmi di crescita, il messaggio della Casa di Giustizia del 9 gennaio 2001 aveva detto che sarebbe stato necessario «portare avanti una gamma di attività di insegnamento che comprendano sia attività intraprese dalle persone sia campagne promosse dalle istituzioni».22 Una recente lettera del 18 agosto 2005 all’Assem-blea Nazionale della Germania evidenzia questo punto:
Come i loro compagni di fede in molte are del mondo, gli amici di Francoforte hanno lavorato con sistematicità durante il Piano quinquennale per stabilire le condizioni necessarie a lanciare un programma intensivo di crescita. Un elemento centrale dei loro sforzi è stata la meta di far entrare nel processo del-l’istituto un crescente numero di collaboratori affinché un numero sufficiente di persone fossero pronte a compiere gli atti di servizio necessari a sostenere l’espansione accelerata della Fede. Ora che hanno varcato la soglia e sono pronti a imbarcarsi in un programma intensivo, gli amici saranno sfidati a mettere in moto un modello di attività che integra l’iniziativa personale e lo sforzo comunitario per abbracciare una crescente cerchia di persone e per insegnare alle anime ricettive.23
Indubbiamente occorrerà del tempo perché le comunità imparino le dinamiche di questo modello di attività. Via via che questo apprendimento procede, gli amici vedranno la confusione e il cozzo delle opinioni che potrà talvolta accompagnare i loro sforzi per promuovere i programmi intensivi di crescita recedere e nascere una nuova forza:
Le sue sincere preoccupazioni sullo sviluppo dei processi del Piano quinquennale in ...sono state notate e apprezzate. È incoraggiata ad aver pazienza, a riconoscere che negli ultimi anni gli amici in quel paese hanno fatto un rapido progresso nella loro azione e comprensione. Ciò li ha mesi nelle condizioni di lanciare programmi intensivi di crescita in ben diciassette aree, più del dieci per cento del numero totale delle aree nell’intero paese. Data questa sensazionale trasformazione che premia gli sforzi di tanti credenti bene intenzionati, non ci si sorprenda che debba passare ancora un po’ di tempo e si debba fare ancora un po’ di esperienza prima che divenga apparente un’ulteriore unità di pensiero e di azione nei temi associati ai vari aspetti dell’amministrazione, dell’insegnamento o del funzionamento dell’istituto. La confusione e il cozzo delle opinioni cederà gradualmente il passo alla cultura dell’apprendimento per cui le istituzioni che servono gli amici potranno sostenere le iniziative delle persone e sostenere le iniziative delle persone e fondere i diversi sforzi in un forte impulso collettivo.24
Gli attributi che gli amici hanno acquisito durante il Piano quinquennale li aiuteranno sicuramente ad affrontare questa nuova sfida. È ovviamente imperativo che essi lo facciano, perché sebbene l’attuale modello di crescita con la moltiplicazione delle attività fondamentali è sufficiente ad accogliere le persone nella fede e a integrarle nella vita della comunità, l’espansione e il consolidamento su larga scala avverranno solo grazie all’azione collettiva. E man mano che gli amici riusciranno ad acquisire altre conoscenze, qualità, talenti e competenze necessari a partecipare efficacemente all’azione collettiva, le loro comunità si avvicineranno alla visione presentata dalla Casa di Giustizia all’inizio del Piano quadriennale. Nel suo messaggio del 26 dicembre 1995, essa spiegò che
...coloro che entrano nella Fede dovranno essere integrati in comunità locali vibranti, caratterizzate da tolleranza e amore e guidate da un forte senso di motivazione e volontà collettiva, ambienti in cui le qualità di tutti i componenti – uomini, donne, giovani e bambini – vengono sviluppate e le loro capacità moltiplicate in un’azione unificata.25
Sebbene sia chiaramente un compito del credente, la sfida di imparare a prendere iniziative disciplinate e di partecipare all’azione collettiva appare un elemento fondamentale della questione dello sviluppo della comunità. Infatti, come suggerisce questa citazione, la vera sfida consiste nel conseguire la partecipazione universale al lavoro della Causa. Sembra che ciò si riferisca alla stessa natura dell’organizzazione sociale prevista da Bahá’u’lláh e al benessere della società nel suo insieme:
«Considerate il mondo come un corpo umano», scrisse Bahá’u’lláh alla Regina Vittoria. Possiamo sicuramente vedere nello stesso modo il mondo bahá’í, l’esercito di Dio. Nel corpo umano, ogni cellula, ogni organi, ogni nervo svolge una propria parte. Quando tutti fanno ciò che devono, il corpo è sano, vigoroso, radioso, pronto a rispondere a ogni richiesta. Nessuna cellula, neppure la più umile, vive separata dal corpo, che serve o dal quale riceve. Questo vale anche per il corpo dell’umanità nel quale Dio ha «donato a tutti abilità e talenti» ed è oltremodo vero anche per il corpo della comunità mondiale bahá’í, perché il suo corpo è già un organismo unito nelle aspirazioni e nei metodi, desideroso di aiuto e confermazione dalla stessa Sorgente, illuminato dalla conoscenza consapevole della propria unità. Perciò in questo corpo organico, guidato da Dio, benedetto e illuminato la partecipazione di ogni credente è della massima importanza e sorgente di una forza e di una vitalità che ci sono ancora sconosciute.26
48Il messaggio che segue, indirizzato dalla Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale dell’India il 7 maggio 2004, illustra una sfida fondamentale che la crescita della Fede ha rappresentato per le istituzioni di tutto il mondo:
Che un numero in costante crescita dei credenti della comunità bahá’í indiana, consapevole dei propri doveri verso la Causa, prendesse il posto che le spetta all’avanguardia delle attività bahá’í è stata una delle nostre più ardenti aspirazioni all’inizio del Piano quadriennale ed è stata per noi motivo di infinita gioia vedere il progresso compiuto, specialmente l’anno scorso, verso il conseguimento di questa desiderata meta. I processi che avete messo in moto e che sono stati vigorosamente perseguiti durante questo Piano stanno incominciando a produrre i loro frutti lungamente attesi. Le istituzioni della Fede hanno ora l’impegnativo compito di amministrare gli affari di una comunità di attivi sostenitori della Causa e noi confidiamo che, con la grazia sostenitrice di Bahá’u’lláh, questo importante requisito sia realizzato.1
Acquistando velocità i due movimenti a livello delle aree durante il Piano quinquennale, si è capito che era necessario mettere in atto uno schema di coordinamento per assicurare che il progresso continuasse. Nel messaggio del Ridvan 2004 la Casa di Giustizia riconobbe il rapporto fra la crescita della Fede a livello delle aree e il bisogno di strutture amministrative:
Il movimento delle aree da un livello di attività a uno superiore procede bene e, intanto, al nucleo di devoti credenti si sta aggiungendo un’ampia cerchia di persone che non sono ancora bahá’í, ma partecipano con entusiasmo alle attività fondamentali del Piano. In alcune aree più avanzate stanno già comparendo strutture per la gestione della crescita intensiva.2
Tali strutture, dunque, hanno incominciato a emergere come risposta alle esigenze della crescita e sono divenute oggetto di apprendimento nelle aree nelle quali i due movimenti essenziali erano abbastanza avanzati. La seguente lettera scritta a nome della Casa di Giustizia il 26 novembre 2003 all’Assemblea Nazionale dell’India ne loda gli sforzi di trovare un appropriato meccanismo a livello delle aree per coordinare la moltiplicazione e l’impiego delle risorse umane:
La Casa di Giustizia è molto lieta di sapere che la vostra Assemblea presta tanta considerazione alla questione della crescita al livello delle aree. Che voi, da una parte, vi preoccupiate di assicurare che il processo dell’istituto continui a prendere velocità in tutte le aree e, dall’altro, vogliate vedere le risorse umane così generate sistematicamente impiegate nel campo del servizio è un segno della chiarezza con cui vedete il rapporto essenziale fra i vari elementi che sostengono la crescita. La Casa di Giustizia è interessata a sapere come progrediscono gli sforzi per formare le strutture appropriate al livello delle aree e come procede l’apprendimento nelle aree avanzate.3
Una lettera scritta a nome della Casa di Giustizia all’As-semblea Nazionale del Messico va oltre e descrive i due elementi principali di un efficace schema di coordinamento:
La risposta alla sfida della promozione di questa crescita dipenderà dall’instaurazione e dal buon funzionamento di certi meccanismi amministrativi a livello delle aree. Da un lato, vi sarà bisogno di un credente nominato dall’istituto in ogni area prioritaria che faccia il coordinatore, con il compito di assicurare che il numero dei circoli di studio, delle classi dei bambini e dei gruppi dei giovanissimi aumentino rapidamente. Dall’altro, sarà necessaria la formazione di un qualche tipo di comitato a livello di area con un segretario capace, incaricato di promuovere la graduale crescita delle riunioni devozionali, di organizzare visite sistematiche a casa dei credenti nuovi dichiarati, di tenere incontri di riflessione periodici, di raccogliere le statistiche essenziali e di incoraggiare lo sviluppo della Festa del diciannovesimo giorno e il consolidamento delle Assemblee Spirituali Locali in ogni località, con l’aiuto dei membri del Consiglio ausiliare e dei loro assistenti.4
Una lettera scritta il 16 settembre 2003 all’Assemblea Spirituale Nazionale delle Filippine elabora più dettagliatamente il tema:
Secondo tutti i rapporti ricevuti dal Centro Mondiale, è chiaro che ci sono ora alcune aree nelle Filippine che sono in grado di sostenere la crescita accelerata. Ma perché questa crescita abbia luogo, è necessario che siano messe in atto delle strutture amministrative a livello di area per sostenere i processi di espansione e consolidamento. La Casa Universale di Giustizia è lieta di sapere che le consultazioni hanno prodotto uno schema che identifica chiaramente i ruoli dell’Istituto e dei Consigli Regionali. Ci risulta che, secondo quello schema, la Fondazione Dawnbreakers (l’agenzia nazionale responsabile dello sviluppo delle risorse umane) nominerà un coordinatore per ciascuna delle aree selezionate con il compito di assicurare che il numero dei circoli di studio per adulti e giovani, le classi bahá’í dei bambini e i gruppi di giovanissimi aumentino sistematicamente. Questo coordinatore dovrà lavorare con un crescente numero di facilitatori e insegnanti delle classi dei bambini nell’area, mantenendo il loro entusiasmo ed aiutandoli a migliorare la qualità dei loro servizi.
Rafforzandosi questo processo educativo, si avrà un corrispondente aumento del numero di coloro che sono desiderosi di servire la Causa, di trasmettere ad altri la nuova conoscenza acquisita e di mettere in pratica ciò che hanno studiato. Per facilitare gli sforzi di questi amici e incanalare le loro energie in azioni collettive efficaci, si presume che il Consiglio Regionale nomini un forte comitato con un segretario molto capace che operi a livello delle aree. A questo comitato saranno assegnati compiti come promuovere la diffusione nell’area di progetti di insegnamento a breve termine e degli incontri devozionali, oltre alla supervisione di un programma di visite a casa dei nuovi dichiarati e di quelli meno attivi nella comunità in modo da aiutarli ad approfondire i principi fondamentali della Fede. L’istituzione della Festa del diciannovesimo giorno e il rafforzamento delle Assemblee Spirituali Locali nelle località saranno fra le preoccupazioni principali del comitato, così come la raccolta delle informazioni statistiche. Quest’ultima sarà vitale per gli sforzi di monitorare il processo di crescita non solo a livello di area, ma anche a livello regionale e nazionale, e a questo proposito la Casa Universale di Giustizia accoglie con gioia la notizia che al vostro membro signora ...è stato chiesto di assumersi la responsabilità di incoraggiare l’attuazione del Programma di Rapporti Statistici in tutto il paese.
Ci si deve aspettare che la maggior parte del lavoro del comitato sia portato avanti dal segretario, ma alcune funzioni amministrative potrebbero essere svolte anche da alcuni credenti appositamente nominati. Pur mantenendo sfere di servizio chiaramente definite, il coordinatore dell’istituto e il comitato dovranno collaborare strettamente per assicurare che le attività siano ben sincronizzate. Per esempio, una campagna intensiva per aumentare il numero di coloro che hanno completato il secondo corso della sequenza principale dell’istituto, che li prepara a trasmettere ad altri temi di approfondimento, potrebbe essere seguita da un’altrettanto intensiva campagna di visite a casa. Inoltre, sebbene il comitato sia incaricato di organizzare incontri periodici di consultazione per riflettere sul progresso delle aree, il coordinamento e il programma di questi eventi saranno pienamente discussi col coordinatore dell’istituto. Nello svolgere tutte le loro funzioni, il comitato e il coordinatore del-l’istituto riceveranno, naturalmente, l’indefettibile sostegno degli altri membri del Consiglio ausiliare e dei loro assistenti.5
Naturalmente, all’inizio del Piano quinquennale, la Casa di Giustizia ha spiegato che lo svolgimento di programmi intensivi di crescita avrebbe richiesto «la stretta collaborazione dell’istituto, dei membri del Consiglio ausiliare e dei loro assistenti e del Comitato di insegnamento dell’area».6 Ma è stato solo quando un numero sufficiente di aree nel mondo hanno incominciato a raggiungere lo stadio in cui erano pronte a lanciare tali programmi, che ci è resi conto delle implicazioni di quanto sopra esposto. Alcune di queste implicazioni sono state descritte dalla Casa di Giustizia nell’«Isti-tuzione dei Consiglieri»:
La partecipazione dei membri del Consiglio ausiliare in questo processo di progettazione e realizzazione ha molti aspetti. I membri del Consiglio ausiliare contribuiscono alle riflessioni sull’analisi degli obiettivi e dei successi mondiali della Fede, alle valutazioni delle condizioni della società e delle forze che operano al suo interno e allo studio delle opportunità e delle necessità. Essi mettono a disposizione la loro conoscenza della Fede per dar vita a consultazioni che sollecitino una visione comune e una strategia di crescita. La loro familiarità con gli amici e le rispettive capacità, specialmente quando sviluppate con la partecipazione agli istituti di formazione, consente loro di evidenziare le caratteristiche di piani realistici e alla portata dei credenti. La rete di assistenti che possono nominare fornisce loro le possibilità di stimolare l’attività a livello locale e seguirla fino al suo completamento. E, soprattutto, l’amore e il rispetto che essi ispirano offrono loro la condizione favorevole per procedere come antesignani e guidare all’azione la comunità.7
La Casa di Giustizia ha inoltre spiegato che «questo impegnativo concetto del lavoro dei membri del Consiglio ausiliare» 8 con le comunità locali richiede
...una sostanziale presa di distanza dalle ipotesi limitate sull’ordine sociale che, nel mondo d’oggi, determinano la teoria e la pratica amministrativa, perché mira a infondere in ogni azione, individuale o collettiva, un significato spirituale, ponendo il sacro al centro della vita comunitaria per renderlo il fulcro di ogni riflessione sulle attività.9
Indubbiamente buona parte dell’apprendimento riguardo l’am-ministrazione degli affari delle comunità formate da attivi sostenitori della Causa proseguirà nei mesi e negli anni futuri con l’acce-lerazione dell’espansione. Ma alcune delle sfide incominciano già a emergere. La lettera sopra citata inviata all’Assemblea Nazionale delle Filippine mette in luce un punto importante:
Come potete ben immaginare, se la velocità della crescita della vostra comunità deve aumentare significativamente, alcuni degli amici dovranno essere chiamati a dedicare un periodo di servizio alla Fede a tempo pieno a livello di area. Ma è necessario fare attenzione. Un sistema della grandezza del tipo che è stato preso in esame non viene all’esistenza né fiorisce solo come conseguenza degli sforzi di un gruppo di operatori remunerati. Questo sistema deve ricevere impulso dalle energie spirituali di anime risolute e devote che desiderano lavorare sulla via di Dio senza aspettarsi compensi finanziari e che sentono la gioia di partecipare ai piani per costruire il Suo Regno sulla terra puramente come volontari, sia che facciano i facilitatori, sia che tengano riunioni devozionali, sia che partecipino a progetti di insegnamento. È questa gioia altruistica che deve distinguere la nostra comunità.
Questo non vuol dire che i mezzi materiali non sono necessari. Chiaramente, quando un’area raggiunge un certo livello di sviluppo, vi si dovranno incanalare alcune risorse finanziarie e alcuni fondi potranno essere necessari per andare incontro alle esigenze dei credenti che sono stati incaricati di compiti riguardanti l’amministrazione e il coordinamento, ma che non hanno mezzi materiali personali che permettano loro di provvedere a questi servizi a tempo pieno senza un sostegno finanziario. Tuttavia, se questo sostegno fosse erogato per attuare quei tipi di servizi, come per esempio le riunioni devozionali o le classi dei bambini, al cui svolgimento il processo dell’istituto sta formando tutti i credenti come parte del naturale sviluppo della vita della comunità bahá’í, si creerebbe confusione e la crescita promessa non avrebbe luogo. In generale, bisogna esercitare la massima saggezza e cura nell’incanalare le risorse verso l’area, altrimenti i bilanci raggiungerebbero presto proporzioni insostenibili e l’intera impresa diverrebbe proibitivamente dispendiosa.10
Non è solo il flusso di risorse finanziarie verso le aree ad essere di immediato interesse. Lo è anche il bisogno di incanalare le contribuzioni dalle aree verso il livello regionale o statale e su fino a quello nazionale. Una lettera scritta a nome della Casa Universale di Giustizia ha molto elogiato gli sforzi dell’Assemblea Nazionale dell’India di pensare a questo flusso nelle due direzioni:
Ovviamente vorrete offrire al Tesoriere di Stato la possibilità di nominare una persona di fiducia in ciascuna delle aree più avanzate per servire come suo assistente solo in quegli stati che hanno raggiunto un certo livello di crescita. Si comprende dal documento sottoposto dal signor... che l’assistente sarebbe pri-ma di tutto responsabile di raccogliere e inviare le contribuzioni al Consiglio di Stato e di distribuire i fondi al Comitato per la crescita dell’area a nome della Tesoreria. Questa è un’idea promettente e vi consigliamo di assicurarvi che il piano di azione adotti un metodo sistematico nella sua applicazione. La Casa di Giustizia resta in attesa di sapere qualcosa della vostra esperienza al riguardo.11
Dal passo sopra citato diventa chiaro che «legata a un giudizioso uso delle risorse materiali a livello delle aree è la questione del-l’amministrazione dei fondi a tutti i livelli della comunità, il livello nazionale, comprese l’Assemblea Nazionale e tutte le sue agenzie (per lo sviluppo delle risorse umane), il livello regionale e quello locale».12 È in tale luce che è stato scritto il passo seguente a nome della Casa Universale di Giustizia:
Dal momento che la crescita della Fede acquista costantemente velocità paese dopo paese e che sono messi in atto provvedimenti per sostenere il processo dell’espansione e del consolidamento nelle aree di tutto il mondo, la questione di una buona gestione finanziaria da parte delle Assemblee Spirituali Nazionali e delle loro agenzie acquista crescente importanza. In particolare sembra che se alcune Assemblee Spirituali Nazionali devono aver successo nell’avvantaggiarsi delle grandissime opportunità che si presentano loro in questo momento, esse debbano richiedere assistenza per sviluppare la capacità di gestire i loro affari fiscali e per perfezionare un sistema finanziario che assicuri efficienza, trasparenza e responsabilità a tutti i livelli della comunità, da quella nazionale a quella locale.13
Ma il flusso delle risorse materiali verso le aree e dalle aree non è l’unico a richiedere attenzione. Altrettanto importante è il flusso delle informazioni, per lo più in forma di statistiche. Il seguente paragrafo tratto da una lettera scritta dal Dipartimento delle statistiche del Centro Mondiale a diverse Assemblee Spirituali Nazionali spiega la natura di un programma elettronico progettato per aiutare a mantenere questo flusso di informazioni:
Il programma al quale ci si riferisce come «Statistical Report Program» è concepito sulla premessa che un paese è diviso in aree, la maggior parte delle quali consistono di un certo numero di comunità locali. Quando il programma è pienamente operativo in un paese, l’elenco dei credenti e gli altri dati per le varie località saranno raccolti e registrati a livello delle aree, trasmessi a livello regionale e nazionale ed eventualmente al Centro Mondiale Bahá’í, dove saranno incorporati nelle statistiche della comunità bahá’í a livello mondiale. Si spera che, adottando questo sistema, si promuova un sistema dinamico nel quale l’iscrizione e i registri della comunità siano continuamente aggiornati e le informazioni trasmesse da un livello all’altro. In questo senso il programma è inteso a procurare un quadro della situazione corrente a una certa data (istantanea statistica) in una località, area, regione o paese, e non una raccolta di dati storici. Il programma può generare una serie di rapporti a ogni livello e perciò essere usato come strumento per monitorare e pianificare la crescita.14
Una recente lettera scritta a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Germania, sottolinea il significato di questo flusso di informazioni:
A questo proposito, la Casa di Giustizia si rende conto che siete fra le poche Assemblee Nazionali che hanno eseguito un corretto rilevamento dei dati fondamentali delle loro comunità nel Programma per rapporti statistici, lo strumento progettato qui al Centro Mondiale per raccogliere e conservare le statistiche delle aree a livello nazionale. Ci complimentiamo con voi per questo risultato e vi incoraggiamo ad assicurarvi che le informazioni procurate dal programma siano usate come mezzo per tenervi aggiornati sugli sviluppi della comunità a tutti i livelli e per guidarla di conseguenza.15
È importante notare da quanto scritto sopra che la Casa Universale di Giustizia vede sia il flusso delle risorse materiali sia quello delle informazioni come mezzi per sostenere il lavoro della Fede alla base. Infine, sta diventando chiaro che l’amministrazione a qualsiasi livello della comunità è direttamente influenzata da quella sottostante. «È probabile che guardando ai requisiti a livello regionale», dice una lettera scritta a nome della Casa di Giustizia, «vi farete un’idea più chiara di come si debbano stabilire le pratiche e le procedure a livello nazionale».16 A questo proposito, l’As-semblea Spirituale Nazionale dell’India è stata incoraggiata a procedere con piani per incominciare a esaminare il meccanismo amministrativo a livello delle aree e per osservare
...come operano le nuove strutture che state mettendo a punto per sostenere i processi dell’espansione e del consolidamento, allo scopo di stabilire le loro implicazioni per gli affari amministrativi dei Consigli di Stato Bahá’í e poi, naturalmente, per l’operato del vostro Centro Nazionale e per il funzionamento delle vostre agenzie nazionali.17
Chiaramente, dunque, il perfezionamento della struttura amministrativa a livello regionale e nazionale è un’altra area di apprendimento che avrà bisogno di ricevere una crescente attenzione. Il passo sottostante, tratto da una lettera del 27 maggio 2005 scritta a nome della Casa di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Federazione Russa offre alcuni spunti a questo proposito. Notando che «con la suddivisione dei paesi in piccole aree geografiche, le aree sono divenute una nuova arena di attività», la lettera spiega che ”in termini pratici, questo significa che molte decisioni che hanno a che fare con l’espansione e il consolidamento della Fede sono prese ora a quel livello». La lettera procede dicendo che
Con questi importanti sviluppi che avvengono a livello delle aree, il rafforzamento dei Consigli Regionali Bahá’í riveste uno speciale significato. Voi stessi avete riconosciuto che sarebbe difficile per la vostra Assemblea Nazionale tenersi in stretto contatto con le comunità e i credenti in un paese esteso e vario come la Russia. I Consigli Regionali, d’altra parte, hanno una conoscenza approfondita delle risorse dei credenti nella regione, delle capacità delle comunità bahá’í locali e delle capacità delle Assemblee Spirituali Locali. Nell’assumere crescenti responsabilità per promuovere la Fede nelle loro regioni, essi continueranno a migliorare nella loro capacità di analizzare le forze e le necessità delle loro aree e, sulla base di queste analisi, di ideare metodi per sostenere la realizzazione del piano. Perciò la Casa Universale di Giustizia ritiene che la risposta alle vostre preoccupazioni risieda nel buon funzionamento dei Consigli Regionali.
A livello nazionale la vostra Assemblea ha il compito di intensificare gli sforzi dei Consigli Regionali Bahá’í per portare avanti i loro impegnativi doveri. Questo comporta che l’Assemblea li guardi con occhio amorevole e attento, dia incoraggiamento e guida quando occorre, assicuri la disponibilità della letteratura di base, aumenti le risorse finanziarie per prov-vedere alle loro attività in continua espansione e metta in atto un buon sistema per raccogliere e diffondere le statistiche, cioè, venga incontro ai molteplici bisogni dei Consigli Regionali, allo scopo di renderli più capaci di agire con fiducia ed efficienza. I Consigli Regionali Bahá’í attraverseranno, ovviamente, varie fasi di sviluppo; alcuni richiederanno all’inizio un maggior grado di guida, mentre altri potranno funzionare fin da ora con maggior libertà.18
È nel contesto di queste gravi responsabilità che la Casa Universale di Giustizia descrive a un’Assemblea Spirituale Nazionale alcune delle caratteristiche di coloro che sono da nominare nei Consigli Regionali Bahá’í:
Come sapete, i Consigli Regionali Bahá’í hanno un ruolo da svolgere per una buona prosecuzione del Piano quinquennale. La vostra benedetta comunità, in prima linea fra i sostenitori di Bahá’u’lláh in Africa, sta già portando un certo numero di aree verso il punto in cui potranno essere attivati e sostenuti programmi intensivi di crescita. Il prossimo Piano vedrà un’ul-teriore moltiplicazione di questo numero. È perciò vitale che l’Assemblea Nazionale sia saggia nel selezionare i membri dei Consigli fra coloro che sono stati nominati, sia quelli eletti dalle Assemblee sia quelli raccomandati dai membri del Consiglio ausiliare. Tenendo a mente i compiti specifici dei Consigli, dovete scegliere quegli uomini e quelle donne che, con la loro provata esperienza nelle attività del Piano, la loro capacità di partecipare al processo di apprendimento, il loro carattere integro e l’atteggiamento costruttivo, possano meglio promuovere il processo dell’entrata in truppe nelle varie province. Molto dipenderà dalla qualità delle vostre delibere, che dovranno essere fatte in vero spirito bahá’í, stando con umiltà di fronte a Bahá’u’lláh, distaccandosi da interessi personali e da qualsiasi preoccupazione di parte e pensando solo ai migliori interessi della Fede che avete tutti cara.19
Naturalmente, non tutti i paesi hanno le condizioni necessarie per giustificare l’istituzione dei Consigli Regionali Bahá’í. A parte questo, è compito di tutte le Assemblee Spirituali Nazionali «decidere come impiegare le risorse che hanno a disposizione per questo in un dato momento».20 Che il paese sia piccolo o grande, che il suo corrente stato di attività sia relativamente semplice o complesso, l’Assemblea Nazionale deve considerare attentamente l’organizzazione dell’amministrazione a livello nazionale. «Mentre ogni Assemblea deve guardarsi da eccessi di amministrazione», ha spiegato la Casa di Giustizia, «è essenziale che una certa quantità di lavoro amministrativo sia fatta allo scopo di facilitare e coordinare il lavoro dell’espansione e del consolidamento e di portare avanti altre funzioni essenziali a livello nazionale».21 A questo riguardo, la Casa di Giustizia fornisce i seguenti suggerimenti all’Assemblea Spirituale Nazionale degli Stati Uniti d’America:
Il compito di attivare efficaci programmi intensivi di crescita in un cospicuo numero di aree in tutta la nazione è la base per affrontare i numerosi problemi legati alla necessaria organizzazione dei vostri affari amministrativi e finanziari per affrontare le sfide dell’espansione di massa ...Considerando la natura di questi meccanismi, vorrete tenere a mente alcuni punti.
Mentre l’apprendimento sulla natura della crescita si sviluppa così rapidamente alla base, i programmi relativi all’espansione e al consolidamento della Fede possono essere meglio gestiti a livello regionale o delle aree per essere sicuri che si evolvano secondo l’esperienza pratica. Gli impegni delle agenzie nazionali devono essere esaminati per vedere dove si sovrappongono ai compiti assegnati alle agenzie a quei livelli. Dove vi fossero ridondanze, il programma delle agenzie nazionali potrebbe aver bisogno di essere significativamente modificato, o forse eliminato, in modo da evitare di creare confusione, di allentare la concentrazione o di distribuire la partecipazione fra una serie di programmi che, al di là del loro intrinseco valore, finirebbero per essere in contrasto nei loro intenti e in concorrenza nell’utilizzare il tempo e le energie limitate dei credenti.22
49Riferendosi al processo di pianificazione, la Casa Universale di Giustizia ha detto che «il suo fulcro è un processo spirituale nel quale le comunità e le istituzioni si sforzano di allineare le loro imprese con la Volontà di Dio».1 Il Piano maggiore e il Piano minore di Dio, ha spiegato, sono «i due modi conosciuti secondo cui procede il Suo scopo per l’umanità. Il Piano maggiore è associato a turbolenza e calamità e procede con un palese fortuito disordine, ma in effetti porta inesorabilmente l’umanità all’unità e alla maturità. Viene portato avanti essenzialmente da persone che ne ignorano il corso e sono persino contrarie al suo scopo... A diversità del Suo Piano maggiore, che lavora misteriosamente, il Piano minore di Dio è chiaramente delineato, opera secondo processi ordinati e ben conosciuti, ed è stato dato a noi da eseguire. La sua meta finale è la Più Grande Pace».2 Il Piano minore si svolge in vari stadi, ciascuno dei quali è governato da un Piano globale articolato dal Capo della Fede. «È alla realizzazione del suo scopo», ha detto la Casa di Giustizia, «che dobbiamo tutti dedicare la nostra attenzione e le nostre energie».3 Nel suo messaggio del 9 gennaio 2001, la Casa di Giustizia menzionò specificamente il ruolo delle istituzioni nell’assicurare il conseguimento di questo scopo:
Il Piano maggiore di Dio è in atto e le forze che esso genera spingono l’umanità verso il suo destino. Le istituzioni della Fede, nei loro piani di azione, devono cercare di vedere con chiarezza l’azione di queste grandi forze, esplorare le potenzialità dei popoli che esse servono, valutare le risorse e le forze delle loro comunità e intraprendere passi pratici per ottenere la partecipazione incondizionata dei credenti.4
In questo senso, il processo di pianificazione incomincia dai Piani globali tracciati dalla Casa Universale di Giustizia. Questi Piani globali stabiliscono la direzione che il mondo bahá’í deve seguire e forniscono la base per la formulazione dei piani nazionali che le Assemblee Nazionali svilupperanno in consultazione con i Consiglieri. La pianificazione poi si sposta al livello regionale, di area e locale, come spiega «L’istituzione dei Consiglieri»:
Con l’inizio della quarta epoca dell’Età formativa, è stata avviata una procedura per cui i piani sono formulati in consultazione fra le Assemblee Spirituali Nazionali e i Consiglieri continentali. Questo sviluppo assicura due benefici: consente a ognuna delle due istituzioni di avvalersi dell’esperienza e del-l’intuizione specifiche dell’altra, così che il processo di pianificazione disponga di due distinti canali di informazione provenienti dai due livelli dell’amministrazione bahá’í. Garantisce inoltre ai Consiglieri, un’adeguata conoscenza dei precedenti, della logica e del contenuto dei piani nazionali che, per principio, devono sostenere.
Formulare un piano nazionale comporta molto di più che la consultazione fra i Consiglieri e le Assemblee Nazionali. Per esempio, si possono raggiungere risultati eccellenti con riunioni di consultazione fra le varie istituzioni di un paese e i sostenitori attivi della Fede, per vagliare appieno i possibili punti del piano e il loro sviluppo. Una volta identificati gli elementi principali di un piano nazionale, è auspicabile che il processo di pianificazione sia rapidamente decentrato a livello regionale e, susseguentemente, a livello delle aree più piccole, fino alla comunità locale. L’equilibrio che si può raggiungere in questo processo fra le campagne proposte a livello nazionale e le attività delle comunità è una condizione necessaria per il successo.
I piani nazionali, formulati nel contesto dei piani globali della Fede, creano la struttura dentro la quale gli amici possono intraprendere i loro progetti. Le Assemblee Nazionali, con questi piani, non solo determinano le mete da raggiungere sia da loro sia dalle proprie agenzie, ma danno anche indicazioni ai credenti, ne definiscono le priorità e le aree di azione, suscitando in loro una generosa risposta alle direttive della Casa Universale di Giustizia. Adottano inoltre provvedimenti per fornire le risorse quali letteratura, pionieri e insegnanti viaggianti, eventi regionali e nazionali e i fondi necessari per sostenere le iniziative degli amici.
I piani di azione che i Consigli regionali, i Comitati di insegnamento di area e le Assemblee Spirituali Locali formulano nel processo che ne scaturisce, devono andare oltre il semplice elenco di mete per includere un’analisi degli approcci da adottare e delle linee di azione da seguire. La progettazione e la realizzazione devono assolutamente, a questo livello, procedere di pari passo. Se in una comunità l’apprendimento sarà il principale metodo di azione, allora visioni, strategie, mete e metodi saranno di tanto in tanto oggetto di verifica. Dopo aver portato a termine le iniziative, rimosso gli ostacoli, moltiplicato le risorse e assimilato le esperienze, si modificano le mete e gli atteggiamenti pur mantenendo continuità nell’azione.5
In una lettera del 12 dicembre 2001 scritta a suo nome all’As-semblea Spirituale Nazionale degli Stati Uniti, la Casa di Giustizia spiegava, nel contesto specifico del Piano quinquennale, che a qualsiasi livello sia formulato un piano è fondato sul piano del livello superiore:
I piani per la crescita della Fede sono necessari a differenti livelli, ciascuno fondato sul livello superiore e ciascuno inteso a servire a un determinato scopo. I piani nazionali sono elaborati nel contesto del piano globale, le cui caratteristiche sono stabilite dalla Casa Universale di Giustizia. Mediante questo piano, l’Assemblea Spirituale Nazionale fornisce una visione complessiva dei compiti da svolgere, definisce l’area dell’azio-ne da perseguire e stimola I credenti a rispondere con passione alle direttive della Casa Universale di Giustizia. Nella lettera che vi ha scritto il 28 giugno 2001, la Causa di Giustizia ha espresso il proprio compiacimento per la lettura del vostro piano, che offre una chiara struttura all’interno della quale le varie componenti della comunità potranno svolgere le proprie attività durante il Piano quinquennale.
Sarebbe, naturalmente, controproducente che un Consiglio regionale formulasse un analogo piano o operasse al di fuori del contesto del piano nazionale. Ora ciò che occorre è un’ana-lisi degli approcci specifici da adottare e una decisione sulle linee di azione da seguire. Nel caso del Piano quinquennale, i piani regionali consistono nei provvedimenti necessari per aiutare ogni area della regione a passare dallo stadio di crescita in cui si trova a quello successivo. Questi piani identificano le priorità e stabiliscono gli obiettivi per un determinato periodo di tempo, quali aree sono da aprire alla Fede, quali devono essere rafforzate e quali sono pronte per l’instaurazione di programmi intensivi di crescita. Ciò significa che il Consiglio regionale fonderà il proprio piano sulla categorizzazione delle aree nella regione in base al loro attuale stadio di sviluppo. Non si deve erroneamente pensare che questa categorizzazione comporti un giudizio sulla qualità delle comunità locali. Essa deve essere vista come uno strumento per formulare ed eseguire una realistica strategia per la crescita.
I piani di azione dettagliati, con mete specifiche e corrispondenti metodi, appartengono di diritto al livello delle aree. Sebbene il processo dell’istituto sia il motore della crescita in tutte le aree, è inevitabile che a questo livello insorga una certa diversità di azione. Questa diversità sarà il frutto naturale di piani di azione che tengono conto delle particolari risorse dei credenti, della capacità delle comunità bahá’í locali e della forza delle Assemblee Spirituali Locali.6
Chiaramente i piani formulati ai vari livelli servono a scopi diversi e hanno diversi elementi. Quelli più vicini alla base si occupano sia dell’applicazione e dell’azione sia della pianificazione. Il concetto di area è stato introdotto nel Piano quinquennale precisamente per questo. Una lettera scritta a nome della Casa di Giustizia dice: «Si ricordi che “area” non è solo una sia pur utile costruzione, che permette agli amici di pensare alla crescita della Fede in termini accessibili e di formulare e applicare piani vicini alla base della comunità».7 Nell’attuale stadio dello sviluppo del mondo bahá’í, dunque, l’area è un’entità utile, in termini di dimensioni, per organizzare il lavoro della Fede e mobilitare I credenti per conseguire la crescita:
Con la suddivisione dei paesi in piccole aree geografiche, le aree sono diventate un nuovo campo di attività, nel quale gli istituti di formazione migliorano la capacità di un crescente numero di credenti di promuovere l’espansione e il consolidamento fino al punto da poter lanciare un programma intensive di crescita. Uno dei graditi risultati di questo processo è stato un senso di padronanza esercitato dai credenti e dalle istituzioni che servono nelle aree. In termini pratici ciò significa che molte decisioni relative all’espansione e al consolidamento della Fede sono ora prese a quel livello.8
I piani di azione a livello dell’area possono, dunque, tener conto delle condizioni specifiche del luogo. Un elemento importante ai fini del successo di questi piani è ovviante, la questione delle risorse umane. Come indica il passo or ora riportato, l’istituto di formazione è un elemento importante per la mobilitazione degli amici. Un messaggio scritto dalla Casa di Giustizia all’inizio del Piano quadriennale, l’istituto di formazione è un importante elemento per la mobilitazione degli amici. Un messaggio scritto dalla Casa di Giustizia all’inizio del Piano quadriennale sottolineò la parte che l’isti-tuto di formazione avrebbe dovuto svolgere in questa mobilitazione:
Le vostre passate imprese sono state per lo più il frutto dell’incessante lavoro di un relativamente piccolo gruppo di credenti consacrati che hanno dedicato tempo e risorse alla diffusione della Causa in numerose località. Se dovete sostenere una rapida espansione e consolidamento nei prossimi anni, è imperativo che un numero molto più grande di anime devote e impegnate si dedichi alla promozione di questi due processi. I corsi di formazione, diffusi, regolari e ben organizzati, sono il miglior mezzo per mobilitare il necessario numero di credenti. 9
Un altro messaggio disse che «i piani che si occupano queste aree di espansione in larga scala dovranno necessariamente cercare di mobilitare un discreto numero di credenti nell’ambito di ogni popolazione sì che essi non solo lavorino diligentemente nelle proprie comunità locali ma servano anche in qualità di pionieri a lungo e breve termine e insegnanti visitatori in altre località.” «I programmi di formazione», proseguiva il messaggio, «sono un potente strumento per ottenere una tale vasta mobilitazione».10 Ovviamente sono le istituzioni della Fede i responsabili della direzione di questa mobilitazione e organizzazione delle risorse umane formate dall’istituto:
Avanzando i credenti nella sequenza dei corsi e potenziandosi i loro talenti e le loro capacità, voi e le vostre altre agenzie avrete la responsabilità di fare in modo che le loro energie e i loro talenti siano incanalati in una forma di attività di servizio alla Fede. Si dovranno dare loro ampie possibilità di mettere in pratica quello che hanno imparato e, a questo proposito, dovrete creare nella vostra comunità un ambiente incoraggiante, nel quale gli amici si sentano autorizzati a farsi avanti, qualunque capacità abbiano, e ad assumersi il lavoro della Fede.11
Oltre a valorizzare le capacità e i talenti degli amici, le istituzioni devono dunque incoraggiarli e aiutarli ad avere una visione chiara se vogliono riuscire a organizzare le loro forze. Molte Assemblee Spirituali Nazionali hanno ricevuto questo consiglio durante il Piano quadriennale:
Ciò che ciascuno di voi deve ora assicurare è che la vostra comunità vada avanti con una visione chiara e senza perdere lo zelo. Dovete fare di tutto per fare in modo che, grazie alle attività dei vostri istituti di formazione, la base delle risorse umane nelle vostre comunità si allarghi costantemente. Come cresce il numero delle persone che entrano nei programmi dei vostri istituti, così deve crescere anche il numero degli amici che seguono i corsi più avanzati nelle sequenze che avete scelto. Coltivate nelle vostre comunità un’atmosfera di amore e aiutate gli amici ad incoraggiarsi reciprocamente. Cogliete ogni opportunità per orientare i credenti verso la meta del Piano quadriennale. Fate tutto il possibile per aiutarli nel campo dell’azione.12
Analogamente, le istituzioni devono mantenere l’entusiasmo e aiutare gli amici a porsi delle mete:
Crescendo il numero dei credenti che avanzano nei corsi dell’istituto, la vostra Assemblea, e le Assemblee Spirituali Locali, avrete la responsabilità di fare in modo che l’entusiasmo sia mantenuto. Li dovrete aiutare ad assegnarsi delle mete e incoraggiare a perseverare nei loro sforzi finché l’insegnamento non divenga la passione dominante della loro vita e non prendano fiducia nella loro capacità di offrire un contributo specifico al conseguimento della meta centrale del Piano quadriennale.13
L’uso di tutti questi elementi per la mobilitazione degli amici nel campo del servizio è, dunque, una capacità da sviluppare nelle istituzioni. Durante il Piano quinquennale è diventato evidente che l’in-contro di riflessione fornisce alle istituzioni lo strumento di cui hanno bisogno per così mobilitare gli amici, come è spiegato nel messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia il 17 gennaio 2003:
Le riunioni di consultazione a livello delle aree servono ad accrescere la consapevolezza delle possibilità e a produrre entusiasmo. Qui, liberi dalle esigenze di un processo decisionale formale, i partecipanti riflettono sull’esperienza fatta, condividono idee, esplorano metodologie e acquisiscono una migliore comprensione del modo in cui ciascuno può contribuire a raggiungere lo scopo del Piano. In molti casi, questa interazione porta al consenso su un insieme di mete a breve termine, personali e collettive.14
Come suggerisce questo passo, l’incontro di riflessione a livello di area serve a due scopi. Esso non è solo uno strumento per mobilitare i credenti, ma contribuisce anche efficacemente al processo della pianificazione. Questo vale sia se l’area è in uno stadio iniziale del suo sviluppo sia se essa è giunta a uno stadio avanzato, nel quale cicli di attività sono svolti come parte di un programma intensivo di crescita:
...gli incontri di riflessioni indetti a vari intervalli durante i cicli dovrebbero servire a rafforzare un atteggiamento di apprendimento fra i partecipanti al programma affinché la paura di sbagliare o di essere criticati non prenda il posto della gioia di uno sforzo appassionato. Per ottenere questo, gli amici che si occupano di organizzare gli incontri devono riconoscere che una discussione guidata alla quale tutti partecipino può essere più istruttiva di un’elaborata presentazione o di una lunga analisi teorica. Un attento esame di importanti statistiche, che evidenziano debolezze che richiedono un’attenzione correttiva e indicano forze sulle quali è possibile costruire nel successivo ciclo di attività, sarà molto utile per facilitare il processo di pianificazione.15
In questo modo, la pianificazione è un processo flessibile capace di trarre vantaggio da circostanze che mutano rapidamente. Con tutta questa organizzazione fatta durante gli incontri di riflessione a livello delle aree, ci si chiede se «i piani formulati grazie a queste consultazioni debbano essere ratificati dalle Assemblee Locali prima che abbia inizio l’applicazione».16 A questa domanda la Casa di Giustizia ha dato la seguente risposta in una lettera del 9 dicembre 2001:
In linea di principio, ogni piano svolto nella giurisdizione di un’Assemblea Spirituale Locale deve averne l’approvazione. Detto questo, siamo stati invitati a dirvi che il processo di pianificazione richiesto durante il Piano quinquennale, con il suo accento sullo sviluppo di piccole aree geografiche, consente una grande flessibilità. La Casa Universale di Giustizia spera che le consultazioni che si svolgono negli incontri periodici a livello dell’area producano tale unità di pensiero sulla crescita della Fede che, nei casi in cui le linee di azione coinvolgano località dotate di Assemblee Locali, il requisito di ricevere la loro approvazione sia rapidamente soddisfatto. Si deve ricordare che lo scopo di queste consultazioni, oltre ad affrontare certe considerazioni pratiche, è quello di mantenere un alto livello di entusiasmo e di creare uno spirito di servizio e di cameratismo fra i presenti. Le discussioni non devono impantanarsi in un’in-debita preoccupazione di carattere procedurale, ma devono concentrarsi su quello che si può ottenere e sulla gioia di vedere i frutti di un duro lavoro e di un diligente sforzo.17
In un’altra lettera dell’11 aprile 2005 scritta a suo nome, la Casa Universale di Giustizia ha dato il seguente chiarimento:
L’attività a livello delle aree sta infondendo un senso di unità e uno spirito di servizio fra gli amici che risiedono in entità unitarie più ampie della comunità locale. Non si pensi che gli incontri di riflessione, che ne sono un elemento essenziale, escludano le Assemblee Spirituali locali o minimizzino il ruolo delle funzioni loro assegnate. Al contrario si spera di includerle in un’impresa altamente collettiva, che produce un più completo sentimento del movimento su larga scala motivato da una maggiore comprensione dell’ampia visione della Fede.18
Sotto questo aspetto, il lavoro a livello delle aree serve a rafforzare gli sforzi delle Assemblee Spirituali Locali forti, che funzionano bene:
Tutto ciò offre brillanti opportunità alle Assemblee Spirituali Locali. Ad esse va la sfida di utilizzare, in collaborazione con i membri dei Consigli Ausiliari che le consigliano e le assistono, le energie e i talenti delle crescenti risorse umane disponibili nelle rispettive aree di giurisdizione per creare una vita comunitaria vibrante e per incominciare a influenzare la società che li circonda.19
I membri del Consiglio ausiliare sono invitati a «lavorare accanto a queste Assemblee, sia nella stesura sia nell’esecuzione dei piani, aiutandole a sostenere la responsabilità di una crescita sistematica nelle loro comunità e in località adottate come mete estensive».20 Questo rapporto di collaborazione ispira gli amici e il stimola a rispondere con passione ai piani:
Le istituzioni dei Consiglieri e delle Assemblee Spirituali, nei rispettivi ambiti, condividono la responsabilità della protezione e della propagazione della Fede. La loro armoniosa cooperazione è garanzia di guida, amore e incoraggiamento costanti per i credenti e ne rinvigorisce gli sforzi individuali e collettivi per l’avanzamento della Causa.21
Lavorando anche con l’istituto di formazione e il Comitato di insegnamento di area, i membri del Consiglio possono fare in modo che le attività di queste Assemblee Spirituali Locali funzionanti siano in accordo con I piani di azione formulate al livello dell’area. Queste è particolarmente importante nel case delle aree che sono diventate sede di programmi intensivi di crescita, attraverso i quali tutte le istituzioni devono imparare a «sostenere le iniziative delle persone e fondere i diversi sforzi in un forte impulso collettivo».22 Ovviamente, molto spesso il lavoro dei membri del Consiglio «non si svolge nell’ambito di comunità sorrette da un’Assemblea Spirituale matura».23 Essi lavorano invece, con l’aiuto degli assistenti, in località nelle quali le Assemblee non funzionano ancora al livello necessario, come dice la Casa di Giustizia nel documento «L’istituzione dei Consiglieri»:
In una comunità dove l’Assemblea Locale si trova agli stadi iniziali del suo sviluppo, il ruolo degli assistenti è ancora più cruciale nel promuovere la formazione di gruppi di studio, riunioni di preghiera, classi per l’educazione spirituale dei bambini e la celebrazione delle Feste del diciannovesimo giorno. Inoltre i membri del Consiglio ausiliare si occupano del consolidamento delle Assemblee Spirituali Locali incoraggiandole ad apprendere l’arte della consultazione, acquistare fiducia nel prendere decisioni, aderire con coraggio ai principi e ad imparare come mobilitare gli amici in azioni unitarie.24
Qualunque stadio di crescita le località di un’area abbiano conseguito, i membri del Consiglio ausiliare «rivestono un ruolo vitale nell’incoraggiamento degli amici»25 e «si assumono la responsabilità di assicurare una giusta attenzione ai vari elementi della comunità»,26 cioè, a ogni uomo, donna, giovane e bambino. I giovani e i bambini sono una sfida speciale. I membri del Consiglio richiamano continuamente l’attenzione di tutti sull’obbligo dell’educazione spirituale dei bambini e fanno tutto il possibile per sollecitare e sostenere l’or-ganizzazione di classi regolari e, con completa fiducia nella capacità dei giovani di compiere eroici servizi per la Causa, li assistono nella realizzazione di tutte le loro potenzialità quali vitali elementi per l’espansione della Fede e per la trasformazione della società.27 La Casa Universale di Giustizia ha ripetutamente invitato le istituzioni a «dedicare una continua attenzione al coinvolgimento dei giovani nel lavoro di espansione e di consolidamento».28 A questo proposito, la Casa di Giustizia ha detto all’inizio del Piano quadriennale:
I giovani saranno indubbiamente i più entusiasti sostenitori dei programmi dei vostri istituti. Essi sono desiderosi di dare un importante contributo al progresso delle loro comunità e hanno ripetutamente dimostrato di essere capaci di rispondere all’invito a servire. Possono essere addestrati ad aiutare ad accollarsi i molteplici compiti richiesti dalla rapida espansione e consolidamento. Ma è soprattutto importante che molti di loro diventino capaci insegnanti delle classi dei bambini bahá’í. Come ben sapete, se non si educano i bambini è impossibile mantenere le vittorie da una generazione all’altra.29
Tenendo a mente tutto questo, la Casa di Giustizia ha detto che «le strategie per far avanzare il processo dell’entrata in truppe non possono ignorare i bambini e i giovanissimi».30 I giovanissimi, certamente, «rappresentano un gruppo speciale con bisogni speciali in quanto stanno in qualche modo tra infanzia e giovinezza mentre avvengono entro di loro molti cambiamenti».31 Il mondo bahá’í rimarrà concentrato sulla meta della promozione del processo del-l’entrata in truppe fino alla fine del primo secolo dell’Età formative della Fede, quando i bambini e i giovanissimi di oggi saranno giovani adulti, i futuri insegnanti e amministratori della Fede. I membri del Consiglio ausiliare sono stati spronati a fare in modo che gli amici formati dagli istituti siano mobilitati a «far fronte alle esigenze spirituali dei bambini e dei giovanissimi».32 «I giovani, in particolare, sono una vasta riserva di energie e di talenti»,33 ha detto la Casa di Giustizia. «Sviluppare e usare questa preziosissima risorsa»,34 rispondere ai bisogni dei bambini e dei giovanissimi, specificamente, e promuovere la meta dei Piani globali, in generale, è sicuramente una delle nostre future più pressanti sfide.
PARTE IIINEL SUO MESSAGGIO DEL 27 DICEMBRE 2005, la Casa Universale di Giustizia ha detto che, con il lancio del Piano quadriennale nel Ridvan 1996, il mondo bahá’í era entrato in una strada di «intenso apprendimento della crescita sostenuta e rapida della Fede». In momenti differenti da allora, la comunità ha cercato a livello internazionale di distillare l’apprendimento che stava verificandosi alla base e di diffondere le conoscenze così acquisite in documenti fatti ampiamente circolare fra gli amici. La terza parte include quattro documenti di questo tipo. Il primo, intitolato «Istituti di formazione», fu preparato per la Casa Universale di Giustizia nel 1998 e da essa approvato. Il secondo e il terzo, simili al primo, furono scritti dal centro Internazionale per l’Insegnamento per incarico della Casa di Giustizia. «Gli istituti di formazione e la crescita sistematica» fu pubblicato nel 2000 e «Prendere lo slancio: una corretta impostazione della crescita» nel 2003. L’ultimo documento presenta un’analisi del Centro di Insegnamento dell’espe-rienza del mondo bahá’í nell’affrontare le sfide amministrative associate all’espansione su larga scala. Intitolato «L’impatto della crescita sui processi amministrativi», è stato preparato nel luglio 2005.
50Documento preparato per la Casa Universale di Giustizia
e da essa approvatoIl Piano quadriennale mira a un concreto passo avanti nel processo dell’entrata in truppe che deve essere sostenuto e rafforzato dal sistematico sviluppo delle risorse umane. Nei messaggi della Casa Universale di Giustizia riguardanti il Piano, l’istituto di formazione è inteso come uno strumento cruciale per questo sviluppo.
Lo scopo di questo documento è duplice. Da un lato offre una rassegna degli sforzi finora compiuti dalla comunità bahá’í mondiale, dall’altro esamina i risultati da essa conseguiti fino ad oggi e analizza la possibilità di un ulteriore sviluppo e del suo potenziale effetto sul processo dell’entrata in truppe. La struttura per lo studio consiste in alcuni brani tratti dalle pertinenti norme impartite dalla Casa Universale di Giustizia. Il documento è suddiviso in tre sezioni:
1 Consapevolezza dell’importanza della formazione
2 Rafforzamento della capacità istituzionale2.1 Istituti in piccole comunità con una larga percentuale di credenti approfonditi.
* Programmi per la formazione di insegnanti2.2 Istituti in comunità che hanno visto un’espansione su larga scala prima del Piano ma le cui risorse umane sono rimaste piuttosto scarse.
2.3 Istituti in comunità che, avendo sperimentato un’espan-sione su larga scala, hanno già acquisito una certa capacità di formazione prima del Piano
* Serie di corsi2.4 Capacità istituzionale di formazione riguardante lo sviluppo socio economico.
3 Avanzamento del processo dell’entrata in truppe
3.1 Aumento delle risorse umane1. Consapevolezza dell’importanza della formazione
Nei due anni trascorsi dall’inizio del Piano quadriennale un considerevole progresso è stato fatto per aumentare la consapevolezza degli amici sulla necessità di formazione. Il risultato è che il rigoroso e metodico studio degli scritti, un’abitudine che ha dovuto essere rafforzata in molte comunità, ha assunto importanza. Questo è un gradito progresso ma molto deve essere ancora fatto prima che le implicazioni della formazione sistematica possano essere comprese appieno. La Casa Universale di Giustizia spiega:
Con l’aumento del numero delle dichiarazioni, è diventato evidente che questi corsi occasionali di istruzione e le attività informali della vita comunitaria, per quanto importanti non sono sufficienti come mezzo per sviluppare le risorse umane, in quanto hanno prodotto solo un gruppo relativamente basso di sostenitori attivi della Causa. Questi credenti, per quanto devoti, per quanto desiderosi di sacrificarsi non possono provvedere alle necessità di centinaia, men che meno di migliaia, di comunità locali appena nate. Occorre che le istituzioni bahá’í prestino sistematicamente attenzione alla formazione di un adeguato numero di credenti, aiutandoli a servire la Causa a seconda dei talenti e delle capacità, che Dio ha dato loro.1
In diverse parti del mondo l’attenzione è concentrata prevalentemente sull’acquisizione della comprensione delle verità fondamentali della Fede. I programmi degli istituti analoghi comprendono una vasta gamma di argomenti mirati all’approfondimento, da parte degli amici, della conoscenza dei vari aspetti dell’insegnamento. Per essere efficaci nello sviluppo delle risorse umane questi programmi devono impartire la conoscenza, donare una visione spirituale e dotare i partecipanti di abilità e capacità di servizio. Nei messaggi sul Piano quadriennale la Casa di Giustizia ha fornito numerose esposizioni sulla natura della formazione, e le variazioni del linguaggio conferiscono una prospettiva di questo complesso argomento:
Questa formazione serve a dotare un crescente numero di credenti della visione spirituale, della conoscenza e delle capacità necessarie per portare avanti i molti compiti dell’espansione e del consolidamento accelerati, incluso l’insegnamento e l’approfon-dimento di un vasto numero di persone, adulti, giovani e bambini.2
È perciò della massima importanza che si presti sistematicamente attenzione all’elaborazione di metodi per educare un gran numero di credenti alle verità fondamentali della Fede e per formarli e assisterli a servire la Causa come i loro talenti permettono.3
[Gli Istituti di formazione] aiuteranno a sviluppare nei partecipanti un profondo amore per Bahá’u’lláh, una buona comprensione dei Suoi Insegnamenti essenziali e la consapevolezza del-l’importanza di sviluppare la vita spirituale personale con la preghiera, la meditazione e l’immersione negli Scritti sacri. Si occuperanno anche di temi pratici come i metodi di insegnamento della Fede, perché troppe sono le persone che, per mancanza di fiducia nelle proprie capacità, esitano a trasmettere il Messaggio.4
La vostra partecipazione a programmi dell’istituto, attraverso i quali approfondirete la vostra conoscenza della Fede, coltiverete la vostra intima vita spirituale e svilupperete capacità di servizio, vi renderà capaci di intensificare i vostri sforzi individuali e collettivi nel campo dell’insegnamento e causerà una commisurata accelerazione dell’espansione delle vostre comunità.5
[Gli Istituti di formazione] devono cercare di sviluppare nei partecipanti una buona comprensione degli Insegnamenti essenziali di Bahá’u’lláh e di aiutarli ad acquisire quelle competenze e capacità che permetteranno loro di servire bene la Fede. Devono inoltre cercare di infondere nei loro cuori un profondo amore per Bahá’u’lláh – un amore dal quale scaturisca il desiderio di sottomettersi alla Sua Volontà, di obbedire alle Sue leggi, di seguire le Sue esortazioni e di promuovere la Sua Fede.6
Questi centri di apprendimento bahá’i si prefiggeranno un risultato molto pratico, ossia, formare un gran numero di credenti che siano formati per promuovere e facilitare il processo di entrata in truppe con efficienza ed amore.7
Brani come questi delineano un chiaro scopo per gli istituti di apprendimento. L’esperienza degli ultimi due anni dimostra che quando i programmi dell’istituto soddisfano questo scopo con corsi di studio che integrano correttamente le varie componenti della formazione, il numero di coloro che si dedicano al lavoro per la Fede aumenta enormemente.
2. Rafforzamento della capacità istituzionaleLa maggior parte delle comunità nazionali ha intrapreso i necessari passi iniziali per istituire uno o più istituti di formazione nei loro paesi. Sono stati nominati direttivi o comitati per sovrintendere al funzionamento degli istituti. Modelli di collaborazione fra i Consiglieri e le Assemblee Spirituali Nazionali sono stati adottati in questa vitale area di attività. Non è stato difficile rafforzare i rapporti di lavoro fra i membri del Consiglio ausiliare e gli istituti. A questo punto, in quasi tutti i paesi, gli istituti hanno gestito con successo alcune sessioni di formazione. Alcuni sono in una fase in cui offrono corsi regolari a gruppi relativamente ristretti mentre altri sono andati oltre e hanno formulato sistemi elaborati che raggiungano un gran numero di persone. Accrescere significativamente la capacità istituzionale di ogni comunità nazionale, in modo da impartire un’edu-cazione spirituale a un contingente di credenti in continuo aumento, è una sfida che richiede un’attenzione permanente. In un memorandum inviato al Centro Internazionale per l’Insegnamento la Casa Universale di Giustizia chiarisce:
Dai vari rapporti pervenuti al Centro Mondiale, è chiaro che è necessario creare nella maggioranza delle comunità nazionali una grande capacità istituzionale per la formazione su vasta scala. In molti paesi proporre corsi regolari a gruppi relativamente ristretti di credenti è un’ardua impresa. Se nei villaggi e nelle città del mondo i credenti capaci dovranno essere formati e si dovrà assistere al genere di sviluppo della Fede che speriamo di vedere, i Consiglieri, con l’incoraggiamento del Centro Internazionale per l’Insegnamento, saranno tenuti a offrire considerevoli energie per aiutare le comunità nazionali a progredire, passo dopo passo, lungo il percorso.8
Il più grande progresso in questa direzione è stato fatto da quelle comunità nazionali che si sono concentrate sull’esecuzione dei programmi non lasciandosi distogliere dall’azione a causa di lunghi dibattiti su argomenti teorici. I loro istituti hanno speditamente scelto una serie di corsi con i migliori metodi e materiali disponibili, insegnanti preparati e hanno incominciato a creare i loro modi di esprimersi in fase di lavoro:
In questo caso, è stato con soddisfazione che la Casa Universale di Giustizia ha notato nel progetto del programma per lo sviluppo delle risorse umane inviato al Centro Mondiale a dicembre che una serie di alcuni corsi basilari è già stata definita e che sarà gestita usando il materiale a disposizione. In questo modo, si potrà porre l’enfasi sull’esecuzione del programma. La Casa di Giustizia teme che si perda molto tempo se si chiede ora al coordinatore del programma di preoccuparsi di garantire che l’istituto offra corsi che coprano una vasta gamma di esigenze di formazione. Ciò che è necessario in questa fase è formare centinaia di facilitatori per condurre qualcuno dei primi corsi in modo che essi possano svolgerli nei villaggi e nelle città di tutto il paese, dando così la possibilità a centinaia, ed eventualmente a migliaia, di persone di accedere al programma dell’istituto. Questo è in se stesso un compito arduo e richiederà da parte dell’istituto un enorme attenzione e concentrazione.9
Anche il seguente stralcio di una lettera scritta da parte della Casa di Giustizia a un credente tocca questo argomento:
Non è un risultato trascurabile il fatto che, dopo tanti anni di costante sforzo in tutto il mondo bahá’i si siano trovati metodi e approcci per formare almeno un certo numero di credenti, arruolati essi stessi fra le masse ricettive, per approfondire la loro conoscenza degli Insegnamenti della Fede e aiutarli ad acquisire competenze e capacità per servirla bene. Questi metodi e approcci devono ora essere sfruttati al massimo e utilizzati più ampiamente. Perciò l’enfasi sulla fondazione e la conduzione di istituti di formazione durante il Piano quadriennale non è soltanto l’espressione di una grande necessità nella Fede, ma anche un riconoscimento della capacità, all’interno della comunità bahá’i mondiale, di rispondere [a questa necessità] su vasta scala.10
Si possono scorgere tre modelli secondo i quali sembra che nel mondo bahá’i si stia sviluppando una capacità istituzionale di formazione.
2.1 Piccole comunità con una larga percentuale di credenti approfonditi.
Uno dei modelli è generalmente associato ai paesi nei quali il numero dei credenti approfonditi, in una popolazione bahá’i piuttosto piccola, è relativamente alto. La maggior parte delle comunità dell’Europa occidentale si trova in questa categoria. L’approccio usato dai loro istituti è che i direttivi [o comitati] decidono quali corsi offrire e poi si rivolgono a singoli individui perché li progettino e li eseguano. A seconda della grandezza del paese, i corsi si tengono in un posto centrale oppure sono ripetuti in varie località.
Senza dubbio questo modello, se correttamente applicato, condurrà a un significativo incremento delle risorse umane. Lo sviluppo graduale di un’organizzazione educativa, che offra una varietà di corsi a un corpo di studenti sempre più numeroso, chiaramente accresce la capacità istituzionale delle comunità nazionali. Come tutti gli istituti di tutto il mondo, quelli che si trovano in questa categoria si rafforzeranno man mano che impareranno a motivare, guidare e assistere gli insegnanti, ad attrarre un crescente numero di studenti e ad amministrare i corsi con efficienza. Però, perché questo sviluppo sia significativo, si deve lavorare molto sul contenuto dei programmi. Lo scopo della formazione, delineato nei messaggi della Casa di Giustizia, non si realizza semplicemente facendo sì che qualche amico tenga corsi sugli argomenti che preferisce offrendoli a gruppi di credenti interessati.
PROGRAMMI PER LA FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTICiò che questi istituti devono fare, dunque, è identificare, in consultazione con un gruppo di collaboratori, le reali necessità della comunità nazionale e mirare ad essa con programmi ben elaborati. Considerando lo scopo del Piano, queste necessità sono strettamente correlate alle opportunità di crescita nel paese. Una lettera scritta a nome della Casa di Giustizia sottolinea il ruolo che questi istituti hanno nel promuovere l’insegnamento:
La Casa di Giustizia si è sentita rincuorata nel notare le vostre mete relative all’insegnamento e spera che darete una speciale considerazione alle misure che possono essere immediatamente prese per il conseguimento di un progressivo aumento del numero di arruolamenti individuali. A questo riguardo, sarà di particolare importanza che gli amici siano incoraggiati a levarsi per insegnare la Fede con determinazione e coraggio sempre maggiori e il continuo sviluppo dei vostri istituti di formazione sarà un valido aiuto in questa impresa. In questa fase della crescita della vostra comunità, l’istituto deve considerare suo compito primario quello di proporre corsi che cerchino di dotare gli amici di conoscenza, visione spirituale e abilità necessarie non soltanto per proclamare la Causa, ma anche per guidare nuove anime alla Rivelazione di Bahá’u’lláh.11
Nello sforzo di lavorare in questo modo, questi istituti devono far fronte a una difficoltà inerente alla mancanza di esperienza di un’espansione su vasta scala da parte delle loro comunità, esperienza alla quale potrebbero attingere per progettare gli elementi appropriati di un corso di studio. Mentre la loro forza attuale consente loro di concepire con relativa facilità corsi che impartiscono la conoscenza della Fede o esaminano argomenti spirituali o sociali, essi fanno fatica a concepire un contenuto di programmi per la formazione di insegnanti che offrano istruzioni pratiche e presa di coscienza. L’uso di programmi svolti in altre parti del mondo, dove questa esperienza esiste, può aiutare a superare questo problema. La soluzione a lungo termine, comunque, è che le istituzioni competenti stabiliscano piani sistematici di insegnamento che siano intrapresi in un contesto di apprendimento. La formazione e l’insegnamento, allora, diventano due processi paralleli che si alimentano a vicenda. I corsi di formazione aumentano negli amici l’entusiasmo per l’inse-gnamento e li aiutano ad acquisire le capacità indispensabili. L’ac-cresciuta esperienza nel campo dell’insegnamento si riflette nel costante miglioramento del contenuto dei corsi.
STRUMENTI PER L’INSEGNAMENTOUn’altra dimensione della capacità istituzionale che deve essere esaminata più attentamente da questi istituti è il loro ruolo di diretto strumento di insegnamento:
La Casa Universale di Giustizia ha ricevuto con grande piacere una copia del rapporto trimestrale del direttivo del vostro istituto nazionale di formazione ed è stata particolarmente felice di notare che il direttivo sta affrontando il suo lavoro con un atteggiamento di apertura verso l’apprendimento, pienamente al corrente della necessità di prendere decisioni sul contenuto e sui metodi del programma dell’istituto, di attuarle, di riflettere sui risultati e di apportare modifiche alla luce dell’esperienza. Con questo approccio il vostro istituto riuscirà ad aumentare gradatamente la sua capacità di sviluppare le risorse umane della comunità bulgara.
Poiché la vostra comunità è relativamente piccola, il direttivo, mentre continua a imparare dall’esperienza, potrebbe pensare di elaborare corsi aperti ai bahá’í e ai non bahá’í. Questi corsi, oltre ad attrarre alla Causa persone di pensiero, potrebbero essere un mezzo per rafforzarle nella Fede e aumentare il numero dei fedeli seguaci di Bahá’u’lláh nel vostro paese.12
Dato il crescente interesse del pubblico per i temi sociali e spirituali, i corsi aperti ai non bahá’í potrebbero facilmente trattare argomenti come il significato della spiritualità nel mondo moderno, la leadership morale, l’educazione spirituale dei bambini e dei giovani, la dinamica della preghiera, la natura dell’anima e la vita dopo la morte.
2.2 Comunità con espansione su larga scala ma con risorse umane estremamente limitate
Un secondo modello sta emergendo, soprattutto nei paesi che hanno avuto un’espansione su larga scala prima del Piano quadriennale, ma le cui risorse umane sono rimaste estremamente limitate. In questi paesi gli istituti si occupano di condurre corsi di durata fissa, da qualche giorno a varie settimane, che trattano un insieme di argomenti fondamentali di approfondimento e aiutano i partecipanti ad acquisire alcune competenze. Generalmente gruppi di venti, trenta persone si incontrano in una località centrale e sono formati nella speranza che, al ritorno, rafforzino, a loro volta, le proprie comunità locali. Imparare a proporre un corso a più gruppi, l’uno dopo l’altro, mantenendone vivo l’entusiasmo giorno dopo giorno, è in se stesso un considerevole passo avanti per questi istituti. È confortante osservare che un certo numero di essi sta rapidamente conseguendo la capacità di svolgere questo compito.
Nel contesto dell’entrata in truppe, comunque, gli istituti che conducono i corsi solo in una sede centrale hanno evidenti limitazioni. In un paese nel quale ci sono diverse migliaia di credenti e il peso maggiore del lavoro per la Fede è sostenuto da un piccolo gruppo, un corso di istituto della durata di qualche settimana, ripetuto quattro o cinque volte l’anno, può raddoppiare o triplicare il numero degli operatori in campo, ma ciò non fornisce le risorse umane necessarie per dare inizio a un processo di crescita accelerata sostenibile. Dopo aver attraversato questa prima fase, l’istituto deve, dunque, affrontare la sfida di raggiungere un maggior numero di credenti. In molti paesi che si trovano in questa categoria, gli amici sono già consapevoli di questa necessità, ma la conquista del necessario livello di capacità istituzionale non si sta dimostrando una cosa facile. A questo riguardo La Casa Universale di Giustizia ha dato le seguenti istruzioni al Centro Internazionale per l’Insegnamento:
Ora che molti istituti hanno superato la loro fase iniziale, i Consiglieri possono aiutarli a diventare più efficienti facendo loro notare la necessità di raggiungere con i loro corsi un crescente numero di studenti. Preparare qualche corso per un piccolo numero di credenti, anno dopo anno, sarebbe un infelice uso delle proprie limitate risorse finanziarie per un istituto che nel suo bilancio debba considerare anche la retribuzione di diversi collaboratori a tempo pieno. Anche in questo caso, però, si deve prendere in attenta considerazione il parametro del costo di ogni corso per ogni studente. All’inizio, mentre gli istituti imparano ad attirare gli studenti e a gestire i corsi, ci si deve aspettare che i costi siano abbastanza alti.13
Poiché non si riuscirebbe a radunare un gran numero di credenti in una sede centrale per formarli, si devono escogitare soluzioni alternative. Una possibilità è che gli istituti creino sedi distaccate nelle diverse regioni, possibilità accennate nei messaggi sul Piano quadriennale. In questa fase, alcuni istituti riescono a realizzare una o due sedi distaccate. Però, la conduzione di molti di questi centri, ognuno con le proprie attrezzature e strutture amministrative, va al di là dei mezzi finanziari della maggior parte delle comunità:
La sfida principale che vi si presenta è quella di aiutare centinaia e poi migliaia di amici in Haiti a iscriversi ai vostri programmi e a studiare una serie di corsi ben definiti. Chiaramente non potete riuscirci invitandoli tutti in una sede centrale. Naturalmente sarebbe possibile istituire una o più succursali del vostro istituto nazionale. Ma un progetto che miri a raggiungere un rilevante numero di studenti istituendo molti centri, ciascuno dotato di attrezzature e strutture amministrative proprie, sarebbe eccessivamente costoso.14
Sta diventando evidente, dunque, che questi istituti devono scoprire metodi più innovativi per espandere la loro diffusione.
2.3 Comunità con espansione su vasta scala e qualche precedente capacità di formazione
Un terzo modello degno di nota si sta sviluppando in alcune comunità nazionali che, avendo avuto un’espansione su vasta scala, avevano già acquisito una certa capacità di formazione prima del Piano quadriennale. Il sistema realizzato in queste comunità da istituti nazionali o da una rete di istituti regionali, coordinati a livello nazionale, è composto da quattro elementi: una serie di corsi corredato di materiale ben preparato e distribuito a ogni studente, un piccolo circolo di studio composto solitamente da otto/dieci persone, un facilitatore o docente formato come insegnante dei corsi e alcuni piani di coordinamento a livello nazionale e regionale.
LA SEQUENZA DEI CORSIMan mano che si acquisterà un’esperienza mondiale, saranno certamente sviluppate diverse serie di corsi che corrispondano alle esigenze dei diversi settori della società. Nessuno deve sottovalutare la complessità del lavoro di progettare le varie sequenze e di elaborare il materiale. Tutto questo deve seguire una certa logica per poter riuscire ad accrescere le necessarie risorse umane. Non è difficile compilare semplicemente una lista di temi che gli amici devono studiare, alla luce degli insegnamenti che si trovano negli Scritti. L’ordine in cui questi temi devono essere presentati, il loro nesso con l’acquisizione di competenze per impegnarsi in azioni di servizio e il modo in cui lo studio dev’essere abbinato allo sviluppo della perfezione interiore sono questioni pedagogiche che sono meglio definite grazie a una sistematica esperienza educativa. Per esempio, la comprensione dei principi sui quali si fondano l’istitu-zione e il funzionamento dell’Assemblea Spirituale Locale è di massima importanza per i bahá’i. Ci si deve chiedere, però, se un corso su questo argomento condotto da credenti la cui conoscenza della Fede è estremamente limitata e che non hanno ancora studiato quelle verità spirituali che formano l’identità bahá’i possa essere valido. È da notare che, in pratica, quando gli istituti ignorano i principi pedagogici attinenti, non riescono a mantenere vivo l’interesse degli studenti e il livello di frequenza ai corsi si abbassa.
I CIRCOLI DI STUDIOPrima di esaminare il secondo componente del sistema, e cioè il circolo di studio, bisogna notare che gli istituti di formazione non hanno il compito di approfondire l’intera comunità. Il loro compito è di occuparsi di una percentuale di credenti che hanno desiderio di apprendere e volontà di insegnare agli altri e approfondirli. In risposta alla proposta di un istituto che comprendeva obiettivi diretti a raggiungere la maggioranza dei credenti, in una lettera scritta a nome della Casa di Giustizia, è stato spiegato quanto segue:
La Casa di Giustizia si è sentita particolarmente rincuorata nel vedere, dalla vostra proposta, che intendete formare nelle città e nei villaggi del paese dei «circoli di studio» che comprendano da sei a dieci credenti che seguano una serie di corsi base assieme a un docente. Con questo approccio sperate di raggiungere un gran numero (di credenti) con i vostri programmi di istituto. Sembra, però, che l’obiettivo numerico che vi siete posti, incominciando dal terzo anno del funzionamento dell’istituto, sia troppo alto. Si deve tenere a mente che lo scopo dell’istituto è di elevare al livello di risorse umane una certa percentuale degli amici i quali, a loro volta, insegnino a molti credenti e li approfondiscano. Quando avrete raggiunto gli obiettivi dei primi due anni, che sono anch’essi ambiziosi ma raggiungibili, allora potrete valutare la situazione e fissare obiettivi realistici per il terzo e il quarto anno.15
Gli istituti di questa categoria cercano di identificare in ogni località da otto a dieci fra i credenti più capaci, generalmente persone giovani con una certa educazione formale, e poi li aiutano a procedere attraverso la sequenza di corsi che è stata scelta. Ciò si è dimostrato possibile anche quando la maggior parte dei credenti è illetterata. Lavorando con questi gruppi, gli istituti hanno imparato a evitare due estremi: da un lato, sottovalutare la capacità degli amici e sacrificare la profondità per un eccessivo desiderio di semplicità e, dall’altro, aspettarsi troppo e non riconoscere la necessità di adattare il ritmo dei corsi al livello educativo dei partecipanti.
Nei paesi nei quali il sistema qui descritto sta prendendo forma, si è imparato molto su come motivare e far durare a lungo un circolo di studio. Per esempio, sta diventando evidente che si devono assicurare attività fuori programma (curriculum), particolarmente nel campo dell’arricchimento culturale. Inoltre, anche se un gruppo potrebbe continuare a studiare con lo stesso docente per tutta la sequenza dei corsi, sembra sia meglio che ogni corso abbia un inizio ufficiale e un evento che ne celebri il felice completamento. Una certa formalità si sta dimostrando essenziale ma il suo livello varia da paese a paese. In alcune parti del mondo, per esempio, la cultura sembra essere sensibile a esami e voti e addirittura richiederli.
Un punto importante da tenere in considerazione è che questi gruppi di studio non sono classi locali di approfondimento o istituti locali, ma elementi di un sistema di apprendimento a distanza amministrato da un istituto nazionale o regionale. Il concetto degli «istituti locali» ha creato qualche confusione all’inizio del Piano quadriennale e la Casa di Giustizia ha dato il seguente chiarimento:
Perché la realizzazione di un istituto di formazione diventi un’impresa fattibile e utile, deve chiaramente svolgersi in una zona con un numero abbastanza alto di credenti. Inoltre, lo sviluppo di programmi (curriculum) efficaci per aumentare le risorse umane che accelerino il processo dell’entrata in truppe non è, in realtà, un compito che possa essere intrapreso da piccole comunità bahá’i. Generalmente parlando, per concepire programmi ben organizzati e formalmente eseguiti, si deve poter attingere alle risorse di una comunità nazionale o almeno di una regione abbastanza grande. Anche se è probabile che, man mano che le comunità locali cresceranno, ce ne saranno di abbastanza grandi da avere i loro istituti indipendenti, a questo punto, come avrete supposto, questi istituti corrono il rischio di trasformarsi in classi di approfondimento che, naturalmente, sono di cruciale importanza e sono un’attività che ogni comunità locale deve intraprendere.
Questo, però, non significa che i corsi di un istituto nazionale o regionale non debbano essere proposti a livello locale. Infatti, una grande percentuale di istituti nazionali e regionali che emergono nel mondo organizzano i loro programmi in modo che molti dei loro corsi siano portati avanti in comunità locali da credenti formati come insegnanti o facilitatori.16
Man mano che un gruppo di studio progredisce nella sequenza dei corsi, aumenta la capacità di ogni membro di servire la Fede e varie istituzioni e organismi intervengono per aiutare i partecipanti a mettere in pratica ciò che hanno appreso. Nel seguente brano di una lettera scritta a nome della Casa di Giustizia questa impresa è elogiata:
Il piano di azione che avete concepito per i prossimi mesi e i traguardi numerici, attentamente correlati e ben valutati, che avete stabilito sono una chiara evidenza che, l’anno scorso, avete acquisito una preziosa esperienza. Se continuerete infaticabili nei vostri sforzi, aumenterete costantemente, nella vostra comunità nazionale, la capacità di accompagnare un gran numero di credenti in una serie ben definita di corsi, aiutandoli ad acquisire le necessarie capacità di servizio. Poiché il primo corso della serie mette in rilievo l’identità spirituale e la preghiera, la Casa di Giustizia loda la vostra decisione di aumentare, contemporaneamente alla formazione di circoli di studio, il numero delle comunità locali nelle quali si tengono riunioni di preghiera. Anche nelle comunità nelle quali l’Assemblea Spirituale Locale non funziona deve essere possibile realizzare riunioni del genere, grazie all’iniziativa di coloro che partecipano ai circoli di studio.17
FACILITATORIIl terzo componente del sistema preso in considerazione è il facilitatore. Questi istituti danno inizio ai loro programmi formando come facilitatori alcuni credenti già approfonditi nella Fede. Ciò li mette in grado di formare dei gruppi di studio e di impostare i programmi su solide basi. Eppure l’espansione del sistema dipende dalla formazione di un numero sempre maggiore di facilitatori fra i partecipanti stessi. Ancora una volta la sfida è quella di cogliere il giusto equilibrio. È controproducente esigere dai facilitatori una qualità di lavoro così alta che solo pochi riescano a soddisfarne lo standard, sfociando in un sistema con una diffusione insufficiente. D’altra parte, anche un’indiscriminata selezione di facilitatori, nella quale tutti siano invitati a formare un gruppo di studio, al completamento di uno o due corsi, si dimostra inefficace e porta al crollo del sistema:
L’efficienza dei facilitatori è cruciale per il successo degli sforzi dell’istituto. Essi devono essere formati sia su come facilitare i corsi, sia su come mantenere la coesione dei gruppi che studiano nelle città e nei villaggi di tutto il paese. Perciò l’isti-tuto deve fare sforzi concreti per acquisire la capacità di dirigere e formare un crescente numero di facilitatori, migliorando costantemente la qualità del loro insegnamento.18
COORDINAMENTOIl quarto elemento, cioè, un efficiente coordinamento, si sviluppa su due livelli. A livello nazionale ci si preoccupa dell’effi-cacia dei corsi, di trasmettere nel paese l’entusiasmo per la formazione e di preparare e diffondere informazioni sull’istituto, incluso il numero dei partecipanti nel sistema e un resoconto dei risultati ottenuti. A livello regionale, e più vicino ai gruppi di studio, i compiti dei coordinatori includono: formare i facilitatori, seguire il loro progresso nei villaggi e nelle città, assicurarsi della disponibilità del materiale e organizzare convegni e seminari per uno scambio di esperienze. Quanto al coordinamento a livello nazionale la Casa di Giustizia afferma:
È, quindi, della massima importanza che continuiate, con sostenuto zelo e scrupolosa attenzione, a sviluppare la capacità dei vostri istituti di formare un crescente numero di credenti. A questo proposito dovrete essere sicuri che la vostra visione del-l’incremento delle risorse umane in quella vasta terra sia compresa e condivisa da tutti coloro che sono coinvolti in questa impresa vitale e che con vari mezzi, come la regolare diffusione di notizie dei successi dei vostri istituti, l’entusiasmo degli amici sia intensificato e sostenuto.19
INTEGRAZIONE DEL METODOA questo punto si deve notare che questo sistema non è necessariamente organizzato fin dall’inizio nel modo qui descritto. In molti paesi la strategia iniziale è stata quella di impegnare in una particolare regione un gruppo di insegnanti dell’istituto, assegnando a ciascuno di loro un certo numero di città e di villaggi. Il primo corso del programma dell’istituto è, perciò, svolto per un periodo di quattro o cinque giorni consecutivi con un gruppo di credenti interessati. Alla fine l’insegnante si sposta in un’altra località e ripete il corso con un nuovo gruppo. Quando il numero di coloro che hanno completato il primo corso è abbastanza alto, gli insegnanti ritornano per aiutarli a seguire il secondo corso. Con il progredire del processo, i credenti capaci nelle città e nei villaggi si levano per fare da facilitatori e formare gruppi di studio di permanenza più lunga che si riuniscono regolarmente per un periodo esteso.
Questi quattro elementi, sviluppati metodicamente e ben integrati, creano un sistema che si è dimostrato capace di raggiungere un gran numero di persone a un costo accessibile per studente. La seguente esposizione, da una lettera scritta da parte della Casa di Giustizia, dà un’idea della crescita di questo sistema:
La Casa di Giustizia è stata lieta di notare che, fino al mese di ottobre 1997, più di novecento credenti in Tamil Nadu hanno partecipato al primo corso del programma dell’istituto nazionale e che circa duecento sono riusciti a completare il secondo corso. Si presume che una percentuale di questi andranno avanti con il terzo corso mentre il numero che si iscrive al programma continuerà a crescere. Questo è veramente un processo di sviluppo delle risorse umane molto promettente per una comunità in rapida espansione perché lo sviluppo delle risorse umane in India può essere paragonato alla costruzione di una piramide in espansione la cui base deve essere costantemente allargata. Un numero crescente di amici si iscrive per partecipare al primo corso fondamentale e una percentuale relativamente significativa è poi aiutata ad arrivare a corsi sempre più alti acquistando così le necessarie capacità di servizio.20
2.4 Lo sviluppo socio economicoVale la pena notare che, attenendosi alle direttive della Casa di Giustizia, l’Ufficio per lo sviluppo socio-economico sta aiutando alcuni istituti ad aggiungere un’ulteriore dimensione alle loro funzioni, e cioè, la formazione nell’ambito dello sviluppo ed eventualmente anche dell’amministrazione di progetti di sviluppo. Per il momento l’assistenza si limita a pochi paesi. Questo implica l’avanzamento delle capacità istituzionali di un istituto a un nuovo livello nel quale abbia un grado di autonomia molto più ampio:
Ora che le basi per una nuova fase del lavoro dell’istituto sono state poste, la Casa di Giustizia esorta la vostra Assemblea a dare all’istituto l’autonomia necessaria per un corretto funzionamento. Lo sviluppo delle risorse umane per l’espansio-ne, il consolidamento e lo sviluppo socio-economico e l’effi-ciente amministrazione di progetti di sviluppo non sono facili compiti e l’istituto avrà bisogno di libertà di azione per imparare dai propri tentativi e continuare a migliorare il proprio lavoro.21
L’aggiunta di questa nuova dimensione al lavoro degli istituti è messa in pratica con grande impegno. Dal momento che le attività correlate allo sviluppo implicano spesso l’utilizzo di fondi di origine non bahá’i, si deve istituire un sistema finanziario per tenere meticolosamente conto delle varie voci di spesa. Inoltre, una volta che un istituto è coinvolto nello sviluppo, deve interagire con le agenzie di governo e le organizzazioni della società civile [del volontariato] spesso stabilendo con loro un rapporto di collaborazione. Tutto ciò richiede un livello di maturità che si può raggiungere soltanto attraverso costanti sforzi ed esperienza. Nei luoghi dove il lavoro si sta muovendo in questa direzione, incomincia a emergere il profilo di un’istituzione capace di portare avanti una serie di attività molto complesse e sta prendendo forma l’emozionante visione di un dinamico centro di apprendimento.
3. Avanzamento del processo dell’entrata in truppe
Un inevitabile interrogativo, a metà del Piano quadriennale, è quale effetto questo impressionante e rapido sviluppo della capacità istituzionale di educazione spirituale degli amici avrà sul processo dell’entrata in truppe in tutto il mondo. In conclusione, l’efficacia del programma di un istituto deve essere calcolata dalla crescita della comunità da esso servita. Ma le aspettative devono rimanere a un livello ragionevole mentre su realizza sistematicamente il potenziale dell’istituto. Se le comunità nazionali si pongono traguardi troppo limitati e si accontentano di proporre qualche corso a un numero limitato di credenti, anno dopo anno, non si sviluppa la necessaria dinamica di crescita. Tuttavia, specialmente nella fase iniziale, sarebbe controproducente imporre richieste irragionevoli agli istituti di formazione e a coloro che partecipano ai loro programmi. Ciò che è necessario è una tenace determinazione di moltiplicare costantemente le risorse umane, assieme alla determinazione di avvalersi di ogni opportunità di espansione.
3.1 Aumento delle risorse umaneRisultati chiaramente apprezzabili potranno essere conseguiti soltanto se gli istituti riusciranno a formare un gran numero di insegnanti della Causa e di lavoratori attivi. Ciò che costituisce un significativo aumento delle risorse umane, naturalmente, è diverso da paese a paese. In India, la più grande comunità bahá’i, già più di diecimila credenti hanno preso parte al programma del primo corso dell’istituto nazionale. Sebbene questo sia un risultato straordinario, le istituzioni della Fede nel paese sono ben consapevoli che, per formare anche solo il dieci per cento dell’intera popolazione bahá’i, sarà necessario far partecipare circa duecentomila persone. Sebbene non siano paragonabili alla dimensione del-l’India, in molte comunità del mondo ci sono decine di migliaia di bahá’i dei quali, in questo momento, solo una piccola frazione può essere annoverata fra i promotori attivi della Fede. Aiutare un numero abbastanza alto di credenti a trasformarsi per mezzo di una serie di corsi è un’enorme sfida per ogni comunità. La Casa di Giustizia sottolinea l’importante concetto che il fatto di accettare questa sfida, e incrementare così il numero di credenti che hanno una forte identità bahá’i e un impegno ad insegnare la Causa, costituirebbe in se stesso un avanzamento del processo dell’entrata in truppe:
…se vorrete realizzare le vostre aspirazioni per la Causa in Guyana durante il Piano quadriennale, dovrete ulteriormente analizzare, in consultazione con i Consiglieri, ciò che, per la vostra comunità, significa fare un considerevole passo avanti nel processo dell’entrata in truppe. È comprensibile che non vogliate ripetere la procedura con la quale, in passato, avete raggiunto un’espansione su vasta scala, tuttavia, in qualunque forma l’entrata in truppe si realizzi in futuro nel vostro paese, è chiaro che l’accrescimento delle vostre capacità di formare al servizio della Causa una certa percentuale dei credenti è un presupposto inevitabile. Invero, considerando che solo una piccola parte dei circa 56.000 bahá’i in Guyana può essere considerata sostenitrice attiva della Fede, l’atto stesso di formare qualche migliaio di credenti, e aumentare così il numero di persone con una forte identità bahá’i e l’impegno di insegnare la Causa costituirebbe in se stesso un avanzamento del processo dell’entrata in truppe.22
3.2 Accelerazione dell’espansioneUna straordinaria opportunità per accrescere le sue risorse umane su vasta scala è ora chiaramente a portata della comunità bahá’i. Per poterne approfittare ci deve essere un’ulteriore sollecitudine da parte delle istituzioni – le Assemblee Spirituali Nazionali e le loro agenzie, da una parte, i Consiglieri con i loro membri ausiliari, dall’altra – per far sì che le energie degli amici siano dirette verso qualche forma di servizio attivo per la Fede:
...man mano che gli amici progrediscono costantemente, attraverso una serie di corsi sistematici, aumentando la loro conoscenza e le loro competente, sarà compito della vostra Assemblea assicurarsi che le loro energie e i loro talenti siano rivolti verso una qualche forma di servizio attivo per la Fede. Ciò dovrà essere fatto in modo tale che essi non siano né sovraccaricati di responsabilità, né poco stimolati, ma che sia data loro la possibilità di conseguire una graduale fiducia nelle loro capacità di servizio e di dare un contributo personale al raggiungimento dell’obiettivo centrale del Piano quadriennale.23
L’immediato risultato di questo incremento delle risorse umane sarà senza dubbio un’intensificazione delle attività di insegnamento intraprese per iniziativa di singoli credenti, iniziativa che deve essere alimentata dalle istituzioni:
Per far crescere la vostra comunità con un ritmo adeguato alla ricettività del popolo panamense, la vostra Assemblea deve considerare con meticolosa attenzione certe sfere dell’attività bahá’i in tutto il paese. Una delle forze fondamentali che sollecita la crescita è l’insegnamento intrapreso dagli amici per propria iniziativa. Tuttavia per poter ben progredire, l’insegna-mento personale deve essere stimolato dalle istituzioni; deve essere incoraggiato dalle Assemblee Spirituali Nazionali e Locali, da una parte, e dai Consiglieri e dai loro membri ausiliari, dall’altra. Gli amici, dovunque siano, hanno bisogno di incoraggiamento. Si devono tenere riunioni regolari a vari livelli per mantenere e aumentare il loro entusiasmo per l’insegna-mento. Si devono creare opportunità per raccontare agli altri la storia dei successi che hanno conseguito e i metodi che hanno usato in modo da arricchirsi reciprocamente. Deve essere messa a loro disposizione molta letteratura e molto materiale di insegnamento. Senza sforzi simultanei di questo tipo, è difficile aumentare costantemente il numero dei credenti che svolgano il proprio sacro compito di insegnare.24
I progetti di insegnamento locali sono un ulteriore canale verso il quale dirigere le energie degli amici che usufruiscono dei programmi degli istituti:
In Perù lo sviluppo delle comunità locali è tanto importante quanto la promozione dell’insegnamento personale e, particolarmente, l’aumento della capacità di effettuare piani di insegnamento. Lavorando in stretta collaborazione con i Consiglieri, dovrete considerare come potrete costantemente aumentare il numero delle Assemblee Spirituali Locali capaci di progettare e concretizzare piani nei quali si utilizzino i talenti degli amici, moltiplicando così le loro energie in quanto sono uniti in un’azione collettiva.25
Per quanto essenziali siano i progetti locali, tuttavia, si deve considerare che, a questo punto della storia della Fede, la maggior parte dei credenti vive in comunità nelle quali le Assemblee Spirituali Locali sono soltanto istituzioni in fase iniziale. Per questo motivo, in molti paesi, si deve dare ora importanza alla realizzazione di progetti che si concentrino su una regione piccola, generalmente un gruppo di villaggi con una o due città. Anche se la maggioranza degli istituti ha a malapena incominciato il proprio lavoro, in più di una regione gli effetti dello sviluppo delle risorse umane sono ben visibili nell’entusiasmo per il servizio dei gruppi che hanno partecipato ai corsi. Senza dubbio il numero di queste regioni si moltiplicherà rapidamente nei prossimi mesi ed è cruciale organizzare immediatamente progetti di insegnamento in tutte le regioni nelle quali l’istituto esercita la sua influenza.
Per diversi anni il Centro Internazionale per l’Insegnamento ha lanciato progetti di questo tipo sotto il nome di «Progetti di insegnamento a lungo termine». Il risultato è che nel mondo bahá’i c’è ora un’ampia esperienza che si può condividere subito fra le comunità nazionali grazie ai Consiglieri. Questi progetti, pur mirando a far entrare nella Fede un gran numero di persone a un ritmo accelerato, non si preoccupano unicamente di arruolamento, né l’insegnamento è eseguito in maniera superficiale. Essi includono una complessa serie di attività correlate per l’espansione e il consolidamento, che, congiuntamente, comportano un regolare afflusso di nuovi credenti. Precisamente, si fa ogni sforzo per inserire nei programmi dell’istituto una notevole percentuale di amici appena dichiarati, allargando così la base delle risorse umane nella regione.
I compiti che i Consiglieri e le Assemblee Spirituali Nazionali hanno davanti a sé sono complessi e urgenti. Da una parte, continueranno a rafforzare gli istituti e far sì che un crescente numero di credenti tragga vantaggio dai loro programmi. Dall’altra, sosterranno e incoraggeranno gli amici nei loro progetti di insegnamento individuale, assisteranno le Assemblee Spirituali Locali a dar vita a piani di insegnamento e attueranno progetti a lungo termine in una regione dopo l’altra. Tutti gli elementi necessari sono al posto giusto, il proscenio è pronto e c’è ogni ragione per credere che l’effetto combinato di tutti questi sforzi condurrà alla realizzazione della spinta maggiore del Piano quadriennale.
Note bahá’í, anno XVI, n. 7 (settembre 1998), p. 1-6.
51Nel messaggio del Ridvan 153 la Casa Universale di Giustizia ha posto la realizzazione e lo sviluppo degli istituti di formazione nel contesto dei notevoli cambiamenti che caratterizzeranno il progresso della Fede in questo periodo della storia bahá’i:
I prossimi quattro anni saranno un periodo speciale della storia della nostra Fede, una svolta di dimensioni epocali. Quello che ora gli amici di tutto il mondo sono invitati a fare è dedicare se stessi, le proprie risorse mentali, i propri talenti e il proprio tempo allo sviluppo di una rete di istituti di formazione su scala mai prima sperimentata.1
Nell’esaminare lo sviluppo degli istituti di formazione nel corso del Piano quadriennale, siamo stupiti di constatare in quale misura questa visione sia stata realizzata. La rete di istituti di formazione che avvolge il globo è di circa trecentocinquanta in centosettanta paesi e quasi centomila credenti hanno partecipato almeno a un corso dell’istituto. La portata di questo esito positivo trova un suo parallelo soltanto nell’«incalcolabile potenziale» che essa auspica per l’acceleramento del processo dell’entrata in truppe.
Lo scopo degli istituti di formazione era stato chiarito ed elaborato nel documento dell’aprile 1998 intitolato «Istituti di formazione», un documento preparato e approvato dalla Casa Universale di Giustizia. Basandosi su questa delucidazione del processo del-l’istituto, le comunità nazionali hanno incominciato a concentrare gli sforzi sull’elaborazione di una sequenza di corsi mirati a generare negli amici la capacità e l’impegno per compiere atti di servizio. Un maggior accento era stato posto sul decentramento del processo dell’istituto in modo da raggiungere un numero sempre maggiore di credenti. Gli ultimi due anni sono stati testimoni non solo dell’espansione degli istituti di formazione in tutto il mondo ma anche di un più profondo apprezzamento, in tutto il mondo bahá’i, del singolare e vitale ruolo che gli istituti devono avere nella promozione della crescita sistematica.
Questo documento offre un esame dello sviluppo del processo dell’istituto dalla pubblicazione del documento dell’aprile 1998 in poi. L’analisi è strutturata secondo le norme date dalla Casa di Giustizia alle Assemblee Spirituali Nazionali negli ultimi due anni sull’ar-gomento degli istituti di formazione. È composta di quattro sezioni:
1. Esperienza del processo dell’istituto3. Sistematicità dell’insegnamento (programmi di crescita di area)
4. Sfide che gli istituti di formazione devono affrontare
4.1 Qualità ed efficaciaNel messaggio del Ridvan 156 la Casa Universale di Giustizia si riferiva alla «dimostrata efficacia degli istituti di formazione». Per comprendere meglio il vasto potenziale degli istituti e il loro impatto sul progresso della Fede, potrebbe essere utile considerare gli elementi che caratterizzano un efficace istituto di formazione. Quale struttura amministrativa si è dimostrata capace di implementare i programmi dell’istituto? Quale grado di collaborazione fra le istituzioni della Fede ha aiutato a promuovere il processo dell’istituto? Sono stati assimilati alcuni principi per lo sviluppo del curriculum? C’è un sistema di diffusione che si è dimostrato particolarmente efficace? Per rispondere a queste e ad altre domande offriamo qui l’e-sperienza di comunità nazionali di tutto il mondo le quali, con la guida della Casa di Giustizia, hanno fatto passi avanti nello sviluppo degli istituti di formazione con straordinaria rapidità e ampi risultati.
Il documento «Istituti di formazione», presentato dalla Casa di Giustizia alla Convenzione internazionale del 1998, descriveva le modifiche nelle comunità nazionali e come l’istituto di formazione avrebbe potuto acquisire forme diverse a seconda delle caratteristiche dei vari paesi e della natura e misura della loro comunità bahá’i. Comunque l’osservazione più rilevante che si possa fare nell’analizzare la crescita degli istituti di formazione nel mondo negli ultimi due anni è che ci sono considerevoli paralleli fra i programmi che hanno avuto maggior successo e che, nello sviluppo degli istituti di formazione, c’è una direzione comune di pensiero e di azione emersa dall’ese-cuzione dell’attenta guida della Casa di Giustizia in questa impresa mondiale.
1.1 Struttura amministrativaNella maggior parte dei paesi del mondo la struttura amministrativa fondamentale degli istituti di formazione si è basata sulla realizzazione di un istituto nazionale con un suo direttivo. In alcune comunità nazionali con una popolazione bahá’i abbastanza numerosa o sparsa su una grande area geografica, e generalmente laddove esistono i Consigli regionali bahá’i, sono stati organizzati istituti regionali con il proprio direttivo. Nella maggioranza di questi casi le Assemblee Spirituali Nazionali hanno stabilito che il direttivo dell’istituto rispondesse ai Consigli regionali mentre le Assemblee Nazionali hanno tracciato un piano d’azione e norme per lo sviluppo del processo dell’istituto in generale.
I direttivi degli istituti di formazione di tutto il mondo hanno assunto la loro responsabilità con efficacia, eseguendo le loro funzioni con la supervisione o dell’Assemblea Nazionale o dell’appropriato Consiglio regionale e hanno dimostrato di aver ben compreso la natura del loro ruolo. Le persone incaricate del direttivo dell’istituto devono essere preparate a conoscere le sfide e le prospettive di uno sviluppo delle risorse umane, devono essere consapevoli della necessità di focalizzarsi sulla formazione ed essere capaci di lavorare efficientemente in piccoli gruppi. La collaborazione dei due rami dell’Ordine amministrativo nel processo di nomina si è dimostrato essenziale.
Se si nomina un direttivo, i suoi membri devono essere scelti dall’Assemblea Spirituale Nazionale in consultazione con i Consiglieri e con il loro pieno sostegno…2
Quando i Consiglieri, le Assemblee Nazionali e il direttivo dell’istituto studiano come offrire i corsi a un numero crescente di credenti, generalmente si solleva la questione della necessità di una struttura amministrativa. La Casa di Giustizia ha consigliato di non istituire un elaborato sistema di diramazioni regionali che può rivelarsi costoso e richiedere ugualmente che i credenti si rechino in una località centrale:
…in questa fase del vostro lavoro per creare risorse umane non è necessario fondare ramificazioni regionali, che, generalmente, comportano un costo elevato sia per il mantenimento del luogo e l’attrezzatura, sia per le spese di trasporto, vitto e alloggio da parte dei partecipanti.3
Piuttosto che ramificazioni regionali, una struttura che si è dimostrata efficiente è stata quella di nominare dei coordinatori regionali che si curino della diffusione dei corsi dell’istituto nelle comunità locali della regione. Man mano che in una zona il numero di circoli di studio aumenta, i coordinatori regionali sono necessari per incoraggiare e sostenere l’impegno degli insegnanti, per promuovere un’ulteriore moltiplicazione dei circoli si studio e per coordinare il lavoro dell’istituto con le istituzioni della zona.
In alcune comunità nazionali c’è stata una proliferazione di attività alle quali ci si è riferiti come «istituti». È stato necessario chiarire che queste iniziative locali, per lo più focalizzate sull’ap-profondimento, benché apprezzabili, non erano «istituti» nel senso indicato dalla Casa di Giustizia. A questo proposito è importante fare una distinzione fra queste iniziative e la diffusione dei corsi dell’istituto a livello locale come parte di un programma nazionale o regionale che offra una formazione a un crescente numero di credenti. La Casa di Giustizia spiega:
Man mano che i credenti acquisteranno una più chiara comprensione dello scopo della Casa di Giustizia nella raccomandazione di dar vita agli istituti, queste attività locali saranno gradualmente collegate, come ramificazioni o gruppi di studio, a un istituto regionale che raggiungerà una popolazione molto più ampia. In questo contesto, la definizione di una regione sarà necessariamente diversificata ...Inoltre, con il rafforzamento degli istituti regionali, il concetto dell’istituto di formazione diventerà, nella mente degli amici, sempre più distinto da quello di classe di approfondimento locale o di gruppo di insegnamento.4
1.2 CollaborazioneNel messaggio di Ridvan 153 e in altre lettere, la Casa di Giustizia raccomanda una stretta collaborazione fra i due rami dell’Amministrazione per sviluppare gli istituti. Analizzando la crescita e il progresso degli istituti di formazione durante il Piano quadriennale, una delle conclusioni più rilevanti è stata l’importanza della consultazione fra i Consiglieri e le Assemblee Spirituali Nazionali sull’orientamento e sul funzionamento degli istituti di formazione. Nella misura in cui una stretta collaborazione è stata raggiunta, si è creata un’equivalente probabilità che il processo del-l’istituto di formazione fosse saldamente fondato nei parametri di guida della Casa di Giustizia e avesse avuto successo nel formare un insieme di sostenitori della Fede saldi e attivi.
In una comunità nazionale deve esserci, fra i Consiglieri e l’As-semblea Spirituale Nazionale, una visione comune sulle caratteristiche e sull’orientamento del processo dell’istituto. Ciò è stato raggiunto laddove c’è stato un «intimo coinvolgimento nelle pianificazioni dell’istituto» da parte dei Consiglieri e dei loro ausiliari. Inoltre, la collaborazione dei Consiglieri con i Consigli regionali bahá’í che hanno il compito di amministrare gli istituti di formazione regionali ha offerto a questo ramo dell’Amministrazione l’opportunità di espandere il suo sacro scopo di diffondere le Fragranze divine e di promuovere l’apprendimento. Come è spiegato nel messaggio del Ridvan 153, il carattere degli istituti «si armonizza con le responsabilità educative dei membri del Consiglio Ausiliare».5
La Casa di Giustizia ha specificato in diverse occasioni la necessità di una continua collaborazione fra i due rami dell’Am-ministrazione:
La cosa richiede un’intensificazione della collaborazione fra i Consiglieri continentali e le Assemblee Spirituali Nazionali. Infatti il successo di questi istituti di formazione dipenderà in stragrande misura dall’attivo coinvolgimento dei Consiglieri continentali e dei membri del Consiglio ausiliare nelle loro operazioni. In particolare i membri del Consiglio ausiliare dovranno tenere uno stretto rapporto operativo con gli istituti…6
Per la preparazione e l’approvazione del piano annuale e del budget per gli istituti, si deve raggiungere un processo di decisione in consultazione fra voi e i Consiglieri. Questo, naturalmente, comporta, in ogni caso, una stretta collaborazione fra i Consiglieri e gli istituti o i direttivi degli istituti…7
Nel funzionamento dei direttivi degli istituti di formazione abbiamo visto come l’intima collaborazione dei due rami dell’Amministra-zione e, in particolare, la partecipazione dei membri del Consiglio ausiliario, abbia risposto alle aspettative della Casa di Giustizia che «lo stretto coinvolgimento nell’operazione dell’istituto deve diventare ora parte delle funzioni in evoluzione di questi funzionari della Fede».8
Da queste direttive si può osservare che è pienamente accettabile che membri del Consiglio ausiliare siano nominati dal-l’Assemblea Nazionale, in accordo con i Consiglieri, membri del direttivo di un istituto. Naturalmente la loro partecipazione al lavoro dell’istituto non si limita a far parte del direttivo. Come osservato nella lettera, molti serviranno anche come coordinatori e come insegnanti. Saranno essi stessi che, in consultazione con il Consigliere direttamente interessato, dovranno decidere se svolgere queste funzioni a tempo pieno.9
I membri del Consiglio ausiliare servono nei direttivi di istituto nella maggior parte dei paesi. Tuttavia, un maggior progresso si è notato laddove è stata pienamente seguita la guida della Casa di Giustizia sul ruolo determinante dei membri del Consiglio nello sviluppo del processo dell’istituto.
Nei paesi dove esistono i Consigli regionali bahá’i, una stretta interazione fra un Consiglio e un istituto di formazione è di importanza vitale e può produrre «una galvanizzante coerenza dei processi che determinano l’espansione e il consolidamento in una regione» e «il collegamento pratico dei servizi formativi degli istituti con le necessità di sviluppo delle comunità locali».10
1.3 CurriculumIl curriculum scelto dal direttivo dell’istituto, in consultazione con l’Assemblea Spirituale Nazionale e i Consiglieri, è la parte vitale dell’istituto di formazione.
Considerando l’esperienza fin qui acquisita, siete sollecitati a impostare, in consultazione con i Consiglieri e i membri del Consiglio, una sequenza di corsi mirati a dotare gli amici della vostra comunità di una presa di coscienza spirituale, di sapienza e di abilità necessarie per servire la Fede con crescente efficacia.11
Poiché ogni curriculum è uno strumento per conseguire obiettivi educativi, il più efficace curriculum per gli istituti si è dimostrato quello che veramente prepara i credenti al servizio nel campo dell’espansione e del consolidamento. Nei primi tempi del Piano quadriennale fu chiaro in molti paesi che, benché l’approfondi-mento fosse essenziale e dovesse continuare, lo studio approfondito di un testo o di un argomento specifico negli istituti non avrebbe ottenuto il risultato di mobilizzare un gran numero di bahá’i a diventare insegnanti attivi. Naturalmente ci sono molti argomenti importanti nei quali i credenti devono essere approfonditi, ma la Casa di Giustizia, in diverse lettere, ha sconsigliato gli istituti di formazione di incorporare argomenti specifici nei programmi a scapito di un progetto di una sequenza di corsi base.
La Casa di Giustizia ha, tuttavia, delle riserve sull’opportunità di coinvolgere gli Istituti di formazione in questo programma. Gli Istituti di formazione devono sviluppare e svolgere un programma sistematico e costante per aumentare le risorse umane della comunità bahá’i. Naturalmente, come parte di tale curriculum, ci sarà spazio per includere riferimenti alla legge dell’?uqúqu’lláh e tutto l’argomento del sostegno ai fondi della Fede, come parte della vita individuale del credente ed elemento essenziale della vita di comunità bahá’i. Tuttavia, il coinvolgere gli istituti di formazione in uno specifico progetto per educare i membri della comunità nella legge dell’?uqúqu’lláh, oppure per preparare materiale di formazione, potrebbe apparire come una deviazione del loro scopo principale.12
Nel progettare il programma per l’educazione dei membri della comunità bahá’i sugli Insegnamenti e nel selezionare il curriculum delle scuole estive o di simili occasioni, un’Assemblea Spirituale Nazionale deve includere tutti gli aspetti di vita, compreso quello della scelta del partner, ma la Casa di Giustizia è d’avviso che sia importante che ciò sia fatto nel suo ambito e non ritiene che questo specifico argomento sia adatto agli istituti di formazione, che hanno un loro scopo ben definito.13
1.3.1 APPROCCIO SISTEMATICOIl documento dell’aprile 1998 sugli istituti di formazione illustra come la preparazione del materiale per un curriculum, che combini l’acquisizione di sapere e abilità con il perfezionamento delle qualità interiori, in una sequenza che prepari gradualmente i credenti a livelli di servizio sempre più elevati, sia un’operazione piuttosto complessa. Per questa ragione le comunità nazionali sono state incoraggiate a utilizzare materiale già preparato in altre parti del mondo, che adottava un approccio sistematico ed era concepito in modo da rendere i credenti capaci di levarsi a servire.
La Casa di Giustizia si sente molto stimolata dal piano di attività proposto del vostro istituto ed è particolarmente soddisfatta di notare che si sta concentrando nella esecuzione del suo programma tratto da materiale già pronto, non permettendo che le sue energie siano logorate nella progettazione ed elaborazione.14
Il Centro Internazionale per l’Insegnamento, che ha, fra le sue funzioni, il compito di valutare i vari curriculum già presenti nel mondo bahá’i, ha riscontrato che il materiale dell’Istituto Ruhi è particolarmente appropriato. Molte comunità nazionali usano il curriculum dell’Istituto Ruhi come punto focale dei loro istituti di formazione oppure come una traccia di studio.
Il curriculum dell’Istituto Ruhi è stato sperimentato e migliorato nel corso di parecchi anni e ha permesso agli amici di diversi paesi di impostare e rendere operativo in breve tempo il sistema dell’istituto. Piuttosto che rendere i partecipanti passivi ascoltatori di una gran quantità di lezioni non solidamente strutturate, il materiale dell’Istituto Ruhi cerca di coinvolgere completamente gli amici nel processo di apprendimento. I bahá’i di diverse provenienze culturali ed educativi hanno ritenuto attraente ed efficace l’ap-parentemente semplice approccio, fortemente basato sul rapporto del credente con la Parola Creativa.
Modifiche e adeguamenti alle condizioni locali sono occasionalmente state fatte anche in quei paesi dove il materiale dell’Istituto Ruhi è stato adottato come curriculum principale oppure come traccia dell’istituto. In alcuni paesi è stato realizzato un corso iniziale per nuovi credenti che precede il Libro 1. In alcune aree i libri dell’Istituto Ruhi sono stati arricchiti con altro materiale adatto alle esigenze locali. Nel corso del tempo, tramite una sistematica esperienza educativa, saranno sviluppate, in varie parti del mondo, altre serie di curriculum con lo stesso criterio del materiale dell’Istituto Ruhi, ma derivate dall’esperienza di diverse comunità nazionali.
1.3.2 SEQUENZA DEI CORSILa Casa Universale di Giustizia ha dato rilievo all’importanza di una sequenza di corsi che preparino gli amici al lavoro di espansione e di consolidamento:
...potrebbe essere il momento di prendere in considerazione l’introduzione di un altro componente nel programma del vostro istituto. A differenza dei corsi predisposti per approfondire i credenti in generale, questo componente si atterrebbe a sostenere una certa percentuale di amici, specialmente giovani con un’educazione di base, ad accrescere la propria capacità di svolgere compiti associati con l’accelerazione del processo di espansione e di consolidamento. Significherebbe scegliere una sequenza di corsi che, potenziandosi a vicenda, gradualmente doterebbero gli studenti della conoscenza, abilità e qualità necessarie per servire la Fede con efficacia crescente.15
Sono stati fatti grandi passi per coinvolgere gli amici nei corsi dell’istituto, ma bisogna prestare più attenzione alla necessità che essi continuino a frequentare una sequenza di corsi.
Una volta selezionata la sequenza, un numero costantemente crescente di credenti si iscrive al primo corso di base e una loro percentuale abbastanza significativa è incoraggiata a frequentare corsi di livelli sempre più elevati aumentando così la loro capacità di servizio.16
Nei paesi dove ci sono pochi bahá’i, gran parte degli amici non ha frequentato un solo corso ma ha completato una sequenza di corsi successivi. L’esperienza, però, ha dimostrato che, nei paesi con un gran numero di bahá’i la maggior parte dei partecipanti studia soltanto il corso del primo livello. In una comunità come quella dell’India, dove circa 34 mila credenti hanno completato il primo livello, questo è certamente un grande successo. Tuttavia, man mano che il numero degli iscritti al programma dell’istituto aumenta, dovrebbe analogamente aumentare la percentuale dei credenti che proseguono lo studio in una sequenza di corsi successivi. In questo modo lo sviluppo delle risorse umane assume la caratteristica di una piramide in espansione continua. La grandezza della «piramide» è un’indicazione del successo di una comunità nazionale nel generare le risorse umane necessarie che svolgere il compito dell’espansione e consolidamento.
Nei paesi nei quali le risorse umane aumentano, sono stati introdotti altri corsi di studio oltre alla serie di base. Questi corsi possono occuparsi di temi come l’educazione dei fanciulli, l’alfa-betizzazione oppure la sanità.
1.4 Sistema di diffusioneIn tutto il mondo i bahá’i hanno sperimentato diversi tipi di diffusione in modo da poter ampliare l’accesso ai loro istituti nazionali o regionali. Oltre ai corsi tenuti in località centrali, in un certo numero di paesi sono stati realizzati con successo parecchi sistemi di educazione a distanza. Questi includono corsi completi nei quali il programma dell’istituto nazionale viene tenuto in un’area che può contare sui bahá’i di un gruppo di villaggi o di città; campagne di istituto dove serie di classi intensive sono tenute a livello locale per un periodo di alcune settimane, e circoli studio dove un piccolo gruppo di credenti si riunisce regolarmente nella propria località con un insegnante addestrato il quale li aiuta a procedere in una sequenza di corsi selezionati.
1.4.1 EDUCAZIONE A DISTANZANei primi due anni del Piano quadriennale, agli inizi della formazione di molti istituti, si facevano venire gruppi di credenti in una località centrale, nella capitale o in un centro regionale per una o più settimane per partecipare a corsi di formazione e poi li si rimandava alle proprie comunità. Ma divenne presto evidente che il numero di credenti che possono essere formati in questo modo è limitato. L’e-ducazione a distanza ha dimostrato di essere un sistema di diffusione efficace, sia per il gran numero di credenti da formare, sia a causa dei costi e della scomodità dei viaggi e della sistemazione per la durata del programma. In diverse occasioni la Casa di Giustizia ha fatto notare il valore di questo approccio decentrato:
Ciò che può ampliare la capacità di ricezione degli istituti è di scegliere alcuni corsi ben concepiti e di preparare un gruppo di facilitatori che poi possano tenere in tutta la regione corsi a livello locale per credenti volenterosi. In tal modo cresce costantemente il numero di coloro che partecipano ai programmi di istituto in vari livelli.17
Il decentramento della diffusione dei corsi non trasferisce la responsabilità della formazione alle istituzioni locali, ma è un sistema adottato dall’istituto nazionale o regionale per diffondere il suo programma alla massa dei credenti. In molti casi la Casa di Giustizia ha chiarito lo scopo del decentramento descritto nel documento dell’Aprile 1998 sugli «Istituti di Formazione»:
La soluzione non sembra essere la formazione di istituti locali indipendenti dall’istituto nazionale ...che corrono il rischio di trasformarsi in classi di approfondimento. Ciò non significa che ogni comunità locale non debba continuare a condurre regolari programmi di approfondimento. Significa invece che, per quanto riguarda lo sviluppo delle risorse umane, la metodologia che sembra essere più efficace per raggiungere i credenti a livello locale è la formazione di circoli di studio coordinati da un istituto nazionale o da una delle sue diramazioni.18
1.4.2 CIRCOLI DI STUDIODei tre sistemi di diffusione sopra descritti, quello praticato di più nei vari continenti è il circolo di studio, chiamato anche gruppo di studio o circolo di apprendimento. La Casa di Giustizia ha incoraggiato questa forma di educazione a distanza flessibile e di basso costo:
All’inizio, potrebbe essere necessario svolgere questi corsi nella sede dell’istituto ma, man mano che si formerà un maggior numero di facilitatori, si potranno creare circoli di studio in tutto il paese. Questo sistema di educazione a distanza sembra essere particolarmente adatto alla conformazione geografica della Papua Nuova Guinea.19
...il sistema di diffusione dei corsi attraverso i circoli di studio, un sistema che ci sembra l’istituto nazionale della Bolivia stia cercando di impostare gradualmente in tutto il paese, è concepito per portare i corsi di istituto al livello di tutte le località. In questo caso si è organizzata una sequenza di corsi, per piccoli gruppi di credenti nei villaggi e nei paesi, tenuti da docenti formati dall’istituto o da una sua derivazione operativa nella regione. L’impegno per mettere a punto un sistema così vasto può svilupparsi solo in un ambiente contraddistinto da uno spirito di unità e collaborazione fra le istituzioni della Fede.20
Una particolare caratteristica dei circoli di studio è che, in molti paesi e in tante diverse culture, essi hanno dato origine a una nuova dinamica in seno alla comunità e sono diventati il nucleo della vita comunitaria e gli elementi catalizzatori dell’insegnamento, del servizio e dello sviluppo della comunità. I partecipanti ai circoli di studio, bahá’i e non, oltre a studiare i corsi dell’istituto, spesso partecipano al servizio e ad attività extra curriculum che suscitano amicizia nel gruppo e attraggono altri a questo sistema di apprendimento. Avendo sperimentato il metodo di apprendimento partecipativo dei corsi, gli iscritti si assumono gradatamente un maggior impegno di servire attivamente e di applicare al lavoro per la Fede la conoscenza e le competenze acquisite. Alcuni partecipanti ai corsi di studio sono eventualmente formati come facilitatori che poi iniziano un loro circolo di studio.
Finito un corso, molti partecipanti dei circoli di studio continuano insieme un altro corso mentre altri si fermano finché non si sentono pronti e capaci di frequentare un corso successivo. Man mano che gli amici procedono verso livelli di corsi più elevati e altri amici si iscrivono in periodi diversi della sequenza, la partecipazione ai circoli di studio a poco a poco cambia. Anche se i partecipanti dei circoli di studio avviano insieme attività sociali e di servizio, non devono svilupparsi fra loro sentimenti di esclusività. Inoltre, i circoli di studio, nel pianificare attività ricreative, di insegnamento e di servizio, devono lasciarsi guidare dallo spirito della consultazione.
Dato che lo scopo principale dei circoli di studio è quello di formare risorse umane da utilizzare nella comunità, le Assemblee Spirituali Locali, i comitati di insegnamento di zona e i membri del Consiglio ausiliare devono sapere in quali località si tengono in modo da poter servirsi dei partecipanti per compiti di insegnamento e consolidamento. In diverse lettere scritte a nome della Casa di Giustizia si sottolinea l’importanza della collaborazione nel sostenere gli amici nel lavoro di insegnamento:
...nelle località dove le Assemblee Spirituali Locali funzionano, esse devono collaborare con l’istituto nazionale e le sue diramazioni nell’appoggiare il lavoro dei circoli di studio pur portando avanti i propri piani per l’espansione e il consolidamento della Causa.21
L’insegnamento individuale richiede l’incoraggiamento delle istituzioni. Esso può essere sostenuto, da una parte, dalle Assemblee Spirituali Nazionali o Locali e dall’altra dai Consiglieri e dai loro membri ausiliari. Le istituzioni devono anche nutrire e sostenere i partecipanti dei circoli di studio e gli altri membri della comunità impegnati in atti di servizio scaturiti dalla propria iniziativa personale.
1.4.3 I FACILITATORI E LA LORO FORMAZIONEL’esperienza degli ultimi anni ha dimostrato quanto siano cruciali la selezione e la formazione dei facilitatori per l’estensione del processo dell’istituto a tutti i credenti in generale e per il successo dei circoli di studio. In molte parti del mondo questa cognizione ha stimolato l’impegno di formare un crescente numero di facilitatori, inizialmente fra i partecipanti ai circoli di studio oppure fra i credenti più preparati, i quali partecipano a eventi che sono una combinazione di corsi di istituto e di formazione di docenti.
Poiché la competenza dei facilitatori è determinante per il successo del processo dell’istituto, è stata data sempre più attenzione al contenuto della formazione, alle capacità necessarie per organizzare un circolo di studio e guidare i partecipanti attraverso i corsi e alle attitudini necessarie sia per promuovere l’apprendimento dei partecipanti sia per salvaguardare la coesione del gruppo. I facilitatori devono imparare a mantenere l’attenzione dei partecipanti sul programma, a formulare domande che stimolino una riflessione e ad accrescere una partecipazione attiva del gruppo. È necessario che essi uniscano qualità come amore, umiltà e pazienza con la dedizione, la perseveranza e l’impegno necessari per creare un’atmosfera spirituale che stimoli l’apprendimento. Si deve considerare che la formazione dei facilitatori non è un unico evento ma un’attività nella quale essi si incontrano periodicamente per condividere esperienze e idee. In molti paesi i giovani con una buona istruzione hanno dimostrato di essere un’eccellente fonte di facilitatori per l’istituto.
I coordinatori regionali, che spesso sono scelti tra le fila dei facilitatori, oltre a queste capacità, devono avere anche una certa competenza amministrativa per gestire i documenti, seguire il progresso dei circoli di studio, organizzare i programmi, dirigere i facilitatori e coordinare il lavoro dell’istituto con le attività delle istituzioni della zona.
2. Istituti in azioneMentre in tutti i paesi i credenti procedono nelle sequenze dei corsi e le loro capacità e competenze migliorano, le istituzioni della Fede hanno il compito di incanalare le energie, i talenti e le nuove competenze acquisite da questi amici in qualche forma di servizio attivo alla Causa. A questo proposito la Casa di Giustizia fa notare:
Bisogna dar loro ampie opportunità di mettere in pratica ciò che hanno appreso e, per questo ci sarà bisogno di creare nella vostra comunità un’atmosfera talmente incoraggiante che gli amici si sentano incoraggiati a farsi avanti e ad assumersi il lavoro per la Fede qualsiasi siano le loro capacità.22
Uno degli aspetti più interessanti di un’analisi dei risultati del Piano quadriennale è stato quello di osservare lo sviluppo degli istituti di formazione in tutto il mondo e di prendere nota dei buoni risultati conseguiti da alcune comunità nazionali nel-l’avanzamento del processo dell’entrata in truppe. Ogni continente ha avuto le proprie sfide e testimonianze di successo nell’evoluzione degli istituti di formazione. In generale, comunque, è emerso un modello di processo dell’istituto che non è non limitato solo a un paese o a una parte del mondo, ma che evidenzia una tendenza dello sviluppo delle risorse umane comune a tutto il mondo bahá’i.
L’Africa aveva già avuto passato diversi anni di esperienze nel-l’ambito dell’istituto, ma è stato necessario un cambiamento sostituendo i corsi di approfondimento con programmi di formazione. Per far partire questo nuovo orientamento, ci si è concentrati sulla formazione degli insegnanti e sulla traduzione del materiale del-l’istituto in francese e portoghese, oltre che in molte lingue locali. In molte comunità nazionali africane gli istituti di formazione hanno compiuto un tangibile progresso estendendo il processo del-l’istituto a tutto il paese e dando vita, allo stesso tempo, ad attività socio-economiche. In Uganda l’Istituto bahá’i per lo sviluppo ha un imponente sistema di corsi: oltre 1500 amici hanno completato il corso di primo livello e il 35% di questi amici ha completato i corsi superiori. In Zambia l’istituto di formazione ha avuto lo stesso successo. Quasi 1000 credenti hanno completato il primo corso e un terzo dei partecipanti ha completato una sequenza di corsi superiori. Per sostenere il loro sistema di disseminazione dei corsi, sia l’Uganda, sia lo Zambia hanno sistematicamente formato i docenti – 185 e 144 rispettivamente.
Nelle due Americhe lo sviluppo delle risorse umane ha subito un’enorme accelerazione. In America Latina ci sono oltre 500 circoli di studio che hanno formato circa 1000 docenti. Solamente in Brasile lo sviluppo delle risorse umane è stato impressionante: 568 docenti e 260 circoli di studio, con la partecipazione al processo dell’istituto di oltre 5 mila credenti, dei quali 400 giovanissimi. L’Istituto Ruhi, che si trova in Colombia, ha provveduto a formare oltre 40 membri di varie Assemblee Nazionali e direttivi di istituti a ha preparato un gruppo di 16 consulenti che possono offrire agli istituti di vari paesi consigli sui programmi. Negli Stati Uniti alcuni bahá’i di oltre 52 paesi hanno partecipato a una formazione sulla metodologia del curriculum di base, uno degli argomenti dell’istituto statunitense.
In tutti i 39 paesi asiatici che hanno l’Assemblea Nazionale, sono stati organizzati istituti di formazione che hanno registrato il maggior livello di partecipazione in termini sia numerici sia percentuali. Circa 60 mila amici hanno seguito almeno un corso di formazione e di questi, almeno 34 mila in India. Il Nepal ha mostrato un alto livello di partecipazione: circa il 20% dei bahá’í hanno completato il corso del primo livello. In Russia e negli altri paesi dell’Unione degli Stati indipendenti un gran numero di credenti delle comunità nazionali ha frequentato almeno un corso dell’istituto – per esempio, il 60% dei bahá’i in Armenia e il 35% degli amici in Kazakistan. Nei paesi arabi la percentuale è ancora più alta, in parte a causa delle minuscole dimensioni delle comunità: il 76% nel Bahrain, il 43% in Kuwait a il 36% nell’Oman.
Questo vasto impegno dei credenti negli istituti si riflette sulla realizzazione, da parte delle comunità nazionali, della traduzione del curriculum in lingue locali – 14 in India, 10 nel Sud-est asiatico, e 5 nell’Asia centrale. La maggior parte degli istituti, sia in Asia sia in Africa, ha inoltre sviluppato contenuti specifici nei propri istituti di modo che, oltre alla sequenza dei corsi di base, ci sono programmi per l’alfabetizzazione, per l’educazione morale e, in alcuni casi, corsi di «alto livello».
Gli istituti in Australasia, come quelli in Africa, dedicano sempre di più le loro energie ai programmi di formazione piuttosto che ai soli corsi di approfondimento. L’Australia, la Nuova Zelanda e dieci isole del Pacifico hanno utilizzato insegnanti esterni per la formazione dei facilitatori per le zone anglofone e francofone. Molti stati dell’Australia e le maggiori isole delle Hawaii hanno programmato una sequenza di corsi e di circoli studio. In Papua Nuova Guinea l’istituto ha organizzato un’efficiente rete per impartire corsi, per la maggior parte approfondimenti sulla natura, a quasi i due terzi dei credenti. L’istituto si sta ora concentrando sull’offerta di una sequenza di corsi che formeranno alcuni di questi amici al compito dell’espansione e del consolidamento.
L’Europa ha concentrato l’attenzione dei suoi istituti su una sequenza di corsi e su un sistema di diffusione decentrato. Dal Baltico ai Balcani, una schiera di 125 docenti è stata formata e, in tutto il continente, sono stati identificati anche alcuni consulenti che assistano le comunità nazionali nel campo degli istituti di formazione. In un periodo di nove mesi si sono tenuti 12 seminari per istruttori di docenti, in Inghilterra, Francia, Germania, Spagna, Svezia, Repubblica Ceca, Albania, Romania e Bielorussia. Da questa attività sono stati lanciati centinaia di circoli di studio in tutti i paesi.
2.2 L’impatto sull’insegnamento e sulla crescitaBenché la crescita di una comunità dipenda sempre da un insieme di fattori, i rapporti sui risultati nel campo dell’insegna-mento inviati dai Consiglieri e dalle Assemblee Nazionali indicano che questa crescita è sempre più direttamente o indirettamente influenzata dal processo dell’istituto.
In Bangladesh, dove l’istituto di formazione è ben organizzato, nel terzo anno del Piano quadriennale sono entrati nella Fede oltre 11 mila credenti. Un’analisi eseguita dai membri delle istituzioni di quel paese ha indicato che circa 8 mila di queste registrazioni sono state il risultato dell’insegnamento individuale dei partecipanti all’istituto e particolarmente dei facilitatori. In Sudafrica è stato riferito che fra i primi due anni del Piano quadriennale e il terzo anno del Piano, quando il processo dell’istituto era ben avviato, il numero di dichiarazioni è stato del 40% e l’Assemblea Spirituale Nazionale ha concluso che questo livello di crescita è dovuto principalmente all’iniziativa personale stimolata dai corsi degli istituti di formazione.
Progetti locali e campagne di insegnamento sono stati intrapresi con crescente vigore e hanno fornito una strada maestra di servizio per i partecipanti all’istituto. Oltre all’aumento del 30% del numero dei progetti di insegnamento sovvenzionati dal Centro per l’Insegnamento fin dal 1998, la segnalazione di parecchie centinaia di progetti iniziati localmente, molti dei quali auto-finanziati, ha dimostrato un crescendo del ritmo nell’insegnamento in diverse parti del mondo.
I rapporti mostrano che in tutto il mondo c’è stato anche un marcato aumento del numero dei fire-side, cosa che indica il livello dell’insegnamento svolto per iniziativa personale. In Irlanda un programma nazionale chiamato «Progetto Cardine», che si propone di dare vita a venti fire-side, ha operato in collegamento con una serie di corsi dell’istituto di formazione. Una tendenza analoga è stata notata nella Slovacchia che nell’ultimo anno del Piano quadriennale ha lanciato una campagna nazionale di fire-side. Nelle regioni meridionali degli Stati Uniti l’iniziativa personale si è manifestata in un numero crescente di fire-side, particolarmente da parte di partecipanti all’istituto. C’è stato anche un notevole aumento nel numero dei fire-side in tutta la parte meridionale dell’Australia, negli stati del Victoria, del Nuovo Galles del Sud e dell’Australia Occidentale oltre che in qualche comunità delle isole del Pacifico, come Tonga, dove 660 anime hanno abbracciato la Fede negli ultimi tre anni. L’Assemblea Spirituale Nazionale del Giappone ha superato di molto la sua meta di fireside per il Piano quadriennale.
Parallelamente a quanto sopra, in tutto il mondo si è verificato un considerevole aumento del numero di riunioni di preghiera che hanno contribuito a sostenere l’atmosfera spirituale generale necessaria per l’insegnamento e la crescita. Il documento sugli istituti di formazione dell’aprile 1998 accenna all’organizzazione di riunioni di preghiera come uno dei primi atti di servizio che possono essere compiuti da coloro che hanno completato i corsi dell’istituto. Queste riunioni hanno avuto inizio in diversi paesi in Asia – solo in India, se ne contano a centinaia – e nell’America Latina.
2.3 Strumenti diretti di insegnamentoNello stesso documento sugli istituti di formazione si suggeriva che le comunità bahá’i numericamente piccole, ma con un’alta percentuale di credenti istruiti, considerassero di aprire i corsi di istituto ai non bahá’i. Sono state comunicate diverse dichiarazioni scaturite dai corsi di istituto in paesi come la Francia, la Grecia, la Corea e il Nepal come pure in paesi che hanno una grande popolazione bahá’i come l’Etiopia, il Taiwan, la Turchia e gli Stati Uniti. Anche gli Stati del Baltico, la Bielorussia, la Finlandia e l’Ucraina stanno aprendo i corsi ai non bahá’i. I paesi che hanno registrato un’espansione su larga scala come l’India, il Bangladesh e le Filippine, stanno ugualmente traendo beneficio da questo tipo di approccio all’insegnamento. Questi paesi hanno notato che la maggior parte dei non bahá’i che partecipa ai programmi dell’istituto accetta la Fede al completamento del primo corso.
3. Sistematicità dell’insegnamentoPer realizzare il potenziale di crescita che la formazione delle risorse umane ha generato, bisogna prestare attenzione alla sistematizzazione delle attività di insegnamento. Nel messaggio ai bahá’i del mondo che annunciava il Piano di dodici mesi e il Piano quinquennale, la Casa di Giustizia ha presentato questa sfida alle comunità:
È essenziale che in questo primo anno di sforzi, gli istituti regionali e nazionali, ovunque, portino a piena operatività i programmi e i sistemi che hanno ora progettato. Le comunità nazionali dovranno entrare nel Piano quinquennale fiduciose che l’ac-quisizione di conoscenza, talenti e qualità di servizio da parte di un grande contingente di credenti, con l’aiuto di una serie di corsi, procederà senza impedimenti. Ampia attenzione deve anche essere data ad una ulteriore sistematizzazione degli sforzi di insegnamento, siano essi intrapresi da un individuo o diretti dalle istituzioni.23
Pensando a un’ulteriore sistematizzazione delle attività di insegnamento, il Centro Internazionale per l’Insegnamento ha identificato alcuni modelli di espansione e consolidamento che portano a un processo di crescita accelerata e sostenuta, Questo approccio all’insegnamento sistematico sta sviluppandosi nel contesto di un «Programma di crescita di area» che si concentra in un’area geografica relativamente limitata, con un numero maneggevole di località. Il fulcro del Programma di crescita di area è un processo sistematico di istituto sotto la direzione dell’istituto nazionale o regionale. Man mano che aumenta il numero dei credenti che proseguono nei corsi dell’istituto di formazione, aumentano le risorse umane disponibili per intraprendere varie attività di espansione e consolidamento. I membri del Consiglio ausiliare e i loro assistenti incoraggiano questi credenti a utilizzare le nuove capacità acquisite per insegnare la Fede e per atti di servizio quali l’organiz-zazione di riunioni devozionali, l’approfondimento degli amici e la conduzione di classi per bambini. Una caratteristica fondamentale del Programma di crescita di area è il coinvolgimento esteso alla base, per cui i credenti locali si consultano, agiscono e si sostengono vicendevolmente nelle attività personali o di gruppo.
Sia coloro che partecipano agli istituti, sia gli altri credenti locali partecipano a seminari e conferenze dell’area, a campagne di insegnamento regionali e a piccoli progetti di sviluppo socio-econo-mico. Gradualmente scaturiscono imprese locali collettive e comitati di area, le Assemblee Spirituali Locali formulano i propri piani di espansione e consolidamento e gli amici incominciano ad assumersi le responsabilità della crescita sistematica delle loro comunità.
Il processo della comprensione del significato di crescita, avviato dal Piano quadriennale, ha confermato la visione che la Casa di Giustizia trasmise nel suo messaggio di Ridvan 153, cioè che l’avanzamento del processo dell’entrata in truppe dipende dalla creazione di un gran numero di credenti formati. Man mano che il numero dei credenti che partecipano ai corsi dell’istituto aumenta e, così facendo, sviluppa una più forte identità bahá’i e il desiderio di servire, nelle comunità si crea una dinamica di crescita. Anche se solo pochi partecipanti diventano insegnanti attivi, essendo sempre più numerosi i bahá’i che continuano la sequenza dei corsi, si genera uno spirito che stimola i credenti e ravviva la comunità. Per questa ragione la strategia del Programma di crescita di area deve fare in modo che il lavoro di insegnamento e consolidamento ruoti attorno agli istituti.
4. Le sfide che gli istituti di formazione devono affrontare
La considerevole crescita degli istituti in tutto il mondo ha fatto emergere anche delle sfide, alcune delle quali di carattere generale, che devono essere affrontate da molte comunità, mentre altre sono specifiche di diversi continenti o singoli paesi. Una priorità generale delle comunità nazionali è la valutazione dei successi degli istituti, la verifica dell’efficacia del loro approccio e la modifica di alcuni elementi secondo l’esperienza acquisita o nuove condizioni. La valutazione e la verifica dovrebbero avvenire periodicamente fra le Assemblee Nazionali e i Consiglieri e fra il direttivo degli istituti, i membri del Consiglio ausiliare e i Consigli regionali, dove questo sia applicabile.
4.1 Qualità ed efficaciaDurante il Piano quadriennale, la maggior parte delle comunità nazionali si è occupata della progettazione e del funzionamento iniziale del processo dell’istituto. All’inizio si è data la precedenza all’attuazione della capacità delle istituzioni di offrire alcuni corsi di base piuttosto che alla considerazione della qualità del programma. Gradualmente si è incominciato a prestare maggior attenzione alla complessità di trovare un equilibrio fra la quantità e la qualità. Mentre pensare a come rendere accessibili i programmi di istituto a un gran numero di amici rimane una priorità, si deve considerare, allo stesso tempo, un miglioramento dell’efficacia generale. Man mano che s’impegnano per migliorare la qualità della formazione e della divulgazione dei corsi, gli istituti si avvicinano sempre più al raggiungimento dell’obiettivo di «mobilitare un gran numero di credenti formati per promuovere e favorire il processo dell’entrata in truppe con efficienza e con amore».24
4.2 AnalfabetismoIn un cospicuo numero di paesi sussiste il problema di un tasso di istruzione limitato. Alcune popolazioni o zone, hanno un livello d’istruzione così basso da mettere in difficoltà il processo dell’isti-tuto. La Casa di Giustizia ha sottolineato che gli istituti non devono essere frenati al loro esordio a causa di questa condizione:
Bisogna menzionare che non tutti i credenti della Tanzania parteciperanno necessariamente al vostro programma di istituto. Piuttosto, una certa percentuale di amici avrà bisogno di ricevere una formazione per sviluppare la propria capacità di assumersi la responsabilità dell’espansione e del consolidamento, inclusi l’insegnamento e l’approfondimento della massa dei credenti. In questo stadio iniziale della realizzazione dell’isti-tuto, dunque, la questione dell’analfabetismo non deve diventare l’assillo principale. L’immediata sfida che avete davanti è quella di consolidare un gran numero dei validissimi membri della vostra comunità, specialmente i giovani con una certa educazione formale, a procedere in una sequenza di alcuni corsi di base. Fatto questo, l’istituto potrà espandere i suoi programmi fino a includere un secondo schema di corsi per l’aumento delle risorse umane nel campo dello sviluppo socio economico, inclusa l’alfabetizzazione.25
Nonostante i corsi di istituto, al momento, siano adeguati ai credenti in possesso di una educazione di base, man mano che l’istituto si sviluppa, si può prestare più attenzione al problema dell’analfabetismo offrendo, possibilmente, corsi di alfabetizzazione in programmi di sviluppo socio-economico. Ciò garantirebbe l’esistenza continua di una popolazione in grado di seguire corsi di formazione e tutelerebbe anche certi gruppi con un alto grado di analfabetismo, come le donne, dal venire esclusi dal processo di sviluppo delle risorse umane.
4.3 Persone risorsaQueste persone sono dei bahá’i con una solida preparazione ed esperienza a livello nazionale nello sviluppo degli istituti di formazione. Negli ultimi due anni del Piano quadriennale si è verificato un maggior apprezzamento, da parte delle istituzioni della Fede, nell’utilizzo di specialisti. Impiegati a discrezione del Corpo dei Consiglieri Continentali, essi hanno svolto un significante ed efficace ruolo nella consultazione con istituzioni nazionali e regionali sull’argomento del processo dell’istituto e nella formazione dei coordinatori e dei facilitatori . In tutti e cinque continenti si sono raggiunti eccellenti risultati da tali programmi di formazione. Il Centro per l’Insegnamento gradirebbe vedere centinaia di individui di questo genere in ogni continente, disposti ad assistere le istituzioni con concetti chiarificatori, per formare i docenti e migliorare l’efficacia degli istituti. Questi consulenti esterni, comunque, non sostituiscono il processo di valutazione e di verifica che le Assemblee Nazionali, assieme ai Consiglieri, devono avviare e sostenere in modo che gli istituti di formazione diventino completamente indigeni e programmati dalle istituzioni.
4.4 InfrastruttureNelle fasi iniziali di crescita di un istituto non si è dato rilievo alla necessità di acquisire degli edifici per poter svolgere il programma. A questo riguardo la Casa di Giustizia ha precisato:
Per quanto riguarda l’istituto di formazione permanente, sarà necessario un ufficio per la conservazione dei documenti e la gestione di questa struttura ma i corsi di istituto devono pervenire ad una popolazione bahá’i ampiamente disseminata. Naturalmente sarà necessario avere accesso a strutture fisiche per i corsi di istituto, ma probabilmente non dovrà essere necessario l’acquisto di centri di istituti permanenti ...La Casa di Giustizia teme che l’impegno relativo all’acquisto e al mantenimento di un nuovo edificio per l’istituto… richiederebbe risorse che sarebbe meglio adoperare per lo sviluppo dei programmi dell’istituto stesso.26
Negli ultimi quattro anni sono stati dati consigli simili dalla Casa di Giustizia anche a comunità nazionali che hanno vasti programmi di istituto. Tuttavia, come indicato nel messaggio del 26 dicembre 1995 alla Conferenza del Corpo dei Consiglieri Continentali, l’istituto «ad un certo punto della sua evoluzione, potrebbe avere l’esigenza di un edificio proprio».27 Senza dubbio l’argo-mento delle infrastrutture dovrà presto essere considerato accuratamente, particolarmente in quei paesi dove un gran numero di amici sta procedendo in sequenze di corsi.
L’argomento delle infrastrutture si riferisce non soltanto agli edifici ma anche all’organizzazione necessaria per custodire dati e statistiche, per rimanere in contatto con i partecipanti e per far funzionare un sistema efficiente di reperimento. La Casa di Giustizia ha fatto i seguenti commenti su questi sviluppi:
Desidera ora che vi elogiamo per i passi intrapresi per creare un reparto presso il vostro Ufficio Nazionale per la sistematizzazione e la divulgazione di informazioni sullo sviluppo delle risorse umane. Il tenere informata la comunità sulla situazione del programma del vostro istituto e sui risultati conseguiti da coloro che vi prendono parte, vi aiuterà considerevolmente a mantenere vivo negli amici l’entusiasmo per la formazione. In questo e in altri modi, l’Ufficio per le Risorse Umane vi sarà certamente di grande aiuto.28
4.5 Deputazione dello staff d’istitutoI Consiglieri e i membri del Consiglio ausiliare sono stati invitati, oltre che a collaborare con le Assemblee Nazionali nei campi del budget, della gestione, del curriculum e della divulgazione dei corsi, anche a suscitare negli amici l’impegno di promuovere il lavoro di insegnamento per mezzo della deputazione dello staff dell’istituto, un’op-portunità introdotta dalla Casa Universale di Giustizia nel Messaggio di Ridvan 153. Questa nuova regola ha offerto agli amici un’ulteriore via per adempiere l’ingiunzione di Bahá’u’lláh di propagare la Fede di Dio e che «Colui che non ne è capace ha il dovere di nominare chi possa, in sua vece, proclamare questa Rivelazione…». La Casa di Giustizia ha spiegato che l’appello per la deputazione fa parte della struttura dell’insegnamento e si fonda sulla risposta individuale:
Con la creazione di istituti di formazione attorno al globo, viene offerta all’individuo un’ulteriore opportunità di un coinvolgimento più diretto nella deputazione; La Casa di Giustizia, pertanto, è fiduciosa che gli amici possano essere aiutati a tenere vivo un certo legame con i centri specifici di attività di insegnamento ai quali le loro offerte di deputazione sono inviate.29
Benché le istituzioni locali, nazionali e regionali già preparino gli amici all’importanza del loro sacro obbligo di insegnare e delle opportunità di deputazione, i Consiglieri e i Membri Ausiliari si trovano in una favorevole posizione per raggiungere i singoli credenti e per stimolare il loro interesse e impegno per questa impresa mondiale. La Casa di Giustizia ha precisato:
È per questa ragione che i Consiglieri Continentali e i loro ausiliari, come funzionari che hanno una particolare responsabilità per la propagazione, sono stati scelti per svolgere un ruolo particolare in questo campo, perché i Membri del Consiglio Ausiliare e i loro assistenti operano alla base della comunità e sono in grado non solo di stimolare i singoli credenti ad insegnare ma anche a sollecitarli a rispondere alla necessità della deputazione, se le loro condizioni materiali lo permettono.30
Tocca ai Consiglieri e ai membri del Consiglio dare agli amici informazioni dettagliate sulla presente necessità di deputazione, incluso il livello di adeguato sostegno dei facilitatori dell’istituto in varie parti del mondo.
* * *Per concludere si potrebbe dire che «lo stato dinamico di trasformazione», al quale ci si riferisce nel Messaggio di Ridvan 156, descrive perfettamente l’impatto degli istituti di formazione sulle nostre comunità durante il Piano quadriennale. L’istituto è diventato il punto centrale della vita della comunità e incomincia a produrre risorse umane ad un livello nemmeno immaginato all’inizio del Piano. È chiaro come sia proprio l’istituto ad essere il nucleo della coerenza di visione che ci sta guidando nel far avanzare il processo dell’entrata in truppe. Come espresso dalla Casa di Giustizia nello stesso messaggio: «Ovunque sta prendendo piede la comprensione della necessità di sistematicità nello sviluppo delle risorse umane».31 Appare anche evidente che il processo che abbiamo intrapreso con gli istituti di formazione è un processo a lungo termine.
L’apprendimento che ha avuto luogo nel campo dello sviluppo sistematico delle risorse umane sarà ora esteso al processo di imparare la sistematizzazione dell’insegnamento. Con l’avvio del Programma di Crescita di Area in tutto il mondo, emergerà un nuovo genere di esperienza che darà forma al nostro approccio all’insegnamento e alle nostre strategie di crescita per le prossime due decadi. Questi sforzi di azione sistematica e sostenuta rappresentano il profondo desiderio e impegno di ogni bahá’i «per realizzare le intenzioni di un Piano il cui scopo principale è accelerare quel processo che farà sì che un numero crescente di popoli del mondo trovi l’Oggetto della sua ricerca e possa così costruire una vita unificata, pacifica e prospera».32
52Nel messaggio del 17 gennaio 2003 ai bahá’í del mondo, la Casa Universale di Giustizia presenta una calzante analisi dei progressi del mondo bahá’í nella promozione del processo dell’en-trata in truppe dall’inizio del Piano quinquennale. Partendo dal messaggio del 17 gennaio come punto di riferimento per riflettere sulla nostra «esperienza collettiva», questo documento esamina l’apprendimento che ha reso possibile quell’esperienza e offre ulteriori idee sulla sfida della promozione della crescita sistematica. Il documento è suddiviso in cinque sezioni:
1. Una visione della crescita1.3 Il passaggio attraverso una sequenza di corsi
1.4 Come «stimolare lo spirito d’iniziativa»2. Il passaggio delle aree da uno stadio di crescita a quello successivo
2.1 L’apertura delle aree vergini2.2 L’introduzione del processo dell’istituto nelle aree emergenti
2.3 La promozione delle aree con un vigoroso processo di Istituto
2.4 Come accelerare l’espansione e il consolidamento nelle aree avanzate
3. Il miglioramento della capacità istituzionale3.2 La revisione delle metodologie amministrative
3.3 L’agevolazione delle iniziative personali4. Il cambiamento della cultura della comunità bahá’í
4.1 L’apprendimento e la progettazione alla baseNei due anni trascorsi i credenti e le istituzioni di tutto il mondo hanno concentrato i propri sforzi sull’applicazione della strategia fondamentale del Piano quinquennale per creare una cultura di crescita, una strategia succintamente descritta in un messaggio della Casa Universale di Giustizia:
Il Piano quinquennale ...richiede un’attenzione concentrata e sostenuta su due movimenti essenziali. Il primo è il costante flusso dei credenti attraverso la sequenza dei corsi offerti dagli istituti di formazione, al fine di sviluppare le risorse umane della Causa. Il secondo, che riceve impulso dal primo, è il movimento delle aree geografiche da uno stadio di crescita a quello successivo.1
Questi due movimenti sono stati il fulcro dell’esperienza di apprendimento del mondo bahá’í e sono il tema della presente analisi. Il primo movimento ha avuto inizio con la creazione di una rete di istituti di formazione durante il Piano quadriennale. Il secondo si è avviato solo con il Piano quinquennale, quando le comunità nazionali, seguendo le istruzioni della Casa di Giustizia, hanno incominciato a suddividere i loro territori in aree geografiche.
...le Assemblee Spirituali Nazionali hanno proceduto con relativa facilità a suddividere i territori sotto la loro giurisdizione in aree formate da località adiacenti, chiamate aree, usando criteri puramente geografici e sociali indipendenti dalla forza delle comunità locali bahá’í.2
Nel messaggio del Ridvan 2002 la Casa di Giustizia ha spiegato come l’atto di suddividere il territorio in aree e di classificarle abbia dato alle istituzioni e ai credenti una visione della crescita sistematica: «Questa suddivisione ...permette di comprendere un modello di espansione e consolidamento ben ordinati».
1.1 La classificazione delle areeBen consapevoli del fatto che talvolta i confini delle aree sono solo una «ragionevole approssimazione»3 che l’esperienza potrebbe indurre a modificare, le Assemblee Spirituali Nazionali hanno classificato le aree in base ad ampi stadi di sviluppo della Fede secondo le indicazioni del messaggio del 9 gennaio 2001 della Casa di Giustizia. A questo proposito la Casa di Giustizia ha sottolineato il seguente punto:
Assegnare un’area a una categoria oppure a un’altra non significa fare il punto sul suo valore. È invece un modo per valutarne la capacità di crescita, per poter poi adottare un approccio compatibile con il suo sviluppo in atto.4
Per promuovere sistematicamente il processo della crescita, le Assemblee Nazionali e i Consigli Regionali Bahá’í hanno cercato di formulare i criteri in base ai quali stabilire quando un’area debba passare da una categoria a quella successiva. Talvolta questi criteri sono stati espressi in mete numeriche, altre volte si è preferita una descrizione qualitativa. La definizione dei criteri minimi per ciascuna categoria è un processo che scaturisce soprattutto dall’esperienza. Nel messaggio del 17 gennaio 2003 la Casa di Giustizia ha descritto l’importanza di questo compito:
...il compito di raffinare i criteri necessari per una corretta valutazione si sta dimostrando una continua sfida per le istituzioni ...Ogni rigidità di criteri è ovviamente controproducente, e tuttavia per compiere le valutazioni è essenziale elaborare uno schema ben preciso.5
Dovunque esistano, i Consigli Regionali si trovano in genere nella posizione migliore per stabilire in quale categoria le aree sotto la loro giurisdizione si trovino attualmente. Anche i membri del Consiglio Ausiliare e le agenzie a livello di area possono fornire utili indicazioni in merito. Secondo la Casa di Giustizia,
«due criteri sembrano particolarmente importanti» in questa valutazione: la forza delle risorse umane prodotte dall’istituto di formazione per l’espansione e il consolidamento della Fede nell’area e la capacità delle istituzioni di mobilitare queste risorse nel campo del servizio.6
L’essenziale è che le istituzioni valutino periodicamente il progresso compiuto, così che le strategie applicate in un’area siano «compatibili con il suo sviluppo in atto».7 All’occorrenza, si cambia la classificazione dell’area e si stabiliscono nuove priorità.
1.2 La scelta delle prioritàOltre a classificare le aree in base alla loro capacità di crescita, le istituzioni nazionali e regionali hanno anche stabilito le priorità sulle aree che dovevano ricevere una maggiore attenzione agli inizi del Piano. Talvolta ciò ha comportato l’apertura di aree vergini e la promozione di aree deboli, ma in genere ci si è concentrati sulle aree ben sviluppate dei vari paesi. Quando le istituzioni sono arrivate a capire i vari tipi di strategia necessari per promuovere le aree delle varie categorie, si è anche capito che era vantaggioso scegliere un certo numero di aree promettenti nelle quali le condizioni erano molto favorevoli a una rapida crescita e poi lavorare per introdurvi un programma intensivo di crescita. La seguente guida contenuta in una lettera scritta a nome della Casa di Giustizia a un’Assemblea Nazionale rispecchia i consigli dati in casi come questo:
Un’importante sfida che ora vi si prospetta è quella di fare in modo che una o due aree in Austria raggiungano un livello per cui vi si possano introdurre programmi di crescita intensiva. Questo comporterà soprattutto che aiutiate l’istituto del vostro paese a svilupparsi fino a uno stadio più avanzato, uno stadio nel quale acquisisca la capacità di accompagnare un numero significativo di persone nella sequenza dei corsi fino al punto in cui possano essere formati come facilitatori e moltiplicare il numero dei circoli di studio nelle aree prescelte. Data la recettività mostrata nel passato da alcune minoranze in Austria ...è chiaro che fareste bene a scegliere almeno un’area con una larga rappresentanza di quella popolazione.8
A un’altra Assemblea Nazionale, la Casa di Giustizia ha spiegato la necessità di concentrarsi su un certo numero di aree avanzate ad alto potenziale:
In consultazione con i Consigli e con i Consiglieri, avete identificato diverse piccole aree geografiche nelle quali le comunità locali stanno rafforzandosi grazie a un forte processo dell’istituto. Nell’imminenza del secondo anno del Piano, la Casa di Giustizia spera che, se non è già stato fatto, si scelgano due o tre di queste aree e nei prossimi mesi le si facciano oggetto di una speciale attenzione così che giungano presto al punto in cui si possa prevedere di lanciare un programma intensivo di crescita in ciascuna di esse.9
1.3 Il passaggio attraverso una sequenza di corsi
Nel messaggio del 17 gennaio la Casa di Giustizia esamina il principale sforzo nel quale i credenti sono attualmente impegnati:
In quasi tutti i paesi l’attenzione è ora rivolta verso la stimolazione del movimento delle aree prioritarie dal presente stadio di crescita a quello successivo. È divenuto straordinariamente chiaro che il progresso in questo aspetto dipende soprattutto dall’efficacia del processo parallelo che si propone di aiutare un crescente numero di amici a superare la sequenza principale dei corsi offerti dall’istituto che serve l’area.10
L’impulso dato negli ultimi due anni al processo dell’istituto e in particolare al passaggio dei credenti attraverso una sequenza di corsi si è fatto sentire in tutti i continenti. Il numero dei partecipanti che hanno completato almeno un corso della sequenza di base dell’istituto continua ad aumentare, ma il risultato più significativo è che un crescente numero di amici ha superato corsi di livello superiore. Per esempio, a diciotto mesi dall’inizio del Piano quinquennale, oltre diecimila credenti avevano completato il sesto Libro dell’Istituto Ruhi, con un aumento di oltre il 500 per cento rispetto all’aprile 2001 e oltre ottomila avevano completato il settimo Libro dell’Istituto Ruhi, con un’enorme crescita del gruppo dei formatori addestrati.
A poco a poco molte comunità nazionali del mondo hanno adottato per la loro sequenza principale di corsi il programma dell’Isti-tuto Ruhi, che è stato formulato nel corso degli anni specificamente in risposta all’espansione su larga scala. Date l’attenzione e le energie dedicate alla promozione del processo dell’istituto in tutte le comunità nazionali, alcuni credenti hanno espresso la propria preoccupazione per l’importanza attribuita alla formazione e all’uso di un programma uniforme. In un così vasto tentativo di far passare tanti amici attraverso un determinato programma, ci si deve aspettare che alcuni non trovino il materiale adatto al proprio stile di apprendimento. A questo proposito, la Casa di Giustizia ha fatto il seguente commento in una lettera scritta a suo nome a un credente:
...le relazioni ricevute da paesi di diversa cultura fanno pensare che molte delle comunità nazionali bahá’í che hanno adottato i libri dell’Istituto li trovano ottimi. È naturale che un programma educativo non vada bene a tutti e che alcuni non desiderino parteciparvi... Nondimeno, le istituzioni del suo paese hanno scelto di offrire ai credenti certi corsi nel contesto dei loro piani per promuovere il processo dell’entrata in truppe. La Casa di Giustizia è lieta di vedere dalla sua lettera che lei rispetta la decisione e che non vuole fare del suo giudizio una causa di disarmonia.11
In un’altra lettera scritta a nome della Casa di Giustizia, si chiarisce ulteriormente il rapporto fra il singolo credente e il processo dell’istituto:
Non è corretto dire che l’istituto è utile solo ai credenti di recente arruolamento e a quelli che leggono poco. Molti credenti maturi e approfonditi partecipano al processo dell’istituto, sia come studenti sia come insegnanti nei vari corsi, nello sforzo di contribuire direttamente alla promozione dell’entrata in truppe nei loro paesi. Con la loro partecipazione essi hanno approfondito la propria comprensione dei requisiti della crescita e delle azioni necessarie per mantenerla, hanno colto nuovi aspetti delle verità spirituali e hanno sviluppato i propri talenti e le proprie capacità di servizio. Lungi dall’interferire con lo studio degli Scritti, che ciascuno affronta secondo le proprie capacità e i propri bisogni, frequentare un istituto di formazione potenzia il processo. Ma è chiaro che non si richiede che tutti i bahá’í vi prendano parte e ciascuno, in ultima analisi, è libero di scegliere il modo in cui vuole servire la Fede. L’essenziale è che il processo dell’istituto sia sostenuto anche da coloro che non vi vogliono prendere parte.12
Nello stesso tempo la Casa di Giustizia ha spiegato che non si deve assegnare alcun titolo a coloro che studiano nell’istituto o che servono come facilitatori e che gli amici non devono sentire alcuna distinzione basata sulla partecipazione all’istituto:
È del tutto ragionevole aspettarsi che, per quanto riguarda la formazione nell’istituto, alcuni corsi prevedano fra i requisiti il completamento di altri corsi. Ma questa nozione non deve essere trasferita ad altre attività bahá’í e chiaramente in nessun paese si deve fare distinzione fra credenti «formati» e «non formati». È naturale che per alcuni tipi di servizio sia necessario tener conto delle qualifiche dei credenti. Ma tutti gli amici devono poter partecipare agli affari della Fede, indipendentemente dal sapere e dall’esperienza…13
Le comunità che non si sono occupate dei dettagli dei programmi, ma hanno rivolto l’attenzione alla creazione di un sistema hanno imparato più rapidamente a svolgere corsi per un gran numero di amici e a consolidare il processo dell’istituto. Ma all’ini-zio del Piano quinquennale i credenti di molti paesi non erano andati oltre i primi corsi dell’istituto. Il fatto che le Assemblee Spirituali Nazionali debbano promuovere il processo dell’istituto e concentrarsi con chiarezza sul punto centrale è stato convenientemente descritto in una lettera scritta a nome della Casa di Giustizia a un’Assemblea Nazionale:
Aiutare un gran numero di amici a superare una sequenza di corsi è un compito immane, che richiede di lavorare sistematicamente con un crescente numero di facilitatori, di formare circoli di studio e di provvedere al monitoraggio del progresso dei partecipanti. Gli amici che si occupano del processo devono avere le idee chiare e poter svolgere la loro missione senza distrazioni.14
1.4 Come «stimolare lo spirito d’iniziativa»Nel corso del Piano quadriennale, le istruzioni della Casa di Giustizia avevano indicato che quando i credenti avrebbero completato i corsi superiori della sequenza, le loro capacità di servire la Fede sarebbero aumentate. Nel messaggio del 17 gennaio questa dinamica è stata confermata:
L’incremento delle attività in tutto il mondo attesta che questi corsi sono riusciti a suscitare lo spirito d’iniziativa che occorre per compiere le diverse azioni necessarie per la crescita di un’area, in qualunque stadio essa si trovi.15
Questo «incremento delle attività» è stato evidente soprattutto nell’aumento dei circoli di studio e di altre attività fondamentali. Secondo i dati disponibili al Centro Mondiale Bahá’í, il numero dei circoli di studi nel mondo è aumentato da 3.600 nell’aprile 2001 a quasi 9 mila nell’ottobre 2002. Nello stesso periodo la partecipazione individuale alle riunioni devozionali e alle classi per i bambini è aumentata dell’80 e del 63 per cento rispettivamente e il massimo aumento percentuale in entrambe le categorie si è avuto nei paesi asiatici. Questa proliferazione delle attività comunitarie è stata per lo più l’espressione di iniziative personali di credenti che hanno tradotto in azione ciò che avevano interiorizzato nei corsi dell’istituto di formazione.
2. Il passaggio delle aree da uno stadio di crescita
a quello successivoIl rinnovamento dello zelo e dello spirito di iniziativa dei credenti si è manifestato anche nell’apertura delle aree vergini. Sebbene nei primi due anni del Piano quinquennale molti paesi si siano concentrati sulla promozione dei programmi intensivi di crescita nelle aree ben sviluppate, ogni qual volta un’area vergine è stata aperta alla Fede, si sono compiuti intensi sforzi per costruire solide fondamenta per l’espansione sistematica. Memori del fatto che la Casa di Giustizia ha evidenziato quanto sia importante che i pionieri siano «esperti nei programmi dell’istituto»,16 sedici Assemblee Nazionali hanno incoraggiato i pionieri interni (a breve e a lungo termine) che si erano sistemati in aree che non erano ancora state aperte a promuove il processo dell’istituto. In genere, quando le risorse umane hanno incominciato ad emergere, il principale strumento dell’insegnamento in quelle aree sono stati i circoli di studio assieme agli incontri devozionali e ai fireside. Questo fatto è stato accolto con entusiasmo dalla Casa di Giustizia:
Come avevamo sperato, le mete relative all’apertura delle aree vergini sono in via di rapido conseguimento grazie a entusiasti credenti che hanno partecipato ai programmi dell’istituto e, provvisti del sapere e dei talenti acquisiti durante i corsi di formazione, sono andati a introdurre la Fede in una nuova area formando nuove comunità.17
In Canada, l’Assemblea Nazionale ha annunciato la meta di insediare pionieri interni in tutte e nove le aree del paese che non erano ancora state aperte entro il Ridvan 2002. A tal fine l’Assem-blea ha organizzato due campagne nazionali per l’istituto di cinque settimane ciascuna, per cui un totale di trentanove credenti ha completato i libri nella sequenza dell’istituto. Delle nove aree meta sei sono state aperte e cinque dei pionieri sono stati formati come facilitatori entro Ridvan 2002. Tutte le mete interne sono state raggiunte entro settembre 2002.
Fra le strategie per le aree vergini, è emersa in primo piano quella di incoraggiare i pionieri interni a formarsi come facilitatori e di adottare progetti di pionierismo interno che prevedano di introdurre in quelle aree il processo dell’istituto. Si è dimostrato talvolta vantaggioso identificare le aree meta nelle zone adiacenti ad aree ben sviluppate, perché sono più facilmente accessibili ai credenti che possono facilitare i circoli di studio. Infatti, se nelle aree ben sviluppate si formano molti facilitatori, quando questi amici si propongono per questo tipo di servizio le mete interne sono più facilmente raggiungibili. Le relazioni sul movimento dei pionieri nel primo anno del Piano quinquennale indicano che circa 725 credenti sono andati pionieri nel fronte interno, quasi la metà dei quali nelle Americhe.
2.2 L’introduzione del processo dell’istituto nelle aree emergenti
Le aree che si trovano nel livello di sviluppo successivo, delle quali il messaggio del 9 gennaio dice che hanno «alcune località e gruppi isolati», spesso comprendono una grande varietà di attività bahá’í, a seconda del paese, della storia della crescita dell’area e delle caratteristiche rurali o urbane della zona.
In questa categoria predominano due diverse condizioni. Alcune aree avevano subito in passato una crescita su larga scala senza avere alcuna Assemblea Spirituale Locale funzionante e con ben pochi credenti attivi. In molte altre aree invece, oltre a centri isolati e gruppi, c’erano anche Assemblee Locali funzionanti. Alcune di queste Assemblee avevano soltanto capacità fondamentali, altre invece avevano un’esperienza di lunga data e comunità attive, ma l’attività dell’istituto era minima o del tutto assente. In questi due tipi di aree l’orientamento generale è stato quello di rafforzare il processo dell’istituto, ma gli strumenti e il ritmo sono stati diversi a seconda delle circostanze particolari.
Nelle aree che hanno subito un’espansione su larga scala, un’impostazione che si è dimostrata valida è stata che un gruppo di insegnamento riprendesse i contatti con amici sensibili e a poco a poco introducesse nell’area i corsi dell’istituto. Nel raccomandare questa impostazione a un’Assemblea Nazionale alle prese con la sfida di aree nelle quali si trovavano molti credenti con cui essa non aveva contatti da molti anni, la Casa di Giustizia ha spiegato:
In molti paesi del mondo, se si vuole affrontare questa sfida bisogna concentrare l’attenzione sulle località nelle quali esiste un lungo elenco di credenti, i quali però con l’andar del tempo hanno cessato di svolgere qualsiasi attività bahá’í. Nel vostro caso fareste bene a stendere un programma specifico in base al quale gruppi di insegnanti capaci visitino l’una dopo l’altra tutte quelle località, dedichino un po’ di tempo ai credenti che riescono a trovare e istruiscano le anime ricettive finché non si realizzino le condizioni favorevoli perché l’istituto incominci a offrire i suoi corsi.18
In parecchie comunità nazionali asiatiche, visite di questo genere sono state compiute da credenti che avevano completato il secondo libro nella sequenza dell’istituto. Nel Bangladesh, in India e nelle Filippine, questo sforzo ha portato un certo numero di credenti a frequentare i corsi dell’istituto e le riunioni devozionali e a riattivarsi dopo molti anni. Nella lettera sopra citata, la Casa di Giustizia ha ulteriormente illustrato questa impostazione:
...lo scopo di queste campagne nelle località che sono rimaste dormienti per molti anni non è di trovare tutti i bahá’í il cui nome appare sull’elenco dei credenti e di verificarne lo stato. L’elenco dei nomi deve essere considerato un punto di partenza, che ci dà l’opportunità di incontrare persone disposte ad accettare conversazioni che abbiano un senso, a esplorare realtà spirituali e a imparare sempre più della Fede.19
Nelle aree nelle quali vi sono comunità attive ma manca una forte presenza dell’istituto, alle istituzioni e ai credenti di queste zone si è chiesto di chiarirsi le idee sul ruolo centrale dell’istituto di formazione nello svolgimento del Piano e di dedicarsi a questa priorità. Una volta capito questo concetto, queste aree possono passare molto rapidamente a sviluppare il processo dell’istituto.
In pratica, la promozione del processo dell’istituto nelle aree di questa categoria ha comportato uno sforzo per aumentare il numero dei formatori e dei circoli di studio in modo che un numero maggiore di credenti fosse coinvolto nel processo dell’istituto. Il conseguimento di questo obiettivo si può ottenere in molti modi, a seconda del livello delle risorse umane nell’area – per esempio, per mezzo di pionieri interni a breve termine che facciano da facilitatori, per mezzo di facilitatori provenienti da un’area adiacente che facilitino i circoli di studio, o per mezzo di amici di queste aree emergenti che partecipino ai corsi di formazione o di estensione incentrati nella loro area.
Quando in queste aree si forma un certo numero di circoli di studio, un crescente numero di amici si dedica allo studio dei primi uno o due libri dell’istituto. Ma la Casa di Giustizia ha messo in luce l’importanza di organizzare un sistema che consenta di portare i credenti attraverso l’intera sequenza dei corsi e l’impatto potenziale di questa organizzazione:
La sfida è di ottenere che un certo numero di persone studi non solo uno o due corsi, ma una sequenza di molti corsi mediante un efficiente sistema di educazione a distanza. E se l’istituto ci riesce, si ha un corrispondente incremento del ritmo del lavoro di insegnamento via via che il numero degli amici che si mettono al servizio della Fede cresce. Un costante flusso di nuovi credenti entra così nel programma dell’istituto e in questo modo l’intero sistema è in uno stato di costante espansione.20
2.3 La promozione delle aree con un vigoroso processo di Istituto
Per «assicurare che una o due aree ...raggiungano un livello adatto all’introduzione di programmi di crescita intensiva»,21 molta attenzione è stata rivolta a sviluppare altre aree forti e a prepararle alla crescita intensiva. Gli strumenti principali per promuovere queste aree sono state le campagne per l’istituto, gli incontri di riflessione e una graduale moltiplicazione delle attività fondamentali. Quest’ul-timo obiettivo è più facilmente raggiungibile se s’invitano i credenti a partecipare a queste attività. Nelle aree di questa categoria l’espe-rienza delle istituzioni e dei credenti è stata sostanziale e istruttiva
2.3.1 LE CAMPAGNE PER L’ISTITUTOSebbene il significato di un processo dell’istituto «vigoroso» sia stato interpretato in molti modi, gli sforzi per promuovere il processo dell’istituto nelle aree meglio sviluppate hanno comportato che un gran numero di credenti siano stati portati attraverso la sequenza dei corsi e che il numero dei facilitatori formati sia rapidamente aumentato. Talvolta lo si è ottenuto celermente ed efficacemente per mezzo di campagne per l’istituto, che hanno potenziato gli sforzi già in atto per incrementare il numero dei circoli di studio. In molti casi queste campagne miravano a permettere ai credenti che avevano già completato i primi libri della sequenza, e preferibilmente avevano servito come facilitatori, a compiere un percorso accelerato attraverso i restanti libri. Questo processo ha suscitato un grande entusiasmo e contribuito a creare un discreto gruppo di credenti capaci che hanno incominciato a comprendere «i presupposti della crescita sostenibile».22
Nella Russia asiatica una campagna per l’istituto condotta nei primi mesi del Piano quinquennale ha visto settantasei credenti completare tutti e sei i libri dell’istituto e acquisire la preparazione per fare i facilitatori per tutti i libri della sequenza. Aree urbane come Perth, Australia, Minsk, Bielorussia, Vancouver, Canada, Ulaanbaatar, Mongolia, Karachi, Pakistan e Los Angeles, Stati Uniti, e aree rurali o semi-urbane ben sviluppate, per esempio, nel Cameroon, nella Repubblica Centro-Africana, nel Kenya, in India e in Italia, hanno lanciato campagne di questo tipo e hanno visto un immediato incremento del numero dei circoli di studio nelle aree. La Casa di Giustizia ha commentato questo tipo di impresa:
È molto incoraggiante vedere che il progresso del lavoro [lo sviluppo interno delle aree] è stimolato dal processo dell’isti-tuto di formazione, che è stato notevolmente rafforzato ...dalle campagne intraprese in molti paesi per aumentare il numero dei facilitatori formati.23
Nelle zone dove vi sono credenti attivi e approfonditi, quando i membri della comunità si dedicano al processo, le persone superano velocemente la sequenza dei corsi. Un buon esempio di questa dinamica è evidente nell’esperienza dell’Australia Occidentale. In quello stato uno sforzo concentrato sul coinvolgimento di un crescente numero di amici nei corsi degli istituti, aiutato da una serie di campagne, ha portato oltre 1.500 credenti a partecipare ai corsi dell’istituto. In meno di tre mesi il numero dei circoli di studio, ai quali partecipavano anche dei ricercatori, sono raddoppiati da 52 a 103 e in seguito a questo «incremento del ritmo del lavoro di insegnamento», 36 nuovi credenti sono entrati nella Fede. Il numero dei nuovi arruolamenti è stato tre volte maggiore rispetto a quello registrato in ciascuno dei due anni precedenti.
2.3.2 LA MOLTIPLICAZIONE DELLE ATTIVITÀ FONDAMENTALI
Il passaggio di un’area allo stadio di sviluppo successivo è direttamente legato alla «moltiplicazione dei circoli di studio, delle riunioni devozionali e delle classi per i bambini e all’espansione che essi comportano».24 Con la crescita della riserva di risorse umane formate, è naturale che si abbia anche un incremento di queste e altre attività. Come si è detto, l’attenzione prestata nei due anni trascorsi alla formazione di un maggior numero di facilitatori ha avuto un effetto quantificabile sul numero dei circoli di studio in tutto il mondo. I circoli di studio sono ora diecimila e per di più un terzo dei partecipanti stanno studiando i libri più progrediti nella sequenza dell’istituto. Gli sforzi compiuti per far entrare nel processo dell’istituto nuovi credenti e ricercatori ha creato nelle aree una nuova dinamica. Quando un numero crescente di nuovi dichiarati frequenta i corsi dell’istituto, «tutto il sistema entra in uno stato di costante espansione».25
La crescente riserva di risorse umane generata dal processo del-l’istituto ha permesso di avviare un crescente numero di altre due attività fondamentali: le riunioni devozionali e le classi per i bambini.
Le riunioni devozionali incominciano a fiorire, via via che fra i credenti di un’area la consapevolezza della dimensione spirituale dell’esistenza umana cresce grazie ai corsi dell’isti-tuto.26
In varie parti del mondo, gli sforzi speciali per aumentare il numero delle riunioni devozionali spesso incominciano incoraggiando i credenti ispirati dal corso dell’istituto sulla vita spirituale a organizzare personalmente quel tipo di incontri. Un’altro orientamento che ha comportato un’inattesa espansione numerica è stata quello di tenere riunioni devozionali nelle case di non bahá’í, che talvolta organizzano le riunioni essi stessi. Seguendo questo orientamento per un periodo di sei mesi, i credenti della Malesia sono riusciti a decuplicare le riunioni devozionali nelle aree progredite e ad aumentare del 40 per cento il livello della partecipazione.
La moltiplicazione delle riunioni devozionali è avvenuta con evidente facilità sia nelle zone rurali sia in quelle urbane. In soli diciotto mesi, il numero dei partecipanti alle riunioni devozionali è cresciuto di quasi il 200 percento in Asia e del 50 per cento nelle Americhe e in Europa.
Da tutti i continenti sono giunte notizie di un notevole aumento delle classi per i bambini a conferma del fatto che anch’esse sono «un risultato naturale della formazione ricevuta all’inizio della sequenza principale».27 Gli sforzi per moltiplicare le classi per i bambini nelle aree forti dipendono dalla formazione di una buona squadra di insegnanti per tali classi e di solito richiede un’apertura concordata all’intera comunità, perché spesso i bambini bahá’í sono pochi. Il maggiore incremento nelle classi per i bambini è stato registrato in Africa, dove il numero è quasi raddoppiato fra l’aprile 2001 e l’ottobre 2002.
Si è visto che la moltiplicazione delle attività fondamentali nelle aree ben sviluppate, scaturita da una maggiore iniziativa personale, è un importante passo avanti verso un programma di crescita intensiva. Come ha scritto la Casa di Giustizia:
La coerenza così conseguita grazie all’instaurazione dei circoli di studio, delle riunioni devozionali e delle classi per i bambini fornisce l’impulso iniziale per la crescita delle aree, un impulso che prende forza con il moltiplicarsi di queste fondamentali attività.28
2.3.3 GLI INCONTRI DI RIFLESSIONEUno strumento naturale per la moltiplicazione delle attività fondamentali sono stati gli incontri di riflessione. Questi incontri a livello di area sono stati particolarmente validi nelle aree ben stabilite dove esiste una crescente riserva di risorse umane. In questi incontri le istituzioni e i credenti, molti dei quali partecipano al processo dell’isti-tuto, studiano i documenti pertinenti del Piano quinquennale, condividono esperienze e si consultano sui risultati e sulle forze all’interno dell’area. Evitando «piani grandiosi ed elaborati»,29 gli amici ottengono un consenso sulle mete a breve termine che rispecchia gli impegni di iniziative personali e di azioni collettive emersi dalla consultazione. In genere queste mete sono incorporate in un calendario di attività che diventa il quadro di riferimento dei due o tre mesi successivi. In molte aree del mondo, l’organizzazione di incontri di riflessione produttivi e piacevoli è divenuta un importante elemento di apprendimento.
2.3.4 COME RAGGIUNGERE TUTTI GLI ABITANTICiò che ha aiutato le aree con un forte processo di istituto a entrare nel successivo stadio di sviluppo è stato lo sforzo che i bahá’í hanno compiuto per aprire le loro comunità al pubblico e per guidare alla Causa un crescente numero di anime pronte. In alcune di queste aree avanzate, molti dei partecipanti al primo corso del-l’istituto erano ricercatori.
È dunque evidente che l’approccio sistematico alla formazione ha aperto ai bahá’í una strada verso la società che li circonda, per condividere il messaggio di Bahá’u’lláh con amici, familiari, vicini e collaboratori ed esporli alla ricchezza dei Suoi insegnamenti. Questo orientamento verso l’esterno è uno dei frutti più belli dell’apprendimento in atto fra tutti i credenti.30
A questo proposito la Casa di Giustizia richiama l’attenzione sulle promettenti opportunità offerte dalle riunioni devozionali e dalle classi per i bambini:
Una volta aperte alla comunità più estesa, grazie a una varietà di strumenti ben congegnati e ingegnosi, le due attività attraggono un crescente numero di ricercatori che, il più delle volte, sono desiderosi di partecipare ai fireside e ai circoli di studio. Molti poi arrivano a dichiarare la propria fede in Bahá’u’lláh e fin dall’inizio vedono il proprio ruolo nella comunità come quello di attivi partecipanti a un dinamico processo di crescita.31
Dall’Alaska all’Australia, dall’Irlanda all’India, i bahá’í hanno prodotto geniali opuscoli per attrarre i ricercatori alle loro riunioni devozionali. Familiari, vicini di casa e perfino persone che hanno risposto ad annunci sui quotidiani si sono uniti ai bahá’í per recitare preghiere e leggere brani delle sacre Scritture, spesso sottolineati da musiche e seguiti da rinfreschi. Relazioni pervenute dal 75 per cento delle comunità nazionali indicano che a tutto ottobre 2002, dei partecipanti alle riunioni devozionali circa 12 mila – il 20 percento – non erano bahá’í.
Una forma altrettanto valida di apertura all’esterno è stata l’esten-sione attiva delle classi per i bambini bahá’í alla comunità esterna. Genitori di ogni provenienza e strato sociale condividono il desiderio di guidare i figli verso una vita migliore. La risposta alle offerte dei bahá’í di fornire un’educazione spirituale ai bambini della loro zona è stata estremamente incoraggiante. In base ai rapporti pervenuti dai due terzi delle comunità nazionali, oltre 27.000, ossia il 40 per cento dei bambini che oggi frequenta le classi bahá’í provengono da famiglie non bahá’í. In paesi come il Botswana, il Lesotho, la Repubblica Dominicana, il Nicaragua, Panama, il Paraguay, Puerto Rico, le Isole Andamane e Nicobare, il Myanmar, il Nepal, la Tailandia, le Isole Marianne, l’Albania e la Romania, in ottobre 2002, il 75 percento o più dei partecipanti alle classi per i bambini provenivano da famiglie non bahá’í.
L’esperienza nello stato del Tamil Nadu in India è un esempio di un metodo che ha avuto successo. Alcuni bahá’í che avevano completato nell’istituto la formazione per insegnanti delle classi per i bambini hanno visitato alcuni villaggi selezionati nella loro area e hanno tenuto pubblici incontri durante i quali hanno presentato al pubblico, servendosi di sketch e manifesti, i pericoli che circondano i bambini nella società moderna e l’importanza dell’educazione spirituale. Decine di genitori hanno iscritto i figli alle classi bahá’í, con un conseguente enorme aumento delle classi per i bambini nelle aree meta. In cinque aree, nelle quali prima ce n’erano solo ventotto, le classi sono poi salite a 136.
I risultati sono stati altrettanto incoraggianti anche quando ci si è sistematicamente sforzati di invitare alle classi bahá’í genitori ricettivi che avevano figli o ai circoli di studio persone che partecipavano alle riunioni devozionali. Per queste anime, l’introduzione alla Fede Bahá’í è stata innanzi tutto e soprattutto un’introduzione alla Parola di Dio. Mettere i ricercatori immediatamente a contatto con gli Scritti di Bahá’u’lláh è stata una metodologia sempre efficace, il che ci ricorda il consiglio del Custode: «siamo invitati a indirizzare continuamente il ricercatore verso la Parola».32
È stato anche rassicurante notare che quando capiscono che non vi sono né pressioni né proselitismi, ma solo un genuino desiderio da parte dei bahá’í di condividere il sostentamento spirituale degli insegnamenti di Bahá’u’lláh, i non bahá’í rispondono positivamente e sono pronti a ritornare spontaneamente agl’incontri bahá’í. Un programma recentemente condotto a Medchal, India, è un notevole esempio di questo tipo di risposta. A ottanta insegnanti e studenti dell’Istituto governativo di formazione industriale è stata offerta una presentazione delle idee della Fede Bahá’í sull’educazione morale. In seguito a questo evento, oltre la metà dei presenti ha deciso di iscriversi a un circolo di studio. Anche in Lussemburgo alla fine di un pubblico incontro sull’educazione spirituale dei bambini organizzato dai bahá’í dieci persone residenti nel luogo si sono iscritte a un circolo di studio bahá’í.
2.4 Come accelerare l’espansione e il consolidamento nelle aree avanzate
2.4.1 I REQUISITI DELLA CRESCITA INTENSIVAAlla fine del Piano quinquennale, sono state identificate circa 150 aree nel mondo nelle quali le condizioni sono favorevoli alla crescita intensiva. In molte di queste aree l’accelerazione del processo dell’istituto ha comportato che il 50 – 60 per cento dei credenti sia totalmente coinvolto nei corsi dell’istituto e che un numero significativo di essi abbia completato l’attuale sequenza. Questi amici fortemente motivati, stimolati e nutriti dall’incoraggiamento delle Assemblee Spirituali Locali e dei membri del Consiglio Ausiliare, hanno intrapreso un crescente numero di iniziative personali nel campo dell’insegnamento. In queste aree il numero delle attività fondamentali sembra essere cresciuto in modo esponenziale e questi «portali per l’entrata in truppe» sono divenuti i canali della maggior parte dei nuovi arruolamenti nelle comunità bahá’í.
Fra le caratteristiche delle aree pronte ad affrontare un programma di crescita intensiva vi sono anche un grande entusiasmo e un forte senso di appropriazione. Gli incontri di riflessione sono molto frequentati e la partecipazione è vivace. Il senso di appropriazione del processo si è anche manifestato in un aumento delle contribuzioni al Fondo. Pur trovandosi in gravi difficoltà economiche, gli amici delle aree ben sviluppate della Moldavia e del-l’Ucraina contribuiscono ora con maggiore generosità a tutti i fondi della Fede. In un’area avanzata prioritaria del Nepal, le contribuzioni dei credenti al Fondo nazionale sono aumentate del 100 per cento rispetto all’anno precedente.
2.4.2 L’INTENSIFICAZIONE DEL LAVORO DI INSEGNAMENTO
Nel messaggio del 9 gennaio 2001 la Casa di Giustizia ha detto che il fulcro dei programmi di crescita intensiva deve essere «un processo solido e continuo di espansione, unito ad un ugualmente forte processo di sviluppo delle risorse umane». Il lavoro di insegnamento deve includere «una gamma di attività di insegnamento che comprendano sia attività intraprese dal singolo sia campagne promosse dalle istituzioni».33
In una lettera a un’Assemblea Nazionale, la Casa di Giustizia ha spiegato che la realizzazione di progetti di insegnamento accuratamente concepiti,
che siano collegati alla sistematica formazione al servizio della Fede di un gran numero di credenti, ...è un importante passo avanti che rinvigorisce e sostiene la crescita della Causa.34
Nel messaggio del 17 gennaio la Casa di Giustizia ha specificamente detto che i progetti di insegnamento sono un passo avanti verso la crescita intensiva:
...all’esistente modello di crescita si vanno aggiungendo progetti accuratamente concepiti per raggiungere popolazioni recettive e portare il tasso dell’espansione a un livello più alto.35
In molte parti del mondo, «portare molte persone nei ranghi dei seguaci di Bahá’u’lláh non è stato tradizionalmente un compito difficile».36 Ora che nelle aree avanzate il sistema dell’istituto è pronto ad assorbire un periodico afflusso di nuovi dichiarati, è il momento di avviare in quelle aree specifici progetti di insegnamento a breve termine per «portare il tasso dell’espansione a un livello più alto». Una recente campagna di insegnamento di cinque giorni nell’area di Medak nell’Andhra Pradesh, India, ha visto 194 persone abbracciare la Fede, 114 delle quali si sono immediatamente iscritte al primo livello del corso dell’istituto. Nel messaggio del 17 gennaio, la Casa di Giustizia ha lodato questo tipo di azione nel caso delle aree più sviluppate:
Questi progetti accelerano il ritmo dell’insegnamento, già in aumento grazie agli sforzi personali. E là dove incominciano a prodursi arruolamenti su vasta scala, si sta provvedendo ad assicurare che una certa percentuale dei nuovi credenti entri immediatamente nel programma dell’istituto, perché, come abbiamo fatto notare in molti messaggi, questi amici saranno chiamati a provvedere ai bisogni di una popolazione bahá’í in continua crescita.37
Quando una discreta parte dei nuovi credenti che si sono arruolati durante i progetti di insegnamento si sono iscritti ai corsi dell’istituto e si sono integrati nelle attività fondamentali, si possono intraprendere altri progetti analoghi. Periodici progetti di insegnamento agiscono da catalizzatori della crescita e la persistenza di questo ciclo di espansione e consolidamento contribuisce ad accelerare e a mantenere il processo della crescita.
I progetti di insegnamento sono particolarmente validi se sono «accuratamente concepiti» e raggiungono specifici segmenti della popolazione dell’area. Le metodologie e i materiali d’insegnamen-to possono essere confezionati su misura per persone che abbiano, per esempio, una particolare occupazione (insegnanti, studenti universitari, legali), o che appartengano a una certa etnia (aborigeni, cinesi, zingari) o religione (animisti, buddhisti, cristiani, musulmani), oppure per le donne e per i giovani. Dopo essersi fatta una discreta esperienza sul campo quanto ai metodi e ai contesti per insegnare a certe popolazioni, i bahá’í coinvolti in questo lavoro possono aiutare l’istituto progettando un corso specifico per un particolare gruppo. Il corso potrebbe essere offerto come un ramo del corso fondamentale dell’istituto su come diventare un buon insegnante.
2.4.3 LE DINAMICHE DELLA CRESCITA INTENSIVAUna domanda spesso posta dagli amici è come faranno a sapere quando la loro area è pronta a un programma intensivo di crescita. Un indizio da non trascurare è la crescita stessa – l’aumento del numero dei bahá’í dell’area. E la crescita è prodotta da un vigoroso processo dell’istituto, dalla moltiplicazione e dall’integrazione delle attività fondamentali, dal successo nell’aprirsi agli abitanti del luogo, da un crescente numero di iniziative di insegnamento personali e collettive, da una vita comunitaria vibrante e dall’im-pegno in un continuo processo di apprendimento. La crescita comprende tanto i nuovi arruolamenti quanto la riattivazione di bahá’í stimolati dallo spirito e dalle attività che hanno ritrovato nella loro zona. È naturale che anche questi elementi creino e favoriscano quelle condizioni per i programmi intensivi di crescita che nel messaggio del 9 gennaio 2001 la Casa di Giustizia definisce «spiccato spirito di collaborazione» fra le istituzioni e «un grado ragionevole di capacità amministrativa».
Un programma intensivo di crescita suggerisce solo questo, l’intensificazione, un’intensificazione di attività che contribuisce alla crescita sistematica. Gli amici nelle aree avanzate percepiscono un sensibile cambiamento nell’intensità delle attività nella loro area e questo si riflette nel tipo di crescita. Un programma intensivo di crescita implica un modello progressivamente accelerato e pienamente sostenuto.
3. Migliorare la capacità istituzionaleIl processo della suddivisione di un paese in aree intrapreso nel primo anno del Piano quinquennale ha permesso alle istituzioni della Fede «di realizzare un modello ben organizzato di espansione e consolidamento».38 Le Assemblee Nazionali e i Consigli Regionali hanno formulato piani di azione, sostenuti da un sistema per la formazione delle necessarie risorse umane, nell’intento di portare le aree da uno stadio di sviluppo a quello successivo. E quando in un’area sono presenti gli elementi necessari e si registrano nuovi arruolamenti, è l’istituzione che conferma che quel-l’area è pronta ad affrontare un programma intensivo di crescita.
Per ottenere e mantenere la crescita intensiva occorrono diverse capacità e nuove impostazioni da parte delle istituzioni bahá’í. Le relazioni indicano che la formazione delle capacità, pur graduale, è più immediata quando i membri delle istituzioni hanno avuto un’esperienza di prima mano delle dinamiche dello sviluppo delle aree e dei processi che contribuiscono alla crescita.
3.1 Gestire il processo della crescitaNel promuovere e nel dirigere il processo della crescita, le istituzioni bahá’í hanno dimostrato svariate capacità motivazionali e organizzative. Questi talenti aumentano quando prevalga un atteggiamento di apprendimento e si comprenda la fondamentale armonia fra iniziativa personale e azione collettiva.
3.1.1 FAVORIRE UN AMBIENTE INCORAGGIANTEIl principale requisito per motivare i credenti e alimentare la cultura della crescita è la capacità di favorire un ambiente incoraggiante nel quale, come la Casa Universale di Giustizia ha scritto nel messaggio del 9 gennaio, «l’insegnamento è la passione dominante della vita dei credenti» e «le norme che prevalgono sono appoggio reciproco, impegno ad apprendere e valutazione della diversità nelle azioni». Nello stesso messaggio, la Casa di Giustizia ha anche detto che un notevole aumento delle attività di insegnamento dipende da un «continuo incoraggiamento».
Nelle aree che si preparano alla crescita intensiva, si è osservato che le istituzioni che collaborano si sono dimostrate capaci di creare un’atmosfera di reciproca fiducia con gli amici, di utilizzare i talenti, di lodare i risultati e di sorvolare sui piccoli errori. Questi sono i segni dell’emergente cultura bahá’í e il successo di questo Piano dipende in gran parte dalla misura in cui individui e istituzioni dimostrano di avere queste capacità. In una lettera scritta a suo nome a un’Assemblea Nazionale, Shoghi Effendi ha fatto un commento sull’incoraggia-mento che riguarda le istituzioni a tutti i livelli della Causa:
…l’Istituzione nazionale è come il battito di un cuore sano in seno alla Comunità, che pompa amore spirituale, energia e incoraggiamento a tutti i membri.39
3.1.2 IL COORDINAMENTO A LIVELLO DELL’AREAIl lavoro pratico della promozione del processo di crescita nelle aree richiede capacità di organizzazione e coordinamento. Queste funzioni si svolgono in una nuova struttura collaborativa, descritta dalla Casa di Giustizia:
La realizzazione di un programma di questo tipo [di crescita intensiva] richiederà la stretta collaborazione dell’istituto, dei membri del Consiglio ausiliare e dei loro assistenti e del Comitato Insegnamento di Area.40
Nella misura in cui, grazie a una valida collaborazione, sono riuscite ad ampliare sistematicamente la riserva di risorse umane nell’area e a mobilitare quelle risorse per l’insegnamento e altri atti di servizio queste istituzioni sono anche riuscite a portare l’area verso un programma di crescita intensiva. Alla base dei loro sforzi c’era la consapevolezza del fatto che il successo sarebbe dipeso «dal modo in cui vengono integrate linee di azione e dal modo di apprendimento che viene adottato».41
Nelle aree nelle quali vi sono Assemblee Spirituali Locali ben funzionanti, il ruolo di un Comitato di area per l’insegnamento o per la crescita in quanto agenzia di collaborazione con i membri del Corpo ausiliare e con l’istituto è stato talvolta sostituito da un comitato coordinatore. In ogni caso, la risposta alle sfide della pro-mozione del processo dell’istituto e la promozione della crescita sistematica hanno richiesto maggiori capacità amministrative, fra le quali spicca per importanza una buona consultazione. Anche la capacità di organizzare incontri di riflessione produttivi e gradevoli è stata una delle caratteristiche delle aree ben sviluppate.
3.1.3 UNA CONTINUA RACCOLTA DELLE STATISTICHELa gestione del processo di crescita richiede alcune capacità pratiche come la raccolta delle statistiche, perché il monitoraggio della crescita è essenziale per poterla misurare. Gli amici stanno imparando a tenere una corretta banca dei dati alla base registrando regolarmente informazioni come il numero delle persone che superano la sequenza dei corsi dell’istituto, il numero delle attività fondamentali, il numero delle persone che vi hanno preso parte e il numero dei nuovi arruolamenti. Spesso gli amici a livello dell’area hanno bisogno di una speciale formazione nella raccolta delle statistiche. Questo compito deve essere svolto in modo tale da fornire dati sufficienti alla pianificazione e all’identificazione delle misure necessarie per accelerare la crescita senza sovraccaricare le comunità. Particolare importanza è stata attribuita nelle aree più promettenti alla raccolta delle statistiche a intervalli di circa tre mesi, in modo da poter prendere gli opportuni provvedimenti per portare quelle aree verso la crescita intensiva.
3.2 La revisione delle metodologie amministrative
Le Assemblee Spirituali Nazionali stanno a poco a poco arrivando a capire che le strutture amministrative che esse istituiscono nelle loro comunità nazionali devono rispecchiare e sostenere lo scopo primario del Piano. Mentre nei primi anni si sono formati comitati e task force nazionali per varie attività ed eventi di proclamazione locali e nazionali, l’attuale concentrazione sulla promozione della crescita sistematica ha influenzato la natura e il numero dei comitati che le Assemblee Nazionali vogliono nominare. Alcune Assemblee, soprattutto nei paesi con comunità nazionali piccole, hanno trovato utile ridurre il numero dei comitati nazionali per lasciare più tempo e più energie alle priorità del Piano quinquennale. L’eliminazione di alcuni comitati e il consolidamento dei comitati meno vitali ha anche permesso alle Assemblee Nazionali di svolgere meglio i loro compiti di monitoraggio della crescita complessiva della Fede nel paese e ha lasciato i credenti liberi per le attività di insegnamento.
Un importante sviluppo che ha consentito a diverse Assemblee Spirituali Nazionali di modificare l’impostazione del lavoro è stata l’istituzione dei Consigli Regionali Bahá’í. Sotto la guida della Casa di Giustizia, quelle Assemblee Nazionali stanno a poco a poco imparando a delegare responsabilità e autorità a questa nuova istituzione. Incaricati di sovrintendere ai piani per l’espansione e il consolidamento nelle loro regioni, i Consigli possono analizzare specifici orientamenti da adottare nell’esecuzione del Piano quinquennale e progettare piani di azione che consistono «essenzialmente nei provvedimenti necessari per aiutare ciascuna area della regione a passare dal presente stadio di crescita a quello successivo».42 Anche in questo caso il risultato è stato che le Assemblee Nazionali sono libere di concentrarsi sui grandi temi strategici e su altri temi urgenti e che i piani di insegnamento e le priorità sono diventate più sensibili alle condizioni e alle risorse della base. I vantaggi del principio del decentramento sono evidenti anche nei paesi nei quali l’organizzazione del lavoro di insegnamento è stata fatta da Comitati regionali per l’insegnamento, sotto la supervisione di un Comitato nazionale per l’insegnamento.
La delegazione dell’autorità è stata praticata dalle Assemblee Nazionali e dai Consigli Regionali anche nei confronti dei Direttivi dell’istituto. In una lettera scritta a suo nome, la Casa di Giustizia ha dato il seguente consiglio sulla delegazione delle responsabilità e sull’amministrazione del processo dell’istituto:
Nel caso dei direttivi degli istituti regionali ...una delle sfide che si pongono ai Consigli Regionali Bahá’í è quella di delegare ai direttivi le funzioni che sono di loro pertinenza e di dare loro la libertà necessaria per espletarle. Anche i direttivi devono lasciare abbastanza spazio ai coordinatori degli istituti e investirli di un’autorità sufficiente, perché possano svolgere bene il lavoro quotidiano…
...Il coordinatore deve poter operare a livello esecutivo, svolgendo piani e attività giornalieri e assicurando l’espletamento delle funzioni fondamentali dell’istituto – con l’assistenza dei facilitatori e del personale necessario. Il direttivo sovrintende al processo dell’istituto nel suo insieme, soprattutto per mezzo di periodiche relazioni del coordinatore e di consultazioni occasionali. Vorrà rendersi facilmente accessibile al coordinatore, creando un’atmosfera adatta perché egli possa condividere idee, chiedere al direttivo le sue opinioni sulle possibilità e sulle sfide dell’istituto e giovarsi del suo consiglio. Per svolgere questo ruolo, non occorre che il direttivo si riunisca spesso, come deve fare un comitato incaricato di svolgere una serie di compiti specifici.
Quanto al Consiglio Regionale, esso è naturalmente interessato a sapere se un’agenzia sotto la sua egida importante come l’isti-tuto svolge i compiti per cui è stata creata e funziona nelle sue piene capacità. Ancor più importante, il Consiglio deve assicurare che, quando i ranghi dei devoti sostenitori della Fede si ingrossano grazie al processo dell’istituto, costoro siano impiegati nel campo del servizio, rafforzando il lavoro dell’espansione e del consolidamento su larga scala. Questa moltiplicazione e questo impiego delle risorse umane devono aver luogo, naturalmente, nel contesto di un piano regionale per portare ogni area della regione dal suo presente stadio a quello immediatamente più avanzato.43
L’esperienza ha dimostrato che quando hanno una misura sufficiente di autonomia nell’amministrazione del lavoro, i direttivi dell’istituto sono più efficienti nel promuovere il processo dell’istituto di quelli nei paesi in cui le Assemblee o i Consigli cercano di tenere il processo saldamente in pugno.
3.3 Agevolare le iniziative personaliL’aumento delle schiere degli amici che desiderano trovare la propria strada nel servizio ha avuto delle ripercussioni sul ruolo delle Assemblee Spirituali Locali nel Piano quinquennale e oltre. La Casa di Giustizia richiama l’attenzione sulla sfida:
Tutto ciò offre brillanti opportunità alle Assemblee Spirituali Locali. Ad esse va la sfida di utilizzare, in collaborazione con i membri dei Consigli Ausiliari che le consigliano e le assistono, le energie e i talenti delle crescenti risorse umane disponibili nelle rispettive aree di giurisdizione per creare una vita comunitaria vibrante e per incominciare a influenzare la società che li circonda.44
La crescita intensiva dipende dall’incoraggiamento dei singoli a espletare un numero rapidamente crescente di attività fondamentali e di altre imprese e le Assemblee Locali sono state di valido aiuto in questo processo. Grazie alla loro ispirazione e al loro sostegno è stata intrapresa una grande quantità di azioni personali e collettive. Le Assemblee che riconoscono e facilitano le iniziative di molti amici che superano i corsi dell’istituto, nonché di altri devoti servitori nelle comunità, hanno incominciato ad adottare lo stile di leadership raccomandato dal Custode:
La prima qualità per la leadership, tanto fra le persone quanto fra le Assemblee, è la capacità di usare le energie e le competenze che esistono nelle file dei suoi seguaci.45
Dato che l’ambito della pianificazione si è ora esteso a livello dell’area, che comprende spesso parecchie Assemblee Locali e l’attiva partecipazione dei credenti alla formulazione delle mete a breve termine, l’ambito degli interessi delle Assemblee ha ora incominciato a valicare i propri confini. La visione si è allargata, le risorse sono aumentate e le opportunità si sono moltiplicate. Nel descrivere il carattere degli incontri di area, la Casa di Giustizia accenna alla caratteristiche di questa più ampia prospettiva:
La Casa Universale di Giustizia spera che le consultazioni che si svolgono negli incontri periodici a livello dell’area producano tale unità di pensiero sulla crescita della Fede che, nei casi in cui le linee di azione coinvolgano località dotate di Assemblee Locali, il requisito di ricevere la loro approvazione sia rapidamente soddisfatto. Si deve ricordare che lo scopo di queste consultazioni, oltre ad affrontare certe considerazioni pratiche, è quello di mantenere un alto livello di entusiasmo e di creare uno spirito di servizio e di cameratismo fra i presenti. Le discussioni non devono impantanarsi in un’indebita preoccupazione di carattere procedurale, ma devono concentrarsi su quello che si può ottenere e sulla gioia di vedere i frutti di un duro lavoro e di un diligente sforzo.46
3.4 Servire molte personeLe sfide della crescita metteranno alla prova e svilupperanno le capacità delle nostre istituzioni a tutti i livelli, ma in ultima analisi esse sono state progettate per servire un gran numero di gente. In effetti «molto della possibilità che la Fede sviluppi la capacità di costruire comunità dipende dal numero dei nostri membri».47 Shoghi Effendi ci ha assicurato che la crescita è la risposta al completamento delle potenzialità del nostro ordine Amministrativo:
I problemi che i credenti devono attualmente affrontare, siano essi sociali, spirituali, economici o amministrativi, si risolveranno a poco a poco, via via che il numero e le risorse degli amici si moltiplicano e la loro capacità di servizio ...si sviluppa.48
E nella stessa vena, la Casa Universale di Giustizia afferma:
Dobbiamo ottenere una massiccia espansione della comunità bahá’í, molto al di sopra di qualunque passata esperienza. …È una necessità cruciale, perché se ciò non avverrà, le laboriosamente erette istituzioni dell’Ordine Amministrativo non avranno le dimensioni necessarie per sviluppare e adeguatamente dimostrare la loro intrinseca capacità di provvedere agli urgenti bisogni dell’umanità nell’ora della più intensa disperazione.49
La capacità di guidare e sostenere il processo di crescita contribuisce alla capacità e alla maturazione delle istituzioni a tutti i livelli. La Casa di Giustizia ha illustrato questo punto nel messaggio di Ridvan all’inizio del Piano quadriennale:
...la maturità dell’Assemblea Spirituale non si misura solo dalla regolarità degli incontri e dall’efficienza del funzionamento, ma anche dalla continuità della crescita del numero dei membri bahá’í.50
Questa maturazione si realizza grazie al miglioramento delle capacità delle istituzioni bahá’í mentre si dedicano alla promozione della crescita, rispondono ai bisogni di aumentare il numero dei credenti e di facilitare il loro servizio alla Causa.
4. Il cambiamento della cultura della comunità bahá’í
Alla fine del Piano quadriennale la Casa Universale di Giustizia ha scritto che «la cultura della comunità bahá’í [aveva] subito un cambiamento».51 I «nuovi modelli di pensiero e azione»52 introdotti dagli istituti di formazione stavano avendo un grande impatto su individui, istituzioni e comunità. Fondamentale in questo nuovo orientamento era un atteggiamento di apprendimento, affiancato dalla una comprensione della sistematicità e della concentrazione sul tema centrale, dall’impegno di arruolare un gran numero di credenti nel lavoro della Causa e da una consapevole apertura a tutta la società.
A livello di area e di comunità, dove la cultura dell’appren-dimento sta prendendo piede, è emersa una nuova dinamica per cui gli amici partecipano ad azioni che sono significative, sistematiche e galvanizzanti.
4.1 L’apprendimento e la progettazione alla baseSull’esperienza della suddivisione del lavoro per aree si possono fare due considerazioni importanti ai fini della prosecuzione del Piano quinquennale. Primo, gli incontri di riflessione sono divenuti la matrice dell’apprendimento nelle aree. Queste periodiche consultazioni hanno permesso ai credenti di «riflettere sulle problematiche, [di] prendere in considerazione modifiche e [di] tenere vivi entusiasmo e unità di pensiero».53 Il valore delle mete a breve termine è subito riconosciuto, poiché i risultati e le sfide possono essere regolarmente valutati, «gli ostacoli [possono essere] rimossi, le risorse moltiplicate e le lezioni apprese»54 e si possono apportare modifiche alle mete senza perdere la continuità dell’azione. La flessibilità e la pazienza sono incoraggiate come requisiti essenziali del processo di apprendimento. Gli amici incominciano a capire che è impossibile trovare tutte le risposte in anticipo e che spesso si può trovarle solo con l’esperienza. Nel descrivere questo processo la Casa di Giustizia ha scritto:
Le riunioni di consultazione a livello delle aree servono ad accrescere la consapevolezza delle possibilità e a produrre entusiasmo. Qui, liberi dalle esigenze di un processo decisionale formale, i partecipanti riflettono sull’esperienza fatta, condividono idee, esplorano metodologie e acquisiscono una migliore comprensione del modo in cui ciascuno può contribuire a raggiungere lo scopo del Piano. In molti casi, questa interazione porta al consenso su un insieme di mete a breve termine, personali e collettive. L’apprendimento nell’azione sta diventando la principale caratteristica dell’emergente modo operativo.55
Un secondo elemento fondamentale della suddivisione del lavoro per aree è lo spostamento della pianificazione verso la base. La Casa di Giustizia dice che questo è uno degli scopi dell’esercizio della suddivisione in aree, ma le sue conseguenze sul ruolo dei singoli e delle istituzioni locali nello svolgimento del Piano stanno solo incominciando a farsi sentire. Piuttosto che ridursi a «una semplice enumerazione di mete»56 spesso scollegate dalla realtà delle risorse dell’area, la pianificazione durante gli incontri di riflessione si basa sulle risorse umane effettivamente disponibili. L’impatto dell’isti-tuto di formazione sul processo della pianificazione e sulla stimolazione dell’iniziativa personale è stato ampiamente verificato. Area dopo area, armati di nuove idee, talenti e capacità, i singoli si sono assunti vari compiti a sostegno del piano dell’area. Grazie all’inco-raggiamento delle istituzioni, in particolare dei membri del Consiglio Ausiliare, si è generato un entusiasmo per il servizio che è stato poi guidato «verso i canali di uno sforzo sistematico».57
4.2 Concentrarsi sul tema centraleDurante gli incontri istituzionali e altre riunioni bahá’í in tutti i paesi del mondo, si è colpiti da una chiara e comune concentrazione sul tema centrale, dimostrata dagli amici nei loro sforzi per promuovere il processo dell’entrata in truppe. La Casa di Giustizia ha associato questo sviluppo al cambiamento di cultura:
...sin dall’inizio del Piano quadriennale, l’intero mondo bahá’í ha subito un profondo cambiamento di cultura richiesto dal tema centrale dei piani globali nell’ultima parte del primo secolo dell’Era formative della Fede – promuovere il processo dell’entrata in truppe.58
Abituati a perseguire una grande varietà di mete a livello nazionale e locale, molti bahá’í hanno affrontato la sfida di concentrare le attività di insegnamento e altre forme di servizio più direttamente sulla promozione di questa meta primaria del Piano. Pur aspettandosi una «diversità di azione», la guida della Casa di Giustizia ha esplicitamente fornito un quadro per quell’azione e i credenti hanno capito che certi «vecchi modi di pensare, pur validi sotto molti aspetti, non avevano comportato una rapida crescita».59
Oltre alla concentrazione sulla promozione del processo del-l’entrata in truppe vi è una crescente consapevolezza della necessità della sistematicità nell’azione. La crescita non deve essere esplosiva e di breve durata, ma costante e sostenuta. Per definizione, processo significa una sistematica serie di azioni volte verso un fine specifico. L’impostazione sistematica della formazione delle risorse umane sta già producendo sostanziosi risultati e l’organiz-zazione sistematica del lavoro dell’insegnamento nel movimento delle aree sta dimostrando la propria efficacia. Come si è detto all’inizio di questo documento, è «l’attenzione concentrata e sistematica» verso questi due movimenti che ci porterà al conseguimento della meta del Piano quinquennale.
4.3 Valorizzare le file dei credentiDefiniti il «principale propellente» del cambiamento della cultura, gli istituti di formazione, con la loro capacità di produrre un crescente numero di risorse umane, hanno radicalmente modificato l’orientamento delle comunità bahá’í nei confronti dei compiti di cui si occupa. Le file dei credenti sono più che mai coinvolte in un importante, vitale servizio alla Causa. Nell’organizzazione delle riunioni devozionali, nella facilitazione dei circoli di studio o nell’attività di insegnamento nelle classi per i bambini, un gran numero di amici hanno trovato vie di servizio che non dipendono dalla capacità di parlare in pubblico. Gli istituti di formazione hanno fornito «idee spirituali», «conoscenza» e «talenti» che hanno permesso ai credenti di «facilitare il processo dell’entrata in truppe con efficienza e amore».60 Di questo risultato la Casa di Giustizia ha rimarcato:
È particolarmente gratificante rilevare l’alto grado di partecipazione dei credenti ai vari aspetti del processo di crescita. Area dopo area, il numero di coloro che si addossano il compito dell’espansione e del consolidamento è in costante crescita.61
La crescente fiducia e dedizione dei credenti, che si sono manifestate in un «fiorire di iniziative personali»,62 stanno acquistando slancio nel Piano quinquennale. A questo proposito la Casa di Giustizia ha assicurato agli amici che
via via che i credenti prendono fiducia nella propria capacità di servire attraverso il processo dell’istituto, nel mondo bahá’í incomincia ad apparire un’espressione molto più ricca dei diversi talenti degli amici – una ricchezza che promette bene per il futuro progresso della Causa.63
4.4 Un «orientamento rivolto verso l’esterno»Quando all’inizio del Piano quinquennale la Casa Universale di Giustizia ha chiesto ai bahá’í di aprire i circoli di studio, le classi per i bambini e le riunioni devozionali «a tutti gli abitanti del luogo», quella frase ha dato inizio a un cambiamento nella cultura delle comunità bahá’í, un cambiamento che è strettamente legato agli sforzi compiuti dalla Fede per crescere e abbracciare il genere umano.
Nell’aprirci a tutti gli abitanti di un luogo ci ispiriamo alle parole di Bahá’u’lláh: «In questo Giorno s’è spalancata una porta più larga della terra e del cielo insieme».64 Compiere uno sforzo concertato per aprire al mondo esterno i portali della vita della nostra comunità richiede coraggio e immaginazione. Molte sono le storie sulle misure creative che le comunità bahá’í di tutto il mondo stanno utilizzando per attrarre i ricercatori verso le loro attività.
Oltre ad aprire le porte della comunità bahá’í al mondo esterno, i credenti stanno anche cercando di andare verso gli altri. I bahá’í stanno cercando di allargare la propria cerchia sociale e alla fin fine le loro amicizie, poiché l’amicizia è la base più sicura per toccare i cuori. Per perseguire queste mete, le persone hanno incominciato a esaminare le priorità, compresi i servizi che essi svolgono per la Fede, e a riorganizzare la propria vita in modo da concedersi più tempo per interagire con i familiari, gli amici e i colleghi. In ultima analisi, a che cosa serve sforzarsi di diventare migliori insegnanti se non si incontrano persone alle quali insegnare?
Avere un «orientamento rivolto verso l’esterno» suggerisce anche che è importante che i bahá’í comprendano meglio quali forze operino sulla scena del mondo e quali siano le soluzioni offerte dalla Rivelazione di Bahá’u’lláh. Abbiamo il compito di far capire ai ricercatori che viviamo tutti nello stesso mondo, che dobbiamo affrontare prove comuni e cercare di realizzare identiche, antiche aspirazioni per la razza umana. L’espressione della nostra solidarietà verso il prossimo deve essere concepita in termini sinceri e genuinamente sentita.
5. Il movimento dell’umanità verso Bahá’u’lláhUna premessa sulla quale si fondano i nostri attuali sforzi di insegnamento è la consapevolezza che tutta l’umanità sta muovendosi verso Bahá’u’lláh.
Non v’è dubbio che ciò che vediamo è l’accelerazione del processo dell’entrata dell’umanità in truppe nella Causa, previsto nella Tavola di Bahá’u’lláh al re della Persia, trepidamente anticipato dal Maestro e descritto dal Custode come il necessario preludio alla conversione di massa.65
Non tutti imparano o reagiscono con lo stesso ritmo, ma la strada verso di Lui è abbastanza larga da accogliere tutti indipendentemente dal ritmo. La frase «Nella Causa di Dio c’è posto per tutti»66 indica non solo che le varie persone sono tutte benvenute ma anche che esse si possono trovare in momenti diversi della propria comprensione e accettazione della Fede. Assumere un atteggiamento di apertura e di inclusione contribuisce a sfumare la linea netta che i credenti hanno talvolta teso a tracciare fra se stessi e la gente.
In tutto il mondo i bahá’í sanno bene che gli eventi esterni alla Fede servono, come la Casa Universale di Giustizia ha scritto, a risvegliare «nel cuore di coloro con cui dividiamo il pianeta un anelito di unità e di giustizia cui solo la Causa di Dio può rispondere».67 Tutti i piani, le campagne e gli incontri di riflessione mirano a trovare come condividere il Messaggio divino con le masse in attesa. Soprattutto gli amici devono essere incoraggiati a ricordare l’invito di Bahá’u’lláh: «Questo è il giorno in cui si deve parlare»68 e l’esortazione di ‘Abdu’l-Bahá «che noi, tutti noi, ci adopriamo con tutto il cuore per sacrificarci, per guidare gli altri alla Sua via e per educare le anime degli uomini».69
Note bahá’í anno XXI, n. 10 (ottobre 2003), inserto redazionale.
53L’enorme progresso in tutti i continenti nel corso del Piano quinquennale si è rispecchiato in molti aspetti della vita della comunità bahá’í. Il processo dell’istituto di formazione ha continuato ad affinare le capacità di un crescente numero di credenti di promuovere i processi dell’espansione e del consolidamento. Il più profondo senso di appartenenza e il maggior entusiasmo così generati, riflessi in un notevole aumento dell’iniziativa personale, sono stati particolarmente evidenti nelle aree avanzate nelle quali il rinnovato fervore nell’insegnamento da parte degli amici è diretto verso i programmi intensivi di crescita.
Uno dei graditi risultati di questa nuova vitalità è che vi è una crescente schiera di credenti coinvolti nel lavoro della Causa, che servono in molti modi nell’ambito del Piano. Nel frattempo un’ac-cresciuta comunità di interesse sfida la comunità bahá’í a ripensare i propri confini e a rispondere alle richieste di un crescente agglomerato di persone che camminano insieme sulla via che conduce a Bahá’u’lláh. Il progresso fatto è stato rafforzato dall’emersione di una nuova cultura di crescita nella comunità.
Mentre questi sviluppi sono continuati a ritmo accelerato, varie comunità nazionali hanno intrapreso passi per riformare il proprio sistema amministrativo, per allinearlo alle nuove necessità. Di seguito esaminiamo alcuni degli aspetti salienti degli sviluppi che influiscono sull’amministrazione dei processi della crescita. Questo esame riflette le esperienze di comunità all’avanguardia in questi processi. Mentre in alcuni casi i cambiamenti sono stati relativamente minori e gli adattamenti sono stati fatti con facilità, in altri casi è stata necessaria una grossa revisione delle strutture e delle pratiche.
Amministrare il processo della crescita a livello delle aree
Con la suddivisione dei paesi in piccole aree geografiche, la struttura ad aree ha creato una nuovo ambito entro i cui confini il lavoro di insegnamento può essere organizzato su scala controllabile. L’espansione in larga scala del passato si è dimostrata difficile da sostenere. Anche se ciò era dovuto principalmente alla mancanza di un processo sistematico di impiego delle risorse umane, vi era anche poca esperienza nell’amministrare il processo della crescita alla base. In questo contesto, l’apprendimento acquisito sul modo di amministrare la crescita a livello delle aree è uno dei principali risultati nel Piano attuale.
La Casa Universale di Giustizia, nella sua lettera del 9 gennaio 2001, affidava la pianificazione delle aree a tre entità a livello delle aree: «La realizzazione di un programma di questo tipo richiede la stretta collaborazione dell’istituto, dei membri del Consiglio ausiliare e dei loro assistenti e del Comitato di insegnamento del-l’area». Nelle aree avanzate queste tre entità sono direttamente concentrate sulla pianificazione e sull’esecuzione dei piani di insegnamento, assicurando l’immediato consolidamento delle vittorie, l’acquisizione dell’apprendimento e la veloce esecuzione di appropriati aggiustamenti. Le tre entità costituiscono, prese assieme, un’infrastruttura forte che permette molte decisioni, relative al processo di crescita, che saranno prese da coloro che sono più strettamente coinvolti nella loro esecuzione
Mentre la Casa di Giustizia andava definendo le specifiche responsabilità delle agenzie che operano a livello delle aree, in molti paesi sono stati sviluppati documenti particolareggiati che stabilivano lo schema del coordinamento che coinvolgeva queste agenzie e i loro bracci secondari. Questi documenti, spesso basati su un primo scritto che fu sviluppato in India, hanno contribuito a chiarire i ruoli e a rimuovere le ambiguità. Sono anche stati in questi paesi la base della formazione e dell’orientamento dei membri delle agenzie, un processo necessariamente continuativo che viene raffinato alla luce dell’esperienza.
Un esempio della formazione richiesta al Comitato di Insegnamento dell’Area si è avuto in un’area avanzata della Mongolia. In quell’area l’improvviso aumento di nuovi credenti e la complessità della gestione della conseguente crescita delle attività di consolidamento aveva evidenziato l’urgente necessità di formare i membri del Comitato, nonché i membri dell’Assemblea Spirituale Locale dell’area. La formazione comprendeva una gamma di importanti capacità organizzative: raccolta e analisi dei dati, creazione di gruppi e conoscenza del computer. La collaborazione tra i Comitati, i coordinatori dell’istituto e i membri del Consiglio ausiliare ha permesso a questa area di ottenere grandi risultati nell’espansione, nel consolidamento e nello sviluppo delle risorse umane.
Un importante aspetto critico che non può essere rimandato a lungo è il notevole investimento di tempo richiesto alle agenzie dell’area, in particolare al coordinatore dell’istituto di formazione e al segretario del Comitato di Insegnamento dell’Area, occasionalmente chiamato facilitatore dello sviluppo dell’area. L’espe-rienza ha dimostrato che là dove il numero delle attività fondamentali, le varie campagne connesse con il lavoro di insegnamento e i compiti relativi alla raccolta delle statistiche, fra gli altri doveri, raggiungono un certo livello di complessità, occorrono persone che lavorino a tempo parziale o anche a tempo pieno. In questi casi, sta diventando evidente che per una maggiore mobilitazione delle fila dei credenti e per la continuità degli sforzi di insegnamento e di consolidamento occorrono coordinatori dell’istituto e facilitatori dello sviluppo che lavorano sempre meglio.
Il problema non è se il personale debba essere remunerato – in molte aree si utilizzano benissimo per questi incarichi i servigi di volontari. Si tratta piuttosto di riconoscere che la conduzione dei processi della crescita richiede un grande sforzo da parte di un gruppo di persone che lavorano alla base in sfere ben definite. Alla fine, naturalmente, non sarà possibile portare avanti il lavoro su una semplice base volontaria e col tempo si dovranno assumere delle persone. Se è necessario pagarle, sorgono nuove sfide relative all’uso dei fondi e al modo di generarli nell’ambito delle aree e di alimentarli, se necessario, dall’esterno. Un’altra sfida è assicurare che sia adottato un approccio flessibile per permettere vari metodi di assunzione.
Un’altra considerazione importante è che il tangibile allargamento della comunità di interesse stimola gli amici e le istituzioni ad adottare approcci che minimizzino la demarcazione tra bahá’í e non bahá’í. Anche se le attività fondamentali attirano un crescente numero di partecipanti, la sfida è far fronte alle loro necessità facendoli sentire a casa propria in un ambiente bahá’í. L’ammi-nistrazione di questo nuovo elemento della comunità richiede una conoscenza approfondita delle loro necessità e l’esercizio di un’at-tenzione sistematica. Comporta che si comunichi regolarmente con loro, che li si impegnino in un discorso personale, che se ne utilizzino subito i servigi e che si impari a guidarli verso una crescente dedizione alla Causa. Tutto ciò è molto facilitato se nelle are si hanno agenzie funzionanti, perché questo è il punto fondamentale dell’apprendimento relativo a tutti gli aspetti del processo di crescita. Le agenzie delle aree possono apprestare gli elementi necessari, come per esempio creare un notiziario speciale rivolto alla comunità di interesse, impegnare questi nuovi amici nel lavoro dell’area o aiutare le Assemblee Spirituali Locali a fare la propria parte a questo proposito.
Coinvolgimento delle Assemblee Spirituali LocaliIl ruolo dell’Assemblea Spirituale Locale, come quello di tutte le altre istituzioni, è evolutivo e si sviluppa in rapporto ai processi della crescita. Anche se in questo campo si tratta ancora di osservazioni abbastanza preliminari, sono già in qualche modo visibili alcune conclusioni generali. Là dove le Assemblee Locali hanno acquisito la nuova visione della crescita e si sono adattate ai requisiti dell’azione nell’ambito delle aree, il lavoro di insegnamento è molto cresciuto grazie ad esse. Di converso, il processo di crescita è stato influenzato negativamente là dove vi sia stata resistenza alle nuove realtà.
È istruttivo notare il ruolo costruttivo che le Assemblee Spirituali Locali hanno avuto in molte aree. In diversi paesi nei quali il livello del funzionamento delle Assemblee era basso, nelle aree avanzate si è notato un notevole risveglio delle Assemblee. I credenti si assumono la responsabilità di eleggere la propria Assemblea e, una volta formata, l’Assemblea si assume negli affari della Causa una responsabilità maggiore di prima.
In altri casi, particolarmente nel contesto dei programmi intensivi di crescita, le Assemblee Locali ben funzionanti sono all’al-tezza delle sfide create dal programma. Queste Assemblee hanno efficacemente rafforzato il piano dell’area formulato dalle agenzie dell’area e si sono assunte la responsabilità di alcuni aspetti del lavoro nella propria area. Dato che l’area geografica della pianificazione richiesta spesso si estende a varie località, una pratica utile negli stadi iniziali dello sviluppo è stata che le agenzie dell’area facessero conoscere alle Assemblee Locali dell’area il piano proposto. Questo approccio può aumentare la capacità delle Assemblee Spirituali Locali di offrire supporto al programma e può incoraggiarle a intraprendere nella loro località i passi per rafforzarlo, un esempio di quanto sta succedendo in molti casi negli Stati Uniti.
Via via che il lavoro di insegnamento e le attività fondamentali si moltiplicano, le Assemblee Locali sono entusiasmate dalle opportunità createsi di servire una popolazione più vasta. Ad esempio, un’Assemblea nella cui zona le classi dei bambini si sono moltiplicate nelle vicinanze è felice di sapere che la comunità, tra i suoi compiti, riesce a provvedere a un numero di bambini della località più grande di quello al quale provvedeva prima. Inoltre, oltre alla maggiore capacità di allargarsi, si registra anche un effetto positivo sulla qualità della vita comunitaria bahá’í che si riflette sulla migliore qualità dei suoi processi interni.
Queste conclusioni sono tratte in parte da una ricerca condotta dal Centro Internazionale per l’Insegnamento in circa cinquanta aree avanzate in tutto il mondo. Lo studio, che valutava l’impatto del processo della crescita su vari aspetti della vita comunitaria bahá’í, ha evidenziato che il 90 per cento delle aree studiate ha visto un miglioramento delle Feste del diciannovesimo giorno, in quasi due terzi delle quali si è notato anche un aumento della partecipazione. La visione ottenuta dalla conduzione degli incontri devozionali si riflette sempre più sul programma spirituale della Festa. Secondo la ricerca, anche i processi consultativi a tutti i livelli della comunità – incluse le sedute delle assemblee – sono migliorati, diventando più mirati, uniti e concentrati. Si è anche osservato che in moli casi le contribuzioni al Fondo bahá’í hanno avuto un impatto positivo con un aumento del livello dell’impegno e della coscienza del suo significato spirituale. Questi successi sono dovuti all’effetto del processo dell’istituto che, favorendo una profonda trasformazione spirituale, si è rivelato più efficace, nel trattare un gran numero di persone, della maggior parte degli sforzi fatti per lo sviluppo della comunità e dell’Assemblea Spirituale.
La ricerca indica che il più importante contributo iniziale delle Assemblee Locali ai processi della crescita è stato l’incoraggia-mento fornito ai credenti. Questo contributo è stato particolarmente efficace quando si è avuto un ampliamento della visione grazie alla partecipazione dei membri delle Assemblee ai processi del-l’istituto, nonché allo studio dei documenti del Piano quinquennale. Si è notato che anche le interazioni con le agenzie dell’area hanno stimolato le Assemblee a dare un contributo efficace. Spesso queste interazioni avvengono al livello delle aree nel contesto di particolari piani di azione. Un altro strumento efficace per costruire l’unità di visione e di azione sono stati gli incontri per i membri delle Assemblee Locali. Questo approccio è stato utilizzato in Canada dove questi incontri, tenuti dai Consigli Regionali Bahá’í a livello regionale o di area, hanno fatto molto per aiutare le Assemblee Locali ad allineare i propri processi e le proprie priorità amministrative.
Oltre a queste considerazioni, è di grandissima importanza il ruolo di leader delle Assemblee Spirituali – nazionali o locali. In molte aree si è notato che i processi della crescita sono assai migliorati là dove il loro ruolo di leader è esercitato nel costante sforzo delle assemblee di tenere la visione della crescita davanti agli occhi dei credenti, permettendo ai due movimenti essenziali di decidere le priorità, evitando distrazioni indebite, fornendo le risorse necessarie e rafforzando i piani e le iniziative a livello delle aree. È molto importante anche la forza dinamica dell’esempio personale dei membri delle Assemblee che, coinvolti personalmente nelle attività dell’area, supportano attivamente gli sforzi delle agenzie delle aree.
Decentramento e Consigli Regionali Bahá’íDati gli ampi sviluppi che avvengono a livello delle aree e via via che si lanciano un maggiore numero di programmi di crescita intensivi, i processi amministrativi del decentramento diventano sempre più importanti. Di conseguenza, il rafforzamento dei Consigli Regionali Bahá’í, dove esistano, assume un maggior significato. La considerazione principale si riferisce al passaggio del processo decisionale al livello appropriato dell’amministrazione bahá’í. In pratica questo principio si applica sia al passaggio del potere decisionale dalle Assemblee Spirituali Nazionali al livello regionale, sia dal Consiglio Regionale Bahá’í al livello delle aree. È sempre più evidente che là dove i Consigli Regionali hanno compreso bene la struttura del Piano quinquennale, guidando i processi dell’espan-sione e del consolidamento nelle loro regioni, si realizza la meta di un notevole avanzamento nel processo dell’entrata in truppe.
La questione del decentramento potrebbe essere affrontata concentrandosi sul rapporto dei Consigli con i Consiglieri, con l’As-semblea Nazionale, con i comitati nazionali e con gli uffici del Centro Nazionale, rispettando la gerarchia delle varie entità coinvolte. Tuttavia, per il rapporto fra il decentramento e la meta della promozione del processo dell’entrata in truppe, sarebbe più rilevante vedere se le strutture amministrative sono in linea con la crescita a livello delle aree, in particolare nel caso di una crescita in larga scala, e se vi contribuiscono effettivamente. Molti paesi stanno imparando a costruire la visione dei processi amministrativi che influenzano la crescita dall’area in su, chiedendo a ciascuno stadio quali adattamenti diano un maggior impulso all’avanza-mento del processo dell’entrata in truppe in questo nuovo campo di azione.
In questo modo si impara che l’amministrazione efficace, quanto al lavoro dell’insegnamento, è quella che mira a far emergere il potere dell’iniziativa personale, fornendo alle strutture del coordinamento a livello delle aree un flusso di risorse e di libertà operativa. In effetti, una comunità nazionale che sta facendo una revisione a largo raggio dei propri processi amministrativi, l’India, ha incominciato a prendere in esame la realtà a livello delle aree e si è chiesta quali processi potrebbero assicurare in modo ottimale la promozione della crescita. A questo scopo l’amministrazione è stata immaginata come un insieme di canali che facilitano una serie di flussi necessari: flussi di guida, di direzione, di incoraggiamento, di risorse umane, di letteratura e di informazioni, comprese le statistiche.
La sfida di raccogliere statistiche accurate è affrontata in molti paesi con l’applicazione del Programma per i rapporti statistici (srp) progettato dal Dipartimento delle statistiche del Centro Mondiale Bahá’í. Questo programma facilita la raccolta e l’analisi di dati chiave che offrono un quadro preciso e tempestivo dello sviluppo della comunità da costruire. L’srp, raccogliendo le informazioni a livello delle aree, delle regioni e dei paesi, fornisce uno strumento importante per le istituzioni bahá’í nel processo decisionale, permettendo di stabilire le priorità delle risorse e delle linee di azione a ogni livello dell’amministrazione. Il programma, anche se inizialmente richiederà l’investimento di un certo sforzo per formare alcune persone che lo usino e riempiano i dati di base, una volta messo in piedi si dimostra un valido aiuto per il processo di decentramento. I paesi che già stanno utilizzando il programma srp sono ormai numerosi e includono ad esempio il Brasile, la Colombia, la Malesia e lo Zambia.
Impatto sui processi amministrativi a livello nazionale
I processi di decentramento in atto resi necessari dal Piano quinquennale comportano profonde implicazioni per l’amministra-zione a livello nazionale e regionale. Mentre le comunità nazionali rivedono le proprie strutture amministrative, è rincuorante notare che in molti casi lo fanno in previsione di una comunità che sia di dimensioni molto più grandi. Questa prospettiva richiede un importante scambio di risorse a livello regionale e di area, nonché concomitanti cambiamenti inevitabili delle dimensioni e della struttura del Centro Nazionale.
Come si è detto, l’India è all’avanguardia in questa revisione amministrativa. Le istituzioni, incoraggiate dalla Casa di Giustizia, hanno incominciato a risistemare e modificare l’amministrazione nazionale del paese affinché sia più preparata a sostenere ed estendere la notevole crescita conseguita. La sfida è stata affrontata con entusiasmo e ha già comportato la riorganizzazione dell’uf-ficio della tesoreria nazionale, la ristrutturazione di alcune agenzie nazionali e lo snellimento del flusso delle informazioni, incluse le statistiche.
Un campo che ha richiesto in molti paesi una nuova prospettiva è il modo in cui il budget nazionale riflette e rafforza le priorità del Piano: lo sviluppo delle risorse umane e l’avanzamento delle aree. Là dove il lavoro dell’espansione e del consolidamento è efficacemente trasferito ai Consigli, in alcune comunità si sono avuti un consistente trasferimento di fondi a questi enti, nonché una valutazione delle risorse necessarie per sostenere i programmi intensivi di crescita a livello delle aree. Le nuove analisi e le nuove formulazioni dei budget hanno tenuto conto del decentramento necessario per realizzare la meta di per sé importante di un notevole avanzamento del processo dell’entrata in truppe.
Nel Regno Unito l’Assemblea Nazionale, rispondendo alle richieste del Piano, ha riassestato la situazione del personale a livello nazionale ed è riuscita, snellendo alcune funzioni e consolidando altri posti, a trovare i fondi necessari per aumentare sostanzialmente il supporto finanziario delle istituzioni regionali. Questa misura, iniziata nel 2002, ha permesso la nomina del primo coordinatore regionale dell’istituto a tempo pieno e poi di istituire un altro posto, oltre a fornire il supporto finanziario per posizioni a livello delle aree ove necessarie – misure che stanno avendo un impatto diretto e decisivo sul notevole sviluppo del processo della crescita in quel paese.
Ciò che il documento Prendere lo slancio: una corretta impostazione della crescita dice quanto al riesame degli approcci amministrativi ha indotto molte comunità nazionali a intraprendere un processo di riflessione alla luce delle realtà e dei requisiti della promozione della cultura della crescita. In vari casi il numero dei comitati nazionali è stato radicalmente ridotto per assicurare che i processi della crescita ricevano la giusta priorità e che quanti più credenti possibile siano liberati per concentrarsi sul lavoro del-l’insegnamento. Esempi notevoli sono il Kenya e la Germania.
In molti paesi i mandati dei comitati le cui funzioni riguardano direttamente i processi della crescita – come il Comitato nazionale di insegnamento, il Comitato nazionale per l’educazione e il Comitato nazionale dei giovani – sono stati attentamente rivisti non solo per assicurare un allineamento con gli scopi del Piano, ma anche per vedere se ci sono elementi già coperti da altre agenzie, ovviando così alla duplicazione degli sforzi. In alcuni casi questi comitati, un tempo considerati obbligatori, sono stati disattivati quando è diventato chiaro che gli aspetti essenziali del loro lavoro sono già svolti da altre agenzie, come i Consigli Regionali Bahá’í o gli istituti di formazione. In Australia la maggiore capacità della base ha permesso di devolvere con successo i compiti del Comitato nazionale per l’educazione ai Consigli Regionali Bahá’í.
È chiaro che le questioni del ruolo dei vari comitati devono essere decise caso per caso e non esistono disposizioni adatte a ogni eventualità. Nondimeno il principio che le nuove circostanze create dal Piano quinquennale impongono un riesame delle sistemazioni amministrative a livello nazionale è sempre più riconosciuto in molti paesi.
* * *L’emergente esperienza del mondo bahá’í, riflessa nelle osservazioni indicate sopra, è l’imponente frutto del modello di apprendimento sempre più evidente in ogni campo della vita della comunità. Mentre i processi di crescita acquistano velocità, ci si può solo aspettare che i processi e le strutture amministrative continuino a evolvere in risposta alle esigenze particolari di ogni nuovo stadio.
Note1 Messaggio del 26 dicembre 1995 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri.
2 Messaggio del 26 novembre 1999 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
3 Ridvan 153 [1996] Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
4 Messaggio del 9 novembre 1993 scritto dalla Casa Universale di Giustizia a tutte le Assemblee Spirituali Nazionali.
5 Lettera del 25 giugno 1953 scritta a nome di Shoghi Effendi all’Assemblea Spirituale Nazionale degli Stati Uniti, citata in Citadel of Faith: Messagges to America, 1947–1957 (Bahá’í Publishing Trust, Wilmette, 1965, 1995), p. 117.
40 I due movimenti essenziali1 Messaggio del 22 dicembre 2001 scritto dalla Casa Universale di Giustizia agli amici riuniti per l’ottavo Convengo giovanile ASEAN in Tailandia.
2 Lettera del 23 Mirza 2003 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale di Trinidad e Tobago.
3 Lettera del 31 luglio 2002 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
4 Ibid.6 Lettera del 18 agosto 2005 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Germania.
7 Lettera del 23 dicembre 2001 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale del Brasile.
8 Messaggio del 17 gennaio 2003 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
9 Messaggio del 9 gennaio 2001 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri.
10 Messaggio del 17 gennaio 2003 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
11 Ibid.14 Lettera del 8 settembre 2000 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale dell’Eritrea.
15 Messaggio del 9 gennaio 2001 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri.
16 Ridvan 2005 Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
41 Imparare dall’azione1 Lettera del 14 agosto 2002 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
2 Lettera del 12 agosto 2002 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
3 Messaggio del 31 dicembre 1995 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
4 L’istituzione dei Consiglieri, documento preparato dalla Casa Universale di Giustizia (Casa Editrice Bahá’í, Roma, 2003), p. 25.
5 Messaggio del 17 gennaio 2003 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
6 L’istituzione dei Consiglieri, p. 31.7 Messaggio del 3 maggio 1998 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Consiglieri continentali.
8 Lettera del 14 agosto 2002 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
9 Ridvan 2000 Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
10 Lettera del 11 aprile 2005 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
42 Imparare a essere sistematici1 Ridvan 155 [1998] Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
2 Messaggio del 26 dicembre 1995 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri.
3 Secolo di luce, documento preparato a nome della Casa Universale di Giustizia (Casa Editrice Bahá’í, Roma, 2001), p. 99–100.
4 Ibidem, p. 101–108.6 Messaggio del 26 novembre 1999 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
7 Lettera del 31 luglio 2002 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
8 L’istituzione dei Consiglieri, p. 18.10 Lettera del 12 dicembre 2001 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale degli Stati Uniti.
11 Ridvan 153 [1996] Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai seguaci di Bahá’u’lláh in Europa.
12 Messaggio del 9 gennaio 2001 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri.
13 Ibid.14 Messaggio del 26 dicembre 1995 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri.
15 Lettera del 19 ottobre 2005 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale degli Stati Uniti.
16 Lettera del 18 agosto 2005 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Germania.
43 Imparare a mantenere la concentrazione1 Messaggio del 26 novembre 1999 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
2 Lettera del 16 settembre 1996 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale dell’India.
3 Ibid.4 Lettera del 23 ottobre 2000 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale del Kenia.
5 Lettera del 18 settembre 1998 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Costa d’Avorio.
6 Lettera del 17 maggio 2005 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
7 Lettera del 11 luglio 2005 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale della Malesia.
8 Lettera del 10 agosto 1997 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia alle Assemblee Spirituali Nazionali rappresentate al quarto Forum bahá’í ASEAN.
9 Lettera del 7 aprile 1997 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Bielorussia.
10 Lettera del 9 giugno 2002 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale dell’Uganda.
11 Lettera del 6 luglio 1997 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Guyana.
12 Lettera del 1 giugno 1997 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale dell’Uganda.
13 Lettera del 25 dicembre 2000 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale dell’Australia.
14 Lettera del 13 agosto 2002 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale del Brasile.
15 Lettera del 24 dicembre 2001 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale degli Stati Uniti.
16 Lettera del 25 Mirza 2001 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un’agenzia bahá’í.
17 Lettera del 29 giugno 1997 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale delle Isole Caroline Occidentali.
18 Messaggio del 22 dicembre 2001 scritto dalla Casa Universale di Giustizia agli amici riuniti all’ottavo Convegno giovanile ASEAN in Tailandia.
19 Lettera del 22 dicembre 2004 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia al Comitato amministrativo del Burundi.
20 Ridvan 2004 Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
21 Lettera del 4 luglio 2005 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Federazione Russa.
22 Lettera del 2 settembre 2001 dal Dipartimento della segreteria della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale del Paraguay.
23 Messaggio del 11 luglio 2005 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia alle Assemblee Spirituali Nazionali in Europa.
24 Lettera del 15 maggio 2005 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale degli Stati Uniti.
25 Ibid.26 Lettera del 18 agosto 2005 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale del Regno Unito.
27 Lettera del 31 maggio 2005 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un’Assemblea Spirituale Nazionale.
28 Lettera del 26 giugno 2002 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
29 Lettera del 22 agosto 2004 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
30 Lettera del 26 giugno 2002 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
31 Ridvan 2003 Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
32 Lettera del 20 febbraio 2003 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
33 Lettera del 16 Mirza 2004 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
34 Lettera del 8 ottobre 2001 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Nuova Zelanda.
35 Lettera del 27 agosto 2002 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
36 Lettera del 14 gennaio 1999 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale degli Stati Uniti.
37 Messaggio del 26 dicembre 1995 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri.
38 Lettera del 20 febbraio 2003 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
44 Imparare a sviluppare le risorse umane1 Ridvan 2000 Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
2 Messaggio del 26 novembre 1999 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
3 Messaggio del 9 gennaio 2001 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri.
4 Messaggio del 26 dicembre 1995 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri.
5 Lettera del 31 maggio 2001 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
6 Lettera del 19 gennaio 1997 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale della Tailandia.
7 Lettera del 8 maggio 1997 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Bulgaria.
8 Ibid.9 Lettera del 19 novembre 2001 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
10 Messaggio del 9 gennaio 2001 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri.
11 «Istituti di formazione», documento preparato dalla Casa Universale di Giustizia e da essa approvato, aprile 1998.
12 Lettera del 7 giugno 2001 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale dell’Australia.
13 Lettera del 16 Mirza 2004 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Repubblica Ceca.
14 Lettera del 26 luglio 2004 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
15 Ibid.16 Messaggio del 9 gennaio 2001 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri.
17 Lettera del 26 luglio 2004 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
18 Ridvan 2004 Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
19 Memorandum del 7 novembre 1996 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Centro Internazionale per l’Insegnamento.
20 Lettera del 14 aprile 1998 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Costa d’Avorio.
21 Lettera del 5 ottobre 1998 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
22 Lettera del 19 gennaio 1998 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale di Haiti.
23 Lettera del 5 ottobre 1998 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
24 Lettera del 24 maggio 2001 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
25 Lettera del 23 Mirza 2003 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale di Trinidad e Tobago.
26 Lettera del 23 dicembre 2001 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale del Brasile.
27 Messaggio del 9 gennaio 2001 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri.
28 Ridvan 2005 Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
29 Lettera del 26 agosto 2003 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale del Messico.
30 Lettera del 16 settembre 2003 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale delle Filippine.
31 Lettera del 11 maggio 2003 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale dell’Etiopia.
32 Lettera del 9 giugno 2002 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale dell’Uganda.
33 Lettera del 19 maggio 2004 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un’Assemblea Spirituale Nazionale.
34 Lettera del 17 maggio 2004 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale di Sarawak.
35 Lettera del 18 giugno 2001 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Finlandia.
36 Lettera del 23 aprile 2004 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
37 Lettera del 19 ottobre 2005 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale degli Stati Uniti.
38 Lettera del 11 settembre 2005 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un’Assemblea Spirituale Nazionale.
45 Imparare ad aprire agli altri aspetti della1 Messaggio del 9 gennaio 2001 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri.
2 Ridvan 2002 Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
3 Messaggio del 17 gennaio 2003 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
4 Lettera del 25 settembre 2001 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale dell’Argentina.
5 Lettera del 8 maggio 1997 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Bulgaria.
6 Messaggio del 26 dicembre 1995 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri.
7 Lettera del 27 aprile 2004 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
8 Una fede comune, documento preparato dalla Casa Universale di Giustizia e da essa approvato (Casa Editrice Bahá’í, Roma, 2005), p. 41.
9 Lettera del 4 maggio 2005 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale del Kazakistan.
10 Memorandum del 27 aprile 1998 scritto dalla Casa Universale di Giustizia all’Ufficio dello sviluppo socio-economico.
11 Shoghi Effendi, pubblicato in Bahá’í News, n. 13, settembre 1926, p. 1, citato in Principles of Bahá’í Administration: A Compilation (Bahá’í Publishing Trust, Londra, 1976), p. 20.
12 Messaggio del 9 gennaio 2001 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri.
46 Imparare a raggiungere le popolazioni ricettive
1 Messaggio del 17 gennaio 2003 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
2 Lettera del 28 maggio 2004 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale degli Stati Uniti.
3 Lettera del 20 Mirza 2002 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale dell’Austria.
4 Lettera del 28 maggio 2004 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale degli Stati Uniti.
5 Lettera del 5 agosto 2004 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale del Canada.
6 Lettera del 31 ottobre 2002 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
7 Messaggio del 9 gennaio 2001 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri.
8 «Istituti di formazione».10 Lettera del 26 giugno 2002 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
11 Messaggio del 9 gennaio 2001 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri.
12 Ridvan 153 [1996] Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai seguaci di Bahá’u’lláh in Europa.
13 Lettera del 22 giugno 2005 scritto dalla Casa Universale di Giustizia a un convegno di credenti arabofoni, luglio 2005.
14 Lettera del 28 maggio 2004 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale degli Stati Uniti.
15 Lettera del 25 Mirza 2002 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale dell’Uganda.
16 Messaggio del 10 aprile 2003 scritto dalla Casa Universale di Giustizia agli amici riuniti alla serie di Forum giovanili indetti dal Consiglio regionale bahá’í degli Stati Occidentali, U.S.A.
17 Ridvan 153 [1996] Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai seguaci di Bahá’u’lláh nell’America Latina e nei Caraibi.
18 Messaggio del 10 gennaio 2002 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
47 Imparare a prendere iniziative disciplinate3 Ridvan 152 [1995] Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
4 Ibid.5 Ridvan 153 [1996] Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
6 Ridvan 155 [1998] Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
7 L’istituzione dei Consiglieri, p?. 20–21.8 Lettera del 22 agosto 2002 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
9 Messaggio del 17 gennaio 2003 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
10 Ibid.11 Lettera del 10 luglio 2005 dal Dipartimento della segreteria della Casa Universale di Giustizia a un credente.
12 Lettera del 21 luglio 2005 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Locale di Guelph, Canada.
13 Lettera del 16 Mirza 2004 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un’Assemblea Spirituale Nazionale.
14 Lettera del 20 febbraio 2003 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
15 Ridvan 153 [1996] Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai seguaci di Bahá’u’lláh in Europa.
16 Memorandum del 9 aprile 1996 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Centro Internazionale per l’Insegnamento.
17 Ridvan 153 [1996] Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai seguaci di Bahá’u’lláh nell’America Latina e nei Caraibi.
18 Lettera del 11 settembre 2005 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un’Assemblea Spirituale Nazionale.
19 Lettera del 24 gennaio 2003 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a due credenti.
20 Lettera del 31 luglio 2002 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
21 Lettera del 19 maggio 1994 scritto dalla Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale degli Stati Uniti.
22 Messaggio del 9 gennaio 2001 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri.
23 Lettera del 18 agosto 2005 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Germania.
24 Lettera del 14 settembre 2005 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
25 Messaggio del 26 dicembre 1995 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri.
26 Messaggio del settembre 1964 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo, citato in Messagges from the Universal House of Justice, 1963–1968 (Bahá’í Publishing Trust, Wilmette, 1996), p. 42–43.
48 Imparare ad amministrare la crescita1 Lettera del 7 maggio 2004 scritto dalla Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale dell’India.
2 Ridvan 2004 Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
3 Lettera del 26 novembre 2003 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale del-l’India.
4 Lettera del 26 agosto 2003 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale del Messico.
5 Lettera del 16 settembre 2003 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale delle Filippine.
6 Messaggio del 9 gennaio 2001 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri.
7 L’istituzione dei Consiglieri, p. 25-6.10 Lettera del 16 settembre 2003 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale delle Filippine.
11 Lettera del 14 febbraio 2005 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale dell’India.
12 Lettera del 16 settembre 2003 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale delle Filippine.
13 Lettera del 17 novembre 2004 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
14 Lettera del 8 luglio 2005 dal Dipartimento delle statistiche al Centro Mondiale Bahá’í all’Assemblea Spirituale Nazionale della Namibia.
15 Lettera del 18 agosto 2005 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Germania.
16 Lettera del 15 gennaio 2004 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
17 Lettera del 21 novembre 2003 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale dell’India.
18 Lettera del 27 maggio 2005 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Federazione Russa.
19 Lettera del 27 ottobre 2005 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Repubblica Democratica del Congo.
20 Lettera del 15 dicembre 2003 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Moldavia.
21 Ibid.22 Lettera del 19 ottobre 2005 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale degli Stati Uniti.
49 Imparare a pianificare e mobilitare1 Messaggio del 9 gennaio 2001 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri.
2 Ridvan 155 [1998] Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
3 Ibid.4 Messaggio del 9 gennaio 2001 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri.
5 L’istituzione dei Consiglieri, p. 24–5.6 Lettera del 12 dicembre 2001 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale degli Stati Uniti.
7 Lettera del 12 agosto 2001 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale delle Filippine.
8 Lettera del 27 maggio 2005 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Federazione Russa.
9 Ridvan 153 [1996] Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai seguaci di Bahá’u’lláh nelle Isole Andamane e Nicobare, nel Bangladesh, in India, nel Nepal e nello Sri Lanka.
10 Ridvan 153 [1996] Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai seguaci di Bahá’u’lláh nell’America Latina e nei Caraibi.
11 Lettera del 3 Mirza 1998 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale di Hong Kong.
12 Lettera del 3 Mirza 1999 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia alle Assemblee Spirituali Nazionali della Cambogia, della Repubblica Democratica del Popolo Laotiano, della Malesia, di Myanmar, delle Filippine, di SaBahá di Sarawak, di Singapore e della Tailandia.
13 Lettera del 29 giugno 1997 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale delle Isole Caroline Occidentali.
14 Messaggio del 17 gennaio 2003 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
15 Lettera del 18 agosto 2005 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Germania.
16 Lettera del 9 dicembre 2001 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale delle Seychelles.
17 Ibid.18 Lettera del 11 aprile 2005 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
19 Messaggio del 17 gennaio 2003 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
20 Messaggio del 26 dicembre 1995 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri.
21 Introduzione di L’istituzione dei Consiglieri, p. viii.
22 Lettera del 14 settembre 2005 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
23 L’istituzione dei Consiglieri, p. 23.25 Introduzione di L’istituzione dei Consiglieri, p. ix.
26 L’istituzione dei Consiglieri, p. 22.28 Ridvan 153 [1996] Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai seguaci di Bahá’u’lláh in Africa.
29 Ridvan 153 [1996] Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai seguaci di Bahá’u’lláh nelle Isole Andamane e Nicobare, nel Bangladesh, in India, nel Nepal e nello Sri Lanka.
30 Messaggio del 26 novembre 1999 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
31 Ridvan 2000 Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
32 Messaggio del 26 novembre 1999 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
33 Lettera del 11 gennaio 1995 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale del Perù.
34 Ibid.50 Istituti di formazione, documento preparato per la Casa Universale di Giustizia e da essa approvato, aprile 1998
1 Messaggio del 26 dicembre 1995 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri.
2 Ibid.3 Ridvan 1996 Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
4 Ridvan 1996 Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai seguaci di Bahá’u’lláh in Europa.
5 Ridvan 1996 Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai seguaci di Bahá’u’lláh in Cambogia, Hong Kong, Repubblica Popolare Democratica Laotiana, Macao, Malesia, Mongolia, Myanmar, Singapore, Taiwan, Tailandia e Vietnam.
6 Ridvan 1996 Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai seguaci di Bahá’u’lláh nelle Isole Andamane e Nicobare, nel Bangladesh, in India, nel Nepal e nello Sri Lanka.
7 Ridvan 1996 Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
8 Memorandum del 3 aprile 1997 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Centro Internazionale per l’Insegnamento.
9 Lettera del 1 giugno 1997 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale dell’Uganda.
10 Lettera del 29 agosto 1996 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
11 Lettera del 29 luglio 1997 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Svezia.
12 Lettera del 8 maggio 1997 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Bulgaria.
13 Memorandum del 10 luglio 1997 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Centro Internazionale per l’Insegnamento.
14 Lettera del 19 gennaio 1998 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale di Haiti.
15 Lettera del 16 maggio 1997 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale dell’Honduras.
16 Lettera del 5 febbraio 1997 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
17 Lettera del 21 gennaio 1998 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale del Brasile.
18 Lettera del 14 novembre 1997 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale di El Salvador.
19 Lettera del 3 aprile 1997 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale del Brasile.
20 Lettera del 24 dicembre 1997 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale dell’India.
21 Lettera del 5 dicembre 1996 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale del-l’Uganda.
22 Lettera del 6 luglio 1997 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Guyana.
23 Lettera del 9 gennaio 1997 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale delle isole Caroline Orientali.
24 Lettera del 14 aprile 1995 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale di Panama.
25 Lettera del 11 gennaio 1995 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale del Perù.
51 Istituti di formazione e crescita sistematica, documento
preparato del Centro Internazionale per l’Insegnamento, febbraio 2000
1 Ridvan 153 [1996] Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
2 Messaggio del 26 dicembre 1995 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri.
3 Lettera del 19 novembre 1998 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale del Chad.
4 Lettera del 10 agosto 1998 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale degli Stati Uniti.
5 Ridvan 153 [1996] Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
6 Ibid.7 Lettera del 9 dicembre 1998 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Federazione Russa.
8 Ridvan 153 [1996] Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
9 Lettera del 19 ottobre 1997 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
10 Ridvan 156 [1999] Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
11 Lettera del 27 Mirza 1998 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale di Vanuatu.
12 Lettera del 18 Mirza 1999 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale del Regno Unito.
13 Lettera del 18 gennaio 1999 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
14 Lettera del 29 luglio 1998 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Bolivia.
15 Lettera del 9 ottobre 1998 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Papua New Guinea.
16 Lettera del 16 Mirza 1998 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale di Tonga.
17 Lettera del 14 aprile 1998 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Costa d’Avorio.
18 Lettera del 5 ottobre 1998 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
19 Lettera del 9 ottobre 1998 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Papua New Guinea.
20 Lettera del 10 dicembre 1998 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
21 Lettera del 5 ottobre 1998 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
22 Lettera del 3 Mirza 1998 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale di Hong Kong.
23 Lettera del 26 novembre 1999 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
24 Ridvan 153 [1996] Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
25 Lettera del 20 maggio 1998 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Tanzania.
26 Lettera del 22 settembre 1999 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Norvegia.
27 Messaggio del 26 dicembre 1995 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri.
28 Lettera del 10 aprile 1998 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale dell’India.
29 Lettera del 24 agosto 1999 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale degli Stati Uniti.
30 Ibid.31 Ridvan 156 [1999] Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
32 Ibid.52 Prendere lo slancio: una corretta impostazione della crescita, documento preparato dal Centro Internazionale per l’Insegnamento, aprile 2003
1 Messaggio del 22 dicembre 2001 scritto dalla Casa Universale di Giustizia agli amici riuniti per l’ottavo Convegno giovanile ASEAN in Tailandia.
2 Messaggio del 17 gennaio 2003 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
3 Lettera del 12 dicembre 2001 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale degli Stati Uniti.
4 Messaggio del 17 gennaio 2003 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
5 Ibid.8 Lettera del 20 Mirza 2002 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale dell’Austria.
9 Lettera del 8 aprile 2002 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Bolivia.
10 Messaggio del 17 gennaio 2003 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
11 Lettera del 3 giugno 2001 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
12 Lettera del 31 maggio 2001 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
13 Lettera del 4 ottobre 2000 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale delle Isole Andamane e Nicobare.
14 Lettera del 23 ottobre 2000 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale del Kenia.
15 Messaggio del 17 gennaio 2003 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
16 Messaggio del 9 gennaio 2001 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri.
17 Messaggio del 17 gennaio 2003 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
18 Lettera del 3 giugno 2001 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale dell’Unione di Myanmar.
19 Ibid.20 Lettera del 8 settembre 2000 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale del-l’Eritrea.
21 Lettera del 20 Mirza 2002 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale dell’Austria.
22 Messaggio del 9 gennaio 2001 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri.
23 Ridvan 2002 Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
24 Messaggio del 17 gennaio 2003 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
25 Lettera del 8 settembre 2000 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale del-l’Eritrea.
26 Messaggio del 17 gennaio 2003 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
27 Ibid.29 Messaggio del 9 gennaio 2001 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri.
30 Messaggio del 17 gennaio 2003 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
31 Ibid.32 Lettera del 4 giugno 1957 scritta a nome di Shoghi Effendi all’Assemblea Spirituale Nazionale del Canada, pubblicata in Insegnamento. Compilazione (Casa Editrice Bahá’í, Roma 1979) p. 47.
33 Messaggio del 9 gennaio 2001 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri.
34 Lettera del 3 aprile 2000 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale della Guyana.
35 Messaggio del 17 gennaio 2003 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
36 Ibid.38 Ridvan 2002 Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
39 Lettera del 30 giugno 1957 scritta a nome di Shoghi Effendi all’Assemblea Spirituale Nazionale dell’Alaska, pubblicato in High Endeavors (National Spiritual Assembly of the Bahá’ís of Alaska, 1976), p. 35-6.
40 Messaggio del 9 gennaio 2001 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri.
41 Ibid.42 Lettera del 12 dicembre 2001 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale degli Stati Uniti.
43 Lettera del 23 dicembre 2001 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale del Brasile.
44 Messaggio del 17 gennaio 2003 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
45 Lettera del 30 agosto 1930 scritta a nome di Shoghi Effendi all’Assemblea Spirituale Nazionale degli Stati Uniti e Canada, pubblicata in Lights of Guidance (Bahá’í Publishing Trust, New Delhi, 1996), p. 19.
46 Lettera del 9 dicembre 2001 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia all’Assemblea Spirituale Nazionale delle Seychelles.
47 Lettera del 20 agosto 2002 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
48 Nota manoscritta Shoghi Effendi poscritta alla lettera del 11 Mirza 1933 scritta a suo nome a un credente, citata in un messaggio del 20 ottobre 1983 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo, pubblicato in Readings on Bahá’í Social e Economic Development (Palabra Publications, Florida, 2000), p. 7.
49 Ridvan 150 [1993] Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
50 Ridvan 153 [1996] Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
51 Ridvan 2000 Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
52 Ibid.53 Messaggio del 9 gennaio 2001 scritto dalla Casa Universale di Giustizia al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri.
54 L’istituzione dei Consiglieri, documento preparato dalla Casa Universale di Giustizia (Centro Mondiale Bahá’í, Haifa, 2001), p. 24.
55 Messaggio del 17 gennaio 2003 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
56 L’istituzione dei Consiglieri, p. 24.58 Lettera del 12 agosto 2002 scritta a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
59 Lettera del 14 agosto 2002 scritta a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
60 Ridvan 153 [1996] messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
61 Messaggio del 17 gennaio 2003 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
62 Ridvan 2000 Messaggio scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
63 Lettera del 26 giugno 2002 scritto a nome della Casa Universale di Giustizia a un credente.
64 Bahá’u’lláh, citato da Shoghi Effendi in L’avvento della giustizia divina (Casa Editrice Bahá’í, Roma, 1986), p. 60.
65 Messaggio del 17 gennaio 2003 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai bahá’í del mondo.
66 Lettera del 10 dicembre 1942 scritta a nome di Shoghi Effendi a due credenti, publicata in Lights of Guidance, p. 67.
67 Messaggio del 24 maggio 2001 scritto dalla Casa Universale di Giustizia ai credenti riuniti per gli eventi in celebrazione del completamento dei progetti sul Monte Carmelo.
68 Bahá’u’lláh, citato da Shoghi Effendi in L’avvento della giustizia divina, p. 64.
69 ‘Abdu’l-Bahá’, Antologia (Casa Editrice Bahá’í, Roma, 1987), p. 256, sez. 218.8.
Indice analiticoaffari esterni/influenzare la società, 2.13, 4.7, 4.24, 4.33, 5.5, 5.7–5.9, 5.13, 6.4, 7.2, 7.6–7.7, 8.6, 10.4, 11.5, 14.24, 15.1, 18.8–18.9, 19.4, 20.3–20.5, 21.7–21.20, 25.4, 30.10, 32.6, 35.17, 38.9–38.10, 43.30–43.31
Piano triennale, 4.11–4.14apprendimento, 17.5, 18.7, 21.2, 22.7–22.9, 22.14, 22.17, 30.1, 30.8, 30.11, 34.3, 34.7, 35.2, 35.6, 35.13, 35.15, 35.18, 35.20–35.21, 35.25, 35.31, 37.2–37.4, 41.1–41.19, 42.14–42.16, 42.23, 42.29–42.35, 43.14, 43.44, 44.5, 44.10–44.12. 44.22, 44.32, 46.9–46.11, 47.32, 48.34, 48.37, 49.7, 50.24, 50.26, 50.55, 51.76, 51.94, 51.1, 52.4, 52.61, 52.80, 52.84–52.85, 52.90, 52.113–52.116, 53.4–53.5, 53.10, 53.19–53.20
azione e riflessione, 30.11, 35.22, 35.27, 41.4–41.7, 42.34–42.35, 51.78, 52.46
errori, 6.8, 47.20, 52.86incontri di riflessione, 22.17, 30.11, 32.5, 35.12, 35.27, 35.29, 41.6–41.7, 42.35, 48.8, 49.22–49.29, 52.59, 52.70, 52.91, 52.104–52.105, 52.115–52.117
timore di sbagliare, 22.9, 42.35, 46.14, 49.25aree, 22.10–22.11, 28.1–28.2, 29.3, 30.2–30.3, 32.5, 35.9, 35.28–35.30, 41.18, 42.20–42.21
vedi anche due movimentiamministrazione, 7.5, 22.14, 35.18, 44.30, 48.3–48.37, 49.34–49.36, 53.1–53.29
pionieri, 22.11, 28.2, 30.5, 35.30coerenza delle attività, 4.26, 18.6, 19.4, 30.7, 32.1, 35.2, 35.10–35.15, 40.16, 45.2
arti, 4.31, 6.10, 13.3, 18.1, 18.10, 21.8, 21.10, 21.27, 35.11
Assemblee, 4.23–4.24, 14.3–14.4, 22.2, 24.3, 38.8, 52.100–52.112, 53.17
Assemblee Spirituali Locali, 1.18, 1.21–1.22, 1.25–1.29, 2.5, 2.10, 4.23–4.24, 7.5, 11.10, 14.4, 14.8, 16.2, 19.7, 22.16, 30.2, 30.10, 33.1, 35.20, 49.21, 49.26–49.31, 52.100–52.125, 53.11–53.17
attività delle aree, 49.21, 49.26–49.35elezione delle, 1.22, 1.25–1.29, 2.10, 13.3, 16.2, 21.12, 30.6, 35.20, 53.12
urbane, 30.2, 35.20Assemblee Spirituali Nazionali, 1.20, 1.29, 2.13, 5.15, 6.5, 14.11, 14.22–14.27, 17.2, 21.23, 24.6, 33.2, 35.18, 36.2, 36.3, 38.2
collaborazione con i Consiglieri, 1.5, 4.28, 5.15, 6.5, 13.2, 19.6, 21.6, 21.23, 24.6, 29.3, 35.18, 35.28, 51.16–51.24
Consigli regionali, 14.1, 14.10–14.12, 14.16–14.30
attività fondamentali, 21.3, 22.16, 29.4, 30.6–30.9, 31.2–31.3, 32.5, 33.1–33.2, 34.4, 35.10, 35.25, 35.29, 40.16–40.18, 41.14, 42.20, 42.33, 43.39–43.43, 45.1–45.14, 46.1, 47.11–47.15, 47.33, 48.8, 48.10, 52.51–52.68, 52.122, 52.126, 53.14
vedi anche incontri devozionali, bambini/classi dei bambini e istituti di formazione/circoli di studio
quarta attività fondamentale, 35.26portali per l’entrata in truppe, 29.4, 52.69, 52.127
bambini, 1.3, 1.15, 4.6, 5.9, 5.11, 5.13, 7.5, 9.6, 10.8, 11.12, 12.8, 18.7, 19.7, 21.24–21.28, 22.6, 25.3, 33.1–33.2, 32.5, 35.7, 35.26, 42.13, 44.29, 51.40
classi dei bambini, 1.22, 2.11, 4.6, 22.6–22.7, 22.13, 35.18, 35.31, 36.4, 44.29–44.30, 44.34, 44.42, 48.19, 49.35–49.38, 50.28, 51.74, 52.31
vedi anche attività fondamentalicapacità istituzionale, 18.7, 21.6, 22.2, 22.10, 35.2, 35.18, 35.29, 35.31, 44.28–44.31, 47.6–47.7, 50.13–50.55, 52.82–52.112
Casa di culto, 21.9, 25.9Centro Mondiale Bahá’í, 4.32, 13.7, 18.4, 21.7, 25.5, 25.10, 32.8–32.10, 34.5, 38.10
Arco e Terrazze, 4.32, 4.35, 13.5–13.6, 16.3, 18.3, 18.11, 21.7, 29.1
insegnamento, 4.38riunione per celebrare il completamento dei progetti dell’arco, 25.11, 26.1–26.13
?uqúqu’lláh, 4.15, 32.9, 34.5, 38.8, 43.19, 51.28comitati nazionali, 14.16, 14.23, 14.33–14.37, 22.7, 42.23, 52.93–52.94, 53.19, 53.26–53.27
Comitato nazionale di insegnamento, 14.33–14.36, 52.94, 53.27
comunità, ambiente per lo sviluppo personale, 1.3modelli di comportamento della vita di comunità, 4.26
primo stadio, 1.22, 1.26–1.27, 1.29, 22.16assistenti del Consiglio ausiliare, 1.23, 1.24, 22.14
comitato amministrativo, 1.29sviluppo delle, 1.3, 1.21–1.23, 1.29, 2.5, 2.11, 4.25–4.26, 5.11, 5.13, 7.5, 8.7, 11.10, 12.6, 16.11, 21.5, 22.16, 30.5–30.10, 32.5, 34.4, 35.9–35.16, 35.24, 39.7, 42.13, 42.28, 42.30, 44.3, 45.1–45.2, 45.12, 49.17, 49.35, 52.106
vita spirituale, 25.9, 34.4, 35.17concentrazione, acquisire e mantenere, 19.5, 20.23, 32.5, 35.16, 43.1–43.47, 49.19, 52.118–52.121
Consigli regionali bahá’í, 14.1–14.37,18.6, 21.6, 48.28–48.35, 53.18–53.28
caratteristiche, 14.16costruire capacità, 15.3, 21.14, 21.17, 22.14, 35.5–35.6, 44.43, 50.47, 52.83
credente, ruolo del, 1.3, 2.5, 4.20–4.22, 4.27, 5.11, 6.4, 7.5, 16.13–16.17, 18.5, 22.8–22.9, 35.4–35.8, 43.35–43.47, 45.12, 47.1–47.29, 51.88–51.92, 53.1–53.2
consapevolezza, 16.16iniziativa personale e azione collettiva47.1–47.36
insegnamento efficace, 1.3, 6.8–6.9, 19.3, 35.7sostiene i piani delle istituzioni, 1.3, 4.22, 8.7
crescita in larga scala, 1.12–1.14, 2.9, 7.2–7.5, 11.1, 11.4–11.5, 22.2, 22.14, 22.18, 30.9, 35.18, 39.6, 40.8, 40.18, 43.43, 44.7, 44.16, 50.29–50.35, 50.59, 52.38, 52.77, 53.4, 53.19
cultura della comunità, 21.2, 21.5, 22.9, 24.4, 30.1, 35.5, 41.12–41.19, 43.14, 46.14, 47.12, 47.32, 52.2, 52.85–52.86, 52.113–52.129, 53.2, 53.26
decentramento, 14.1, 14.4–14.5, 14.11, 14.15, 14.22, 14.37, 52.94, 53.18–53.25
corsi dell’istituto, 40.6, 44.22, 51.4, 51.42–51.45, 51.65
donne, 1.3, 1.22, 2.11, 4.9, 4.13, 4.33, 5.9, 5.13, 6.4, 7.8, 9.4–9.5, 9.10, 10.4, 11.11, 12.7, 18.7, 21.14, 21.17, 22.16, 32.7, 42.13, 48.34, 51.81, 52.79
entrata in truppe, promozione del processo di, 1.3, 2.4, 2.12, 3.2, 4.17–4.19, 5.10, 16.10, 17.5, 18.11, 19.5–19.7, 20.2, 21.5, 25.2, 25.12, 30.1, 30.12, 32.5, 35.6, 35.16. 36.4, 38.10, 39.1–39.13, 41.13–41.18, 45.10, 49.38, 50.56–50.67, 51.93, 52.120–52.121, 53.19
processo di apprendimento, 1.23una sola meta, fino all’anno 2021, 22.3, 25.7, 34.7, 35.3, 36.4, 43.1, 49.38, 52.119
giovani, 3.1–3.3, 11.12, 15.1–15.3, 20.1–20.6, 21.27, 26.7–26.8, 27.1–27.3, 31.1–31.4, 32.7
giovanissimi, 19.7, 21.25, 21.27, 22.7, 25.3, 33.2, 35.11, 35.18, 35.26, 35.31, 36.4, 44.29–44.30, 44.34, 48.10, 49.38
incontri devozionali, 4.26, 13.3, 21.3, 21.10, 22.13, 35.11, 35.31, 48.8, 48.11, 48.18, 50.45, 51.70, 51.74, 52.3–52.32, 52.40, 52.53–52.55, 52.61–52.64, 52.67, 53.15
vedi anche attività fondamentaliincoraggiamento, 17.6, 22.9, 35.31, 44.32, 44.36, 47.9, 49.19, 49.33, 50.62, 52.85–52.87, 52.117, 53.16
insegnamento, 1.3, 1.12, 4.5, 4.38, 6.10, 16.2, 16.14–16.15, 21.3, 22.8–22.9, 22.15, 22.18, 30.6–30.9, 35.7, 35.10, 35.23, 50.59–50.67, 51.66–51.71, 52.69–52.81
amici, famiglie, vicini e collaboratori, 30.8, 44.43, 52.128
circoli di studio, 21.3, 30.6, 35.7, 51.71compiti specifici/valutazione del progresso, 5.12–5.14, 6.9, 11.14, 12.5
fireside, 30.6, 35.6, 35.24, 40.15, 45.12, 51.69, 52.32, 52.63
insegnamento personale, 1.3, 2.5, 4.20, 8.3, 11.9, 35.5–35.7, 47.1–47.12, 51.27
passione per l’insegnamento, 7.8, 8.5–8.6, 22.9, 47.10, 47.23, 49.21
popolazioni ricettive, 35.15, 46.1–46.17, 52.79progetti di insegnamento, 1.3, 1.12, 2.5, 4.5, 30.9, 35.24, 48.11, 50.63–50.66, 51.68, 52.72–52.79
programma intensivo di crescita, 22.10–22.18, 31.3, 34.2–34.3, 35.21–35.28, 42.31, 45.18
equilibrio fra espansione e consolidamento, 22.15, 34.3
condizioni propizie, 22.13programmi per la crescita delle aree, 19.6, 21.23, 22.12, 51.72–51.76
ruolo dei credenti indigeni, 4.7, 8.8, 9.4, 10.4integrazione e disintegrazione, 4.12, 4.36–4.42, 5.16–5.17, 12.1, 16.4–16.9, 21.21, 21.24, 22.18, 22.20, 25.12, 26.5–26.11, 28.4, 29.6–29.7. 31.4, 32.2–32.4, 33.4, 34.6, 35.32, 38.3–38.11
istituti di formazione, 1.2, 1.13–1.20, 2.9, 4.6, 4.27–4.30, 5.14, 6.9, 7.4, 8.3, 10.3, 11.9, 12.5, 12.15, 13.3, 15.3, 16.2, 16.11, 17.4, 18.5, 19.2, 19.6, 20.2, 21.2–21.3, 21.23, 22.4–22.7, 24.4, 30.8–30.9, 31.2, 32.5, 33.3, 35.2, 35.4–35.5, 35.10, 35.23–35.24, 40.4, 40.20, 42.4–42.20, 43.3, 43.5, 43.38–43.44, 46.8–46.11, 50.1–50.67, 51.1–51.94, 52.18–52.25
vedi anche sviluppo delle risorse umane; due movimenti/movimento attraverso la sequenza dei corsi
Assemblea Nazionale, 1.16–1.17, 1.20, 51.16–51.24campagne di istituto, 19.4, 30.7, 34.3, 35.29, 40.16, 44.13, 44.30, 45.2, 45.4, 51.41, 52.34, 52.46–52.50
capacità istituzionale di formazione, 50.13–50.52, 51.7–51.25
circoli di studio, 21.3, 22.5, 22.16, 29.4, 30.6, 40.6, 50.37–50.45, 51.46–51.53
conoscenze/talenti/idee/qualità, 21.23, 22.8, 30.5, 40.5
facilitatori, 29.4, 34.2, 35.8, 40.6, 42.30, 44.25, 50.46–50.47, 51.54–51.56
finanziamento, 1.20, 53.25importanza della formazione, 35.23, 43.14, 50.3–50.12
mobilitazione, 7.4numeri formati, 13.3, 17.6, 19.2, 22.2, 25.3, 34.2
organizzazione, 1.16processo dell’istituto, 22.10, 25.3, 28.2, 29.4, 31.2, 32.5, 34.2, 35.8, 35.21, 35.24, 35.29, 36.7, 40.8, 43.7, 43.17, 43.30, 43.43, 44.27, 44.32, 44.24, 45.2, 47.30, 52.80, 52.91, 52.97–52.99, 53.15
rapporto con le agenzie di pianificazione, 1.17–1.18, 18.6, 40.8, 49.17–49.21
risorse umane, 51.82strutture logistiche, 1.16, 4.27, 5.14, 44.22, 50.32–50.33, 51.12, 51.84
sviluppo socio-economico, 18.7, 21.15, 50.53–50.55
uso del termine «Istituti», 4.29Istituzione dei dotti, 1.7–1.11, 1.32, 2.6–2.12, 41.8, 43.14
Centro Internazionale per l’Insegnamento, 4.6, 4.32, 18.2, 22.12, 23.5, 29.5, 37.3, 38.8
Consiglieri, 1.8–1.10, 1.17, 17.1–17.7, 21.4, 22.1–22.2, 24.3, 50.14, 51.11
collaborazione con le Assemblee Nazionali, 1.5, 4.28, 5.15, 6.5, 13.2, 19.6, 21.6, 21.23, 24.6, 29.3, 35.18, 35.28, 51.16–51.24
Consigli regionali bahá’í, 14.9, 14.32, 18.6Consiglio ausiliare, 1.23–1.24, 14.17, 19.7, 22.9, 35.18, 35.31, 42.24, 42.31, 46.14, 48.12, 48.14, 49.31, 49.38, 53.5
assistenti, 1.21–1.23, 2.10, 22.8, 22.13, 47.9, 48.14, 49.35, 51.74, 51.91
Corpo per la protezione, 1.24, 2.11Istituti, 1.17, 2.9, 4.28, 42.31, 46.9, 50.13, 51.21–51.22
riunione in Terra Santa, 18.11, 21.29, 23.1–23.10, 25.2, 29.5, 37.1–37.4
sostiene i piani locali, 1.21istituzioni, sviluppo delle, 1.3, 2.5, 4.23–4.24, 5.11, 7.5, 8.7, 11.10, 24.3, 35.17–35.20, 53.1–53.29
amministrano la crescita, 48.1–48.37flusso del sostegno, 35.29, 48.19–48.30, 49.33, 53.20
metodologie di insegnamento, 8.7usano i talenti dei credenti, 1.3, 1.14, 1.18–1.19, 4.27–4.28, 5.13, 11.13, 30.10, 35.6, 39.2, 42.5, 48.14, 49.17–49.18, 49.31, 50.4, 50.7, 50.60, 50.64, 51.57, 52.86, 52.100–52.104, 52.125
movimenti, due, 27.2, 29.3–29.4, 30.4, 31.2, 33.2, 35.2, 35.18, 35.21, 36.3, 38.10, 40.1–40.24, 43.25–43.26, 44.41–4.43, 47.13–47.15, 48.3, 48.5, 52.2–52.81, 52.121, 53.17
movimento attraverso la sequenza dei corsi, 30.4, 40.1–40.7, 52.18–52.28, 52.47–52.50
movimento delle aree da uno stadio di sviluppo a quello successivo, 22.11–22.13, 30.3–30.9, 30.12, 31.2, 33.2, 34.2–34.3, 35.9–35.13, 35.24–35.30, 40.7–40.24, 42.29–42.31, 46.2–46.6, 52.7–52.17, 52.32–52.81
opposizione, 4.40, 26.9credenti iraniani, 4.40, 12.3, 18.8, 21.15–21.16, 38.6
orientamento verso l’esterno, 30.8, 34.2, 35.15, 45.1–45.18, 52.60–52.68, 52.126–52.129
pianificazione, 1.4–1.6, 1.12, 2.8, 6.8, 13.2, 17.3, 21.5–21.6, 22.14, 22.19–22.20, 24.6, 25.1, 29.3, 34.3, 35.20, 35.22, 40.10, 40.24, 41.7, 42.35, 43.23, 44.36, 48.25, 49.1–49.38, 51.31, 52.92, 52.104, 53.5, 52.115–52.117, 53.5, 53.13
Piano di dodici mesi, 19.5–19.8, 21.23–21.24, 22.4–22.7, 24.5, 25.3, 28.3, 35.1,
Piano quadriennale, 1.1–1.33, 2.1–2.14obiettivo centrale, 1.3, 2.4–2.5, 2.12, 4.16–4.19, 16.10
piani di azionePiano quinquennale (2001–2006), 19.5, 22.1–22.20, 25.7–25.10, 27.2, 28.1, 42.21, 42.29, 43.25, 43.31, 43.36, 43.44, 43.47, 44.4, 44.36, 44.41, 45.12, 46.3, 46.6, 47.11–47.15, 47.27, 47.29–47.30, 48.3, 48.13, 48.34, 49.8–49.12, 49.22, 49.27, 52.2–52.4, 52.93–52.94, 52.121, 53.18, 53.22, 53.28
giovanissimi, 35.26programmi intensivi di crescita, 22.10–22.18, 30.12
progresso, 29.2–29.8, 30.1–30.13, 32.1–32.12, 33.1–33.5, 34.1–34.7, 35.1–35.2, 35.31, 37.3, 52.20, 52.27, 52.35, 52.48, 52.69–52.70, 52.93, 52.100, 53.1–53.3
Piano quinquennale (2006–2011), 34.7, 35.1–35.32, 38.1–38.2, 38.10
1500 aree, 35.21, 38.2centri di apprendimento, 1.17, 2.9, 4.28–4.29, 8.3, 11.13, 19.2, 22.7, 44.29, 50.55
coordinatori, 44.9, 44.26–44.28, 44.30, 44.34, 48.8, 48.10, 48.12, 50.48, 51.13, 51.22, 51.56, 52.96–52.97, 53.8
curriculum, 1.13, 1.15, 1.19, 10.3, 11.9, 22.5, 22.8, 33.3, 35.5, 36.1–36.7, 40.20, 50.36, 51.25–51.40, 52.21–52.22
deputazione, 4.30, 13.3, 51.88–51.92educazione dei bambini, 19.7, 21.25, 22.7, 25.3, 29.4, 30.6
esame, 4.1–4.15pionierismo, 4.5–4.6, 4.31, 6.7, 7.4, 8.9, 11.4, 13.3, 21.8, 21.11, 25.8, 28.1–28.4, 29.4, 29.6, 35.30, 47.17, 49.6, 49.16, 52.32–52.35, 52.44
programma intensivo di crescita, vedi insegnamento
protagonisti, tre, 1.3, 2.4, 2.12, 4.17–4.19, 5.11, 19.3. 21.2–21.3, 21.23, 22.3, 22.14, 23.7, 25.7, 29.3, 33.1, 35.3, 35.21, 39.1–39.2, 44.3, 44.31, 52.113
vedi anche credente, ruolo del; comunità, sviluppo della; e istituzioni, sviluppo delle
Quinta epoca dell’Età formativa, 24.4–24.5, 25.2, 25.9, 29.1, 34.1, 38.9
sistematizzazione, 16.10–16.12, 18.5, 19.6, 21.5, 24.3, 28.4, 35.14, 41.16, 42.1–42.35, 46.12, 51.72–51.76, 51.87, 51.94, 52.113, 52.121
spirito di iniziativa, 30.4, 35.4, 47.13, 52.29–52.31
spirituali, forze, 8.2, 8.16, 11.15, 35.32, 42.26, 47.4
sviluppo delle risorse umane, 1.2, 1.14–1.18, 2.9, 4.27–4.30, 4.38, 6.9, 9.3, 10.3, 14.35, 16.11, 17.4, 18.1, 18.5, 19.2, 19.7, 21.6, 22.2, 22.5, 25.1, 27.2, 30.3, 30.10, 33.1–33.2, 34.2, 35.2, 35.10, 35.24, 35.27, 35.29, 38.9, 42.3, 42.12, 43.5–43.7, 43.25–43.28, 44.1–44.43, 48.5–48.6, 49.19, 49.31, 50.21, 50.29–50.30, 50.54, 50.57–50.61, 51.57–51.65, 51.74, 51.94, 52.12, 52.43, 52.51–52.52, 52.59, 52.98, 52.117, 52.121–52.122, 53.4, 53.20
vedi anche istituti di formazione; due movimentiimportanza della formazione, 1.27, 4.27, 25.1, 35.16, 43.7, 50.3–50.12, 50.23, 50.49, 51.35–51.37, 51.93
piramide, 44.11, 44.20–44.21, 50.52, 51.39sviluppo socio-economico, 4.9–4.10, 4.33, 5.9, 7.6, 10.4, 10.7, 11.13, 18.7, 19.4, 21.14, 22.10, 22.16, 22.19, 32.7, 35.17, 36.7, 38.9, 50.53–50.55, 51.79–51.81
bambini e ingiustizia sociale, 21.24unità di pensiero e di azione, 21.5, 22.17, 35.6, 35.14, 41.13–41.14, 42.26, 43.44
nuovo atteggiamento mentale, 4.23, 25.1Parola di Dio, 5.9, 12.7, 15.2, 21.3, 21.9, 35.5, 35.8, 47.21, 51.33, 52.67
uesto libro traccia l’evoluzione del pensiero del mondo bahá’í nell’ultimo critico decennio. Mentre espone alcune idee su molti aspetti della Fede, due osservazioni di particolare importanza si possono trarre dalle sue pagine. Una riguarda la natura del processo della crescita. Che le risorse umane sono necessarie a differenti livelli di capacità per sostenere il progresso, che queste risorse umane devono essere preparate con formali programmi di formazione, che è necessario organizzarle secondo piani di azione concentrati su aree geografiche di dimensioni gestibili, questi sono alcuni degli elementi distintivi del modello di crescita che è emerso negli ultimi dieci anni. Il libro offre una ricca descrizione delle sue dinamiche e degli strumenti necessari per promuoverlo, una descrizione che usa frasi come «i due movimenti essenziali», «stadi di sviluppo», «cicli di attività». Ciò che sorprende è il ritmo con cui un così alto grado di comprensione è stato acquisito dai bahá’í di tutto il mondo. «Gli strumenti per costruire un modello di attività che desse pari importanza agli inseparabili processi dell’espansione e del consolidamento non erano mai stati meglio compresi», osservò la Casa di Giustizia.
Una seconda osservazione, inseparabile dalla prima, riguarda il cambiamento di cultura che si verificò nel periodo in esame… Si diffuse un modo di operare per cui gli amici studiano la guida, si consultano sulle migliori alternative accessibili, procedono sul campo di azione e riflettono sulle esperienze per migliorare la propria comprensione e aggiustare gli sforzi. Questa cultura della crescita è, forse, il più importante sviluppo del decennio, perché assicurerà che la comunità bahá’í continui ad adattare le proprie azioni alle necessità organiche della Fede e alle circostanze di un società in continuo mutamento.
1 «Per comodità, si ripetono qui gli obiettivi originariamente formulati: 1. Portare il messaggio risanatore di Bahá’u’lláh alla generalità del genere umano. 2. Un maggior coinvolgimento della Fede nella vita della società umana. 3. Un incremento mondiale della traduzione, della produzione, della distribuzione e dell’uso della letteratura bahá’í. 4. Un’ulteriore accelerazione del processo della maturazione delle comunità bahá’í locali e nazionali. 5. Una maggiore attenzione alla partecipazione universale e all’arricchimento spirituale dei credenti. 6 Una maggiore estensione della vita familiare bahá’í. 7. Il perseguimento di progetti di sviluppo socio-economico in comunità bahá’í ben insediate. La Casa Universale di Giustizia, da una lettera scritta il 30 settembre 1992 a tutte le Assemblee Spirituali Nazionali per presentare il Piano triennale.
2 Lettera del 18 ottobre 1927, all’Assemblea Spirituale Nazionale dei Bahá’í di Stati Uniti e Canada.
3 Una lettera scritta a nome della Casa Universale di Giustizia il 12 Mirza 2000 a tutte le Assemblee Spirituali Nazionali spiegava: «Alla luce del-l’esperienza fatta in un periodo di molti anni, la Casa di Giustizia ha riconosciuto ha riconosciuto che sarebbe più pratico stabilire una nuova data per la formazione di queste istituzioni. Da ora in poi, dunque, l’elezione o la nomina dei Consigli Regionali Bahá’í entrerà in vigore ogni anno il 26 novembre, il Giorno del Patto. Naturalmente, i processi della formazione saranno stati messi in moto con sufficiente anticipo per essere conclusi entro questa data».
4 La lettera di accompagnamento di questo messaggio, del 17 gennaio 2003, indirizzata a tutte le Assemblee Spirituali Nazionali scritta a nome della Casa Universale di Giustizia affermava: «Abbiamo avuto istruzione dalla Casa Universale di Giustizia di inviarvi l’allegata copia del suo messaggio in data odierna ai bahá’í del mondo sull’andamento del Piano quinquennale. La comunità mondiale bahá’í ha fatto progressi significativi dall’inizio del Piano e la Casa di Giustizia è conscia del ruolo che le istituzioni della Fede hanno svolto nel tenere gli amici concentrati sul vitale lavoro che li aspetta. Spera che l’accluso messaggio possa offrire loro una visione entusiasmante del futuro sviluppo del Piano e dei compiti che sono chiamati a svolgere. Oggetto delle sue più fervide preghiere alla Sacra Soglia è che gli sforzi, tramite la vostra saggia guida, raggiungano il grado di intensità richiesto per portare e mantenere un’espansione e un consolidamento accelerati».
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UNA GRANDE SVOLTA